Google diventa un Alphabet e il suo algoritmo è sempre più incombente
Sarà un caso, ma proprio il giorno in cui Google annuncia di essere diventato maggiorenne, il new York
Times gli ricorda le vaccinazioni del caso.
larry Page e Sergey Brin , come sempre, colpiscono ad Agosto, ed annunciano che Google non è più una
grande cometa, con un motore di ricerca che tira e una scia di servizi accessori che traducono in
fatturato la potenza di calcolo. Diventa una galassia, con un buco nero al centro, il suo algoritmo
poliedrico, e una serie di satelliti che ruotano attorno.nasce così Alphabet, che, come ha spiegato Page è
innanzitutto l'emblema del vero patrimonio di famiglia, ossia la capacità di indurre linguaggi, ed è
anche un facile gioco di parole ( Alpha-Bet) per indicare una scommessa (bet) su un futuro rendimento
finanziario superiore a tutti i valori di riferimento. Il pane e le rose, potremmo dire, richiamando un altro
inventore di linguaggi e di capacità di calcolo del XIX secolo. Lo schema che vedete è la nuova mappa
dell'impero, che trasforma Google in un'unica business unit, dove tutti i singoli progetti, anche quelli
inizialmente più avvieneristici, diventano rami d'azienda.
Qualcosa di molto di più di un semplice riasse4tto industriale. Il vertice di Google percepisce che
qualcosa sta incubando nella rete , e che le rendite di posizione, anche le più solidfe, potrebbe essere
insidiate in poco tempo da cambi di scena. Las temperatura attorno allo strapotere del principe del
reserche engine sta salendo. In Europa i fronti di guerriglia si aprono uno dopo l'altro: privacy, fisco,
monopolio, concorrenza scorretta. Non meglio il clima negli stessi USA, dove incombono procedure anti
trust. ma il vero spauracchio di Google e l'affacciaqrsi di un altro Google. O meglio, di un'altra cosa, che
condensi nuove domande sociali del popolo della rete e dia corpo e nuovi comportamenti. Gli infiniti
rapporti bilaterali fra il motore di ricerca ele centinaia di milioni dei suoi utenti stanno rallentando.
sempre di più ci si rivolge direttamente ad un unico ambiente social, per le proprie necessità. Facebook
sta diventando quello che Starbucks è nel caffè: non un luogo di consumo momnentaneo ma un
ambiente di vita. Uscirne è sempre più complicato. E Google+, come è noto, non regge la concorrenza.
Allora , secondo i dettami darwiniani della Silicon Valley , ci si adegua: una conglomerata che distribuisce
il peso del mercato su un fronte più ampio, diluendo il carico d'utenza su più marchi e situazioni. Ma il
cuore rimane la potenza di ricerca e di profilazione: l'arsenale è sempre l'algoritmo. Ed è proprio quello il
bersaglio di una nuova scuola di pensiero digitale, che vede nel soluzionismo del software un sistema
da decodificare e negoziare.nelle stesse ore in cui il vertice di Google annunciava la metamoprfosi,il
New York Times lanciava un affondo sul tema delle manipolazioni semantiche prtodotte dagli
algoritmi.Cynthia Dwork, una delle più accreditate ricercatrici sul tema , arruolata dal grande nemico di
Google, Microsoft, inforca gli occhiali e lancia l'allarme: l'algoritmo è uno strum,ento di alterazione
valoriale e analitico, accusa, introducendo il concetto di BIAS digitale. Bias è in psicologia un concetto
molto preciso: pregiudizio inconsapevole che si forma sulla base di informazioni incomplete o artefatte.
Siamo al cuore del problema che abbiamo già incontgrato nel testo Giornalismi nella rete,per non essere
sudditi di Facebook e Google (giornalisminellarete.donzelli.it). Infatti il giornalismo, insieme alla
pubblicità o alla ricerca di lavoro, o ancora all'assistenza e alla finanza sono i terreni dove più plateale è
oggi la manipolazione dei sistemi cognitivi basati su software automatici, secondo la Dwork che afferma
"algorithms and other types of software can discriminate ".La risposta è un atteggiamento critico, che
entri nel merito dei sistemi algoritmici e permetta a chi li usi di poterli valutare e integrare.Si tratta di
promuovere, secondo la Dwork ,un nuovo clima culturale segnato da "equità attraverso la
consapevolezza (Fairness Through Awareness )". E' questo forse il capitolo che manca alla carta della
rete, appena presentata alla Camera dei deputati da parte della commissione presieduta da Stefano
Rodotà. Equità attraverso la consapevolezza significa andare oltre il pur ,ovviamente necessario
impegno per un accesso assicurato a tutti alla rete.Significa affrontare il tema di quale abiente si
incontri oggi on line e come le relazioni fra i cittadini possano essere alterate da poteri quali quelli
dell'algoritmo che condiziona comportamenti e valutazioni. Un vero nuovo alfabeta culturale per il
nuovo Alfabeta tecnologico