9 C Corpus Domini - salesiani don Bosco

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Anno C
SS. CORPO E SANGUE DI CRISTO
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Gn 14,18-20 - Offrì pane e vino.
Dal Salmo 109 - Rit.: Tu sei sacerdote per sempre, Cristo
Signore.
1 Cor 11,23-26 - Ogni volta che mangiate di questo pane e
bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore.
Canto al Vangelo - Alleluia, alleluia. Io sono il pane vivo disceso
dal cielo, dice il Signore; chi mangia di questo pane vivrà in
eterno. Alleluia.
Lc 9,11b-17 - Tutti mangiarono e si saziarono.
Pane e vino
1. Il sacrificio di Melchisedek. Nell’antichità gli uomini di cui ci parla la
Bibbia credevano profondamente di aver ricevuto tutto da Dio: la loro
vita e quella dei loro figli, la salute, i boschi, i campi, come pure gli
animali, il grano e i frutti. Per esprimere la loro gratitudine per questi
doni offrivano a Dio dei sacrifici. Di solito offrivano animali e, tra essi,
il più spesso un agnello. La Sacra Scrittura dice che a volte offrivano
in sacrificio anche le piante. Così, ad esempio, Mosè ordinò agli Ebrei
di raccogliere ogni anno i primi frutti e le prime verdure cresciute nei
loro campi, sistemarli in una cesta e portarli al tempio. Là il sacerdote
prendeva la cesta e la portava davanti all’altare. Colui che aveva
portato i frutti recitava una preghiera nella quale ringraziava Dio per
aver dato agli Ebrei un paese dove scorreva latte e miele, cioè molto
fertile (Dt 26,9). Poi disponeva i suoi doni, faceva un inchino profondo
e diceva: “Ora, ecco, io presento le primizie dei frutti del suolo che tu,
Signore, mi hai dato” (Dt 26,10).
La prima lettura parlava di Melchisedek, il misterioso sacerdote di Dio
altissimo. Egli era nello stesso tempo il re di Salem. Gli studiosi
suppongono che si trattasse di Gerusalemme.
Quando Abramo vinse i quattro re che avevano rapito suo nipote Lot,
Melchisedek gli venne incontro e offrì a Dio in sacrificio il pane e il
vino.
2. I doni sacrificali di Cristo. Il pane e il vino offerti in sacrificio da
Melchisedek erano una figura, un’immagine del sacrificio di Cristo.
Come dice san Paolo nella seconda lettura, anche Gesù offriva in
sacrificio a suo Padre il pane e il vino. Da allora noi cristiani non
celebriamo come gli Ebrei sacrifici cruenti di animali, non uccidiamo
SS. Corpo e Sangue di Cristo “C” - “Omelie per un anno 1”, Elledici
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come loro i vitelli e gli agnelli, non li facciamo soffrire. Il dono del
pane e del vino ci sembra più buono e più bello.
Fra poco i chierichetti porteranno all’altare il pane sotto la forma di
ostia e il vino. Il sacerdote li prenderà in mano, li alzerà un po’ e dirà
che li offriamo come il frutto della terra e del lavoro dell’uomo.
Insieme con il pane e il vino offriamo a Dio il lavoro degli agricoltori,
ortolani, fornai e di tutti noi che lavoriamo per guadagnarci il pane.
Dopo il sacerdote dirà: “Pregate, perché il mio e vostro sacrificio sia
gradito a Dio, Padre onnipotente”. Queste parole servono a
sottolineare che non è solo un dono, una offerta del sacerdote, ma di
tutti i presenti in chiesa, e quindi anche vostra, ragazzi e ragazze.
All’offerta del pane e del vino, il nostro dono comune, ogni bambino
dovrebbe unire anche un dono proprio, personale. Spesso sarà
un’offerta in denaro, se i vostri genitori ve ne danno. Ma non è la
cosa più importante. Più di tutto piacerà a Dio il dono delle vostre
buone azioni, il dono dei compiti fatti bene, l’aiuto nello studio offerto
volentieri ai compagni, piccoli piaceri fatti a genitori e fratelli. Può
essere anche il dono di un dispiacere sopportato con calma, come
pure delle gioie vissute durante la settimana.
Il sacrificio degli antichi Ebrei finiva con l’offerta a Dio dell’agnello,
frutti o pane. La nostra offerta invece continua. Il pane e il vino
vengono trasfigurati nel Corpo e nel Sangue di Gesù. Ciò avviene
durante la consacrazione, quando a nome di Gesù il sacerdote dice
sul pane: “Questo è il mio corpo”, e sul vino: “Questo é il calice del
mio sangue…”.
Grazie a ciò, dopo l’elevazione possiamo offrire a Dio Padre non più il
pane e il vino, ma il dono più perfetto che ci possa essere: il Corpo e
il Sangue di Cristo e la sua passione per noi sulla croce. Perciò il
sacerdote dice: “Ti offriamo, Padre, in rendimento di grazie questo
sacrificio vivo e santo”.
Dopo la consacrazione, come durante l’offertorio, il sacerdote non
dice “offro”, ma “offriamo”. Anche voi, ragazzi, offrite Gesù in
sacrificio a Dio Padre. Il ragazzo che se ne ricorda partecipa
coscientemente e nel modo giusto alla santa Messa.
Non dovreste quindi rimanere con la testa vuota dopo l’elevazione,
mentre il sacerdote pronuncia queste parole.
3. La spartizione del pane. Nei primi secoli i cristiani portavano in
chiesa moltissimo pane, vino e altri cibi, che non servivano solo per
celebrare la Messa. Una parte veniva consumata insieme dopo la
Comunione, durante la cosiddetta “agàpe”. Il resto veniva distribuito
ai poveri, portato alle case di coloro che non avevano potuto
partecipare personalmente, e anche ai prigionieri. Ai nostri tempi non
lo facciamo più. Nella maggior parte delle nostre chiese viene tanta
gente che non ci sarebbe posto né tempo per un simile ricevimento.
SS. Corpo e Sangue di Cristo “C” - “Omelie per un anno 1”, Elledici
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Oggi - anche se in un altro modo - tutti noi che partecipiamo al
sacrificio eucaristico dovremmo ricordarci dei bisogni dei nostri
fratelli. Dio stesso viene a noi, condividiamo lo stesso pane
eucaristico e quindi dovremmo condividere anche il semplice pane
quotidiano.
Un sacerdote un giorno organizzò una gita per i ragazzi. Prima di
partire ascoltarono la santa Messa e ricevettero la Comunione. Ogni
ragazzo aveva un sacchetto con il cibo per tutto il giorno. Il sacerdote
propose di metterli tutti insieme e di prendere poi, a pranzo e a
merenda, ciò che era necessario. Purtroppo i ragazzi non accettarono
la proposta. Nessuno di loro voleva separarsi dalle leccornie preparate
dalla mamma: pensavano che gli altri non avessero panini e dolci
altrettanto buoni. Eppure poco prima avevano ricevuto la santa
Comunione: nelle loro anime c’era Gesù, erano un’unica famiglia di
Dio. Se anche voi preparate una gita tutti insieme, spero che non
commettiate lo stesso errore.
Il sacrificio comune della Messa ci incoraggia a dividere con gli altri
durante la settimana non tanto il pane e le cose materiali, perché i
nostri conoscenti e compagni di solito ne hanno a sufficienza, ma le
nostre capacità, aiutandoci a vicenda nel lavoro, e il nostro tempo,
andando a trovare i malati. Dovremmo dividere le buone parole e il
sorriso con coloro che sono tristi perché hanno dei problemi.
“Comunione” significa avere insieme, dividere. Se durante la
settimana saprete dividere con gli altri il vostro tempo, le vostre
capacità e tutto ciò che possedete, sarà il miglior modo di ringraziare
per la santa Comunione di oggi e nello stesso tempo una buona
preparazione a ricevere Gesù domenica prossima.
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