Materiali - Fedeltà PAROLE DI GIOVANNI PAOLO II La formazione dei fedeli laici ha come obiettivo fondamentale la scoperta sempre più chiara della propria vocazione e la disponibilità sempre più grande a viverla nel compimento della propria missione. Dio chiama me e manda me a lavorare nella sua vigna; chiama me e manda me a lavorare per l’avvento del suo Regno nella storia: questa vocazione e missione personale definisce la dignità e la responsabilità dell’intera opera formativa, ordinata al riconoscimento gioioso e grato di tale dignità e all’assolvimento fedele e generoso di tale responsabilità. Infatti, Dio dall’eternità ha pensato a noi e ci ha amato come persone uniche e irripetibili, chiamando ciascuno di noi con il suo proprio nome come il buon Pastore che “chiama le sue pecore per nome” (Gv 10,3). Ma il piano eterno di Dio si rivela a ciascuno di noi solo nello sviluppo storico della nostra vita e delle sue vicende, e pertanto solo gradualmente: in un certo senso di giorno in giorno Ora per poter scoprire la concreta volontà del Signore sulla nostra vita sono sempre indispensabili l’ascolto pronto e docile della Parola di Dio e della Chiesa, la preghiera filiale e costante, il riferimento a una saggia e amorevole guida spirituale, la lettura nella fede dei doni e dei talenti ricevuti e nello stesso tempo delle diverse situazioni sociali e storiche entro cui si è inseriti […] Non si tratta, comunque, solo di sapere quello che Dio vuole da noi, da ciascuno di noi nelle varie situazioni della vita. Occorre fare quello che Dio vuole: così ci ricorda la parola di Maria, la Madre di Gesù, rivolta ai sevi di Cana: “Fate quello che vi dirà” (Gv 2,5). E per agire in fedeltà alla volontà di Dio occorre essere capaci e rendersi sempre più capaci. Certo, con la grazia del Signore, che non manca mai, come dice san Leone Magno: “Darà il vigore Colui che conferì la dignità”; ma anche con la libera e responsabile collaborazione di ciascuno di noi. Ecco il compito meraviglioso e impegnativo che attende tutti i fedeli laici, tutti i cristiani, senza sosta alcuna: conoscere sempre più le ricchezze della fede e del Battesimo e viverle in crescente pienezza. Dalla esortazione apostolica “Christifideles laici” (cap. V, par. 58) PAROLE DAL PROGETTO FORMATIVO ACI L’ecclesialità La Chiesa è il dono più grande fatto dallo Spirito all’umanità: attraverso il “Corpo di Cristo” la comunione trinitaria entra nella storia degli uomini e il Risorto prolunga la sua presenza tra noi. Questa coscienza ecclesiale è fondamentale e determinante per la proposta formativa dell’AC. Vivere il mistero della Chiesa Il laico di AC ha la consapevolezza che la Chiesa è prima di tutto un mistero sgorgato dal cuore di Dio, davanti al quale egli si pone con uno sguardo contemplativo, fatto di stupore e di accoglienza, di umiltà e di affetto, di dedizione appassionata e fedele. Senza la luce della fede,lo sguardo si appanna, l’amore si raffredda e la Chiesa viene vista come una istituzione puramente umana, un’organizzazione burocratica, o al massimo una struttura di solidarietà e beneficenza. Essa, invece, viene dalla Trinità e vive della vita stessa della Trinità: per questo noi viviamo la Chiesa come una realtà cui apparteniamo ma che allo stesso tempo ci supera. La Chiesa porta con sé l’eternità, ma è anche situata nel tempo e nella storia umana. Per questo essa non è una comunità perfetta, ma è sottoposta alle insidie del male e alla fragilità della nostra condizione naturale. Delle sue imperfezioni, quella che avvertiamo come maggiormente scandalosa è il conflitto al suo interno, frutto delle divisioni e delle incomprensioni che si generano nella vita delle comunità. Tale realtà, però, lungi dal portarci ad un perfezionismo velleitario o a prendere le distanze dalla Chiesa, è per noi un’esperienza da riconoscere e attraversare per rendere più maturi i rapporti fra le persone e la stessa coscienza ecclesiale. Imparare a gestire con sapienza e carità le tensioni che sorgono nella 1 comunità cristiana diventa così un banco di prova della nostra fede e un’occasione di crescita e purificazione. In comunione In quanto corpo di Cristo, la comunione è l’anima della Chiesa. La fede in Dio Trinità ci dice che la comunione è possibile ed è un dono che accogliamo da Lui; è grazia e non la somma dei nostri sforzi o il frutto delle nostre buone volontà. Ciò che ci fa diventare costruttori di comunione è prima di tutto il credere all’amore di Cristo, che ha dato il suo sangue per ogni uomo e donna. Ciò significa vivere la comunione come un’esigenza oggettiva della nostra fede, che si fa attorno al Vescovo, uniti a tutta la Chiesa universale, e senza cadere in arbitrarie selezioni di persone e di compiti ecclesiali. La fede ci fa vedere i Pastori come coloro che, per puro dono dello Spirito, grazie al sacramento ricevuto rendono presente Cristo alla comunità dei credenti. Per questo, la prima testimonianza che vogliamo offrire e a cui educhiamo tutta l’associazione è quella di un’unità che non è uniformità ma coscienza della ricchezza che costituiscono per la Chiesa i diversi doni messi a disposizione di tutti e vissuti nel discernimento ecclesiale. L’obbedienza, vissuta evangelicamente, è segno dell’amore e della maturità con cui ci sentiamo legati alla Chiesa del Signore. Corresponsabili da laici Il modo di vivere nella Chiesa che corrisponde al carisma dell’AC è quello della corresponsabilità: con la specificità della vocazione laicale intendiamo portare nella comunità la nostra testimonianza e il nostro servizio, la ricchezza che ci proviene dall’incontro con il Signore sulle strade del mondo e la dedizione alla crescita nella comunione e nella missione. Nell’Eucaristia vivere la forma della Chiesa Nell’Eucaristia viviamo il paradigma della Chiesa. È in essa che la corresponsabilità tra i battezzati non solo viene rigenerata, ma anche pienamente manifestata: nell’assemblea radunata per fare la memoria del Signore, la Chiesa trova una rivelazione tangibile,e insieme la realizzazione più piena.Lì si vede che essa è “popolo adunato dall’unità del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”(21). L’Eucaristia forma i cristiani ad una vita pienamente umana. Insegnando loro a “fare la comunione”, li educa all’accoglienza. L’assemblea formata dai fedeli che convergono verso lo stesso luogo per diventare il soggetto dell’unica azione liturgica, dice che la Chiesa, in un determinato luogo, non è costituita semplicemente dalle persone che si aggiungono l’una all’altra. L’AC partecipa all’Eucaristia della comunità; non preferisce Messe particolari e i suoi soci si impegnano perché la liturgia della comunità sia effettivamente partecipata da tutti. L’Eucaristia forma al dialogo. Nella liturgia della Parola, Dio ci parla come ad amici e noi gli rispondiamo con il sì della fede e con quella forma suprema di carità che è la preghiera universale. Il dialogo tra Dio e il suo popolo educa quest’ultimo a dialogare con il mondo secondo lo stile divino e umanissimo di Gesù: nel segno della gratuità, dell’apertura, del rispetto per ogni uomo e ogni donna. La partecipazione di tutto il popolo di Dio alla missione di Cristo abilita e impegna tutti nel condividere la comune responsabilità per l’annuncio della salvezza. L’AC ha a cuore gli organismi di partecipazione e si impegna perché i suoi soci siano in comunione con tutti i membri, uniti a priori nell’essenziale e capaci di convergere con tutti nell’opinabile(22). L’Eucaristia educa al martirio. Fare memoria di Cristo non è ripetere in modo meccanico un gesto rituale; piuttosto è lasciarsi modellare per amare come Lui e grazie a Lui “fino alla morte”. I laici di AC partecipano all’Eucaristia domenicale, ma cercano di parteciparvi anche più volte durante la settimana, per poter portare la vita a Cristo e Cristo nella vita. L’Eucaristia li immerge profondamente nella storia per farla diventare “storia di salvezza”. L’Eucaristia educa al servizio. Il pane viene spezzato non solo per essere mangiato, ma per essere condiviso. L’Eucaristia sostiene così l’impegno quotidiano di condivisione con ogni miseria umana,come 2 ha fatto Cristo che,durante la sua ultima cena, ha lavato i piedi ai discepoli. La comunione con il suo pane “dato”e il suo sangue “versato” non è un gesto intimistico e devozionale. L’AC, insieme alle sue altre attività ecclesiali, si dedica al servizio nella famiglia, nella società, nel territorio. L’Eucaristia educa alla missione. Il congedo con cui si chiude la liturgia è l’invito ad iniziare un’altra celebrazione, quella in cui è impegnata tutta la vita. L’assemblea si scioglie solo per disperdere i partecipanti sulle strade del mondo: sono le vie battute soprattutto dai laici. E sono queste strade che i laici di AC si impegnano a frequentare per far correre la parola della salvezza fino a raggiungere ogni fratello e ogni sorella, fino agli estremi confini del mondo. Per una regola di vita Verso una sintesi personale Queste riflessioni di carattere generale hanno bisogno di essere interpretate da parte di ciascuno. Ogni persona è invitata a chiedersi: in che senso questa proposta vale per me? Come posso renderla mia? Come può trasformarsi nel mio progetto di vita? Una personale regola di vita è ciò che consente di rendere questa proposta, che è per tutti, una proposta che è mia, che configura il mio personale modo di rispondere al Signore e di essere fedele al suo progetto su di me. Ciascuno è chiamato allora ad elaborare una propria regola di vita, cioè ad assumere in maniera personale quegli impegni di preghiera, di crescita nella fede e nella umanità, quelle scelte di servizio che rendono personale e concreto l’impegno con il Signore e la testimonianza di fede nella società di oggi. Uno dei segni della maturazione di un ragazzo o di un giovane è quello di scegliere di darsi una regola; uno dei segni della maturità di un adulto è quello di adattare il proprio impegno spirituale alle diverse fasi che attraversa, pena uno squilibrio tra la propria vita di adulti e il proprio progetto di vita cristiana. Anche i laici hanno una regola? Può avere un senso parlare di “regola” per dei laici? Non è questo un elemento che appartiene tipicamente all’esperienza monastica e della vita religiosa? Parlare di regola non rischia di applicare alla laicità un modello che appartiene ad altre vocazioni, compiendo una forzatura e rendendo ancora più difficile il percorso dei laici verso l’individuazione di uno stile di vita cristiana rispettoso della loro originale vocazione? Sono le domande che spesso ci poniamo davanti all’idea di darci una regola di vita. Una regola come stile di vita Eppure darsi una regola non significa altro che assumere un progetto di vita cristiana che ne costituisca la sintesi, ne indichi lo stile, ne esprima le intenzioni profonde. La regola è un modo di interpretare, attraverso un aspetto particolare, tutta la vita cristiana, rendendolo il punto di vista da cui guardare tutto il resto, attraverso cui vivere il mistero nella sua globalità. Questo modo sintetico di interpretare l’essere cristiani si traduce in uno stile di vita, cioè si rende visibile, si esprimere in atteggiamenti,gesti,modi concreti di vivere e in questo senso diventa parola – pur nel silenzio – che dice il Vangelo e la sua fecondità storica. È una sintesi destinata a creare rapporto tra il Vangelo e il tempo, tra il senso perenne dalla Parola e le caratteristiche storiche, che essa corregge, contesta, valorizza, compie… Per questo ogni regola è anche specchio di un tempo,è un modo credente di interpretarlo, in quei caratteri di originalità e di alternativa, eppure di storicità, che corrispondono al paradosso della vita cristiana. I caratteri della nostra regola di vita Se la regola è parola che raccoglie in sintesi una vita e le sue intenzioni, il suo progetto e il suo senso, è chiaro che essa assume caratteristiche tipiche dalla vita laicale: quella dell’essenzialità, per poter dire l’essenziale della fede nella molteplicità delle situazioni della vita; quella della flessibilità, cioè dell’adattamento possibile alle situazioni diverse, nel permanere di alcune costanti di fondo; quella della 3 personalizzazione, per cui ogni persona, e più volte nel corso della vita, riadatta la regola con le sue esigenze concrete all’evolvere e al crescere della propria esperienza di vita cristiana. PAROLE DI ALBERTO MARVELLI 23 agosto 1946 Come sono passati per me questi anni? Quali progressi ho fatto nella vita spirituale? Gli avvenimenti, i dolori, le sofferenze, i sacrifici, le gioie hanno saputo insegnarmi qualche cosa, hanno accresciuto la mia fede, la speranza, la carità? Sono progredito insomma, o sono rimasto staticamente fermo, o peggio, ho peggiorato? Voglio analizzare a fondo la vita di questi anni, l'attuale tenore spirituale, voglio fare un accurato e meticoloso esame di coscienza, necessario dopo tanto tempo. Voglio abituarmi di nuovo a riflettere, a pensare, a meditare, perché sento purtroppo che l'attività intensa di questi ultimi anni è andata a discapito della vita interiore, perché mi accorgo che penso poco, che medito poco, che tiro avanti così alla buona, per tradizione, per abitudine, per inerzia, per spinte esterne, sia nell'attività professionale e apostolica e politica e caritativa. Sento che i problemi che quotidianamente risolvo non sono frutto di un ripensamento interiore, di uno studio profondo, non sono infine una cosa sentita, sofferta, vissuta, amata, ma una normale, piatta, scialba espressione di una volontà qualunque. A forza di consentire, di cedere su qualche punto dei programmi di vita passata, di non approfondire per mancanza di tempo, dì voler abbracciare troppo, di voler dare lo spolvero a troppe cose, di volermi interessare di tutto, sto diventando un superficiale, uno che si lascia entusiasmare od abbattere da un discorso o da un articolo, una mezza cartuccia, uno che non ha le idee radicate, profonde, decise. Manco di costanza e di fermezza nei propositi, la volontà non risponde più come una volta, o forse non ha mai risposto a tono: abituarsi ad esercitare la volontà anche nelle piccole cose è sommamente utile; trascurare questo porta a conseguenze gravi. Non sento più entusiasmo sincero, duraturo per qualche opera, come sentivo per l'Azione Cattolica una volta. Pur dedicandomi a varie attività apostoliche, caritative, assistenziali, politiche non ho quello slancio che ci vorrebbe, sono un trascinato, lo sento, non un trascinatore, sono un rimorchiato che vive di rendita, per la bontà degli altri e per la fama immeritata di altri tempi. Vorrei lavorare qui, là, vorrei mettere a posto su e giù, ma all'atto pratico se non ricevo l'imbeccata non marcio. Tutte le idee vengono dagli altri, io sembra che faccia tutto e faccio niente, figuro un attivo, degno di essere additato ad esempio, e giro a vuoto, brancolando qua e là come un mulino a vento, senza concludere. Non do un tono alle mie attività, mi sembrano estranee, pur essendo desideroso di vivere per esse. Forse è il troppo lavoro professionale, le preoccupazioni materiali presenti e dell'avvenire? Sì, certo, influiscono non poco, ma è sempre e rimane mia la colpa dì questo stato di cose. Più volontà ci vuole, più serietà, più costanza, più studio, più raccoglimento, più meditazione. Qui casca l'asino, è inutile pretendere di voler farsi santi, di voler essere apostoli, di apparire attivi lavoratori se non si medita, se si corre dietro ad ogni pensiero anche frivolo, se non si è capaci di imporsi un più vivo raccoglimento, un senso critico (buono) di osservazione, un'autonomia di riflessione nell'esame dei problemi, una sensibilità viva per tutti quei fenomeni spirituali, politici, sociali, religiosi che si verificano intorno a noi. Dal diario PAROLE DI VITTORIO BACHELET "…anche noi partecipiamo dell'incertezza, della fatica della ricerca della Chiesa di oggi, e guai se non ne partecipassimo (vorrebbe dire che siamo fuori della storia e della realtà della Chiesa). Lo dico non solo per incoraggiare il nostro e il vostro lavoro, ma perché credo veramente che questo sia anche in qualche modo uno stadio - che forse durerà ancora - dinamico, di ricerca, di sforzo di precisazione, e mentre dobbiamo portarlo avanti con umiltà e con coraggio non dobbiamo poi troppo sentirci umiliati o frustrati se i “passetti” che facciamo son piccoli passi ogni giorno, piccoli passi ogni anno. ….mi si potrebbe chiedere: vale la pena di impegnarsi nel servizio dell'AC? E una domanda che mi sono posto soprattutto all'inizio, quando mi è stato chiesto un lavoro cosi impegnativo nel servizio centrale dell'AC: e già allora avevo risposto positivamente. Ma l'esperienza di questi anni mi ha confermato che questo servizio, questa rete di amicizie, questa realtà di preghiera, di azione, di riflessione, di 4 sacrificio, questa realtà che si sforza di portare avanti con semplicità, senza rumore, nella Chiesa italiana un discorso che ci aiuti a crescere tutti e ci porti, per quanto possiamo, faticosamente, lentamente ma positivamente sulle vie indicate dal Concilio - che poi sono le vie indicate dal Signore -; questo sforzo, questa fatica, questo tempo che noi strappiamo alle nostre occupazioni, alla nostra famiglia, alla nostra vita quotidiana vale la pena davvero di essere speso. Non - credo - perché ci siano grandi probabilità che anche nel prossimo futuro, salvo parole incoraggianti come quelle del Papa, che ci danno una consolazione, un conforto, una guida, noi pensiamo di avere grandi soddisfazioni o grandi successi o che la stampa ci colmi di elogi, ci dica quanto siamo intelligenti, bravi... Non sarà cosi se faremo un lavoro serio, perché questo difficilmente ha di questi risultati così esterni, ma un lavoro costruttivo, ma un lavoro utile, si, questo possiamo farlo in Azione Cattolica." Veglia battesimale PER INIZIARE (traccia da consegnare a tutti) Il vegliare così come il camminare, è segno della nostra vita. Ci mettiamo allora in cammino per fare memoria di alcune tappe della nostra vita, per rendere grazie al nostro Dio che ci ha fatti suoi figli, che ci ha chiamati e resi discepoli e che ha trasformato la nostra vita in storia di salvezza. 1. FACCIAMO MEMORIA DEL NOSTRO BATTESIMO Compagno di viaggio: S. Agostino Dalle Confessioni di Agostino d’Ippona Stimolato a rientrare in me stesso, sotto la tua guida, entrai nell’intimità del mio cuore, e lo potei fare perché tu ti sei fatto mio aiuto (cfr. Sal 29,11). Entrai e vidi con l’occhio dell’anima mia, qualunque esso potesse essere, una luce inalterabile sopra il mio stesso sguardo interiore e sopra la mia intelligenza. Non era una luce terrena e visibile che splende dinanzi allo sguardo di ogni uomo. Direi anzi ancora poco se dicessi che era solo una luce più forte di quella comune, o anche tanto intensa da penetrare ogni cosa. Era un’altra luce, assai diversa da tutte le luci del mondo creato. Non stava al di sopra della mia intelligenza quasi come l’olio che galleggia sull’acqua, né come il cielo si stende sulla terra, ma una luce superiore. Era la luce che mi ha creato. E se mi trovavo sotto di essa, era perché ero stato creato da essa. Chi conosce la verità conosce questa luce. O eterna verità e vera carità e cara eternità! Tu sei il mio Dio, a te sospiro giorno e notte…Cercavo il modo di procurarmi la forza sufficiente per godere di te, e non la trovavo, finché non ebbi abbracciato “il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù” (1Tm 2,5) “che è sopra ogni cosa, Dio 5 benedetto nei secoli” (Rm 9,5). Egli mi chiamò e disse: “Io sono la via, la verità e la vita” (Gv 14,6); e unì quel cibo, ce io non ero capace di prendere, al mio essere, poiché “il Verbo si fece carne” (Gv 1,14)… Tutti: Tardi ti ho amato, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amato. Ed ecco tu stavi dentro di me e io ero fuori e là ti cercavo. E io, brutto, mi avventavo sulle cose belle da te create. Eri con me ed io non ero con te. Mi tenevano lontano da te quelle creature che, se non fossero in te, neppure esisterebbero. Mi hai abbagliato, mi hai folgorato, e hai finalmente guarito la mia cecità. Hai alitato su di me il tuo profumo ed io l’ho respirato, e ora anelo a te. Ti ho gustato e ora ho fame e sete di te. Mi hai toccato e ardo dal desiderio di conseguire la tua pace (Conf. 7,17.18-10, 27,38). Canto allo Spirito Il segno: Il ricordo del Battesimo Benedizione dell’acqua Sac: Fratelli carissimi, invochiamo la benedizione di Dio nostro Padre, perché questo rito di aspersione ravvivi in noi la grazia del Battesimo, per mezzo del quale siamo stati immersi nella morte redentrice del Signore per risorgere con Lui alla vita nuova. Sac: O Dio creatore, che nell’acqua e nello Spirito hai dato forma e volto all’uomo e all’universo. 6 Tutti: Gloria a Te, o Signore. Sac: O Cristo che dal petto squarciato sulla croce hai fatto scaturire i sacramenti della nostra salvezza. Tutti: Gloria a Te, o Signore. Sac: O Spirito Santo, che dal grembo battesimale della Chiesa ci hai fatto rinascere come nuove creature. Tutti: Gloria a Te, o Signore. Sac: O Dio che raduni la Tua Chiesa, sposa e corpo del Signore, benedici il tuo popolo e ravviva in noi per mezzo di quest’acqua il gioioso ricordo e la grazia della prima Pasqua nel Battesimo. Per Cristo nostro Signore. Tutti: Amen Canto 2. FACCIAMO MEMORIA DELLA CROCE (il segno dei cristiani) Compagno di viaggio: S. Francesco Tutti: Signore, fa’ di noi gli strumenti della tua pace. Aiutaci: dove c’è l’odio, a portare l’amore; dove c’è l’offesa, a portare il perdono; dove c’è la discordia, a portare l’unione; dove c’è l’errore, a portare la verità; dove s’è il dubbio, a portare la speranza; dove ci sono tenebre, a portare la luce; dove c’è la tristezza, a portare la gioia. Canto: (durante il bacio della croce si esegue un canto adatto) 7 Il segno: La croce 3. FACCIAMO MEMORIA DELLA CONFERMAZIONE Il segno: Riconsegna del Simbolo della fede Rinuncia a satana Sac. Carissimi, per mezzo del Battesimo siamo divenuti partecipi del mistero pasquale del Cristo, siamo stati sepolti insieme con lui nella morte, per risorgere con lui a vita nuova. Ora rinnoviamo le promesse del nostro Battesimo con le quali un giorno abbiamo rinunziato a satana e alle sue opere e ci siamo impegnati a servire fedelmente Dio nella santa Chiesa cattolica. Sac. Rinunciate a satana? Ass.) Rinuncio. Sac. E a tutte le sue opere? Ass.) Rinuncio. Sac. E a tutte le sue seduzioni? Ass.) Rinuncio. PROFESSIONE DI FEDE Sac. Credete in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra? Ass.) Credo. Sac. Credete in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, che nacque da Maria Vergine, morì e fu sepolto, è risuscitato dai morti e siede alla destra del Padre? Ass.) Credo. Sac. Credete nello Spirito Santo, la santa Chiesa Cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne e la vita eterna? Ass.) Credo. Sac. Questa è la nostra fede. Questa è la fede della Chiesa. E noi ci gloriamo di professarla in Cristo Gesù nostro Signore. Ass. Amen. Uno alla volta ci si accosta al fonte e esprimendo a voce alta la sua professione di fede, intinge la mano nell’acqua e traccia il segno di croce dicendo: Io N. oggi professo con gioia dinanzi a voi la mia fede e ringrazio il Signore per essere stato battezzato nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Canto: Simbolum ’80 (Viene distribuito un lumino) 8 1. Vieni, Spirito di sapienza: in un mondo frammentato e spesso incapace di trovare il senso della vita e delle esperienze che facciamo ogni giorno, facci scoprire che tutto ha un senso e facci riconoscere i segni del progetto di amore che Dio ci propone. 2. Vieni, Spirito di intelletto, rendici capaci di andare oltre le apparenze e le suggestioni, per comprendere la verità delle cose e per fare verità nella nostra vita. 3. Vieni, Spirito di consiglio, ispira le nostre decisioni e le nostre scelte perché non siano mai dettate dal capriccio, dalla pigrizia e dal conformismo, ma siano volte a edificare sempre più la nostra persona e la comunità umana e cristiana in cui viviamo. 4. Vieni, Spirito di fortezza, sostienici nel momento della prova, della debolezza e della tentazione, perché non si spenga mai il desiderio di te che hai posto nel nostro cuore. 5. Vieni, Spirito di scienza, sveglia sempre in noi la freschezza della domanda, l’emozione della scoperta, perché possiamo contribuire con l’intelligenza e le energie che tu ci hai donato a costruire un mondo più giusto, in cui la conoscenza e la tecnica servano la promozione dell’uomo e non lo dominino. 6. Vieni, Spirito di pietà, insegnaci ad amare e a essere grati verso tutti coloro dal quale abbiamo ricevuto amore e a ricambiare con il bene coloro che ci fanno del male. 7. Vieni, Spirito del santo timore di Dio: illuminaci perché riconosciamo nel mondo e nel prossimo la tua presenza. Facci desiderare la Parola e i sacramenti che nutrono la fede perché, uniti sempre più strettamente al Signore Gesù, procediamo ogni giorno nel cammino verso il Padre. Sac: Preghiamo. Dio onnipotente, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che hai rigenerato questi tuoi figli dall’acqua e dallo Spirito Santo, assistili sempre con la tua protezione perché professiamo con semplicità e fermezza la loro fede e siano testimoni credibili del tuo amore. Per Cristo nostro Signore. Tutti: Amen. 4. FACCIAMO MEMORIA DELLA CHIESA Dalla prima lettera di S.Pietro apostolo Stringendovi a lui, pietra viva, rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio, anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo (…). Onore dunque a voi che credete (…) Ma voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce voi, che un tempo eravate non-popolo, ora invece siete il popolo di Dio; voi, un tempo esclusi dalla misericordia, ora invece avete ottenuto misericordia. PER INIZIARE (traccia completa per chi presiede) Introduzione 9 L: Il vegliare così come il camminare, è segno della nostra vita. Ci mettiamo allora in cammino per fare memoria di alcune tappe della nostra vita, per rendere grazie al nostro Dio che ci ha fatti suoi figli, che ci ha chiamati e resi discepoli e che ha trasformato la nostra vita in storia di salvezza. Canto di inizio INVITO ALLA PREGHIERA Sac: Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Tutti: Amen. Sac: La grazia di Gesù, nostro Signore, l’amore di Dio Padre, la comunione dello Spirito Santo sia con tutti voi. Tutti: E con il tuo spirito Sac: Lodiamo Dio! Egli può fortificarci nella fede che ci è stata annunciata: il messaggio che rivela il progetto nascosto di Dio è stato fatto conoscere a tutti i popoli perché giungano all’obbedienza della fede. A Dio, nostro Padre, per Gesù Cristo, nello Spirito Santo, sia gloria nei secoli eterni. Tutti: Amen. Breve introduzione FACCIAMO MEMORIA DEL NOSTRO BATTESIMO Lett: Nella generalità dei casi ci siamo trovati ad essere cristiani senza averlo deciso. I nostri genitori hanno pensato che fosse un bene per noi inserirci nella famiglia della Chiesa. Se si vuole rendere vitale l’esperienza del Battesimo, bisogna riscoprirne le ragioni e il significato e ricambiare possibilità e prospettive, che lo rendano più incisivo nella nostra storia personale. Nel battesimo, Dio ci ha chiamati, ci ha invitati ad immergerci nella morte e resurrezione di Gesù, a lasciare quanto di negativo è attorno a noi e dentro di noi per entrare in relazione filiale con Lui, nostro Padre. Vivere alla luce del Battesimo è ribadire e approfondire costantemente la risposta a questo invito. Compagno di viaggio: S. Agostino L3: Dalle tenebre alla luce è il pellegrinaggio che Agostino compie nel corso della sua vita; dalle tenebre del peccato alla luce della grazia, della vita divina, della santità; per questo la sua storia è profondamente attuale. L4: Roma, anno 384, Agostino vi si trasferisce e comincia ad insegnare retorica, desideroso di maggiore fama; con l’aiuto dei Manichei ottiene nello stesso anno l’insegnamento di retorica a Milano, qui lo raggiungono tutti i familiari. Sono anni difficili, segnati da crisi profonde; i Manichei lo deludono, trova piena di punti oscuri la loro fede, incapace di dare spazi alla mente ed al cuore. Si accosta allo Scetticismo, ma in lui qualcosa arde di desiderio; è l’esigenza di verità, di assoluto, dell’amore perfetto che non può nascondere, celare, spegnere perché significherebbe far tacere se stesso, condannarsi alla morte interiore. 10 L3: Si ritira per sei mesi nella villa dell’amico Verecondo, a Cassiciacum; approfondisce le Sacre Scritture, si accosta alla filosofia neoplatonica; a Milano ha ascoltato la catechesi del vescovo Ambrogio, le parole di quest’uomo santo gli risuonano nel cuore. Durante la Veglia Pasquale del 24 aprile 387 riceve il battesimo; finalmente è la luce! La sua sensibilità, la sua ragione hanno incontrato Cristo, colui che dà un senso pieno alla vita. L4: Dalle Confessioni di Agostino d’Ippona Stimolato a rientrare in me stesso, sotto la tua guida, entrai nell’intimità del mio cuore, e lo potei fare perché tu ti sei fatto mio aiuto (cfr. Sal 29,11). Entrai e vidi con l’occhio dell’anima mia, qualunque esso potesse essere, una luce inalterabile sopra il mio stesso sguardo interiore e sopra la mia intelligenza. Non era una luce terrena e visibile che splende dinanzi allo sguardo di ogni uomo. Direi anzi ancora poco se dicessi che era solo una luce più forte di quella comune, o anche tanto intensa da penetrare ogni cosa. Era un’altra luce, assai diversa da tutte le luci del mondo creato. Non stava al di sopra della mia intelligenza quasi come l’olio che galleggia sull’acqua, né come il cielo si stende sulla terra, ma una luce superiore. Era la luce che mi ha creato. E se mi trovavo sotto di essa, era perché ero stato creato da essa. Chi conosce la verità conosce questa luce. L5: O eterna verità e vera carità e cara eternità! Tu sei il mio Dio, a te sospiro giorno e notte…Cercavo il modo di procurarmi la forza sufficiente per godere di te, e non la trovavo, finché non ebbi abbracciato “il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù” (1 Tm 2,5) “che è sopra ogni cosa, Dio benedetto nei secoli” (Rm 9,5). Egli mi chiamò e disse: “Io sono la via, la verità e la vita” (Gv 14,6); e unì quel cibo, ce io non ero capace di prendere, al mio essere, poiché “il Verbo si fece carne” (Gv 1,14)… Tutti: Tardi ti ho amato, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amato. Ed ecco tu stavi dentro di me e io ero fuori e là ti cercavo. E io, brutto, mi avventavo sulle cose belle da te create. Eri con me ed io non ero con te. 11 Mi tenevano lontano da te quelle creature che, se non fossero in te, neppure esisterebbero. Mi hai abbagliato, mi hai folgorato, e hai finalmente guarito la mia cecità. Hai alitato su di me il tuo profumo ed io l’ho respirato, e ora anelo a te. Ti ho gustato e ora ho fame e sete di te. Mi hai toccato e ardo dal desiderio di conseguire la tua pace (Conf. 7,17.18-10, 27,38). Canto allo Spirito Il segno: Il ricordo del Battesimo Sac: Fratelli carissimi, invochiamo la misericordia di Dio Padre onnipotente, perché ci conceda il rinnovamento dello Spirito Santo che stiamo per invocare sopra questa acqua. Litanie dei santi Signore, pietà Signore, pietà Cristo, pietà Cristo, pietà Signore, pietà Signore, pietà Santa Maria, Madre di Dio prega per noi Santi Angeli di Dio pregate per noi San Giovani Battista prega per noi San Giuseppe prega per noi Santi Pietro e Paolo pregate per noi Sant’Agostino prega per noi Sant’Ambrogio prega per noi Santa Teresa di Gesù Bambino prega per noi S. Francesco d’Assisi prega per noi 12 Beato Pier Giorgio Frassati prega per noi I loro nomi Santi e Sante di Dio pregate per noi Benedizione dell’acqua Sac: Fratelli carissimi, invochiamo la benedizione di Dio nostro Padre, perché questo rito di aspersione ravvivi in noi la grazia del Battesimo, per mezzo del quale siamo stati immersi nella morte redentrice del Signore per risorgere con Lui alla vita nuova. Sac: O Dio creatore, che nell’acqua e nello Spirito hai dato forma e volto all’uomo e all’universo. Tutti: Gloria a Te, o Signore. Sac: O Cristo che dal petto squarciato sulla croce hai fatto scaturire i sacramenti della nostra salvezza. Tutti: Gloria a Te, o Signore. Sac: O Spirito Santo, che dal grembo battesimale della Chiesa ci hai fatto rinascere come nuove creature. Tutti: Gloria a Te, o Signore. Sac: O Dio che raduni la Tua Chiesa, sposa e corpo del Signore, benedici il tuo popolo e ravviva in noi per mezzo di quest’acqua il gioioso ricordo e la grazia della prima Pasqua nel Battesimo. Per Cristo nostro Signore. Tutti: Amen (il sacerdote asperge i presenti) 2. FACCIAMO MEMORIA DELLA CROCE (il segno dei cristiani) Lett: In vista delle condizioni particolari che l’Europa va assumendo, Cristo cerca testimoni. Saremo chiamati nei prossimi decenni ad essere testimoni della passione, morte e risurrezione di Cristo; della sua Croce, che è segno dell’amore salvifico di Dio, dice S. Agostino: “Colui che ci ha creati per tornare a Lui attraversando il mare, vista la nostra impotenza, ha mandato il Figlio a prenderci e trasportarci sulla sua nave, la Croce”. La Croce è dunque il traghetto che ci aiuta, la tavola su cui possiamo attraversare il mare. Compagno di viaggio: S. Francesco L5: Francesco nasce ad Assisi nel 1182; il padre è Pietro Bernardone, mercante di stoffe, la madre si chiama Giovanna. Infanzia ed adolescenza sono un tempo sereno: studia, impara anche un po' di latino. Sin da giovane, inizia a lavorare nella bottega del padre. È allegro, sensibile, gentile, ama la libertà e 13 l'amicizia, ama divertirsi ed è il primo in ogni comitiva. Lo attira l'ideale cavalleresco e nel 1202 partecipa alla guerra di Assisi contro Perugia; è fatto prigioniero e rimane in prigione per circa un anno. Uscito di prigione vuole ancora acquistare fama ed onori, ha nel cuore l'ideale di una giustizia universale, per questo si arruola nell'esercito di Gualtiero di Brienne. Iniziato il viaggio, a Spoleto ha una visione di cui poco conosciamo, ritorna immediatamente ad Assisi, consapevole di non essere chiamato a fare il cavaliere né il mercante. È questo un tempo di discernimento, di preghiera, di solitudine, dimora tra i poveri ed i lebbrosi. Una voce divina lo invita a ricostruire la sua chiesa ed egli letteralmente restaura S. Damiano, una piccola chiesetta abbandonata della campagna assisana. L6: Fortissimo si fa il contrasto con il padre al punto che Francesco rinuncia ad ogni bene e gli restituisce persino il vestito che indossa. Egli adesso è un penitente ed un eremita, dedicato a ricostruire chiese in abbandono e a confortare i lebbrosi. “…Essendo io nei peccati mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi, e il Signore stesso mi condusse tra loro e io usai con essi misericordia e allontanandomi da essi ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza di anima e di corpo e poi stetti un poco ed uscii dal mondo.” (Testamento). Questo primo periodo ha una svolta originale; il 24 febbraio 1209 ascolta il Vangelo di Luca sulla missione apostolica, la predicazione di Gesù diventa urgente nella sua vita: ha inizio così il monachesimo mendicante. Si raccolgono attorno a lui i primi compagni, regola di vita è il Vangelo: assoluta povertà, umiltà profonda, farsi “minimi” in tutto, annunziare il Cristo. L5: Dal 1220 le comunità francescane si diffondono rapidamente in tutta Europa. Francesco si mette anche in viaggio nei territori musulmani, per portare l'annuncio di Cristo con le armi della pace e della mansuetudine. Fedele all'ideale di rinunzia ad ogni potere e d'assoluta povertà è allo stesso tempo figlio obbediente della Chiesa che rinnova con la sua vita santa. La sua profonda unione con Cristo lo rende padre di altri due ordini: le clarisse, così chiamate dalla prima clarissa, Chiara d'Assisi che sempre si è definita “pianticella di Francesco” e il terzo ordine composto da laici impegnati a vivere l'ideale francescano nel mondo. La vita di Francesco totalmente donata, riceve il 14 settembre 1224 il sigillo delle stimmate, il suo corpo logorato dalla fatica e dall'amore, diventa immagine del Cristo crocifisso. Dopo aver composto il Cantico delle Creature, la sera del 4 ottobre 1225 muore. Tutti: Signore, fa’ di noi gli strumenti della tua pace. Aiutaci: dove c’è l’odio, a portare l’amore; dove c’è l’offesa, a portare il perdono; dove c’è la discordia, a portare l’unione; dove c’è l’errore, a portare la verità; dove s’è il dubbio, a portare la speranza; dove ci sono tenebre, a portare la luce; 14 dove c’è la tristezza, a portare la gioia. Canto (il canto si esegue durante il bacio della croce) Il segno: La croce Sac: Preghiamo. O Padre, che hai voluto salvare gli uomini con la croce del Cristo tuo Figlio, concedi a noi che abbiamo conosciuto in terra il suo mistero di amore, di godere in cielo della redenzione. Per Cristo nostro Signore. Tutti: Amen. Sac: Ora dunque, carissimi fratelli e sorelle, avvicinatevi per ricevere il segno della vostra condizione di discepoli di (si può consegnare una croce con l’impegno di portarla come memoria grata del dono di Dio). Canto 3. FACCIAMO MEMORIA DELLA CONFERMAZIONE (i sette doni dello Spirito Santo) Lett: Lo Spirito Santo ci è già stato donato nel Battesimo. Questo dono ci ha aperto la possibilità di iniziare una vita nuova, fatta di fiducia filiale in Dio Padre e di amore fraterno verso gli uomini. Nel sacramento della Confermazione lo Spirito ci viene offerto come luce e forza, perché la nuova vita si rafforzi, sia assunta con decisione e responsabilità come progetto stabile, venga testimoniata e donata agli altri. La testimonianza cristiana sarà fatta non solo da parole, ma dal progetto della nostra vita, inserita nella storia degli uomini, come lievito, come seme. Il segno: Riconsegna del Simbolo della fede 60 Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: «Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?». 61 Gesù, conoscendo dentro di sé che i suoi discepoli proprio di questo mormoravano, disse loro: «Questo vi scandalizza? 62 E se vedeste il Figlio dell'uomo salire là dov'era prima? 63 È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita. 64 Ma vi sono alcuni tra voi che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. 65 E continuò: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre mio». 66 Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui. 15 67 Disse allora Gesù ai Dodici: «Forse anche voi volete andarvene?». 68 Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; 69 noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio». Sac: Preghiamo. Concedi, Signore, che questo tuoi figli, che hanno conosciuto il tuo disegno di amore e i misteri della vita del tuo Cristo, li professino con la bocca, li custodiscano con la fede e compiano sempre nelle opere la tua volontà. Per Cristo nostro Signore. Tutti: Amen. Rinuncia a satana Sac. Carissimi, per mezzo del Battesimo siamo divenuti partecipi del mistero pasquale del Cristo, siamo stati sepolti insieme con lui nella morte, per risorgere con lui a vita nuova. Ora rinnoviamo le promesse del nostro Battesimo con le quali un giorno abbiamo rinunziato a satana e alle sue opere e ci siamo impegnati a servire fedelmente Dio nella santa Chiesa cattolica. Sac. Rinunciate a satana? Ass.) Rinuncio. Sac. E a tutte le sue opere? Ass.) Rinuncio. Sac. E a tutte le sue seduzioni? Ass.) Rinuncio. PROFESSIONE DI FEDE Sac. Credete in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra? Ass.) Credo. Sac. Credete in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, che nacque da Maria Vergine, morì e fu sepolto, è risuscitato dai morti e siede alla destra del Padre? Ass. Credo. Sac. Credete nello Spirito Santo, la santa Chiesa Cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne e la vita eterna? Ass. Credo. Sac. Questa è la nostra fede. Questa è la fede della Chiesa. E noi ci gloriamo di professarla in Cristo Gesù nostro Signore. Ass. Amen. Uno alla volta ci si accosta al fonte e esprimendo a voce alta la sua professione di fede, intinge la mano nell’acqua e traccia il segno di croce dicendo: Io N. oggi professo con gioia dinanzi a voi la mia fede e ringrazio il Signore per essere stato battezzato nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Canto (Vengono distribuite le candele, simbolo di fede) Sac: E ora professiamo la nostra fede. 16 (al termine della recita, sette giovani, uno dopo l’altro, prendono un lumino e lo accendo. Frattanto un altro legge per ogni lumino le seguenti invocazioni) 8. Vieni, Spirito di sapienza: in un mondo frammentato e spesso incapace di trovare il senso della vita e delle esperienze che facciamo ogni giorno, facci scoprire che tutto ha un senso e facci riconoscere i segni del progetto di amore che Dio ci propone. 9. Vieni, Spirito di intelletto, rendici capaci di andare oltre le apparenze e le suggestioni, per comprendere la verità delle cose e per fare verità nella nostra vita. 10. Vieni, Spirito di consiglio, ispira le nostre decisioni e le nostre scelte perché non siano mai dettate dal capriccio, dalla pigrizia e dal conformismo, ma siano volte a edificare sempre più la nostra persona e la comunità umana e cristiana in cui viviamo. 11. Vieni, Spirito di fortezza, sostienici nel momento della prova, della debolezza e della tentazione, perché non si spenga mai il desiderio di te che hai posto nel nostro cuore. 12. Vieni, Spirito di scienza, sveglia sempre in noi la freschezza della domanda, l’emozione della scoperta, perché possiamo contribuire con l’intelligenza e le energie che tu ci hai donato a costruire un mondo più giusto, in cui la conoscenza e la tecnica servano la promozione dell’uomo e non lo asserviscano. 13. Vieni, Spirito di pietà, insegnaci ad amare e a essere grati verso tutti coloro dal quale abbiamo ricevuto amore e a ricambiare con il bene coloro che ci fanno del male. 14. Vieni, Spirito del santo timore di Dio: illuminaci perché riconosciamo nel mondo e nel prossimo la tua presenza. Facci desiderare la Parola e i sacramenti che nutrono la fede perché, uniti sempre più strettamente al Signore Gesù, procediamo ogni giorno nel cammino verso il Padre. Sac: Preghiamo. Dio onnipotente, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che hai rigenerato questi tuoi figli dall’acqua e dallo Spirito Santo, assistili sempre con la tua protezione perché professiamo con semplicità e fermezza la loro fede e siano testimoni credibili del tuo amore. Per Cristo nostro Signore. Tutti: Amen. 4. FACCIAMO MEMORIA DELLA CHIESA Canto Lettura di 1 Pt 2,4-10 Il segno: Scambio di pace 17 Sac: Signore Gesù Cristo, che hai detto ai tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi do’ la mia pace”, non guardare ai nostri peccati, ma alla fede della tua Chiesa, e donale unità e pace secondo la tua volontà. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. Tutti: Amen. Sac: La pace del Signore sia sempre con voi Tutti: E con il tuo spirito. Sac: Scambiamoci un segno di pace. Congedo finale Libri Paulo Coelho, Il cammino di Santiago, Bompiani, 2001. È la storia del viandante Paulo il quale, per ritrovare la sua spada che gli permetterà di diventare un maestro Ram, compie un pellegrinaggio verso Santiago de Compostela, accompagnato dalla sua guida spirituale. Nel corso di questo viaggio si troverà ad affrontare una serie di ostacoli che metteranno alla prova la sua determinazione e la sua fede. Accattoli Luigi, Io non mi vergogno del Vangelo, EDB. L’autore propone una scelta di fede “incarnata”, vissuta nel quotidiano e da realizzare nei diversi ambiti della vita. Bernard Pitaud, Il Cristo della porta accanto – Meditiamo con Madeleine Delbrêl, Ed. Paoline, 2000. Il testo propone 15 meditazioni basate sul pensiero di M. Delbrêl che toccano diversi temi: la preghiera, la missione, la solidarietà e soprattutto la convinzione che il Vangelo vada vissuto in ogni piccola azione del quotidiano. Luigi Ginami, Seguo il mio Re! - Una regola di vita per giovani – Ed. Paoline 2001. L’autore propone un viaggio dentro di sé che porti all’elaborazione di una personale regola di vita grazie alla quale crescere e diventare veramente liberi. Il libro è dedicato a chi vuole fare della propria vita “un vero capolavoro, secondo il progetto di Dio”. Canzoni Artista: Jovanotti Album: Il quinto mondo Titolo: La vita vale Cosa succede che succede in giro chi vede bianco chi vede nero chi resta in casa chi se ne va in strada che cosa conta che cosa è vero? mi han detto che per tenere alti i consumi è necessario far morire i fiumi ho letto che le marche dei diamanti han provocato guerre devastanti 18 che il succo d'ananas è insanguinato ed il caffè ha un gusto assai salato che c'è chi vive nella povertà fabbricando simboli di povertà che un brevetto di una medicina vale più della vita di una bambina posso capire che così si salvaguarda il lavoro vorrei vedere fosse figlia loro la conoscenza e la tecnologia a molte strade hanno aperto la via il commercio è uno strumento di libertà ma nel rispetto dei diritti e della dignità della diversità e dell'ambiente allora forza venite gente che le speranze non si sono spente allora forza venite gente noi dobbiamo convincerli che la vita vale una vita soltanto più di una multinazionale noi dobbiamo convincerli che la strada buona è il rispetto totale dei diritti di una persona ho saputo che molte banche coi risparmi delle persone ci finanziano l'industria bellica il narcotraffico e la distruzione cosa devo fare mammà cosa devo fare mammà vi prego signori che state a sentire voi che avete il denaro voi che avete il potere voi che avete l'accesso che guidate il progresso voi che state pensando "chi cazzo è questo fesso?" che fabbricate e vendete prodotti scaduti che i vostri figli li mandate nei migliori istituti che inquinate le anime le strade le acque ed i prati e i vostri giardini sono tutti curati certe volte io mi sento male ma le speranze non si sono spente allora forza venite gente noi dobbiamo convincerli che la vita vale una vita soltanto più di una multinazionale noi dobbiamo convincerli che la strada buona è il rispetto totale dei diritti di una persona ……………………………………………………………………………………………………………….. Artista: Claudio Baglioni Album: Sono io l’uomo della storia accanto Titolo: Per incanto e per amore Fa' che il tempo di un uomo non sia un istante e poi via che non lascia mai niente di sé 19 nella storia di tutta la povera gente e che un timido abbraccio non sia solo un frutto di inverno ma un seme d'eterno fa' che sia così come un canto del cuore come per incanto e per amore fa' che il senso di un uomo non sia la paura di amare o la scia di una barca legata che non prende il mare e che questa già vecchia ribelle speranza non sia più l'assurda distanza tra gli occhi e le stelle fa' che sia così come un canto del cuore come per incanto e per amore fa' che il viaggio di un uomo non sia la bugia di una meta ma la verità della strada che è lunga e segreta e che un pugno di riso non sia solo un altro abbandono ma almeno la via di un sorriso e un perdono fa' che sia così per incanto e per amore fa' che il cielo dì un uomo non sia questa notte infinita ma un'alba di vita su tutta la terra e che l'ultima guerra è finita in un mondo con meno ingiustizia capace di un gesto di pace e amicizia fa' che sia così come un canto del cuore come per incanto e per amore fa' che il tuo prossimo sia non soltanto chi ti è accanto ma anche il prossimo che verrà qui per incanto fa' che sia così per amore fa' che sia così ……………………………………………………………………………………………………………….. Artista: Paolo Vallesi Album: Best of Titolo: Grande 20 Sono io Che dormivo sui banchi di scuola Al liceo Tutti gli altri diversi da me Solo io Nascondevo l'amore in fino alle canzoni Un amore da scoprire a modo mio. Sono io Senza scuse un bambino a trent'anni Per niente al mondo darei quel ch'e' mio Ai ricordi che poi dopo me Sempre io A cambiar nello specchio E scoprire ogni volta di esser lo stesso Continuare a far di tutto Per non diventare... Non essere mai.... Grande Non essere mai grande Per tradire un sogno Grande Che sa di libertà Fra mille strade stelle e guai Anch'io che ho già trent'anni ormai Non ho l'età della mia vita Non saprei Diventare grande mai. Siete voi A far finta di essere forti (giocare agli eroi) Sempre voi Farsi male e non piangere mai Forse c'e' più dignità In un piccolo gesto Che fai con grande amore Perché sempre in fondo a un uomo vero Batte il cuore di un gigante. Grande Non essere mai grande Per morire dentro Grande È questa libertà Che c'e' in noi Fra mille strade stelle e guai Anche chi ha già cent'anni ormai Non ha l'età della sua vita Anche un uomo lo sai Non vorrebbe esser grande mai. E chissà, chissà Quante sbagliate verità troverai Fra mille strade stelle e guai Tu corri e non fermarti mai Fa che sia grande la tua vita E finché non e' finita 21 Lei sarà La tua grande libertà. Film LE ONDE DEL DESTINO Anno di uscita: 1996 Genere: drammatico Durata: 158' Attori: Emily Watson, Stellan Skarsgård, Katrin Cartlidge, Jean-Marc Barr. Film problematico, premiato con menzione speciale a Cannes. La vocazione ad amare e ad essere amati è la più irrinunciabile, nella vita; ed una comunità di credenti dovrebbe sostenere, non scoraggiare, o peggio ancora censurare, l’ardente bisogno d’amore di un cuore che sanguina. La malattia peggiore si rivela allora non tanto quella del corpo, ma quella dell’anima: precisamente un’anima che vorrebbe consumarsi nel sacrificio di una dedizione fedele, attraverso il paradosso di tante squallide infedeltà consumate. 22