EMERGE O NON EMERGE IL LAVORO DOMESTICO SOMMERSO? Filcams, Fisascat, Uiltucs e Federcolf da tempo chiedevano un provvedimento che consentisse la regolarizzazione dei rapporti di lavoro di migliaia di lavoratrici straniere “clandestine”. Il Governo è intervenuto sulla materia attraverso l’articolo 29 del disegno di legge n. 795, meglio conosciuto come “Bossi/Fini”, approvato al Senato e di prossima discussione alla Camera, che dovrebbe consentire la possibilità di regolarizzare i rapporti di lavoro di colf che svolgono attività di cura e/o di sostengo al bisogno familiare. Le modalità previste dal disegno di legge a nostro parere non faranno emergere il lavoro nero, perché le famiglie dovranno pagare una sorta di “tassa”, costituita da un contributo forfettario pari all’importo trimestrale corrispondente al rapporto di lavoro dichiarato. Ciò sarà un disincentivo alla regolarizzazione: perché solo le famiglie ricche potranno permettersi di versare somme “a fondo perduto”; perché, essendo il contributo parametrato al rapporto dichiarato, indurrà i datori di lavoro, per risparmiare, a denunciare tutti i rapporti, che in genere sono a tempo pieno perché basati sulla convivenza, come rapporti a tempo parziale; perché si creano le condizioni affinché i datori di lavoro facciano pagare il tutto alle colf, che sono i soggetti più deboli, in quanto clandestine. Le colf, così, dovranno farsi sfruttare e ringraziare, perché se la loro posizione non verrà sanata adesso, a qualsiasi prezzo, non potrà essere sanata mai più, visto che il disegno di legge esclude ingiustamente ogni possibilità di regolarizzazione per le altre centinaia di migliaia di lavoratori che da più tempo già lavorano nel nostro Paese, contribuendo al benessere dei suoi cittadini perché impegnati in lavori certamente non gratificanti ma sicuramente indispensabili all’economia nazionale e che vengono ora condannati all’insicurezza e all’assenza di tutele, privati di fatto dei diritti più elementari. Questi lavoratori devono accettare tutto ciò perché costretti dalla paura della loro posizione irregolare, che pure - di fatto - non impedisce alle imprese di utilizzarne il lavoro, con retribuzioni e condizioni spesso inique e che, perciò, finiscono con livellare al ribasso anche le condizioni dei lavoratori italiani. È questa la dignità che si vuole riconoscere a chi cura i nostri figli, gli anziani, la nostra casa? Neppure gli italiani, quando emigravano all’estero, venivano trattate in questo modo. Filcams, Fisascat, Uiltucs e Federcolf rivolgono un appello a tutte/i le/i parlamentari, affinché presentino alla Camera emendamenti che cancellino il contributo forfettario e agevolino i versamenti dei contributi arretrati, limitandoli alla sola quota relativa alle prestazioni ancora erogabili dagli enti previdenziali, vale a dire alla quota corrispondente alla pensione. Un altro aspetto non secondario previsto dal disegno di legge (art. 15, comma 1) è la cancellazione della possibilità per lavoratrici e lavoratori stranieri di riprendersi i contributi versati qualora decidano di rientrare per sempre nel proprio Paese (con il quale non vi siano accordi bilaterali in materia pensionistica). Questo provvedimento favorirà ulteriormente il lavoro nero: perché le colf straniere devono versare i contributi a vuoto, senza poter godere di benefici pensionistici? Se il provvedimento passerà, non soltanto si incentiveranno le colf e le famiglie a “lavorare in nero”, ma si sfrutteranno fino all’ultimo le colf estere in regola, venute in Italia per necessità e che dovranno lasciarla, dopo anni di lavoro, perdendo tutti i contributi versati, che serviranno così a finanziare, a loro spese, le nostre pensioni. Invitiamo anche su tale aspetto anzitutto le donne parlamentari, che auspichiamo siano più sensibili su queste tematiche, ad intervenire affinché resti in vigore il comma n. 11 dell’articolo 22 dell’attuale testo unico (D.Lgs. n. 286/98). Ribadiamo che l’emersione del lavoro sommerso in questo settore, che coinvolge anche colf italiane, si combatte aumentando anzitutto la possibilità di deduzione fiscale relativa ai costi che le famiglie sostengono e aumentando i diritti alle lavoratrici le quali, ad esempio, in caso di malattia non hanno ancora nessuna copertura da parte dell’INPS. Le Segreterie Nazionali di Filcams-Cgil Fisascat-Cisl Uiltucs-Uil Federcolf