V61.29 (Z62.898) Bambini che risentono di una relazione

25 OTTOBRE 2013
BILANCIO SULL’AFFIDAMENTO CONDIVISO.
ALIENAZIONE PARENTALE: SINDORME SI,
SINDROME NO. COME LA REALTÀ SUPERA LE
DEFINIZIONI
Dott. Severo Rosa
[email protected]
339/4382816
La Pas di Gardner (1984)
• La manifestazione principale della PAS consiste
nel rifiuto immotivato del figlio a mantenere i
rapporti con il genitore non affidatario, rifiuto
accompagnato da una forte e non giustificata
campagna di denigrazione. Tale campagna di
denigrazione è il risultato di una
programmazione diretta e indiretta del genitore
alienante e del contributo attivo del bambino
(Gardner, 2001).
1. Otto sintomi della PAS di Gardner
• la campagna di denigrazione, nella quale il bambino mima e
scimmiotta i messaggi di disprezzo del genitore «alienante» verso
quello «alienato». In una situazione normale ciascun genitore non
permette che il bambino esibisca mancanza di rispetto e diffami
l’altro. Nella PAS, invece, il genitore «alienante» non mette in
discussione tale mancanza di rispetto, ma può addirittura arrivare
a incoraggiarla;
• la razionalizzazione debole dell’astio, per cui il bambino spiega le
ragioni del suo disagio nel rapporto con il genitore alienato con
motivazioni illogiche, insensate o, anche, solamente superficiali
(esempi citati, «Alza sempre la voce quando mi dice di lavarmi i
denti», oppure «Mi dice sempre “Non interrompere!”»);
• la mancanza di ambivalenza, per la quale il genitore rifiutato è
descritto dal bambino come «completamente negativo» laddove
l’altro è visto come «completamente positivo»;
2. Otto sintomi della PAS di Gardner
• il fenomeno del pensatore indipendente indica la determinazione
del bambino ad affermare di essere una persona che sa ragionare
senza influenze e di aver elaborato da solo i termini della
campagna di denigrazione senza input del genitore «alienante»;
• l’appoggio automatico al genitore «alienante» è una presa di
posizione del bambino sempre e solo a favore del genitore
«alienante», qualsiasi genere di conflitto venga a crearsi;
• l’assenza disenso di colpa, per il quale tutte le espressioni di
disprezzo nei confronti del genitore «alienato» trovino
giustificazione nel fatto di essere meritate, sorta di «giusta
punizione»;
3. Otto Sintomi della Pas di Gardner
• gli scenari presi a prestito, ovvero affermazioni che
non possono ragionevolmente provenire direttamente
dal bambino, quali ad esempio l’uso di frasi, parole,
espressioni o la citazione di situazioni normalmente
non patrimonio di un bambino di quell'età per
descrivere le colpe del genitore escluso;
• infine, l’estensione delle ostilità alla famiglia allargata
del genitore rifiutato, che coinvolge, nell’alienazione,
la famiglia, gli amici e le nuove relazioni affettive (una
compagna o un compagno) del genitore rifiutato.
Passaggio da Sindrome a “Disturbi
relazionali”:
• Con il termine sindrome si intende, in
medicina, un insieme segni clinici individuali
che rappresentano le manifestazioni di una o
diverse malattie.
• Le problematiche affini all’alienazione
vengono categorizzate nel DSM-V nei disturbi
relazionali.
Alienazione Parentale
• Le conclusioni della comunità scientifica non
consentono di considerare il bambino come “malato”
in quanto influenzato negativamente da un genitore;
attualmente si ritiene più correttamente che si possa
parlare di “Alienazione Parentale” e non di “Sindrome
di Alienazione Genitoriale”, ritenendo che essa
coinvolga una relazione tra almeno tre persone,
ciascuna delle quali dà il proprio personale contributo
in misura variabile da caso a caso. Il fatto che il
maltrattamento non costituisca una sindrome, non
significa che non esista il grave fattore di rischio
evolutivo
Patologia relazionale
• Il fenomeno origina da una patologia della
relazione che include il bambino ed entrambi
i genitori, ognuno dei quali porta il proprio
contributo.
• Va anche detto che la scelta del termine
‘alienazione’ lascia comunque dei dubbi. Il
termine ‘disaffezione genitoriale’ è più
adeguato ed esplicito”
Alienazione e disafezione: la
costruzione dei costrutti di significato
• L’alienazione richiama l’individuazione dei
colpevoli;
• La disafezione individua una problematica
relazionale, che comporta un grave fattore di
rischio evolutivo psico affettivo, approposito
della quale ogni componente della famiglia
ha un ruolo di cura.
M. Glauco, N. Bartone, P. Bianco,
“Maltrattamento e Abuso all’Infanzia”
n.2 del 2013
• L’alienazione appare pertinente nelle
situazioni in cui il fenomeno della
suggestione di un genitore ai danni del
minore sia dichiarato dall’evidenza dei fatti e
non ricercato attraverso un disfuzionamento
relazionale.
Società Italiana di Neuropsichiatria
dell'Infanzia e dell'Adolescenza
• La nozione di Alienazione Parentale (non di PAS)
è inoltre riconosciuta come possibile causa di
maltrattamento psicologico dalle Linee Guida in
tema di abuso sui minori della SINPIA (2007). La
SINPIA ribadisce come sia importante adottare
le precauzioni e le misure necessarie, come
impongono le recenti sentenze della Corte
Europea dei Diritti dell'Uomo, per garantire il
diritto del minore alla bigenitorialità e tutelarlo
dagli ostacoli che lo possono minacciare .
DSM-V (Diagnostic and Statistical Manual of
Mental Disorders) e i disturbi rellazionali
• “Un problema di relazione può essere
significativo dal punto di vista clinico sia
perché può essere la causa che porta
l'individuo a cercare l’assistenza medica sia
perché può rappresentare il problema che
influenza il percorso, la prognosi o il
trattamento di ogni tipo di disturbo fisico o
mentale dell'individuo”.
Quattro categorie di problemi
relazionali
• V61.20 (Z62.820) Problema di relazione
genitore-bambino;
• V61.8 (Z62.891)Problemi relazionali tra
fratelli;
• V61.8 (Z62.29) Crescere lontano dai genitori;
• V61.29 (Z62.898) Bambini che risentono di
una relazione genitoriale conflittuale.
1) V61.20 (Z62.820) Problema di
relazione genitore-bambino (manca
l’analisi triadica)
• Solitamente, un problema nella relazione
genitore-bambino compromette le sfere
comportamentali, cognitive o affettive:
1. Esempi di problemi comportamentali
includono un controllo genitoriale
inadeguato, litigi che arrivano fino alla
minaccia o la violenza fisica; o ancora
aggirare i problemi senza risolverli.
2) V61.20 (Z62.820) Problema di
relazione genitore-bambino (manca
l’analisi triadica)
2. I problemi cognitivi possono includere il
malinterpretare le intenzioni dell'altro,
l'ostilità, l'usare l'altro come capro
espiatorio e un immotivato sentimento di
abbandono;
3. I problemi affettivi possono includere
sentimenti di tristezza, apatia o rabbia nei
confronti dell'altra figura coinvolta nella
relazione.
V61.8 (Z62.891)Problemi relazionali
tra fratelli
• Questa categoria dovrebbe essere usata quando
l'attenzione clinica si concentra sul sistema di interazione
tra fratelli che è associato a un siginificativo
indebolimento del rapporto familiare o individuale o con
lo sviluppo di sintomi in uno o più dei fratelli o quando un
problema relazionale tra fratelli influisce sul percorso, la
prognosi o il trattamento di qualsiasi tipo di disordine
fisico o mentale tra fratelli. Questa categoria può far
riferimento sia a bambini che ad adulti coinvolti in una
relazione tra fratelli. I fratelli in questo contesto
comprendono fratelli biologici, solo di padre o solo di
madre, acquisiti, in affidamento o adottivi.
V61.8 (Z62.29) Crescere lontano dai
genitori
• Questa categoria dovrebbe essere usata quando
l'attenzione
clinica
si
concentra
su
problematiche del bambino cresciuto lontano
dai genitori o quando il fatto di crescere a
distanza interferisce con il percorso, la prognosi
o la cura di ogni tipo di disordine fisico e
mentale […]. (Problema della diagnosi specifica
del caso rispetto alla genericità del problema).
Questa condizione non si verifica per ordine o
decisione di un tribunale.
V61.29 (Z62.898) Bambini che risentono
di una relazione genitoriale conflittuale
• Questa categoria viene usata quando
l'attenzione clinica si concentra sugli effetti
negativi di una relazione genitoriale
conflittuale (come per esempio nel caso di
pesanti conflitti, sofferenza o abbandono) sul
bambino inserito in tale famiglia. Ne derivano
effetti a livello di disordini sia mentali che
fisici del bambino.
Livelli di gravità di Alienazione (e di
disaffezione)
• In accordo con Gardner, Gulotta, Cavedon e Liberatore
(2008) hanno descritto tre diversi tipi di AP: lieve,
moderata e grave.
• Nel tipo lieve, la disaffezione é relativamente superficiale
ed il figlio collabora alle visite col genitore denigrato, ma si
dimostra a tratti ipercritico e poco disponibile.
• Nel tipo moderato, la disaffezione é più profonda: il figlio
appare più aggressivo ed irrispettoso e la campagna di
denigrazione può essere quasi continua.
• Nel tipo grave, le visite al genitore alienato possono essere
impedite da vissuti e intense manifestazioni di
persecuzione/ostilità da parte del figlio.
Violazione dei diritti relazionali: livelli
di intervento
• Le implicazioni psicosociali e giuridiche della
violazione dei diritti relazionali dei soggetti
coinvolti in tali situazioni giustifica la messa in
atto di interventi e di provvedimenti
psicosociali e giudiziari volti alla tutela dei
diritti stessi, i quali varieranno di caso in caso
a seconda dell’età del minore coinvolto, della
sua capacità di autodeterminazione e delle
responsabilità dell’uno e dell’altro genitore.
1. Disaffezione: due poli
a) Da un lato, i casi in cui il figlio si trova coinvolto in
una immotivata campagna di denigrazione da parte
di un genitore e si allinea passivamente sulle sue
posizioni secondo dinamiche relazionali riconducibili
ad un “conflitto di lealtà”;
b) Dall’altro, i casi in cui le motivazioni presenti nel
figlio e nel genitore prescelto sono giustificate ed
alimentate dai comportamenti negativi (in senso
commissivo od omissivo) dei quali si è reso
responsabile il genitore rifiutato (Van Gijseghem,
2003).
2. Disaffezione: la dinamica circolare
triadica
c) In mezzo esiste una variegata quantità di
condizioni intermedie, accomunate dalla
presenza di un conflitto genitoriale
all’interno del quale ognuno dei soggetti si
identifica in un ruolo e realizza alleanze
secondo logiche e nessi causali circolari, nei
quali risulta difficile identificare
precisamente “vittime” e “carnefici”.
Multifattorialità e livelli di analisi
• Analisi emotiva e di personalità su ciascun
membro della famiglia;
• Analisi relazionale diadica di ogni coppia (fra i
due genitori, fra ciascun genitore ed il figlio);
• Analisi delle transazioni a tre: LTP e studio
sperimentale della Fruggeri;
1. Gravi problematiche del genitore
prescelto
• Risulta possibile uscire dall’ambito dei Problemi
Relazionali allorquando il genitore “alienante” presenti
specifiche problematiche di natura psicopatologica che
provocano e sostengono i suoi comportamenti. Il DSM-5
descrive, tra i Factitious Disorders, il Factitious disorder
imposed on another,: "falsification of physical or
psychological signs or symptoms, or induction of injury or
disease, in another, associated with identified deception".
La definizione ricalca quella relativa alla Sindrome di
Munchausen per Procura contenuta nel DSM-IV,
condizione che si associa spesso a denunce infondate di
abusi e di violenze rivolte da un genitore contro l’altro con
coinvolgimento del figlio.
2. Comportamenti del genitore prescelto
che alimentano la disaffezione
• alienatori naif, caratterizzati da un atteggiamento
sostanzialmente passivo nella relazione con il figlio;
• alienatori attivi, che sono abili nel distinguere i propri
bisogni da quelli del figlio ma che tendono ad avere
problemi nell’elaborazione o nel contenimento dei
propri sentimenti di odio, aggressività, amarezza e li
trasmettono più o meno consapevolmente al figlio;
• Il genitore iperprotettivo: egli si immagina che è
l’unico genitore “buono”, e per questa ragione si sente
investito in modo legittimo dell’autorità per educare i
figli.
1. Danni al minore determinati dal
conflitto genitoriale
• Come scrivono P. Kernberg e coll. (2000, p. 239),
“L’intensità e la cronicità degli scambi genitoriali,
particolarmente in quel 10% di divorzi descritto come ad
alta conflittualità, influenza in modo vario la sviluppo da
parte del bambino di tratti patologici di personalità. (…) La
loro immagine di sé è deteriorata ed inadeguata. Cercano
di affrontare il mondo poggiando sul proprio giudizio,
disattendendo inflessibilmente i segnali dei propri
sentimenti. Le emozioni sono sospette e devono essere
evitate. I bambini, di conseguenza, coartano ogni
espressione dei sentimenti e deprivano se stessi degli
ulteriori scambi emotivi con gli altri, così cruciali per uno
sviluppo sano.
2. Danni al minore determinati dal
conflitto genitoriale
• Gli affetti che sperimentano più facilmente sono la
rabbia e l’alienazione (all'atto dell'allontanare o
dell'estraniare da sé e, quindi, all'atto di prendere
distanza da qualcuno o da qualcosa); affermano un
qualche senso di sé assumendo una posizione
oppositiva. Le loro conclusioni riguardo se stessi, gli
altri e le situazioni che sperimentano sono distorte
perché la loro capacità di vedere e pensare
accuratamente sul mondo è disfunzionante”. Kernberg
P. et al., I Disturbi di personalità nei bambini e negli
adolescenti. Giovanni Fioriti Editore, Roma, 2000.
La co-costruzione dell’Alienato
1. prima della separazione avevano un legame
adeguato e sereno con il minore. Tendono ad
essere maggiormente sensibili verso i propri
figli, ad avere maggiore consapevolezza del
proprio comportamento;
2. prima della separazione avevano un legame
non soddisfacente, o addirittura distaccato, con
il proprio figlio. In questo caso tra genitori e figli
si osservano relazioni limitate, superficiali ed
ambivalenti, di scarsa qualità dal punto di vista
del supporto psicologico.
Gestione della rabbia dell’alienato
• Rabbia abbandonica: il genitore si allontana dal
figlio, smette di interessarsi;
• Rabbia intrusiva: il genitore avanza pretese ed
impone modalità educative;
• Rabbia distruttiva: il genitore attacca
verbalmente o fisicamente i figli o l’ex coniuge;
• Rabbia affettiva: il genitore esprime sé, anche in
modo forte, ma nel rispetto dell’altro.
1) Le danze familiari (Minuchin, 1977:
analisi triadica)
• La coalizione. È definita come l’unione tra due
persone a danno di un terzo. Uno dei genitori si
allea con un figlio in una coalizione rigidamente
definita contro l’altro genitore. Nel caso delle
famiglie separate possiamo osservare,
frequentemente, una coalizione madre – figlio
che esclude il padre. Sono i casi in cui i figli
arrivano a rifiutare ogni forma di dialogo e anche
di incontro con l’altro genitore.
2) Le danze familiari
• La triangolazione. È definita come una
coalizione instabile in cui ciascun genitore
desidera che il figlio parteggi per lui contro
l’altro; quando il figlio si schiera con uno dei
genitori, l’altro definisce la sua presa di
posizione come un tradimento. Se c’è una
triangolazione, il figlio rimane come
paralizzato in quanto cerca di dare ragione e
affetto sia all’uno che all’altro.
3) Le danze familiari
• La deviazione. Due persone in conflitto tra
loro spostano il conflitto su un terzo. Nelle
famiglie separate in cui il conflitto originario
non è esplicitato per cui non è possibile
negoziarlo e risolverlo, il figlio può arrivare ad
agire comportamenti devianti o a presentare
manifestazioni sintomatiche in quanto
entrambi i genitori sono rigidi sul loro
modello educativo
Principio di legalità e di benificità
• Come scrive Sergio (2010, p. 96), “il compito
dell’esperto chiamato dal giudice a compiere
accertamenti e valutazioni dunque è divenuto
più complesso, perché la decisione giudiziaria
non si limita più a stabilire discrezionalmente con
esclusivo riferimento all’interesse del minore ‘a
quale dei coniuge i figli sono affidati’, ma è
diretta a garantire il soddisfacimento e l’esercizio
dei diritti anche relazionali dei soggetti -figli in
età minore e genitori, agli ascendenti e parenti di
ciascun ramo genitoriale.
Progetti di intervento
• La disaffezione Parentale impone la messa
in atto di provvedimenti coordinati a livello
giudiziario e psicosociale – Qualora ci si trovi
di fronte ad una reale disaffezione Parentale,
si pone la necessità di assumere a livello
giudiziario decisioni volte a tutelare i diritti
relazionali dei soggetti coinvolti alla luce del
superiore interesse del minore.
La nostra modalità di intervento
• Sviluppo di autoconsapevolezza di quanto sta
avvenendo nella dinamica familiare
• Intervento psico-educativo: richiesta ad ognuno dei
genitori di modificare alcuni comportamenti e
atteggiamenti
• Ridefinizione dei significati introducendo punti di
vista differenti e cercando di far nascere nuove letture
delle dinamiche relazionali
• Sviluppo di proposte operative da parte di genitori al
fine del raggiungimento di obiettivi condivisi.
• Ugo Sabatello: “Sono convinto, invece, che in
età evolutiva la consulenza non possa avere
solo un valore conoscitivo propedeutico alla
decisione del giudice ma debba essere
strumento di intervento e di stimolo”.
Da Minori e Giustizia n. 2/2008, Franco Angeli
• Malagoli Togliatti e Lubrano Lavadera(2009):
“dobbiamo orientarci verso un lavoro di
ricomoposizione e riparazione dei legami
famigliari, in cui vi sia un riconoscimento da
parte di ciascuno di aver contribuito alla
situazione disfunzionale […] percorsi individuali
dei genitori […] interventi precisi e coordinati
fra ambito giuridico e psicologico.