VII domenica del tempo ordinario B
19 febbraio 2006
La Parola
Prima lettura
Dal libro del profeta Isaia
(Is 43, 18-19. 21-22. 24b-25)
Così dice il Signore: 18 «Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche! 19 Ecco,
faccio una cosa nuova: ora germoglia, non ve ne accorgete? Aprirò anche nel deserto una strada,
immetterò fiumi nella steppa.
21
Il popolo che io ho plasmato per me celebrerà le mie lodi. 22 Invece tu non mi hai invocato, o
Giacobbe; anzi ti sei stancato di me, o Israele.
24b
Tu mi hai dato molestia con i peccati, mi hai stancato con le tue iniquità. 25 Io, io cancello i tuoi
misfatti, per riguardo a me non ricordo più i tuoi peccati. Parola di Dio.
Dal Salmo 40
Rinnovaci, Signore, col tuo perdono.
Beato l’uomo che ha cura del debole,
nel giorno della sventura il Signore lo libera.
3
Veglierà su di lui il Signore,
lo farà vivere beato sulla terra,
non lo abbandonerà alle brame dei nemici.
2
Il Signore lo sosterrà sul letto del dolore;
gli darai sollievo nella sua malattia.
5
Io ho detto: «Pietà di me, Signore;
risanami, contro di te ho peccato».
4
Per la mia integrità tu mi sostieni,
mi fai stare alla tua presenza per sempre.
14
Sia benedetto il Signore, Dio d’Israele,
da sempre e per sempre. Amen, amen.
13
Seconda lettura
Dalla seconda lettera di Paolo apostolo ai Corinzi
(2Cor 1, 18-22)
Fratelli, 18 Dio è testimone che la nostra parola verso di voi non è “sì” e “no”. 19 Il Figlio di Dio, Gesù
Cristo che abbiamo predicato tra voi, io, Silvano e Timoteo, non fu “sì” e “no”, ma in lui c’è stato il
“sì”. 20 E in realtà tutte le promesse di Dio in lui sono divenute “sì”. Per questo sempre attraverso lui
sale a Dio il nostro Amen per la sua gloria. 21 È Dio stesso che ci conferma, insieme a voi, in Cristo, e ci
ha conferito l’unzione, 22 ci ha impresso il sigillo e ci ha dato la caparra dello Spirito Santo nei nostri
cuori. Parola di Dio.
Alleluia, alleluia. (Lc 4, 18)
Il Signore mi ha mandato ad annunziare ai poveri la buona novella,
a proclamare ai prigionieri la liberazione.
Dal Vangelo secondo Marco
(Mc 2, 1-12)
Dopo alcuni giorni, 1 Gesù entrò di nuovo a Cafarnao. Si seppe che era in casa 2 e si radunarono tante
persone, da non esserci più posto neanche davanti alla porta, ed egli annunziava loro la parola. 3 Si
recarono da lui con un paraliticoA portato da quattro persone. 4 Non potendo però portarglielo innanzi, a
causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dov’egli si trovava e, fatta un’apertura, calarono il
lettuccio su cui giaceva il paralitico. 5 Gesù, vista la loro fedeB, disse al paralitico: «Figliolo, ti sono
rimessi i tuoi peccatiC». 6 Seduti là erano alcuni scribi che pensavano in cuor loro: 7 «Perché costui parla
così? Bestemmia! Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?D». 8 Ma Gesù, avendo subito conosciuto
nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate così nei vostri cuori? 9 Che cosa è
più facile: dire al paralitico: Ti sono rimessi i peccatiE, o dire: Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina?
10
Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccatiF, 11 ti ordino –
disse al paralitico – alzati, prendi il tuo lettuccio e va’ a casa tua». 12 Quegli si alzò, prese il suo
lettuccio e se ne andò in presenza di tutti e tutti si meravigliarono e lodavano Dio dicendo: «Non
abbiamo mai visto nulla di simile!». Parola del Signore.
Note del testo
Siamo all’inizio del cap. 2 di Marco. Nel capitolo precedente l’Evangelista ci ha offerto uno spaccato
della vita di Gesù: attraverso il racconto di una giornata che Gesù vive a Cafarnao, poi descrivendo
come il ministero di Gesù, lasciando Cafarnao, si allarga a tutti i villaggi di Galilea. Marco racconta la
predicazione di Gesù, i suoi miracoli, i suoi tempi di silenzio e di preghiera in tutti i luoghi in cui
l’uomo vive, sia nei luoghi religiosi come la sinagoga, sia in quelli privati come la casa di Simone, sia
in quei pubblici come la porta della città. In qualche modo Gesù attraversa tutto lo spazio umano e lo
rinnova con una Parola potente, capace di liberare e di guarire. Con il brano odierno inizia una serie di
cinque controversie, cioè cinque narrazioni dove Gesù si confronta con degli avversari. Il tema rimane
uno solo: l’identità di Gesù, chi è davvero Lui.
Nella prima lettura, il profeta Isaia invita gli ebrei, che sono in esilio, a non vivere di nostalgia. Stanno
male in esilio; così ripensano con nostalgia al passato, a quanto erano fortunati un tempo, a quando
sono usciti dall’Egitto e il Signore ha aperto davanti a loro una strada addirittura in mezzo al mare,
quando a fatto passare a loro il deserto con tutti i pericoli che c’erano… Quello era il tempo della gioia,
era il tempo della salvezza… Adesso c’è solo paura, angoscia e oscurità nel futuro. È vero che i nostri
peccati gridano davanti a Dio, ma riconoscere il proprio peccato è necessario, e per grazia di Dio
riconoscere il nostro peccato è esattamente sentirci dire dal Signore: «Figliolo, ti sono perdonati i tuoi
peccati».
(A): Il racconto è un po’ strano, perché incomincia come un racconto di guarigione. Gesù sta
predicando e gli viene portato un malato. E che cosa ci si aspetta? Evidentemente che lo guarisca. In
realtà sarà un racconto di guarigione, ma non ci arriviamo subito. All’inizio c’è una specie di svolta
inattesa che il racconto prende.
(B): Qui c’è la sorpresa. Dice il Vangelo che Gesù riconosce la loro fede, la fede di quei portatori e di
quel malato. Questa fede è evidentemente la premessa necessaria per i miracoli. Siccome i miracoli
sono opera di Dio, ricevere il miracolo significa accogliere l’opera di Dio dentro la propria esistenza; e
ricevere l’opera di Dio si chiama fede. La fede non è tanto “un fare qualche cosa”, ma essere
disponibili a ricevere l’amore di Dio, il suo perdono, la riconciliazione di Dio, la grazia di Dio,
l’alleanza che Dio ci offre.
(C): Gesù risponde: «Figlio, ti sono rimessi i tuoi peccati», affermando così apertamente che
quell’uomo è un peccatore; non gli dà però del peccatore accusando, ma perdonandolo, annunciandogli
il perdono: «Ti sono rimessi i tuoi peccati». E lo fa con un appellativo affettuoso: «Figlio». In Marco
questa parola “figlio” è usata solo due volte: in 2, 5 e in 10, 24. “Figlio” è una parola di affetto, di
amore e di accoglienza.
(D): «Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?». L’uomo può ribellarsi contro Dio, ma l’uomo non
riesce da solo a tornare a Dio; l’uomo può cadere da solo nelle sabbie mobili, ma non può tirarsi fuori
dalle sabbie mobili se non c’è qualche cosa di esterno a cui aggrapparsi, qualche cosa che gli dia una
solidità che lui non possiede più. Per questo san Paolo, scrivendo ai Corinzi, non dice: riconciliatevi
con Dio; ma dice: «lasciatevi riconciliare con Dio» (2 Cor 5, 20). L’iniziativa della riconciliazione l’ha
presa Dio, è Dio che vi è venuto incontro, è Dio che ha fatto pace con voi, è “Dio che ha cancellato sul
suo libro il vostro peccato” (cfr. Es 32, 32); voi lasciatevi riconciliare, accogliete il dono della grazia di
Dio, il dono della rigenerazione che Dio vi offre. Gesù significa essenzialmente questo: che Dio
effettivamente ci è venuto incontro.
(E): Il problema è che noi riconosciamo la gravità del peccato. Basta guardare il peso della violenza
che c’è nel mondo, il peso della falsità, dell’infedeltà e dei tradimenti, il peso di tutte le
strumentalizzazioni dell’uomo, per renderci conto che il peccato è davvero cosa grave e pesante. Ma il
problema è che normalmente diciamo: “Tutti questi mali dipendono sì dal peccato, ma dal peccato
degli altri. Il mio peccato è solo un peccatuccio”. Invece l’ottica del Vangelo è proprio quella di
riuscire a riconoscere che il nostro peccato esprime una solidarietà con tutte le cattiverie e le ingiustizie
del mondo e che abbiamo bisogno che il nostro cuore sia guarito.
(F): Ma la stranezza è chiaramente che questo non è quello che il paralitico aspettava, e non è quello
per cui i portatori l’hanno portato davanti a Gesù. È qui che il racconto si discosta dal cammino usuale.
Di solito a questo punto il miracolo c’è. Invece c’è un miracolo, per certi aspetti ancora più grande, ma
nascosto; perché? Chiaramente “il perché” riguarda la persona di Gesù: chi è Gesù? Qual è la sua
missione nel mondo? Non c’è dubbio: «Gesù è venuto per sanare tutti coloro che erano sotto il potere
del diavolo, perché Dio era con lui» (At 10, 38b). Ma in che cosa consiste questa guarigione? Il nostro
brano ci dice: innanzi tutto nel perdono dei peccati. Nel quarto Vangelo, il Battista presenta Gesù ai
suoi discepoli con quell’espressione «Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del
mondo!» (Gv 1, 29); questo è il motivo della sua missione. È vero che questa guarigione dell’uomo dal
peccato è accompagnata da quella fisica, ma bisogna che l’uomo nella guarigione del corpo sappia
ritrovare, desiderare e accogliere la guarigione del cuore.
Prefazio suggerito: “Abbiamo riconosciuto il segno della tua immensa gloria quando hai mandato tuo
Figlio a prendere su di sé la nostra debolezza; in lui, nuovo Adamo, hai redento l’umanità decaduta, e
con la sua morte ci hai resi partecipi della vita immortale” (prefazio del tempo ordinario, III).
Padri della chiesa
La guarigione di questo paralitico raffigura la salvezza dell’anima che, sospirando verso Cristo, dopo la
lunga inerzia dell’ozio della carne, ha dapprima bisogno dell’aiuto di tutti per essere sollevata e portata
a Cristo, cioè dell’aiuto dei buoni medici che le ispirino la speranza della guarigione e intercedano per
lei. Dopo aver scoperchiato il tetto, l’infermo è calato dinanzi a Gesù: infatti, svelati i misteri delle
Scritture, si giunge alla conoscenza di Cristo, cioè si discende alla sua umiltà con la pietà della fede.
Secondo il racconto di un altro evangelista, non è senza motivo che la casa di Gesù appaia coperta di
tegole, perché, se c’è chi squarcia il velo della lettera che può apparire di insignificante valore, vi
troverà la potenza divina della grazia spirituale. “Togliere le tegole” alla casa di Gesù significa scoprire
nell’umiltà della lettera il significato spirituale dei misteri celesti (Beda il Venerabile, Commento al
vangelo di Marco).
Magari volessimo, fratelli, magari volessimo tutti renderci ben conto della paralisi del nostro spirito!
Vedremmo l’anima nostra, spogliata delle virtù, distesa sul giaciglio dei vizi; ci apparirebbe chiaro che
Cristo, mentre guarda ogni giorno ai nostri nocivi desideri, ci attira e ci sollecita, anche se riluttanti, a
salutari rimedi (Pier Crisologo, Sermone 50).
Altri autori cristiani
… Lo dobbiamo alla grazia dell’Evangelo, cosÌ difficilmente comprensibile per l’uomo pio, se siamo
posti di fronte alla verità e ci sentiamo dire: sei un peccatore… ed ora vieni, da peccatore quale sei, dal
tuo Dio che ti ama. (…) Cristo è divenuto fratello nostro nella carne perché gli credessimo. In Lui
l’amore di Dio era venuto dal peccatore. Davanti a lui gli uomini potevano essere peccatori e cosÌ
furono guariti. Di fronte a Cristo ogni apparenza era cessata. La miseria del peccatore e la misericordia
di Dio: ecco la verità dell’Evangelo in Gesù Cristo. In questa verità doveva vivere la sua comunità.
Perciò diede ai suoi il pieno potere di ascoltare la confessione del peccato e di perdonare il peccato nel
suo nome: A chi rimetterete i peccati saranno rimessi, a chi li riterrete, saranno ritenuti (Gv 20.23) (D.
Bonhoeffer, La vita comune, 138-9).
Guariscimi, Signore! … Guarisci i miei piedi deboli; non ho nessuna forza per venire a te quando tu mi
chiami, per camminare nelle tue vie, per mettere in pratica il cammino che mi mostri. Trascino le
gambe e zoppico miseramente nel seguirti, e appena tu mi carichi con la più piccola croce, non
soltanto la trascino, ma la lascio cadere. Mio Dio, guariscimi da questo barcollare: fa’ che corra dietro
di te, seguendo l’odore dei tuoi profumi, anziché trascinarmi zoppicando al tuo seguito (C. de
Foucauld, Un amore senza misura, 31-2).
Se tu conoscessi i tuoi peccati, ti perderesti d’animo. – Allora mi perderò d’animo, Signore, se me li
rivelerai. – No, tu non ti dispererai, perché tu li conoscerai nel momento stesso in cui ti saranno
perdonati (B. Pascal, Dialogo con Dio).
Il Signore ha un senso della fedeltà che per noi è quasi assurdo. Nonostante la molestia che riceve dai
nostri peccati sembra dirci: “Crescete uomini, diventate adulti e conoscete la fedeltà ai patti!”. Perché,
anche se a noi non interessasse niente di noi stessi e di lui, a lui la propria fedeltà interessa, gli interessa
la propria promessa già determinata di perdonarci. “Non ricordate più le cose passate”; Dio ci sprona a
voltate pagina e ad accorgerci della novità che lui incarna e compie. “Non ve ne accorgete?”. Dove
stanno le cose nuove? Forse ci aiutano a capirlo il Salmo e il Vangelo. “Beato l’uomo che ha cura del
debole”, dice il Salmo e ci fa notare l’importanza del prendersi cura delle situazioni più disgraziate,
come quel gruppo di persone che si prende cura del paralitico fino a calarlo dal tetto. La cura del debole
si configura come l’elemento nuovo a cui agganciare la propria fedeltà, per finirla con i nostri
tradimenti, per smetterla con l’abuso sui deboli, che teniamo al nostro fianco finché non hanno finito le
cose da dare. Questa novità sta nel riconoscere la debolezza come elemento costitutivo di noi stessi e
decidere di farci carico del peso che sta schiacciando il debole, portando e innalzando il lettino del
paralitico, con la chiarezza di non poterlo aiutare in nessun modo, se non presentandolo con ogni sforzo
davanti a Gesù (Gruppo OPG).
Passi biblici paralleli
Confronta: Mt 9,1-8; Lc 5,17-26
vv 1-2 Mt 4,12-13: Avendo intanto saputo che Giovanni era stato arrestato, Gesù si ritirò nella Galilea
e, lasciata Nazaret, venne ad abitare a Cafarnao, presso il mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali.
Mc 1,36-38: Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce e, trovatolo, gli dissero:
“Tutti ti cercano!”. Egli disse loro: “Andiamocene altrove per i villaggi vicini, perché io predichi anche
là; per questo infatti sono venuto!”.
Mc 1,45: Ma quegli, allontanatosi, cominciò a proclamare e a divulgare il fatto, al punto che Gesù non
poteva più entrare pubblicamente in una città, ma se ne stava fuori, in luoghi deserti, e venivano a lui
da ogni parte.
Mc 7,24: Partito di là, andò nella regione di Tiro e di Sidone. Ed entrato in una casa, voleva che
nessuno lo sapesse, ma non potè restare nascosto.
Mc 1,21-22: Andarono a Cafarnao e, entrato proprio di sabato nella sinagoga, Gesù si mise ad
insegnare. Ed erano stupiti del suo insegnamento, perché insegnava loro come uno che ha autorità e
non come gli scribi.
2Tm 4,2: annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci,
rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina.
vv 3-4 Gv 5,6-8: Gesù vedendolo disteso e, sapendo che da molto tempo stava così, gli disse: “Vuoi
guarire?”. Gli rispose il malato: “Signore, io non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando
l’acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, qualche altro scende prima di me”. Gesù gli disse:
“Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina”.
Gb 33,19-26: Lo corregge con il dolore nel suo letto e con la tortura continua delle ossa; quando il suo
senso ha nausea del pane, il suo appetito del cibo squisito; quando la suacarne si consuma a vista
d’occhio e le ossa, che non si vedevano prima, spuntano fuori, quando egli si avvicina alla fossa e la
sua vita alla dimora dei morti. Ma se vi è un angelo presso di lui, un protettore solo fra mille, per
mostrare all’uomo il suo dovere, abbia pietà di lui e dica: “Scampalo dallo scender nella fossa, ho
trovato il riscatto”, allora la sua carne sarà più fresca che in gioventù, tornerà ai giorni della sua
adolescenza: supplicherà Dio e questi gli userà benevolenza, gli mostrerà il suo volto in giubilo, e
renderà all’uomo la sua giustizia.
vv 5-7 Mt 8,8.10-13: Ma il centurione riprese: “Signore, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto,
dì soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. All’udire ciò, Gesù ne fu ammirato e disse a quelli
che lo seguivano: “In verità vi dico, presso nessuno in Israele ho trovato una fede così grande. Ora vi
dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e
Giacobbe nel regno dei cieli, mentre i figli del regno saranno cacciati fuori nelle tenebre, ove sarà
pianto e stridore di denti”. E Gesù disse al centurione: “Và, e sia fatto secondo la tua fede”. In
quell’istante il servo guarì.
Mc 5,33-34: la donna impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti
e gli disse tutta la verità. Gesù rispose: “Figlia, la tua fede ti ha salvata. Và in pace e sii guarita dal tuo
male”.
Lc 7,47-50: Per questo ti dico: le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato. Invece
quello a cui si perdona poco, ama poco”. Poi disse a lei: “Ti sono perdonati i tuoi peccati”. Allora i
commensali cominciarono a dire tra sé: “Chi è quest’uomo che perdona anche i peccati?”. Ma egli
disse alla donna: “La tua fede ti ha salvata; và in pace!”
At 11,23-24: Quando Barnaba giunse e vide la grazia del Signore, si rallegrò e, da uomo virtuoso qual
era e pieno di Spirito Santo e di fede, esortava tutti a perseverare con cuore risoluto nel Signore. E una
folla considerevole fu condotta al Signore.
At 14,8-10: C’era a Listra un uomo paralizzato alle gambe, storpio sin dalla nascita, che non aveva mai
camminato. Egli ascoltava il discorso di Paolo e questi, fissandolo con lo sguardo e notando che aveva
fede di esser risanato, disse a gran voce: “Alzati diritto in piedi!”. Egli fece un balzo e si mise a
camminare.
Gc 5,14-16: Chi è malato, chiami a sé i presbiteri della Chiesa e preghino su di lui, dopo averlo unto
con olio, nel nome del Signore. E la preghiera fatta con fede salverà il malato: il Signore lo rialzerà e se
ha commesso peccati, gli saranno perdonati. Confessate perciò i vostri peccati gli uni agli altri e pregate
gli uni per gli altri per essere guariti. Molto vale la preghiera del giusto fatta con insistenza.
1Cor 11,26-30: Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate
la morte del Signore finché egli venga. Perciò chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il
calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore. Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e
poi mangi di questo pane e beva di questo calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo
del Signore, mangia e beve la propria condanna. È per questo che tra voi ci sono molti ammalati e
infermi, e un buon numero sono morti.
Gv 5,14: Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: “Ecco che sei guarito; non peccare più,
perché non ti abbia ad accadere qualcosa di peggio”.
Sal 103,3-4: Egli perdona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue malattie; salva dalla fossa la tua vita, ti
corona di grazia e di misericordia.
1Gv 1,8-10: Se diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi. Se
riconosciamo i nostri peccati, egli che è fedele e giusto ci perdonerà i peccati e ci purificherà da ogni
colpa. Se diciamo che non abbiamo peccato, facciamo di lui un bugiardo e la sua parola non è in noi.
Eb 2,17-18: Perciò doveva rendersi in tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote
misericordioso e fedele nelle cose che riguardano Dio,allo scopo di espiare i peccati del popolo. Infatti
proprio per essere stato messo alla prova ed avere sofferto personalmente, è in grado di venire in aiuto
a quelli che subiscono la prova.
Mc 14,61-64: Ma egli taceva e non rispondeva nulla. Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò
dicendogli: “Sei tu il Cristo, il Figlio di Dio benedetto?”. Gesù rispose: “Io lo sono! E vedrete il Figlio
dell’uomo seduto alla destra della Potenza e venire con le nubi del cielo”. Allora il sommo sacerdote,
stracciandosi le vesti, disse: “Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Avete udito la bestemmia; che
ve ne pare?”. Tutti sentenziarono che era reo di morte.
Mc 3,28-30: In verità vi dico: tutti i peccati saranno perdonati ai figli degli uomini e anche tutte le
bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito santo, non avrà perdono in eterno:
sarà reo di colpa eterna”. Poiché dicevano: “È posseduto da uno spirito immondo”.
v 8 Gv 2,24-25: Gesù però non si confidava con loro, perché conosceva tutti e nonaveva bisogno che
qualcuno gli desse testimonianza su un altro, egli infatti sapeva quello che c’è in ogni uomo.
Eb 4,13: Non v’è creatura che possa nascondersi davanti a lui, ma tutto è nudo e scoperto agli occhi
suoi e a lui noi dobbiamo rendere conto.
Mc 8,17: Ma Gesù, accortosi di questo, disse loro: “Perché discutete che non avete pane? Non
intendete e non capite ancora? Avete il cuore indurito?
vv 9-11 Is 1,18: “Su, venite e discutiamo” dice il Signore. “Anche se i vostri peccati fossero come
scarlatto, diventeranno bianchi come neve. Se fossero rossi come porpora, diventeranno come lana.
Mt 1,21: Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi
peccati”.
1Tm 1,15: Questa parola è sicura e degna di essere da tutti accolta: Cristo Gesù è venuto nel mondo
per salvare i peccatori e di questi il primo sono io.
At 5,31: Dio lo ha innalzato con la sua destra facendolo capo e salvatore, per dare a Israele la grazia
della conversione e il perdono dei peccati.