Ss. Corpo e Sangue del Signore A
25 maggio 2008
La Parola
Prima lettura
Dal libro del Deuteronomio
(Dt 8, 2-3. 14-16)
Mosè parlò al popolo dicendo: 2«Ricòrdati di tutto il cammino che il Signore, tuo Dio, ti ha fatto
percorrere in questi quarant’anni nel deserto, per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che
avevi nel cuore, se tu avresti osservato o no i suoi comandi.
3
Egli dunque ti ha umiliato, ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi
e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto, per farti capire che l’uomo non vive soltanto di pane,
ma che l’uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore.
14
Non dimenticare il Signore, tuo Dio, che ti ha fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione
servile; 15che ti ha condotto per questo deserto grande e spaventoso, luogo di serpenti velenosi e di
scorpioni, terra assetata, senz’acqua; che ha fatto sgorgare per te l’acqua dalla roccia durissima; 16che
nel deserto ti ha nutrito di manna sconosciuta ai tuoi padri». Parola di Dio.
Dal Salmo 147
Loda il Signore, Gerusalemme.
Celebra il Signore, Gerusalemme,
loda il tuo Dio, Sion,
13
perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte,
in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli.
12
Egli mette pace nei tuoi confini
e ti sazia con fiore di frumento.
15
Manda sulla terra il suo messaggio:
la sua parola corre veloce.
14
Annuncia a Giacobbe la sua parola,
i suoi decreti e i suoi giudizi a Israele.
20
Così non ha fatto con nessun’altra nazione,
non ha fatto conoscere loro i suoi giudizi.
19
Seconda lettura
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
(1Cor 10, 16-17)
Fratelli, 16il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di
Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo?
17
Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all’unico
pane.
Parola di Dio.
Alleluia, alleluia. (Gv 6, 51)
Io sono il pane vivo disceso dal cielo, dice il Signore;
chi mangia di questo pane vivrà in eterno.
Dal Vangelo secondo Giovanni
(Gv 6, 51-58)
In quel tempo, Gesù disse alla folla:51«Io sono il pane vivoA, disceso dal cieloB. Se uno mangia di
questo pane vivrà in eterno e il paneC che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
52
Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da
mangiare?».
53
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non
bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. 54Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita
eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. 55Perché la mia carne è vero ciboD e il mio sangue vera
bevanda.
56
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in luiE. 57Come il Padre, che ha la vita,
ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. 58Questo è il pane
disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà
in eterno». Parola del Signore.
Note del testo
In ogni dono autentico è contenuta la persona, la presenza, l’amore del donatore. Quando doniamo
qualche cosa agli amici, in realtà vogliamo donare noi stessi. E il dono è il segno che porta la nostra
presenza, la nostra amicizia. E questo vale infinitamente di più per quel dono che il Signore ha fatto ai
suoi amici il giorno prima di morire, quel dono che è tutta la sua eredità. Ha donato se stesso nel segno
di “un pezzo di pane spezzato, di una coppa di vino versato”.
Nella cultura occidentale uno dei simboli fondamentali della vita è il pane; l’uomo non può vivere
senza nutrimento e, nella nostra cultura, il nutrimento essenziale è il pane, che nasce dal lavoro
dell’uomo e da una terra lavorata e seminata. Ma «l’uomo – dice il Libro del Deuteronomio – non vive
solo di pane». Per questo, accanto al pane che esce dalla terra, il Libro del Deuteronomio ricorda un
pane che viene dal Cielo; è quella «manna» che per quarant’anni ha nutrito gli israeliti nel deserto;
anche questo è un dono materiale, ma non solo, perché quella «manna», come cibo del corpo, veniva
però regolarmente dal Signore, e Israele la coglieva dal Signore. Il che vuole dire che Israele era uscito
dalla Provvidenza e premura paterna di Dio, dall’attenzione con cui Dio accompagnava il suo cammino
nel deserto. La manna era un cibo materiale, concreto, che veniva a Israele come dono di Dio; invece
Gesù, non è semplicemente un dono di Dio, ma è Dio stesso che in Lui si fa dono.
(A): L’Eucaristia è un pane solo perché è l’unico corpo di Cristo. Nell’Eucaristia la moltitudine dei
credenti diventa un unico corpo, appunto il Corpo di Cristo. Cristo, capo, si costruisce un corpo
attraverso la storia, prendendo come materiale la nostra vita: pensieri, desideri, azioni. Tutta la diversità
dell’uomo viene assunta da Cristo per costruire il suo unico corpo, la sua presenza attuale nella storia
del mondo.
(B): Il Verbo di Dio facendosi uomo ha preso da Maria Vergine una carne umana, e l’ha fatta essere
suo corpo. Attraverso quella carne Egli si è fatto presente al mondo, ha parlato, operato, amato e
sofferto nel mondo; così si è fatto vicino all’uomo sofferente, e ha potuto sanare, perdonare, liberare.
Attraverso il suo corpo, Gesù ha potuto introdurre nel mondo l’amore stesso di Dio, dandogli una
forma umana. E insieme all’amore ha rivelato l’umiltà, la fedeltà, la misericordia di Dio verso i
peccatori. Poi, nella risurrezione, il corpo di Gesù ha sperimentato una piena e profonda trasfigurazione
che lo ha reso corpo glorioso, cioè corpo capace di esprime con il massimo di trasparenza la
somiglianza con Dio: la gloria, la bellezza e lo splendore di Dio. Quindi, Cristo con la sua risurrezione
ha dal Padre il potere di rinnovare il mondo, di trasformarlo in modo da renderlo specchio del mistero
di Dio.
(C): L’Eucaristia è fatta con materiale del mondo, il pane e il vino. Ma la potenza dello Spirito Santo
cambia pane e vino nella vita donata di Gesù. E questa trasformazione è principio e sorgente della
nostra stessa trasformazione, perché anche noi – che ci nutriamo del corpo e sangue del Signore –
diventiamo il suo vero corpo. Il cambiamento dell’Eucaristia si opera nella nostra umanità concreta e si
riconosce nella trasformazione della nostra libertà. E lo possiamo descrivere così: a una volontà umana
determinata innanzitutto dal bisogno di difendersi e di affermarsi, si sostituisce progressivamente una
libertà umana determinata dall’amore di Dio. E mentre l’istinto di autodifesa opera condizionando
l’uomo e rendendolo meno libero, l’amore di Dio opera liberando il cuore dell’uomo dalla paura, e
quindi rendendolo più libero, più capace di esprimere creativamente la sua identità e il suo valore.
(D): Gesù, per indicare il sacrificio della croce, avrebbe potuto indicare degli altri segni. Gesù ha preso
il segno del pane, il quale è fatto di materia organica che di per sé si decompone. Il pane non è fatto per
essere messo da parte, ma è fatto per essere mangiato e diventare un nutrimento. Il Signore ha voluto
usare il segno del pane, perché lo mangiamo e la sua vita diventi nostro nutrimento e il suo amore
diventi la forza della nostra esistenza. Quello che noi mangiamo diventa carne e sangue: il nostro corpo
e la nostra vita. L’Eucaristia è questo: è la vita del Signore trasformata in nutrimento perché possa
nutrire e rigenerare noi e la nostra vita. Per questo nell’Eucaristia c’è trasmessa un’esistenza rinnovata.
Lo scopo dell’Eucaristia è che noi diventiamo il corpo del Signore, che la nostra vita sia trasfigurata e
che l’esistenza cristiana diventi la stessa esistenza di Cristo.
(E): È la traduzione giovannea di quella che biblicamente si chiamava la “formula dell’alleanza”. La
formula dell’alleanza, originaria, è: “Io sono il vostro Dio e voi siete il mio popolo” (Es 6, 7). È Dio
che considera Israele come suo popolo e quindi si rivela come il Dio di Israele. E in questa
appartenenza reciproca sta il mistero e la profondità dell’alleanza. Per cui Dio si assume la
responsabilità di proteggere Israele. E se tutti gli altri popoli hanno un angelo custode, invece Israele ha
come angelo custode Dio stesso. Quindi c’è questo atteggiamento di premura, di attenzione, di difesa,
di protezione di Israele da parte del Signore. E Israele da parte sua prende Dio come suo Dio. E
“prendere Dio come proprio Dio” vuole dire: che la legge di Dio diventa la mia vita e quindi i
Comandamenti sono lo strumento di questa appartenenza a Dio. Ebbene, quello che l’Antico
Testamento esprime con la formula dell’alleanza, Giovanni lo esprime con una formula di immanenza:
“io in voi, voi in me”; “chi mangia la mia carne rimane in me e io in lui”. È una formula che ha qualche
cosa di profondamente legato all’alleanza, ma che va più in profondità: non solo uno per l’altro, ma
uno nell’altro.
Prefazio suggerito: “Sacerdote vero ed eterno, egli istituì il rito del sacrificio perenne; a te per primo si
offrì vittima di salvezza e comandò a noi di perpetuare l’offerta in sua memoria. Il suo corpo per noi
immolato è nostro cibo e ci dà forza, il suo sangue per noi versato è bevanda che ci redime da ogni
colpa” (prefazio I dell’Eucaristia).
Padri della chiesa
(Gv 6, 51-59) “Io sono il pane vivo disceso da cielo…”. Quelli che hanno mangiato la manna sono
morti: infatti essa non dava la vita. Chi invece mangia questo pane, cioè me, o la mia carne, vivrà in
eterno.”Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”. Io muoio, dice, per dare la mia vita a
tutti e redimere con la mia carne la carne di tutti. La morte infatti morirà nella mia morte e la natura
umana che è corruttibile, risorgerà insieme a me. Colui che aveva il potere della morte non poteva
essere annientato se non dando se stesso come redenzione per tutti. Per questo nei Salmi dice di essersi
offerto a Dio Padre: “Sacrificio e offerta non gradisci… Allora ho detto: Ecco io vengo…per compiere
la tua volontà. Mio Dio, questo io desidero”(Sal 40/39,7-9). Cristo offre se stesso per soffrire, in
qualche modo, le pene di tutti: “Per le sue piaghe siamo stati guariti”(Is 53,5). Non era possibile che
fosse soggetto alla morte o soccombesse alla corruzione colui che è la vita.
Crediamo che nel mistero della resurrezione di Cristo è stata liberata dalla corruzione la nostra natura:
tutti risorgeremo da morte in colui che abbraccia in se stesso tutti… Nella Sacra Scrittura il Salvatore è
indicato nella figura del pane; infatti, avendo spezzato il pane, lo diede ai suoi, dicendo: “Prendete e
mangiate, questo è il mio corpo”. Allo stesso modo, offrendo a tutti una coppa, disse: “Prendete,
bevete: questo è il mio sangue del Testamento, che sarà sparso per molti…” “Se non mangiate la carne
del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita”. E poiché la carne di Cristo è
divenuta vivificante, quando la gusteremo avremo in noi la vita, uniti strettamente a lui. Noi, sebbene
per la natura della carne, siamo corruttibili, tuttavia, unendoci alla vera vita, ci trasformiamo in ciò che
è proprio a lui, cioè nella vita. Occorreva che anche questo nostro corpo terreno fosse santificato con
una partecipazione più visibile e fosse chiamato all’incorruttibilità. Il santo corpo di Cristo, che nutre
per l’immortalità e la vita eterna, è realmente cibo vero. Vera e reale bevanda è il prezioso sangue di
Cristo che sradica la morte che abita nella carne umana. Chi riceve la carne del nostro salvatore e beve
il suo prezioso sangue, si trova ad essere una sola cosa con lui, così da essere lui in Cristo e Cristo in lui
(Cirillo di Aless., Commento a Giovanni, IV, II).
Altri autori cristiani
Il tema del cibo è simbolo perenne della condizione umana. Nella tradizione sapienziale ebraicocristiana esso si pone fin dal principio come rivelatore del cuore umano e della relazione con l’altro: un
cibo rubato, o conquistato, di fronte a un cibo donato e ricevuto. La grande pedagogia di Dio, secondo
la memoria biblica celebrata oggi, tende a rendere l’uomo consapevole di due verità “scomode”,
istintivamente censurate nel cuore delle persone e nel cuore dei popoli: da una parte la radicale
fragilità-povertà della creatura, dall’altra la bontà assoluta di Dio che vuole donare al suo popolo tutto
ciò che lo sostenta nel cammino e nel travaglio della storia. I due termini, quello della “fame”
dell’uomo e quello di Dio che tende non solo a nutrire, ma addirittura a “farsi cibo” per la sua creatura
amata, si accentuano e si radicalizzano. Ma qui sorge lo scandalo: quello di un “pane divino” che si
pone e si offre in un uomo, Gesù di Nazaret. Tutto Dio, tutto l’amore di Dio, tutta la comunione tra Dio
e l’umanità, e tutto questo in pienezza, nella persona, nella parola e nell’opera di Gesù. Ora e per
sempre. Tale è lo scandalo della fede cristiana: sia di fronte a monoteismi rigidi che non sopportano un
incontro tanto contaminante per Dio, sia rispetto alla grande spiritualità orientale che non sopporta
un’elezione divina, una via di Dio, insieme tanto esclusiva e tanto universale (G. Nicolini, Foglietto
domenicale).
Con l’episodio della moltiplicazione del pane Gesù ha avuto l’occasione di rivelarsi come la vera
manna discesa dal cielo che dà la vita al mondo. I giudei reagiscono come la samaritana “Donaci di
questo pane!” ma di fronte alla spiegazione supplementare di Gesù si irritano e mormorano. Gesù non
solo non ritira nulla di quanto aveva affermato ma spinge lo scandalo fino in fondo: è lui il pane vivo e
questo pane è la sua stessa carne. Di fronte a questa precisazione che vede la carne di Gesù cibo, i
giudei fanno un’ultima obiezione: “Come può costui darci la sua carne da mangiare?”. È suonata l’ora
del giudizio, della separazione definitiva tra i veri discepoli e quelli che non vogliono credere. I termini
del giudizio sono posti da Gesù: “In verità, in verità vi dico se non mangiate la carne del Figlio
dell’uomo e non bevete il suo sangue non avrete in voi la vita!... Perché la mia carne è veramente cibo
e il mio sangue veramente bevanda!” (Gv 6.53,55). Ecco lo scandalo della croce secondo Giovanni:
all’attesa del re dispensatore del pane Gesù contrappone il Messia, messo a morte, il crocifisso. Gesù è
il pane che deve essere mangiato, il suo sangue deve essere bevuto. Questa è l’unità con lui. È
l’agnello, la vittima da mangiarsi. Come il Figlio vive in virtù del Padre, così chi mangia di Cristo
vivrà in virtù di lui! Ormai il Figlio è sarx, corpo, carne viva. Occorre comunicare con lui, l’Incarnato,
e solo così non ci si priva della vita, e cibandosi di questa carne e di questo sangue, si comunica, si
abita, si resta, si dimora nel Cristo, in una unione intima con lui. (E. Bianchi, Evangelo secondo
Giovanni, Ed.Qiqajon, 82-83).
I Giudei faticano nel linguaggio di Gesù (Gv 6,52), hanno un approccio materiale, mentre lui parla del
sacrificio della vita, che passa sia attraverso la condivisione dell’umanità, che il nutrimento con ciò che
esce da Dio: Gesù è sì pane inviato come manna, ma è Dio incarnato e mostra come si vice la morte
attraverso la comunione con le sofferenze dell’uomo. C’è una condizione: occorre comprendere che
bisogna avere fede proprio nell’umiliazione subita. Avere fiducia è complicato, soprattutto quando tutto
sembra andare alla rovescia. In Dt 8 il tema dell’umiliazione è descritto come un’estrema “messa alla
prova”. In modo meno crudo anche Gesù è duro con alcune persone per saggiarne la fede. Noi in OPG
siamo spesso umiliati: non abbiamo scelto noi di “abbassarci” e assumere la posizione di “dominati”,
ma, costretti in questa condizione, abbiamo l’opportunità di scegliere di essere piccoli di qui in avanti,
anche quando muteranno i nostri vincoli giudiziari: è una sofferenza vedere quelli che si arrabattano e
rimangono gli stessi di quando siamo entrati. Tornando da amici, uno di noi si è sentito dire: “Sei
tornato quello che eri. Sei rinato!”. Questo è il riconoscimento migliore. Anche gli altri fuori ci
umiliano, ci “osservano” e “mettono alla prova”, nel paese, nella comunità, nell’appartamento protetto.
Lo fa lo psichiatra, il magistrato, l’operatore e ogni persona. L’attenzione di chi intende lavorare con
noi per quella che chiamano riabilitazione è importante: è giusto che si facciano osservazioni e prove,
con noi più che con altri, visto che abbiamo anche reati alle spalle. Eppure, perché l’osservazione non
sia troppo umiliante, deve essere spiegato come può servire a “farti felice nel tuo avvenire” (Dt 8,16).
Dio, infatti, non ci tiene a punirci, ma a sapere quello che abbiamo nel cuore (Dt 8,2): se questo è lo
scopo chiaro anche della riabilitazione, allora è grazia come l’acqua che sgorga dalla roccia durissima
(Dt 8,15). La vita qui ha anche umiliazioni fini a se stesse e ogni piccolo errore viene molto
considerato. L’umiliazione “utile” è quella che non ti annienta, ma ti fa assumere le tue miserie e
povertà come condizioni di conoscenza di te stesso: deve poter aprire ad un cammino di liberazione, ad
opera del Signore (Gruppo OPG).
Paralleli e riferimenti biblici
v 51 Is 55,2: Perché spendete denaro per ciò che non è pane,il vostro patrimonio per ciò che non
sazia?Su, ascoltatemi e mangerete cose buone e gusterete cibi succulenti.
Ger 3,15: Vi darò pastori secondo il mio cuore, i quali vi guideranno con scienza e intelligenza.
Ez 34,14: Le condurrò in ottime pasture e il loro ovile sarà sui monti alti d’Israele; là riposeranno in un
buon ovile e avranno rigogliosi pascoli sui monti d’Israele.
Gv 1,14: E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi;e noi vedemmo la sua gloria,gloria
come di unigenito dal Padre,pieno di grazia e di verità.
Gv 3,6: Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito.
Gv 8,15: Voi giudicate secondo la carne; io non giudico nessuno.
Gv 10,11.15: Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore. il Padre conosce me e
io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore.
Gv 11,50-52: non considerate come sia meglio che muoia un solo uomo per il popolo e non perisca la
nazione intera”. Questo però non lo disse da se stesso, ma essendo sommo sacerdote profetizzò che
Gesù doveva morire per la nazione e non per la nazione soltanto, ma anche per riunire insieme i figli di
Dio che erano dispersi.
Gv 15,13: Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici.
Gv 17,19: per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità.
Gv 18,14: Caifa poi era quello che aveva consigliato ai Giudei: “È meglio che un uomo solo muoia per
il popolo”.
1Gv 4,2: Da questo potete riconoscere lo spirito di Dio: ogni spirito che riconosce che Gesù Cristo è
venuto nella carne, è da Dio;
1Gv 3,16: Da questo abbiamo conosciuto l’amore: Egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi
dobbiamo dare la vita per i fratelli.
Ap 2,7: Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese: Al vincitore darò da mangiare
dell’albero della vita, che sta nel paradiso di Dio.
v 52 Mt 16,7: Ma essi parlavano tra loro e dicevano: “Non abbiamo preso il pane!”.
Mc 2,6: Seduti là erano alcuni scribi che pensavano in cuor loro:
Mc 11,31: Ed essi discutevano tra sé dicendo: “Se rispondiamo “dal cielo”, dirà: Perché allora non gli
avete creduto?
Lc 9,46: Frattanto sorse una discussione tra loro, chi di essi fosse il più grande.
Lc 20,14: Quando lo videro, i coltivatori discutevano fra loro dicendo: Costui è l’erede. Uccidiamolo e
così l’eredità sarà nostra.
v 53 Is 59,16: Egli ha visto che non c’era alcuno,si è meravigliato perché nessuno intercedeva.Ma lo
ha soccorso il suo braccio,la sua giustizia lo ha sostenuto.
Gv 3,14-15: E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio
dell’uomo,perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna”.
At 4,12: In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale
è stabilito che possiamo essere salvati”.
Rm 5,21: perché come il peccato aveva regnato con la morte, così regni anche la grazia con la giustizia
per la vita eterna, per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore.
2Cor 5,14: Poiché l’amore del Cristo ci spinge, al pensiero che uno è morto per tutti e quindi tutti sono
morti.
2Tm 1,10: ma è stata rivelata solo ora con l’apparizione del salvatore nostro Cristo Gesù, che ha vinto
la morte e ha fatto risplendere la vita e l’immortalità per mezzo del vangelo.
1Gv 5,12: Chi ha il Figlio ha la vita; chi non ha il Figlio di Dio, non ha la vita.
v 54 Sal 49,15: Come pecore sono avviati agli inferi,sarà loro pastore la morte; scenderanno a
precipizio nel sepolcro,svanirà ogni loro parvenza:gli inferi saranno la loro dimora.
Sal 71,20: Mi hai fatto provare molte angosce e sventure:mi darai ancora vita,mi farai risalire dagli
abissi della terra
Os 13,14: Li strapperò di mano agli inferi,li riscatterò dalla morte?Dov’è, o morte, la tua peste?Dov’è,
o inferi, il vostro sterminio?La compassione è nascosta ai miei occhi.
Gv 11,25: Gesù le disse: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà;
At 24,15: nutrendo in Dio la speranza, condivisa pure da costoro, che ci sarà una risurrezione dei giusti
e degli ingiusti.
2Cor 4,14: convinti che colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù e ci
porrà accanto a lui insieme con voi.
1Tes 4,16: Perché il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell’arcangelo e al suono della tromba di
Dio, discenderà dal cielo. E prima risorgeranno i morti in Cristo;
v 55 Mt 26,28: perché questo è il mio sangue dell’alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati.
At 20,28: Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha posti come
vescovi a pascere la Chiesa di Dio, che egli si è acquistata con il suo sangue.
Rm 5,9: A maggior ragione ora, giustificati per il suo sangue, saremo salvati dall’ira per mezzo di lui.
Eb 9,14: quanto più il sangue di Cristo, che con uno Spirito eterno offrì se stesso senza macchia a Dio,
purificherà la nostra coscienza dalla opere morte, per servire il Dio vivente?
1Pt 1,18-19: Voi sapete che non a prezzo di cose corruttibili, come l’argento e l’oro, foste liberati dalla
vostra vuota condotta ereditata dai vostri padri,ma con il sangue prezioso di Cristo, come di agnello
senza difetti e senza macchia.
1Gv 1,7; Ap 1,5; Ap 7,14.
v 56 Is 25,6:Preparerà il Signore degli eserciti per tutti i popoli, su questo monte,un banchetto di
grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti,di cibi succulenti, di vini raffinati.
Gv 14,20: In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre e voi in me e io in voi.
Gv 15,4-7; 1Cor 10,3-4; Ef 3,17; Gal 2,20; 1Gv 3,16.24; Ap 3,20.
v 57 Sal 42,2: Come la cerva anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te, o Dio.
Sal 84,2: Quanto sono amabili le tue dimore,Signore degli eserciti!
Is 37,17: Porgi, Signore, l’orecchio e ascolta; apri, Signore, gli occhi e guarda; ascolta tutte le parole
che Sennàcherib ha mandato a dire per insultare il Dio vivente.
Mt 21,37; Mt 26,63; Gv 10,30.38; Gv 14,10; Gv 17,11.22; At 14,15; 1Tes 1,9.
v 58 Lc 20,36: e nemmeno possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, essendo figli della
risurrezione, sono figli di Dio.
Gv 8,51: In verità, in verità vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà mai la morte”.
Gv 11,26; Rm 2,7; 1Cor 15,53.
v 59 Mt 4,13: e, lasciata Nazaret, venne ad abitare a Cafarnao, presso il mare, nel territorio di Zàbulon
e di Nèftali
Mt 8,5: Entrato in Cafarnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava:
Mt 11,23; Mt 17,24; Mc 1,21; Gv 2,12; Gv 4,46.