Maurizio Schoepflin, Sensus Communis Ralph McInerny, L’analogia in Tommaso d’Aquino, a cura di S. L. Brock, trad. it. Di F. Di Blasi, Armando Editore, Roma 1999, pp. 190, £. 27.000; Fulvio Di Blasi, Dio e la legge naturale. Una rilettura di Tommaso d’Aquino, Edizioni ETS, Pisa 1999, pp. 270, £. 35.000. Nel volume Tommaso d’Aquino. Il futuro del pensiero cristiano, un’opera pubblicata alla fine del 1997 che costituisce ormai un sicuro punto di riferimento degli studi tomistici, Antonio Livi si dimostra convinto che Tommaso, “scartato dalla teologia del Novecento, sarà la guida del pensiero cristiano dopo il Duemila”. Se questa valutazione si dimostrerà vera, saranno i prossimi anni a confermarlo: al momento una cosa comunque è certa, ovvero che si assiste, da più parti, a una forte ripresa di attenzione e di interesse per il grande messaggio dell’Aquinate, come è testimoniato dalla recente pubblicazione di numerosi importanti studi su di esso. A questo proposito, non si può certo tacere intorno alla fondamentale rilevanza di quanto il Santo Padre Giovanni Paolo II in perfetta sintonia con l’insegnamento dei suoi predecessori, ha scritto nella Lettera Enciclica Fides et Ratio del settembre del 1998, laddove egli non ha esitato a fare riferimento alla “novità perenne del pensiero di San Tommaso d’Aquino”. Nuove pubblicazioni dunque - si diceva - su san Tommaso: tra queste vanno a collocarsi con indubbia significativa autorevolezza i due libri che sono oggetto di questa segnalazione, i quali, per un’interessante coincidenza, sono collegati dal fatto che l’autore di uno di essi, Fulvio Di Blasi, studioso di filosofia del diritto e già autore di un lavoro su La conoscenza naturale di Dio in Tommaso d’Aquino è il traduttore dell’altro, che è opera di un affermato specialista del pensiero tomista, il professor Ralph McInerny della statunitense Università di Notre Dame. Inoltre, bisogna subito dire che ambedue questi libri vanno al cuore del tomismo, in virtù del fatto che le due grandi questioni che in essi vengono discusse - quella dell’analogia e quella della legge naturale costituiscono due ottime chiavi per entrare all’interno dell’intero edificio speculativo di san Tommaso e per offrirne una rilettura complessiva. L’analogia innanzitutto: basta possedere soltanto un’infarinatura di filosofia per sapere che la nozione di analogia occupa un posto nevralgico all’interno del discorso dell’Aquinate; ma è proprio a questo punto che, secondo McInerny, cominciano i problemi, perché e in agguato il rischio di fare riferimento a un concetto di analogia che di autenticamente tomista non ha proprio nulla, poiché, secondo quanto sostiene lo studioso americano, in realtà da secoli non viene correttamente tramandata la dottrina tomista dell’analogia, ma ciò che di essa è contenuto in un opuscolo giovanile di Tommaso de Vio, il celebre cardinal Caietano, maestro generale dell’ordine domenicano e principe degli interpreti di san Tommaso, il quale - sempre secondo McInerny - al riguardo prese un clamoroso abbaglio, fraintendendo Tommaso e tradendo le sue più genuine intenzioni. Si tratta dunque di fare, per quanto possibile, chiarezza, e di rimettere le cose al loro posto, tenendo conto di una nuova prospettiva che McInerny sintetizza nei termini seguenti: “Nella tradizione tomista il significato dell’Analogia dell’Essere è quello della cascata di creature procedenti da Dio, che formano una vasta gerarchia ontologica culminante, alla fine, nell’ultima delle cose. Tommaso non ha mai usato la parola analogia per parlare di questa gerarchia della realtà; l’ha usata invece per parlare della gerarchia dei significati di un termine, dove il primo tra i significati solo raramente è anche il primo nella scala ontologica. L’Analogia dell’Essere è un elemento fisso della tradizione tomista e cercare di ometterla sarebbe donchisciottesco. Il rischio è però di confondere l’Analogia dell’Essere con l’analogia dell’“essere”. In seguito, il neoplatonico nascosto in tutti noi comincia a dire che in qualche modo ciò che è ontologicamente primo è primo anche nella nostra conoscenza. Per Tommaso quell’identificazione era il peccato capitale del Platonismo, da non perdonare mai. Sarebbe certamente il colmo dell’ironia se a Tommaso venisse attribuita un’identificazione che egli stesso ha seccamente e ripetutamente rifiutato” (p. 12). Non si fa fatica a notare che la ricerca di McInerny va ben oltre questioni esclusivamente terminologiche e si allarga fino a comprendere temi e problemi di altissimo spessore metafisico-gnoseologico che ineriscono al nucleo profondo del tomismo. Questa stessa caratteristica, come si è accennato, presenta il lavoro di Fulvio Di Blasi, il quale, facendo perno sul tema della legge naturale, intende operare Una rilettura di Tommaso d’Aquino (questo appunto il sottotitolo del suo libro) e proporre, nel contempo, “una rivalutazione del giusnaturalismo dall’angolatura metafisica, mettendo in discussione il dogma analitico della grande separazione tra “essere” e “dover essere” e prendendo decisa posizione contro certe linee interpretative volte a escludere la prospettiva religiosa dal giusnaturalismo e a delineare quasi una dottrina tomistica priva del riferimento a Dio”. Su questa linea, in perfetta consonanza con quanto ripetutamente espresso dal Magistero ecclesiale, Di Blasi scopre e sottolinea con forza la vitalità della riflessione di san Tommaso anche per ciò che concerne le questioni filosofico-giuridiche; seguendo l’Aquinate, è possibile allontanare il pericolo di quell’approdo nichilistico che sembra oggi minacciare pure la filosofia del diritto: “Sotto questo profilo - scrive Mario A. Cattaneo nella Presentazione del libro -, un aspetto degno di nota è la relazione instaurata tra il concetto di lex naturalis e le prove dell’esistenza di Dio. Di Blasi sottolinea, attraverso la tradizione scolastica, la centralità di Dio come problema morale dell’uomo” (p. 13). I lavori di McInerny e di Di Blasi vanno nella direzione di una rivalutazione piena e convinta della filosofia di san Tommaso e la additano come una chance decisiva per il pensiero cristiano di domani, memori della lezione del Papa Paolo VI che, in occasione del settecentesimo anniversario della morte del Dottore Angelico, ebbe a scrivere: “Senza dubbio, Tommaso possedette al massimo grado il coraggio della verità, la libertà di spirito nell’affrontare i nuovi problemi, l’onestà intellettuale di chi non ammette la contaminazione del cristianesimo con la filosofia profana, ma nemmeno il rifiuto aprioristico di questa. Perciò, egli passò alla storia del pensiero cristiano come un pioniere sul nuovo cammino della filosofia e della cultura universale” (Lettera apostolica Lumen Ecclesiae, 8). Maurizio Schoepflin