XIV domenica del tempo ordinario
8 luglio 2007
La Parola
Prima lettura
Dal libro del profeta Isaia
(Is 66, 10-14c)
Rallegratevi con Gerusalemme, esultate per essa quanti la amate. Sfavillate digioia con essa voi tutti
che avete partecipato al suo lutto.11Così succhierete al suo petto e vi sazierete delle sue consolazioni;
succhierete, deliziandovi, all’abbondanza del suo seno. 12Poiché così dice il Signore: «Ecco io farò
scorrere verso di essa, come un fiume, la prosperità; come un torrente in piena la ricchezza dei popoli; i
suoi bimbi saranno portati in braccio, sulle ginocchia saranno accarezzati. 13Come una madre consola
un figlio così io vi consolerò; in Gerusalemme sareteconsolati. 14cVoi lo vedrete e gioire ilvostro cuore,
le vostre ossa saran rigogliose come erba fresca. La mano del Signore si farà manifesta ai suoi servi».
Parola di Dio.
10
Dal Salmo 65
Grandi sono le opere del Signore.
Acclamate a Dio da tutta la terra,
2
cantate alla gloria del suo nome,
date a lui splendida lode.
3
Dite a Dio:
«Stupende sono le tue opere!
4
A te si prostri tutta la terra,
a te canti inni, canti al tuo nome».
Venite e vedete le opere di Dio,
mirabile nel suo agire sugli uomini.
6
Egli cambiò il mare in terra ferma,
passarono a piedi il fiume;
per questo in lui esultiamo di gioia.
7
Con la sua forza domina in eterno.
5
Venite, ascoltate,
voi tutti che temete Dio,
e narrerò quanto per me ha fatto.
20
Sia benedetto Dio che non ha respinto
la mia preghiera,
non mi ha negato la sua misericordia.
16
Seconda lettura
Dalla lettera di Paolo apostolo ai Galati
(Gal 6, 14-18)
Fratelli, 14quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo
della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo. 15Non è infatti la circoncisione che
conta, né la non circoncisione, ma l’essere nuova creatura. 16E su quanti seguiranno questa norma sia
pace e misericordia, come su tutto l’Israele di Dio. 17D’ora innanzi nessuno mi procuri fastidi: difatti io
porto le stigmate di Gesù nel mio corpo. 18La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con il vostro
spirito, fratelli. Amen. Parola di Dio.
Alleluia, alleluia. (cf. 2Cor 5, 19)
Dio ha riconciliato il mondo in Cristo,
affidando a noi la parola della riconciliazione.
Dal Vangelo secondo Luca
(Lc 10, 1-12.17-20)
In quel tempo,1il Signore designò altri settantadue discepoliA e li inviò a due a due avanti a sé in ogni
città e luogo dove stava per recarsi. 2Diceva loro: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate
dunqueB il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe. 3Andate: ecco io vi mando come
agnelli in mezzo a lupi; 4non portate borsa, né bisaccia, né sandaliC e non salutate nessuno lungo la
strada.5In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa. 6Se vi sarà un figlio della pace, la
vostra paceD scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. 7Restate in quella casa, mangiando e
bevendo di quello che hanno, perché l’operaio è degno della sua mercede. Non passate di casa in casaE.
8
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà messo dinanzi, 9curate i
malati che vi si trovano, e dite loro: Si è avvicinato a voi il regno di Dio. 10Ma quando entrerete in una
città e non vi accoglierannoF, uscite sulle piazze e dite: 11Anche la polvere della vostra città che si è
attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino. 12Io
vi dico che in quel giorno Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città».17I settantadue
tornarono pieni di gioia dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome».18Egli
disse: «Io vedevo satana cadere dal cielo come la folgore. 19Ecco, io vi ho dato il potere di camminare
sopra i serpenti e gli scorpioni e sopra ogni potenza del nemico; nulla vi potrà danneggiare. 20Non
rallegrateviG però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto che i vostri nomi sono
scritti nei cieli». Parola del Signore.
Note del testo
L’esistenza cristiana è caratterizzata dalla ‘tensione all’annuncio’ che riguarda ogni cristiano e non solo
certe categorie speciali. Appare necessario sentire che l’annuncio si coestende alla totalità
dell’esistenza credente e implica il non ‘appesantirsi’ con inutili bagagli, il non ‘attardarsi’ in inutili
chiacchiere; implica che non si trasformi nessuna rassicurante realtà in una sorta di idolo. Il vero
operaio del Regno si affida a realtà che vanno oltre i criteri umani; pur attento alla qualità del suo agire,
sa che la validità dell’agire non si misura sulla base dei risultati visibili. Poiché il credente è un umile
collaboratore del mistero.
Nella prima lettura, al momento in cui il profeta parla, Gerusalemme versa in condizioni pietose. Ma la
città non deve temere l’ironia dei nemici, perché Dio la renderà ricca di figli e le darà una fecondità che
non si aspetta. Lei che appare abbandonata e in lutto avrà in realtà la forza per consolare molti e lo
potrà fare perché non è lei la fonte della consolazione, ma essa stessa conoscerà la consolazione di Dio.
Non si sa quando Dio realizzerà la promessa di arricchire di figli la sua città, ma sta di fatto che già
adesso questa promessa riempie di gioia coloro che la amano. In prospettiva missionaria il brano è
suggestivo, perché evoca il mistero delle mani vuote che tuttavia sono capaci di riempire chi cerca
nutrimento nella chiesa. Non è lei che nutre, ma quel Dio che essa testimonia, colui che nel brano di
Isaia ha i tratti del padre e della madre nello stesso tempo.
(A): Il numero 72 ha un valore simbolico. Alcuni codici, invece di 72 leggono 70. Questi numeri
delineano il ritratto di una comunità ideale. Nel libro dei Numeri (c. 11), infatti, accanto a Mosè viene
costituito una specie di senato composto da settanta anziani sui quali scende lo spirito profetico, essi
porteranno con Mosè il carico del popolo, quasi rappresentandolo davanti a Dio. Il vangelo rappresenta
un interessante parallelo con il testo del Sinai e di Mosè: i discepoli di Cristo costituiscono la comunità
del nuovo esodo, indirizzata verso la terra promessa del regno, anche se per ora immersa nel deserto
della storia e delle sue prove. Ma c’è un altro dato biblico importante. La grandiosa ‘tavola dei popoli’
presente in Genesi 10 raccoglie 70 nazioni (per la traduzione greca della Bibbia le nazioni sono 72) che
costituiscono l’umanità nelle sue diverse caratteristiche. In questa luce i discepoli divengono
l’emblema della nuova qualità del popolo di Dio composto di nazioni diverse: un ritratto della chiesa
missionaria e universale.
(B): Bisogna pregare, perché la missione non può venire dalla decisione degli uomini. Annunziare il
Regno di Dio non significa annunziare una verità che io ho capito, ma vuol dire annunciare qualcosa
che Dio compie e questo annuncio è legato a una missione del Signore. La preghiera sta ad indicare che
ci troviamo dentro al Regno della grazia e non al regno dell’autoaffermazione umana. È una preghiera
che porta a compimento, realizza il desiderio di Gesù, un desiderio legato alla sua compassione. Gesù
sente la condizione di povertà e di debolezza degli uomini come qualcosa che lo riguarda; non la vede
dal di fuori e da lontano; la sente come una realtà che lo interpella. Questa compassione porta Gesù a
mandare i discepoli. Alla radice della missione sta la compassione di Gesù, il suo amore per gli uomini.
La missione dei discepoli deve allora avere la fisionomia, la forma della compassione; non può essere
diversa perché nasce di lì, quella è la sua origine vera. Così la compassione si esprime in gesti come le
guarigioni. La guarigione fa vivere l’uomo. L’uomo che è malato, è in una condizione di vita diminuita
e la guarigione lo riconduce all’integrità, cioè lo fa vivere.
(C): A volte il discepolo si attarda tanto in ciò che può servire all’efficienza della missione, che diventa
per lui più importante il mezzo (borsa, sandali, bisaccia) dello scopo. È il rischio di smarrire il senso
del fine da raggiungere e di confidare più nelle proprie risorse che in ciò che il Signore dona al
discepolo.
(D): Pace significa affidarsi totalmente al comando di Dio, non volere sicurezze, ma nella fede e
nell’obbedienza porre in mano a Dio la storia dei popoli e non volerne disporre a proprio arbitrio. I
combattimenti non sono vinti dalle armi, ma da Dio. E inoltre sono vinti solo là dove la via porta alla
croce. È qui affermato il paradosso cristiano: la via della pace è la via della croce, la via
dell’obbedienza, la via della preghiera. La pace non nasce né si fonda su azioni diplomatiche, ma è
custodita e generata dall’agire di Dio e questo richiede che i cristiani siano operatori di pace, non
secondo la logica e mezzi degli uomini, ma secondo la via di Dio che è la via della croce.
(E): Più volte ritorna il riferimento alla casa. Cosa vuol dire questo? C’è un grosso legame tra una
chiesa che annuncia e una chiesa che entra in casa: è la domesticità dell’annuncio; il riferimento a ciò
in cui si deve entrare è la casa. C’è una fisionomia di parrocchia, una fisionomia di chiesa che non è la
chiesa che conta, non è la chiesa che va come lupo tra i lupi, ma una chiesa la cui casa è quella di tutti,
che incontra tutti per le strade, per le città. Questa è una indicazione preziosa. È una chiesa che rivela la
sua vocazione al regno nel momento in cui assume la dimensione domestica. È nella dimensione
domestica che si gioca, si giocherà il futuro della nostre chiese: l’entrare in casa.
(F): È importante che il discepolo che porta l’annuncio cristiano nel mondo sia sempre consapevole
che Dio non rimane inattivo, anche quando la missione sembra fallire. Gesù non promette un successo
magico della missione, perché esso dipenderà dalla disponibilità del cuore dei destinatari; però, sia che
essi accettino, sia che rifiutino, il Regno di Dio non smette affatto di venire in mezzo all’umanità.
(G): L’invito prezioso che Gesù rivolge ai discepoli è un invito a non rallegrarsi del potere che possono
esercitare. L’orientamento è ai cieli. Il segno di una chiesa orientata al cielo è una chiesa che non
gioisce del potere che ha, ma è una chiesa che si sa al servizio.
Prefazio suggerito: “Nella tua misericordia hai tanto amato gli uomini da mandare il tuo Figlio come
Redentore a condividere in tutto, fuorché nel peccato, la nostra condizione umana. Così hai amato in
noi ciò che tu amavi nel Figlio e in lui, servo obbediente, hai ricostruito l’alleanza distrutta dalla
disobbedienza e dal peccato” (prefazio del tempo ordinario, VII).
Padri della chiesa
Il nostro Signore e salvatore a volte ci istruisce con le parole, a volte con dei fatti. Le sue azioni
diventano precetti quando, tacitamente, con ciò che fa, c’indica ciò che dobbiamo fare. Eccolo che
manda i suoi discepoli a predicare a due a due, … per farci capire che se uno non ha amore per gli
altri, non deve mettersi a predicare. E’ detto bene che li mandò innanzi a sé in ogni città e villaggio
dove egli pensava di recarsi (Lc 10, 1). Infatti prima arriva la predicazione e poi vi arriva il Signore,
quando si accetta la verità. Perciò Isaia dice ai predicatori: Preparate la via del Signore, raddrizzate le
vie di Dio (Is 40, 3) … Sentiamo ora cosa dice il Signore ai suoi predicatori: La messe è molta, ma gli
operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe (Lc 10, 3)
… Riflettete, riflettete, fratelli, alle parole: Pregate il padrone della messe, che mandi operai nella sua
messe. Pregate per noi perché possiamo lavorare adeguatamente per voi, perché la nostra lingua non
desista dall’esortare, perché dopo aver preso l’ufficio della predicazione, il nostro silenzio non ci
condanni. Spesso la lingua tace per colpa dei predicatori; ma altre volte succede che, per colpa di chi
deve sentire, la parola vien meno a chi deve parlare. A volte la parola manca per la cattiveria del
predicatore, come dice il salmista: Dio disse al predicatore: Perché osi parlare della mia giustizia?
(Sal 49, 16). E alle volte il predicatore è impedito per colpa degli uditori, come in Ezechiele: Farò
attaccare la tua lingua al tuo palato e sarai muto e non potrai rimproverare, perché è una casa che
esaspera (Ez 3, 26). Come se dicesse: ti tolgo la parola, perché un popolo che mi esaspera con le sue
azioni, non è degno che gli si porti la verità. Colui che prende l’ufficio di predicare non deve fare il
male, ma lo deve tollerare perché con la sua mansuetudine gli riesca di mitigare l’ira di quelli che
infieriscono contro di lui e lui, ferito, riesca con le sue pene a guarire negli altri le ferite dei peccati. E
anche se lo zelo della giustizia vuole che talvolta egli sia severo con gli altri, la sua severità deve
nascere da amore e non da crudeltà; e ami con amore paterno quando, col castigo, difende i diritti della
disciplina. E questo il superiore lo dimostra bene, quando non ama se stesso, non cerca le cose del
mondo, non si piega al peso di terreni desideri… L’operaio è degno della sua mercede (Lc 10, 7: qui
cominci la mercede della fatica della predicazione che sarà compiuta in cielo con la visione della verità.
Il nostro lavoro, dunque, ha due mercedi: una che ci sostiene nel lavoro, l’altra che ci premia nella
resurrezione. Il predicatore perciò non deve predicare per una mercede temporale, ma deve accettare la
mercede perché possa continuare a predicare. Chiunque predica per una mercede di lode o di denaro, si
priva della mercede eterna. Ma che facciamo noi pastori, … noi che mangiamo ogni giorno il pane
della santa chiesa, ma non lavoriamo affatto per la chiesa eterna? (Gregorio Magno, Hom 17,1-4. 7s.).
In qualunque casa entriate, dite anzitutto: Pace a questa casa! (Lc 10, 5), perché il Signore stesso vi
entri e vi si stabilisca… e poi vi soggiornino i suoi discepoli. Questo saluto costituisce il mistero di fede
che risplende nel mondo: l’inimicizia è soffocata, la guerra fermata e gli uomini si riconoscono
reciprocamente. Da quel momento gli uomini cominciarono a ricevere il saluto gli uni dagli altri, per
la guarigione di chi lo dà e la benedizione di quelli che lo ricevono. Questo saluto, del quale la scienza
spiega la potenza nascosta, basta ampiamente per tutti gli uomini. Ecco perché nostro Signore lo inviò
insieme con i suoi discepoli, quale precursore, perché ristabilisca la pace… Esso entrava in tutti coloro
che lo ascoltavano per separare e mettere a parte i figli che riconosceva come suoi; restava in essi e
denunciava coloro che gli si dimostravano estranei… Tale saluto non inaridiva, … per rivelare che i
tesori del Signore che lo inviava non si esaurivano. Presente in coloro che lo davano e in quelli che lo
accoglievano, quel saluto non subiva né diminuzione, né divisione… Immagine del Padre, quel saluto
non ha cessato di essere proclamato fino a quando la verità non metterà fine alle immagini e le ombre
vengano respinte e i simboli dispersi dalle rappresentazioni vere (S. Efrem, Diatessaron, 8,3-5).
Altri autori cristiani
“In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa”. L’offerta della pace non è mai sciupata
perché, se anche non è recepita, ritorna a chi l’ha data e ha come frutto l’aumento della pace di chi la
offre. Uno dice: “Dare la pace a quello è come gettare il seme sui sassi perché non viene su niente”.
No, ci corregge il vangelo, la pace ritorna a te di rimbalzo. Tutto l’insegnamento di Gesù richiede una
vita spesa nell’attesa della giustizia di Dio e del suo giudizio escatologico, nella fede che è Lui che fa.
Il non farsi giustizia e cedere al maligno non significa rassegnarsi all’ingiustizia e all’iniquità come
ineluttabili, ma significa, al contrario, consegnarsi al giudizio di Dio. La parabola della zizzania lo dice
chiaramente. (...) L’uomo deve aspettare perché ci pensa Dio a ristabilire l’ordine. La nostra
presunzione di mettere ordine nelle cose, base delle false teorizzazioni della resistenza violenta e della
guerra in nome dell’opposizione all’ingiustizia va rovesciata. Noi dobbiamo cedere al nemico, non per
lasciare che l’ingiustizia trionfi ma per consentire a colui che solo è capace di far trionfare il bene, di
agire a suo modo, nelle sue dimensioni e a suo tempo (U. Neri, Guerra, stermini e pace nella Bibbia,
149-150).
“Io vi mando come agnelli...” (sottinteso) voi che prima della mia predicazione eravate dei lupi come
tutti, vi rendete conto di cosa significa dire lupi agli ebrei i quali erano il culmine della religiosità,
sarebbe come se io oggi dicessi siamo tutti lupi noi cattolici, voi fratelli protestanti, voi ortodossi, e non
parliamo degli altri. Gesù dice: “Io vi mando come agnelli...”, perché dopo tre anni, due anni, un anno
di predicazione ha trasformato questi lupi in agnelli e non si tratta di fare la guerra contro i cattivi, il
problema è quello di convertirli, quindi preoccupazione pedagogica e non impresa bellica o coloniale, il
mandato qualifica direttamente anche il concetto di Chiesa. Ma guai a chi dovesse interpretare questa
parola agnelli come un dato di fatto originario, perché agnelli in senso originario non ne esistono, come
non esistono lupi. Allora: “Vi mando come agnelli in mezzo ai lupi”, vi mando come agnelli non
contro i lupi, ma in mezzo ai lupi, ecco la funzione del cristiano nel mondo (A. Bergamaschi, Andate e
mostrate, 167-168).
Che gioia? Che felicità? (Lc. 10,17-20): Gesù ci aiuta a capire di cosa è importante gioire e di cosa,
invece, è rischioso rallegrarsi. Se non dobbiamo essere felici di “scacciare i demoni”, ma piuttosto di
saperci accanto a Dio, allora significa che la gioia cristiana non sta in ciò che si ottiene per sé, di ciò
che di noi è apprezzato nel mondo, ma nella salvezza acquistata con il sacrificio di Cristo. È la gioia
che si incontra dopo tanto cammino e lavoro nella strada indicata dal Signore. In quest’ottica, anche
Maria e i Santi sono “strumenti” che rendono manifesto Dio agli uomini nella conformità agli
insegnamenti di Gesù (Lc. 10,16) e non nuovi “dèi” che si impongono alla nostra venerazione. Nella
Chiesa, a questo riguardo, c’è uno spazio per la sensibilità di ciascuno, che conserva la possibilità di
praticare diverse forme di devozione, nel rispetto del percorso individuale di ogni fedele;
contemporaneamente, però, vigila su ciò che può portare lontano da Gesù, anche nell’accostarsi in
modo errato a testimoni di Cristo o a forme di espressione della fede vissuti con i tratti dell’idolatria.
Del resto, alcuni di noi sanno la debolezza dell’uomo rispetto agli equivoci della fede e alcuni nostri
deliri hanno sfondi mistici, che, purtroppo, si appoggiano anche su concezioni errate della fede che ci
sono state fatte conoscere. Il testimone della fede è per definizione qualcuno che pone fuori di sé
l’obiettivo del proprio cammino; in questo cammino è chiamato a spendere tutta la propria capacità di
amare, con un’umiltà che è veramente “mariana”, più di certe esaltazioni sgradevoli e sterili. In queste
cose, che servizio rende la nostra Chiesa? La Chiesa è organizzazione o sacrificio? Potere o
testimonianza? Umana o divina? Monarchia o collegialità? Rigore o misericordia? (Gruppo OPG).
Passi biblici paralleli
vv 1-2 Gl 4,12-13: Si affrettino e salgano le genti alla valle di Giòsafat, poichè lì siederò per giudicare
tutte le genti all’intorno. Date mano alla falce, perchè la messe è matura; venite, pigiate, perchè il
torchio è pieno e i tini traboccano.
Lc 9,1-2: Egli allora chiamò a sé i Dodici e diede loro potere e autorità su tutti i demòni e di curare le
malattie. E li mandò ad annunziare il regno di Dio e a guarire gli infermi.
Gv 4,35-38: Non dite voi: Ci sono ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico:
Levate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. E chi miete riceve
salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché ne goda insieme chi semina e chi miete. Qui infatti si
realizza il detto: uno semina e uno miete. Io vi ho mandati a mietere ciò che voi non avete lavorato;
altri hanno lavorato e voi siete subentrati nel loro lavoro.
Mt 20,1: Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata
lavoratori per la sua vigna.
Mt 9,36: Vedendo le folle ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza
pastore.
v 3 Ez 2,3-5: Mi disse: “Figlio dell’uomo, io ti mando agli Israeliti, a un popolo di ribelli, che si sono
rivoltati contro di me. Essi e i loro padri hanno peccato contro di me fino ad oggi. Quelli ai quali ti
mando sono figli testardi e dal cuore indurito. Tu dirai loro: Dice il Signore Dio. Ascoltino o non
ascoltino - perché sono una genìa di ribelli - sapranno almeno che un profeta si trova in mezzo a loro”.
Gv 15,20: Ricordatevi della parola che vi ho detto: Un servo non è più grande del suo padrone. Se
hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno
anche la vostra.
Mt 7,15: Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci.
At 20,29: Io so che dopo la mia partenza entreranno fra voi lupi rapaci, che non risparmieranno il
gregge.
Mt 10,16: Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e
semplici come le colombe.
v 4 Mt 10,9-10: Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro, né argento, né
moneta di rame nelle vostre cinture, né bisaccia da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone,
perché l’operaio ha diritto al suo nutrimento.
Lc 22,35: Poi disse: “Quando vi ho mandato senza borsa, né bisaccia, né sandali, vi è forse mancato
qualcosa?”. Risposero: “Nulla”.
Mt 6,31-33: Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa
indosseremo? Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne
avete bisogno. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in
aggiunta.
Lc 9,59-60: un altro disse: “Seguimi”. E costui rispose: “Signore, concedimi di andare a seppellire
prima mio padre”. Gesù replicò: “Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu và e annunzia il
regno di Dio”.
vv 5-6 1Sam 25,6: Voi direte così a mio fratello: Pace a te e pace alla tua casa e pace a quanto ti
appartiene!
Is 57,19: E ai suoi afflitti io pongo sulle labbra: “Pace, pace ai lontani e ai vicini”, dice il Signore, “io li
guarirò”.
Gv 20,19-21: La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del
luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse:
“Pace a voi!”. Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: “Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi”.
2Cor 5,18-20: Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha
affidato a noi il ministero della riconciliazione. È stato Dio infatti a riconciliare a sé il mondo in Cristo,
non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione. Noi fungiamo
quindi da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro. Vi supplichiamo in nome di
Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio.
v 7 At 16,14-15: C’era ad ascoltare anche una donna di nome Lidia, commerciante di porpora, della
città di Tiàtira, una credente in Dio, e il Signore le aprì il cuore per aderire alle parole di Paolo. Dopo
esser stata battezzata insieme alla sua famiglia, ci invitò: “Se avete giudicato ch’io sia fedele al
Signore, venite ad abitare nella mia casa”. E ci costrinse ad accettare.
1Cor 9, 4-6.12-15: Non abbiamo forse noi il diritto di mangiare e di bere? Non abbiamo il diritto di
portare con noi una donna credente, come fanno anche gli altri apostoli e i fratelli del Signore e Cefa?
Ovvero solo io e Barnaba non abbiamo il diritto di non lavorare? (…) Noi però non abbiamo voluto
servirci di questo diritto, ma tutto sopportiamo per non recare intralcio al vangelo di Cristo. Non sapete
che coloro che celebrano il culto traggono il vitto dal culto, e coloro che attendono all’altare hanno
parte dell’altare? Così anche il Signore ha disposto che quelli che annunziano il vangelo vivano del
vangelo. Ma io non mi sono avvalso di nessuno di questi diritti, né ve ne scrivo perché ci si regoli in tal
modo con me; preferirei piuttosto morire. Nessuno mi toglierà questo vanto!
1Tm 5,17-18: I presbiteri che esercitano bene la presidenza siano trattati con doppio onore, soprattutto
quelli che si affaticano nella predicazione e nell’insegnamento. Dice infatti la Scrittura: Non metterai la
museruola al bue che trebbia e: Il lavoratore ha diritto al suo salario.
vv 8-9 Mt 10,40: Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato.
Lc 7,21-23: In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e
donò la vista a molti ciechi. Poi diede loro questa risposta: “Andate e riferite a Giovanni ciò che avete
visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi vengono sanati, i sordi
odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunziata la buona novella. E beato è chiunque non sarà
scandalizzato di me!”.
At 3,6-8; Lc 17,20-21.
vv 10-11 At 13,50-52: Ma i Giudei sobillarono le donne pie di alto rango e i notabili della città e
suscitarono una persecuzione contro Paolo e Barnaba e li scacciarono dal loro territorio. Allora essi,
scossa contro di loro la polvere dei piedi, andarono a Icònio, mentre i discepoli erano pieni di gioia e di
Spirito Santo.
At 13,46.
v 12 Lam 4,6: Grande è stata l’iniquità della figlia del mio popolo, maggiore del peccato di Sòdoma,
la quale fu distrutta in un attimo, senza fatica di mani.
Ez 16,48-50.
vv 17-18 Mc 3,14: Ne costituì Dodici che stessero con lui e anche per mandarli a predicare e perché
avessero il potere di scacciare i demòni.
Mc 9,28-29: Entrò poi in una casa e i discepoli gli chiesero in privato: “Perché noi non abbiamo potuto
scacciarlo?”.Ed egli disse loro: “Questa specie di demòni non si può scacciare in alcun modo, se non
con la preghiera”.
Lc 9,49-50: Giovanni prese la parola dicendo: “Maestro, abbiamo visto un tale che scacciava demòni
nel tuo nome e glielo abbiamo impedito, perché non è con noi tra i tuoi seguaci”. Ma Gesù gli rispose:
“Non glielo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi”.
At 16,16-18; Lc 11,20; Gv 12,31; Ap 12,9.
vv 19-20 Sal 90,11-13: Egli darà ordine ai suoi angeli di custodirti in tutti i tuoi passi. Sulle loro mani
ti porteranno perché non inciampi nella pietra il tuo piede. Camminerai su aspidi e vipere, schiaccerai
leoni e draghi.
Mc 16,17-18; Mt 7,22-23; Lc 22,28-30.