MORENA BURATTINI
La storia di Morena è simile a quella di tanti altri. Da un lato ci sarebbe poco da
raccontare: non è un nome famoso, anzi finora non la conosce nessuno, è al suo primo
disco. Non c’è quindi molto materiale su cui costruire un racconto, né elementi per
costruire una sorta di sua agiografia, come si suole fare in questi casi. Dall’altro la sua
musica ed il suo disco sono belli, e anche se queste cose parlano da sole, nel senso che
bastano per qualificarla e descriverla, il raccontare qualcosa di lei in tale contesto ha
senso proprio perché è una come tante altre, una di noi.
Morena ha 28 anni, e non fa parte dello show-business: di mestiere fa altre cose. Ma ha
una grande passione, la musica le scorre nel cuore. Impara a suonare la chitarra, ma
quello che la attrae maggiormente è cantare. Prende lezioni di canto, ma
fondamentalmente il suo modo di cantare è “autoctono”, s’è sviluppato da sè, a modo
suo. Morena non ci vede, dalla nascita, e come talvolta succede in questi casi, questo
handicap si tramuta in un volano per sviluppare una maggiore sensibilità e qualità in
altre cose. Il suo mondo interiore si popola quindi più di suoni che di immagini, melodie
non solo ripetute da quelle che ascolta ma nuove, che a poco a poco si coagulano
attorno a parole e frasi e diventano canzoni vere e proprie.
Qualche anno fa, sarà stato il ’98, ascoltando la radio viene a sapere che una etichetta
discografica effettua delle selezioni di voci nuove da portare a Sanremo e decide di
provarci. Da qui il fatidico incontro con Luigi Piergiovanni, manager e produttore
discografico della Label Interbeat, che quell’anno si occupava appunto delle selezioni
per il festival: alla fine per tante ragioni non dovute alla sua qualità artistica non andrà
a San Remo, ma da questo primo incontro nasce una liaison artistica tra i due, con Luigi
che inizia a sviluppare ed arrangiare alcune delle tante canzoni che erano ormai nelle
corde (vocali) di Morena.
Come da ogni buon connubio che si rispetti, nascono due singoli, composti da Morena,
musicati da Piergiovanni e prodotti da Interbeat: “Come sono io” e “Sento solo rumore”.
I dischi vengono molto apprezzati dalla critica, hanno una discreta diffusione in radio e
diventano anche sigle di alcuni programmi Rai ma malgrado questo lei rimane ancora
una sconosciuta al grande pubblico; partecipa inoltre alla compilation “Ascoltare”, che
la porterà nel tour di promozione del disco a muovere i primi passi sul palco.
Nel frattempo affronta le cose di tutti giorni con una vitalità commuovente ed una
grande voglia di vivere: non si ferma davanti a niente e per passione e forse anche per
spirito di rivincita pratica sport a livello agonistico: è campionessa italiana di nuoto per
non vedenti e partecipa ai campionati di sci alpino. Osservare il suo approccio alla vita è
sempre una lezione a tutti noi a cui tutto sommato non manca nulla ma che ci
lamentiamo spesso per le cose più futili, non rendendoci conto di quanto siamo fortunati
e del potenziale che abbiamo da gestire...
Ma intanto le canzoni crescono dentro la testa, prendono forma e vogliono venire
fuori... Negli ultimi due anni le canzoni acquistano la consistenza giusta. Nasce l’idea di
fare un album intero: non tanto come operazione a tavolino perchè si è deciso di fare da
grande la cantante, ma solo in quanto le sue canzoni, come tanti frutti, sono ormai
mature per essere assaggiate e portare piacere e ristoro anche agli altri. Non è facile
produrre oggi un disco, ma Piergiovanni è un coraggioso, è creativo e ci crede: tuttavia
sa come va il mercato discografico in questo periodo e non sa bene come riuscire a
promuovere adeguatamente un disco, ed una artista, come questo. Questa primavera
l’incontro con Independent Music, ed ecco che prende corpo il progetto di proporre il
disco assieme alla rivista. L’estate di quest’anno passa quindi in studio, ad incidere e
registrare, arrangiare e mixare suoni. Il risultato è questo album “Il pipistrello.
Avrà successo? Morena diventerà una nuova Stevie Wonder o una Sinead o’Connor
italiana? Glielo auguro. Non ha all’intorno una macchina crea-campioni: non ha il
supporto dei potenti della musica che sono in grado di imporre un nome o un disco con
la forza dei propri mezzi, investimenti e strutture. Lei ed il suo ambiente sono semplici,
puliti e l’atmosfera che si respira è quella di una sana creatività e dell’entusiasmo e
passione di fare le cose in cui si crede e che piacciono, supportato da una struttura di
grande professionalità ed esperienza: la sua forza è la sua musica. Non sono sicuro che
questi siano gli ingredienti giusti per il successo, ma lo sono sicuramente per fare di lei
un’artista, per trasformare una passione e melodie che erano nell’aria in un bel disco, di
quelli che si ascoltano più volte e volentieri.
Per chi ama la musica, questo basta e avanza: evviva Morena, e tutte le altre morene
che ancora devono portarci le ceste con i loro frutti.
PACO CIANCI
Intervista a Morena
“Qual è il motivo che ti ha spinto ad intraprendere questo percorso?”
“Fin da piccola ho sempre avuto il desiderio di cantare, quindi diventata adulta, ho
cercato, di concretizzare, questa mia passione. Ho studiato per poter raggiungere una
discreta tecnica canora che è alla base di questo mestiere”.
“Come nascono e di cosa parlano le tue canzoni?”
“Non hanno una fonte ben precisa, magari possono concretizzarsi da una frase, o da un
pensiero che mi può venire in mente durante una giornata. Per quanto riguarda il
significato delle mie canzoni, premetto che non amo molto parlarne, perchè ritengo che
quando una persona ascolta una canzone, debba dargli il proprio significato. Quindi
parlarne secondo me sarebbe come influenzare l’ascoltatore.Comunque possiamo dire
che le mie canzoni affrontano varie tematiche della vita, dal proprio destino all’amore
non dichiarato, a quello finito, all’importanza dell’amicizia rispetto ad un amore”.
“Cosa significa per te questo disco?”
La realizzazione di un sogno e di una maturazione artistica non indifferente.”
“Se dovessi dare un consiglio ad un’altra persona che volesse intraprendere questo
mestiere cosa gli diresti?”
“Non ho un’esperienza a largo raggio quindi potrei dare consigli non esatti. Comunque
posso dire
che per me la cosa più importante è credere in se stessi e nelle proprie
capacità rimanendo
sempre e comunque però con i piedi per
terra per non crearsi
inutili illusioni.”
“Cos’è per te la musica?”
“È un modo per poter esprimere ciò che penso senza costrizione, ma soprattutto mi
permette di emozionarmi riflettendo,spero,verso chi mi ascolta la mia stessa emozione e
penso chequesta sia la cosa più bella di questo mestiere.” Se mi è concesso, vorrei
spendere due parole per ringraziare tutte le persone che hanno collaborato con me nella
realizzazione di questo progetto e spero che il disco possa
merita.
avere il giusto risalto che