Cristo, crocifisso e risorto, vive in noi (appunti liberamente tratti da una meditazione del patriarca emerito card. Marco Cè agli esercizi spirituali diocesani) Dopo la morte di Gesù, i suoi seguaci perdono la fede: “Noi speravamo … ormai tutto è finito”. Il Risorto stesso riaccende la loro fede, apparendo ai due che vanno a Emmaus e poi a tutti gli apostoli insieme. Annoto due cose: Apparendo dice: degli eventi della mia morte e risurrezione mi sarete testimoni Non lasciate Gerusalemme fino a che non abbiate ricevuto dal Padre lo Spirito che vi è stato promesso Gesù sale al cielo, ci manda il suo Spirito; gli apostoli partono secondo il comando del Signore. E cosa fanno? Le stesse cose che faceva Gesù! (cfr Atti degli Apostoli). Incomincia la vicenda della Chiesa che è testimonianza al Risorto, il Vivente. Come? Facendo le cose che faceva lui. Allora che cos’è la Chiesa? Che cosa dobbiamo essere noi cristiani nella storia? La Chiesa è il mistero del Cristo glorioso che porta a compimento la sua opera, mediante noi, suo corpo. Ma cosa vuol dire? Dio Padre poteva disporre che il mondo fosse salvato solo da Gesù. Ha voluto, invece, associare noi a Gesù, come le membra nel corpo: il soggetto pieno della salvezza è il Christus totus, Cristo, capo e corpo. Cristo ci dona il suo Spirito; grazie ad esso siamo abilitati a fare le cose che faceva Lui, continuare la sua opera nella nostra storia (cfr Col 1,24). In qualche modo noi siamo il compimento di Cristo, quasi un prolungamento della sua umanità, grazie al suo Spirito che ci anima, perché ci abita. L’evangelista Luca, oltre al terzo Vangelo, ha scritto anche gli Atti degli Apostoli, che narrano i primi decenni della vita della Chiesa dopo l’ascensione di Gesù. Come li ha concepiti? Come una continuazione del Vangelo. Nel Vangelo Gesù è il protagonista col suo corpo mortale; negli Atti, il protagonista è sempre Gesù, però mediante noi, condotti e animati dal suo Spirito. Fra noi e Gesù c’è una solidarietà vitale che è paragonabile all’unità inscindibile fra la vite e i tralci (la pianta porta frutti sui rami). 1 Grazie al Battesimo, la nostra è “vita in Cristo”. In qualche modo, Cristo vive in me, agisce attraverso me e tutto quello che faccio, in Cristo, viene redento! Da qui le nostre responsabilità sociali: - attraverso noi Gesù diventa contemporaneo - attraverso noi Gesù salva la nostra storia - dobbiamo mettere a disposizione di Gesù il meglio della nostra attività, intelligenza, competenza anche economica e sociale. Il Salvatore è sempre Lui, ma salva mediante noi, sue membra Questo è rendere testimonianza al Risorto: consentirgli di vivere e agire in noi. La nostra vita diventa come un prolungamento della sua: io vivo, però è Lui che vive in me. Mettiamogli a disposizione il meglio di noi stessi. Questo si applica a tutta la mia vita, non solo ai suoi momenti spirituali. Dove sono io, lì c’è Lui. Ciò che io faccio, è Lui che lo fa: io agisco per conto suo, come un membro agisce per il tutto della persona e come il ramo porta frutti per la pianta. Come lo fa? - dando a ciascuno un compito, un dono - lo Spirito mi ricorda le sue parole - lo Spirito mi aiuta a fonderle nella vita. Ciò che ne risulta è che Cristo vive e salva la nostra storia Dove arrivo io arriva Gesù. Dove io lo fermo, Lui si ferma Come nutro questa vita? - con l’Eucaristia domenicale - con la preghiera quotidiana e la Parola - con un grande amore per il mondo: se vivo per Cristo, vivo per il mondo. Se mi stacco da Cristo, mi ripiego su me stesso. Proprio per amore del mondo, quello che faccio, lo devo fare con tutta la competenza che mi è possibile. 2 La Chiesa ha bisogno di voi battezzati laici, soprattutto in questo momento di radicale secolarizzazione, per dare speranza al mondo. Il vostro quotidiano impegno nella famiglia, nel lavoro, nello studio, nel territorio …. vissuto nella fede diventa la vostra santità. Per il dono dello Spirito, la Grazia della Pasqua vi intride (vi penetra tutti) e redime e salva ciò che voi fate. La salvezza giunge dove arrivate voi, uomini della Pasqua. Voi dovete cogliere e sciogliere il gemito della creazione (Rom 8, 18). Dal trono dell’Agnello esce un fiume di acqua viva, lungo le sue rive crescono alberi le cui foglie “servono a guarire le nazioni” (Ap 22,2). La Pasqua è il fiume. Voi siete quelle foglie che guariscono le nazioni. Noi, il corpo di Cristo per guarire le nazioni, presenza attuale di Cristo dove siamo, manifestazione (epifania) della sua potenza che “cambia” l’acqua in vino, trasforma l’azione puramente naturale in costruzione del Regno di Dio. Come ce la farete? Anche voi porterete ogni giorno la croce di Gesù. “Portare la croce ogni giorno”, come dice il Vangelo, è “fare la volontà di Dio ogni giorno”. Questo comporta la fatica della non conformità al comune modo di pensare. Per vivere la “vita in Cristo” e indispensabile: La preghiera quotidiana: bisogna essere fedeli e riappropriarci del tempo. Gesù pregava. Senza preghiera non si vive la vita in Cristo. La “Lectio divina”, il contatto con la Parola di Dio, con i Vangeli soprattutto. Accostarsi alla Parola non è solo lettura, è incontro con il Signore. L’Eucaristia domenicale Il “Nuovo Israele” si raduna per ascoltare la Parola ed entrare in comunione con il corpo di Cristo, che è corpo donato. È il vero nutrimento del cristiano, nutre la nostra “vita in Cristo”. Non è solo nutrimento, ma è anche la “norma” della vita cristiana, la legge nuova dell’amore. Comunicare al “corpo donato per” e “al sangue versato per” è entrare nel dinamismo dell’amore. Questo deve “impregnare” tutta la vita della mia settimana. Deve tradursi in aiuto al debole, in solidarietà, in partecipazione, condivisione… nella carità della verità, nella carità dell’educazione: la più alta. 3