Omelie per un anno - vol. 2 5ª Domenica del Tempo Ordinario Is 6,1-2ª.3-8 - Eccomi, manda me! Dal Salmo 137 - Rit.: Cantiamo al Signore davanti ai suoi angeli. 1 Cor 15,1-11 - Così predichiamo e così avete creduto. Canto al Vangelo - Alleluia, alleluia. Io vi ho scelti di mezzo al mondo, dice il Signore, perché andiate e portiate frutto, e il vostro frutto sia duraturo. Alleluia. Lc 5,1-11 - Lasciato tutto, lo seguirono. Scoraggiamento e perseveranza 1. Isidoro al pozzo. Vorrei cominciare con un fatto che ha avuto luogo molto tempo fa, nel sesto secolo dopo Cristo. Nella Spagna meridionale, sulle rive calde del Mediterraneo, viveva un ragazzo di nome Isidoro. I suoi genitori erano morti. Si prendeva cura di lui suo fratello maggiore Leandro, vescovo di Siviglia, che lo mandò a scuola presso un convento. Isidoro era un ragazzo dotato, ma studiava malvolentieri. Imparare a memoria le parale e la grammatica latina l’annoiava. Un giorno, invece delle lezioni, andò in campagna risoluto di non tornare più a scuola. La giornata era caldissima. Cercò un pozzo per spegnere la sete. Quando lo trovò, si sedette sul suo bordo di pietra. Vide nella pietra alcune piccole incavature che sembravano scolpite da una mano invisibile. Incuriosito, domandò a una donna venuta con il secchio a prendere l’acqua quale fosse la loro origine. - Vengo qui da molti anni – disse -. Alcune di queste incavature sono fatte dalla corda con la quale tiriamo su l’acqua. Scorrendo per decine e decine di anni, la corda scava la pietra e produce una piccola fossa. Altre sono fatte dall’acqua che sgocciola dal secchio. Seduto sul pozzo Isidoro rimase parecchio tempo a pensare che, se una goccia può scavare la pietra, anche nello studio uno sforzo lungo e paziente poteva portare lentamente a buoni risultati. Ci vogliono solo tempo e perseveranza. Forse era stato lo stesso Dio a suggerirgli quella riflessione, perché era un ragazzo religioso. Tornò a scuola e si mise a studiare. Con l’aiuto di Dio superò tutti gli esami. Grazie alla sua laboriosità e alla perseveranza divenne un grande studioso. Scrisse diversi libri molto famosi nel Medioevo. Dopo 5ª Domenica del Tempo Ordinario “C” - Elledici, Leumann 2003 1 Omelie per un anno - vol. 2 la morte di suo fratello Leandro, divenne vescovo di Siviglia. La Chiesa lo proclamò santo. 2. Una pesca malriuscita. Un evento simile, anche se non riguardava lo studio ma la pesca, lo ha vissuto san Pietro. Coloro che vanno sul lago con una rete o con una canna da pesca sanno che in certe ore è più facile prendere il pesce che nelle altre. Pietro era un buon pescatore. Fin da ragazzo pescava con la rete. Sapeva per esperienza che nel lago di Genesaret era più facile pescare di notte che di giorno. Tuttavia una notte non riuscì a prendere nemmeno un pesce. Deluso, stava tornando a casa con suo fratello Andrea e con altri due fratelli, Giacomo e Giovanni, che avevano pescato un po’ di pesce per il pranzo e di vendere il resto. E invece tornavano a mani vuote. Sulla riva incontrarono Gesù circondato da una folla di persone desiderose di ascoltare i suoi insegnamenti. È difficile parlare alle persone che si accalcano da tutte le parti. Perciò Gesù chiese a Pietro la sua barca. Ci salì sopra e parlò di lì. Era una specie di pulpito navigante. Anche Pietro e i suoi compagni ascoltavano l’insegnamento di Gesù. Ciò li aiutò a dimenticare un poco il lavoro sprecato di tutta la notte. Quando ebbe finito di insegnare, Gesù volle dimostrare la propria gratitudine a Pietro per avergli prestato la barca. Gli disse: “Prendi il largo e calate le reti per la pesca”. Se fosse stato un altro a dirlo, sicuramente Pietro avrebbe risposto: “Non sai nulla della pesca, stai zitto! So meglio di te che ora, di giorno, non vale neanche la pena provare”. Ma poiché si trattava di Gesù, rispose ubbidiente: “…sulla tua parola getterò le reti”. Sapeva che per Gesù non esistevano cose impossibili. Non molto tempo prima aveva guarito miracolosamente sua suocera. Infatti, la pesca fu talmente abbondante che le reti rischiavano di spezzarsi. Chiamò quindi Giovanni e Giacomo che erano nell’altra barca. Quando ebbero finito, Gesù disse a Pietro: “Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini”. Da quel giorno divenne pescatore di anime, apostolo. Lasciò la sua barca e le reti per seguire Gesù. Pietro aveva un carattere vivace, sentimentale. Volentieri iniziava ogni lavoro, ma le sconfitte e le sofferenze lo scoraggiavano facilmente. Tuttavia, all’ordine di Gesù riprendeva sempre il lavoro. Accanto agli insuccessi, alle delusioni, ai periodi negativi, otteneva anche risultati felicissimi. Ricordiamo ad esempio il suo discorso a Gerusalemme dopo l’effusione dello Spirito Santo: si convertirono tremila persone. 5ª Domenica del Tempo Ordinario “C” - Elledici, Leumann 2003 2 Omelie per un anno - vol. 2 3. Difficoltà e perseveranza nella vita dei ragazzi. Anche nella vostra vita ci sono i periodi di difficoltà e di scoraggiamento. A scuola, a volte, non riuscite neanche ad avere la sufficienza nonostante un duro lavoro. Allora Gesù vi dice, non direttamente, ma attraverso i genitori, gli insegnanti e i compagni buoni: “Non ti scoraggiare. Prova ancora”. Per molti mesi Gianni non riuscì a prendere neanche la sufficienza in lingua straniera. Come Isidoro, pensava di lasciare gli studi. Non era molto dotato, e pensava che fosse meglio rinunciare alla scuola e andare a lavorare in una fabbrica. Certamente non ci sarebbe stato niente di male. Tuttavia i suoi genitori desideravano che finisse la scuola e l’incoraggiarono a continuare gli studi. Dicevano: “Con le altre materie te la cavi da solo. Noi ti aiuteremo nella lingua straniera. Prova ancora una volta”. Quell’anno tutto andò bene. Ciò l’incoraggiò a continuare gli studi negli anni successivi. Altri ragazzi invece non riescono nella formazione del proprio carattere. In questo campo ci sono più insufficienze che in matematica o in lingua straniera. Molti di voi cercano di correggersi. Durante la confessione dite: “Ora mi sforzerò. Non commetterò più questo peccato, mi toglierò quel vizio. Dirò loro addio e potrò continuare a vivere tranquillamente”. E invece dopo qualche tempo succede che commettete lo stesso peccato. Alcuni entrano in crisi, disgustati di se stessi. I genitori di solito non sanno niente di tutto questo, e perciò non possono incoraggiarli, né aiutarli, come succede con la matematica e altre materie. Queste cose le sa solo Dio, voi stessi, e spesso anche il sacerdote, se glielo dite in confessione. In quei momenti Gesù incoraggia un ragazzo cristiano attraverso la bocca del sacerdote, ma talvolta egli stesso parla piano alla sua coscienza: “Non ti scoraggiare. Non ti arrendere. So che non è facile essere buoni, laboriosi, non mentire, resistere alle tentazioni, ma io t’aiuterò. E se non ci riuscirai subito, ricordati che mi piacciono i tuoi sforzi e sono pronto a perdonarti settantasette volte sette, cioè ogni volta che deciderai con pentimento di correggerti”. A questo incoraggiamento il ragazzo buono risponderà: “Signore, sulla tua parola ricomincerò di nuovo a combattere le mie debolezze. Voglio seguire l’esempio di san Pietro che sulla tua parola ha gettato le reti, anche se dal punto di vista umano sembrava un’impresa inutile”. Ricordate dunque: quando Gesù aiuta, non ci sono cose impossibili. Ci vogliono soltanto la perseveranza e il coraggio. La vittoria e i buoni risultati alla fine arriveranno, anche se a volte ci vorranno degli anni. 5ª Domenica del Tempo Ordinario “C” - Elledici, Leumann 2003 3