Eucaristia e poveri Un itinerario con le Beatitudini Beati quelli che piangono, perché saranno consolati! Mt,5-4 1. ASCOLTARE La Parola: chi sono “quelli che piangono”?: Ascoltiamo alcuni testi che ci possono aiutare: Dal libro del profeta Isaia 61,1a.2: “Lo spirito del Signore Dio è su di me perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione; mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai miseri, per consolare tutti gli afflitti, per allietare gli afflitti di Sion”. Dal libro del profeta Geremia 31,10-12: “Ascoltate la parola del Signore, popoli, annunziatela alle isole lontane e dite: Chi ha disperso Israele lo raduna e lo custodisce come fa un pastore con il gregge”, perché il Signore ha redento Giacobbe, lo ha riscattato dalle mani del più forte di lui. Verranno e canteranno inni sull’altura di Sion, affluiranno verso i beni del Signore, verso il grano, il mosto e l’olio, verso i nati dei greggi e degli armenti. Essi saranno come un giardino irrigato, non languiranno più. Allora si allieterà la vergine della danza; i giovani e i vecchi gioiranno. Io cambierò il loro lutto in gioia, li consolerò e li renderò felici, senza afflizioni”. Gesù stesso dice: “In verità, in verità vi dico: voi piangerete e vi rattristerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia. La donna, quando partorisce, è afflitta, perché è giunta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell’afflizione per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nella tristezza; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno vi potrà togliere la vostra gioia. In quel giorno non mi domanderete più nulla” (Gv 16,20-23). Per la lectio «Beai quelli che piangono»: cioè quelli che sono nella sofferenza, nel lutto. Piangono e lo accettano, sono nel lutto con umiltà e si pongono davanti a Dio. E sono anche quelli che fanno lutto per la consapevolezza del peccato. Il contrario di questa beatitudine è la realtà mondana dei gaudenti, di quelli cioè che si installano nel mondo e ci sguazzano (cf. Am 6, 4-6 e Is 66, 10s). La beatitudine dell’afflizione (assieme a povertà e mitezza) è la proposta di un atteggiamento nuovo, diverso, opposto, che libera il desiderio di godere da un egoismo di fondo. La beatitudine del pianto ha un significato profondo. Non è un’afflizione vana, un piangersi addosso, un lamentarsi senza fine. È la consapevolezza di un dono di comunione a cui si è chiamati e la visione della propria e altrui lontananza, è la nostalgia di Dio, del suo volto; è l’“ansia” per la salvezza di ogni uomo. Nasce, quindi, da un cuore libero e aperto alla grazia. Tutto ciò è anche il saper “vedere” la verità delle cose e il senso profondo della vita, così che il pianto è il segno dell’aspirazione al raggiungimento della pienezza di verità e di vita. Gli “afflitti” sanno confidare a Dio il proprio dolore e consegnarlo a Lui. In questa consegna di fede e fiducia è già la loro consolazione. Nella storia Chiediamoci: chi consola tanti afflitti? Chi gli dà forza? Chi fa incontrare loro vie d’uscita? Chi è presente nella loro dura quotidianità? Chi dice loro segretamente, nel silenzio: “Coraggio! Non perdere fiducia, c’è sempre un modo di uscire dalle situazioni quando si crede in qualcosa? Qual è il segreto della gioia nascosta sotto tante lotte che lasciano cicatrici? Eucaristia e poveri Un itinerario con le Beatitudini S. Francesco ci invita: Lettera a frate Leone (FF 249-250) “Frate Leone, il tuo frate Francesco ti augura salute e pace. Così dico a te, figlio mio, come una madre: che tutte le parole, che ci siamo scambiate lungo la via, le riassumo brevemente in questa sola frase e consiglio - anche se dopo ti sarà necessario tornare da me per consigliarti - poiché così ti consiglio: in qualunque maniera ti sembra meglio di piacere al Signore Dio e di seguire le sue orme e la sua povertà, fatelo con la benedizione del Signore Dio e con la mia obbedienza. E se ti è necessario per il bene della tua anima, per averne altra consolazione, e vuoi, o Leone, venire da me, vieni”. 2. DISCERNERE Alcuni testimoni La tristezza che nasce dall'abbondanza All'interno delle classi medie e quasi sempre un altro tipo di sofferenza. La volontà di migliorare acuisce la concorrenza. Gli appelli della pubblicità stimolano il desiderio di possedere. I conglomerati urbani in cui la gente abita producono una massa di solitari. La folla nelle strade e la follia del traffico costruiscono un’armatura di difesa e di sospetto contro gli sconosciuti. Le relazioni umane diventano instabili e mercantili. Non si ricava molto piacere dal lavoro perché si fa quello che rende e non quello che piace. E, al di là di tutto questo, volteggia come un corvo sinistro la paura della disoccupazione, di perdere quello che si ha, di uscire dal benessere. La classe media non ha fame di pane, ma corre il rischio di diventare indifferente per la paura di perdere le comodità conquistate come se fossero l'ingrediente indispensabile e unico della felicità. Chi ci libererà dalla paura? Chi allevierà la nostra angoscia? Chi ci sottrarrà allo stress e alla tensione quotidiana? Chi ci restituirà l'allegria? Chi ci ispirerà la generosità? Chi ci renderà leggeri come coloro che danzano per la gioia di vivere? Chi ci darà il coraggio di osare e infrangere i condizionamenti? Chi sarà capace di farci diventare puri in mezzo a tanti legami che ci trattengono? Chi ci darà il coraggio di cercare la libertà in mare aperto, buttando via il carico superfluo?” (Waldemar Boff) Beati gli afflitti, perché saranno consolati .( Mt. 5,4) “L’istituto delle Missionarie della Regalità di Cristo è formato da laiche che, rispondendo ad una chiamata particolare del Signore, vivono una totale consacrazione a Dio secondo lo spirito delle beatitudini, per una missione nel mondo” ( Cost. art.1 ) Sono una missionaria della Regalità di Cristo: afflizione, sofferenza, pianto, sono anche una mia esperienza. Sono per me una beatitudine? Sì! Se mi metto in comunione con l’afflizione di Gesù. “La mia anima è triste fino alla morte…” ( Mt.26, 38 ) Sì! Se come Gesù, mi rivolgo a Dio nel mio dolore. “Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice” (Mt.26,39 ) Sì! Se come Gesù, nel momento della mia afflizione, mi affido a Dio. “Però non come voglio io, ma come vuoi tu” ( Mt. 26,39 ) In chi ripongo la mia fiducia? Non sulle mie forze, ma sulle possibilità di Dio. Da chi mi può venire la consolazione? Dalla fedeltà di Dio alla sua promessa. Dalla mia fiducia nel suo amore per me. Dal dono di me a Lui. Dal concepire la mia vita come dono e servizio. Noi siamo chiamate a passare attraverso le sofferenze quotidiane, quelle comuni a tutti, come persone che sanno in Chi hanno riposto la loro fiducia, che credono nel messaggio delle Beatitudini e sperimentano la gioia della resurrezione ( Mina ) Eucaristia e poveri Un itinerario con le Beatitudini Soffrire per amore per la salvezza degli uomini, si illumina dello splendore della resurrezione. “Tu sei il sale della terra…” ( Mt.5,13 ) Quando ? “Tu sei la luce del mondo” ( Mt. 5, 14 ) …..mi impegno, con i consigli evangelici, a vivere in modo più radicale la mia unione con Cristo nella Chiesa ed ad essere totalmente disponibile ai fratelli. ( Cost. art.7 ) TOTALMENTE DISPONIBILE AI FRATELLI “Ma a voi che ascoltate io dico :… Ciò che volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo agli altri…. Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro” ( Lc. 6,27 -……36 ) “Se ti è necessario per il bene della tua persona, per averne altra consolazione, e vuoi, o Leone, venire da me, vieni” ( FF 249 ) Posso consolare gli afflitti e liberare dall’afflizione. Quando? Come? Essere fedele a Dio per essere fedele agli uomini. Incontrare Cristo per vedere e servire le vecchie e nuove povertà ; sentirmi amata da Cristo per partecipare agli altri i doni che ho ricevuto È LA MIA VOCAZIONE ED IL MIO PROGRAMMA DI TUTTA LA VITA E DI OGNI GIORNO Silvana Alcune domande Davanti al dilagare delle informazioni, possiamo essere tentati di indifferenza, di non lasciarci raggiungere dal dolore degli altri: dove ci troviamo? C’è un ministero della consolazione, oggi molto necessario: quali possibilità? Il carisma L’obbedienza nasce dalla fede e dalla profezia. I cristiani, in quanto battezzati, sono donne e uomini della memoria: una memoria nutrita di ascolto. E la memoria è molto collegata alla speranza, che guarisce le nostre memorie ferite. L’obbedienza è obbedienza alla storia. Ob-audire: ascoltare in profondità. Un’obbedienza propositiva, dialogica, intelligente diventa la fonte della nostra libertà. L’obbedienza è l’altra faccia dell’amore. Beata te che, soffrendo per il male che c’è nel mondo, ti lasci raggiungere dal dolore degli altri. Dio ti darà la sua consolazione. Eucaristia e poveri Un itinerario con le Beatitudini 3. CONVERTIRSI Nell’Eucaristia presentiamo a Dio il frutto del lavoro dell’uomo, il frutto della sua fatica e della sua gioia. Il gesto del rendere grazie restituisce i beni della creazione e la fatica dell’uomo al fine della vita e della gioia condivisa. Così nasce dall’Eucaristia un credente e una comunità cristiana dove quelli che piangono sono a casa e dove ogni sentimento umano è accolto e trasformato. Mentre celebriamo l’Eucaristia, apprendiamo a diventare eucaristie…diventiamo quindi più vicini a coloro che piangono: Attraverso quale passo nella vita personale? Attraverso quale passo nella vita comunitaria? In quale luogo della storia e del territorio stare in modo nuovo?