“L’ APPARIZIONE DEL RISORTO” Giovanni 20, 19-31 In questi giorni la liturgia ci fa assistere alla nascita della fede pasquale nei discepoli, mediante le apparizioni del Risorto: la risurrezione ha generato la fede nei discepoli scoraggiati, delusi e frastornati. E’ la fede della Chiesa nata dal Cuore trafitto di Cristo, quella che riceve il dono dello Spirito, l’invio in missione e il potere di perdonare i peccati. “Venne Gesù a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: pace a voi”. Giovanni sottolinea con forza che il Cristo che appare e che sta in mezzo ai discepoli non è un fantasma, ma realmente il Gesù che inchiodato alla Croce e per questo mostra le mani e i piedi e il costato: i segni del suo martirio per amore. E tuttavia, questo Gesù risorto è diverso: passa a porte chiuse e poi scompare ai loro occhi. L’itinerario della fede: i discepoli compiono un viaggio: prima in preda alla paura stanno chiusi a chiave, poi furono pieni di gioia. Il motivo della paura non è nuovo in Giovanni: c’è la paura della folla che non osa pronunciarsi per Gesù e la stessa paura è dei genitori del cieco nato che non osano riconoscere Gesù per paura di essere cacciati dalla sinagoga. E’ sempre una paura che viene dal mondo che se ne serve per impedire alla luce di farsi strada:una paura che trova complicità nel cuore del discepolo che non ha ancora infranto l’attaccamento a se stesso. Solo vincendo l’eccessivo attaccamento a se stesso il discepolo è disponibile ai doni pasquali di Gesù: la pace e la gioia. “Come il Padre ha mandato me, così io mando voi”. Innanzitutto Gesù invia i suoi discepoli; non precisa dove e a chi li manda, se tutte le genti, come Matteo. Ma l’indeterminazione è eloquente: l’apertura della missione è a senza confini. “Ricevete lo Spirito Santo, a chi rimetterete i peccati saranno rimessi” “Ricevete lo Spirito Santo, a chi rimetterete i peccati saranno rimessi” Ecco il dono dello spirito e il potere di rimettere i peccati. Lo Spirito è dono del Cristo da cui sulla croce scaturì il sangue dello Spirito. E quale significato attribuire all’espressione “rimettere-ritenere” i peccati? Quello che è certo è che viene affermata una stretta relazione fra una decisione della Chiesa sui peccati e il giudizio di Dio e che non possiamo ridurre il testo a un semplice mandato di predicare la remissione dei peccati. Dobbiamo invece vedervi un significato “sacramentale”, nel senso che la misericordia di Dio si attua nella Chiesa e attraverso la Chiesa. Alle mani degli apostoli è affidato il potere di sciogliere gli oscuri nodi del peccato nel nome del Signore risorto. Ma c’è un’altra via , in subordine a questa che resta sempre fondamentale: è quella del perdono fraterno. È l’invocazione che ripetiamo ogni giorno nel “Padre nostro”: “Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori”. Perdonati, perdoniamo e perdonando saremo perdonati. E’ questo il cerchi luminoso del perdono cristiano che apre l’orizzonte di un nuovo mattino anche per chi ha commesso il delitto più atroce, anche per chi ha lo spirito bruciato dal male. Canta la liturgia orientale: “Sei venuto in mezzo a noi, Signore, nella sera di Pasqua con le mani colme di doni. Ma il dono più prezioso era il tuo perdono perché i tuoi figli sempre sperassero. Accorriamo a te, Signore, nel giorno della tua Pasqua per accogliere il tuo dono eccellente e con te risorgere alla tua gloria”. “Beati coloro che crederanno senza vedere”. Ecco la beatitudine pasquale del Risorto, a Tommaso, sì, ma anche a ciascuno di noi che oggi siamo riuniti in Assemblea ecclesiale e come Tommaso ci prostriamo adorando ed esclamando: “Mio Signore e mio Dio!”. E riconosciamo nelle sue sante piaghe i segni della Misericordia divina che oggi, dopo le apparizioni del Risorto a Faustina Kowalska anche noi celebriamo e crediamo. Infatti oggi è la domenica della Divina misericordia che Gesù ha chiesto a questa santa e che Giovanni Paolo II ha attuato per tutta la Chiesa in questo giorno benedetto. Camilla Vitali, Missionaria del Cuore di Gesù