La seconda guerra mondiale
Le cause. L'esito della prima guerra mondiale aveva scontentato, per motivi diversi, tre potenze: la
Germania, principale nazione sconfitta, per le perdite territoriali e per le altre pesanti condizioni imposte
dal trattato di Versailles; l'Italia ed il Giappone, che ritenevano insufficiente quanto ottenuto a seguito
della vittoria conseguita. Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna avevano raggiunto i loro principali obiettivi:
Washington la riduzione del potere militare della Germania; Parigi e Londra un ordine mondiale
funzionale ai propri interessi coloniali ed europei. Ma proprio il mantenimento del nuovo quadro risultò
subito problematico, dopo che gli Stati Uniti avevano rifiutato di entrare nella Società delle Nazioni per
ritirarsi in un nuovo isolazionismo. Nel corso degli anni Venti si fecero alcuni tentativi per giungere ad
una pace stabile: nella conferenza di Washington (1921-22) le principali potenze navali concordarono di
porre dei limiti ai potenziali delle rispettive marine militari; gli accordi di Locarno (1925) stabilirono una
serie di impegni a garanzia della frontiera franco-tedesca; infine, sottoscrivendo a Parigi nel 1928 il patto
Briand-Kellogg, 63 nazioni (con l'eccezione, tra le grandi potenze, dell'Unione Sovietica) rinunciarono alla
guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali. Tuttavia, se uno degli scopi
dichiarati dai vincitori era stato di "assicurare al mondo la democrazia", l'inadeguatezza dei risultati
ottenuti emerse chiaramente dal fatto che negli anni Venti si assistette all'avvento ed al progressivo
affermarsi di forme di totalitarismo nazionalista-militaristico, giudicate più efficaci della democrazia
nell'operare il contenimento del comunismo. Nel 1922 Benito Mussolini costituiva in Italia il regime
fascista; Adolf Hitler, Führer del Partito nazionalsocialista tedesco, dieci anni dopo in Germania fondò il
suo progetto di Grande Reich oltre che sul richiamo a teorie basate sull'antisemitismo e sul razzismo –
esaltatrici della presunta superiorità della razza ariana – sulla prospettiva politica di abolire l'"ordine di
Versailles" ed assicurare lo spazio vitale (Lebensraum) al regime totalitario che avrebbe dovuto
raccogliere tutti i tedeschi. La Grande Depressione, inoltre, affliggeva in maniera particolarmente grave la
Germania, quando Hitler, dopo aver vinto le elezioni ed essere stato nominato cancelliere, in breve assunse
pieni poteri. Quanto al Giappone, pur non esistendovi formalmente un regime fascista, il ruolo svolto dalle
forze armate nel governo civile del paese era preponderante e s’ispirava alla volontà di rimettere in
discussione gli equilibri internazionali sin lì definiti. Nel periodo che va dal 1923 al 1928 la politica estera
del fascismo italiano si trova in una dimensione di sub alternanza poiché in politica coloniale non ha avuto
la Dalmazia e non vi è stata penetrazione nell’ex impero turco. Nel 1923 così si tenta un’azione di forza
nei confronti della Grecia, facendo occupare Corfù. Nel 1926 Mussolini firma un patto di mutua assistenza
con l’Albania che entra nell’orbita italiana. Nel settembre del ’26 viene firmata una trattato di amicizia con
la Romania e con la Bulgaria. Nel ’27 anche l’Ungheria firma un trattato con l’Italia. Nell’autunno del
1933 i tedeschi chiedono di potersi riarmare ma di fronte alle resistenze della Francia, Hitler fa ritirare la
Germania della SDN (14 ottobre 1933). Intanto il riarmo tedesco riprende e Hitler pensa alla riunificazione
in un solo Reich di tutti i tedeschi, facendo gravare una minaccia sull’Austria. Mussolini reagisce per
motivi di politica estera e per timore di trovarsi i tedeschi al confine italiano. Nel febbraio del ’34 Gran
Bretagna, Italia e Francia si dichiarano a favore dell’Austria. I nazisti intanto organizzano un colpo di stato
in Austria e nel luglio del ’34 assassinano Dollfuss e proclamano un governo nazista, ma il colpo di stato
fallisce e viene represso nel sangue. Mussolini reagisce alla minaccia nazista, ordinando la concentrazione
di truppe italiane al confine con il Brennero e la Carinzia. Hilter è ancora troppo debole e si piega.
L’URSS intanto già nel ’32 ha firmato un patto di non aggressione con la Francia e di fronte alla minaccia
nazista ha rafforzato i suoi rapporti con le potenze occidentali. Il 18 settembre 1934 l’URSS aderisce alla
SDN. Il 7 gennaio del 1935 si ha accordo tra Francia ed Italia in cambio di una striscia della Somalia
francese. Mussolini dà via libera alle mire italiane sull’Etiopia. Nel ’35 la Saar una regione a confine tra
Francia e Germania, con un plebiscito chiede ed ottiene l’annessione alla Germania. Come risposta Gran
Bretagna, Francia ed Italia si riuniscono nel cosiddetto fronte di Stresa (aprile 1935) in cui si condanna il
riarmo tedesco e l’indipendenza austriaca. Ma nessuna concreta misura viene presa. Il 2 maggio la Francia
firma un patto con l’URSS per un rapporto di mutua assistenza contro la Germania. Il 16 maggio dello
stesso anno l’URSS stringe un patto con la Cecoslovacchia. In Ungheria nel 1932 si ha l’ascesa al potere
di Gombos sostenuto da un partito d’ispirazione nazista. Anche in Polonia s’afferma il regime autoritario.
Nel ’35 la Iugoslavia si dà un regime fascista. In Bulgaria nel ’34 s’instaura una dittatura militare. In
Romania nel ’38 viene adattata una costituzione di stampo fascista. In Grecia nel ’36 il generale Mataxas
scioglie il parlamento e dà vita ad un regime fascista. Nel ’33 in Estonia, nel ’34 in Lettonia vengono
stabilite dittature conservatrici. Il Portogallo nel ’26 un colpo di stato militare ha abolito il regime
parlamentare, preparando l’ascesa nel ’28 di Salazar che fa varare nel ’33 una costituzione clerico-
dittatoriale, antiparlamentare con una carta corporativa d’ispirazione fascista. Nel marzo del 1936 Hitler
procede alla rimilitarizzazione della Renania contando sulla debolezza della Francia. La guerra civile
spagnola e l’intervento italo-germanico a fianco dei nazionalisti ha come conseguenza un avvicinamento
tra Italia e Germania. Il 24 ottobre del ’36 Italia e Germania firmano un accordo, chiamato “asse RomaBerlino”. Il 25 novembre del 1936 la Germania firma con il Giappone il patto anti-Comintern (un patto
contro l’internazionale comunista), un patto a cui s’unisce l’Italia il 6 novembre 1937 sicché l’asse diventa
Roma-Berlino-Tokyo. L’11 settembre 1936 l’Italia esce dalla SDN. Il 12 marzo 1938 le truppe tedesche
invadono l’Austria, che il 13 viene unita al Reich come “Ostmerk” (provincia orientale). Il 10 aprile un
plebiscito approva l’annessione (Anschluss). Nessuna delle grandi potenze s’è mossa. Lo stato
cecoslovacco, sorto nel 1919, comprende una minoranza tedesca nel territorio dei Sudati. La Francia è
legata alla Cecoslovacchia da un patto d’alleanza. Ma Chamberlain non intende far intervenire la Gran
Bretagna, però prega Mussolini di fare da mediatore. Il duce accetta. Si arriva così alla conferenza di
Monaco (29-30 settembre 1938) con il quale venne accolta la richiesta di Adolf Hitler di annettere alla
Germania la regione dei Sudeti. I governi di Londra e Parigi, convinti di riuscire così a evitare lo scoppio
di una nuova guerra, si presentarono alla conferenza di Monaco intenzionati a cedere alle pretese del
Führer nazista in cambio di un suo esplicito impegno a non rivendicare l'annessione di altri territori in
Europa. Il 1° ottobre le truppe penetrano nel territorio dei Sudeti. Nel ’39 Hitler s’inserisce nei contrasti tra
Cechi e Slovacchi e fa occupare Boemia e Moravia stabilendone un protettorato (15 marzo 1939).
Liquidata la Cecoslovacchia Hitler si rivolge alla Polonia, reclamando il territorio di Danzica, una città
libera a popolazione in maggioranza tedesca, il cui territorio spezza la continuità tra la Prussia ed il Reich.
Mussolini passa anch’egli all’azione invadendo l’Albania. Il 22 maggio 1939 le due potenze fasciste
stringono quello che venne chiamato il “patto d’acciaio”, firmato a Berlino da Ciano per l’Italia e da
Ribbentrop per la Germania. Il 23 agosto 1939 Germania ed URSS firmano un patto di non aggressione (il
patto Ribbentrop-Molotov). I due stati si mettono d’accordo per spartirsi la Polonia. Il 25 agosto Gran
Bretagna e Polonia firmano un patto di alleanza. Ma la Germania sentendosi le spalle coperte dall’URSS il
1° settembre 1939 attacca la Polonia. E’ l’inizio della 2° guerra mondiale.
Lo scoppio della guerra. Il 1° settembre cominciarono i bombardamenti delle reti ferroviarie polacche. La
macchina bellica tedesca aveva sferrato il Blitzkrieg (guerra lampo), impiegando mezzi corazzati, aerei e
fanteria autotrasportata. Tra l'8 ed il 10 settembre i tedeschi avanzarono verso Varsavia. Il 17 l'Armata
Rossa varcò il confine occupando la Polonia orientale. Il 20 settembre tutta la Polonia era nelle mani dei
tedeschi e dei sovietici. Dopo la conquista della Polonia, su entrambi i fronti si sospesero le operazioni,
tanto che questa fase venne chiamata drôle de guerre ("guerra farsa"). I francesi rimasero attestati dietro la
linea Maginot, mentre nel nord della Francia aveva inizio il trasbordo delle truppe inglesi sul continente. Il
30 novembre 1939 l'Unione Sovietica dichiarò guerra alla Finlandia. La Germania decise allora di
invadere la Norvegia. Nella primavera del 1940 Hitler aveva impostato una nuova strategia per la
campagna contro la Francia ed i Paesi Bassi: scartato il piano che prevedeva l'invasione attraverso il
Belgio, decise di sferrare l'attacco nelle Ardenne(area geografica compresa tra i fiumi Reno Germania e
Sambre Francia), cogliendo di sorpresa il comando anglo-francese. Il 10 maggio forze aeree tedesche
atterrarono in Belgio ed in Olanda occupando aeroporti e nodi stradali. L'esercito tedesco attraversò le
Ardenne cogliendo alle spalle le armate britanniche e francesi. La sconfitta della Francia. Il 26 maggio,
inglesi e francesi furono respinti a Dunkerque. Intanto Leopoldo III, re del Belgio, firmava la resa due
giorni dopo. Il 17 giugno il maresciallo francese Henri-Philippe Pétain chiese l'armistizio che, firmato il 22
giugno, assicurava ai tedeschi il controllo del Nord della Francia e della costa atlantica. Pétain stabilì a
Vichy, nel Sud, un governo collaborazionista, che rimase fedele all'Asse sino alla fine della guerra.
La battaglia d’Inghilterra. La Gran Bretagna, ora sotto la guida del primo ministro Winston Churchill, era
rimasta sola ad affrontare la Germania. Nell'estate del 1940 l'aviazione tedesca (Luftwaffe) avviò
l'offensiva aerea nel tentativo di annientare la Royal Air Force (RAF), scatenando la battaglia d'Inghilterra.
L'aviazione e la popolazione civile inglesi non cedettero e Hitler dovette rinunciare all'invasione. Fu la
prima sconfitta tedesca.
L’Italia in guerra. Fin dal 1939 Mussolini aveva assistito con preoccupazione alla crescente spinta
espansionistica dell'alleato tedesco, che rischiava sia di mettere l'Italia in una posizione del tutto marginale
nel futuro ordine europeo e mondiale. Era maturata nel Duce la convinzione che l'Italia dovesse prepararsi
a combattere una guerra parallela a quella dei tedeschi. Era tuttavia palese l'inadeguatezza dell'esercito
italiano ad assumere un ruolo militare pari a quello tedesco. Il 10 giugno 1940 Mussolini annunciò con
enfasi l'entrata in guerra dell'Italia contro la Francia e l'Inghilterra. Quindi fece muovere le truppe sul
versante alpino, per invadere da sud la Francia, già messa in ginocchio dalla ben più possente invasione
tedesca. Nel settembre del 1940 Mussolini ordinò di attaccare l'Egitto, importante base britannica, ma fu
respinto dagli inglesi che occuparono parte della Libia, colonia italiana. In ottobre il Duce decise di
attaccare la Grecia, senza preventiva comunicazione all'alleato tedesco che ne venne informato quando le
operazioni erano già in corso. L'attacco partì dall'Albania ed anche in questa circostanza l'impreparazione
dei reparti militari italiani risultò lampante. Dopo due settimane i greci erano in grado di controbattere,
mentre gli inglesi impedivano l'utilizzo della flotta nel porto di Taranto. Anche sul fronte dell'Africa
settentrionale le controffensive inglesi avevano costretto le truppe italiane a ritirarsi precipitosamente. Nel
mese di febbraio del 1941 Hitler assegnò a Rommel il comando delle truppe tedesche nell'Africa
settentrionale, con lo scopo di aiutare gli alleati italiani. Tra i mesi di marzo ed aprile Rommel riuscì a
respingere gli inglesi. Hitler preparò quindi l'attacco alla Grecia. La Iugoslavia, che non aveva accettato
d’allearsi con la Germania, fu invasa. Subito iniziò la resistenza ad opera dei partigiani comunisti guidati
da Tito, che continuò per tutta la durata della guerra. Le forze italiane intervennero a fianco dei tedeschi,
penetrando in territorio iugoslavo da Trieste ed occupando la Slovenia. La Croazia divenne paese satellite
dell'Italia, a cui fu annessa la Slovenia (maggio 1941). Il 27 aprile le truppe tedesche occuparono Atene.
La mondializzazione del conflitto. Nel marzo del 1941 il Congresso americano approvò il Lend-Lease Act,
un programma di aiuti militari ed economici da concedere a qualsiasi paese designato dal presidente e del
quale beneficiarono la Gran Bretagna e, dopo l'invasione tedesca nel giugno del 1941, anche l'Unione
Sovietica. Gli Stati Uniti speravano in una sconfitta dell'Asse senza un loro coinvolgimento diretto. Nel
frattempo, il Giappone costrinse il governo di Vichy a cedere la zona nord dell'Indocina. Gli Stati Uniti
proibirono l'esportazione in Giappone di acciaio, ferro e combustibile per l'aviazione. Nell'aprile del 1941 i
giapponesi firmarono un accordo di neutralità con l'Unione Sovietica, per limitare i possibili fronti di
guerra in vista dello scontro con la Gran Bretagna o con gli Stati Uniti. Il 23 luglio il Giappone occupò il
Sud dell'Indocina. Due giorni dopo Stati Uniti e Gran Bretagna risposero con l'embargo commerciale. Il 7
dicembre 1941, un'ora prima della dichiarazione ufficiale di guerra, forze aeree e navali giapponesi
distruggevano la flotta americana a Pearl Harbor, in totale segretazza. Tre giorni dopo le due maggiori
unità navali britanniche nel Pacifico venivano affondate. Si apriva così un nuovo fronte di guerra in
Estremo Oriente.
L’invasione della Russia. Lo scontro più imponente iniziò la mattina del 22 giugno 1941, quando più di 3
milioni di soldati dell'Asse invasero l'Unione Sovietica. Nonostante l'attacco fosse stato apertamente
preparato da mesi, i sovietici furono colti di sorpresa. L'esercito sovietico era numericamente superiore a
quello tedesco. Per l'invasione, Hitler ed i suoi generali concordavano sul fatto che il problema principale
era bloccare l'Armata Rossa e sconfiggerla prima che potesse ripiegare verso l'interno del paese. I tedeschi
prevedevano di vincere in dieci settimane: era un punto essenziale, in quanto l'inverno russo avrebbe
bloccato le operazioni, mentre l'impegno bellico nei Balcani aveva già causato un ritardo di tre settimane.
Mussolini decise di collaborare all'operazione Barbarossa con l'invio di un Corpo di spedizione italiano in
Russia. Sul fronte opposto furono Churchill ad offrire ai sovietici un'alleanza e Roosevelt gli aiuti
consentiti dalla Legge affitti e prestiti. L'8 settembre le truppe tedesche, insieme a forze finlandesi, diedero
il via all'assedio di Leningrado. A questo punto Hitler decise di riprendere l'avanzata verso Mosca. Ma
l’arrivo delle piogge autunnali trasformarono tutto il terreno in fango e bloccarono l'avanzata per quasi un
mese. A metà novembre arrivò il freddo ed il terreno gelò. Hitler ed il comandante Bock decisero,
nonostante l'inverno, di concludere la campagna del 1941 con la conquista di Mosca. La temperatura era
bassissima, la neve copriva le strade, macchine e uomini non erano attrezzati ad affrontare un freddo così
intenso. Carri armati e camion erano congelati, le truppe demoralizzate. Il 6 dicembre i sovietici
contrattaccarono e, dopo pochi giorni, le avanguardie corazzate tedesche si ritirarono, lasciando sul terreno
una quantità di veicoli ed armamenti resi inutilizzabili dal gelo. Su ordine di Stalin, il contrattacco di
Mosca dette il via ad una controffensiva sull'intero fronte. I tedeschi non avevano costruito linee di difesa
sulla retroguardia e Hitler ordinò alle truppe di non retrocedere. I russi annientarono molte divisioni, ma i
tedeschi resistettero abbastanza per superare l'inverno e mantenere l'assedio di Leningrado, minacciando
Mosca ed occupando l'Ucraina. Per la prima volta dal 1939 falliva un piano tedesco d’annientamento del
nemico. L'obiettivo di assicurarsi grandi quantitativi di viveri e materie prime dalla Russia sconfitta non si
realizzò, perché le ferrovie erano state distrutte dai sovietici in ritirata, ed altrettanto era stato fatto con le
colture, il bestiame ed ogni altra risorsa. La svolta del 1942-43. Alla fine del mese di dicembre 1941,
Roosevelt, Churchill ed i rispettivi consiglieri si riunirono a Washington. Tutti concordarono sulla
necessità di sconfiggere prima la Germania e, avendo l'Inghilterra i mezzi necessari per combattere in
Europa, dovevano essere i britannici a condurre le operazioni, mentre la guerra con il Giappone avrebbe
impegnato quasi esclusivamente gli americani. Il 1° gennaio 1942 Stati Uniti, Gran Bretagna, Unione
Sovietica ed altri 23 paesi firmarono la Dichiarazione delle Nazioni Unite, impegnandosi a non perseguire
paci separate. Agli inizi del 1942 i russi premevano sugli Stati Uniti e sulla Gran Bretagna affinché
s’adoperassero per alleggerire la pressione sul territorio sovietico, aprendo il cosiddetto "secondo fronte"
in Occidente. Nel frattempo, gli americani si stavano orientando verso l'azione diretta contro il Giappone.
La battaglia del mar dei Coralli (7-8 maggio 1942) e la battaglia delle Midway (giugno 1942) avevano
fermato i giapponesi nel Pacifico centrale. Tra la primavera e l'estate del 1942 la situazione nell'Africa
settentrionale volgeva a favore del fronte britannico, guidato dal generale britannico Montgomery. Dopo
alcuni mesi di resistenza, respinte dalle forze inglesi e francesi fino in Tunisia, le divisioni italo-tedesche
s’arresero il 13 maggio 1943.
La ripresa della lotta contro i Sovietici. Alle vittorie invernali sovietiche era succeduta una serie di
sconfitte nella primavera del 1942, costate all'URSS più di mezzo milione di prigionieri. Hitler ordinò di
continuare l'avanzata verso Stalingrado.
La battaglia di Stalingrado era cominciata. Il 19 novembre, in una mattina di nebbia e neve, l'avanguardia
corazzata sovietica entrò in contatto con i rumeni ad ovest ed a sud di Stalingrado. Hitler ordinò al
comandante della VI Armata, generale Friedrich von Paulus, di resistere, promettendogli imminente
appoggio aereo. Il tentativo di far giungere rifornimenti fallì. Von Paulus si arrese il 31 gennaio 1943.
Nella tragica ritirata sotto l'attacco sovietico venne coinvolta anche l'Armata italiana in Russia che fu
annientata.
L’incontro di Casablanca e la battaglia di Kursk Dal 14 al 24 gennaio 1943, Roosevelt, Churchill ed i loro
consiglieri s’incontrarono a Casablanca per procedere con l'attacco ai tedeschi attraverso la Manica. Come
preludio del rinviato attacco attraverso la Manica, gli angloamericani decisero di scatenare un'offensiva
aerea contro la Germania. I britannici lanciarono quattro bombardamenti incendiari su Amburgo, alla fine
del luglio 1943. Hitler, pur sapendo di non essere in grado di affrontare un'altra offensiva, il 5 luglio dette
il via alla battaglia di Kursk ma dovette sospendere rapidamente sospese le operazioni perché gli
angloamericani erano appena sbarcati in Sicilia. Dopo Kursk, l'iniziativa strategica nell'Europa orientale
passò definitivamente all'armata sovietica.
Lo sbarco in Sicilia e la Campagna d’Italia. Terminata la conquista dell'Africa settentrionale dopo la
vittoria di El-Alamein e la resa dell'armata italo-tedesca in Tunisia (13 maggio 1943), nell'estate gli Alleati
prepararono l'invasione dell'Italia. Lo sbarco in Sicilia iniziò il 10 luglio del 1943, sotto le direttive del
generale Eisenhower. Al grande dispiegamento di forze si opposero una debolissima resistenza degli
italiani – salvo che nella piana di Catania dove la Divisione Livorno combatté una coraggiosa battaglia
difensiva – e le abili manovre ritardatrici dei tedeschi, che riuscirono a reimbarcare uomini e mezzi al di là
dello stretto di Messina. Reggio Calabria fu la prima città continentale riconquistata dagli inglesi a tre anni
e tre mesi dalla ritirata di Dunkerque. Nel corso dell'invasione della Sicilia il regime fascista subì il colpo
fatale: nella notte del 25 luglio il Gran consiglio del fascismo sfiduciò Benito Mussolini, primo ministro e
capo delle forze armate, chiedendo al re di riassumere le prerogative costituzionali. L'indomani Vittorio
Emanuele III fece arrestare Mussolini e nominò alla guida del governo Pietro Badoglio. Mentre il paese
veniva duramente colpito dagli attacchi aerei alleati, Badoglio, convinto dell'impossibilità di proseguire le
operazioni militari, avviò in segreto trattative con gli Alleati, che portarono alla firma dell'armistizio di
Cassibile, avvenuta il 3 settembre ma ufficializzata via radio solo l’8. Nella notte fra il 3 e il 4 settembre
gli angloamericani si imbarcarono dalle coste nordafricane alla volta di Salerno e di Taranto. Il regio
esercito, lasciato privo di ordini dal re e da Badoglio (che nella notte tra l’8 e il 9 settembre
abbandonarono la capitale e fuggirono a Pescara e di lì, sulla corvetta Baionetta, a Brindisi), andò allo
sfascio, nonostante isolati atti di eroismo e di resistenza come quelli dei soldati della Divisione Acqui, che
a Cefalonia si opposero ai tedeschi finendo tutti fucilati. 700.000 militari italiani finirono prigionieri in
Germania, mentre le truppe tedesche presidiavano l'intera penisola e al Sud. Nel frattempo Mussolini era
stato liberato dai tedeschi a Campo Imperatore negli Abruzzi, condotto in Germania a incontrare Hitler ed
insediato quindi a capo della Repubblica sociale italiana (RSI). Un movimento crescente di aggregazione
di militari sbandati, giovani militanti e dirigenti dei partiti antifascisti e di renitenti alla leva della RSI si
era infatti venuto formando nell'Italia centrale e più ancora nelle città e nelle valli dell'Italia settentrionale,
dando vita ad un movimento di Resistenza armata, che si impegnò in azioni militari dirette contro gli
occupanti tedeschi ed i militi fascisti, nonché in atti di sabotaggio alle vie di comunicazione. Reparti delle
truppe regolari del Regno d'Italia, sia pure poco numerosi e tra lo scetticismo degli Alleati, furono
riorganizzati e riportati in prima linea. Nel corso del 1944 fu fondato il Corpo italiano di liberazione (CIL.
Basandosi su informazioni che si sarebbero rivelate errate, secondo le quali dall'alto dell'abbazia di
Montecassino i tedeschi dirigevano le difese a valle, e nonostante le smentite dei tedeschi stessi, dei
monaci e del Vaticano, la storica abbazia fu rasa al suolo da aerei angloamericani (15 febbraio). Solo
successivamente, aggirando le posizioni da ovest, il contingente francese (forte di truppe da montagna
marocchine, che passarono tristemente alla storia per aver perpetrato uno stupro di massa sulle donne del
paese di Esperia, nei monti Aurunci [Vedi la Ciociara]) recise il collegamento tra Montecassino e le
retrovie tedesche; la decisiva e vittoriosa battaglia di Cassino fu combattuta nel maggio del 1944. Roma fu
liberata il 4 giugno (Vittorio Emanuele III cedette la luogotenenza al figlio Umberto e Ivanoe Bonomi
prese il posto di Badoglio), Sul fronte della Resistenza, a luglio erano state consolidate, e riconosciute
dagli Alleati, l'unità politica tramite il Comitato di liberazione nazionale (CLN). Nel dicembre il Comitato
di liberazione nazionale Alta Italia (CLNAI) era stato riconosciuto dal governo Bonomi come
rappresentante dello Stato italiano nelle regioni occupate. Lo sfondamento del fronte tedesco, il passaggio
del Po e la fase finale della guerra in Italia si susseguirono nell'aprile del 1945: Bologna venne liberata il
19, Milano insorse il 25, Mussolini fu ucciso il 28. Trieste fu raggiunta il 3 maggio e sgomberata dopo 45
giorni di occupazione dell'esercito del maresciallo Tito, che aveva preso la Dalmazia, Fiume e l'Istria.
L'armistizio tra tedeschi e Alleati veniva nel frattempo firmato a Caserta il 29 aprile e dichiarato operativo
il 2 maggio.
La Resistenza. La storia della Resistenza italiana s’inserisce in un arco cronologico più ampio di quello
che racchiude la Resistenza europea, essendo il suo nucleo originario già presente nell'antifascismo degli
anni Trenta. Con il procedere della guerra e con i primi segni di indebolimento del regime fascista causati
dalle sconfitte dell'esercito italiano, si consolidò e si strutturò in Italia l'opposizione al fascismo. Gli
scioperi che paralizzarono le fabbriche del Nord tra l'aprile ed il marzo del 1943 ebbero tra i principali
organizzatori gruppi di comunisti che diffondevano le ragioni dell'antifascismo. Ma già nel 1942
l'opposizione al fascismo si era riorganizzata operando per la prima volta sul territorio nazionale: nel
giugno 1942 si era costituito il Partito d'azione, nato dalla convergenza tra ex militanti di Giustizia e
Libertà, repubblicani di sinistra e liberalsocialisti. Nell'ottobre era stata fondata la Democrazia Cristiana,
che raccoglieva l'eredità del precedente Partito popolare di don Luigi Sturzo. In concomitanza con gli
scioperi del marzo 1943 i comunisti avevano avviato un'intensa attività clandestina e stabilito contatti con
gli altri partiti, dai quali nacque il Comitato delle opposizioni, che si riunì immediatamente dopo la caduta
del regime (25 luglio 1943). Comunisti, socialisti, cattolici, uomini del Partito d'azione e liberali uscirono
allora dalla clandestinità riprendendo le attività politiche interrotte dal ventennio di dittatura. La
Resistenza armata al nazifascismo si organizzò dopo l'armistizio dell'8 settembre, quando dalle fila
dell'esercito lasciato allo sbando uscirono i primi gruppi di volontari combattenti, reclutati dalle nascenti
formazioni partigiane. Queste furono costituite dai rappresentanti dell'antifascismo, che crearono il
Comitato di liberazione nazionale (CLN), al quale si collegarono successivamente organismi analoghi nati
su base regionale: Il CLN fu lo strumento politico della guerra partigiana, le cui prime azioni furono messe
a segno nell'inverno 1943-44 nel territorio alle spalle delle linee tedesche. La Resistenza fu espressione di
una volontà di riscatto dal fascismo e di difesa dell'Italia dall'aggressione tedesca e coinvolse
complessivamente circa 300.000 uomini armati, che svolsero attività di guerriglia e di controllo, dove
possibile, del territorio liberato dai nazifascisti. Fu dunque guerra patriottica di liberazione
dall’occupazione tedesca (secondo Risorgimento), ma fu anche guerra civile contro la Repubblica sociale
italiana, nel cui esercito pure militarono gruppi di giovani che in buona fede considerarono l’armistizio
con gli Alleati un tradimento nei confronti dell’alleato tedesco. Il movimento della Resistenza si sviluppò
sostanzialmente nell’Italia del Nord e, in secondo luogo, nell’Italia centrale. I raggruppamenti più
numerosi furono quelli organizzati dai comunisti nelle Brigate Garibaldi; gli uomini del Partito d'azione
formarono le brigate di Giustizia e Libertà, i socialisti le Matteotti. Operarono inoltre altre formazioni di
diversa impronta ideologica: cattolica, liberale, nazionalista e monarchica. Quasi assente fu la Resistenza
nell’Italia meridionale. Fece eccezione l’insurrezione di Napoli, dove il popolo nelle quattro giornate
liberò la città dall’occupazione tedesca. L'unità operativa che i diversi gruppi della Resistenza italiana
riuscirono, seppure imperfettamente, a conseguire sul piano militare non ebbe riscontro in un'analoga unità
d’azione politica. Gli obiettivi finali per i quali era giustificata la lotta di liberazione apparivano assai
divergenti a seconda delle appartenenze partitiche: tali divergenze erano presenti tra le stesse forze di
sinistra. Il Partito d'azione, il Partito comunista e il Partito socialista rifiutavano l'idea che lo scopo della
guerra partigiana fosse quello di ripristinare lo stato liberale prefascista; sulla base di questa comune
premessa, tuttavia, anche questi partiti differivano tra di loro su contenuti e modalità della struttura del
nuovo stato democratico per il quale si battevano. Gli azionisti ritenevano che fosse necessario attribuire
alle organizzazioni partigiane un ruolo rilevante nella costruzione di una nuova democrazia, dai contenuti
sociali più avanzati di quelli del vecchio stato monarchico; per i comunisti e i socialisti, invece, i CLN
dovevano esaurire la loro funzione in ambito militare, lasciando ai partiti il compito di promuovere le
future forme politiche e istituzionali. Altrettanto differenti erano le motivazioni ideologiche che
circolavano tra i partigiani. Molti di quelli che militavano nelle formazioni di sinistra, spinti da una forte
carica ideologica, pensavano che la guerra di liberazione dovesse sfociare in un cambiamento radicale
della società. Tale cambiamento per i comunisti coincideva con la rivoluzione sociale, per gli azionisti con
l'instaurazione di una democrazia avanzata, libera dai compromessi e dalle debolezze che nel 1922
avevano portato alla vittoria del fascismo. La caduta della monarchia avrebbe dovuto rappresentare la
premessa obbligata di qualsiasi rinnovamento futuro. La monarchia continuava invece a riscuotere
consensi tra i partigiani democratico-cristiani, liberali e autonomi, oltre che tra i soldati e gli ufficiali delle
forze dell’esercito che, non avendo aderito alla Repubblica di Salò, avevano scelto di partecipare alla
Resistenza. Inoltre il modello dello stato prefascista appariva tutt'altro che accantonato. I partigiani del
Nord operarono prevalentemente nelle montagne e nelle campagne, ma la loro azione si saldò anche agli
imponenti scioperi operai che nel marzo del 1944 paralizzarono le maggiori città industriali (Torino,
Milano, Genova). Nelle fabbriche e nelle città, soprattutto per opera dei militanti comunisti clandestini,
s’organizzarono nuclei partigiani denominati GAP (Gruppi d'azione patriottica). La Resistenza culminò
nell'insurrezione generale, proclamata dal Comitato di liberazione nazionale per l’Alta Italia il 25 aprile
1945 e conclusasi con la liberazione delle principali città del Nord prima dell’arrivo delle forze alleate; la
resa incondizionata dei tedeschi si ebbe il 29 aprile.
La strategia della guerra contro il Giappone fu sviluppata per stadi nel corso del 1943. All'inizio l'obiettivo
era di stabilire basi sulla costa cinese (da dove il Giappone avrebbe potuto essere bombardato e
successivamente invaso), con azioni inglesi e cinesi dalla Birmania e dalla Cina orientale, ed incursioni
americane sulle isole del Pacifico centrale e sudoccidentale, fino a Formosa (oggi Taiwan) ed alla Cina. A
metà anno fu chiaro che né gli obiettivi britannici né quelli cinesi sarebbero stati raggiunti, e quindi ci si
concentrò sugli obiettivi americani. Le principali operazioni ebbero come teatro il Pacifico sudoccidentale.
Gli australiani e gli americani costrinsero i giapponesi a ritirarsi lungo la costa orientale della Nuova
Guinea La vittoria degli alleati e la conclusione della guerra. Alla fine di novembre del 1943 si
incontrarono per la prima volta Roosevelt, Churchill e Stalin. Il presidente americano ed il primo ministro
inglese avevano già approvato il piano d'attacco attraverso la Manica, chiamato in codice "operazione
Overlord". Il 6 giugno 1944, il D-Day, giorno dell'invasione secondo il piano Overlord, la I Armata
statunitense e la II Armata britannica riuscirono a stabilire teste di ponte in Normandia: cominciò così la
campagna che si sarebbe conclusa con lo sbarco in Normandia. Sul fronte tedesco non vi furono
operazioni durante le prime tre settimane del giugno 1944; Hitler si aspettava un'offensiva sul lato
meridionale del fronte, dove i sovietici, dopo la battaglia di Stalingrado, avevano concentrato le forze. Nel
mese di luglio un gruppo di ufficiali organizzò un attentato per uccidere Hitler (complotto di luglio): il 20
luglio l'esplosione di una bomba piazzata nel quartier generale di Rastenburg, nella Prussia orientale,
uccise alcuni ufficiali, ma Hitler ne uscì indenne. Gli ufficiali sospettati di aver preso parte al complotto
furono giustiziati. Il 25 agosto le forze americane, insieme a quelle della Resistenza francese, guidate dal
generale Charles De Gaulle, entrarono trionfali a Parigi. Le operazioni nel Pacifico contro il Giappone nel
1944 subirono un'accelerazione: in primavera gli Alleati avevano pianificato un'avanzata attraverso la
Nuova Guinea, sino alle Filippine. Nella battaglia, che passò alla storia come "battaglia del Mare delle
Filippine", i caccia americani abbatterono gran parte degli aerei giapponesi, mentre i sottomarini americani
affondarono tre portaerei. La più importante azione aerea contro la Germania ebbe luogo nell'autunno del
1944: i bombardamenti inglesi ed americani colpirono sia obiettivi militari sia le città tedesche. Hitler
reagì lanciando contro Londra i missili V1 e V2, ma nel mese di ottobre le più importanti basi missilistiche
di lancio tedesche, situate nel nord-ovest della Francia ed in Belgio, furono conquistate dagli Alleati. Alla
fine di febbraio del ‘45 l'avanzata alleata verso la Germania riprese. Dal 4 all'11 febbraio 1945 ebbe luogo
la conferenza di Jalta, in cui si affermava l'intenzione degli Alleati di "distruggere il militarismo ed il
nazismo tedeschi", garantendo che la Germania non fosse mai più in grado di turbare la pace mondiale; di
"assicurare i criminali di guerra ad una giusta e rapida punizione"; di "esigere adeguata riparazione per la
distruzione causata dalla Germania". Nel documento si faceva anche riferimento alla decisione di dividere
la Germania in quattro zone d'occupazione e di governarla per mezzo di una commissione centrale di
controllo con sede a Berlino (anche la Francia veniva invitata ad "assumere una zona di occupazione ed a
partecipare alla commissione di controllo"). Nel corso della conferenza si discusse anche sulla proposta
americana di dare vita all'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), strumento per un nuovo ordine
mondiale, che si decise di fondare in una conferenza internazionale da tenersi a San Francisco per la fine
di aprile. I tre capi di stato concordarono nella costituzione di un Consiglio di Sicurezza, al quale
avrebbero partecipato le cinque potenze alleate (USA, URSS, Gran Bretagna, Francia e Cina) con diritto di
veto sulle principali questioni internazionali. Fu anche deciso di non ammettere l'Italia alla conferenza di
San Francisco. All'inizio di marzo del 1945 le armate alleate raggiunsero il Reno: alla fine del mese,
l'intero schieramento tedesco sul fiume crollò. Contemporaneamente le formazioni partigiane entrarono in
azione il 25 aprile ed in pochi giorni costrinsero alla fuga i tedeschi, ancora prima che sopraggiungessero
le truppe alleate. Mussolini, catturato nei pressi di Como mentre tentava la fuga in Svizzera con
un'autocolonna tedesca, fu giustiziato il 28 aprile a Dongo insieme alla sua compagna. Il suo corpo
insieme a quello di altri fascisti venne esposto a Milano in piazza Loreto, dove precedentemente erano stati
fucilati dei partigiani. Rappresentanti dei comandi tedeschi in Italia s’accordarono con gli Alleati per la
resa, entrata in vigore il 2 maggio; negli stessi giorni la Germania di Hitler soccombeva. Hitler decise di
restare a Berlino, mentre la maggior parte dei suoi collaboratori politici e militari si davano alla fuga. Il 30
aprile, chiuso nel suo bunker, Hitler si suicidò insieme con Eva Braun, la sua amante, e, come ultimo atto
ufficiale, nominò suo successore l'ammiraglio Karl Dönitz, che chiese la resa. La conclusione della guerra
nel Pacifico e la soluzione nucleare. All'inizio del 1945, nel Pacifico, la fine della guerra non sembrava
vicina: la Marina nipponica non era in grado di sferrare attacchi massicci, ma i kamikaze giapponesi
effettuarono azioni suicide, distruggendo navi statunitensi. Il governo americano adottò una nuova
strategia che si basava sull'uso delle armi nucleari. La prima esplosione atomica, per così dire "di prova",
fu eseguita nel New Mexico, il 16 luglio 1945. Altre due bombe erano state costruite e si decise di usarle
per costringere il Giappone alla resa. Il presidente americano Truman, succeduto a Roosevelt, ordinò i
bombardamenti atomici su Hiroshima e Nagasaki, effettuati il 6 ed il 9 agosto. Intanto, l'8 agosto, l'Unione
Sovietica aveva dichiarato guerra al Giappone ed il giorno dopo invase la Manciuria. Il 14 agosto
l'imperatore Hirohito fece trasmettere via radio un comunicato che annunciava la resa incondizionata del
Giappone.
Le conseguenze del conflitto. Secondo le statistiche, la seconda guerra mondiale fu la guerra più devastante
quanto a perdite umane e distruzione materiale. Il conflitto, che coinvolse 61 nazioni, provocò la morte di
circa 55 milioni di persone, tra militari e civili. L'evento più terribile fu tuttavia la deportazione e lo
sterminio di oltre sei milioni di ebrei nei campi di concentramento nazisti, la cosiddetta "soluzione finale"
del "problema" ebraico. Finiti i combattimenti, in Germania e nell'Europa orientale si registrarono tremende
carestie, ma anche nelle realtà meno colpite dalla guerra si faceva sentire la penuria alimentare. Milioni di
uomini si trovarono allo sbando, senza casa, lontani dal loro paese, sospinti da una parte all'altra del
continente dagli ultimi eventi della guerra e dalla generale confusione del dopoguerra. L'Europa usciva dal
conflitto in posizione di dipendenza rispetto alle due potenze vincitrici, Stati Uniti ed Unione Sovietica,
attorno alle quali si configurò un nuovo equilibrio politico mondiale. L'alleanza tra USA e URSS, che era
stata determinante ai fini della vittoria contro Hitler, si trasformò, negli anni successivi al conflitto, in
un'aspra rivalità che si manifestò nella cosiddetta Guerra Fredda. La rivalità scaturì da una forte
competizione sul piano ideologico, economico, politico, tecnologico, scientifico per il controllo totale del
mondo. Due opposti sistemi si confrontarono tra fasi alterne, ora di distensione ora di tensione, anche acuta.
Le premesse della Guerra Fredda erano insite nella conduzione e nella conclusione della seconda guerra
mondiale. Infatti, sin dal 1943, l’Unione Sovietica, forte dell’apporto militare determinante ai fini della
sconfitta del nazismo, non aveva nascosto il progetto di estendere il suo controllo all’Europa centrorientale.
Poteva dirsi realizzato il disegno di Stalin di togliere l’Unione Sovietica dall’isolamento internazionale in
cui era stata posta dopo la Rivoluzione bolscevica del 1917, di ricostruire un grande stato russo che non solo
recuperasse i territori perduti nella prima guerra mondiale ma ampliasse i vecchi confini, e di presentarsi
nelle relazioni internazionali come una grande potenza in grado di stare alla pari con gli Stati Uniti. Il
successo sovietico nel dopoguerra si misurò tuttavia principalmente sulla diffusione dei regimi comunisti in
Europa ed in Asia (Blocco orientale). In tutta la parte orientale dell’Europa, occupata tra il 1944 ed il 1945
dall’Armata Rossa, si insediarono, o attraverso elezioni o con atti di forza, governi comunisti fedeli a Mosca
in Cecoslovacchia, il Partito comunista con un colpo di stato portò il paese nell’orbita sovietica nel 1948.
Non altrettanto l’URSS riuscì a fare in Iugoslavia, paese nel quale la sconfitta del regime filonazista e la
cacciata dei tedeschi erano state conseguite con l’azione decisiva degli eserciti di partigiani. La Iugoslavia
riuscì a non venire completamente assorbita nell’orbita sovietica, adottando un regime socialista dai
connotati antistalinisti sotto la guida del prestigioso capo partigiano Tito. Nel dopoguerra, la divisione
dell’Europa in due blocchi, l’uno orientale filosovietico, l’altro occidentale filoamericano, fu il risultato
della conduzione politica e diplomatica della guerra. Tra il Luglio e l’Ottobre del 1946 si tenne a Parigi la
conferenza internazionale di Parigi per stabilire i trattati. L’URSS fu l’unico degli stati ad ottenere dei
vantaggi territoriali: ottenne le isole Curili e paesi baltici (Estonia, Lettonia e Lituania) parte della Finlandia
e delle regioni polacche. L’Italia fu privata delle isole del Dodecaneso e di Rodi di una parte del Friuli
Venezia Giulia; perse l’Istria, la Dalmazia e Zara. Doveva inoltre pagare 360 milioni di dollari in natura in
un periodo di sette anni. Un’attenzione particolare merita la questione di Trieste. Alla base della disputa vi
fu Trieste. Dopo la resa dell’Italia (settembre 1943) il territorio passò sotto la diretta amministrazione della
Germania nazista. Nei convulsi eventi che accompagnarono la disfatta tedesca nella primavera del 1945, la
regione passò sotto il controllo della Resistenza iugoslava che scatenandovi una violenta rappresaglia che si
estese, dagli esponenti del passato regime fascista, a quei soggetti, soprattutto italiani ma anche sloveni e
croati, considerati d’ostacolo all’instaurazione di un regime comunista nella Jugoslavia. Nei quarantacinque
giorni di occupazione, la violenza dei nazionalisti e dei comunisti iugoslavi si abbatta anche sulla
popolazione civile, causando diverse migliaia di vittime (il cui numero è oggi difficilmente calcolabile e
oscillerebbe tra 2.000 e 10.000, di cui molte gettate nelle “foibe”, le tipiche cavità del terreno carsico); altre
migliaia di persone vennero arrestate e deportate nei campi di concentramento iugoslavi, dove molti
trovarono la morte. I successivi accordi stipulati tra le forze angloamericane e iugoslave assegnarono Trieste
all’amministrazione militare alleata. Il trattato di pace di Parigi pose Trieste sotto il controllo delle Nazioni
Unite. Successivamente il Territorio libero di Trieste fu diviso in due zone: la zona A sotto
l’amministrazione militare iugoslava la zona B fu assegnata all’Italia. Tra il 1945 e il 1954, dall’Istria e dalla
Dalmazia si mossero oltre 250.000 italiani, i quali ripararono in Italia. Nello stesso periodo abbandonarono
l’Italia per la Iugoslavia diverse migliaia di sloveni e croati. La questione di Trieste fu definitivamente
risolta dagli accordi di Osimo, firmati il 10 novembre 1975 tra Italia e Iugoslavia, che sancirono la piena
Sovranità dei due stati sulle rispettive zone, confermando con lievi modifiche la linea di confine del 1947.
In Germania la spartizione si esercitò compiutamente. con la sua divisione nel 1945 in quattro zone
d’occupazione militare affidate a Stati Uniti, Gran Bretagna. Francia ed Unione Sovietica. Nel 1949 vennero
creati due nuovi stati:
1. La Repubblica federale tedesca (R.F.T.), ad ovest, con capitale Bonn, con a capo il presidente
Adenauer, sotto l’influenza occidentale.
2. La Repubblica Democratica tedesca (R.DT), ad est, con capitale Pankow, un sobborgo di Berlino,
controllata dall’URSS.
Per separare definitivamente le due zone e per impedire che i cittadini dell’Est emigrassero all’Ovest dove di
erano migliori condizioni di vita, nel 1961 venne costruito un muro che divideva Berlino di due (caduto nel
1989).