Materiali - Fedeltà
PAROLE DI GIOVANNI PAOLO II
La formazione dei fedeli laici ha come obiettivo fondamentale la scoperta sempre più chiara della propria
vocazione e la disponibilità sempre più grande a viverla nel compimento della propria missione. Dio
chiama me e manda me a lavorare nella sua vigna; chiama me e manda me a lavorare per l’avvento del
suo Regno nella storia: questa vocazione e missione personale definisce la dignità e la responsabilità
dell’intera opera formativa, ordinata al riconoscimento gioioso e grato di tale dignità e all’assolvimento
fedele e generoso di tale responsabilità.
Infatti, Dio dall’eternità ha pensato a noi e ci ha amato come persone uniche e irripetibili, chiamando
ciascuno di noi con il suo proprio nome come il buon Pastore che “chiama le sue pecore per nome” (Gv
10,3). Ma il piano eterno di Dio si rivela a ciascuno di noi solo nello sviluppo storico della nostra vita e
delle sue vicende, e pertanto solo gradualmente: in un certo senso di giorno in giorno
Ora per poter scoprire la concreta volontà del Signore sulla nostra vita sono sempre indispensabili
l’ascolto pronto e docile della Parola di Dio e della Chiesa, la preghiera filiale e costante, il riferimento a
una saggia e amorevole guida spirituale, la lettura nella fede dei doni e dei talenti ricevuti e nello stesso
tempo delle diverse situazioni sociali e storiche entro cui si è inseriti […]
Non si tratta, comunque, solo di sapere quello che Dio vuole da noi, da ciascuno di noi nelle varie
situazioni della vita. Occorre fare quello che Dio vuole: così ci ricorda la parola di Maria, la Madre di
Gesù, rivolta ai sevi di Cana: “Fate quello che vi dirà” (Gv 2,5). E per agire in fedeltà alla volontà di Dio
occorre essere capaci e rendersi sempre più capaci. Certo, con la grazia del Signore, che non manca
mai, come dice san Leone Magno: “Darà il vigore Colui che conferì la dignità”; ma anche con la libera e
responsabile collaborazione di ciascuno di noi.
Ecco il compito meraviglioso e impegnativo che attende tutti i fedeli laici, tutti i cristiani, senza sosta
alcuna: conoscere sempre più le ricchezze della fede e del Battesimo e viverle in crescente pienezza.
Dalla esortazione apostolica “Christifideles laici” (cap. V, par. 58)
PAROLE DAL PROGETTO FORMATIVO ACI
L’ecclesialità
La Chiesa è il dono più grande fatto dallo Spirito all’umanità: attraverso il “Corpo di Cristo” la
comunione trinitaria entra nella storia degli uomini e il Risorto prolunga la sua presenza tra noi. Questa
coscienza ecclesiale è fondamentale e determinante per la proposta formativa dell’AC.
Vivere il mistero della Chiesa
Il laico di AC ha la consapevolezza che la Chiesa è prima di tutto un mistero sgorgato dal cuore di Dio,
davanti al quale egli si pone con uno sguardo contemplativo, fatto di stupore e di accoglienza, di
umiltà e di affetto, di dedizione appassionata e fedele. Senza la luce della fede,lo sguardo si appanna,
l’amore si raffredda e la Chiesa viene vista come una istituzione puramente umana, un’organizzazione
burocratica, o al massimo una struttura di solidarietà e beneficenza. Essa, invece, viene dalla Trinità e
vive della vita stessa della Trinità: per questo noi viviamo la Chiesa come una realtà cui apparteniamo ma
che allo stesso tempo ci supera.
La Chiesa porta con sé l’eternità, ma è anche situata nel tempo e nella storia umana. Per questo essa
non è una comunità perfetta, ma è sottoposta alle insidie del male e alla fragilità della nostra condizione
naturale. Delle sue imperfezioni, quella che avvertiamo come maggiormente scandalosa è il conflitto al
suo interno, frutto delle divisioni e delle incomprensioni che si generano nella vita delle comunità. Tale
realtà, però, lungi dal portarci ad un perfezionismo velleitario o a prendere le distanze dalla Chiesa, è
per noi un’esperienza da riconoscere e attraversare per rendere più maturi i rapporti fra le persone e la
stessa coscienza ecclesiale. Imparare a gestire con sapienza e carità le tensioni che sorgono nella
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comunità cristiana diventa così un banco di prova della nostra fede e un’occasione di crescita e
purificazione.
In comunione
In quanto corpo di Cristo, la comunione è l’anima della Chiesa. La fede in Dio Trinità ci dice che la
comunione è possibile ed è un dono che accogliamo da Lui; è grazia e non la somma dei nostri sforzi o il
frutto delle nostre buone volontà. Ciò che ci fa diventare costruttori di comunione è prima di tutto il
credere all’amore di Cristo, che ha dato il suo sangue per ogni uomo e donna. Ciò significa vivere la
comunione come un’esigenza oggettiva della nostra fede, che si fa attorno al Vescovo, uniti a tutta la
Chiesa universale, e senza cadere in arbitrarie selezioni di persone e di compiti ecclesiali. La fede ci fa
vedere i Pastori come coloro che, per puro dono dello Spirito, grazie al sacramento ricevuto rendono
presente Cristo alla comunità dei credenti.
Per questo, la prima testimonianza che vogliamo offrire e a cui educhiamo tutta l’associazione è quella di
un’unità che non è uniformità ma coscienza della ricchezza che costituiscono per la Chiesa i diversi doni
messi a disposizione di tutti e vissuti nel discernimento ecclesiale. L’obbedienza, vissuta evangelicamente,
è segno dell’amore e della maturità con cui ci sentiamo legati alla Chiesa del Signore.
Corresponsabili da laici
Il modo di vivere nella Chiesa che corrisponde al carisma dell’AC è quello della corresponsabilità: con
la specificità della vocazione laicale intendiamo portare nella comunità la nostra testimonianza e il nostro
servizio, la ricchezza che ci proviene dall’incontro con il Signore sulle strade del mondo e la dedizione
alla crescita nella comunione e nella missione.
Nell’Eucaristia vivere la forma della Chiesa
Nell’Eucaristia viviamo il paradigma della Chiesa. È in essa che la corresponsabilità tra i battezzati non
solo viene rigenerata, ma anche pienamente manifestata: nell’assemblea radunata per fare la memoria del
Signore, la Chiesa trova una rivelazione tangibile,e insieme la realizzazione più piena.Lì si vede che essa è
“popolo adunato dall’unità del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”(21).
L’Eucaristia forma i cristiani ad una vita pienamente umana. Insegnando loro a “fare la comunione”, li
educa all’accoglienza. L’assemblea formata dai fedeli che convergono verso lo stesso luogo per diventare
il soggetto dell’unica azione liturgica, dice che la Chiesa, in un determinato luogo, non è costituita
semplicemente dalle persone che si aggiungono l’una all’altra. L’AC partecipa all’Eucaristia della
comunità; non preferisce Messe particolari e i suoi soci si impegnano perché la liturgia della comunità sia
effettivamente partecipata da tutti. L’Eucaristia forma al dialogo. Nella liturgia della Parola, Dio ci parla
come ad amici e noi gli rispondiamo con il sì della fede e con quella forma suprema di carità che è la
preghiera universale. Il dialogo tra Dio e il suo popolo educa quest’ultimo a dialogare con il mondo
secondo lo stile divino e umanissimo di Gesù: nel segno della gratuità, dell’apertura, del rispetto per ogni
uomo e ogni donna. La partecipazione di tutto il popolo di Dio alla missione di Cristo abilita e impegna
tutti nel condividere la comune responsabilità per l’annuncio della salvezza. L’AC ha a cuore gli
organismi di partecipazione e si impegna perché i suoi soci siano in comunione con tutti i membri, uniti a
priori
nell’essenziale
e
capaci
di
convergere
con
tutti
nell’opinabile(22).
L’Eucaristia educa al martirio. Fare memoria di Cristo non è ripetere in modo meccanico un gesto
rituale; piuttosto è lasciarsi modellare per amare come Lui e grazie a Lui “fino alla morte”. I laici di AC
partecipano all’Eucaristia domenicale, ma cercano di parteciparvi anche più volte durante la settimana,
per poter portare la vita a Cristo e Cristo nella vita. L’Eucaristia li immerge profondamente nella storia
per farla diventare “storia di salvezza”.
L’Eucaristia educa al servizio. Il pane viene spezzato non solo per essere mangiato, ma per essere
condiviso. L’Eucaristia sostiene così l’impegno quotidiano di condivisione con ogni miseria umana,come
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ha fatto Cristo che,durante la sua ultima cena, ha lavato i piedi ai discepoli. La comunione con il suo pane
“dato”e il suo sangue “versato” non è un gesto intimistico e devozionale. L’AC, insieme alle sue altre
attività ecclesiali, si dedica al servizio nella famiglia, nella società, nel territorio. L’Eucaristia educa alla
missione. Il congedo con cui si chiude la liturgia è l’invito ad iniziare un’altra celebrazione, quella in cui è
impegnata tutta la vita. L’assemblea si scioglie solo per disperdere i partecipanti sulle strade del mondo:
sono le vie battute soprattutto dai laici. E sono queste strade che i laici di AC si impegnano a
frequentare per far correre la parola della salvezza fino a raggiungere ogni fratello e ogni sorella, fino agli
estremi confini del mondo.
Per una regola di vita
Verso una sintesi personale
Queste riflessioni di carattere generale hanno bisogno di essere interpretate da parte di ciascuno. Ogni
persona è invitata a chiedersi: in che senso questa proposta vale per me? Come posso renderla mia?
Come può trasformarsi nel mio progetto di vita? Una personale regola di vita è ciò che consente di
rendere questa proposta, che è per tutti, una proposta che è mia, che configura il mio personale modo
di rispondere al Signore e di essere fedele al suo progetto su di me. Ciascuno è chiamato allora ad
elaborare una propria regola di vita, cioè ad assumere in maniera personale quegli impegni di preghiera,
di crescita nella fede e nella umanità, quelle scelte di servizio che rendono personale e concreto
l’impegno con il Signore e la testimonianza di fede nella società di oggi. Uno dei segni della maturazione
di un ragazzo o di un giovane è quello di scegliere di darsi una regola; uno dei segni della maturità di un
adulto è quello di adattare il proprio impegno spirituale alle diverse fasi che attraversa, pena uno
squilibrio tra la propria vita di adulti e il proprio progetto di vita cristiana.
Anche i laici hanno una regola?
Può avere un senso parlare di “regola” per dei laici? Non è questo un elemento che appartiene
tipicamente all’esperienza monastica e della vita religiosa? Parlare di regola non rischia di applicare alla
laicità un modello che appartiene ad altre vocazioni, compiendo una forzatura e rendendo ancora più
difficile il percorso dei laici verso l’individuazione di uno stile di vita cristiana rispettoso della loro
originale vocazione? Sono le domande che spesso ci poniamo davanti all’idea di darci una regola di vita.
Una regola come stile di vita
Eppure darsi una regola non significa altro che assumere un progetto di vita cristiana che ne costituisca
la sintesi, ne indichi lo stile, ne esprima le intenzioni profonde. La regola è un modo di interpretare,
attraverso un aspetto particolare, tutta la vita cristiana, rendendolo il punto di vista da cui guardare
tutto il resto, attraverso cui vivere il mistero nella sua globalità. Questo modo sintetico di interpretare
l’essere cristiani si traduce in uno stile di vita, cioè si rende visibile, si esprimere in
atteggiamenti,gesti,modi concreti di vivere e in questo senso diventa parola – pur nel silenzio – che dice
il Vangelo e la sua fecondità storica. È una sintesi destinata a creare rapporto tra il Vangelo e il tempo,
tra il senso perenne dalla Parola e le caratteristiche storiche, che essa corregge, contesta, valorizza,
compie… Per questo ogni regola è anche specchio di un tempo,è un modo credente di interpretarlo, in
quei caratteri di originalità e di alternativa, eppure di storicità, che corrispondono al paradosso della vita
cristiana.
I caratteri della nostra regola di vita
Se la regola è parola che raccoglie in sintesi una vita e le sue intenzioni, il suo progetto e il suo senso, è
chiaro che essa assume caratteristiche tipiche dalla vita laicale: quella dell’essenzialità, per poter dire
l’essenziale della fede nella molteplicità delle situazioni della vita; quella della flessibilità, cioè
dell’adattamento possibile alle situazioni diverse, nel permanere di alcune costanti di fondo; quella della
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personalizzazione, per cui ogni persona, e più volte nel corso della vita, riadatta la regola con le sue
esigenze concrete all’evolvere e al crescere della propria esperienza di vita cristiana.
PAROLE DI ALBERTO MARVELLI
23 agosto 1946
Come sono passati per me questi anni? Quali progressi ho fatto nella vita spirituale? Gli avvenimenti, i
dolori, le sofferenze, i sacrifici, le gioie hanno saputo insegnarmi qualche cosa, hanno accresciuto la mia
fede, la speranza, la carità? Sono progredito insomma, o sono rimasto staticamente fermo, o peggio, ho
peggiorato? Voglio analizzare a fondo la vita di questi anni, l'attuale tenore spirituale, voglio fare un
accurato e meticoloso esame di coscienza, necessario dopo tanto tempo. Voglio abituarmi di nuovo a
riflettere, a pensare, a meditare, perché sento purtroppo che l'attività intensa di questi ultimi anni è
andata a discapito della vita interiore, perché mi accorgo che penso poco, che medito poco, che tiro
avanti così alla buona, per tradizione, per abitudine, per inerzia, per spinte esterne, sia nell'attività
professionale e apostolica e politica e caritativa. Sento che i problemi che quotidianamente risolvo non
sono frutto di un ripensamento interiore, di uno studio profondo, non sono infine una cosa sentita,
sofferta, vissuta, amata, ma una normale, piatta, scialba espressione di una volontà qualunque. A forza di
consentire, di cedere su qualche punto dei programmi di vita passata, di non approfondire per mancanza
di tempo, dì voler abbracciare troppo, di voler dare lo spolvero a troppe cose, di volermi interessare di
tutto, sto diventando un superficiale, uno che si lascia entusiasmare od abbattere da un discorso o da un
articolo, una mezza cartuccia, uno che non ha le idee radicate, profonde, decise. Manco di costanza e di
fermezza nei propositi, la volontà non risponde più come una volta, o forse non ha mai risposto a tono:
abituarsi ad esercitare la volontà anche nelle piccole cose è sommamente utile; trascurare questo porta
a conseguenze gravi. Non sento più entusiasmo sincero, duraturo per qualche opera, come sentivo per
l'Azione Cattolica una volta. Pur dedicandomi a varie attività apostoliche, caritative, assistenziali,
politiche non ho quello slancio che ci vorrebbe, sono un trascinato, lo sento, non un trascinatore, sono
un rimorchiato che vive di rendita, per la bontà degli altri e per la fama immeritata di altri tempi. Vorrei
lavorare qui, là, vorrei mettere a posto su e giù, ma all'atto pratico se non ricevo l'imbeccata non
marcio. Tutte le idee vengono dagli altri, io sembra che faccia tutto e faccio niente, figuro un attivo,
degno di essere additato ad esempio, e giro a vuoto, brancolando qua e là come un mulino a vento,
senza concludere. Non do un tono alle mie attività, mi sembrano estranee, pur essendo desideroso di
vivere per esse. Forse è il troppo lavoro professionale, le preoccupazioni materiali presenti e
dell'avvenire? Sì, certo, influiscono non poco, ma è sempre e rimane mia la colpa dì questo stato di cose.
Più volontà ci vuole, più serietà, più costanza, più studio, più raccoglimento, più meditazione. Qui casca
l'asino, è inutile pretendere di voler farsi santi, di voler essere apostoli, di apparire attivi lavoratori se
non si medita, se si corre dietro ad ogni pensiero anche frivolo, se non si è capaci di imporsi un più vivo
raccoglimento, un senso critico (buono) di osservazione, un'autonomia di riflessione nell'esame dei
problemi, una sensibilità viva per tutti quei fenomeni spirituali, politici, sociali, religiosi che si verificano
intorno a noi.
Dal diario
PAROLE DI VITTORIO BACHELET
"…anche noi partecipiamo dell'incertezza, della fatica della ricerca della Chiesa di oggi, e guai se non
ne partecipassimo (vorrebbe dire che siamo fuori della storia e della realtà della Chiesa). Lo dico non
solo per incoraggiare il nostro e il vostro lavoro, ma perché credo veramente che questo sia anche in
qualche modo uno stadio - che forse durerà ancora - dinamico, di ricerca, di sforzo di precisazione, e
mentre dobbiamo portarlo avanti con umiltà e con coraggio non dobbiamo poi troppo sentirci
umiliati o frustrati se i “passetti” che facciamo son piccoli passi ogni giorno, piccoli passi ogni anno.
….mi si potrebbe chiedere: vale la pena di impegnarsi nel servizio dell'AC? E una domanda che mi sono
posto soprattutto all'inizio, quando mi è stato chiesto un lavoro cosi impegnativo nel servizio centrale
dell'AC: e già allora avevo risposto positivamente. Ma l'esperienza di questi anni mi ha confermato che
questo servizio, questa rete di amicizie, questa realtà di preghiera, di azione, di riflessione, di
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sacrificio, questa realtà che si sforza di portare avanti con semplicità, senza rumore, nella Chiesa
italiana un discorso che ci aiuti a crescere tutti e ci porti, per quanto possiamo, faticosamente,
lentamente ma positivamente sulle vie indicate dal Concilio - che poi sono le vie indicate dal Signore -;
questo sforzo, questa fatica, questo tempo che noi strappiamo alle nostre occupazioni, alla nostra
famiglia, alla nostra vita quotidiana vale la pena davvero di essere speso. Non - credo - perché ci siano
grandi probabilità che anche nel prossimo futuro, salvo parole incoraggianti come quelle del Papa, che ci
danno una consolazione, un conforto, una guida, noi pensiamo di avere grandi soddisfazioni o grandi
successi o che la stampa ci colmi di elogi, ci dica quanto siamo intelligenti, bravi... Non sarà cosi se
faremo un lavoro serio, perché questo difficilmente ha di questi risultati così esterni, ma un lavoro
costruttivo, ma un lavoro utile, si, questo possiamo farlo in Azione Cattolica."
Veglia battesimale
PER INIZIARE (traccia da consegnare a tutti)
Il vegliare così come il camminare, è segno della nostra vita. Ci mettiamo allora in cammino per fare
memoria di alcune tappe della nostra vita, per rendere grazie al nostro Dio che ci ha fatti suoi figli, che ci
ha chiamati e resi discepoli e che ha trasformato la nostra vita in storia di salvezza.
1. FACCIAMO MEMORIA
DEL NOSTRO BATTESIMO
Compagno di viaggio: S. Agostino
Dalle Confessioni di Agostino d’Ippona
Stimolato a rientrare in me stesso, sotto la tua guida, entrai nell’intimità del mio cuore, e lo potei fare
perché tu ti sei fatto mio aiuto (cfr. Sal 29,11). Entrai e vidi con l’occhio dell’anima mia, qualunque
esso potesse essere, una luce inalterabile sopra il mio stesso sguardo interiore e sopra la mia
intelligenza. Non era una luce terrena e visibile che splende dinanzi allo sguardo di ogni uomo. Direi
anzi ancora poco se dicessi che era solo una luce più forte di quella comune, o anche tanto intensa da
penetrare ogni cosa. Era un’altra luce, assai diversa da tutte le luci del mondo creato. Non stava al di
sopra della mia intelligenza quasi come l’olio che galleggia sull’acqua, né come il cielo si stende sulla
terra, ma una luce superiore. Era la luce che mi ha creato. E se mi trovavo sotto di essa, era perché
ero stato creato da essa. Chi conosce la verità conosce questa luce.
O eterna verità e vera carità e cara eternità! Tu sei il mio Dio, a te sospiro giorno e notte…Cercavo il
modo di procurarmi la forza sufficiente per godere di te, e non la trovavo, finché non ebbi abbracciato
“il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù” (1Tm 2,5) “che è sopra ogni cosa, Dio
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benedetto nei secoli” (Rm 9,5). Egli mi chiamò e disse: “Io sono la via, la verità e la vita” (Gv 14,6); e unì
quel cibo, ce io non ero capace di prendere, al mio essere, poiché “il Verbo si fece carne” (Gv 1,14)…
Tutti:
Tardi ti ho amato,
bellezza tanto antica e tanto nuova,
tardi ti ho amato.
Ed ecco tu stavi dentro di me
e io ero fuori e là ti cercavo.
E io, brutto,
mi avventavo sulle cose belle da te create.
Eri con me ed io non ero con te.
Mi tenevano lontano da te quelle creature che,
se non fossero in te, neppure esisterebbero.
Mi hai abbagliato, mi hai folgorato,
e hai finalmente guarito la mia cecità.
Hai alitato su di me il tuo profumo
ed io l’ho respirato, e ora anelo a te.
Ti ho gustato e ora ho fame e sete di te.
Mi hai toccato e ardo dal desiderio
di conseguire la tua pace
(Conf. 7,17.18-10, 27,38).
Canto allo Spirito
Il segno: Il ricordo del Battesimo
Benedizione dell’acqua
Sac: Fratelli carissimi, invochiamo la benedizione di Dio nostro Padre, perché questo rito di aspersione
ravvivi in noi la grazia del Battesimo, per mezzo del quale siamo stati immersi nella morte redentrice del
Signore per risorgere con Lui alla vita nuova.
Sac: O Dio creatore, che nell’acqua e nello Spirito hai dato forma e volto all’uomo e all’universo.
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Tutti: Gloria a Te, o Signore.
Sac: O Cristo che dal petto squarciato sulla croce hai fatto scaturire i sacramenti della nostra salvezza.
Tutti: Gloria a Te, o Signore.
Sac: O Spirito Santo, che dal grembo battesimale della Chiesa ci hai fatto rinascere come nuove
creature.
Tutti: Gloria a Te, o Signore.
Sac: O Dio che raduni la Tua Chiesa, sposa e corpo del Signore, benedici il tuo popolo e ravviva in noi
per mezzo di quest’acqua il gioioso ricordo e la grazia della prima Pasqua nel Battesimo. Per Cristo
nostro Signore.
Tutti: Amen
Canto
2. FACCIAMO MEMORIA
DELLA CROCE (il segno dei cristiani)
Compagno di viaggio: S. Francesco
Tutti:
Signore,
fa’ di noi gli strumenti della tua pace.
Aiutaci:
dove c’è l’odio, a portare l’amore;
dove c’è l’offesa, a portare il perdono;
dove c’è la discordia, a portare l’unione;
dove c’è l’errore, a portare la verità;
dove s’è il dubbio, a portare la speranza;
dove ci sono tenebre, a portare la luce;
dove c’è la tristezza, a portare la gioia.
Canto: (durante il bacio della croce si esegue un canto adatto)
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Il segno: La croce
3. FACCIAMO MEMORIA
DELLA CONFERMAZIONE
Il segno: Riconsegna del Simbolo della fede
Rinuncia a satana
Sac. Carissimi, per mezzo del Battesimo siamo divenuti partecipi del mistero pasquale del Cristo, siamo
stati sepolti insieme con lui nella morte, per risorgere con lui a vita nuova. Ora rinnoviamo le promesse
del nostro Battesimo con le quali un giorno abbiamo rinunziato a satana e alle sue opere e ci siamo
impegnati a servire fedelmente Dio nella santa Chiesa cattolica.
Sac. Rinunciate a satana?
Ass.) Rinuncio.
Sac. E a tutte le sue opere?
Ass.) Rinuncio.
Sac. E a tutte le sue seduzioni?
Ass.) Rinuncio.
PROFESSIONE DI FEDE
Sac. Credete in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra? Ass.) Credo.
Sac. Credete in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, che nacque da Maria Vergine, morì e fu
sepolto, è risuscitato dai morti e siede alla destra del Padre? Ass.) Credo.
Sac. Credete nello Spirito Santo, la santa Chiesa Cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei
peccati, la risurrezione della carne e la vita eterna? Ass.) Credo.
Sac. Questa è la nostra fede. Questa è la fede della Chiesa. E noi ci gloriamo di professarla in Cristo
Gesù nostro Signore.
Ass. Amen.
Uno alla volta ci si accosta al fonte e esprimendo a voce alta la sua professione di fede, intinge la mano
nell’acqua e traccia il segno di croce dicendo:
Io N. oggi professo con gioia dinanzi a voi la mia fede e ringrazio il Signore per essere stato
battezzato nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
Canto: Simbolum ’80
(Viene distribuito un lumino)
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1. Vieni, Spirito di sapienza: in un mondo frammentato e spesso incapace di trovare il senso della vita e
delle esperienze che facciamo ogni giorno, facci scoprire che tutto ha un senso e facci riconoscere i
segni del progetto di amore che Dio ci propone.
2. Vieni, Spirito di intelletto, rendici capaci di andare oltre le apparenze e le suggestioni, per
comprendere la verità delle cose e per fare verità nella nostra vita.
3. Vieni, Spirito di consiglio, ispira le nostre decisioni e le nostre scelte perché non siano mai dettate
dal capriccio, dalla pigrizia e dal conformismo, ma siano volte a edificare sempre più la nostra persona e
la comunità umana e cristiana in cui viviamo.
4. Vieni, Spirito di fortezza, sostienici nel momento della prova, della debolezza e della tentazione,
perché non si spenga mai il desiderio di te che hai posto nel nostro cuore.
5. Vieni, Spirito di scienza, sveglia sempre in noi la freschezza della domanda, l’emozione della scoperta,
perché possiamo contribuire con l’intelligenza e le energie che tu ci hai donato a costruire un mondo più
giusto, in cui la conoscenza e la tecnica servano la promozione dell’uomo e non lo dominino.
6. Vieni, Spirito di pietà, insegnaci ad amare e a essere grati verso tutti coloro dal quale abbiamo
ricevuto amore e a ricambiare con il bene coloro che ci fanno del male.
7. Vieni, Spirito del santo timore di Dio: illuminaci perché riconosciamo nel mondo e nel prossimo la
tua presenza. Facci desiderare la Parola e i sacramenti che nutrono la fede perché, uniti sempre più
strettamente al Signore Gesù, procediamo ogni giorno nel cammino verso il Padre.
Sac: Preghiamo.
Dio onnipotente, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che hai rigenerato questi tuoi figli dall’acqua e
dallo Spirito Santo, assistili sempre con la tua protezione perché professiamo con semplicità e fermezza
la loro fede e siano testimoni credibili del tuo amore. Per Cristo nostro Signore.
Tutti: Amen.
4. FACCIAMO MEMORIA DELLA CHIESA
Dalla prima lettera di S.Pietro apostolo
Stringendovi a lui, pietra viva, rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio, anche voi venite
impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per
offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo (…).
Onore dunque a voi che credete (…) Ma voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il
popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui che vi ha chiamato dalle tenebre
alla sua ammirabile luce voi, che un tempo eravate non-popolo, ora invece siete il popolo di Dio; voi, un
tempo esclusi dalla misericordia, ora invece avete ottenuto misericordia.
PER INIZIARE (traccia completa per chi presiede)
Introduzione
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L: Il vegliare così come il camminare, è segno della nostra vita. Ci mettiamo allora in cammino per fare
memoria di alcune tappe della nostra vita, per rendere grazie al nostro Dio che ci ha fatti suoi figli, che ci
ha chiamati e resi discepoli e che ha trasformato la nostra vita in storia di salvezza.
Canto di inizio
INVITO ALLA PREGHIERA
Sac: Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
Tutti: Amen.
Sac: La grazia di Gesù, nostro Signore, l’amore di Dio Padre, la comunione dello Spirito Santo sia con
tutti voi.
Tutti: E con il tuo spirito
Sac: Lodiamo Dio! Egli può fortificarci nella fede che ci è stata annunciata: il messaggio che rivela il
progetto nascosto di Dio è stato fatto conoscere a tutti i popoli perché giungano all’obbedienza della
fede. A Dio, nostro Padre, per Gesù Cristo, nello Spirito Santo, sia gloria nei secoli eterni.
Tutti: Amen.
Breve introduzione
FACCIAMO MEMORIA
DEL NOSTRO BATTESIMO
Lett: Nella generalità dei casi ci siamo trovati ad essere cristiani senza averlo deciso. I nostri genitori
hanno pensato che fosse un bene per noi inserirci nella famiglia della Chiesa.
Se si vuole rendere vitale l’esperienza del Battesimo, bisogna riscoprirne le ragioni e il significato e
ricambiare possibilità e prospettive, che lo rendano più incisivo nella nostra storia personale.
Nel battesimo, Dio ci ha chiamati, ci ha invitati ad immergerci nella morte e resurrezione di Gesù, a
lasciare quanto di negativo è attorno a noi e dentro di noi per entrare in relazione filiale con Lui, nostro
Padre. Vivere alla luce del Battesimo è ribadire e approfondire costantemente la risposta a questo invito.
Compagno di viaggio: S. Agostino
L3: Dalle tenebre alla luce è il pellegrinaggio che Agostino compie nel corso della sua vita; dalle tenebre
del peccato alla luce della grazia, della vita divina, della santità; per questo la sua storia è profondamente
attuale.
L4: Roma, anno 384, Agostino vi si trasferisce e comincia ad insegnare retorica, desideroso di maggiore
fama; con l’aiuto dei Manichei ottiene nello stesso anno l’insegnamento di retorica a Milano, qui lo
raggiungono tutti i familiari. Sono anni difficili, segnati da crisi profonde; i Manichei lo deludono, trova
piena di punti oscuri la loro fede, incapace di dare spazi alla mente ed al cuore. Si accosta allo
Scetticismo, ma in lui qualcosa arde di desiderio; è l’esigenza di verità, di assoluto, dell’amore perfetto
che non può nascondere, celare, spegnere perché significherebbe far tacere se stesso, condannarsi alla
morte interiore.
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L3: Si ritira per sei mesi nella villa dell’amico Verecondo, a Cassiciacum; approfondisce le Sacre Scritture,
si accosta alla filosofia neoplatonica; a Milano ha ascoltato la catechesi del vescovo Ambrogio, le parole
di quest’uomo santo gli risuonano nel cuore. Durante la Veglia Pasquale del 24 aprile 387 riceve il
battesimo; finalmente è la luce! La sua sensibilità, la sua ragione hanno incontrato Cristo, colui che dà un
senso pieno alla vita.
L4: Dalle Confessioni di Agostino d’Ippona
Stimolato a rientrare in me stesso, sotto la tua guida, entrai nell’intimità del mio cuore, e lo potei fare
perché tu ti sei fatto mio aiuto (cfr. Sal 29,11). Entrai e vidi con l’occhio dell’anima mia, qualunque
esso potesse essere, una luce inalterabile sopra il mio stesso sguardo interiore e sopra la mia
intelligenza. Non era una luce terrena e visibile che splende dinanzi allo sguardo di ogni uomo. Direi
anzi ancora poco se dicessi che era solo una luce più forte di quella comune, o anche tanto intensa da
penetrare ogni cosa. Era un’altra luce, assai diversa da tutte le luci del mondo creato. Non stava al di
sopra della mia intelligenza quasi come l’olio che galleggia sull’acqua, né come il cielo si stende sulla
terra, ma una luce superiore. Era la luce che mi ha creato. E se mi trovavo sotto di essa, era perché
ero stato creato da essa. Chi conosce la verità conosce questa luce.
L5: O eterna verità e vera carità e cara eternità! Tu sei il mio Dio, a te sospiro giorno e notte…Cercavo
il modo di procurarmi la forza sufficiente per godere di te, e non la trovavo, finché non ebbi abbracciato
“il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù” (1 Tm 2,5) “che è sopra ogni cosa, Dio
benedetto nei secoli” (Rm 9,5). Egli mi chiamò e disse: “Io sono la via, la verità e la vita” (Gv 14,6); e unì
quel cibo, ce io non ero capace di prendere, al mio essere, poiché “il Verbo si fece carne” (Gv 1,14)…
Tutti:
Tardi ti ho amato,
bellezza tanto antica e tanto nuova,
tardi ti ho amato.
Ed ecco tu stavi dentro di me
e io ero fuori e là ti cercavo.
E io, brutto,
mi avventavo sulle cose belle da te create.
Eri con me ed io non ero con te.
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Mi tenevano lontano da te quelle creature che,
se non fossero in te, neppure esisterebbero.
Mi hai abbagliato, mi hai folgorato,
e hai finalmente guarito la mia cecità.
Hai alitato su di me il tuo profumo
ed io l’ho respirato, e ora anelo a te.
Ti ho gustato e ora ho fame e sete di te.
Mi hai toccato e ardo dal desiderio
di conseguire la tua pace
(Conf. 7,17.18-10, 27,38).
Canto allo Spirito
Il segno: Il ricordo del Battesimo
Sac: Fratelli carissimi, invochiamo la misericordia di Dio Padre onnipotente, perché ci conceda il
rinnovamento dello Spirito Santo che stiamo per invocare sopra questa acqua.
Litanie dei santi
Signore, pietà
Signore, pietà
Cristo, pietà
Cristo, pietà
Signore, pietà
Signore, pietà
Santa Maria, Madre di Dio
prega per noi
Santi Angeli di Dio
pregate per noi
San Giovani Battista
prega per noi
San Giuseppe
prega per noi
Santi Pietro e Paolo
pregate per noi
Sant’Agostino
prega per noi
Sant’Ambrogio
prega per noi
Santa Teresa di Gesù Bambino
prega per noi
S. Francesco d’Assisi
prega per noi
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Beato Pier Giorgio Frassati
prega per noi
I loro nomi
Santi e Sante di Dio
pregate per noi
Benedizione dell’acqua
Sac: Fratelli carissimi, invochiamo la benedizione di Dio nostro Padre, perché questo rito di aspersione
ravvivi in noi la grazia del Battesimo, per mezzo del quale siamo stati immersi nella morte redentrice del
Signore per risorgere con Lui alla vita nuova.
Sac: O Dio creatore, che nell’acqua e nello Spirito hai dato forma e volto all’uomo e all’universo.
Tutti: Gloria a Te, o Signore.
Sac: O Cristo che dal petto squarciato sulla croce hai fatto scaturire i sacramenti della nostra salvezza.
Tutti: Gloria a Te, o Signore.
Sac: O Spirito Santo, che dal grembo battesimale della Chiesa ci hai fatto rinascere come nuove
creature.
Tutti: Gloria a Te, o Signore.
Sac: O Dio che raduni la Tua Chiesa, sposa e corpo del Signore, benedici il tuo popolo e ravviva in noi
per mezzo di quest’acqua il gioioso ricordo e la grazia della prima Pasqua nel Battesimo. Per Cristo
nostro Signore.
Tutti: Amen
(il sacerdote asperge i presenti)
2. FACCIAMO MEMORIA
DELLA CROCE (il segno dei cristiani)
Lett: In vista delle condizioni particolari che l’Europa va assumendo, Cristo cerca testimoni. Saremo
chiamati nei prossimi decenni ad essere testimoni della passione, morte e risurrezione di Cristo; della
sua Croce, che è segno dell’amore salvifico di Dio, dice S. Agostino: “Colui che ci ha creati per tornare a
Lui attraversando il mare, vista la nostra impotenza, ha mandato il Figlio a prenderci e trasportarci sulla
sua nave, la Croce”. La Croce è dunque il traghetto che ci aiuta, la tavola su cui possiamo attraversare il
mare.
Compagno di viaggio: S. Francesco
L5: Francesco nasce ad Assisi nel 1182; il padre è Pietro Bernardone, mercante di stoffe, la madre si
chiama Giovanna. Infanzia ed adolescenza sono un tempo sereno: studia, impara anche un po' di latino.
Sin da giovane, inizia a lavorare nella bottega del padre. È allegro, sensibile, gentile, ama la libertà e
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l'amicizia, ama divertirsi ed è il primo in ogni comitiva. Lo attira l'ideale cavalleresco e nel 1202
partecipa alla guerra di Assisi contro Perugia; è fatto prigioniero e rimane in prigione per circa un anno.
Uscito di prigione vuole ancora acquistare fama ed onori, ha nel cuore l'ideale di una giustizia universale,
per questo si arruola nell'esercito di Gualtiero di Brienne. Iniziato il viaggio, a Spoleto ha una visione di
cui poco conosciamo, ritorna immediatamente ad Assisi, consapevole di non essere chiamato a fare il
cavaliere né il mercante. È questo un tempo di discernimento, di preghiera, di solitudine, dimora tra i
poveri ed i lebbrosi. Una voce divina lo invita a ricostruire la sua chiesa ed egli letteralmente restaura S.
Damiano, una piccola chiesetta abbandonata della campagna assisana.
L6: Fortissimo si fa il contrasto con il padre al punto che Francesco rinuncia ad ogni bene e gli restituisce
persino il vestito che indossa. Egli adesso è un penitente ed un eremita, dedicato a ricostruire chiese in
abbandono e a confortare i lebbrosi.
“…Essendo io nei peccati mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi, e il Signore stesso mi
condusse tra loro e io usai con essi misericordia e allontanandomi da essi ciò che mi sembrava amaro mi fu
cambiato in dolcezza di anima e di corpo e poi stetti un poco ed uscii dal mondo.” (Testamento).
Questo primo periodo ha una svolta originale; il 24 febbraio 1209 ascolta il Vangelo di Luca sulla
missione apostolica, la predicazione di Gesù diventa urgente nella sua vita: ha inizio così il monachesimo
mendicante. Si raccolgono attorno a lui i primi compagni, regola di vita è il Vangelo: assoluta povertà,
umiltà profonda, farsi “minimi” in tutto, annunziare il Cristo.
L5: Dal 1220 le comunità francescane si diffondono rapidamente in tutta Europa. Francesco si mette
anche in viaggio nei territori musulmani, per portare l'annuncio di Cristo con le armi della pace e della
mansuetudine. Fedele all'ideale di rinunzia ad ogni potere e d'assoluta povertà è allo stesso tempo figlio
obbediente della Chiesa che rinnova con la sua vita santa. La sua profonda unione con Cristo lo rende
padre di altri due ordini: le clarisse, così chiamate dalla prima clarissa, Chiara d'Assisi che sempre si è
definita “pianticella di Francesco” e il terzo ordine composto da laici impegnati a vivere l'ideale
francescano nel mondo. La vita di Francesco totalmente donata, riceve il 14 settembre 1224 il sigillo
delle stimmate, il suo corpo logorato dalla fatica e dall'amore, diventa immagine del Cristo crocifisso.
Dopo aver composto il Cantico delle Creature, la sera del 4 ottobre 1225 muore.
Tutti:
Signore,
fa’ di noi gli strumenti della tua pace.
Aiutaci:
dove c’è l’odio, a portare l’amore;
dove c’è l’offesa, a portare il perdono;
dove c’è la discordia, a portare l’unione;
dove c’è l’errore, a portare la verità;
dove s’è il dubbio, a portare la speranza;
dove ci sono tenebre, a portare la luce;
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dove c’è la tristezza, a portare la gioia.
Canto
(il canto si esegue durante il bacio della croce)
Il segno: La croce
Sac: Preghiamo.
O Padre, che hai voluto salvare gli uomini con la croce del Cristo tuo Figlio, concedi a noi che abbiamo
conosciuto in terra il suo mistero di amore, di godere in cielo della redenzione. Per Cristo nostro
Signore.
Tutti: Amen.
Sac: Ora dunque, carissimi fratelli e sorelle, avvicinatevi per ricevere il segno della vostra condizione di
discepoli di
(si può consegnare una croce con l’impegno di portarla come memoria grata del dono di Dio).
Canto
3. FACCIAMO MEMORIA
DELLA CONFERMAZIONE
(i sette doni dello Spirito Santo)
Lett: Lo Spirito Santo ci è già stato donato nel Battesimo. Questo dono ci ha aperto la possibilità di
iniziare una vita nuova, fatta di fiducia filiale in Dio Padre e di amore fraterno verso gli uomini. Nel
sacramento della Confermazione lo Spirito ci viene offerto come luce e forza, perché la nuova vita si
rafforzi, sia assunta con decisione e responsabilità come progetto stabile, venga testimoniata e donata
agli altri. La testimonianza cristiana sarà fatta non solo da parole, ma dal progetto della nostra vita,
inserita nella storia degli uomini, come lievito, come seme.
Il segno: Riconsegna del Simbolo della fede
60 Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: «Questo linguaggio è duro; chi può
intenderlo?». 61 Gesù, conoscendo dentro di sé che i suoi discepoli proprio di questo mormoravano,
disse loro: «Questo vi scandalizza? 62 E se vedeste il Figlio dell'uomo salire là dov'era prima? 63 È lo
Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita. 64 Ma vi
sono alcuni tra voi che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non
credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. 65 E continuò: «Per questo vi ho detto che nessuno
può venire a me, se non gli è concesso dal Padre mio».
66 Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui.
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67 Disse allora Gesù ai Dodici: «Forse anche voi volete andarvene?». 68 Gli rispose Simon Pietro:
«Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; 69 noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei
il Santo di Dio».
Sac: Preghiamo.
Concedi, Signore, che questo tuoi figli, che hanno conosciuto il tuo disegno di amore e i misteri della
vita del tuo Cristo, li professino con la bocca, li custodiscano con la fede e compiano sempre nelle
opere la tua volontà. Per Cristo nostro Signore.
Tutti: Amen.
Rinuncia a satana
Sac. Carissimi, per mezzo del Battesimo siamo divenuti partecipi del mistero pasquale del Cristo, siamo
stati sepolti insieme con lui nella morte, per risorgere con lui a vita nuova. Ora rinnoviamo le promesse
del nostro Battesimo con le quali un giorno abbiamo rinunziato a satana e alle sue opere e ci siamo
impegnati a servire fedelmente Dio nella santa Chiesa cattolica.
Sac. Rinunciate a satana?
Ass.) Rinuncio.
Sac. E a tutte le sue opere?
Ass.) Rinuncio.
Sac. E a tutte le sue seduzioni?
Ass.) Rinuncio.
PROFESSIONE DI FEDE
Sac. Credete in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra? Ass.) Credo.
Sac. Credete in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, che nacque da Maria Vergine, morì e fu
sepolto, è risuscitato dai morti e siede alla destra del Padre?
Ass. Credo.
Sac. Credete nello Spirito Santo, la santa Chiesa Cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei
peccati, la risurrezione della carne e la vita eterna? Ass. Credo.
Sac. Questa è la nostra fede. Questa è la fede della Chiesa. E noi ci gloriamo di professarla in Cristo
Gesù nostro Signore. Ass. Amen.
Uno alla volta ci si accosta al fonte e esprimendo a voce alta la sua professione di fede, intinge la mano
nell’acqua e traccia il segno di croce dicendo:
Io N. oggi professo con gioia dinanzi a voi la mia fede e ringrazio il Signore per essere stato
battezzato nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
Canto
(Vengono distribuite le candele, simbolo di fede)
Sac: E ora professiamo la nostra fede.
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(al termine della recita, sette giovani, uno dopo l’altro, prendono un lumino e lo accendo. Frattanto un altro legge
per ogni lumino le seguenti invocazioni)
8. Vieni, Spirito di sapienza: in un mondo frammentato e spesso incapace di trovare il senso della vita
e delle esperienze che facciamo ogni giorno, facci scoprire che tutto ha un senso e facci riconoscere i
segni del progetto di amore che Dio ci propone.
9. Vieni, Spirito di intelletto, rendici capaci di andare oltre le apparenze e le suggestioni, per
comprendere la verità delle cose e per fare verità nella nostra vita.
10. Vieni, Spirito di consiglio, ispira le nostre decisioni e le nostre scelte perché non siano mai dettate
dal capriccio, dalla pigrizia e dal conformismo, ma siano volte a edificare sempre più la nostra persona e
la comunità umana e cristiana in cui viviamo.
11. Vieni, Spirito di fortezza, sostienici nel momento della prova, della debolezza e della tentazione,
perché non si spenga mai il desiderio di te che hai posto nel nostro cuore.
12. Vieni, Spirito di scienza, sveglia sempre in noi la freschezza della domanda, l’emozione della
scoperta, perché possiamo contribuire con l’intelligenza e le energie che tu ci hai donato a costruire un
mondo più giusto, in cui la conoscenza e la tecnica servano la promozione dell’uomo e non lo
asserviscano.
13. Vieni, Spirito di pietà, insegnaci ad amare e a essere grati verso tutti coloro dal quale abbiamo
ricevuto amore e a ricambiare con il bene coloro che ci fanno del male.
14. Vieni, Spirito del santo timore di Dio: illuminaci perché riconosciamo nel mondo e nel prossimo la
tua presenza. Facci desiderare la Parola e i sacramenti che nutrono la fede perché, uniti sempre più
strettamente al Signore Gesù, procediamo ogni giorno nel cammino verso il Padre.
Sac: Preghiamo.
Dio onnipotente, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che hai rigenerato questi tuoi figli dall’acqua e
dallo Spirito Santo, assistili sempre con la tua protezione perché professiamo con semplicità e fermezza
la loro fede e siano testimoni credibili del tuo amore. Per Cristo nostro Signore.
Tutti: Amen.
4. FACCIAMO MEMORIA DELLA
CHIESA
Canto
Lettura di 1 Pt 2,4-10
Il segno: Scambio di pace
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Sac: Signore Gesù Cristo, che hai detto ai tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi do’ la mia pace”, non
guardare ai nostri peccati, ma alla fede della tua Chiesa, e donale unità e pace secondo la tua volontà. Tu
che vivi e regni nei secoli dei secoli.
Tutti: Amen.
Sac: La pace del Signore sia sempre con voi
Tutti: E con il tuo spirito.
Sac: Scambiamoci un segno di pace.
Congedo finale
Libri
 Paulo Coelho, Il cammino di Santiago, Bompiani, 2001.
È la storia del viandante Paulo il quale, per ritrovare la sua spada che gli permetterà di diventare un
maestro Ram, compie un pellegrinaggio verso Santiago de Compostela, accompagnato dalla sua guida
spirituale. Nel corso di questo viaggio si troverà ad affrontare una serie di ostacoli che metteranno alla
prova la sua determinazione e la sua fede.
 Accattoli Luigi, Io non mi vergogno del Vangelo, EDB.
L’autore propone una scelta di fede “incarnata”, vissuta nel quotidiano e da realizzare nei diversi ambiti
della vita.

Bernard Pitaud, Il Cristo della porta accanto – Meditiamo con Madeleine Delbrêl, Ed.
Paoline, 2000.
Il testo propone 15 meditazioni basate sul pensiero di M. Delbrêl che toccano diversi temi: la preghiera,
la missione, la solidarietà e soprattutto la convinzione che il Vangelo vada vissuto in ogni piccola azione
del quotidiano.
 Luigi Ginami, Seguo il mio Re! - Una regola di vita per giovani – Ed. Paoline 2001.
L’autore propone un viaggio dentro di sé che porti all’elaborazione di una personale regola di vita grazie
alla quale crescere e diventare veramente liberi. Il libro è dedicato a chi vuole fare della propria vita “un
vero capolavoro, secondo il progetto di Dio”.
Canzoni
Artista: Jovanotti
Album: Il quinto mondo
Titolo: La vita vale
Cosa succede che succede in giro
chi vede bianco chi vede nero
chi resta in casa chi se ne va in strada
che cosa conta che cosa è vero?
mi han detto che per tenere alti i consumi
è necessario far morire i fiumi
ho letto che le marche dei diamanti
han provocato guerre devastanti
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che il succo d'ananas è insanguinato
ed il caffè ha un gusto assai salato
che c'è chi vive nella povertà
fabbricando simboli di povertà
che un brevetto di una medicina
vale più della vita di una bambina
posso capire che così si salvaguarda il lavoro
vorrei vedere fosse figlia loro
la conoscenza e la tecnologia
a molte strade hanno aperto la via
il commercio è uno strumento di libertà
ma nel rispetto dei diritti e della dignità
della diversità e dell'ambiente
allora forza venite gente
che le speranze non si sono spente
allora forza venite gente
noi dobbiamo convincerli che la vita vale
una vita soltanto più di una multinazionale
noi dobbiamo convincerli che la strada buona
è il rispetto totale dei diritti di una persona
ho saputo che molte banche
coi risparmi delle persone
ci finanziano l'industria bellica
il narcotraffico e la distruzione
cosa devo fare mammà
cosa devo fare mammà
vi prego signori che state a sentire
voi che avete il denaro voi che avete il potere
voi che avete l'accesso che guidate il progresso
voi che state pensando "chi cazzo è questo fesso?"
che fabbricate e vendete prodotti scaduti
che i vostri figli li mandate nei migliori istituti
che inquinate le anime le strade le acque ed i prati
e i vostri giardini sono tutti curati
certe volte io mi sento male
ma le speranze non si sono spente
allora forza venite gente
noi dobbiamo convincerli che la vita vale
una vita soltanto più di una multinazionale
noi dobbiamo convincerli che la strada buona
è il rispetto totale dei diritti di una persona
………………………………………………………………………………………………………………..
Artista: Claudio Baglioni
Album: Sono io l’uomo della storia accanto
Titolo: Per incanto e per amore
Fa' che il tempo di un uomo non sia
un istante e poi via
che non lascia mai niente di sé
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nella storia di tutta la povera gente
e che un timido abbraccio non sia
solo un frutto di inverno
ma un seme d'eterno
fa' che sia così
come un canto del cuore
come per incanto e per amore
fa' che il senso di un uomo non sia
la paura di amare o la scia
di una barca legata
che non prende il mare
e che questa già vecchia ribelle speranza non sia
più l'assurda distanza
tra gli occhi e le stelle
fa' che sia così
come un canto del cuore
come per incanto e per amore
fa' che il viaggio di un uomo non sia
la bugia di una meta
ma la verità della strada
che è lunga e segreta
e che un pugno di riso non sia
solo un altro abbandono
ma almeno la via di un sorriso e un perdono
fa' che sia così
per incanto e per amore
fa' che il cielo dì un uomo non sia
questa notte infinita
ma un'alba di vita
su tutta la terra
e che l'ultima guerra è finita
in un mondo con meno ingiustizia
capace di un gesto di pace e amicizia
fa' che sia così
come un canto del cuore
come per incanto e per amore
fa' che il tuo prossimo sia
non soltanto chi ti è accanto
ma anche il prossimo che verrà qui
per incanto fa' che sia così
per amore fa' che sia così
………………………………………………………………………………………………………………..
Artista: Paolo Vallesi
Album: Best of
Titolo: Grande
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Sono io
Che dormivo sui banchi di scuola
Al liceo
Tutti gli altri diversi da me
Solo io
Nascondevo l'amore in fino alle canzoni
Un amore da scoprire a modo mio.
Sono io
Senza scuse un bambino a trent'anni
Per niente al mondo darei quel ch'e' mio
Ai ricordi che poi dopo me
Sempre io
A cambiar nello specchio
E scoprire ogni volta di esser lo stesso
Continuare a far di tutto
Per non diventare... Non essere mai....
Grande
Non essere mai grande
Per tradire un sogno
Grande
Che sa di libertà
Fra mille strade stelle e guai
Anch'io che ho già trent'anni ormai
Non ho l'età della mia vita
Non saprei
Diventare grande mai.
Siete voi
A far finta di essere forti
(giocare agli eroi)
Sempre voi
Farsi male e non piangere mai
Forse c'e' più dignità
In un piccolo gesto
Che fai con grande amore
Perché sempre in fondo a un uomo vero
Batte il cuore di un gigante.
Grande
Non essere mai grande
Per morire dentro
Grande
È questa libertà
Che c'e' in noi
Fra mille strade stelle e guai
Anche chi ha già cent'anni ormai
Non ha l'età della sua vita
Anche un uomo lo sai
Non vorrebbe esser grande mai.
E chissà, chissà
Quante sbagliate verità troverai
Fra mille strade stelle e guai
Tu corri e non fermarti mai
Fa che sia grande la tua vita
E finché non e' finita
21
Lei sarà
La tua grande libertà.
Film
LE ONDE DEL DESTINO
Anno di uscita: 1996
Genere: drammatico
Durata: 158'
Attori: Emily Watson, Stellan Skarsgård, Katrin Cartlidge, Jean-Marc Barr.
Film problematico, premiato con menzione speciale a Cannes. La vocazione ad amare e ad essere amati
è la più irrinunciabile, nella vita; ed una comunità di credenti dovrebbe sostenere, non scoraggiare, o
peggio ancora censurare, l’ardente bisogno d’amore di un cuore che sanguina.
La malattia peggiore si rivela allora non tanto quella del corpo, ma quella dell’anima: precisamente
un’anima che vorrebbe consumarsi nel sacrificio di una dedizione fedele, attraverso il paradosso di tante
squallide infedeltà consumate.
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