GEOPOLITICA DELL’ISLAM
(pubblicato su “SUBASIO” n. 4/11 del dicembre 2003, Bollettino trimestrale
dell’Accademia Properziana del Subasio di Assisi)
Se l’Islam ha trasformato i popoli conquistati, non ha potuto farli sparire. Esame
delle costanti etniche, geografiche e storiche del mondo mussulmano.
I mussulmani di oggi, equivalenti a circa 1,3 miliardi di individui, sono ben lontani
dall’assomigliarsi tutti fra di loro. Il mondo mussulmano presenta oggi una grande
diversità etnolinguistica, giuridico - religiosa e politica, sebbene conservi in
comune gli elementi della sua propria tradizione. La carta etnica del mondo
mussulmano è principalmente quella di popoli differenziati da lunga data: Arabi,
Turchi, Persiani, Indonesiani, Malesi, etnie dell’Africa nera, ecc. Ciascuno di
questi popoli esisteva ben prima della predicazione di Maometto del 6° secolo
della nostra era, ciascuno di essi aveva già una sua storia, una lingua ed una
cultura propria, allorché l’Islam ha fatto irruzione nella storia del mondo.
L’opera di Maometto è stata quella di dare una bandiera agli Arabi, di farli
rientrare nella storia con il concomitante esaurimento e decadenza dei Persiani e
dei Bizantini. L’Islam è stata innanzitutto la religione nazionale degli Arabi prima
di diventare una religione a vocazione universale.
Sebbene divenuto rapidamente transnazionale, l’Islam è nondimeno rimasto
storicamente lo strumento della dominazione di uno o più popoli mussulmani1 su
altri popoli. Il Califfato2 degli Omeyyadi era arabo (14 Califfi fino al 750, oltre a
57 in Spagna, Califfato di Cordova e Granada, dal 755 fino al 1492), quello degli
Abbassidi (da Al Abbas, zio di Maometto) era arabo e persiano (37 Califfi fino al
1258, quando scacciati dai Mongoli si rifugiano in Egitto, all’ombra dei
Mamelucchi), quello sciita ismailita dei Fatimidi era arabo egiziano (14 Califfi.
mussulmano: colui che segue la religione di Maometto; C’è una grande differenza fra Paesi Mussulmani e
Paesi Islamici: i primi hanno la popolazione in larga maggioranza mussulmana; i secondi invece fanno
dell’islam (religione) e della Sharia (diritto e tradizione) il fondamento della loro legittimità e delle loro leggi
(vedi Arabia Saudita, Iran e Pakistan)
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Istituzione a vocazione universale in auge presso i Sunniti con la funzione di direzione politica e spirituale della
comunità mussulmana. Il Califfato è oggi vacante dopo l’abolizione di quello turco nel 1924.
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Dinastia nata a Mahdia in Tunisia nel 909 da Ubaid Allah, che si installa in Egitto
nel 969 con L’Iman Al Muizz. Questo Califfato viene debellato nel 1171 dal
Saladino, riconducendolo all’obbedienza abbasside e sunnita) e più tardi si
arriverà al Califfato Ottomano, a dominazione turca (29 Califfi dal 1517,
conquista dell’Egitto, fino al 1924). Sta di fatto che dalla morte di Maometto
fino al 1517 la condizione base per essere eletto al Califfato, sostanzialmente
rispettata, è stata quella di appartenere o discendere dalla Tribù dei Kuraysh,
quella di Maometto.
Questa diversità di popoli mussulmani ha fatto si che l’Islam è stata una realtà di
potere unificata solamente sotto i primi quattro califfi e che il califfato islamico
è in seguito apparso molto rapidamente piuttosto come uno strumento di
imperialismo al servizio di una dinastia, etnicamente ben identificata.
Ma prima di esaminare gli aspetti del potere mussulmano conviene fare anche un
breve esame delle differenze che tutt’oggi sussistono anche a livello religione
nell’Islam3.
L’islam
Di fatto sono tre le grandi branche dell’islam moderno: i Sunniti, gli Sciiti ed i
Karigiti. Queste divisioni sono il prodotto di vecchie dispute legate alla
successione del 1° periodo califfale.
I Sunniti, quelli che seguono la Sunna, la tradizione primitiva ed ammettono la
successione classica (Abu Bakr, Omar, Othman, Alì) del califfato, attribuito ad
un discendente della tribù dei Kuraysh. Sono largamente maggioritari nel mondo
mussulmano, rappresentando circa l’85 % del totale. Essi derivano dai partigiani
di Muawjia (figlio di Abu Sufyan, cugino del Califfo Othman e capostipite degli
Omeyyadi) nella successione al califfato, non ammettono oggi una istanza
centrale religiosa e quindi una gerarchia religiosa strutturata. La pratica
religiosa dei Sunniti non é peraltro uniforme e ha subito notevoli diversificazioni
a seconda della scuola giuridica prevalente. Nella pratica oggi coesistono quattro
scuole giuridiche principali: il Kafeismo, l’Anafismo, il Malekismo e l’Anbalismo.
Schematizzando per una migliore comprensione, potremo dire che il Kafeismo (da
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Con la i minuscola si intende la Religione con la I maiuscola la civilizzazione mussulmana
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Mohamed ibn Idris Chafei, morto nell’826) è la scuola mussulmana prevalente
nell’Oceano Indiano e nell’Asia, l’Anafismo (da Abu Hanifa, morto nel 767) era la
scuola prevalente sotto gli Abbassidi e dell’Impero Ottomano, Siria, Libano ed
Irak, il Malekismo (da Malik ibn Anas, morto nel 795) è quella prevalente
nell’Africa del Nord e Nigeria e l’Anbalismo (da Ahmed ibn Hanbal, morto
nell’855) è la dottrina prevalente nella penisola Arabica (della quale il
Wahabismo4 ne é l’espressione Saudita). Quest’ultima scuola è attualmente
l’espressione più tradizionalista, fondamentalista e rigorosa dell’Islam sunnita,
mentre il Malekismo ne rappresenta una versione tradizionalista meno estremista
e l’Anafismo ne risulta la corrente più “aperta”. Le differenze fra le varie scuole
si basano essenzialmente sul valore che ciascuna di esse accorda ai tre supporti
fondamentali dell’Islam, il Corano (Quran, la Rivelazione di Dio a Maometto), la
Sunna (la “via”: la pratica e la tradizione religiosa) e gli Hadith (i detti del
Profeta ed i commentari del Corano).
Gli Sciiti (da Si ia : “partire”), derivano dei partigiani di Alì (Alidi), 4° Califfo
dal 656 al 660 (vinto ed assassinato nel 661), cugino e genero del Profeta (marito
di Fatima), riconosciuto come 1° Iman ed unico e legittimo successore di
Maometto. Sono i nemici degli Omeyyadi nella successione califfale. Seguono la
scuola giuridico - coranica detta dei Giafariti, rappresentano il 15% della
popolazione mussulmana, sono incentrati nell’Iran ed ammettono una istanza
centrale ed una struttura religiosa costituita da Mullah5 e da un Imanato, che ha
la direzione politica e spirituale della comunità. L’Iman, “colui che è davanti”,
discendente diretto di Alì, è la guida infallibile della fede. Altre suddivisioni degli
Sciiti sono fra gli altri i Duodecimani, che attendono dopo la scomparsa del 12°
Iman l’arrivo del (al) Mahdi (billah) (l’inviato di Dio che ritornerà alla fine del
mondo per ristabilirvi un islam purificato) ed i Septimani o Ismailiti (da Ismail,
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Deriva da Mohammed ibn Abd el Wahab nato nella penisola arabica verso il 1700 e morto nel 1792.
Rappresenta. oltre che il ritorno alle sorgenti della religione mussulmana a fronte della corruzione degli Ulema e
della vita dissoluta dei Sultani ottomani, una prima forma di reazione “nazionale” araba contro la dominazione
turca. Nel 1749 si verifica nei fatti l’alleanza fra il riformatore e lo Sceicco (Capo tribù) Mohammed ibn Saud,
capo della attuale dinastia saudita e questi, conquistata nel 1754 la città di Riyad, la capitale del Negid o Nagd, vi
instaura uno stato teocratico centralizzato. Successivamente, con Saud il Grande, la dinastia riuscirà a
conquistare tutta la penisola arabica. Ma solo con il sultano Abd el Aziz 3° ibn Saud all’inizio del 20° secolo,
dopo la reazione ottomana di Mehemet Alì, del 1818, i Sauditi riusciranno a consolidarsi nel 1925 con la
conquista del Luoghi Santi dell’Islam ed a crearsi un regno indipendente nel 1932.
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Membro del clero sciita, mentre l’Ayatollah nella struttura sciita è un Mullah di alto rango.
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7° Iman), i Nizariti soprattutto in Pakistan ed i Nusayr o Alauiti duodecimani
in Siria, di cui fa parte la famiglia al potere (Assad).
I Septimani, variante dello sciismo duodecimano, largamente minoritari, traggono
la loro origine dalle dispute nella successione del 6° Iman Jafar El Sadek. Di
fatto Musa al Kazem riesce a farsi eleggere 7° Iman, a danno del successore
naturale Ismail, figlio di Jafar. I partigiani di Ismail, sconfitti, daranno dunque
vita agli Ismailiti, che avranno il loro periodo di splendore nel califfato Fatimide.
I Nizariti, invece, sono una variante scissionista degli Ismailiti, che hanno origine
da una disputa nella successione califfale dei fatimidi in Egitto. Nel 1094, alla
morte del Califfo Al Mustansir, per l’intervento del visir Al Afdal, comandante
dell’Esercito, viene eletto califfo Al Mustali, a danno di Nizar, figlio primogenito
di Al Mustansir. I partigiani di Nizar, morto assassinato in prigione ad
Alessandria d’Egitto, daranno vita ai Nizariti, in Siria e Libano (setta degli
Assassini) e nella Persia del Caspio (antenati dell’attuale Aga Khan Karim).
I Karigiti, (da Kharadjia: “uscire”), dissidenti di Alì, 4° Califfo dal 657, oggi
praticamente scomparsi e fortemente rappresentati un tempo nel Maghreb e
dagli Zayditi dello Yemen, sopravvivono ormai solo negli Ibaditi (da Abdallah
ibn Ibad) dell’Oman e negli Mzabiti o Mozabiti in Algeria. Costituiscono una
ulteriore suddivisione degli Alidi (seguaci di Alì), decisamente minoritaria e
seguono una dottrina ugualitaria che, fra l’altro, contesta la supremazia ed
esclusività della tribù del Profeta (Kuraish) nella successione califfale.
In particolare gli Zayditi traggono la loro origine dalle dispute seguite alla
successione del 4° Califfo Alì 2° Zayd Al Abidin. Il successore naturale Zayd
viene scartato dalla successione ed i suoi partigiani, sconfitti, daranno appunto
vita agli Zayditi.
In sostanza anche in termini di fede non esiste nel mondo mussulmano identità di
vedute e tali diversità di fondo si sommano con le diversità politiche dei diversi
poteri esistenti.
Il potere
Al giorno d’oggi nessun popolo mussulmano sunnita possiede una istituzione di
califfato e nel contesto della Umma (vocabolo che indica la comunità di tutti i
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mussulmani) coesistono fra di loro solo tre tipi di strutture di potere
mussulmano: gli stati, le minoranze interetniche e le organizzazioni
transnazionali.
Ciascuno di questi poteri sviluppa una propria logica geopolitica anche se tutti
interagiscono fra di loro. Gli stati del mondo arabo, turco, persiano, africano o
asiatico hanno una politica estera specifica che segue primariamente ed in primo
luogo criteri di Realpolitik, piuttosto che criteri di coerenza religiosa. Così, ad
esempio, l’Iran persiano e sciita preferisce l’Armenia cristiana agli Azeri, sciiti e
turcofoni. Allo stesso modo il Marocco preferisce avere dei rapporti privilegiati
con la Francia, ex potenza coloniale di cultura cristiana, piuttosto che con il suo
vicino algerino. Ancora l’Arabia Saudita o la Siria, hanno potuto nel 1991 fare la
guerra contro l’Irak, paese arabo e mussulmano, a fianco degli occidentali. Nelle
relazioni fra gli stati del mondo mussulmano lo scontro, spesso secolare, fra
popoli portatori di divergenti interessi strategici ed economici ha avuto quasi
sempre il sopravvento sulla comunanza religiosa.
Le realtà etnico nazionali hanno pesato in modo significativo e singolare sulla
storia del mondo mussulmano (come d’altronde in tutte le altre parti del mondo)
tanto che hanno portato come conseguenza lo sfilacciamento dell’unità religiosa
del primo islam, introducendo al suo interno delle importanti varianti o variabili
teologiche in funzione della geografia. Abbiamo visto come, in seguito ad una
disputa di successione dinastica al califfato, si sia verificata la prima
fratturazione del mondo mussulmano in sunniti e sciiti e come gli aspetti etnici si
siano poi sovrapposti ai problemi di religione. Di fatto come gli Arabi del 1° secolo
dell’Egira avevano fatto dell’Islam la loro religione nazionale, così i Persiani fanno
del particolarismo islamico dello Sciismo la loro religione di stato ed il loro
bastione spirituale contro il mondo arabo e turco sunnita. I particolarismi
religiosi, Zaydita in Yemen ed Ibadita nell’Oman, avevano lo scopo di
differenziare i progetti nazionali yemeniti ed omaniti in seno al mondo arabo. In
Indonesia si sviluppa un sincretismo islamico, frutto delle radicate tradizioni
secolare esistenti. Inoltre il Sufismo, le Confraternite (vedi i Senussi in
Cirenaica o i Naqsbandi nel Caucaso), il Muridismo, il Salafismo (da Salaf:
antenato), il Bektascismo, caratterizzano l’Islam dell’Africa, come quello dell’Asia
Centrale e del Caucaso. Dappertutto l’eredità culturale dei popoli ha impregnato
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in modo originale la pratica religiosa mussulmana ed ha contribuito a fare
dell’islam una realtà globale con forti contrasti e chiaroscuri.
La divisione del mondo mussulmano determina il suo declino
Non si potrà mai immaginare come l’ideologia nazionalista araba moderna
potrebbe avere successo in un paese tradizionalista wahabita e come i Fratelli
Mussulmani potrebbero prosperare in Irak se non si tiene conto del tipo di islam
dominante nell’area. Ciò non potrà avvenire almeno fino a quando i due islam
dominanti saranno rispettivamente il Sunnita anafita e lo Sciita.
Il mondo mussulmano è dunque frammentato in molteplici centri di potere ed
ammette pratiche differenti nella religione. E’ pertanto inevitabile concludere
che non esiste più davanti al mondo occidentale un blocco di potenza mussulmana
monolitico. Ma allora quale è in effetti la realtà del mondo mussulmano nel
contesto della dinamica delle forze che fanno la storia del mondo ?
L’Islam è fin dalle origini una idea forza che i poteri mussulmani, siano essi
statali, interstatali, transnazionali, utilizzano per i loro interessi e per aumentare
la loro influenza. L’Islam è innanzitutto l’idea forza dei poteri transnazionali
islamici, dei combattenti dell’islam civilizzatore, agli occhi dei quali le frontiere
interne del mondo mussulmano sono artificiali e non hanno ragione di esistere. La
setta degli Assassini, nel 1° secolo dopo il 1000, non aveva altro scopo che quello
di provocare, attraverso il terrorismo, la caduta del potere califfale, giudicato
corrotto nei suoi valori tradizionali e troppo ristretto nell’ambito geografico. Gli
islamici di oggi combattono, sia gli stati mussulmani ed i loro regimi, sia
l’Occidente cristiano o laico. La loro strategia è quella di portare ad
incandescenza il rapporto fra il mondo mussulmano e quello occidentale a tal
punto da provocare in ciascuno dei due mondi una spontanea compattazione in
termini di convergenza culturale e di civiltà che possa avere la meglio sulle
divisioni statali. Questo progetto di scontro fra le civiltà, sostenuto dall’azione
delle organizzazioni islamiche, ha indubbiamente fatto dei progressi dopo la fine
della guerra fredda russo - americana e soprattutto dopo lo spettacolare
attentato alle torri gemelle di New York dell’11 settembre 2001. Il mondo
mussulmano è certamente rimasto diviso in stati, i cui poteri continuano a
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mantenere politiche divergenti, ma gli islamici hanno accresciuto la loro influenza
nello spirito di numerosi mussulmani nel mondo. Il mito di una età d’oro dell’islam,
che corrispondeva ad una situazione di unità e ad una adeguata potenza politica,
sonnecchia nella mente dei mussulmani e questa attitudine mentale potrebbe
essere indirizzata, in presenza particolari condizioni storiche, anche contro le
logiche di potere degli attuali stati mussulmani. Poiché è un fatto indiscutibile
che il profondo declino della potenza del mondo mussulmano è anche e
soprattutto la conseguenza della frammentazione e della divisione in stati.
Questo spiega perché un consistente numero di mussulmani, anche fra quelli che
non aderiscono all’ideologia dell’islam politico, ha potuto sentire una certa
“assurda” fierezza, allorché una organizzazione, facendo riferimento all’islam, ha
inflitto un duro colpo agli USA. considerati dalla maggior parte dei mussulmani
come il principale sostegno di Israele e come il principale responsabile della
stagnazione economica e politica degli stati mussulmani.
I tentativi nella parte arabo mussulmana di impostare una ideologia unitaria del
nazionalismo arabo, quali quelli di Nasser e recentemente di Saddam Hussein,
sono miseramente falliti per l’ostilità sia dell’asse israelo - americano, sia dei
paesi arabi tradizionalisti, sia dalle logiche statali propugnate dai Turchi e dagli
Iraniani. L’Egitto non è più nella situazione di rinnovare una politica pan araba, in
quanto fortemente condizionato dal un colossale aiuto finanziario USA. L’Irak,
dopo la caduta di Saddam, avrà bisogno di molti decenni per recuperare
l’influenza perduta ed una politica estera credibile. I paesi del Maghreb
rimangono concentrati sulle loro dispute geopolitiche intestine. La Turchia è per
il momento una fortezza militare pro USA che sostiene di fatto Israele, anche
se emergono segnali inquietanti per il futuro. Di fatto la recente presa di potere
da Parte del Partito islamico ad Ankara, l’atteggiamento ambiguo tenuto dal
governo turco in occasione del recente conflitto in Irak ed alcune dichiarazioni
del premier M. Erdogan quali: “I minareti sono le nostre baionette, le cupole i
nostri elmetti e le moschee le nostre caserme”, non colorano certo di rosa il
futuro dei rapporti con l’Occidente. Tra l’altro il nodo dell’entrata della Turchia
in Europa frena e condiziona per certi aspetti l’azione del governo turco nel
campo islamico, ma l’Europa dovrebbe comunque valutare attentamente
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l’ammissione di Ankara nella Unione, perché una Turchia islamica potrebbe
divenire per l’Europa un nuovo “Cavallo di Troia” della storia.
L’Islam torna ad espandersi
Gi islamici sottolineano con forza che, dal Caspio al Corno d’Africa, passando
evidentemente per il Golfo Persico, l’essenziale delle risorse mondiali in
idrocarburi si trova in territorio mussulmano. Un Califfato petroliere gigante,
islamico ed indipendente dai poteri occidentali, controllerebbe la dipendenza
energetica dell’Occidente e dell’Asia e quindi il loro sviluppo economico. L’Islam
ritroverebbe così la situazione di splendore vissuta fino al 1500, quando fu un
punto di obbligato passaggio del commercio fra l’Europa e l’Asia e distrutta dalla
sete di potere degli Europei, quando aggirarono l’Islam da sud per il mare.
Convinti della decadenza materialista degli occidentali, gli islamici accompagnano
la loro strategia geopolitica con una volontà di espansione geografica senza limiti.
Essi pensano che le comunità mussulmane d’Europa e d’America possono diventare
le teste di ponte avanzate di un progetto di conversione mondiale all’Islam.
Lo sviluppo dei poteri islamici transnazionali, in risorse ed uomini, è in primo luogo
conseguenza della politica condotta dagli stessi stati mussulmani e molti di tali
movimento oggi sfuggono quasi ad ogni controllo effettivo.
Seguendo una logica di profitto a fini specifici propri, gli stati mussulmani hanno
utilizzato l’idea dell’Islam nella loro politica estera, sia finanziando direttamente
l’espansione della religione mussulmana all’esterno delle loro frontiere, sia
appoggiando, sottobanco, i movimenti islamici. L’Iran della rivoluzione islamica
sciita ha contribuito alla islamizzazione della comunità sciite libanesi ed irachene.
L’Arabia Saudita ha finanziato l’espansione di un sunnismo duro e tradizionalista
(Wahabismo) in numerosi paesi mussulmani e nelle comunità mussulmane
occidentali, specie quelle balcaniche. Il Pakistan ha favorito la reislamizzazione
dell’Asia Centrale, mentre il Sudan ed la Libia hanno fatto altrettanto
nell’Africa. Il Marocco, da parte sua, ha accolto per lungo tempo gli oppositori
islamici dell’Algeria e diversi regimi nazionalisti arabi, come la Siria e l’Irak di
Saddam, mentre dal un lato reprimevano duramente i movimenti islamici interni,
dall’altro appoggiavano a piene mani il radicalismo palestinese. Infine il regime
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indonesiano ha ugualmente impiegato l’arma dell’islamismo, di fronte al
separatismo delle sue periferie geografiche.
Allo stesso modo numerosi sono gli Stati mussulmani che hanno strumentalizzato
l’islam e l’islamismo, per disturbare il proprio vicino, per fare pressione su dei
paesi occidentali o più semplicemente per accrescere la loro influenza.
In questa gara di influenza per mezzo dell’uso della causa islamica, il peso del
denaro è stato sempre determinante. Dalle sue origini l’Islam è stata una
religione strettamente legata al mezzo mercantile e la cui espansione è andata
sempre di pari passo con l’estensione della rete commerciale del mondo arabo
verso l’Asia e l’Africa. Oggi è il denaro del petrolio, il denaro saudita, che si
impone nell’offerta teologica islamica. Questo spiega infatti la superiorità
crescente del Wahabismo sulle altre scuole giuridiche dell’islam sunnita, dal
Senegal al Caucaso fino all’Asia Centrale, passando per le comunità mussulmane
immigrate in Europa.
Un nuovo scontro di civilizzazioni
L’Islam, come idea forza, è sempre più sospinto dal Wahabismo, una delle
correnti di pensiero islamico più rigorose e fondamentaliste, che cerca in tutti i
modi di risvegliare, in modo “simmetrico” l’idea forza dell’Occidente cristiano. Di
fatto entrambi le civilizzazioni, Islam e Occidente, hanno paradossalmente
bisogno l’una dell’altra per mantenersi. Nell’11° secolo, al tempo delle Crociate, la
difesa della Cristianità è stata una idea forza possente, ma non dovremmo
dimenticare che essa lo è stata per servire degli interessi particolari, quelli del
Papato, la cui supremazia in Europa era minacciata dall’affermarsi dei poteri
temporali e quelli della Francia, la cui crescita e consolidamento risiedeva
appunto nella alleanza con la Chiesa Cattolica.
Gli stati mussulmani non sono stati dunque i soli ad utilizzare l’idea dello scontro
fra le civilizzazioni. Alcuni stati non mussulmani lo hanno fatto e lo fanno ancora.
Nel 18° secolo quando la Francia e l’Inghilterra si affrontavano per l’egemonia nel
Mediterraneo, la spedizione francese in Egitto ruppe con la secolare tradizionale
politica di intesa con l’Impero ottomano. Gli inglesi per rendere sicura la loro
rotta per le Indie decisero allora di consolidare l’egemonia del califfato
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ottomano in tutti i territori dell’islam sunnita anche non arabo (Afghanistan e
Pakistan). A partire dal 1890 la carta della politica islamica viene ripresa dalla
Germania. L’obiettivo della politica tedesca era non solamente quello di spingere
Persia e Afghanistan contro la Russia, ma anche di provocare il sollevamento dei
mussulmani dell’India per indebolire l’impero britannico. Aiutati dai Turchi, il cui
Sultano era anche il Califfo dei Credenti arrivarono persino a far credere che
l’Imperatore Guglielmo 2° si era segretamente convertito all’Islam. Gli Inglesi a
fronte di tale emergenza decisero di opporre al Califfato turco un Califfato
arabo. Nel 1915 promisero agli Arabi uno stato indipendente nella penisola
arabica con la sovranità sui luoghi santi dell’Islam (Medina e La Mecca). Ma alla
fine della 1^ Guerra Mondiale non ci fu un Califfato arabo ed in più Lord Balfour
aprì la strada ad una “homeland” per gli Ebrei in Palestina, mentre dopo la 2^ non
ci più neanche il Califfato turco..
Alla fine della 2^ Guerra Mondiale, secondo il solco tracciato dalle diplomazie
occidentali, gli USA decisero di giocare la carta islamica contro il comunismo
sovietico, che minacciava di infiltrarsi pesantemente in Medio Oriente. Nel
mondo arabo i Fratelli Mussulmani furono appoggiati contro i nazionalisti. Più
tardi, per lottare contro l’invasione sovietica in Afghanistan, l’asse USA, Sauditi,
Pakistan finanzia l’islamismo radicale dei Talebani del Mullah Omar. L’Islam
tradizionale è stato sempre considerato dalla politica anglosassone come il
migliore guardiano delle risorse petrolifere mondiali, così come la garanzia che gli
Arabi sarebbero rimasti mercanti delle rendite del petrolio e non sarebbero mai
andati verso una indipendenza strategica, attraverso una modernizzazione
politica ed economica delle loro società.
Giocando sempre nella logica dello scontro delle civilizzazioni, gli USA possono
cercare di attirare a sé l’Europa Occidentale e la Russia per costruire un vasto
blocco transatlantico da Vancouver a Vladivostok (secondo l’espressione usata dal
Segretario di Stato James Baker nel 1991), per far fronte all’Islam ed alla Cina.
Ora la crisi evidente degli stati mussulmani dalla Nigeria all’Indonesia, passando
ultimamente per l’Irak, mette gli USA nelle condizioni di dominare le risorse
energetiche mondiali e di controllare indirettamente la dipendenza energetica
del colosso cinese.
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Orbene anche se l’islamismo divenisse maggioritario nella maggioranza degli stati
musulmani, che capacità di potenza reale potrebbe disporre davanti alla potenza
convenzionale e nucleare americana ? Attraverso quale miracolo esso potrebbe
addivenire alla imposizione di un Califfato unico all’insieme del mondo
mussulmano, ridandogli una vera dimensione politica e conseguentemente
l’indipendenza strategica ?
L’islamismo oggigiorno non può che rappresentare appena una turbativa (un
rumore di fondo per utilizzare un immagine presa dall’elettronica) nel sistema
geopolitico mondiale sotto leadership USA. Il terrorismo islamico ne è la prova.
Esso può creare incertezza ed instabilità, ma non si riesce ad intravedere come
potrebbe arrivare a modificare in tal modo la gerarchia consolidata delle potenze
mondiali.
La Cina, per contro, possiede ancora tutte queste possibilità.
Note conclusive
Nella realtà la storia del mondo ci insegna che i pericoli più esiziali per una
potenza vengono spesso dall’interno. L’Occidente romano non ha mai avuto
ragione delle vecchie religioni orientali ebree e persiane, che avevano
ferocemente resistito all’ellenismo. Roma ha creduto di conquistare l’Oriente ma
è stato l’Oriente semita che ha rimpiazzato le vecchie religioni europee con il
Cristianesimo. Più tardi la vernice ellenica, placcata sulla parte orientale
dell’Impero romano, non è stata in grado di resistere all’irrompere dell’islam.
La potenza di una nazione è l’espressione della capacità di violenza che può
scatenare, ma anche e soprattutto risultato della determinazione della sua
azione che, a sua volta, è conseguenza del vigore della propria identità. Una
identità forte, priva di una forza efficace, potrebbe rivelarsi nel tempo molto più
potente rispetto ad una identità affievolita, che pure disponga di mezzi militari
considerevoli.
Solo un Cristianesimo splendente, impregnato dello spirito combattivo europeo,
ha permesso lungo i secoli di resistere e respingere la forza dell’islam dell’impero
ottomano. Oggi questo Cristianesimo appare appannato, così come affievolito
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appare negli Europei il senso di appartenenza e la coscienza di far parte di una
grande civilizzazione indo europea. Conseguenza di un materialismo dilagante e
del fatto che l’ideale dell’Europa unita non è ancora sentito come dovrebbe e che
la costruzione europea, specie politica, è ancora lontana. Nel frattempo
l’Occidente è oggetto di una immigrazione di massa e, malgrado ogni evidenza, è
in corso una vero e proprio tentativo di islamizzazione indiretta dell’Europa
occidentale. Allora il problema non sarà più dell’Occidente davanti all’Islam, ma
dell’Islam dentro l’Occidente. Quale sarà il destino di una Francia o di una
Germania, le più colpite da questo fenomeno, se verranno a perdere le loro
specificità nazionali ? Non c’è dubbio che una Europa unita e con una forte
identità culturale e sociale appare la sola via di uscita per il futuro. En in questa
ottica conviene riflettere sui pressanti appelli fatti dal Santo Padre
nell’inserimento nella costituzione europea di un chiaro riferimento alla matrice
culturale cristiano giudaica.
In sostanza il tema dello scontro fra le civilizzazioni serve oggi, sia agli USA, che
agli islamici. Tutti giocano alla logica del blocco contro la logica dell’equilibrio fra
gli stati. Gli USA alla logica del blocco contro Islam e Cina, l’Islam alla logica
della eliminazione delle frontiere interne per costruire un blocco per una nuova
espansione mondiale ed in questo gioco l’Europa è quella che rischia di più, perché
corre il pericolo, non avendo ancora trovato una sua vera e forte identità
multinazionale, di entrare in subalternità in uno o nell’altro blocco. Allo stesso
tempo l’espansione costante dell’Islam nel continente euroasiatico rappresenta
una minaccia reale per l’identità dei popoli europei. Il terrorismo islamico
planetario può essere certamente doloroso a breve termine, ma rappresenta una
minaccia nota e quindi combattuta e non ha alcuna possibilità di farci scomparire
dalla storia. Per contro i poteri politici europei non hanno ancora identificato la
minaccia alla propria identità che è rappresentata dall’immigrazione mussulmana
e dalla Turchia, vale a dire un cambiamento radicale del suo substrato etnico e
religioso, che potrebbe portare alla fine della storia degli indoeuropei e del
cristianesimo europeo.
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GLOSSARIO
 Aissauismo: Confraternita mussulmana fondata a Meknes nel Marocco da Sidi
al Hadi Ben Aissa (nato nel 1456 circa). Pratica il Dhikr e l’ascesi, resi
popolari attraverso la danza, il canto, ecc.
 Akhi: antichi sacerdoti mussulmani sciiti operanti nell’ambiente urbano e nelle
corporazioni dei mestieri, animati da grande fede, ma dalla dubbiosa dottrina.
 Ayatollah : “Segno di Dio”. Titolo acquisito in una università religiosa. Negli
sciiti designa i Mujtahids, le persone che sono degne insegnare la teologia e di
praticare l’interpretazione della volontà dell’Imam nascosto, con il quale essi
sono in contatto spirituale.
 Alauiti o Nusayr: setta mussulmana derivata dagli Sciiti duodecimani o Alidi.
Al potere in Siria con la famiglia del Presidente Hafez el Assad.
 Alevi o Mevlevi o Dervisci danzanti: da “Mevlana” “Nostro Signore”.
Comunità mussulmana derivata dagli Sciiti e fondata da Jelal ed Din Rumi nel
1200 a Konya: Di una certa importanza in Turchia. Conosciuti anche come
Dervisci danzanti, rappresentano oggi una corrente laica importante contro
l’islamismo sunnita.
 Alim: singolare di Ulema (sapiente).
 Baath o Baas: Partito della “Resurrezione”. Nome del partito nazionalista
arabo e socialista fondato nel 1953, importante in Siria ed Irak.
 Baba: sacerdote mussulmano sciita presso i turcomanni. Famoso Baba Ishak.
 Bektascismo: Movimento mussulmano, sciita duodecimano, fondato ad Haci
Bektas in Anatolia nel 1240 da Hadjdji Bektachi Veli (1210 – 1271), originario
del Khorassan e proveniente dai Dervisci erranti. Divenuta una Confraternita
ed una dottrina religiosa codificata nel 1500 sulla base del libro lasciato da
Bektachi, propugna un islamismo non conformista, poco preoccupato di seguire
alla lettera i riti ed i dogmi dell’islam. Ammette il vino, la danza ed i pasti
comunitari misti. Ebbe un grande seguito fra i Giannizzeri ottomani.
 Bey o Dey: Capo delle milizie mussulmane; poi Governatore di Provincia
nell’Impero Ottomano; Militare: Colonnello.
 Cadì o Kadì: Giudice istituito nel mondo mussulmano per giudicare secondo la
legge coranica.
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 Califfo o Khalifa: Vicario, Luogotenente, Successore del Profeta, Capo
politico e spirituale della Comunità mussulmana. Il 1° Califfo è stato Abu Bakr,
genero di Maometto. Maometto non ha lasciato nulla di scritto e di codificato
circa la successione califfale. Veniva inizialmente considerata come una
attribuzione spettante di diritto a membri della tribù di Maometto, i Kuraysh.
 Chadilismo: Confraternita fondata nel Maghreb dall’Iman Chadili (1196 –
1258), nato in Tunisia. Gli è attribuita la scoperta del caffè. Diffuso in Arabia,
Maghreb, Egitto e Comore.
 Confraternite: movimenti mussulmani riformatori e missionari.
 Corano, Qu’ran: Lettura, recitazione.
 Dar al Islam: Casa dell’Islam. Territorio mussulmano dove si impone la Sharia.
 Dar el Harb: Casa della Guerra. Territori non mussulmani (da conquistare !).
 Dhimma o Dhimmis o Zimmi: Statuto dei soggetti non “mussulmani” “protetti
dal Corano” (e cittadini di 2^ categoria!) che professano una delle religioni
rivelate d’Abramo, organizzati in Millet (Rum, Ermeni e Yahudi). Si tratta dei
Cristiani delle varie confessioni e dei Giudei che, in virtù di tale stato,
beneficiano di una “tolleranza” religiosa da parte del potere mussulmano, in
una decisa posizione di sottomissione e di inferiorità politica. Di fatto il
Corano nel Dhimmat Allah (X, 24) stabilisce le regole del trattamento dei non
mussulmani nei paesi conquistati. “Combattete quelli che non credono …. fino a
che questi paghino la Dgizyia”, che nella pratica era una tassa da 3 a 3,5 volte
superiore a quella applicata ai mussulmani.
 Drusi: Popolazione delle montagne libanesi e siriane appartenenti ad una setta
islamica eretica.
 Egira o Hijira: “Esilio, emigrazione” del Profeta a Medina, che marca l’inizio
dell’era musulmana (16 luglio 622 dell’era cristiana).
 Emiro o Amir: Comandante dei Credenti, militare o Governatore di Provincia.
Nel mondo musulmano si usa anche per indicare un Principe. Il primo ad usarlo
è stato il 2° Califfo, Omar. Il Califfo si chiamava anche Amir al Muminim
(Munimin).
 Fatwa: Consultazione religiosa su questioni di diritto o Decreto teologico
vincolante per tutti i mussulmani. Emesso da Dottori della Fede (Ulema) può
avere valore di scomunica e di condanna a morte.
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 Fiqh: Diritto giurisprudenziale dell’Islam, interpretazione ed applicazione della
Sharia.
 Firman: Editto di un sovrano mussulmano.
 Fratelli Mussulmani: Movimento, di ispirazione Salafita, fondato nel 1928 in
Egitto da Hassan al Bannah, vecchio allievo di Mohamed Abdah. Ha per
obiettivo la islamizzazione della società, una riforma morale e religiosa di ogni
credente. Il movimento, radicalizzatosi negli anni 1950, è stato ferocemente
combattuto da Nasser negli anno ’60. E’ la matrice di tutte le correnti
islamiche contemporanee. L’Hamas palestinese ne è una filiazione.
 Hadith: Commentari del Corano.
 Hashemiti: Famiglia dell’Hegiaz in Arabia, branca della tribù dei Kuraish,
discendenti da Hashem ibn Abd Manaf, che a partire dall’11° secolo ha
fornito gli Sceriffi o Sayd della Mecca, Guardiani ereditari dei luoghi santi
dell’Islam. Famiglia attualmente al potere in Giordania.
 Hezbollah: “Partito di Dio”. Movimento sciita fondato nel 1982, appoggiato
dall’Iran, che riunisce più gruppi e che oggi si batte per imporre in Libano una
repubblica coranica.
 Ibaditi, setta dei Karigiti fondata a Djerba in Algeria da Abdallah ibn Abad,
morto 909. largamente minoritari, propugnano una dottrina ugualitaria e sono
diffusi specialmente nell’Oman ed a Zanzibar.
 Idrissismo: confraternita fondata nel Marocco da Ahmed ben Idris (+792),
che ha costruito Fez ed occupato Tlemcen
 Iman: “Colui che è davanti”, Capo spirituale e temporale della Comunità
mussulmana sciita. Titolo attribuito ai discendenti di Alì, 4° Califfo e 1° Iman
degli Sciiti. Nei Sunniti l’Iman ha il compito di dirigere le preghiere
comunitarie e l’Iman Khatib è quello che presiede alla preghiere del venerdì.
 Imanato: Direzione politica e spirituale della comunità sciita.
 Ijtihad: Lo “sforzo” di innovazione e di interpretazione personale della legge
mussulmana, opposto alla sottomissione senza riserve alla tradizione (Taqlid).
 Ismailiti o Septimani: variante dello sciismo duodecimano, largamente
minoritaria, trae origine dalle dispute nella successione del 6° Iman Jafar El
Sadek. Di fatto Musa al Kazem riesce a farsi eleggere 7° Iman, a danno del
successore naturale Ismail, figlio di Jafar. I partigiani di Ismail, sconfitti,
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daranno dunque vita agli Ismailiti, che avranno il loro periodo di splendore nel
califfato Fatimide d’Egitto. Una loro ulteriore variante è rappresentata dai
Nizariti.
Jihad: Letteralmente “Sforzo” inteso come ascesi su se stesso per un
perfezionamento morale e religioso oppure sforzo collettivo per estendere,
anche con le armi, l’Islam, nel senso di “Guerra Santa”. Obbligo, nell’Islam
classico, vincolante per tutti i mussulmani adulti e maschi.
Karigiti: “Quelli che sono usciti” (da Kharadjia: uscire) dal campo di Alì,
Califfo, cugino e genero di Maometto nel 657. Corrente sciita secessionista,
ugualitaria e rigorosa, rifiuta il monopolio della famiglia del Profeta sul
Califfato. Appartenevano a questa fazione gli Zayditi dello Yemen e gli Ibaditi
dell’Oman. Predicano un rigorismo morale totale e rifiutano il titolo di
“credente” a chi ha commesso peccati mortali
Khedivé: Titolo accordato dal Sultano ottomano al Sovrano d’Egitto nel 1800.
Madrasa: Istituto di insegnamento giuridico religioso mussulmano.
Mamelucco: Schiavo di origine bianca. In Egitto formarono una casta militare
e dettero origine ad una dinastia che ha governato l’Egitto e la Sira dal 1250 al
1517. Nell’Egitto ottomano continuarono a fornire una milizia molto potente.
Gli ultimi mamelucchi vennero eliminati da Khedivé Mehemet Alì, all’inizio del
1800.
Marabutto: sapiente religioso. In Africa discendenti dai santi (Sufi)
Millet: Comunità etnica e religiosa “protetta”, diversa dai mussulmani, durante
l’impero ottomano (Ermeni: armeni, Rum: Greci, Yahudi: Ebrei, ecc.).
Mirza: designa nel mondo indo iraniano i discendenti del profeta per via
femminile.
Mufti: Giureconsulto ed interprete della Dottrina in materia di diritto
mussulmano. Alto dignitario religioso consigliere spirituale. Gran Mufti: di
Istambul era Sheik al Islam: Consigliere spirituale e rappresentante del
Califfo.
Muridismo: Movimento politico religioso mussulmano, fondato verso la fine del
1700 da Ghazi Mullah, che chiamava i credenti alla Ghazavat (guerra santa)
contro gli invasori ed infedeli russi e che dava notevole risalto ai rituali ed alle
danze. Guidato da un Imam ha avuto un grande rilievo nel Caucaso. Un
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movimento analogo fu fondato nel 1890 nel Senegal dallo Sceicco Ahamadou
Bamba (1852 – 1924) con il principio che il lavoro è un mezzo di santificazione
altrettanto valido che la preghiera. Hanno la loro città santa a Toubà (Senegal)
e considerano la Jihad come una azione non violenta. La donna gioca un ruolo
fondamentale nella società. Contestato dal certe confraternite di Sufi.
Mujahiddin: Combattenti della “Guerra Santa”.
Muslim o Moslem: mussulmano: colui che segue la religione di Maometto; sono
i “Credenti” che fanno parte del Reaya (gregge) del Profeta che si suddividono
in Credenti e Convertiti (Muwallads). C’è una grande differenza fra Paesi
Mussulmani e Paesi Islamici: i primi hanno la popolazione in larga maggioranza
mussulmana; i secondi invece fanno dell’islam (religione) e della Sharia (diritto
e tradizione) il fondamento della loro legittimità e delle loro leggi (vedi Arabia
Saudita, Iran e Pakistan)
Mutaziliti: seguaci della dottrina propugnata dall’asceta Wasil ibn Ata (+
748) che indica la Ragione come fonte della conoscenza religiosa. L’uomo è
libero dei suoi atti. Esiste nel mondo il Bene ed il Male che vengono individuati
dalla ragione. Concezione di un Corano che non può essere eterno come Allah.
Nabi: Profeta.
Naqsbandi: Confraternità sufita del Caucaso, che aderiva alla dottrina del
Muridismo e che ha avuto una grande influenza nella resistenza mussulmana
contro i Russi. Fondata nel 1300 da Mohamed Baha al Din Naqsbandi (1317 89). Diffuso in Turchia, Caucaso, Turkestan, Siria, Cina e Kazakistan.
Nizariti (Ismailiti). Sono una variante scissionista degli Ismailiti, che hanno
origine da una disputa nella successione califfale dei fatimidi in Egitto. Nel
1094, alla morte del Califfo Al Mustansir, per l’intervento del visir Al Afdal,
comandante dell’Esercito, viene eletto Califfo Al Mustali, a danno di Nizar,
figlio primogenito di Al Mustansir. I partigiani di Nizar, morto assassinato in
prigione ad Alessandria d’Egitto, daranno vita ai Nizariti, in Siria e Libano
(setta degli Assassini) e nella Persia del Caspio. I Nizariti persiani, oggi
fortemente rappresentati in Pakistan, riconoscono come Capo religioso, Karim
Aga Khan 4°, nato nel 1936, attuale loro 49° Imam.
Pasha: Governatore ottomano di Vilayet; Militare: Generale
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 Rais: Dall’arabo “Ras”, Testa. Capo, Comandante di una nave, Capitano corsaro
nel mondo musulmano. Titolo affibbiato a capi populisti quali Nasser,
Bourghiba, Saddam, ecc.
 Rasul: “Inviato” o “Messaggero”. Titolo attribuito a Maometto come inviato di
Allah.
 Rifaismo: Confraternita fondata da Ahmed ar Rifai (1106 – 1182). Ha avuto
una larga diffusione in Egitto, Turchia e Siria. Noti per dimostrazioni
pubbliche, camminare sui carboni accesi, flagellarsi con delle verghe ecc.
 Salafiti (Salafya): da Salaf: “antenato”, i primi “pii antenati”, discepoli del
Profeta. Movimento riformista mussulmano, nato nel 1800 da Jamal al Din al
Afgani, iraniano e continuato da un suo allievo Mohamed Abduh (1848 – 1905)
egiziano. Ripreso e sviluppato in senso più nazionalista nel Maghreb. da Rashid
Rida, morto nel 1935. Incarna la corrente reazionaria attivista, puritana e
populista dell’Islam. Contrario al nazionalismo, al socialismo ed alla democrazia,
propugna una Umma condotta da un Califfo, come ai tempi del Profeta.
Contrario a qualsiasi innovazione religiosa, pretende di purificare la religione
da ogni traccia di idolatria e politeismo e da qualsiasi inquinamento di dottrina
religiosa non islamica. Odia l’esoterismo degli Sciiti ed il misticismo dei Sufi,
considerati eretici. Rifiuta il concetto di partito all’occidentale. Insomma
propugna l’Islam del Profeta, niente di più e niente di meno.
 Sayyd, Sayed, Sidi, o Sceriffo: nobile, signore, componente dell’aristocrazia
arabo - mussulmana, discendente per sangue in linea maschile dalla famiglia del
Profeta. Sidi ha poi dato il nome all’eroe spagnolo il Cid Campeador. I
discendenti in linea femminile sono chiamati nel mondo indo - iraniano Mirzas
 Senussia: Confraternita mussulmana riformatrice e missionaria nata nel 1837
e fondata dall’algerino Mohamed al Senussi (morto nel 1859) a Mazouna.
Emigrato nell’Oasi di Cufra in Libia. Il movimento ha giocato un ruolo
importante nella resistenza contro la penetrazione coloniale, in particolare nel
Sahara ed in Cirenaica. Il nipote del fondatore lo Sceriffo Idriss è stato
l’anima della resistenza cirenaica contro gli Italiani, divento Re di Libia e
rovesciato nel 1969 da Ghaddafi.
 Shahid: testimoni della fede; martiri della fede.
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 Sharia o Charia o Sherja: Legge ideale, canonica, islamica decorrente dalla
tradizione e dalla giurisprudenza. Essa definisce lo stato personale e familiare,
il diritto penale e pubblico. Si applica a tutti i credenti (mussulmani) nel senso
integrale e letterale. Dal punto di vista occidentale la Sharia è vista come
tradizionalismo.
 Sceicco, Sheik: Capo Tribù arabo.
 Sufismo: Da Sufi “Vestito con tonaca di cotone”. Dottrina esoterica e
spirituale dell’Islam che si appoggia quasi esclusivamente sull’esperienza
mistica dei Sufi e risultante dalla pratica dell’ascetismo. Seguita a partire dai
primi secoli dell’Egira, conta fra i Sufi la maggioranza dei Santi venerati
dall’Islam. Condannati dal Califfato Abbasside con l’esecuzione nel 922 di Aòl
Halladj e poi riconciliati, ha avuto un grande sviluppo. Degenerato, a volte, in
Marabuttismo e Fachirirsmo
 Sultano: “Il potere”, “l’autorità”. Indica successivamente chi lo esercita. Al
tempo dei califfi Abbassidi di Bagdad era il titolo portato da un principe
Selgiuchida esercitante un potere distinto da quello del Califfo. Il titolo è
divenuto successivamente espressione del sovrani mamelucchi ed ottomani.
 Sunna: “La via”, pratica e tradizione religiosa primitiva dell’islam.
 Tijanismo: Confraternità mussulmana fondata nel 1782 da Abu al Abbas
Ahmed at Tijani (1737 – 1815), sceicco algerino, sepolto a Fez.
 Ulema (sing. Alim): Il detentore della conoscenza religiosa. Erudito
mussulmano, guardiano della tradizione, i rappresentanti del consenso della
comunità, per i quali interpretano le legge divina. Detengono nell’Islam classico
di una considerevole autorità sui credenti.
 Umma: Comunità di tutti i credenti (mussulmani). Ha una connotazione politica.
 Wahabismo: da Mohamed Abd al Wahab (1703 – 1792). Fondamentalista
mussulmano. Dottrina di ispirazione anbalita, predicata in Arabia, tendente al
rigetto di tutte le innovazioni, specie dei filosofo, delle confraternite e del
culto dei santi, per un ritorno alle sorgenti vere della tradizione. Predica una
interpretazione rigorosa e letterale della Sharja. Esercita dalla fine del 1700
una influenza decisiva nel regno saudita.
 Zayditi variante degli Sciiti duodecimani che trae la sua origine dalle dispute
sorte nella successione del 4° Califfo Alì 2° Zayd Al Abidin. Il successore
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naturale Zayd viene scartato dalla successione ed i suoi partigiani, sconfitti,
daranno appunto vita agli Zayditi. Diffusi nello Yemen dal 797.
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