IX. Criminalità e devianza

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IX. Criminalità e devianza
• Fiction e realtà fanno a gara nel rappresentare pericoli in agguato dietro ogni angolo: violenza
e omicidio sono ancora in ambienti ordinari e rispettabili, c'è pericolo nella vita quotidiana
• Definizioni di devianza e criminalità
◦ La devianza si riferisce a un comportamento che si distacca chiaramente da quello che la
maggior parte della comunità o della società ritiene normale (ovvero in linea con le norme)
◦ Le norme sono le forme di comportamento prescritte. I valori sono gli obiettivi culturali più
generali verso cui le norme sono dirette. Giustificano i comportamenti e spiegano perché
alcune azioni suscitano più approvazione di altre.
• Ci sono variazioni sostanziali nel tempo e nello spazio per quanto riguarda gli atti giudicati
illegali (neri, streghe). Ciononostante, alcune azioni sono ritenute devianti transculturalmente:
◦ L’incesto;
◦ Il rapimento e stupro di una donna sposata;
◦ L’assassinio all’interno del proprio gruppo;
◦ Il furto.
• Mass media e opinion leaders pongono l'attenzione sul carattere individuale del criminale,
che può essere.
◦ Individuo che agisce sotto l'influsso del male
◦ “Cattivo dalla nascita”: anomalie biologiche e psicologiche predispongono alla violenza
• La sociologia pone l'attenzione più sui fattori sociali e culturali che su quelli individuali. Il
suo compito è di ricondurre il deviante nella società e reintegrarlo. Durkheim: “La sociologia
non vale la fatica di un'ora se non servisse per migliorare la società”.
◦ Nel 1850, criminalità e devianza erano visti dalla letteratura sociologiche come prodotto
delle disuguaglianze di classe relative alla ricchezza, alle condizioni abitative, all'istruzione
che determinano il fallimento del processo di socializzazione
◦ Nel 1970 l'attenzione viene posta non tanto sulle cause della criminalità e della devianza
quanto più sui processi di interazione sociale che conducono alla costruzione o
all'etichettamento di certi comportamenti come criminali e sulle reazioni sociali che questi
comportamenti provocano
◦ Nel XXI secolo, i sociologi si concentrano su problemi quali il postindustrialismo, la società
dei consumi e i mass media
• Rappresentazioni della criminalità
• Costruzionismo sociale ( “ paradigma costruzionista ” ). I ricercatori costruzionisti si
concentrano su come si arrivano a costruire o a esprimere i problemi sociali in una certa
maniera. In un contesto di paura e preoccupazione per la criminalità, l'importanza di un
problema sociale per politici e gestione pubblica dipende da come esso viene socialmente
percepito; questo dipende dalla struttura mentale che gli conferisce significato agli occhi delle
persone. La struttura mentale è basata sull'esperienza e sulle prese di posizione da parte
degli opinion leaders.
◦ Theodore Sasson (1995) sostiene che i discorsi degli opinion leaders rientrano in cinque
categorie:
▪ Sistema difettoso. Si commettono reati perchè si è sicuri di cavarsela comunque.
Vengono date troppe poche risorse a forze dell'ordine e carceri, i giudici sono troppo
liberali, ci sono troppi cavilli. Bisogna che le forze dell'ordine usino la mano pesante
per un sistema di legge e ordine.
Critica: non affronta le cause della criminalità; la detenzione indurisce i detenuti
spingendoli a recidivare.
▪ Opportunità bloccate. La criminalità è conseguenza della disuguaglianza e della
discriminazione derivanti da disoccupazione, povertà, mancanza di istruzione. Si
delinque quando si vedono le vie legittime per conseguire gli obiettivi bloccate. Questo
processo è peggiorato con la deindustrializzazione degli anni '70.
Critica: trascura il fatto che gran parte dei poveri non commette crimini.
▪ Crisi sociale. La criminalità è conseguenza del processo di disintegrazione della
famiglia e della comunità (divorzi, figli extramatrimonali).
• Conservatori: appello al ritorno dei valori della famiglia
• Progressisti: la disintegrazione è derivante dalla disoccupazione e dalla
deindustrializzazione.
Critica: accusa di nostalgia verso una comunità antica che, se esisteva, non era comunque
molto diffuso.
▪ Violenza mediatica. La criminalità violenta è conseguenza della violenza veicolata dai
media. Va contenuta la dimensione di rappresentazione e valorizzazione della violenza
attraverso i media.
Critica: il comportamento aggressivo è in relazione con la violenza mediatica più che
causato da essa
▪ Sistema razzista. Minoritario. Si concentra sul sistema di giustizia criminale piuttosto
che sul problema di chi o cosa ne sia responsabile. Viene posto all'attenzione il fatto
che i neri sono sottoposti a un maggiore tasso di arresti.
Critica: viene analizzato un solo aspetto del sistema di giustizia criminale.
• Criminalità aziendale e dei colletti bianchi . Si da per scontato che la criminalità comune
sia il problema sociale peggiore, ma la criminalità dei colletti bianchi (violazione leggi
antitrust, pubblicità ingannevoli, truccare i prezzi, frodi) costano alla società più denaro e
pongono problemi più gravi (crack Enron). I reati aziendali non vengono considerati veri reati
(perchè “impersonali”). La criminalità dei colletti bianchi viene raramente colpita dal
rafforzamento delle leggi contro i reati comuni.
• Teorie della criminalità e della devianza
Ci sono vari tipi di teorie sulle devianza:
◦ Sociologiche. La devianza e la criminalità sono risposta alla società in cui si verificano
◦ Psicologiche. La devianza e la criminalità sono tratti della psiche o della mente degli
individui, prodotto di anomalie congenite e processi cognitivi “bloccati”.
◦ Biologiche. La devianza e la criminalità sono caratteristiche della struttura biologica
dell'individuo
◦ Teologiche. La devianza e la criminalità sono caratteristiche della struttura spirituale o
morale dell'individuo.
• Teorie sociologiche
◦ Teoria funzionalista (XIX-XX secolo)
Si basa sull'analogia tra corpo e stato. Il corpo ha organi che collaborano per il buon
funzionamento del tutto, se una parte non funzione, il corpo reagisce per mantenere
l'integrità e la reazione si manifesta con sintomi come malattia e febbre
▪ Per Durkheim (1893), la società del suo tempo presentava quei sintomi in reazione al
declino della società tradizionale e alla pressione dello sviluppo economico e sociale.
La società tradizionale è tenuta insieme da valori e norme condivise (solidarietà
meccanica); nella società moderna, in cui vige la solidarietà organica, diminuisce
l'importanza delle norme (anomia) a vantaggio del perseguimento dell'interesse
personale.
Una certa dose di anomia è salutare perchè porta innovazione; una certa quantità di
criminalità va bene perchè spinge gli elementi sociali all'unione contro un nemico
comune. L'aspetto negativo dell'eccessivo individualismo della società moderna è che
troppe persone credono di potersi comportare come vogliono, ignorando il gruppo e le
sue regole.
Il passaggio da solidarietà meccanica a solidarietà organica avviene tramite la
divisione sociale del lavoro; da un tipo di lavoro basato sul patriarcato a uno basato
sulla moltiplicazione dei rapporti (aumento della densità morale). Ma il moltiplicarsi
dei rapporti porta alla frantumazione di essi stessi.
Durkheim distingue tra l'anomia acuta e anomia cronica. La prima indica l'assenza
provvisoria di norme, perché quelle esistenti non sono più adatte alla situazione nuova;
la seconda, che preoccupa maggiormente Durkheim, risulta dalla presenza, nella
cultura moderna, di alcuni valori come la dottrina del progresso a qualsiasi prezzo, la
necessità per l'individuo di avanzare costantemente verso un obiettivo indefinito.
Durkheim nel suo saggio Il Suicidio analizza il tasso di suicidi molto elevato nei paesi
industrializzati e cerca di dare una spiegazione a questo dato. Per il sociologo, i suicidi
avvengono per eccesso o difetto di integrazione.
▪ Per Merton (1949) criminalità e devianza sono il risultato di situazioni anomiche,
caratterizzate dalla tensione causata dall'insufficienza dei mezzi legittimi per
raggiungere obiettivi socialmente approvati (squilibrio tra struttura culturale (mete,
mezzi) e struttura sociale (distribuzione delle opportunità).
Sono possibili 5 tipi di risposta:
•
Conformità. Le norme vengono seguite ma non vi sono mezzi per raggiungere i
fini. Questa non è una risposta deviante.
•
Innovazione. Gli obiettivi vengono accettati, ma poiché non ci sono mezzi legali
per raggiungere i fini, si usano mezzi non legali (contabilità creativa, Enron).
•
Ritualismo. Si rinuncia alla speranza di raggiungere gli obiettivi, anche se i
mezzi sono disponibili.
•
Rinuncia. Non ci sono i mezzi, non si accettano i fini. Ci si ritira dalla società
(droga, alcol, autoemarginazione).
•
Ribellione. Si rifiutano gli obiettivi e mezzi dominanti per poi sostituirli con
altri sistemi di valore (terrorismo politico).
▪ Cohen, Cloward e Ohlin (1960) criticano la visione eccessivamente individualistica di
Merton. La devianza è il risultato dell'esclusione in base alla posizione sociale di
gruppi dall'opportunità di raggiungere obiettivi sociali. Si prova la frustrazione di
status: gradualmente si acquisisce la consapevolezza che vengono negati i mezzi per
raggiungere gli obiettivi, quindi vengono posti nuovi obiettivi devianti.
I doppiamente falliti son coloro che non riescono a entrare nella criminalità.
◦ Teoria dell'etichettamento e prospettiva interazionista simbolica
Questa teoria subentra agli approcci funzionalisti alla criminalità e alla devianza negli anni
Sessanta. Deriva dalla prospettiva interazionista simbolica (Thomas, Mead, Università di
Chicago).
▪ Prospettiva interazionista simbolica
La “teoria della situazione” di Thomas (teorema di Thomas) dice: “se gli uomini
definiscono reali certe situazioni, esse saranno reali nelle loro conseguenze”.
Mead dimostra come i significati e le identità si costruiscano attraverso l'interazione
sociale e spiega che noi regoliamo il nostro comportamento tenendo conto di come
pensiamo che gli altri reagiranno.
▪ La teoria dell'etichettamento ha applicato più tardi questi modelli alla criminalità e alla
devianza dimostrando come le etichette di devianza si creano, si impongono e resistono
attraverso l'interazione.
Howard Becker (1960) ha stabilito che non esistono né azioni criminali o devianti per
natura, né persone naturalmente criminali o devianti. La devianza dipende dalle norme
della società e dalle reazioni dei membri della società in diverse situazioni.
In Outsider Becker scrive che i gruppi creano la devianza costruendo regole e poi
applicandole a particolari persone e definendole come outsider.
L'attenzione viene spostata dalle cause della criminalità al perché e come le persone
vengono etichettate come criminali. Becker descrive la carriera deviante secondo le fasi
attraverso le quali le persone interiorizzano l'etichetta che è stata loro applicata,
vedendosi infine le loro identità in quei termini.
Per la teoria dell’etichettamento il deviante non è tale a causa del proprio
comportamento, ma in quanto la società etichetta come deviante chi compie
determinate azioni da essa vietate.
Attraverso l'assegnazione dell'etichetta di criminale all'autore di un reato, secondo la
teoria, si innescherebbe un processo in grado di trasformare l'autore vero (o presunto)
di un singolo reato in un delinquente cronico. Influirebbero su questo processo sia le
conseguenze della diffidenza, della disistima e della stigmatizzazione della collettività,
in grado di ristrutturare la percezione di sè da parte del "criminale" ("convincendolo"),
sia l'isolamento e l'esclusione sociale che materialmente le istituzioni totali (ad esempio
le strutture carcerarie) provocano. L'etichettamento produrrebbe quindi conseguenze
deleterie sia a livello di rappresentazione sociale e di autopercezione che di opportunità
e di frequentazioni.
Critiche: sembra mettere in dubbio la realtà delle azidevianti e criminali e le sue
conseguenze; non ha niente da dire sulle cause strutturali della criminalità.
◦ Teoria del conflitto
Le disuguaglianze a livello di ricchezza e di potere conducono alcune persone a essere
etichettate come devianti o criminali. Stato e istituzioni sono strumento della classe
dominante; il sistema crea i criminali, punendo qualsiasi interferenza al funzionamento del
sistema economico capitalista. Poiché è basato sulla proprietà privata, i reati contro la
proprietà sono puniti severamente.
Genera inoltre avidità e egoismo per creare mercati per le sue merci.
Stimola la competizione per aggiudicarsi le scarse risorse disponibili: ricchi e potenti
ottengono sempre di più a discapito di tutti gli altri. Quinney (1970) ritiene che le legge
della società capitalistica non servono a promuovere l'onestà ma a controllare la classe
operaia.
Critica: riguarda esclusivamente il conflitto tra gli interessi delle due classi
◦ Teoria del controllo sociale
E' una teoria pessimistica della natura umana. Secondo questa scuola di pensiero, per capire la
criminalità va studiata non tanto la devianza ma la conformità alle norme. Perché la
maggior parte delle persone ubbidiscono? I controlli sociali impediscono di agire in modo
deviante. Essi possono essere:
▪ Esterni: tutte le forme di sorveglianza collettiva;
▪ Interni diretti: imbarazzo, vergogna (ci si comporta in un certo modo per non provare
vergogna – Omero)
▪ Interni indiretti: attaccamento psicologico emotivo verso gli altri; ci si comporta in un
certo modo per non perdere la loro stima.
◦ Ricerca etnografica
Uno dei modi di capire la devianza è osservare in prima persona coloro che ne sono coinvolti
e le loro culture. Gli esempi originari di questo tipo di ricerca etnografica sul campo si
possono trovare negli studi svolti dagli etnografi urbani della Scuola di Chicago, come
Trasher, Anderson, Shaw, Landesco.
Questo tipo di ricerca subì un parziale arresto durante l'ascesa della sociologia funzionalista
intorno agli anni della seconda guerra mondiale: molti ricercatori consideravano la ricerca
etnografica sui gruppi devianti non scientifica e troppo soggettiva. Nonostante questo,
alcuni studiosi, come Becker, continuarono queste ricerche, concentrandosi sui cosiddetti
“imprenditori morali” che cercavano di mantenere il controllo sociale provocando
l'opinione pubblica su problemi etici (alcolismo).
Tra i risultati importanti di questo tipo di ricerca vi sono scoperte a proposito delle emozioni
e della logica legate alla situazione. Questa comprensione non si può raggiungere
dall'esterno, puramente sulla base di dati statistici.
▪ Sutherland e la teoria dell'associazione differenziale
Questa teoria è stata sviluppata dalla scuola di Chicago. Edwin Sutherland ha elaborato
la teoria "dell'associazione differenziale". In base a tale teoria si assume che "un
individuo diventa delinquente a causa del prevalere di definizioni favorevoli alla
violazione della legge rispetto a definizioni sfavorevoli a tale violazione". Ciò significa
che all'interno dei diversi gruppi della medesima società possono essere presenti
sistemi culturali differenti, i quali incoraggiano comportamenti considerati devianti
dalla società nel suo complesso. Va da sé che gli individui che crescono all'interno di
questi sistemi risulteranno molto più predisposti alla devianza di chi appartiene a
contesti sociali diversi. L’individuo sceglierà il gruppo che ritiene più funzionale al
raggiungimento dei suoi scopi e ne adotta le norme; acquisirà le norme che, per
“differenza”, si rivelano più funzionali al raggiungimento dei suoi scopi;.
Le origini della devianza andrebbero pertanto ricercate nei processi di socializzazione che
normalmente si verificano all'interno di piccoli gruppi e dei quali l'individuo finisce per
accogliere norme e valori.
In questo senso, le motivazioni del suo comportamento non sono diverse da quelle di chi
rispetta le leggi. A essere deviante, infatti, non è l'individuo ma il gruppo a cui egli
appartiene. Gli uomini quindi non violano le norme del proprio gruppo, ma solo quelle
della società generale.
I pensieri e le emozioni dei devianti sono costruite collettivamente, a partire dalle
esperienze comuni dei componenti della subcultura e dai codici culturali del loro
gruppo.
▪ Shaw, McKay e gradiente criminale
Clifford Shaw e Henry McKay , formulano una interessante teoria criminogenetica in
base alla quale essi individuano una sorta di «gradiente criminale», ovvero un insieme
di zone di passaggio in cui il comportamento deviante si trasmette come un'infezione.
Lavorano sulle aree delinquenziali, cioè su un tipo speciale di area naturale che
incoraggia i rapporti simbiotici fra diversi tipi di devianza. Gli atti criminali vengono
localizzati su una mappa di Chicago insieme al luogo di residenza dell'attore deviante;
questi dati vengono correlati, ad esempio, al tasso di densità della popolazione e/o al
tasso di età della popolazione si fanno così delle piccole scoperte, storicamente
confinate alla realtà chicagoana del tempo: il tasso del comportamento delinquente è
inversamente proporzionale alla distanza dal centro della città.
Shaw e McKay affermano l'esistenza di una "tradizione delinquenziale", tramandata gang
in gang, o persino un "codice delinquenziale" fatto di norme e valori etici cui si
conformano i membri di alcune bande, pena il disfacimento delle stesse, ma sono anche
i primi a raccomandare prudenza nella radicalizzazione del concetto.
• Teorie psicologiche
In questo ambito si fa risalire la propensione al comportamento deviante in seguito ad un
processo di crescita psicologico non ideale, in cui la formazione del SuperIo è avvenuta in
modo incompleto con conseguente carenza del controllo delle pulsioni, o per identificazione
con figure criminali, con conseguente attribuzione dell ’ azione criminosa a istanze
superegoiche.
Secondo Sigmund Freud esistono criminali per ‘senso di colpa’ che commettono reati al
solo scopo di ottenere una punizione che in qualche modo li riscatta dai
profondi sensi di colpa connessi ai desideri edipici, mentre teorie psicoanalitiche più recenti
fanno risalire le condotte criminose a disturbi emotivi maturati nei primissimi anni di vita, nel
rapporto con la figura materna, o a contesti socio-economici ed affettivi di grave privazioni.
• Teorie biologiche
◦ Cesare Lombroso (1900) nel periodo giovanile reputava che i tratti somatici fanno sì che un
individuo diventerà o non diventerà deviante. Il delinquente tipo è caratterizzato da una
testa piccola, da occhi mobilissimi, da sopracciglia folte, da barba rada. In questa fase
prendeva le mosse dalle teorie sull'evoluzione della specie di Darwin: il delinquente
presenta caratteristiche ataviche, rilevabili in primitivi o animali inferiori
Nella fase della maturità, Lombroso cambia opinione: delinquente non si nasce ma si diventa,
a causa del contesto socio-culturale.
◦ Secondo Sheldon (1940), si possono rintracciare in natura tre tipi di costituzione, a cui
corrispondono tre distinti tipi di personalità:
▪ Endomorfa: costituzione grassa, burrosa, dalle ossa piccole; personalità viscerotonica:
socievole ed accomodante.
▪ Mesomorfa: costituzione muscolosa, dal torace robusto. Personalità somotonica: molto
aggressiva e dinamica.
▪ Ectomorfa: costituzione fragole, snella. Personalità cerebrotonica: ipersensibile,
introversa, nervosa.
Per Sheldon, in ognuno di noi sono presenti i tratti di uno di questi tipi. Il tipo mesomorfo
è quello più portato a delinquere.
• Descrizioni mediatiche della criminalità e della devianza
Ancora nel secolo scorso si riponeva molta fiducia nella capacità dei mezzi di comunicazione
moderna di promuovere il progresso sociale. Il risultato paradossale dell'estrema copertura
mediatica delle notizie legate alla criminalità nella società moderna è che i media sono
percepiti insieme come la causa principale della criminalità e della violenza e come una
soluzione non sfruttata contro la criminalità stessa. Da un lato sono accusati di diffondere
un'immagine attraente della criminalità, dall'altra ci si aspetta che sostengano il sistema della
giustizia criminale.
Gran parte dell'attenzione mediatica su concentra su pochi episodi criminali, producendo una
specie di effetto a spirale. Il pubblico è spinto a credere che un certo tipo di comportamento
deviante si stia rapidamente diffondendo e che sia il sintomo di un declino morale della
società ( panico morale). I media mettono in moto un effetto a spirale che amplifica una
minaccia e frutta le paure del pubblico e la sua sensazione di correre rischi, anche se ciò
statisticamente non è vero.
• Il futuro della criminalità nella società postmoderna
Secondo Michel Foucault nelle società tradizionali la regolazione sociale si basava sulle
punizioni fisiche, come tortura ed esecuzioni. Il moderno regime correzionale, invece,
dipendeva dal disciplinamento della mente e del corpo del criminale. In questo caso la
regolazione sociale non riguardava solo le organizzazioni correzionali, ma tutte le istituzioni,
dalla medicina all’educazione.
La società postmoderna presenta fenomeni contraddittori come la crescita della popolazione
carceraria e l’introduzione di nuove forme di controllo (psichiatria, trattamento sanitario,
braccialetto elettronico, etc.).
Una delle dimensioni del controllo sociale più in rapida crescita
consumi è la gestione del rischio.
all’interno della società dei
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