Abilità: è la capacità di compiere una determinata attività in modo soddisfacente rispetto a quelle che possono essere le aspettative del soggetto. Esse possono essere acquisite dopo l’esperienza, a seguito di eventi o dopo un periodo d’addestramento. Abreazione. Reazione di esteriorizzazione mediante la quale un soggetto "si libera" di una rimozione affettiva più o meno antica, celata nel proprio inconscio. Tale reazione può essere spontanea provocata (psicoanalisi). Sinonimo di catarsi. Adattamento: il concetto di adattamento esprime la capacità con la quale il soggetto si adatta ad una condizione . Il processo avviene mediante manovre allo plastiche, volte a modificare l’ambiente, e autoplastiche, volte a modificare se stessi. Aggressione passiva (difesa). Il soggetto affronta i conflitti emozionali o i fattori stressanti interni ed esterni esprimendo aggressività verso gli altri in modo indiretto o subdolo. Vi è una facciata di compiacenza manifesta che maschera resistenza, risentimento, od ostilità profonde. L'aggressione passiva spesso si manifesta in risposta a richieste di atti o prestazioni indipendenti, oppure alla mancata gratificazione di desideri di dipendenza, ma può rivelarsi adattiva in soggetti in posizione subordinata che non hanno altri modi per esprimere più apertamente i propri punti di vista. Alienazione: sentimento di estraneità (sentirsi "alieno") nei confronti di ciò che si fa e dell'ambiente in cui si vive. Sono spesso presenti anche sentimenti di impotenza e di ostilità verso ciò che sta attorno. Alter-ego: espressione latina che significa "altro io", utilizzata soprattutto in letteratura per indicare personaggi identici dal punto di vista psicologico. In generale il termine si riferisce ad una "seconda personalità", di solito celata. Angoscia. La psicopatologia tedesca ed anglosassone hanno un solo sostantivo che indica sia ansia che angoscia, diversamente da quelle italiana e francese che distinguono i due concetti. Per angoscia si intende un'emozione violenta e sgradevole di paura senza un oggetto specifico, accompagnata da un corteo somatico imponente come: mancanza d'aria, tachicardia, sudorazione, tremori, ecc. Insomma i sintomi di quello che viene definito "attacco di panico" [ndc]. Dal punto di vista psicodinamico l'angoscia potrebbe essere collegata alla paura catastrofica di una perdita. Angoscia di castrazione: angoscia tipica della fase edipica, nella quale il bambino teme che il padre possa punirlo con la castrazione a causa dei suoi desideri rivolti alla madre. Angoscia morale: tipologia di angoscia dell'Io prodotta dagli imperativi morali del Super-Io che ostacolano il processo di soddisfacimento delle pulsioni provenienti dall'Es. Angoscia nevrotica: tipologia di angoscia dell'Io prodotta dalle pulsioni dell'Es che cercano un modo per essere soddisfatte. Annullamento (difesa). Il soggetto affronta i conflitti emozionali o i fattori stressanti interni ed esterni tramite parole o comportamenti che hanno lo scopo di rendere non esistenti pensieri, sentimenti, o azioni inaccettabili, o di fare per essi simbolica ammenda. Ansia. Stato di apprensione sgradevole per qualcosa di negativo, anche se non ben definito, che dovrà accadere. In altri termini si potrebbe affermare che l'ansia è un segnale d'allarme che può insorgere ogniqualvolta si teme una crisi d'Angoscia; in questo caso siamo in presenza di quella che viene definita "ansia anticipatoria" comunemente definita "paura della paura" [ndc]. L'ansia diviene un disturbo quando interferisce con lo svolgimento delle normali attività lavorative, scolastiche, sociali. Anticipazione (difesa). Il soggetto affronta i conflitti emozionali o i fattori stressanti interni ed esterni vivendo reazioni emozionali anticipate verso futuri eventi possibili, oppure anticipando le conseguenze di questi eventi, e prendendo in considerazione risposte o soluzioni alternative realistiche. Attitudine: indica la potenziale capacità che rende un individuo adatto ad una determinata attività. Nel linguaggio comune essa è sinonimo di predisposizione, risultando dal concorso di fattori innati e acquisiti. All’individuazione delle attitudini sono stati predisposti alcuni test con lo scopo di indirizzare gli sforzi e le attività dell’individuo nel settore a lui più consono. Archetipo: nella psicologia analitica Junghiana elemento facente parte dell'inconscio collettivo, frutto della sedimentazione delle esperienze ripetute dall'umanità nel corso dei millenni. L'archetipo è una immagine o un pensiero ereditato dagli avi e condiviso dall'intero genere umano. Esempi di archetipi sono la "grande madre", il "vecchio saggio" e il "giovane eroe". Autorealizzazione: termini utilizzato da Abraham Maslow per indicare il bisogno di realizzazione di potenzialità, di capacità, di talenti, di conoscenza, di accettazione e unità della propria natura umana. Autostima: valutazione che una persona dà di se stessa, la quale dipende da come essa si percepisce in rapporto agli altri. Una persona che ha bassa autostima, per esempio, tende a svalutare se stessa e le proprie capacità Catarsi (dal gr. katharsis, purificazione). Termine utilizzato per la prima volta da Sigmund Freud e Joseph Breuer negli studi sull'isteria per indicare la liberazione dalle emozioni negative alla base delle tensioni psichiche e dell'ansia, grazie al ricordo o a verbalizzazione di avvenimenti traumatici dimenticati (rimossi). Sinonimo di abreazione. Complesso di Edipo (edipico): concetto sviluppato da S. Freud per spiegare la maturazione del bambino maschio attraverso l'identificazione con il padre e il desiderio nei confronti della madre. Si tratta di un atteggiamento ambivalente di desiderio di morte e sostituzione nei confronti del genitore dello stesso sesso e di desiderio di possesso esclusivo nei confronti del genitore di sesso opposto. Complesso di Elettra: nelle bambine trattasi dell'equivalente del complesso di Edipo nei maschi. Si verifica durante la fase fallica dello sviluppo psicosessuale ed è caratterizzato dall'interesse della bambina verso il padre per via del possesso del pene, che ella invece non possiede. Complesso di inferiorità: sentimento connotato dalla sensazione di non essere all'altezza di altre persone e di non potersi confrontare con esse. Introdotto da Alfred Adler (1870-1937). Conscio: indica tutto ciò di cui una persona è consapevole: ricordi, desideri, sentimenti. Contenuto latente: nella teoria psicanalitica indica il presunto vero significato dei sogni, il quale si cela dietro il contenuto manifesto. Contenuto manifesto: nella teoria psicanalitica indica il contenuto conscio e immediatamente evidente dei sogni. Controtransfert: termine utilizzato in psicanalisi per indicare la reazione specifica dell'analista nei confronti del transfert del paziente, intesa come la risposta emozionale, conscia e inconscia, a ciò che il paziente esprime. Conversione: meccanismo di difesa attraverso il quale un conflitto interno ritenuto inaccettabile si esprime simbolicamente attraverso sintomi fisici a carico di organi, funzioni sensitivo-sensoriali o motorie. Può assumere la forma di paralisi, tremori, convulsioni, mancanza di coordinazione. Vedi anche isteria. Desiderio (psicologia emotocognitiva). In ppsicologia emotocognitiva (Baranello, M.) il desiderio coincide con l'azione stessa del desiderare ed è ciò che lega il bisogno al suo soddisfacimento, ovvero è ciò che lega il soggetto, con i propri bisogni costituzionali, all'ambiente con i suoi oggetti. I desideri permettono ad un sistema di riferimento di adattarsi all'ambiente e sono condizionati ed influenzati da fattori bio-psico-sociali. Mentre i bisogni sono pochi e strettamente legati ai fattori costituzionali di un sistema di riferimento i desideri possono essere pressoché infiniti in quanto infiniti possono essere gli oggetti del desiderio. Ricordiamo che i desideri sono necessari e fondamentali, senza di essi non potremmo soddisfare i nostri bisogni. In psicologia emotocognitiva parliamo di realizzazione di un desiderio e di soddisfazione di un bisogno. Uno specifico desiderio può soddisfare più bisogni come uno specifico bisogno può essere legato a più desideri (questo permette al sistema flessibilità ed adattabilità). Un desiderio ha una alta variabilità da sistema a sistema (varia da organismo ad organismo, tra comunità, tra culture, tra popolazioni,...). È dalla matrice dell'incontro dinamico tra il sé di un sistema e l’ambiente che si sviluppano i desideri. I desideri pertanto hanno una genesi secondaria al bisogno. L'azione del desiderare è sinonimo di ricerca dell'oggetto. In psicologia emotocognitiva i desideri si distinguono in due coppie di classi: a) funzionali / disfunzionali e b) primari / secondari. Il desiderio è funzionale quando l'oggetto desiderato è congruo con il bisogno che andrà a soddisfare oppure non funzionale se l'oggetto ricercato non permette la soddisfazione adeguata di un bisogno. Maggiori sono i desideri funzionali di un sistema (sia primari che secondari) maggiore la sua flessibilità ed adattabilità ovvero sono maggiori le possibilità di vivere adeguatamente. Un oggetto non è soltanto qualcosa di fisico ma può essere un pensiero, un'astrazione, un concetto, una parola, ecc. In sintesi, in psicologia emotocognitiva, un oggetto è definibile come tutto ciò che può essere rappresentato (cognitivamente e/o emotivamente). Rif: Baranello, M. (2001). Desiderio primario (psicologia emotocognitiva). In psicologia emotocognitiva un desiderio è primario quando la sua realizzazione permette la diretta soddisfazione del bisogno (o dei bisogni) di base a cui è legato (in senso funzionale c'è risoluzione delle tensioni, in senso disfunzionale ciò non accade in maniera adeguata). Il desiderio primario pertanto è direttamente connesso ad un bisogno tanto che nella nostra cultura spesso confondiamo bisogni con desideri (tecnicamente il bisogno di cibo è in realtà un desiderio in quanto legato ad un oggetto, ovvero ad una rappresentazione). Al fine di soddisfare i propri bisogni gli esseri umani hanno modificato l'ambiente, creato gli oggetti dei propri desideri. La mancata realizzazione di un desiderio primario può essere considerato un fattore di rischio per quello che in psicologia emotocognitiva viene definito "trauma primario". Rif: Baranello, M. (2001). Desiderio secondario (psicologia emotocognitiva). In psicologia emotocognitiva un desiderio è secondario quando la sua realizzazione permette la realizzazione di un altro desiderio (sia primario che secondario a sua volta) quindi la soddisfazione indiretta del bisogno o dei bisogni dalla cui matrice esso si è sviluppato (in senso funzionale c'è risoluzione delle tensioni, in senso disfunzionale ciò non accade in maniera adeguata). Il desiderio secondario pertanto non è direttamente connesso ad un bisogno ed è più facilmente soggetto alle modificazioni psico-sociali. Il desiderio secondario ha permesso agli esseri umani di adattarsi ad ogni tipo di condizione psicologica, sociale e culturale nonché di essere gli artefici delle stesse modificazioni. La mancata realizzazione di un desiderio secondario può essere considerato un fattori di rischio per quello che in psicologia emotocognitiva viene definito "trauma secondario". Dissociazione: processo caratterizzato da un'alterazione dell'integrazione delle funzioni di coscienza, memoria, identità e percezione. Può manifestarsi attraverso la separazione di un gruppo di processi mentali dalla coscienza oppure dalla perdita del rapporto tra comportamento e restante personalità, per esempio con l'incongruenza tra un'idea e l'altra o tra contenuto di pensiero e comportamento. Istinto: si intende l’impulso per cui di fronte Eros: pulsione di vita. Secondo S. Freud essa è alla base dei comportamenti mirati alla conservazione e allo sviluppo della vita. Es: termine introdotto in psicanalisi da Sigmund Freud. Designa l'insieme delle pulsioni primarie, degli istinti, di ciò che è ereditario, inconscio, l'energia libidica e quella aggressiva che pretendono immediata soddisfazione. Vedi Io e Super-Io. Esame di realtà: processo che consente alla persona di distinguere gli stimoli provenienti dal mondo esterno dalle informazioni interne, di impedire la confusione fra ciò che viene percepito e ciò che ci si rappresenta mentalmente e di stabilire se un determinato contenuto ha un'origine oggettiva o soggettiva. Fase orale: termine utilizzato da Freud per descrivere lo sviluppo del bambino nei primi 18 mesi di vita, durante i quali il piacere dell'infante è situato nella zona della bocca. È la prima fase dello sviluppo psicosessuale. Fase anale: seconda fase dello sviluppo psicosessuale del bambino secondo il modello di Freud. Va dai 18 ai 36 mesi ed è contraddistinta dall'interesse del bambino verso la zona anale e dal senso di appagamento suscitato dall'acquisizione di padronanza nella gestione dei movimenti sfinterici. Fase fallica: terza fase dello sviluppo psicosessuale secondo il modello proposto da Sigmund Freud. In questa fase l'energia della libido si sposta dalla regione anale alla regione genitale, e vede la comparsa del complesso di Edipo nei maschi e del complesso di Elettra nelle femmine. Fase di latenza: quarta fase dello sviluppo psicosessuale che vai dai 4-5 anni alla pubertà. Durante tale periodo il bambino accantona momentaneamente le pulsioni sessuali per concentrare le sue energie in attività di tipo produttivo, quali le relazioni di amicizia, la scuola, lo sport etc. Fase genitale: quinta ed ultima fase dello sviluppo psicosessuale che inizia con la pubertà e si protrae per tutta la vita. Le pulsioni sessuali vengono sublimate e organizzate in modo da favorire le relazioni con l'altro sesso, formare una coppia e consentire la riproduzione. Frustrazione: mancata gratificazione di un desiderio, oppure impedimento alla soddisfazione di un bisogno. È uno stato psicologico che si verifica quando un ostacolo blocca il conseguimento di un fine da parte di un organismo che sia motivato a conseguire quel fine. Idealizzazione: meccanismo di difesa mediante il quale la persona costruisce immagini del Sé, di oggetti ed eventi esterni irrealistiche, totalmente positive e onnipotenti. Ha la funzione di proteggere dal mondo esterno considerato pericoloso e alimentare la propria sicurezza narcisistica. Identificazione proiettiva (psicoanalisi) 1. Termine utilizzato per la prima volta da Melanie Klein nel 1946. Indica una forma di proiezione interattiva, mediante la quale il soggetto mette il proprio stato d'animo e le proprie difese, dentro un'altra persona. L'Identificazione proiettiva è un processo inconscio, che può essere messo in atto per scopi comunicativi o come forma di difesa. 2. Il DSMIV (A.P.A., 1994) definisce così l'identificazione proiettiva: "come nella proiezione, il soggetto affronta i conflitti emozionali o i fattori stressanti interni ed esterni attribuendo erroneamente a qualcun altro i propri sentimenti, impulsi o pensieri inaccettabili. A differenza della semplice proiezione, il soggetto non disconosce totalmente ciò che viene proiettato. Invece il soggetto rimane consapevole dei propri affetti o impulsi, ma li attribuisce all'altra persona, come reazioni ingiustificabili. Non di rado, il soggetto suscita negli altri quegli stessi sentimenti che prima attribuiva loro erroneamente, rendendo difficile valutare chi sia stato a cominciare. Impulso: un impulso è un bisogno di origine psichica, un istinto, che spinge un essere vivente ad agire per la realizzazione di un particolare obiettivo, mediante schemi d'azione innati ed istintivi. L'impulso è una spinta automatica, non è frutto di apprendimento né di scelta personale. L'impulso ha un rapporto piuttosto rigido con ciò che desidera e a cui mira, ottenendo difficilmente soddisfazione da un oggetto diverso. Inconscio. Insieme di processi che agiscono sul comportamento e la attività di un organismo, ma che sfuggono alla coscienza. Secondo la psicoanalisi l'inconscio è organizzato in funzione di tre istanze della personalità: l'Es, l'Io e il Super-Io. Insight. Capacità di comprendere le origini e i significati inconsci dei propri sintomi e del proprio comportamento. Soprattutto utilizzato in psicoanalisi e nelle teorie psicodinamiche. Io (psiconalisi). Ciò che costituisce la personalità, l'individualità dell'essere umano. Secondo la teoria psicoanalitica, l'Io denota l'insieme delle motivazioni e delle azioni di un individuo che condizionano il suo adattamento alla realtà, soddisfano i bisogni e risolvono i conflitti dovuti a desideri intollerabili (incompatibili tra loro). Una delle componenti del modello tripartito freudiano dell'apparato psichico con l'Es ed il Super-Io. Lapsus (lat. labilis, scivolare, cadere). Fenomenologicamente appare come un errore che consiste nel pronunciare o scrivere una parola al posto di un'altra, una frase al posto di un'altra, ecc.. I lapsus sono, secondo Freud, dotati di significato [teorie deterministiche, ndc] e la loro analisi permette, come l'analisi dei sogni, delle sbadataggini e degli atti mancati, un approccio all'inconscio. Libere associazioni: tecnica inventata da Freud ed utilizzata in psicanalisi. Consiste nel chiedere al paziente di riferire senza omissioni tutto ciò che gli viene in mente riguardo a sogni, fantasie e ricordi stimolati dal terapeuta attraverso l'uso di parole. Ludica (funzione): funzione che permette di rivivere, a livello simbolico, problemi e conflitti della vita quotidiana. Meccanismo di difesa. Metodo mobilitato dall'Io in risposta al proprio segnale di pericolo, cioè l'ansia, quale protezione da minacce interne ed esterne. Freud, pur riconoscendo l'esistenza di diversi M.d.D. ha focalizzato l'attenzione soprattutto sulla rimozione. Anna Freud descrisse dettagliatamente nove M.d.D.: regressione, formazione reattiva, annullamento retroattivo, introiezione, identificazione, proiezione, rivolgimento contro la propria persona, inversione nel contrario, sublimazione. Il DSM-IV (APA, 1994) elenca ventidue meccanismi di difesa e stili difensivi specifici: affiliazione, aggressione passiva, altruismo, annullamento, anticipazione, autoaffermazione, auto-osservazione, dissociazione, fantasie autistiche, formazione reattiva, idealizzazione, identificazione proiettiva, intellettualizzazione, ironia, lamentele con reiezione dell'aiuto altrui, messa in atto (acting-out), negazione, onnipotenza, proiezione, razionalizzazione. In psicologia emotocognitiva non si parla di "meccanismo" ma di "processo difensivo" ovvero si sposta il focus sulla plasticità della funzione. Narcisismo. 1. in senso "comune" può essere considerato come innamoramento verso se stessi e la propria immagine. Può essere differenziato in narcisismo sano e patologico (Kohut) e/o in primario e secondario (S. Freud). 2. Nel manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali quarta edizione (APA, DSM-IV) il disturbo narcisistico è classificato all'interno dei disturbi di personalità (asse II gruppo B) ed è caratterizzato da «un quadro pervasivo di grandiosità (nella fantasia o nel comportamento), necessità di ammirazione e mancanza di empatia, che compare entro la prima età adulta ed è presente in una varietà di contesti...» Negazione. Meccanismo o processo [ndc] di difesa fondamentale tramite il quale determinati aspetti della realtà, quale viene esperita, sono trattati come se non esistessero; tale processo [ndc] viene spesso diretto contro angosce esistenziali di morte personali. Nevrosi: gruppo di disturbi emotivi causati inizialmente da stimoli capaci di produrre un conflitto nella persona. Può capitare di trovarsi in una situazione in cui allo stesso tempo si desidera e si teme di compiere una certa azione. Questo produce ansia e con il tempo la situazione iniziale sparirà, ma potrà ancora accadere di trovarsi di fronte ad una simile: in questo caso si ripeterà il conflitto e l'ansia si ripresenterà, apparentemente senza una ragione Ombra: (psicologia analitica, Jung) Parti inconsce, non accettate o non riconosciute della personalità le quali sono molto spesso, ma non sempre, negative. L'Ombra rappresenta quella parte di noi stessi a cui non siamo collegati sufficientemente. Ossessione: pensiero, impulso, o immagine a carattere invasivo e ripetitivo, che si presenta con notevole frequenza alla mente e appare irrazionale e incontrollabile all'individuo che lo subisce. Preconscio: elemento che contiene i pensieri a metà fra l'inconscio e la consapevolezza. Tali pensieri non sono immediatamente disponibili alla coscienza ma possono diventarlo attraverso uno sforzo. Principio di piacere: in psicanalisi indica le modalità in cui opera l'Es, cercando immediata gratificazione ai suoi bisogni. Principio di realtà: in psicanalisi indica il modo in cui l'Io ritarda la gratificazione e affronta l'ambiente in maniera pianificata e razionale. Processi primari: modalità adoperate dall'Es per ridurre la tensione attraverso l'immaginazione di ciò che è desiderato Processi secondari: le attività dell'Io che implicano realismo, capacità di prendere decisioni e di risolvere i problemi. Pulsione: fenomeno dinamico caratterizzato da una spinta (carica energetica) che trae forza da un'eccitazione corporea. Questa eccitazione causa uno stato di tensione e, dunque, un impulso che fa tendere ad una meta, che consiste nell'eliminazione di tale stato di tensione. La pulsione viene soddisfatta in modi diversi, soprattutto appresi con l'esperienza Regressione. (psicoanalisi). Variamente definita come lo scivolamento, attivo o passivo, a livelli più immaturi di difesa o di funzionamento; o anche come la ricerca di gratificazioni tipiche di fasi di sviluppo precedenti. Rimozione. Meccanismo di difesa dell'Io per il quale ricordi spiacevoli o ansiogeni vengono relegati nell'inconscio dell'individuo. Tipica processo difensivo utilizzato dai pazienti con diagnosi di organizzazione borderline di personalità. Regressione: meccanismo di difesa che prende origine da uno spostamento dell'energia libidica da oggetti tipici di una fase dello sviluppo psicosessuale ad oggetti tipici di una fase precedente. Repressione: meccanismo di difesa che deriva dalla coscienza con il quale si cerca intenzionalmente di escludere dalla coscienza stessa un'idea, un fatto, una persona a cui si collega comunque un sentimento spiacevole o di conflitto. Si distingue dalla rimozione per via del fatto che viene attuato consapevolmente. Rimozione: meccanismo di difesa dell'Io, il principale nella teoria di S. Freud, per il quale i ricordi spiacevoli o ansiogeni vengono relegati nell'inconscio e quindi dimenticati. Spostamento: meccanismo di difesa mediante il quale un oggetto sostitutivo viene investito di sentimenti spiacevoli legati ad un altro oggetto; la relazione tra i due oggetti è di tipo associativo. Per esempio, nelle fobie può accadere che la paura del padre (o di qualcun altro o qualcos'altro) venga spostata su un animale. Sublimazione: meccanismo di difesa per cui l'energia pulsionale libidica e aggressiva viene neutralizzata e soddisfatta attraverso la sua deviazione verso scopi od oggetti culturalmente e socialmente accettabili. Es: la creatività artistica ed intellettuale. Subliminale: si dice di un messaggio che viene assimilato a livello inconscio, senza consapevolezza. I messaggi subliminali vengono utilizzati nelle pubblicità per invogliare le persone ad acquistare uno specifico prodotto. Super-Io: istanza inconscia che giudica, censura e vieta. Insieme dei divieti morali, familiari, sociali e culturali assimilati. Nella teoria tripartita della mente di S. Freud si trova insieme all'Es e all'Io. Sviluppo psicosessuale: in psicanalisi insieme delle fasi attraverso le quali si snoda lo sviluppo psichico dell'individuo nel passaggio dall'infanzia alla vita adulta. È composto da cinque fasi: 1) fase orale; 2) fase anale; 3) fase fallica; 4) fase di latenza; 5) fase genitale. Teoria bipolare degli istinti (psicoanalisi). Nozione per la quale gli essere umani operano fondamentalmente in termini di pulsioni pervasive e innate verso l'amore (Eros) e verso l'aggressitivà (Thanatos). Thanatos (psicoanalisi). Istinto (o pulsione) diretto alla morte e all'autodistruzione, postulato da Freud per contrastare e bilanciare l'istinto di vita (Eros) Thanatos: in psicanalisi pulsione di morte. Secondo Freud essa è alla base dei comportamenti autodistruttivi tipici di vari disturbi psichici, tra i quali il disturbo ossessivo-compulsivo, nel quale la persona si costringe a ripetere in modo ossessivo determinati atti. Si contrappone a eros. Trauma cumulativo dinamico (psicologia emotocognitiva). Il concetto di trauma cumulativo è stato introdotto da Khan e si presentava come la conseguenza della somma di piccoli eventi, anche banali, che di per sé non avrebbero prodotto un trauma attuale. In psicologia emotocognitiva non esiste un semplice accumularsi di eventi potenzialmente traumatici, ma un complesso processo di organizzazione mnestica di situazioni o pattern psico-sociali che, per mezzo del processo delle mappe traumatiche, possono realizzarsi in un trauma, cioè portare delle conseguenze significative in tema di salute nel qui-e-ora. Il trauma è visto pertanto come la funzione di una particolare integrazione di eventi in mappe traumatiche. Un evento neutro può diventare potenzialmente traumatogeno se nel qui-e-ora viene processato come potenzilamente pericoloso in virtù del processo che abbiamo già definito mappa traumatica. Trauma primario (psicologia emotocognitiva). In psicologia emotocognitiva è definito "trauma primario" la conseguenza traumatica di eventi e situazioni traumatogene o mappe traumatiche legate direttamente ad un bisogno oppure ad un desiderio primario ed in grado di disturbarne la regolazione, quindi impedire al bisogno di essere adeguatamente soddisfatto. Definiamo in sintesi il trauma primario come la conseguenza dell'impossibilità / incapacità di un sistema di riferimento di soddisfare direttamente bisogni fondamentali oppure di realizzare desideri primari. Trauma relazionale (psicologia emotocognitiva). Si definisce trauma relazionale la conseguenza di eventi o situazioni potenzialmente traumatogene difficilmente condivisibili, che coinvolgono una o poche relazioni interpersonali. Generalmente non è condiviso con la maggior parte dei membri della comunità di appartenenza o con un gruppo definibile. Esempi di traumi relazionali potrebbero essere le conseguenze traumatiche di costanti microtraumi, abuso sessuale intra-familiare, criticismo, trascuratezza, violenze verbali, attaccamento disturbato, incapacità di sintonizzazione, ecc.. In sintesi possiamo definire il trauma relazionale come la conseguenza traumatica di eventi traumatogeni che si sono sviluppati nel contesto di una o poche relazioni significative. Trauma secondario (psicologia emotocognitiva). In psicologia emotocognitiva si definisce "trauma secondario" la conseguenza di eventi o situazioni traumatogene o mappe traumatiche legate ad un desiderio secondario in grado di disturbarne la realizzazione ed ostacolare indirettamente la soddisfazione adeguata di un bisogno. In sintesi definiamo un trauma secondario come la conseguenza dell'impossibilità / incapacità di un sistema di riferimento (es. una persona) di realizzare desideri di tipo secondario. Trauma sociale (psicologia emotocognitiva). Si definisce "trauma sociale" la conseguenza traumatica di eventi o situazioni potenzialmente traumatogene (calamità naturali, guerre, incidenti, rapimenti, lutti, esposizione a rischi e pericoli, ecc.) che coinvolgono una comunità o un gruppo definibile (famiglia, gruppi dei pari, ecc.) di appartenenza o che sono potenzialmente condivisibili. È un trauma condiviso oppure con alte possibilità di esserlo ovvero potenzialmente condivisibile. In sintesi definiamo un trauma sociale come la conseguenza di eventi o situazioni traumatogeni che si sono sviluppati nel contesti di un gruppo o di una comunità definibile di appartenenza (ovvero un sistema più ampio di cui quello preso come riferimento risulti un costituente).