CIRCOLARE MIN. INTERNO 7 FEBBRAIO 1961, N. 15 Prevenzione incendi nelle aziende industriali norme tecniche esecutive. Come è noto, con circolare ministeriale n. 17 emanata in data 21 marzo 1960, i comandi dei vigili del fuoco furono invitati a soprassedere temporaneamente alla trattazione delle richieste, loro pervenute, in applicazione delle norme stabilite agli artt. 36 e 37 del decreto del Presidente della Repubblica n. 547 del 27 aprile 1955 e del successivo decreto del Presidente della Repubblica n. 689 del 26 maggio 1959. A seguito di intese con il competente Ministero, al fine di consentire la trattazione delle pratiche con uniformità di criteri, la Direzione generale servizi antincendi con circolare n. 15 del 7 febbraio 1961 ha impartito le disposizioni che dovranno essere osservate dai comandi dei vigili del fuoco sia in campo procedurale che in sede di attuazione delle norme tecniche di prevenzione degli incendi in genere, in particolare per quanto riguarda gli impianti parafulmini. Le disposizioni sono le seguenti: PROCEDURA 1. Le ditte debbono presentare la domanda e la necessaria documentazione allegata, direttamente al comando provinciale dei vigili del fuoco competente territorialmente. 2. Ricevuta la domanda, i comandi dei vigili del fuoco, effettueranno una prima visita, indipendentemente dal fatto che l’azienda sia stata, oppure no, già di recente visitata ai fini dell’espletamento del normale servizio di prevenzione incendi. Ciò in quanto, in sede di normale visita di prevenzione, potrebbero essere stati trascurati alcuni aspetti relativi alla sicurezza dei lavoratori contro i pericoli d’incendio, fondamentali invece per quanto si propongono le norme di cui ai citati decreti presidenziali ed anche perché alcuni controlli potrebbero essere stati eseguiti non in conformità alle disposizioni riportate nella presente circolare. 3. Le visite tecniche di controllo successive alla prima verranno effettuate con la frequenza periodica di seguito indicata: Tabella A del decreto del Presidente della Repubblica 26 maggio 1959, n. 689: — ogni anno le attività indicate dal numero 1 al numero 49; — ogni due anni le attività indicate dal numero 50 al numero 55. Tabella B del decreto del Presidente della Repubblica 26 maggio 1959, n. 689: — ogni anno le attività indicate dal numero 1 al numero 4; — ogni due anni le attività indicate dal numero 5 al numero 7. Tali visite saranno comunque fatte coincidere con quelle che dovrebbero essere effettuate in applicazione delle disposizioni vigenti per l’espletamento del normale servizio di prevenzione, per modo che le ditte non abbiano a subire alcun ulteriore aggravio dell’onere economico. 4. A visita tecnica effettuata, se l’impianto, lo stabilimento, il deposito, ecc., risulta rispondente alle norme tecniche di prevenzione incendi, il comando dei vigili del fuoco rilascerà alla ditta l’apposito «Certificato di prevenzione incendi» di cui all’allegato modello; se invece l’impianto, lo stabilimento, il deposito, ecc., non risulta rispondente alle norme tecniche di prevenzione incendi, per cui si rende necessaria l’attuazione di modifiche e prescrizioni intese a ricondurre le aziende all’osservanza delle disposizioni di sicurezza vigenti, il comando dei vigili del fuoco darà comunicazione scritta alla ditta degli adempimenti, fissando il termine di tempo necessario per la loro esecuzione. In entrambi i casi predetti, delle risultanze della visita tecnica effettuata dovrà essere data notizia al competente ufficio dell’ispettorato del lavoro. 5. La documentazione che la ditta dovrà presentare in allegato alla domanda è la seguente: Per l’esame di progetti di nuovi impianti o modifiche: a) disegni illustranti chiaramente la reale situazione degli impianti e dei fabbricati dell’azienda; b) planimetria della zona circostante l’azienda dalla quale risultino l’ubicazione e la destinazione dei vari fabbricati che prospettano direttamente l’area occupata dall’azienda, fino ad una distanza di metri 100; c) relazione tecnica descrittiva delle caratteristiche costruttive dei vari fabbricati dell’azienda, dei quantitativi di sostanze pericolose tenute in deposito, delle modalità di immagazzinamento e di travaso, delle lavorazioni effettuate, degli impianti fissi e dei mezzi portatili di estinzione; da tale relazione dovrà risultare anche il numero degli addetti all’azienda; Per la prima visita di controllo a impianti esistenti: d) planimetrie dei fabbricati e relazione illustrativa delle lavorazioni che in essi si svolgono. In entrambi i casi innanzi indicati la documentazione dovrà essere presentata in duplice copia e dovrà recare la firma del titolare della ditta e la data di compilazione. Sia nel caso di esame di progetti che in quello di visite di controlli i comandi dei vigili del fuoco, dopo aver accertato che gli impianti progettati e realizzati sono rispondenti, così come riportati nella documentazione, alle norme di prevenzione, apporranno sui vari atti il proprio visto di approvazione, restituendo alla ditta una delle due copie e conservando l’altra agli atti del comando. 6. Come è noto, l’art. 37 del decreto del Presidente della Repubblica n. 547 del 27 aprile 1955 stabilisce che le ditte debbono richiedere la visita di collaudo al competente comando dei vigili del fuoco ad impianto o costruzione ultimati, prima dell’inizio delle lavorazioni, oppure, per quelli esistenti, non oltre sei mesi dopo l’entrata in vigore del decreto del Presidente della Repubblica n. 689 del 26 maggio 1959 (G.U. 4 settembre 1959, n. 212). Il predetto collaudo deve intendersi come controllo della efficienza, dal punto di vista della prevenzione degli incendi, dell’intero impianto, stabilimento, deposito, ecc., e come rispondenza ai dati risultanti dal progetto approvato. Tale controllo deve essere effettuato mediante prove e misure direttamente eseguite dai comandi dei vigili del fuoco per tutto quanto riguarda la loro specifica competenza nel campo della prevenzione degli incendi (osservanza di distanze di sicurezza, possibilità di esodo del personale addetto, realizzazione di muri schermo e di bacini di contenimento, installazione di serramenti a tenuta di fumo, caratteristiche di areazione dei locali, impianti di segnalazione e spegnimento degli incendi, ecc.) Per quanto concerne invece l’accertamento dell’efficienza di particola ristrutture, impianti elettrici, dispositivi, attrezzature, serbatoi e tubazioni a pressione, ecc., il comando, previo controllo dell’esistenza e consistenza degli impianti potrà assumere quale elemento probante ai fini di collaudo, le dichiarazioni tecniche rilasciate da enti, laboratori e professionisti tutti specializzati in materia e autorizzati per legge a rilasciarli, come ad esempio certificati di prove di isolamento elettrico, misure di resistenza ohmica, attestazioni di idoneità di macchine elettriche e apparecchiature relative, certificazioni dei valori massimi e minimi di pressione nelle reti esterne in corrispondenza dei punti di derivazione degli impianti interni, dichiarazione di efficienza di dispositivi di sicurezza per recipienti in pressione da parte della Associazione nazionale controllo combustione e similari, per quanto ricade sotto la loro competenza. Tali dichiarazioni tecniche sono necessarie per la valutazione del grado di efficienza e di sicurezza dell’intero stabilimento, deposito, ecc., tenuto conto dell’impossibilità, per i comandi provinciali dei vigili del fuoco di eseguire direttamente le prove, sia a causa della mancanza di appropriati strumenti, sia a causa della amplissima gamma di specializzazione richiesta per eseguire tutti gli accertamenti previsti. E ciò a parte la considerazione che, in molti casi le prove direttamente eseguite dai comandi costituirebbero un inutile duplicato di accertamenti già eseguiti a richiesta e nell’interesse della ditta, in sede di acquisto e collaudo delle attrezzature. 7. Le pratiche di prevenzione incendi, trattate ai sensi delle disposizioni di legge relative alla prevenzione degli infortuni sul lavoro, dovranno essere tenute in apposito fascicolo separatamente dalle altre pratiche di prevenzione. Ogni fascicolo dovrà contenere tutta la documentazione riguardante la pratica stessa. 8. Le tariffe da applicare, le modalità di registrazione contabile, di ripartizione, ecc., per quanto riguarda le pratiche trattate ai fini della prevenzione degli infortuni sul lavoro, sono quelle vigenti per le normali pratiche di prevenzione incendi. Per quelle attività non contemplate nell’Allegato C della circolare ministeriale n. 6 del 16 gennaio 1949 e per le quali è invece previsto il controllo dei comandi dei vigili del fuoco ai fini della sicurezza contro gli infortuni sul lavoro e che risultano comprese nelle Tabelle A e B annesse al decreto del Presidente della Repubblica n. 689 del 26 maggio 1959, si indicano in allegato i criteri di applicazione delle tariffe vigenti. Nel caso di attività già visitate, come è stato indicato all’art. 2, qualora la nuova visita ai fini della prevenzione degli infortuni sul lavoro venga eseguita prima della scadenza del «Certificato di prevenzione incendi», a suo tempo rilasciato all’attività stessa, il compenso da richiedere sarà quello corrispondente alla classe dello stabilimento, deposito, ecc., ridotto del 50 per cento. 9. Per opportuna conoscenza e norma si riportano infine in allegato alcune disposizioni e chiarimenti forniti dal Ministero del lavoro e della previdenza sociale e stralciati dalla circolare n. 551 del 5 luglio 1960 emanata dal predetto Ministero. COLLAUDO DEGLI IMPIANTI PARAFULMINI Per il collaudo degli impianti di protezione contro le scariche atmosferiche da parte dei comandi dei vigili del fuoco ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 547 del 27 aprile 1955, si impartiscono le seguenti disposizioni: 1. Il collaudo degli impianti di protezione contro le scariche atmosferiche deve essere diretto ad accertare la loro rispondenza alle norme tecniche contenute nell’Allegato D al regolamento per l’esecuzione del testo unico 18 giugno 1931, n. 773, delle leggi di pubblica sicurezza ed alle raccomandazioni qui di seguito riportate. Detto accertamento consisterà: a) in un controllo generale dell’impianto, durante il quale il comandante dei vigili del fuoco o l’ispettore da lui delegato esaminerà, con una accurata ispezione visiva, l’esecuzione delle singole parti dell’impianto, le connessioni fra i vari conduttori, i collegamenti fra gli organi di protezione e le restanti masse o parti metalliche dell’edificio protetto, e quanto altro ritenuto opportuno per meglio valutare l’efficienza dell’impianto stesso; b) nel richiedere un attestato, redatto da istituti particolarmente qualificati o da liberi professionisti notoriamente esperti in materia, dal quale sia possibile rilevare i risultati delle prove di continuità elettrica eseguite ed i valori misurati delle resistenze di terra dei dispersori. Il comandante dei vigili del fuoco dovrà presenziare, o far presenziare un proprio delegato, alle operazioni di misura e di controllo sopra descritte, richiedendo alla ditta interessata di essere preventivamente convocato. 2. Allo scopo di meglio chiarire il significato della terminologia usata nella elaborazione delle presenti raccomandazioni si chiarisce che: a) per impianto di protezione contro le scariche atmosferiche è da intendere il complesso dei dispositivi installati per proteggere un edificio o una determinata zona contro l’azione dei fulmini; b) per organi di raccolta si intendono quelle parti dell’impianto di protezione che raccolgono direttamente le scariche atmosferiche; c) per organi di discesa si intendono tutti i collegamenti metallici tra gli organi di raccolta ed i dispersori, e che servono a convogliare verso questi ultimi le correnti dei fulmini; d) per dispersori si intendono quegli organi infissi nel sottosuolo, attraverso i quali è possibile la dispersione delle correnti dei fulmini; e) per masse o parti metalliche degli edifici da proteggere si intendono tutti i probabili conduttori che si trovano negli edifici stessi quali carpenteria metallica, tubazioni di acqua, di gas, di riscaldamento, parti metalliche di ascensori, di montacarichi, carcasse di macchine elettriche, guaine protettive di conduttori elettrici per correnti forti o deboli, ecc. 3. Gli impianti di protezione contro le scariche atmosferiche possono essere oltre che del tipo «a schermo reticolare» anche del tipo «radioattivo», sebbene su quest’ultimo la più recente letteratura tecnica non abbia ancora formulato un definitivo giudizio. Saranno altresì tollerati i vecchi impianti di parafulmini Frankliniant,già installati da molti anni, specie se destinati alla protezione di strutture molto elevate e planimetricamente non estese (torri o camini industriali). 4. In analogia a quanto consentito dal terz’ultimo capoverso del paragrafo 2 del citato Allegato D, si potrà ammettere che le armature in ferro delle strutture in cemento armato siano utilizzate quali organi di discesa, a condizione che sussista effettivamente la continuità elettrica fra gli organi di raccolta, le armature dette ed i dispersori e che i vari ferri di armatura siano fra di loro elettricamente connessi in più punti. Qualora l’interessato intenda utilizzare le dette armature nel modo descritto dovrà esibire, in sede di controllo dell’impianto parafulmine, idonea certificazione da cui sia possibile rilevare delle prove di continuità, eseguite sulle armature da utilizzare a cura degli esperti indicati al punto 1-b. 5. Per gli impianti di tipo diverso dalla gabbia di Faraday gli organi di discesa devono essere almeno in numero di due per superfici da proteggere comunque inferiori ai 300 metri quadri. Oltre tale valore dovrà prevedersi un collegamento in più per ogni 200 metri quadri di incremento di superficie da proteggere. Essi non devono in ogni caso correre lungo la faccia interna delle pareti dell’edificio protetto, né deve essere consentito che siano sistemati all’interno di tubazioni metalliche. 6. È preferibile che venga previsto all’atto dell’installazione di un impianto di protezione, da ubicarsi in posto accessibile, un punto di misura fra ogni organo di discesa ed il proprio dispersore allo scopo di consentire l’agevole inserzione degli apparecchi per la misura delle resistenze di terra. Tale punto potrà essere costituito da un collegamento a bulloni facilmente svitabili ed opportunamente preservato da azioni corrosive. Per la determinazione delle dimensioni di tale collegamento speciale si rimanda a quanto prescritto dalle norme C.E.I. n. 11-8, fasc. 64, artt. 2-2-04 e 2-3-04. 7. Qualora l’armatura in ferro delle costruzioni interamente in cemento armato dovesse risultare, a seguito di opportune misure, naturalmente messa a terra, potrà, omettersi l’allestimento di appositi dispersori. Se, per contro, tale condizione non dovesse verificarsi, l’armatura dovrà essere collegata in più punti ad efficienti dispersori, a loro volta elettricamente fra loro connessi, in numero proporzionale alla superficie in pianta dell’edificio secondo le indicazioni riportate nel più volte citato Allegato D. 8. Le connessioni fra gli organi di protezione e le varie parti o masse metalliche dell’edificio protetto devono essere eseguite con cura particolare seguendo il percorso più breve. Qualora trattisi di parti metalliche estese in lunghezza (condutture per impianti di riscaldamento, guaine protettive di conduttori elettrici, ecc.) dette connessioni vanno eseguite in più punti ed a diversi livelli. Ciò per evitare che, sia in caso di scarica atmosferica diretta sugli organi di protezione, sia per fenomeni induttivi in masse metalliche non messe efficientemente a terra, possano manifestarsi pericolose differenze di potenziale tali da dar luogo ad inneschi di scariche secondarie e ad elettrocuzioni. Il collegamento fra le masse metalliche e gli organi di protezione è desiderabile che sia effettuato in ogni caso. Qualora però, per esigenze di varia natura, ciò non fosse possibile, dovrà porsi cura a che la minima distanza S fra le parti metalliche non collegate e gli organi di protezione soddisfi alla relazione: S/R ≥ 0,12 metri/ohm dove R rappresenta la resistenza di terra del dispersore del parafulmine. Nel caso che agli organi di protezione si connetta soltanto una parte delle masse metalliche esistenti nell’edificio protetto, la minima distanza risultante dall’applicazione della relazione sopra riportata dovrà essere intesa fra le parti metalliche non collegate e quelle collegate, qualora queste ultime risultassero ad esse più vicine degli organi di protezione. 9. Le varie parti dell’impianto di protezione devono distare il più possibile dagli impianti elettrici a correnti forti o deboli nel caso che i relativi conduttori non siano rivestiti di guaina metallica protettiva. In particolare detta distanza non deve mai essere inferiore a quella calcolata con la relazione riportata al punto 8. Qualora non fosse possibile mantenere le opportune distanze fra gli impianti elettrici e l’impianto di protezione, occorrerà procedere, in accordo con le società costruttrici di energia, alla efficiente messa a terra sia del conduttore neutro (o direttamente o tramite uno spinterometro o dispositivi equivalenti) sia delle tre fasi, per mezzo di una terna di scaricatori o dispositivi equivalenti collegati a stella, che avrà il centro connesso con la terra. 10. È raccomandabile che, compatibilmente con altre esigenze, gli organi di raccolta, gli organi di discesa ed i dispersori siano costituiti dallo stesso metallo, onde ridurre il più possibile le varie cause di corrosioni. È infatti opportuno consigliare alle aziende che le installazioni dei nuovi impianti di protezione ed i radicali rinnovamenti di quelli già esistenti siano eseguiti a cura di ditte o di operai notoriamente qualificati, i quali possono dare le migliori garanzie di una scrupolosa realizzazione degli impianti in questione. Allegato A. STRALCIO DELLE DISPOSIZIONI IMPARTITE DAL MINISTERO DEL LAVORO E DELLA PREVIDENZA SOCIALE, CON CIRCOLARE N. 551, DEL 5 LUGLIO 1960, AVENTE PER OGGETTO: «PREVENZIONE INFORTUNI, VERIFICHE E CONTROLLI. QUESITI». 1. Protezione contro le scariche atmosferiche,coordinamento dei compiti del comandi dei vigili del fuoco e degli ispettorati del lavoro A seguito di intese sopravvenute con il Ministero dell’interno – Direzione generale servizi antincendi, per il coordinamento fra gli adempimenti di competenza dei comandi vigili del fuoco (collaudo previsto dall’art. 37 del decreto del Presidente della Repubblica n. 547) e quelli demandati agli ispettorati del lavoro (verifiche periodiche successive previste dall’art. 40 del citato decreto del Presidente della Repubblica) si è addivenuto alle seguenti determinazioni: a) il comando vigili del fuoco effettuerà il collaudo a partire dal 4 marzo 1960 (data di scadenza del termine previsto ai sensi del disposto di cui al secondo comma dell’art. 37 del decreto del Presidente della Repubblica n. 547, per la denuncia ai vigili del fuoco degli impianti già esistenti secondo i programmi predisposti dai rispettivi organi competenti; b) gli ispettori del lavoro saranno resi edotti degli avvenuti collaudi, dalla data di esecuzione dei quali decorre il biennio entro il quale devono essere effettuati i controlli periodici di loro competenza, da eseguire sulla base del collaudo dei vigili del fuoco; c) la pratica applicazione degli adempimenti di cui al precedente punto potrà essere definita in base ad accordi dei rispettivi comandi provinciali vigili del fuoco e dell’ispettorato del lavoro. A titolo indicativo si significa che un sistema pratico potrebbe consistere nella trasmissione da parte degli ispettorati, ai corrispondenti comandi vigili del fuoco, della Scheda A che, contenendo la completa descrizione delle installazioni soggette al collaudo, ne agevolerebbe le operazioni oltre che facilitare il reperimento delle aziende destinatarie delle norme. A visita effettuata il comando vigili del fuoco restituirebbe agli ispettorati la Scheda A con la indicazione dell’avvenuto collaudo. 2. Aziende soggette al controllo dei vigili del fuoco. Chiarimenti Aziende utilizzatrici di gas combustibile. — Tabella A: voce 2. Le aziende che utilizzano come combustibili gas sviluppantisi in alcune fasi del ciclo produttivo, sono comprese fra i destinatari degli speciali controlli, a sensi del decreto del Presidente della Repubblica 26 maggio 1959, n. 689, concernente la determinazione delle aziende soggette ai controlli medesimi. Dette aziende rientrano infatti fra quelle specificate nella voce 2 Tabella A allegata al citato decreto presidenziale (aziende che utilizzano gas combustibili per sottoporli a successive trasformazioni). — Tabella A: voce 5. In quanto ubicate nell’ambito del perimetro del giacimento metanifero e della relativa concessione mineraria, sono da considerarsi strettamente connesse all’attività mineraria e pertanto soggette alla vigilanza del Ministero dell’industria e commercio. Non sono pertanto tenute agli obblighi di cui al decreto ministeriale 12 settembre 1959. Depositi di carburanti agricoli. Distributori stradali di carburanti — Tabella A: voce 11. Si considerano compresi nei depositi, magazzini e rivendita di benzina, petrolio, ecc., di cui alla voce 11, Tabella A del decreto del Presidente della Repubblica 26 maggio 1959, n. 689, nei seguenti casi: a) depositi di carburanti agricoli gestiti per lungo periodo di tempo e quelli ubicati in locali chiusi, tipici delle aziende agricole di notevoli dimensioni, anche se di gestioni temporanee. Allo scopo di conseguire una applicazione uniforme del provvedimento si precisa che per lungo periodo si deve intendere quello che supera i sei mesi e che per aziende agricole di notevoli dimensioni si debbono considerare quelle con oltre 25 addetti; b) distributori di carburanti con annessi servizi (stazioni di servizio, riparazioni, ecc.). Premesso infatti che i depositi sopraddetti sono già soggetti al normale controllo dei vigili del fuoco, ai fini della pubblica incolumità e della conservazione del patrimonio, la predetta determinazione – adottata su conforme avviso dei Ministeri dell’industria e commercio e dell’interno, con i quali è stato a suo tempo concertato il decreto del Presidente della Repubblica n. 689 – ha lo scopo di includere, fra le aziende destinatarie delle norme, con criteri convenzionalmente uniformi, quelle per le quali sussistono le condizioni per l’applicazione delle speciali norme antincendio, ai fini della tutela dei lavoratori in base alle seguenti considerazioni: — che i depositi di gasolio per uso agricolo sono generalmente siti all’aperto, effettuati per brevi periodi di tempo e limitati per lo più all’attività stagionale, generalmente estiva, quali materiali di rapido consumo; — che nella maggioranza dei casi alle attività in parola non sono addetti lavoratori subordinati; — che i complessi obiettivi presi in esame dall’art. 36 e seguenti del decreto del Presidente della Repubblica n. 547, riguardano «aziende e lavoratori» il che presuppone l’esistenza di locali e luoghi di lavoro fissi e circoscritti nei quali si svolgono operazioni tipiche di qualsivoglia attività lavorativa esplicata da lavoratori subordinati alle dipendenze e sotto la direzione altrui; — che condizioni di carattere analogo caratterizzano i distributori di carburanti che provvedono direttamente al pubblico, con la differenza che trattasi di installazioni fisse le quali sono peraltro costituite da serbatoi interrati e protetti. Aziende per la produzione di polvere di carbone — Tabella A: voce 39. La determinazione comprende non solo le aziende che hanno come oggetto finale la produzione di polvere di carbone, con lo scopo, ad esempio, di farne commercio; bensì anche quelle che, in fasi intermedie del ciclo produttivo, producono polvere di carbone come prodotto da utilizzare in altre lavorazioni. Aziende produttrici di elettrodi di carbone — Tabella A: voce 40. Rientrano nella voce 40 «Produzione di agglomerati combustibili, di cotoni e feltri catramati, di carbolineum, nerofumo e vernici nere». Ciò in quanto, pur essendo detti elettrodi compatti e poco infiammabili nella loro fabbricazione si fa largo uso di polvere di carbone, sostanza facilmente infiammabile che comporta gli speciali controlli. Industria dell’arredamento e dell’abbigliamento — Tabella B: voce 57. L’espressione «industria dell’arredamento e dell’abbigliamento» comprende, per quanto riguarda le aziende che impiegano cuoio e pelletterie, i calzaturifici e la fabbricazione di guanti. Sono escluse le altre aziende per la fabbricazione di articoli in cuoio come, ad esempio quelle per la produzione di borse, valigie, bauli, cinture e prodotti similari. B. IMPIANTI PER LA PROTEZIONE DALLE SCARICHE ATMOSFERICHE. (Allegato D al regolamento per l’esecuzione del testo unico n. 773 del 1931) 1. Generalità Per la protezione delle scariche elettriche atmosferiche degli edifici, delle costruzioni e degli impianti in genere, è da adoperare il sistema «a schermo reticolare» (detto anche a «gabbia di Faraday»), formato da una specie di gabbia, costituita da un insieme di conduttori metallici incrociantisi, di sufficienti dimensioni trasversali, la quale avvolga tutta la costruzione e l’impianto, sia in buona e permanente comunicazione elettrica col suolo, e sia collegata con le masse metalliche più importanti esistenti nell’edificio o nelle sue adiacenze e che giungano in prossimità dei conduttori dello schermo reticolare. Le parti essenziali d’un impianto di protezione sono perciò: a) la rete di conduttori costituenti lo schermo reticolare: si distingue ancora la parte superiore della rete, più facilmente colpita dalle scariche (i conduttori R di questa parte vengono chiamati «organi di raccolta» delle scariche) dal rimanente (i conduttori relativi S vengono detti, «organi di scarico»); b) la messa a terra dello schermo reticolare, ottenuto collegando i conduttori che la costituiscono con un certo numero di prese a terra T (od «organi di disperdimento»); c) i collegamenti della rete di protezione con le masse metalliche vicine. A parità di altre condizioni, e supposta soddisfacente la messa a terra, la efficacia di un sistema di protezione è tanto maggiore quanto più piccole, specie nella parte superiore, siano le maglie della rete di conduttori. Un oggetto situato nell’interno dell’edificio protetto può ritenersi, in genere, tanto più sicuro, quanto maggiore sia il rapporto fra la sua distanza dal punto più vicino della rete di conduttori ed il lato del quadrato di area equivalente a quella delle maglie vicine all’oggetto considerato. Tale rapporto non deve scendere al disotto di un mezzo per nessuno degli oggetti che più specialmente interessi di proteggere, e deve raggiungere l’unità nei casi nei quali occorra un grado relativamente elevato di sicurezza (come quando si tratti della protezione di sostanze esplosive). A questa condizione può sempre soddisfarsi con l’infittimento, generale o locale, della rete di conduttori costituenti la gabbia, oppure (converrà più di rado) con l’allontanamento della rete stessa. La bontà della messa a terra della rete di conduttori di protezione ha grande influenza sulla efficacia generale dell’impianto di protezione. A parità di altre circostanze, la probabilità di essere colpiti dalle scariche atmosferiche è assai minore per gli edifici facenti parte di importanti agglomerazioni edilizie che non per quelli isolati in aperta campagna. La frequenza media delle scariche atmosferiche non solo è variabile da regione a regione, ma subisce forti variazioni anche da una zona di terreno ad un’altra adiacente, col variare di innumerevoli circostanze, non sempre chiaramente identificabili. Le notizie statistiche che si hanno al riguardo, sufficienti ampiamente per dimostrare la necessità di assumere caso per caso informazioni dirette sul luogo e tenerne largo conto, non consentono però ancora di tracciare una vera e propria carta, abbastanza particolareggiata, della frequenza delle scariche in Italia. Dalle considerazioni precedenti, segue che, a seconda dei casi, il problema della protezione dalle scariche atmosferiche si presenta in forme tanto differenti e con così diverso grado di gravità, da rendere impossibile la elaborazione di norme che, essendo sufficientemente precise e particolareggiate, valgano in tutti i casi, senza esagerazioni o importanti manchevolezze. Si riassumono perciò, qui appresso, alcuni criteri generali, insieme a indicazioni quantitative riguardanti i casi più importanti. 2. Rete di conduttori costituenti lo schermo reticolare I punti principali da considerare sono: — l’ampiezza delle maglie della rete e la disposizione dei conduttori che la formano; — la natura dei conduttori; — le loro dimensioni; — i collegamenti nei punti di incrocio; — la loro sistemazione rispetto alle pareti dell’edificio o rispetto all’impianto da proteggere. L’ampiezza delle maglie si terrà minore nella parte superiore dello schermo reticolare. I valori consigliabili dipendono largamente dal grado di sicurezza che si vuole raggiungere ( 1 della presente appendice), in relazione alla natura degli oggetti da proteggere, alla posizione dell’edificio ed alla frequenza locale delle scariche atmosferiche. Nei casi normali di edifici fuori dell’abitato, è generalmente sufficiente che la rete principale dei conduttori sia costituita da maglie di ampiezza non superiore ai 50 metri quadri in corrispondenza alla parte superiore dell’edificio ed ai 150 metri quadri in corrispondenza alle facciate verticali; cifre da intendere come ordine di sicurezza piuttosto che come indicazioni tassative, che a seconda delle circostanze, le maglie della gabbia di protezione dovranno essere di ampiezza maggiore o minore. Nei casi di edifici facenti parte di importanti agglomerazioni edilizie, sono ammissibili maglie di ampiezza maggiore di quella corrispondente alle cifre di cui sopra, specie in corrispondenza alle facciate verticali; salvo però che si tratti di costruzioni notevolmente più elevate (torri, campanili, camini, torri di sostegno, ecc.) di quelle adiacenti; sarà allora il caso, invece, di adottare maglie di ampiezza minore, specie nella parte più alta. Sarà pure necessario ricorrere a maglie di ampiezza minore quando si tratti di edifici (o costruzioni in genere) nei quali si lavorano, si manipolano o si conservano sostanze esplosive o molto facilmente infiammabili (come etere, solfuro di carbonio, ecc.) allo scopo di ottenere ( 2 della presente appendice) che la distanza minima fra ogni oggetto od apparecchio da proteggere ed i conduttori più vicini dello schermo reticolare non sia inferiore al lato del quadrato di area equivalente a quella delle maglie più vicine a ciascun oggetto. Per ottenere l’infittimento delle maglie senza una spesa eccessiva, potrà anche ricorrersi alla suddivisione delle maglie sopra indicate (costituite dall’incrocio della rete principale di conduttori) mediante conduttori di sezione minore (conduttori secondari). Si cercherà di dare alla rete la struttura più semplice e regolare possibile; quando, per altro, siano da rispettare esigenze estetiche, si potranno tendere i conduttori, per renderli poco visibili, lungo le linee principali, architettoniche o costruttive, dell’edificio, malgrado ne possa risultare qualche irregolarità nell’ampiezza o disposizione delle maglie. I conduttori verticali dello schermo reticolare che scendono lungo le pareti dell’edificio dovranno essere collegati, nella loro parte inferiore, da un conduttore ad andamento orizzontale che giri intorno all’edificio e che termini inferiormente, per cosi dire, la gabbia. Tale conduttore potrà trovarsi poco sopra il livello del suolo, oppure essere addirittura immerso nel terreno; in entrambi i casi, si dovrà curare (con precauzioni analoghe a quelle che verranno consigliate a proposito dei collegamenti fra spandenti e schermo reticolare, come al seguente 3), che il conduttore ed i suoi collegamenti non siano facilmente soggetti a deperimento, manomissione o guasti. La natura del materiale adoperato per i conduttori ha relativamente poca influenza sul loro comportamento rispetto alle scariche atmosferiche; interessa però che si tratti di materiali i quali, tenuto conto delle circostanze locali, siano poco alterabili col tempo (a causa della loro natura o delle loro dimensioni trasversali). Quanto alla forma della sezione, sono preferibili quelle forme alle quali corrisponda una superficie di condutture relativamente grande rispetto all’area della sezione trasversale, sicché, le striscie, le piattine, i tubi, i profilati, sono preferibili ai conduttori cilindrici pieni. In definitiva, per i conduttori principali dello schermo reticolare è consigliabile il ferro zincato (o stagnato), sotto forma di piattine aventi uno spessore non inferiore a 2 millimetri ed una sezione non minore di circa 50 millimetri quadri per i conduttori residui dello schermo; sezioni un po’inferiori potranno usarsi solo nel caso di schermi e maglie assai fitte. Potranno adoperarsi anche conduttori in rame od in uno degli acciai inossidabili oggi in commercio; questi materiali, più costosi, rendono più sicura la conservazione nel tempo dell’impianto, ma sono più soggetti (specie il rame) alle manomissioni. I collegamenti dei conduttori fra di loro (per ottenere le necessarie lunghezze) nei punti d’incrocio vanno fatti con grande cura. La saldatura produce il migliore contatto elettrico; ma da sola, all’aria libera, non dà sufficienti garanzie di durata. Sono quindi preferibili le chiodature e le bullonature; tanto più che, se ben fatte, il contatto elettrico, al quale danno luogo è più che sufficiente, tenuto conto della natura delle correnti che si tratta di condurre. La migliore soluzione, quando sia possibile, è naturalmente quella di saldare, e chiodare (o bullonare); altrimenti, chiodare (o bullonare) soltanto. Negli incroci, basterà un solo chiodo (o bullone); nelle giunzioni, ne occorrono almeno due. I conduttori a piattina si prestano molto bene per questi collegamenti; per conduttori tubolari occorrono invece giunzioni a manicotto filettato, più costose. Non vi è motivo di isolare i conduttori della gabbia di protezione dalle pareti dell’edificio o dal tetto (anzi è necessario collegarli con le masse metalliche vicine che si trovassero nell’edificio); però il contatto diretto con le pareti nuoce alla conservazione dei conduttori, soprattutto a causa della umidità che rimane facilmente fra conduttore e parete e della eventuale azione chimica, sopra i conduttori, dei materiali da costruzione. La migliore soluzione, quando ragioni estetiche lo permettano, è quella di tenere i conduttori leggermente discosti dalla costruzione (possono bastare anche pochi centimetri), con quelli artifici che le circostanze possano suggerire (frequenza dei sostegni, interposizione a intervalli regolari di sostanze chimicamente neutre, ecc.) senza però curarne l’isolamento elettrico). È importante che i piegamenti dei conduttori, quando occorrano (per passare dalla parte superiore della gabbia di protezione alle parti verticali, per seguire le linee costruttive dell’edificio, ecc.), vengano fatti gradatamente, ad arco anziché bruscamente; piegature fatte presso a poco ad arco di cerchio, del raggio di circa un paio di decimetri, sono già soddisfacenti. Quando si voglia realizzare ogni possibile economia di impianto e le circostanze si presentino, si potranno utilizzare come conduttori della gabbia, anche le masse metalliche che già l’edificio avesse verso l’esterno (grondaie metalliche, tubi metallici di scolo) ma, a patto di controllare la loro continuità elettrica e fare quanto occorra per garantire sicuramente il mantenimento. L’aggiunta di punte metalliche o di fasci di punte alla parte superiore dello schermo reticolare, non è né necessaria né utile, per quanto non possa dirsi pericolosa ove il resto dell’impianto sia ben fatto. Ove si volesse un grado assai elevato di protezione, piuttosto che aggiungere delle punte allo schermo, sarebbe assai preferibile infittire le maglie della parte superiore della rete. Nei casi nei quali l’edificio avesse già alla sua superficie delle aste metalliche, o simili (specie nella parte superiore: aste di bandiera, tubazioni metalliche, ringhiere metalliche, ecc.) occorrerebbe controllare la continuità elettrica e collegarle elettricamente in modo sicuro con i conduttori più vicini delle gabbie. 3. Messa a terra dello schermo reticolare Questa messa a terra va fatta con le così dette «prese di terra», che consistono in conduttori T immersi nel suolo («spandenti»), e collegati con i conduttori dello schermo reticolare. In massima, uno spandente è tanto più atto alle sue funzioni quanto maggiore è la massa di terreno che esso riesce ad interessare direttamente alla dispersione delle correnti convogliate e quanto più conduttore è il terreno in cui viene immerso. Gli spandenti di forma molto allungata (aste, tubi, profilati, lunghe e grosse trecce metalliche, ecc.) sono perciò assai preferibili a quelli di forme raccolte (lastre, cesti metallici, ecc.); ed è molto consigliabile, tutte le volte che non sia economicamente impossibile, approfondire lo spandente sino a raggiungere la zona permanentemente umida del terreno. Molte pratiche empiriche suggerite in passato sono affatto inutili (per esempio, quella di spizzettare gli orli delle lastre metalliche che in passato erano molto adoperate come spandente) oppure efficaci bensì, ma non prive di inconvenienti (per esempio, quella di collocare del carbone coke, discreto conduttore, in pezzi, intorno allo spandente; che il carbone aumenta bensì la superficie di contatto col terreno, ma può formare coppia elettrica col metallo dello spandente, e facilitare le corrosioni); altre, sono di effetto generalmente temporaneo e non prive anch’esse di inconvenienti, come la pratica di innaffiare il terreno intorno allo spandente con soluzioni saline (che mentre l’aumento di conduttività del terreno che si ottiene è difficilmente durevole, a causa del dilavamento prodotto dalle piogge e dalle acque sotterranee, d’altra parte la presenza di sali può più facilmente determinare inizi di corrosione nelle parti metalliche). È molto utile, invece, ogni provvedimento che valga a mantenere umido il terreno nelle vicinanze dello spandente (vicinanza di vene d’acqua, convogliamenti di acque piovane o di acque di scarico non corrosive). Uno dei tipi più consigliabili di spandente, nella maggior parte dei terreni, è costituito da uno spezzone di tubo di ferro o di profilato di ferro, di lunghezza non minore di 4 metri, infisso completamente e verticalmente nel terreno (se è possibile, sino ad una profondità sufficiente per toccare la zona permanentemente umida) nelle vicinanze immediate dell’edificio, e di grossezza sufficiente per resistere allo sforzo di infissione: comunque, lo spezzone, se a forma di tubo, non dovrà avere un diametro esterno inferiore ai 40 millimetri, e se a forma di profilato (cantonali, ferri a T, ecc.) non dovrà pesare meno di 3 chilogrammi per metro. Nel riunire elettricamente ogni spandente col più vicino conduttore verticale dello schermo, reticolare, del quale conduttore la presa di terra viene ad essere come il prolungamento nell’interno del suolo, bisogna curare che il conduttore di collegamento sia solidamente attaccato alle due parti (preferibilmente con saldatura e chiodatura) e possa resistere a lungo all’azione corrosiva del terreno, che si manifesta specialmente nelle zone di umidità variabile (le cosi dette zone di «bagnasciuga») ed all’uscita del conduttore dal terreno. Per rendere il conduttore resistente a questa azione, si potranno usare conduttori in ferro di spessore (e quindi di sezione) notevolmente maggiori di quello delle piattine adoperate per lo schermo reticolare; oppure conduttori in rame stagnato o in acciaio inossidabile, o protetti in modo efficace (con guaine di piombo saldate, e cosi via). In questi ultimi casi, per ridurre gli eventuali effetti di coppia elettrica all’attacco con lo spandente, è utile rivestire di adatto materiale (impermeabile all’umidità ed all’ossigeno contenuto nel terreno) le parti ristrette dello spandente e del conduttore che sono in contatto; e sono stati consigliati rivestimenti di bitume, manicotti di cemento, ecc. Ma è da avvertire che se il rivestimento non è fatto con ogni cura, per ottenere l’aderenza pressoché perfetta del materiale con i metalli, il suo effetto è solo temporaneo. I terreni nei quali le prese di terra riescono più efficaci, sono quelli umidi argillosi o coltivabili; risultati variabili, e generalmente meno soddisfacenti, si ottengono nei terreni più o meno aridi (specie se sabbiosi o rocciosi), tutte le volte, almeno, che non si possa raggiungere la zona permanentemente umida. Quando il terreno sia precisamente cattivo conduttore (terreni sabbiosi asciutti, molti casi di terreni rocciosi, ecc.) converrà sostituire le prese di terra del tipo sopra descritto con le cosi dette (impropriamente) terre di capacità. In queste prese di terra, lo spandente è costituito da una raggiera di almeno otto o dieci corde metalliche o nastri metallici (di rame, ferro stagnato o ferro zincato), di grossezza sufficiente per resistere a lungo alle cause di deterioramento, unite ad un estremo col conduttore principale di scarico e irradiantesi a largo ventaglio, orizzontalmente, intorno ad esso, sino a distanze tanto maggiori, quanto peggiore è il terreno; distanze mai minori, per altro, di alcune decine di metri. Conviene dare a queste corde o nastri una sezione mai minore di una trentina di millimetri quadrati, e interrarle, se possibile, sino a circa un metro di profondità. In casi particolarmente difficili, questi conduttori potranno essere semplicemente appoggiati sul terreno e ricoperti di detriti (privi di azione corrosiva), ma allora dovranno essere più numerosi. Ottime prese di terra sono offerte dalle reti di distribuzione dell’acqua potabile esistenti nel sottosuolo, e, quando sia concesso di usufruirne, da ogni altro conduttore di grandi dimensioni (almeno lineari) esistente nel sottosuolo: in questi casi, basterà collegare questi tubi, o conduttori, con lo schermo di protezione. Buoni spandenti sono pure i pozzi d’acqua esistenti nel terreno (quando le loro pareti non siano rivestite di materiale impermeabile), gli scarichi di fontane importanti, i corsi d’acqua anche di piccola portata (purché perenni), e cosi via. Il numero delle prese di terra da adoperare per ogni schermo reticolare dipende dalla grandezza e dalla forma dell’edificio; non si deve però scendere, di regola, al di sotto di almeno due prese di terra, che saranno disposte nelle parti opposte dell’edificio. Finché lo schermo reticolare non copra aree maggiori di 50-60 metri quadri sono sufficienti due prese; quattro prese bastano sino a circa 300 metri quadri, sei, sino a circa 500 metri quadri, al di là, salvo quanto fosse consigliato dalla forma dello schermo o da altre circostanze, potrà, generalmente, bastare l’aggiunta di una presa di terra per ogni altri 150-200 metri quadri di area coperta. In ogni modo, è bene che il numero delle prese di terra non sia inferiore ad una per ogni 25 metri di perimetro dell’area da proteggere. Le cifre ora date presuppongono che si tratti di buone prese di terra. Sarà considerata come sufficientemente buona una presa quando la sua resistenza verso terra, misurata nei modi noti, in varie epoche dell’anno, ed in periodi di siccità e di pioggia, risulti, in media, non superiore ad una cinquantina di ohm; questo valore, è generalmente facile raggiungerlo nei terreni comuni, con spandenti del tipo a tubo od a profilato già descritto, infissi a sufficiente profondità. Detto allora n il numero delle terre sopra consigliato, la media dei valori, nelle varie epoche dell’anno, della resistenza del sistema delle prese di terra, non dovrà oltrepassare sensibilmente il valore di 50/n ohm. Se, all’atto pratico, questa condizione non risultasse verificata, occorrerebbe aumentare il numero delle prese di terra sino ad avvicinarsi alla cifra desiderata 50/n (intendendo con n, ben inteso, non già il numero di prese di terra effettivamente fatte, ma il numero sopra consigliato per schemi reticolari della estensione in questione). Le indicazioni precedenti vanno tuttavia intese essenzialmente a titolo di orientamento, giacché la cosi detta «resistenza di terra» d’una presa non è la misura, ma solo una indicazione attendibile della attitudine dello spandente a compiere la sua funzione di convogliare al suolo la scarica atmosferica. Questo è tanto vero che, confrontando la resistenza di una presa di terra del tipo normale con quella di una terra di capacità, fatte entrambe in terreno cattivo conduttore, non sempre la resistenza di questa seconda risulta molto minore dell’altra; eppure, le terre di capacità, interessando alla dispersione della scarica una estensione di terreno assai più vasta, sono indubbiamente più atte dell’altra alle loro funzioni. 4. Collegamenti dello schermo reticolare con le masse metalliche esistenti nell’edificio. vicinanza di altre masse conduttrici e di alberi Ove, nell’interno od all’esterno dell’edificio, esistano masse metalliche (o conduttori in genere molto importanti)queste dovranno essere elettricamente collegate ai conduttori della rete, ed almeno in due punti (scelti fra quelli che più si avvicinano ai conduttori), tutte le volte che le distanze fra masse conduttrici e rete non superino la metà del lato del quadrato di area equivalente a quella delle maglie più prossime. Il collegamento è invece superfluo (e potrà tralasciarsi per ragioni economiche e pratiche), quando la distanza di cui sopra sia nettamente maggiore del lato del quadrato equivalente; nei casi intermedi (quando la distanza sia compresa fra la metà del lato e l’intero lato del quadrato equivalente), occorrerà regolarsi in relazione alla importanza della massa ed alla forma delle maglie; tenendo presente, per altro, che è meglio abbondare nei collegamenti che scarseggiare. Per questi collegamenti, da fare a seconda dei casi mediante chiodature, bullonature, collari di pressione, ecc., possono usarsi conduttori simili a quelli adoperati per lo schermo reticolare (essendo largamente sufficienti sezioni dell’ordine di 50 millimetri quadri) salvo quanto potesse essere consigliato da esigenze relative ai collegamenti da effettuare, o di resistenza meccanica, o di resistenza ad eventuali cause di corrosione. Fra le masse metalliche da considerare ai fini dei collegamenti sopra accennati, dovranno essere comprese le armature di ferro delle tettoie dei tetti, le coperture metalliche, i macchinari in genere, le condutture dell’acqua, le canalizzazioni metalliche delle acque piovane, le ringhiere, ecc. Sono invece da escludere, in massima (a causa essenzialmente della difficoltà di effettuare collegamenti sicuri e che non imbarazzino le manipolazioni) i fusti metallici; nei casi però in cui si trattasse di cataste di carattere permanente i fusti metallici, specie se contenenti sostanze infiammabili od esplosive, sarebbe necessario raffittire le maglie della parte vicina dello schermo reticolare, sino a realizzare la condizione che la distanza minima fra la catasta ed i conduttori dello schermo non sia inferiore al lato del quadrato di area equivalente a quella delle maglie. La prossimità all’edificio di conduttori (linee aeree, ad esempio), o di masse conduttrici (altri edifici, protetti o no, alberi, ecc.) può costituire una modesta protezione se il conduttore o la massa siano in ottima comunicazione col suolo (condizione che non può ovviamente essere mai verificata per le linee elettriche di trasmissione, per quelle telefoniche, ecc.; può esserlo, invece, per i cosi detti «fili di guardia» che talvolta proteggono le linee elettriche, oppure per linee metalliche non aventi scopi elettrici) e siano non più bassi dell’7edificio in questione; ma, in generale, non è da farvi affidamento (a meno che le masse siano molte, come avviene allorché l’edificio fa parte di una grande agglomerazione edilizia, paragrafo 1) della Parte I. Quando, poi, non si possa essere sicuri dell’ottima e permanente messa a terra di quel conduttore o di quella massa, la loro prossimità può riuscire anche pericolosa. Si deve perciò evitare che alberi alti si trovino a meno di una ventina di metri dall’edificio da proteggere; intendendosi per alberi alti, ai fini che qui interessano, quelli la cui altezza superi i due terzi dell’altezza dell’edificio. 5. Edifici speciali Nei piccoli edifici, generalmente isolati (e talvolta circondati da traverse di terra), nei quali si compiano operazioni pericolose sopra notevoli quantità di sostanze esplosive, le maglie dello schermo reticolare dovranno essere piccole, per conseguire lo scopo di proteggere efficacemente tutti gli oggetti contenuti nell’interno, evitando anche, senza pericolo, di dover far troppi collegamenti, che spesso riuscirebbero imbarazzanti fra la rete e le masse metalliche interne (dei macchinari, serbatoi, ecc.). Potrà usarsi con vantaggio una vera e propria rete, fatta con filo di ferro zincato del diametro di almeno 5 millimetri, con maglie aventi il lato non maggiore di qualche decimetro, la quale rete, piuttosto che poggiare direttamente sulla costruzione, dovrà tutte le volte che si possa farlo, circondarla da ogni parte, mantenendosene ad una certa distanza (mediante sostegni in ferro, cemento, od altri materiali incombustibili) possibilmente non inferiore ai due metri. In luogo della rete di filo di ferro si potrà anche adoperare della lamiera stirata, di sufficiente spessore (non meno di circa 2 millimetri) della quale si curerà la buona conservazione (con verniciatura o provvedimenti equivalenti). Converrà badare, in ogni caso, che le maglie non siano cosi fitte da dar luogo a depositi ininterrotti di neve che possano compromettere la stabilità della costruzione. Per piccoli casotti, riesce spesso più semplice ed economico il rivestimento, completo e senza soluzioni di continuità, delle pareti esterne con lamiere in ferro zincato, od in rame, od in acciaio inossidabile (dello spessore di almeno 2 millimetri nella parte superiore ed 1 millimetro nelle parti verticali); dovrà essere fatto con molta cura e con giunti a ricoprimento il collegamento meccanico ed elettrico delle lamiere (le chiodature sono preferibili alla saldatura, a meno che quest’ultima sia autogena), ed il loro sicuro collegamento con le prese di terra. Le tubazioni metalliche non sotterrate che dovessero entrare nella costruzione, saranno collegate con una presa di terra immediatamente prima dell’ingresso. Se in un edificio in cui si manipolano o si conservano materie esplosive, oppure facilmente infiammabili e capaci di dar luogo ad esplosioni, dovessero entrare binari, occorrerebbe assicurare anzitutto il contatto elettrico tra i vari tronchi successivi di rotaie e, non potendo essere senz’altro certa la buona comunicazione col suolo delle rotaie (generalmente poggianti su traversine di legno, massicciata, ecc.) collegare ancora il binario con una presa di terra a piccola distanza dall’entrata nella costruzione. Se il binario attraversasse la costruzione, occorrerebbero due prese di terra, una da ciascuna parte della costruzione stessa. Nei recinti degli stabilimenti destinati alla lavorazione o manipolazione di sostanze esplosive, oppure infiammabili e capaci di dar luogo ad esplosioni, non saranno ammesse linee elettriche ad alta tensione. Le linee aeree a bassa tensione che vi affluissero per la illuminazione, forza motrice, segnalazioni, ecc.) dovranno diventare sotterranee all’entrata nel recinto, oppure, se il recinto fosse molto grande, a qualche distanza da ciascuno degli edifici nei quali si lavorano, si manipolano o si conservano le sostanze pericolose. Questa distanza non dovrà mai scendere al disotto di 10 metri, e dovrà salire sino a circa 50 metri ove si tratti di sostanze molto facilmente infiammabili e capaci di dar luogo ad esplosioni e per gli esplosivi. Fra ciascuno dei fili della linea aerea e la sua prosecuzione in cavo dovranno essere collocati scaricatori verso terra (per esempio, del tipo a corna, o di altro tipo) delle eventuali sovratensioni provenienti dalla linea. Negli edifici in cemento armato, le armature metalliche potranno essere utilizzate per la costituzione dello schermo reticolare soltanto se durante la costruzione siano state prese le precauzioni necessarie per assicurare il contatto elettrico permanente fra i vari elementi metallici. In caso diverso, si dovrà trattare l’edificio come gli altri, procurando, se possibile, di collegare in più punti le armature metalliche della costruzione allo schermo reticolare, considerando le armature stesse come masse metalliche vicino allo schermo (paragrafo 4) della presente appendice tecnica. 6. Ispezioni periodiche e manutenzione degli impianti di protezione Costruito un impianto di protezione secondo i criteri generali e speciali sopra accennati e quelli dettati dalle circostanze particolari, è necessario predisporre delle verifiche periodiche annuali (da compiersi, possibilmente, qualche settimana prima dell’inizio della stagione temporalesca più importante dell’anno, se l’esistenza di questa stagione è sufficientemente netta) aventi lo scopo di accertare lo stato di conservazione dell’impianto. Le verifiche dovranno consistere nella ispezione: a) dello schermo reticolare, per accertare la sua integrità ed il buono stato delle connessioni fra i vari conduttori; b) dei collegamenti fra la rete e le masse metalliche dell’edificio; c) nel controllo del buono stato delle prese di terra. Di regola, le ispezioni di cui sopra potranno essere oculari; per il controllo delle terre, occorrerà anche qualche verifica della loro resistenza di terra ed il confronto dei risultati delle misure con quelli ottenuti all’epoca dell’impianto (3 della presente appendice tecnica). Ogni difetto o manchevolezza dell’impianto dovrà essere prontamente riparato. Dovranno essere fatte altresì verifiche generali dello stato dell’impianto tutte le volte che si abbia ragione di ritenere che una scarica atmosferica abbia colpito l’impianto o le sue immediate adiacenze. Dovrà, infine, tenersi presente, che, per accurata che sia stata la costruzione e la manutenzione di un impianto di protezione, è assai raro che, dopo quindici o venti anni al massimo, esso non abbia bisogno di una completa innovazione o di riparazioni molto radicali. Di tutte le verifiche, dei loro risultati e degli eventuali provvedimenti presi nei riguardi dell’impianto, dovrà essere tenuto nota in apposito registro, firmato dal direttore dello stabilimento od azienda, oppure da persona competente da lui esplicitamente delegata.