XVIII domenica del tempo ordinario 3 agosto 2003 La Parola Prima lettura Dal libro dell'Esodo Es 16, 2-4.12-15 In quei giorni, 2nel deserto tutta la comunità degli Israeliti mormorò contro Mosè e contro Aronne. 3Gli Israeliti dissero loro: «Fossimo morti per mano del Signore nel paese d’Egitto, quando eravamo seduti presso la pentola della carne, mangiando pane a sazietà! Invece ci avete fatti uscire in questo deserto per far morire di fame questa moltitudine». 4Allora il Signore disse a Mosè: «Ecco, io sto per far piovere pane dal cielo per voi: il popolo uscirà a raccoglierne ogni giorno la razione di un giorno, perchè io lo metta alla prova, per vedere se cammina secondo la mia legge o no. 12Ho inteso la mormorazione degli Israeliti. Parla loro così: Al tramonto mangerete carne e alla mattina vi sazierete di pane; saprete che io sono il Signore vostro Dio». 13Ora alla sera le quaglie salirono e coprirono l’accampamento; al mattino vi era uno strato di rugiada intorno all’accampamento. 14Poi lo strato di rugiada svanì ed ecco sulla superficie del deserto vi era una cosa minuta e granulosa, minuta come è la brina sulla terra. 15Gli Israeliti la videro e si dissero l’un l’altro: «Man hu: che cos’è?», perché non sapevano che cosa fosse. Mosè disse loro: «È il pane che il Signore vi ha dato in cibo». Parola di Dio. Dal Salmo 77 Rit.Donaci, Signore, il pane della vita. Ciò che abbiamo udito e conosciuto e i nostri padri ci hanno raccontato, diremo alla generazione futura: le lodi del Signore, la sua potenza e le meraviglie che egli ha compiuto. Comandò alle nubi dall’alto e aprì le porte del cielo; fece piovere su di essi la manna per cibo e diede loro pane del cielo: l’uomo mangiò il pane degli angeli. Il Signore diede loro cibo in abbondanza. Li fece salire al suo luogo santo, al monte conquistato dalla sua destra. Seconda lettura Dalla lettera di Paolo apostolo agli efesini Ef 4,17.20-24 Fratelli, 17vi dico e vi scongiuro nel Signore: non comportatevi più come i pagani nella vanità della loro mente.20Voi non così avete imparato a conoscere Cristo, 21se proprio gli avete dato ascolto e in lui siete stati istruiti, secondo la verità che è in Gesù, 22per la quale dovete deporre l’uomo vecchio con la condotta di prima, l’uomo che si corrompe dietro le passioni ingannatrici 23e dovete rinnovarvi nello spirito della vostra mente 24 e rivestire l’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera. Parola di Dio. Alleluia, alleluia. Mt 4,4b Non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio. Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 6, 24-35 In quel tempo, 24quando la follaA vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafarnao alla ricerca di Gesù. 25Trovatolo di là dal mare, gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?». 26Gesù rispose: «In verità, in verità vi dico, voi mi cercateB non perché avete visto dei segniC, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. 27ProcurateviD non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». 28Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo fare per compiereE le opere di Dio?». 29Gesù rispose: «Questa è l’opera di Dio: credereF in colui che egli ha mandato». 30Allora gli dissero: «Quale segnoG dunque tu fai perché vediamo e possiamo crederti? Quale opera compi? 31I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo». 32Rispose loro Gesù: «In verità, in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi dá il pane dal cielo, quello vero; 33il pane di Dio è colui che discende dal cieloH e dá la vita al mondo». 34Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo paneI». 35Gesù rispose: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fameL e chi crede in me non avrà più sete». Parola del Signore. Note del testo Con questa domenica inizia il grande discorso del pane di vita a Cafarnao, che ci accompagnerà per diverse domeniche. L’evento-segno dei pani è qui richiamato per essere poi discusso nel suo significato fino al versetto 65. La folla, messa in moto dalla straordinarietà del fatto e per il pasto abbondante che ha ricevuto, si mette alla ricerca di Gesù. Ha visto e goduto di un miracolo, ma non è stata in grado di cogliere la portata vera, ciò che sta sotto quel segno. Per questo Gesù invita la folla ad uscire dall’unica preoccupazione del cibo materiale. Bisogna darsi pensiero anche per procurarsi il cibo che non perisce, che pure richiede fatica, quel cibo che “permane in vita eterna”. L’unico che può donare questo cibo, che non solo “dura in vita eterna”, ma produce già ora vita eterna, è il Figlio dell’uomo, perché Dio Padre lo ha mandato per questo scopo e a tale scopo ne ha consacrato la missione. E l’unica opera con la quale l’uomo può guadagnarsi quel cibo è credere in colui che egli ha mandato. La fede è insieme opera di Dio e dell’uomo. Nella prima lettura si fa riferimento alla vicenda della manna nell’esodo, segno di ogni nutrimento e sostegno che ci permette di camminare. In questo testo si alza la mormorazione contro Mosè e contro il Signore. Ecco il deserto più spaventoso, ci si sente dimenticati da Dio e in balia di un destino cieco e assurdo. La vera tentazione del deserto è quella di far apparire tutto nell’ottica dell’assurdità delle cose. Non c’è e non si intravede la possibilità di un senso al cammino che si sta percorrendo. Il testo termina con un’affermazione di fede: “Ecco il pane che il Signore vi ha dato in cibo”. Il pane c’è, sappiamo che il Signore è presente e ci accompagna, ma ci sono momenti in cui abbiamo la sensazione che la nostra fame sia tale da sembrare insaziabile. A volte ci sentiamo morire di fame, ci sembra cioè che il Signore non ci dia ciò che ci fa vivere o che, secondo noi, è necessario per vivere. (A): La folla giovannea non è molto dissimile da Israele nel deserto, che pur vedendo i prodigi non comprende e pensa di utilizzare Dio per i suoi scopi. Possiamo dire che è l’equivoco di sempre: l’uomo è alla ricerca di Dio perché in fondo pensa che sia una facile assicurazione sulla vita. Questo equivoco è una delle costanti del vangelo di Giovanni, che sottolinea a più riprese la negatività di questo atteggiamento che in fondo rivela il limite costitutivo dell’uomo non ancora rinato “dall’acqua e dallo Spirito”. (B): Gesù dà una lettura profetica alla ricerca che si fa di lui. Gesù mette in relazione la ricerca che si fa di lui con la ricerca di chi vive nell’idolatria. Paolo rimprovererà, nelle sue lettere, coloro che hanno per Dio il loro ventre. Questa idolatria si contrappone al vero culto gradito a Dio, perché idolatria è anche servirci di Dio per il nostro interesse. Gesù in fondo ci dice: voi fate di me un idolo, perché ciò che a voi preme è l’essere saziati. (C): La nostra fede è legata a dei segni, non è legata alla sazietà. Un popolo sazio rischia di diventare anche un popolo idolatra, tanto è vero che si può avere con Gesù un rapporto da idolatri. Il vangelo, domenica scorsa diceva: “Gesù, saputo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna tutto solo”. Qui Gesù viene fatto coincidere con la “pancia piena”. C’è un modo di accostarsi a Gesù che è un modo idolatra. Gesù ci invita a vedere in lui “il segno”. Gesù adotta il segno del pane per dire che lui è la presenza del Padre. (D): Il cibo è offerto, ma si richiede anche uno sforzo per procurarselo: bisogna letteralmente “lavorare” per ottenerlo. È l’idea contenuta in questo verbo che provoca nella gente la seconda domanda: quale lavoro s’ha da fare, quali sono le opere di Dio da compiere? La risposta di Gesù è sorprendente, almeno all’apparenza: il lavoro è “credere in colui che Dio ha mandato”. (E): Noi non siamo abituati a pensare che la fede sia un lavoro: forse è ora di incominciare a pensare che lo è. Non si tratta tanto di rivedere il nostro concetto di lavoro, ma piuttosto di ripensare cosa comporti il credere. Il meno che si possa dire è che, se la fede può essere paragonata a un lavoro, non può essere concepita solo come un’operazione intellettuale, ma è azione e gesto che coinvolge il cuore e la volontà e implica la vita nella sua pienezza. (F): Il fare l’opera di Dio è credere in colui che Egli ha mandato. L’opera è di Dio e la si coglie in Gesù. E Gesù è presentato essenzialmente come colui che il Padre ha mandato. È opera di Dio l’invio del Figlio ed è opera di Dio il credere nell’invio del Figlio; allora la nostra fede viene a coincidere e trova la sua unità in questa opera di Dio. Noi siamo uno con il Figlio perché lui è stato mandato e perché noi crediamo in lui. La nostra fede ci porta a saperci uno con colui che è stato inviato, Gesù. Il nostro credere è comunione con lui. (G): La gente chiede un segno perché si possa operare il primo passaggio, quello che conduce dal vedere al credere. Il segno, in effetti, Gesù l’aveva già dato, ma la gente non l’aveva visto. La richiesta è anche motivata: si chiede a Gesù che faccia almeno come Mosè e che, come lui aveva fornito la manna per diversi giorni, così anche lui torni a fornire il pane. Gesù parte dalla similitudine stabilita dalla gente, ma per reinterpretarne il senso. Dio, e non Mosè, ha fatto cadere la manna; ora è ancora lui che dà il pane, non quello che perisce, ma quello che viene dal cielo, che “dà la vita al mondo”. Il pane della vita è lo stesso Gesù. (H): Ormai nel segno del pane a noi è dato di vivere pienamente il mistero della incarnazione, il mistero della condiscendenza di Dio nei confronti degli uomini. Non c’è niente di più condividente con gli uomini che il segno che Gesù sceglie per mostrarsi come il discendente, il mandato, cioè il segno del pane. La comunione al pane benedetto, su cui Gesù ha reso grazie, è la comunione al mistero dell’incarnazione, quindi è comunione al mistero di Dio. Questo poi indica comunione piena con lui nel dono di se stesso. (I): La richiesta spontanea degli interlocutori, “Signore, dacci sempre questo pane” riproduce alla lettera quanto chiedeva la Samaritana a proposito dell’acqua, e rivela il medesimo equivoco. Davanti a un’offerta vantaggiosa ci si precipita a chiedere quanto sembra risolvere d’un colpo tutti i problemi. Ma Gesù non può accettare. Se prima aveva sollecitato a procurarsi il cibo eterno, ora rimarca che la sua promessa di un pane che sazia ogni fame è diretta a chi si muove per andare verso di lui. (L): Gesù ci dice chiaramente che Egli è per loro e per noi la nostra sazietà. L’andare a lui è l’essere sazi e il credere in lui è il dissetarsi. L’andare a lui è la nostra sazietà. La fede allora è il nostro nutrimento, è il nutrirci di lui. Ma non ci si può nutrire se non da affamati. Non ci si può rivolgere a lui se non nella condizione di chi ha fame. Così come non si può credere in lui se non da assetati. C’è questo incontro: “chi viene a me non avrà più fame”. La nostra fede in lui mette se stesso nella condizione di sfamarci. La fede è questa reciprocità con Dio in un abbandono reciproco, non meno per Dio che per noi. La fede ha un costo, che è quello di andare a lui, ma non più di quanto lui non sia venuto a noi. A lui non costa meno di quanto non costi a noi. Noi ci dissetiamo dall’acqua viva che sgorga dal costato di Cristo morto sulla croce. La fede è la condizione che ci fa vivere cosa significa per Dio dissetarci. Il nostro andare a lui è frutto del fatto che lui è stato mandato. Prefazio suggerito: “Tu hai voluto che il tuo Figlio, obbediente fino alla morte di croce, ci precedesse sulla via del ritorno a te, termine ultimo di ogni umana attesa. Nell’Eucaristia, testamento del suo amore, egli si fa cibo e bevanda spirituale per il nostro viaggio verso la Pasqua eterna” (Prefazio III dell’Eucaristia). Padri della Chiesa Chiedi che ti offra quel pane che Egli dà a tutti, ogni giorno, sempre? Sta a te prendere questo pane. Accostati a questo pane e lo prenderai. Di questo pane è stato detto: Tutti quelli che si allontaneranno da te, moriranno (Sal 72,27). Se ti allontanerai da Lui, morirai; se ti avvicinerai a Lui, vivrai. Questo è il pane della vita: dunque, chi mangia la vita non può morire. Come potrà morire chi ha per cibo la vita? Come potrà venir meno chi avrà la vita come sostentamento? Accostatevi a Lui e saziatevi: Egli è pane. Accostatevi a Lui e bevete: Egli è sorgente. Accostatevi e Lui e rischiaratevi: Egli è luce. Accostatevi a Lui e diventate liberi: Dove c’è lo spirito del Signore, là c’è la libertà (2Cor 3,17). Accostatevi a Lui e liberatevi dai lacci: Egli è il perdono dei peccati. Vi domandate chi Egli sia? Ascoltate quello che dice Egli stesso: Io sono il pane della vita… (Ambrogio, Comm. Salmo CXIII 18,28). Chi non si nutre della Parola di Dio, non vive (Girolamo, Comm. a Mt 1.4.4). La Parola di Dio è la nostra manna; e la parola divina, venendo a noi, porta agli uni la salvezza, agli altri il castigo (Origene, Omelie sui Numeri 3.1) Altri autori cristiani Il carattere sacro e organicamente strutturato della comunità sacerdotale viene attuato per mezzo dei sacramenti e delle virtù. Incorporati nella Chiesa col battesimo, i fedeli sono deputati dal carattere battesimale a celebrare il culto cristiano; rigenerati a figli di Dio, sono tenuti a professare davanti agli uomini la fede ricevuta da Dio attraverso la Chiesa. Col sacramento della confermazione il loro legame con la chiesa viene reso più perfetto, vengono arricchiti di una forza speciale dello Spirito Santo e sono tenuti più strettamente a diffondere e difendere la fede con la parola e con l’azione, come veri testimoni di Cristo. Partecipando al sacrificio eucaristico, fonte e culmine di tutta la vita cristiana, offrono a Dio la vittima divina e se stessi con essa. Offrendo il sacrificio e ricevendo la santa comunione, prendono parte attivamente all’azione liturgica, non in maniera indistinta ma ognuno secondo il proprio ruolo. Cibandosi poi del corpo di Cristo nella santa assemblea, manifestano in concreto l’unità del popolo di Dio, unità che il sacramento dell’eucaristia mirabilmente esprime e realizza. (Conc. Vat. II, Cost. Dogmatica sulla chiesa Lumen Gentium, 11) Siamo chiamati a condividere noi stessi con quelli che sono afflitti: quelli che sono oppressi, poveri, carcerati, affamati, assetati, nudi o in altro modo bisognosi. Prima dividi il ‘pane dell’afflizione’ e soltanto dopo il ‘pane dell’eucaristia’. Per molte persone… la condivisione del pane che rappresenta noi stessi non è affatto drammatica. Le persone hanno sete di attenzione, hanno fame perché si sentono sole e tristi, sono ‘prigioniere’ perché sono vecchie, malate o disabili e incapaci di uscire dalla loro prigione, o perché chiuse nella inconsapevolezza del proprio valore… È qui che si trova sicuramente il ‘pane dell’afflizione’ (T. Vanier, Un solo pane, un solo corpo p. 95). C’è una tentazione, una perdizione nella vanità della nostra mente (Ef 4,17), è difficile riconoscersi capaci di ragionare e contemporaneamente accettare di rinunciare al gusto e al compiacimento del nostro pensiero. Del resto è proprio esso a trovare la migliore giustificazione per ogni nostra azione, per ogni nostra presunzione. Amiamo considerarci grandi, ritenerci pieni di qualità, magari generosi e altruisti, ma a volte rinunciamo ad esserlo davvero perché troppo impegnati a convincerne il nostro egoismo. Del resto l’Esodo ci racconta come sia più facile riempirsi di se stessi che vedere e credere nell’obiettivo finale, nella promessa di Dio. La promessa è di cibo e di vita. Si mangia. Si mangia Cristo, colui che da duemila anni scende dal cielo è dà la vita, quella eterna. “Procuratevi quel cibo”, è vero che scende dal cielo, ma va raccolto; è vero che è donato, ma richiede di darsi una mossa per averlo; è vero che è eterno, ma, come la manna, ne avremo “ogni giorno la razione di ogni giorno”, perché sia tutto e solo ciò di cui abbiamo necessità (Gruppo O.P.G.). Passi biblici paralleli v.24 Sal 27,8: Di te ha detto il mio cuore: “Cercate il suo volto”; il tuo volto, Signore, io cerco. Sal 63,2: O Dio, tu sei il mio Dio, all’aurora ti cerco, di te ha sete l’anima mia, a te anela la mia carne, come terra deserta, arida, senz’acqua. Mc 1,35-39: Al mattino si alzò quando ancora era buio e, uscito di casa, si ritirò in un luogo deserto e là pregava.Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce e, trovatolo, gli dissero: “Tutti ti cercano!”. Egli disse loro: “Andiamocene altrove per i villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!”. E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni. Gv 6,2: e una grande folla lo seguiva, vedendo i segni che faceva sugli infermi. Gv 7,31-39: Molti della folla invece credettero in lui, e dicevano: “Il Cristo, quando verrà, potrà fare segni più grandi di quelli che ha fatto costui?”. I farisei intanto udirono che la gente sussurrava queste cose di lui e perciò i sommi sacerdoti e i farisei mandarono delle guardie per arrestarlo. Gesù disse: “Per poco tempo ancora rimango con voi, poi vado da colui che mi ha mandato. Voi mi cercherete, e non mi troverete; e dove sono io, voi non potrete venire”. Dissero dunque tra loro i Giudei: “Dove mai sta per andare costui, che noi non potremo trovarlo? Andrà forse da quelli che sono dispersi fra i Greci e ammaestrerà i Greci? 1Pt 2,2-3: come bambini appena nati bramate il puro latte spirituale, per crescere con esso verso la salvezza: se davvero avete gia gustato come è buono il Signore. v.26 Dt 8,10 : Mangerai dunque a sazietà e benedirai il Signore Dio tuo a causa del paese fertile che ti avrà dato. Sap 16,20: Invece sfamasti il tuo popolo con un cibo degli angeli, dal cielo offristi loro un pane gia pronto senza fatica, capace di procurare ogni delizia e soddisfare ogni gusto. Is 55,2: Perché spendete denaro per ciò che non è pane, il vostro patrimonio per ciò che non sazia? Su, ascoltatemi e mangerete cose buone e gusterete cibi succulenti. Gv 6,12-15: E quando furono saziati, disse ai discepoli: “Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto”. Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato. Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, cominciò a dire: “Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo!”. Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo. Gal 6,14-16: Quanto a me invece non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo. Non è infatti la circoncisione che conta, né la non circoncisione, ma l’essere nuova creatura. E su quanti seguiranno questa norma sia pace e misericordia, come su tutto l’Israele di Dio. v.27 Dt 8,3: Egli dunque ti ha umiliato, ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto, per farti capire che l’uomo non vive soltanto di pane, ma che l’uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore. Mt 6,11: Dacci oggi il nostro pane quotidiano. Mt 11,29b: imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Mt 16,12: Allora essi compresero che egli non aveva detto che si guardassero dal lievito del pane, ma dalla dottrina dei farisei e dei sadducei. Gv 4,14: ma chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna”. Gv 6,51: Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”. 1Cor 10,3: tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale. Ef 1,13: In lui anche voi, dopo aver ascoltato la parola della verità, il vangelo della vostra salvezza e avere in esso creduto, avete ricevuto il suggello dello Spirito Santo che era stato promesso. Ap 7,3-4: “Non devastate né la terra, né il mare, né le piante, finché non abbiamo impresso il sigillo del nostro Dio sulla fronte dei suoi servi”. Poi udii il numero di coloro che furon segnati con il sigillo: centoquarantaquattromila, segnati da ogni tribù dei figli d’Israele. v.28 Lc 3,10-14: Le folle lo interrogavano: “Che cosa dobbiamo fare?”. Rispondeva: “Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare, faccia altrettanto”. Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare, e gli chiesero: “Maestro, che dobbiamo fare?”. Ed egli disse loro: “Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato”. Lo interrogavano anche alcuni soldati: “E noi che dobbiamo fare?”. Rispose: “Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno, contentatevi delle vostre paghe”. v.29 Mt 2,11a: Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Mt 16,13-20: ]Essendo giunto Gesù nella regione di Cesarèa di Filippo, chiese ai suoi discepoli: “La gente chi dice che sia il Figlio dell’uomo?”. Risposero: “Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti”. Disse loro: “Voi chi dite che io sia?”. Rispose Simon Pietro: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. E Gesù: “Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli”. Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo. Mt 10,40: Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Lc 5,5: Simone rispose: “Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti”. Gv 5,46: Se credeste infatti a Mosè, credereste anche a me; perché di me egli ha scritto. Gv 6,69: noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio”. Gv 20,27b-28: non essere più incredulo ma credente!”. Rispose Tommaso: “Mio Signore e mio Dio!”. 1 Tm 4,9-10a: Certo questa parola è degna di fede. Noi infatti ci affatichiamo e combattiamo perché abbiamo posto la nostra speranza nel Dio vivente. 1 Gv 4,15: Chiunque riconosce che Gesù è il Figlio di Dio, Dio dimora in lui ed egli in Dio. v.30 Mt 16,1: I farisei e i sadducei si avvicinarono per metterlo alla prova e gli chiesero che mostrasse loro un segno dal cielo. Lc 11,29-30: Mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: “Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato nessun segno fuorchè il segno di Giona. Poiché come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione. Gv 20,24-29. v.31 Es 16,4.13-15; Nm 11,7-9; Ne 9,25. v.32-33 1Re 17,1-16; Gv 1,4a; Lc 2,10b-11; Rm 8,3; Fil 2,9; Ef 1,6-7a; Col 1,19-20a. v.33 Fil 2,6-11. v.35 Sal 1,1-2; Sal 19,9; Gv 14,5-14.