XVIII domenica del tempo ordinario
3 agosto 2003
La Parola
Prima lettura
Dal libro dell'Esodo Es 16, 2-4.12-15
In quei giorni, 2nel deserto tutta la comunità degli Israeliti mormorò contro Mosè e contro Aronne. 3Gli
Israeliti dissero loro: «Fossimo morti per mano del Signore nel paese d’Egitto, quando eravamo seduti
presso la pentola della carne, mangiando pane a sazietà! Invece ci avete fatti uscire in questo deserto
per far morire di fame questa moltitudine». 4Allora il Signore disse a Mosè: «Ecco, io sto per far
piovere pane dal cielo per voi: il popolo uscirà a raccoglierne ogni giorno la razione di un giorno,
perchè io lo metta alla prova, per vedere se cammina secondo la mia legge o no. 12Ho inteso la
mormorazione degli Israeliti. Parla loro così: Al tramonto mangerete carne e alla mattina vi sazierete di
pane; saprete che io sono il Signore vostro Dio». 13Ora alla sera le quaglie salirono e coprirono
l’accampamento; al mattino vi era uno strato di rugiada intorno all’accampamento. 14Poi lo strato di
rugiada svanì ed ecco sulla superficie del deserto vi era una cosa minuta e granulosa, minuta come è la
brina sulla terra. 15Gli Israeliti la videro e si dissero l’un l’altro: «Man hu: che cos’è?», perché non
sapevano che cosa fosse. Mosè disse loro: «È il pane che il Signore vi ha dato in cibo». Parola di Dio.
Dal Salmo 77
Rit.Donaci, Signore, il pane della vita.
Ciò che abbiamo udito e conosciuto
e i nostri padri ci hanno raccontato,
diremo alla generazione futura:
le lodi del Signore, la sua potenza
e le meraviglie che egli ha compiuto.
Comandò alle nubi dall’alto
e aprì le porte del cielo;
fece piovere su di essi la manna per cibo
e diede loro pane del cielo:
l’uomo mangiò il pane degli angeli.
Il Signore diede loro cibo in abbondanza.
Li fece salire al suo luogo santo,
al monte conquistato dalla sua destra.
Seconda lettura
Dalla lettera di Paolo apostolo agli efesini Ef 4,17.20-24
Fratelli, 17vi dico e vi scongiuro nel Signore: non comportatevi più come i pagani nella vanità della loro
mente.20Voi non così avete imparato a conoscere Cristo, 21se proprio gli avete dato ascolto e in lui siete
stati istruiti, secondo la verità che è in Gesù, 22per la quale dovete deporre l’uomo vecchio con la
condotta di prima, l’uomo che si corrompe dietro le passioni ingannatrici 23e dovete rinnovarvi nello
spirito della vostra mente 24 e rivestire l’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità
vera. Parola di Dio.
Alleluia, alleluia. Mt 4,4b
Non di solo pane vive l'uomo,
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.
Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 6, 24-35
In quel tempo, 24quando la follaA vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle
barche e si diresse alla volta di Cafarnao alla ricerca di Gesù. 25Trovatolo di là dal mare, gli dissero:
«Rabbì, quando sei venuto qua?». 26Gesù rispose: «In verità, in verità vi dico, voi mi cercateB non
perché avete visto dei segniC, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. 27ProcurateviD
non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché
su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». 28Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo fare per
compiereE le opere di Dio?». 29Gesù rispose: «Questa è l’opera di Dio: credereF in colui che egli ha
mandato». 30Allora gli dissero: «Quale segnoG dunque tu fai perché vediamo e possiamo crederti?
Quale opera compi? 31I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro
da mangiare un pane dal cielo». 32Rispose loro Gesù: «In verità, in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il
pane dal cielo, ma il Padre mio vi dá il pane dal cielo, quello vero; 33il pane di Dio è colui che discende
dal cieloH e dá la vita al mondo». 34Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo paneI». 35Gesù
rispose: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fameL e chi crede in me non avrà più
sete». Parola del Signore.
Note del testo
Con questa domenica inizia il grande discorso del pane di vita a Cafarnao, che ci accompagnerà per
diverse domeniche. L’evento-segno dei pani è qui richiamato per essere poi discusso nel suo significato
fino al versetto 65. La folla, messa in moto dalla straordinarietà del fatto e per il pasto abbondante che
ha ricevuto, si mette alla ricerca di Gesù. Ha visto e goduto di un miracolo, ma non è stata in grado di
cogliere la portata vera, ciò che sta sotto quel segno. Per questo Gesù invita la folla ad uscire dall’unica
preoccupazione del cibo materiale. Bisogna darsi pensiero anche per procurarsi il cibo che non perisce,
che pure richiede fatica, quel cibo che “permane in vita eterna”. L’unico che può donare questo cibo,
che non solo “dura in vita eterna”, ma produce già ora vita eterna, è il Figlio dell’uomo, perché Dio
Padre lo ha mandato per questo scopo e a tale scopo ne ha consacrato la missione. E l’unica opera con
la quale l’uomo può guadagnarsi quel cibo è credere in colui che egli ha mandato. La fede è insieme
opera di Dio e dell’uomo.
Nella prima lettura si fa riferimento alla vicenda della manna nell’esodo, segno di ogni nutrimento e
sostegno che ci permette di camminare. In questo testo si alza la mormorazione contro Mosè e contro il
Signore. Ecco il deserto più spaventoso, ci si sente dimenticati da Dio e in balia di un destino cieco e
assurdo. La vera tentazione del deserto è quella di far apparire tutto nell’ottica dell’assurdità delle cose.
Non c’è e non si intravede la possibilità di un senso al cammino che si sta percorrendo. Il testo termina
con un’affermazione di fede: “Ecco il pane che il Signore vi ha dato in cibo”. Il pane c’è, sappiamo che
il Signore è presente e ci accompagna, ma ci sono momenti in cui abbiamo la sensazione che la nostra
fame sia tale da sembrare insaziabile. A volte ci sentiamo morire di fame, ci sembra cioè che il Signore
non ci dia ciò che ci fa vivere o che, secondo noi, è necessario per vivere.
(A): La folla giovannea non è molto dissimile da Israele nel deserto, che pur vedendo i prodigi non
comprende e pensa di utilizzare Dio per i suoi scopi. Possiamo dire che è l’equivoco di sempre: l’uomo
è alla ricerca di Dio perché in fondo pensa che sia una facile assicurazione sulla vita. Questo equivoco
è una delle costanti del vangelo di Giovanni, che sottolinea a più riprese la negatività di questo
atteggiamento che in fondo rivela il limite costitutivo dell’uomo non ancora rinato “dall’acqua e dallo
Spirito”.
(B): Gesù dà una lettura profetica alla ricerca che si fa di lui. Gesù mette in relazione la ricerca che si fa
di lui con la ricerca di chi vive nell’idolatria. Paolo rimprovererà, nelle sue lettere, coloro che hanno per
Dio il loro ventre. Questa idolatria si contrappone al vero culto gradito a Dio, perché idolatria è anche
servirci di Dio per il nostro interesse. Gesù in fondo ci dice: voi fate di me un idolo, perché ciò che a
voi preme è l’essere saziati.
(C): La nostra fede è legata a dei segni, non è legata alla sazietà. Un popolo sazio rischia di diventare
anche un popolo idolatra, tanto è vero che si può avere con Gesù un rapporto da idolatri. Il vangelo,
domenica scorsa diceva: “Gesù, saputo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo
sulla montagna tutto solo”. Qui Gesù viene fatto coincidere con la “pancia piena”. C’è un modo di
accostarsi a Gesù che è un modo idolatra. Gesù ci invita a vedere in lui “il segno”. Gesù adotta il segno
del pane per dire che lui è la presenza del Padre.
(D): Il cibo è offerto, ma si richiede anche uno sforzo per procurarselo: bisogna letteralmente
“lavorare” per ottenerlo. È l’idea contenuta in questo verbo che provoca nella gente la seconda
domanda: quale lavoro s’ha da fare, quali sono le opere di Dio da compiere? La risposta di Gesù è
sorprendente, almeno all’apparenza: il lavoro è “credere in colui che Dio ha mandato”.
(E): Noi non siamo abituati a pensare che la fede sia un lavoro: forse è ora di incominciare a pensare
che lo è. Non si tratta tanto di rivedere il nostro concetto di lavoro, ma piuttosto di ripensare cosa
comporti il credere. Il meno che si possa dire è che, se la fede può essere paragonata a un lavoro, non
può essere concepita solo come un’operazione intellettuale, ma è azione e gesto che coinvolge il cuore
e la volontà e implica la vita nella sua pienezza.
(F): Il fare l’opera di Dio è credere in colui che Egli ha mandato. L’opera è di Dio e la si coglie in
Gesù. E Gesù è presentato essenzialmente come colui che il Padre ha mandato. È opera di Dio l’invio
del Figlio ed è opera di Dio il credere nell’invio del Figlio; allora la nostra fede viene a coincidere e
trova la sua unità in questa opera di Dio. Noi siamo uno con il Figlio perché lui è stato mandato e
perché noi crediamo in lui. La nostra fede ci porta a saperci uno con colui che è stato inviato, Gesù. Il
nostro credere è comunione con lui.
(G): La gente chiede un segno perché si possa operare il primo passaggio, quello che conduce dal
vedere al credere. Il segno, in effetti, Gesù l’aveva già dato, ma la gente non l’aveva visto. La richiesta
è anche motivata: si chiede a Gesù che faccia almeno come Mosè e che, come lui aveva fornito la
manna per diversi giorni, così anche lui torni a fornire il pane. Gesù parte dalla similitudine stabilita
dalla gente, ma per reinterpretarne il senso. Dio, e non Mosè, ha fatto cadere la manna; ora è ancora lui
che dà il pane, non quello che perisce, ma quello che viene dal cielo, che “dà la vita al mondo”. Il pane
della vita è lo stesso Gesù.
(H): Ormai nel segno del pane a noi è dato di vivere pienamente il mistero della incarnazione, il
mistero della condiscendenza di Dio nei confronti degli uomini. Non c’è niente di più condividente con
gli uomini che il segno che Gesù sceglie per mostrarsi come il discendente, il mandato, cioè il segno
del pane. La comunione al pane benedetto, su cui Gesù ha reso grazie, è la comunione al mistero
dell’incarnazione, quindi è comunione al mistero di Dio. Questo poi indica comunione piena con lui nel
dono di se stesso.
(I): La richiesta spontanea degli interlocutori, “Signore, dacci sempre questo pane” riproduce alla
lettera quanto chiedeva la Samaritana a proposito dell’acqua, e rivela il medesimo equivoco. Davanti a
un’offerta vantaggiosa ci si precipita a chiedere quanto sembra risolvere d’un colpo tutti i problemi. Ma
Gesù non può accettare. Se prima aveva sollecitato a procurarsi il cibo eterno, ora rimarca che la sua
promessa di un pane che sazia ogni fame è diretta a chi si muove per andare verso di lui.
(L): Gesù ci dice chiaramente che Egli è per loro e per noi la nostra sazietà. L’andare a lui è l’essere
sazi e il credere in lui è il dissetarsi. L’andare a lui è la nostra sazietà. La fede allora è il nostro
nutrimento, è il nutrirci di lui. Ma non ci si può nutrire se non da affamati. Non ci si può rivolgere a lui
se non nella condizione di chi ha fame. Così come non si può credere in lui se non da assetati. C’è
questo incontro: “chi viene a me non avrà più fame”. La nostra fede in lui mette se stesso nella
condizione di sfamarci. La fede è questa reciprocità con Dio in un abbandono reciproco, non meno per
Dio che per noi. La fede ha un costo, che è quello di andare a lui, ma non più di quanto lui non sia
venuto a noi. A lui non costa meno di quanto non costi a noi. Noi ci dissetiamo dall’acqua viva che
sgorga dal costato di Cristo morto sulla croce. La fede è la condizione che ci fa vivere cosa significa
per Dio dissetarci. Il nostro andare a lui è frutto del fatto che lui è stato mandato.
Prefazio suggerito: “Tu hai voluto che il tuo Figlio, obbediente fino alla morte di croce, ci precedesse
sulla via del ritorno a te, termine ultimo di ogni umana attesa. Nell’Eucaristia, testamento del suo
amore, egli si fa cibo e bevanda spirituale per il nostro viaggio verso la Pasqua eterna” (Prefazio III
dell’Eucaristia).
Padri della Chiesa
Chiedi che ti offra quel pane che Egli dà a tutti, ogni giorno, sempre? Sta a te prendere questo pane.
Accostati a questo pane e lo prenderai. Di questo pane è stato detto: Tutti quelli che si allontaneranno
da te, moriranno (Sal 72,27). Se ti allontanerai da Lui, morirai; se ti avvicinerai a Lui, vivrai. Questo è
il pane della vita: dunque, chi mangia la vita non può morire. Come potrà morire chi ha per cibo la
vita? Come potrà venir meno chi avrà la vita come sostentamento? Accostatevi a Lui e saziatevi: Egli è
pane. Accostatevi a Lui e bevete: Egli è sorgente. Accostatevi e Lui e rischiaratevi: Egli è luce.
Accostatevi a Lui e diventate liberi: Dove c’è lo spirito del Signore, là c’è la libertà (2Cor 3,17).
Accostatevi a Lui e liberatevi dai lacci: Egli è il perdono dei peccati. Vi domandate chi Egli sia?
Ascoltate quello che dice Egli stesso: Io sono il pane della vita… (Ambrogio, Comm. Salmo CXIII
18,28).
Chi non si nutre della Parola di Dio, non vive (Girolamo, Comm. a Mt 1.4.4).
La Parola di Dio è la nostra manna; e la parola divina, venendo a noi, porta agli uni la salvezza, agli
altri il castigo (Origene, Omelie sui Numeri 3.1)
Altri autori cristiani
Il carattere sacro e organicamente strutturato della comunità sacerdotale viene attuato per mezzo dei
sacramenti e delle virtù. Incorporati nella Chiesa col battesimo, i fedeli sono deputati dal carattere
battesimale a celebrare il culto cristiano; rigenerati a figli di Dio, sono tenuti a professare davanti agli
uomini la fede ricevuta da Dio attraverso la Chiesa. Col sacramento della confermazione il loro legame
con la chiesa viene reso più perfetto, vengono arricchiti di una forza speciale dello Spirito Santo e sono
tenuti più strettamente a diffondere e difendere la fede con la parola e con l’azione, come veri testimoni
di Cristo. Partecipando al sacrificio eucaristico, fonte e culmine di tutta la vita cristiana, offrono a Dio
la vittima divina e se stessi con essa. Offrendo il sacrificio e ricevendo la santa comunione, prendono
parte attivamente all’azione liturgica, non in maniera indistinta ma ognuno secondo il proprio ruolo.
Cibandosi poi del corpo di Cristo nella santa assemblea, manifestano in concreto l’unità del popolo di
Dio, unità che il sacramento dell’eucaristia mirabilmente esprime e realizza. (Conc. Vat. II, Cost.
Dogmatica sulla chiesa Lumen Gentium, 11)
Siamo chiamati a condividere noi stessi con quelli che sono afflitti: quelli che sono oppressi, poveri,
carcerati, affamati, assetati, nudi o in altro modo bisognosi. Prima dividi il ‘pane dell’afflizione’ e
soltanto dopo il ‘pane dell’eucaristia’. Per molte persone… la condivisione del pane che rappresenta
noi stessi non è affatto drammatica. Le persone hanno sete di attenzione, hanno fame perché si sentono
sole e tristi, sono ‘prigioniere’ perché sono vecchie, malate o disabili e incapaci di uscire dalla loro
prigione, o perché chiuse nella inconsapevolezza del proprio valore… È qui che si trova sicuramente il
‘pane dell’afflizione’ (T. Vanier, Un solo pane, un solo corpo p. 95).
C’è una tentazione, una perdizione nella vanità della nostra mente (Ef 4,17), è difficile riconoscersi
capaci di ragionare e contemporaneamente accettare di rinunciare al gusto e al compiacimento del
nostro pensiero. Del resto è proprio esso a trovare la migliore giustificazione per ogni nostra azione, per
ogni nostra presunzione. Amiamo considerarci grandi, ritenerci pieni di qualità, magari generosi e
altruisti, ma a volte rinunciamo ad esserlo davvero perché troppo impegnati a convincerne il nostro
egoismo. Del resto l’Esodo ci racconta come sia più facile riempirsi di se stessi che vedere e credere
nell’obiettivo finale, nella promessa di Dio. La promessa è di cibo e di vita. Si mangia. Si mangia
Cristo, colui che da duemila anni scende dal cielo è dà la vita, quella eterna. “Procuratevi quel cibo”, è
vero che scende dal cielo, ma va raccolto; è vero che è donato, ma richiede di darsi una mossa per
averlo; è vero che è eterno, ma, come la manna, ne avremo “ogni giorno la razione di ogni giorno”,
perché sia tutto e solo ciò di cui abbiamo necessità (Gruppo O.P.G.).
Passi biblici paralleli
v.24 Sal 27,8: Di te ha detto il mio cuore: “Cercate il suo volto”; il tuo volto, Signore, io cerco.
Sal 63,2: O Dio, tu sei il mio Dio, all’aurora ti cerco, di te ha sete l’anima mia,
a te anela la mia carne, come terra deserta, arida, senz’acqua.
Mc 1,35-39: Al mattino si alzò quando ancora era buio e, uscito di casa, si ritirò in un luogo deserto e
là pregava.Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce e, trovatolo, gli dissero:
“Tutti ti cercano!”. Egli disse loro: “Andiamocene altrove per i villaggi vicini, perché io predichi anche
là; per questo infatti sono venuto!”. E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e
scacciando i demòni.
Gv 6,2: e una grande folla lo seguiva, vedendo i segni che faceva sugli infermi.
Gv 7,31-39: Molti della folla invece credettero in lui, e dicevano: “Il Cristo, quando verrà, potrà fare
segni più grandi di quelli che ha fatto costui?”.
I farisei intanto udirono che la gente sussurrava queste cose di lui e perciò i sommi sacerdoti e i farisei
mandarono delle guardie per arrestarlo. Gesù disse: “Per poco tempo ancora rimango con voi, poi vado
da colui che mi ha mandato. Voi mi cercherete, e non mi troverete; e dove sono io, voi non potrete
venire”. Dissero dunque tra loro i Giudei: “Dove mai sta per andare costui, che noi non potremo
trovarlo? Andrà forse da quelli che sono dispersi fra i Greci e ammaestrerà i Greci?
1Pt 2,2-3: come bambini appena nati bramate il puro latte spirituale, per crescere con esso verso la
salvezza: se davvero avete gia gustato come è buono il Signore.
v.26 Dt 8,10 : Mangerai dunque a sazietà e benedirai il Signore Dio tuo a causa del paese fertile che ti
avrà dato.
Sap 16,20: Invece sfamasti il tuo popolo con un cibo degli angeli, dal cielo offristi loro un pane gia
pronto senza fatica, capace di procurare ogni delizia e soddisfare ogni gusto.
Is 55,2: Perché spendete denaro per ciò che non è pane, il vostro patrimonio per ciò che non sazia? Su,
ascoltatemi e mangerete cose buone e gusterete cibi succulenti.
Gv 6,12-15: E quando furono saziati, disse ai discepoli: “Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla
vada perduto”. Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a
coloro che avevano mangiato. Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, cominciò a dire:
“Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo!”. Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a
prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo.
Gal 6,14-16: Quanto a me invece non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo,
per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo. Non è infatti la
circoncisione che conta, né la non circoncisione, ma l’essere nuova creatura. E su quanti seguiranno
questa norma sia pace e misericordia, come su tutto l’Israele di Dio.
v.27 Dt 8,3: Egli dunque ti ha umiliato, ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito di manna, che tu
non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto, per farti capire che l’uomo non vive
soltanto di pane, ma che l’uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore.
Mt 6,11: Dacci oggi il nostro pane quotidiano.
Mt 11,29b: imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime.
Mt 16,12: Allora essi compresero che egli non aveva detto che si guardassero dal lievito del pane, ma
dalla dottrina dei farisei e dei sadducei.
Gv 4,14: ma chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l’acqua che io gli darò
diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna”.
Gv 6,51: Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane
che io darò è la mia carne per la vita del mondo”.
1Cor 10,3: tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale.
Ef 1,13: In lui anche voi, dopo aver ascoltato la parola della verità, il vangelo della vostra salvezza e
avere in esso creduto, avete ricevuto il suggello dello Spirito Santo che era stato promesso.
Ap 7,3-4: “Non devastate né la terra, né il mare, né le piante, finché non abbiamo impresso il sigillo del
nostro Dio sulla fronte dei suoi servi”. Poi udii il numero di coloro che furon segnati con il sigillo:
centoquarantaquattromila, segnati da ogni tribù dei figli d’Israele.
v.28 Lc 3,10-14: Le folle lo interrogavano: “Che cosa dobbiamo fare?”. Rispondeva: “Chi ha due
tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare, faccia altrettanto”. Vennero anche dei
pubblicani a farsi battezzare, e gli chiesero: “Maestro, che dobbiamo fare?”. Ed egli disse loro: “Non
esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato”. Lo interrogavano anche alcuni soldati: “E noi che
dobbiamo fare?”. Rispose: “Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno, contentatevi delle vostre
paghe”.
v.29 Mt 2,11a: Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono.
Mt 16,13-20: ]Essendo giunto Gesù nella regione di Cesarèa di Filippo, chiese ai suoi discepoli: “La
gente chi dice che sia il Figlio dell’uomo?”. Risposero: “Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri
Geremia o qualcuno dei profeti”. Disse loro: “Voi chi dite che io sia?”. Rispose Simon Pietro: “Tu sei il
Cristo, il Figlio del Dio vivente”. E Gesù: “Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il
sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra
edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del
regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla
terra sarà sciolto nei cieli”. Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.
Mt 10,40: Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato.
Lc 5,5: Simone rispose: “Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla
tua parola getterò le reti”.
Gv 5,46: Se credeste infatti a Mosè, credereste anche a me; perché di me egli ha scritto.
Gv 6,69: noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio”.
Gv 20,27b-28: non essere più incredulo ma credente!”. Rispose Tommaso: “Mio Signore e mio Dio!”.
1 Tm 4,9-10a: Certo questa parola è degna di fede. Noi infatti ci affatichiamo e combattiamo perché
abbiamo posto la nostra speranza nel Dio vivente.
1 Gv 4,15: Chiunque riconosce che Gesù è il Figlio di Dio, Dio dimora in lui ed egli in Dio.
v.30 Mt 16,1: I farisei e i sadducei si avvicinarono per metterlo alla prova e gli chiesero che mostrasse
loro un segno dal cielo.
Lc 11,29-30: Mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: “Questa generazione è una
generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato nessun segno fuorchè il segno di
Giona. Poiché come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per
questa generazione.
Gv 20,24-29.
v.31 Es 16,4.13-15; Nm 11,7-9; Ne 9,25.
v.32-33 1Re 17,1-16; Gv 1,4a; Lc 2,10b-11; Rm 8,3; Fil 2,9; Ef 1,6-7a; Col 1,19-20a.
v.33 Fil 2,6-11.
v.35 Sal 1,1-2; Sal 19,9; Gv 14,5-14.