ESCATOLOGIA I. Escatologia: categorie previe,concetto,questioni epistemologiche. II.La parusia: fondamenti biblici, chiesa, riflessione teologica. Il purificazione, il fallimento definitivo. la fede della giudizio, la III. La risurrezione : fondamenti biblici,la tradizione. La questione dell’identità dei corpi risorti. IV. La vita eterna : fondamenti biblici e della tradizione. L’eternità, la beatitudine, il paradiso. Cieli nuovi e terre nuove. V.La morte : apporto antropologico, fondamenti biblici e dottrinali, evoluzione della problematica.Il purgatorio. Schema I IL NOSTRO CAMMINO DAL CREDO: ...e di nuovo verrà a giudicare i vivi e i morti... ...aspetto la risurrezione dei morti ...e la vita del mondo che verrà PARUSIA COME EVENTO.... CRISTOLOGICO PARUSIA ANTROPOLOGICO VITA ETERNA RISURREZIONE COSMOLOGICO I N T R O D U ZI O N E Il termine escatologia deriva da: = realtà finali, ultime (trad.della volgata novissima) = discorso indica lo studio razionale e critico (con un suo oggetto metodo statuto epistemologico linguaggio) finali non solo come ciò che arriva al la fine ma ciò che è il fine ( ) Il suo ambito specifico é il futuro Il suo atteggiamento è la speranza <<Il cristianesimo è escatologia dal principio alla fine, e non soltanto in appendice: è speranza, è orientamento e movimento in avanti e perciò è anche rivoluzione e trasformazione del presente...è l’aurora dell’atteso nuovo giorno che colora ogni cosa della sua luce>>. J.Moltmann Il termine escatologia, utilizzata per designare la tematica delle realtà finali è recente: nel 1686 A.CALOV nella sua opera Systema locorum theologicorum intitolò Eschatologia sacra il volume decimosecondo dell a sua opera Sistema locorum theologicorum, dove si parlava dei temi della morte , risurrezione, giudizio, compimento finale; entra invece nell’uso corrente grazie a F.D.SCHLEIERMACHER all’inizio del 1800. I. ELE MEN TI I NTR O D UTT IVI F ON DA M ENT ALI I.1. QUANDO IL TEMPO DIVENNE STORIA L'uomo, essere corporale e mondano, che occupa cioè uno ‘spazio’ definito, appartiene inesorabilmente al tempo. Egli è nel suo corpo e vive necessariamente nel tempo. Che cosa è il tempo? Tutti crediamo di conoscere la risposta talmente il tempo fa parte di noi, ma appena proviamo a riflettere ci accorgiamo che è quanto di più sfuggente e misterioso si possa immaginare. Agostino a tale domanda rispondeva:<< Che cosa è dunque il tempo? Se nessuno me ne chiede, lo so bene : ma se volessi darne spiegazione a chi me ne chiede, non lo so: così, in buona fede, posso dire di sapere che se nulla passasse, non vi sarebbe il tempo passato, e se nulla sopraggiungesse, non vi sarebbe il tempo futuro, e se nulla fosse, non vi sarebbe il tempo presente. Ma in quanto ai due tempi passato e futuro, in qual modo essi sono, quando il passato, da una parte, più non è, e il futuro, dall'altra, ancora non è? In quanto poi al presente, se sempre fosse presente, e non trascorresse nel passato, n on più sarebbe tempo, ma sarebbe, anzi, eternità. Se, per conseguenza, il presente per essere tempo, in tanto vi riesce, in quanto trascorre nel passato, in qual modo possiamo dire che esso sia, se per esso la vera causa di essere è solo in quanto più non sarà, tanto che, in realtà, una sola vera ragione vi è per dire che il tempo è, se non in quanto tende a non essere? [...] >> 1 In verità lo studio del concetto di tempo ha stimolato, nel lungo percorso del pensiero umano, lo sviluppo di importanti specula zioni in tutte le più importanti ‘scienze’ umane: dalla filosofia alla teologia, dalla fisica alla psicologia; le diverse prospettive che ne sono affiorate non possono di certo essere affrontate in questa sede. Per il nostro discorso è di indubbia importanza però puntualizzare almeno quanto segue . 1.1. Tempo ciclico e tempo lineare I popoli antichi scandivano il loro tempo in riferimento ai ritmi della natura rappresentandolo secondo l'immagine di una ruota o di un cerchio che ritorna su se stesso da sempre e per sempre sotto l'azione del movimento degli astri che ne regolano il corso. Di qui il tempo ciclico, detto anche cosmico, determinato e misurato dalla rivoluzione delle sfere celesti e, per il suo svolgersi ordinato e puntuale secondo la fig ura del cerchio, è l'immagine mobile dell'eternità immobile e sua imitazione come dice Platone nel Timeo.<< Il mondo e i suoi fenomeni astronomici e biologici sono epifanie del divino. movimento ciclico, cerca di L'uomo, frammento di questo cosmo in inserirsi nella sacralità della natura, riconoscendo al suo tempo la proprietà di riattualizzare il tempo originale per mezzo delle celebrazioni cultiche>>. 2 L’esperienza rituale ha lo scopo di attuare il passaggio dal caos all’ordine, dal tempo profano Agostino, Le confessioni, XI, 14 e 18, Bologna, Zanichelli, 1968, pp. 759 . 1 2 RUIZ DE LA PENA,L'altra dimensione, Roma 1988, 46. al te mpo sacro. Come il ciclo non ha mai fine, così è l'esistenza umana, s ia individuale che collettiva. L'uomo è un essere senza 'destino', sprovvisto di una teleologia. Il radicale cambiamento di tale visione si ha con la prima religione monoteistica : Israel e professa la fede in un Dio che è causa e creatore del mondo. Gen 1,1-2,4. In principio Dio creò il cielo e la terra. Tale professione di fede rompe il cerchio del tempo a -storico, eternamente ricorrente e postula un inizio, un principio. Il tempo è creato con il mondo e, da questo punto iniziale, si sviluppa unilateralmente in avanti. Il racconto non individua un inizio compiuto: la perfezione sta alla fine dell'attività creatrice, nel settimo giorno quando Dio cessa da ogni suo lavoro. L'archè è funzione di un telos; la protologia si orienta verso l'escatologia. Che cosa Israele ha più degli altri popoli per portare questo cambiamento? Non ha intuito Dio nei fenomeni cosmici, né in una natura ierofantica, ma ha fatto esperienza di Yahvè, lo ha incontrato nelle vicende del suo divenire popolo. Ha fatto del suo rapporto con Yah vè non una religione di epifania ma una religione di promessa; l e teofanie non sono sanzioni di un luogo o di un tempo cui tornare, ma ratifica di una parola che rimanda al futuro. <<Il mondo ora finisce di essere semplice natura per diventare storia>>.3 Sono in discussione due libertà: quella di Yahvè e quella dell’uomo, o meglio ancora due libertà dialogiche. E cosa è la storia se non il rendiconto di libere esperienze relazionali? 3 Id, p.47. 1.2.Le dimensioni del tempo Il tempo si articola in PASSATO, PRESENTE e FUTURO Le tre dimensioni si intrecciano tra di loro in un modo inscindibile. a) Il passato non viene annullato dal presente ma assunto da esso b) Il presente è il tempo in cui l’uomo vive. <<L’uomo struttura il suo tempo a partire dal presente>>. 4 Esso è il condensatore del passato e contemporaneamente il luogo dove si fa ricerca del possibile futuro. c) Di conseguenza il futuro non risulta solo ciò che non è bensì la meta cui tutta la vita dell’uomo tende. Esso è lo sviluppo e la realizzazione del reale 1.3.Tempo pensato e tempo vissuto Infine è importante citare anche la divisione bergsoniana tra tempo pensato e tempo vissuto. a)TEMPO PENSATO E’ il tempo delle scienze esatte. E’ un fluire continuo di istanti, identici tra di loro, che vanno dal passato al presente verso il futuro senza alcuna distinzione tra di loro. E’ quindi una grandezza matematica, puntuale un punctum mathematicum inesteso. b)TEMPO VISSUTO E’ il tempo specifico dell’uomo. Infatti ogni istante che l’uomo vive non è mai uguale ad un altro;essi << sono animati da una pulsazione che li dilata o li 4 comprime>>.5 Loco citato Il tempo umano è relazionale. Si gnifica che è ‘il luogo’ dove l’uomo vive e costruisce la sua personaità6 conoscendo se stesso, gli altri, l’Altro. Di conseguenza il futuro non è allora solo ciò che non è ma è la meta cui tutta la vita dell’uomo tende. Esso è lo sviluppo e la real izzazione del reale. Occorre a questo punto fare alcune considerazioni: 1) Il futuro, per essere autenticamente umano deve essere un elemento di continuità: deve essere il mio futuro, legato alla mia storia; 2) esso però deve contemporaneamente cont enere un elemento di novità (il più di cui parlavamo prima) altrimenti ritorneremmo alla concezione ciclica del tempo. <<L’uomo è ora da qualcosa e per qualcosa. Il tempo vissuto, allora, è per sua natura antropocentrico: è il tempo dell’uomo, di que ll’uomo.<<L’uomo vive in quanto porta nel più profondo della sua coscienza, la tendenza fondamentale a essere -sempre-più-sestesso>>.7 I.2.FUTURO INTRAMONDANO e FUTURO ASSOLUTO L’uomo vive la propria esistenza come ‘essere verso’; una delle metafore classiche, usate da svariati tipi letterari, che vogliono esprimere questa condizione è quella del cammino. R.DE LA PENA, L’altra dimensione, Città di Castello 1988, p.13. 5 6 Vogliamo utilizzare questo termine, forse poco corretto, per indicare quel processo di crescita che fa scoprire e maturare nell’uomo il suo essere persona 7 A.SPADARO,Tra speranza e disperazione, in Nuova Responsabilità, Aprile 1997. Camminare sì, ma verso dove? Quale è la meta verso cui l’uomo va? Il suo terminus ad quem? C’è anzitutto una meta, o meglio una serie di punti d i riferimento, all’interno della nostra storia, verso cui l’uomo tende e costruisce la propria vita. Parliamo allora di un futuro relativo perché resta comunque circoscritto alla durata della nostra vita terrena. Esso è il compimento di una progettazione umana. Ma esiste un’altra meta, posta oltre la morte e perciò metastorica, ultramondana, trascendente, ultima. Cerchiamo di capire cosa vogliono indicare questa serie di aggettivi: 1) metastorico: è posta oltre il primo limite umano che è il tempo, 2) ultramondano: “ primi aggettivi “ oltre il limite dello spazio. Questi due indicano che questa meta scioglie l’uomo dai vincoli terreni Parliamo allora di un futuro assoluto o futuro sciolto (dal latino ab-solvere sciogliere da proprio perchè scioglie dai vincoli che la vita terrena impone. 3)trascendente: è futuro donato, l’adventus, non quello che noi abbiamo progettato, ma il futuro in senso proprio>>la Gerusalemme del cielo che s c e n d e s u l l a f a t i c a u m a n a > > . 8P e r n o i c r i s t i a n i s i t r a d u c e c o n l e p a r o l e d i Paolo<<vivere al cospetto di Dio>>. 4) Ultimo: è il fine , la realizzazione piena e completa della persona. Per capire meglio la differenza tra i due tipi di futuro possiamo utilizzare due personaggi:Ulisse ed Abramo. Ulisse sa c he la sua meta è la sua isola 8 G.GOZZELINO, Nell’attesa della beata speranza, , Bologna 1993,p.12; anche D.WIEDERKEHR, Prospettive dell’escatologia, Brescia 1978,p.66. Itaca, da cui è partito e che lo attende e che riconquisterà, là c’è la sua casa e il suo cane Argo; Abramo invece parte solo in nome di una promessa, ma che è una promessa divina, ha fede che ciò che lo attende è al di sopra di ogni sua aspettativa e di ogni sua possibilità. 2.1.Speranza:attesa cristiana del futuro Se il futuro vero, ardito e plenificante per l’uomo è vivere rivolto nell’attesa del completamento della promessa fatta da Dio, il modo di vivere questo tempo è la SPERANZA. Occorre fare una distinzione tra ATTESA e SPERANZA. 1)L’attesa è riferita ad obiettivi raggiungibili, ben definiti; 2) la speranza rimanda ad un bene arduo , è un qualcosa che sfugge al controllo di chi lo attende; la sua perdita è di-sperazione. La speranza allora è porre la propria vita, nella piena libertà, sotto la tutela del disegno salvifico di Dio ( cfrSal90). L’evento fondante in cui Israele fa esperienza del Dio della Salvezza è L’ESODO. <<In questo luogo Israele ha conosciuto che Yahvè è colui che apre una strada umanamente impossibile di liberazione in un luogo altrettanto impossibile come il deserto, creando la novità assoluta del futuro>>. 9 Yahvè è il Dio della promessa che, intervenendo nel presente, rimanda ad un futuro che è umanamente impossibile e che, grazie alla sua Parola, diventa una possibile realtà. <<Dio stesso -dice Moltmann- viene conosciuto da parte del popolo credente nel modulo della speranza come 9 BORDONI_CIOLA,Gesù nostra Speranza, Bologna 1988, p.16. colui che è in mezzo a noi e ci precede, come la nube nel ca mmino degli i s r a e l i t i n e l d e s e r t o d e l l ’ e s o d o > > . 10 L’AT vive la speranza in un futuro nell’al di qua della storia (la morte costituiva ancora uno dei più grossi enigmi ). Nel NT l’essenziale apertura della fede verso il futuro assume risonanze totalmente nuove e più ampie. Il centro è naturalmente il Cristo. Specialmente il suo passaggio nella morte dell’uomo. La sua morte è stata vissuta, dai suoi contemporanei, come la morte di qualsiasi altro uomo<<come la morte del Messia mandato da Dio...come abban dono di D i o , c o m e g i u d i z i o , c o m e m a l e d i z i o n e > > . 11E ’ c o s ì c h e G e s ù è a p p a r s o a i discepoli. Eppure, entrando nella morte dell’uomo, dove la lontananza, la solitudine appare somma, Gesù ha rovesciato la situazione: là dove il tempo è finito, esso si ritrov a inglobato, immerso nell’eternità così come un fiume sfocia naturalmente nel suo bacino arricchendo quest’ultimo di novità. <<In questa morte di Gesù Cristo si realizza insieme quella profonda continuità nella discontinuità che è una caratteristica d e l l ’ e s c a t o l o g i a c r i s t i a n a > > . 12 I.3.CONCETTO DI ESCATOLOGIA Se ci sono chiare le categorie fondamentali, possiamo ora tentare di definire un concetto di escatologia: 10 MOLTMANN,Teologia della Speranza, 11 Ibid. p.215-216. 12 BORDONI-CIOLA, op.cit., p.18. Brescia, pp.13. l’escatologia è la riflessione credente sul futuro della promessa atteso dalla speranza cristiana. 3.1 Escatologia e escatologie Il discorso escatologico non è esclusivo del cristianesimo; tutte le religioni hanno approfondito, nel corso della loro storia, questo aspetto. Vogliamo qui brevemente individuare gli elementi comuni e le differenze. Elementi comuni 1. Sia il cristianesimo che le altre religioni hanno viva coscienza del bisogno di salvezza dell’uomo . 2. In tutte le religioni c’è la convinzione che la vita ultraterrena, sarà caratterizzata dal superamento del l’estraneazione dell’uomo da Dio, in una maniera che si attua <<soltanto passando attraverso la m o r t e > > . 13 Elementi di differenza 1. Le altre religioni concepiscono il mondo prevalentemente in chiave negativa, come illusione; salvezza significa, per l’uomo, liberazione da questo mondo; il cristianesimo interpreta il mondo in chiave fondamentalmente positiva, come opera di Dio, quindi buona, di conseguenza ci si salva in e con questo mondo. 13 H.KUNG, Vita eterna? Milano 1983, p.76. 2. Le religioni orientali intendono lo stato finale dell’uomo in modo impersonale, come un non essere; il cristianesimo lo interpreta in modo 3. Le religioni orientali credono nella reincarnazione, cioè nel succedersi di nuove vite terrene attraverso le quali l’uomo può purificarsi e perfezionarsi: il cristianesimo sottolinea l’un icità della persona e l’inscindibilità di anima e corpo che, insieme, grazie a Cristo, vengono redenti. 4. Il futuro assoluto, per le altre religioni, consiste in un qualcosa che; il cristianesimo lo individua in qualcuno. 5. Per le religioni orientali, i l futuro assoluto è una dimensione che verrà, totalmente separata dalla storia di ognuno di noi; il cristianesimo proclama il paradosso del già e non ancora. Un futuro che è già presente nella nostra vita. I.4. QUESTIONI EPISTEMOLOGICHE 4.1. Posizione all’interno della teologia: le fonti L’escatologia è anzitutto teologia. Ciò comporta che le sue fonti principali sono quelle proprie del ‘ discorso su Dio’: Scrittura, Tradizione e Magistero. Ma l’escatologia è in particolare teologia delle cose ultime; essa dunque deve essere posta all’interno di quella vasta panoramica in cui si è selezionata la teologia dommatica moderna. Tale settorialità, naturalmente, è valida, in un ottica di una ‘diaconia teologica’ più fruttuosa e completa possibile.Le m olteplici discipline, pur trattando nella loro riflessione, oggetti diversi, fondamentale oggetto di ricerca, hanno comunque come unico e la Rivelazione di Dio, tramite la storia della salvezza, che ha come suo vertice Gesù il Cristo. Chiarito questo punto essenziale, diciamo che la nostra disciplina è posta all’interno di un’ellisse che ha come suoi fulcri da una parte la cristologia, dall’altra l’antropologia che sono, in ultima analisi, le sue fonti specifiche. CRISTOLOGIA ESCATOLOGIA ANTROPOLOGIA a)ESCATOLOGIA E CRISTOLOGIA Il rapporto tra cristologia ed escatologia non è soltanto un legame tra due discipline teologiche, ma <<una mutua fecondazione tra il fondamento della nostra fede che è Cristo e il significato escatologico delle sue parole, d e i s u o i g e s t i e d e l l a s u a p e r s o n a , i n s e s t e s s a e i n n o i > > . 14 La stretta correlazione può essere sintetizzata in affermazioni: 1. La cristologia deve evolversi escatologicamente; 2. La cristologia deve costituire il fondamento della e scatologia cristiana e la sua costante norma. 14 BORDONI-CIOLA, op.cit.,p.41. 1.L’Incarnazione è l’EVENTO fondante per la vita dell’uomo.Proprio perché è un evento, non è qualcosa di statico, avvenuto duemila anni fa e ormai passato, ma è dinamico, nel senso che è iniziato con la v enuta storica e continua con i suoi effetti tutti i giorni della vita umana, ed è proteso verso un tempo ultimo. E’ una realtà, cioè, in rapporto ad una visione storica del mondo e della presenza operante di Dio nel mondo, diretta verso la manifestazione finale di dio che concluderà la storia. allora possiamo affermare che l’escatologia è il luogo in cui si colloca l’evento cristologico. 2. Contemporaneamente la cristologia è il luo go di novità della escatologia Anzitutto perché l’Incarnazione costitu isce l’anticipazione del futuro: Se l’essenza della vita eterna è, in pratica vivere al cospetto di Dio, ciò già si verifica nella sua venuta nella carne, anche se questa venuta non esaurisce l’attesa finale del totale rinnovamento dell’uomo e del mondo. Inoltre l’evento pasquale è la norma costante dell’escatologia. Per evento pasquale intendiamo la sintesi tra croce e gloria. Ora una visione escatologica del mondo deve passare anzitutto sotto il segno della croce, per evidenziare tutti i suoi limiti , tra cui c’è il pungiglione della morte; ma tale visione passa poi, attraverso l’assunzione dei limiti, verso una gloria finale... b)ESCATOLOGIA ED ANTROPOLOGIA L’Escatologia è stata sempre direttamente coll egata all’antropologia. La tradizione dogmatica testimonia che le varie concezioni dell’uomo (teniamo presente che per dare una definizione di uomo, interferiscono varie discipline:filosofia, storia, teologia...) hanno sempre influito sul dato escatologico, spesso apportando anche una certa riduzio ne del dato cristiano. Per avere dualistica della un lettura esempio della basta realtà pensare che ha all’eccessiva suscitato una tensione serie di problematiche: a) Eccessivo estrinsecismo tra naturale/soprannaturale b) ‘ c) separazione tra indiv iduo/realtà ‘ ‘ tra corpo/anima 4.2. Metodo e difficoltà Circa il metodo occorre fare una importante precisazione: <<Dobbiamo a v e r c h i a r o c h e q u i t o c c h i a m o i l i m i t i d i o g n i p e n s a b i l i t à > > . 15 P a r l a r e d i ‘ciò che sarà’ oltrepassa tutte le possibilità del mondo e quindi anche della nostra facoltà di rappresentazione. Evidentemente è proprio per questo che emergono tante difficoltà nell’accettare o solo nel trovare il linguaggio adatto per poter discutere di queste cose. La regola metodologica che occorre tenere presente è quella che K.Rahner chiama ‘processo di smitologizzazione. La conoscenza umana è sempre bipolare: concettuale e visiva. Siamo in grado di pensare solo attraverso una rappresentazione, ma possiamo anche pensare co se che accadono fuori dalla nostra rappresentazione utilizzando altre entità in aiuto. <<La realtà pensabile e non rappresentabile in se stessa è un processo dove la singola immagine e rappresentazione restano appunto solo immagine e rappresentazione, senz a valere in sé stessa, per la cosa pensata 15 G.GRESAKE,Breve trattato sui novissimi, Brescia 1982, p.63. in quanto tale. In molti casi nella teologia non si può affatto dire dove e s a t t a m e n t e c e s s a l a ‘ r e s ’ e c o m i n c i a l a ‘ p u r a i m m a g i n e ’ > > . 16C o m p i t o d e l teologo e del credente è quello di sottoporre <<a critica , in ques to senso, gli schemi rappresentativi dei concetti religiosi impiegati nel dogma accettando il continuo controllo del magistero ecclesiastico affinché nulla v a d a p e r d u t o d e l c o n t e n u t o d i f e d e > > . 17 Forme di linguaggio E’ importante notare la distinzione tra d ue particolari tipi di linguaggio: quello profetico e quello apocalittico. Nel linguaggio profetico si narra partendo dal basso, dal presente verso il futuro, facendo leva sulla continuità dell’adesso con dopo, <<attestando che il futuro dipende anche dal le mosse della libertà umana, e s o t t o l i n e a n d o l ’ e s i g e n z a d e l l ’ i m p e g n o d e l l ’ u o m o n e l l a s t o r i a > > . 18 Il linguaggio apocalittico parte invece dall’alto, procede dal futuro al presente , e mette in evidenza la discontinuità dell’aldiquà con l’aldilà, proclamando l’iniziativa decisiva del mistero divino . 16 K.RAHNER,La risurrezione della carne, in ID.,Saggi di antropologia Soprannaturale, Roma 1965, pp.443-465,qui 452. 17 18 Ibidem, p.453. G.GOZELLINO, op. cit., p.31. Schema II I. N O ZI O NI I N TR O DUT TI V E F ON D AM E NT ALI I. Ch e co sa è l ’ esca to lo g ia 2 .Le ca t eg o r ie p rev ie : a ) Fu tu r o che cosa è il tempo? -quando il tempo divenne storia tempo ciclico/tempo lineare passato/presente/futuro tempo pensato e tempo vissut o -futuro intramondano e futuro assoluto b ) Sp e r a n za: att es a c ris tian a d el f u tu r o 3 .Co nc e tto di Esca to lo g ia 4 . Qu es tio ni e p ist e mo lo g i ch e a)f o n t i (an t ro p o lo g ia e cr ist o lo g ia ) b ) me to d o e d if f ico lt à