Chi era Napoleone? Napoleone Bonaparte, nato nel 1769 e figlio secondogenito di un piccolo nobile di Ajaccio, decise di intraprendere la carriera militare. Era però vissuto in Corsica, del tutto estraneo agli avvenimenti rivoluzionari, sino a quando la sua famiglia dovette trasferirsi in Francia. Qui iniziò a segnalarsi con l’organizzazione della riconquista del porto di Tolone nel 1793. Ritenuto sostenitore di Robespierre, venne però allontanato dal progetto dopo il Termidoro, ma Barras, suo potente protettore, decise di affidargli la repressione dell’insurrezione monarchica. Nel 1797, realizzò la travolgente conquista di gran parte della penisola. L’esercito Napoleone comprese che l’esercito poteva divenire il perno della vita politica e il fondamento del potere. Aveva così creato un veicolo di promozione sociale. L’esercito si basava sulle vecchie armate rivoluzionarie con modifiche e miglioramenti. Solo nel 1806 si può parlare di Grande armata napoleonica, destinata alle imprese del decennio seguente. Nei suoi primi mesi di vita l’Armèe di Napoleone contava circa 200.000 soldati. Era divisa in 7 Corpi d’Armata, ciascuno formato da 2 o più divisioni di fanteria, una brigata o una divisione di cavalleria leggera e 40 cannoni circa. Oltre ai Corpi d’Armata ordinari Napoleone creò un corpo di Riserva di cavalleria, che aveva in dotazione circa 30 cannoni, e una Riserva di Artiglieria. Il vero principio fondamentale che emerse in quegli anni fu però quello della centralizzazione del comando e dell’organizzazione. I vecchi eserciti rivoluzionari furono presto uniti in una sola armata. Questa avrebbe concentrato la sua forza principale contro l’obiettivo più importante mentre avrebbe inviato distaccamenti per contrastare il nemico sui fronti di secondaria importanza. La fanteria La fanteria francese era organizzata in compagnie, ma l’unica tattica di base tuttavia continuava ad essere il battaglione, costituito da 6 compagnie. Due o più battaglioni formavano un reggimento. La distinzione fondamentale esistente nella fanteria era quella tra Reggimenti di Linea e Reggimenti Leggeri. si può affermare che esistessero circa 120 reggimenti di Fanteria di Linea e 30 reggimenti di Fanteria Leggera. Reggimenti di Linea Erano formati da 4 battaglioni, ognuno formato da: • 1 compagnia di granatieri; • 1 compagnia di volteggiatori; • 4 compagnie di fucilieri. Reggimenti Leggeri Erano organizzati in maniera analoga a quelli di Linea: • 1 compagnia di carabinieri; • 1 compagnia di volteggiatori; • 4 compagnie di cacciatori. Oltre ai due tipi di reggimenti descritti sopra, poteva talvolta accadere che le compagnie di granatieri di alcuni reggimenti di Linea venissero raggruppate per formare reggimenti scelti di Fanteria Pesante. La cavalleria Napoleone decise di dedicarvi la massima attenzione per renderla micidiale e per sfruttarla al massimo delle sue possibilità. Ne fece il perno della propria strategia bellica, basata sulla rapidità e l'imprevedibilità degli attacchi. Separò così i tre tipi di cavalleria: quella Pesante, quella di Linea o Media e quella Leggera. • Nella cavalleria Pesante esistevano due componenti: i corazzieri (con elmo, pettorale e dorsale d'acciaio, brandivano lunghe sciabole dritte e portavano una carabina) e i carabinieri a cavallo (il loro equipaggiamento era identico a quello dei corazzieri, escluso il colore dell'uniforme, dell'elmo e della corazza); • Della cavalleria di Linea o Media facevano invece parte i dragoni (equipaggiati di una spada dritta, simile a quella da corazziere, un moschetto da dragone, una o due pistole e un elmo di ottone); • Infine vi era la cavalleria Leggera, definita come "il più audace reparto dell'armata francese". Vi erano: gli ussari (portavano le più vistose, abbaglianti e stravaganti uniformi dell'esercito), i cacciatori a cavallo (il loro equipaggiamento consisteva in un paio di pistole, una carabina e una sciabola da Cavalleria Leggera ) e i lancieri (dotati ovviamente di lancia). Il potere assoluto Per quanto riguarda il programma politico, Napoleone non rinunciò alle conquiste fondamentali della rivoluzione ma voleva trasformarle in realtà stabile. La sua figura storica era caratterizzata da una grande complessità e ambiguità, egli portò in Europa le conquiste della rivoluzione e allo stesso tempo le bloccava . Costruì una dittatura e allo stesso tempo diede certezza di diritto ai princìpi del 1789 con il codice civile, promosse lo sviluppo della cultura ma perseguitò gli intellettuali dissenzienti, pacificò la Francia ma insanguinò l’Europa, derubò i paesi dominati e allo stesso tempo li arricchì con profondi rinnovamenti. La costruzione del potere assoluto in Francia e il suo dominio sull’Europa procedettero di pari passo. All’esterno la forza dell’esercito fece guadagnare a Napoleone un consenso illimitato in Francia mentre la mancanza di opposizione all’interno gli consentì di andare sempre avanti nelle conquiste. Nel 1812 l’impero francese raggiunse la sua massima espansione comprendendo la Danimarca, la Dalmazia, l’Italia meridionale e una serie di stati-satellite. Sul piano interno Napoleone ricostituì il potere assoluto di tipo monarchico svuotando progressivamente di autorità le istituzioni rappresentative. Ogni tappa di questo percorso verso l’assolutismo veniva legittimata attraverso plebisciti, a cui il popolo veniva chiamato. Sieyès e Bonaparte elaborarono una nuova carta costituzionale: la costituzione dell’anno VIII, che entrò in vigore il 25 dicembre 1799 e venne successivamente approvata con un plebiscito popolare pressoché all’unanimità . Questa carta sanciva la netta prevalenza del potere esecutivo su quello legislativo e la preminenza di Napoleone a primo console all’interno dell’esecutivo. Nel 1802 Napoleone divenne console a vita a seguito di un ulteriore plebiscito dopo le vittoriose campagne contro Austria e Russia. Successivamente ottenne la facoltà di designare il proprio successore. L’atto finale di questa carta fu il passaggio dal consolato all’impero nel 1804 (il due dicembre Napoleone fu incoronato durante la cerimonia nella chiesa di Notre Dame). Napoleone, insieme all’ex giacobino Fouchè, creò un governo autoritario e intollerante contro ogni opposizione. Inoltre, Bonaparte estese il criterio dell’amalgama: la fusione di individui di diversa estrazione sociale e appartenenza politica oltre che nell’esercito anche per incarichi di responsabilità. La codificazione Napoleonica Nel 1804 si creò il Codice Napoleone, con esso era possibile avere un insieme di norme giuridiche univoche. Prima, per regolamentare la vita francese, si utilizzava un insieme di diverse tradizioni giuridiche prese dal passato (romana, feudale). Le legislazione più importanti furono sicuramente la laicizzazione dello stato civile, l’istituzione del matrimonio civile e del divorzio. Stato centralizzato, sistema scolastico La promozione sociale e la burocrazia, insieme all’esercito, rappresentavano, per Napoleone, il perno del potere: per questo dedicò la massima cura nella formazione di un nuovo sistema scolastico. Egli lasciava alla Chiesa l’educazione popolare di base e affidava allo Stato l’istruzione superiore con i licei e le università. Questo tipo di sistema educativo garantiva la formazione di una classe dirigente altamente professionalizzata e fedele allo Stato. La politica economica Dopo i dissesti finanziari del decennio precedente, Napoleone cercò di dare stabilità risanando il bilancio pubblico grazie alla realizzazione del catasto e all’efficienza dell’amministrazione tributaria. Nel 1800 creò la Banca di Francia e rese libero il commercio, la formazione professionale; soppresse le dogane interne e unificò pesi e misure. Grazie ai numerosi investimenti nelle opere pubbliche favorì lo sviluppo del Paese. Il blocco continentale Deciso nel 1806, il blocco vietava i commerci marittimi con l’Inghilterra ai Paesi governati dalla Francia. L’obbiettivo principale era quello di indebolire la potenza rivale attraverso l’economia. Non riuscirono a causa dell’ottima capacità nel commercio dell’Inghilterra: di risposta, attuarono il «controblocco» così da indebolire il rifornimento di materie di consumo e materie prime alla Francia (come lo zucchero, fondamentale per molte industrie francesi). Il blocco fece aumentare i malumori delle nazioni conquistate dai francesi: esse non vedevano più Napoleone come un liberatore, bensì come un despota; non portava libertà ma depredava solo le ricchezze. All’inizio del 1800 ci furono le prime ribellioni. I primi a ribellarsi furono gli spagnoli che riuscirono nel 1812 a darsi una costituzione propria: Costituzione di Cadice . Negli anni a venire furono molti i Paesi a ribellarsi contro il dominio. la campagna di Il declino: Russia Il crollo di Napoleone e del suo Impero avvenne tra il 1812 e il 1814 a causa del blocco continentale che, per essere attuato al meglio, vide Napoleone costretto a sfidare la Russia. La campagna di Russia però, seppure iniziata in maniera trionfale, si risolse in con un disastro clamoroso a causa delle difficili condizioni ambientali, della lunghezza del fronte e all’abile condotta di guerra dei russi. L’abdicazione e il ritiro sull’isola d’Elba Successivamente alla delusione ottenuta in Russia nell’inverno tra il 1812 e il 1813, ci fu la cacciata dei francesi dalla Spagna e la dura sconfitta nella sanguinosa battaglia di Lipsia. Napoleone, vistosi abbandonare da tutti, tentò di richiamare i francesi ad una guerra “patriottica ” contro la sesta coalizione. Qui, dovette fare i conti con un gran numero di dissensi organizzando così un armata di soli 80000 uomini che fu sconfitta. Il 6 aprile Napoleone abdicò lasciando il trono a Luigi XVIII. Sotto il suo controllo venne stipulato il trattato di Parigi che riportava la Francia ai confini del 1792. L’ultima avventura di Napoleone fu quella dei cosiddetti “cento giorni” che iniziò il 1° marzo del 1815. Sbarcò a Cannes e marciò su Parigi il 20 marzo. Si riformò immediatamente la settima coalizione antifrancese composta da Gran Bretagna, Austria, Russia e Svezia. Lo scontro decisivo fu a Waterloo il 18 giugno 1815: Napoleone, Sconfitto, fu esiliato sull’isola d’Elba dove morirà il 5 maggio 1821. Alessandro Manzoni: il 5 Maggio Dedicata a Napoleone. Scritta dal 17 al 19 Luglio 1821, in soli tre giorni, subito dopo che la notizia della morte di Napoleone, avvenuta appunto il 5 Maggio, giunse a Milano il 16. Manzoni non ha mai amato la dittatura di Napoleone ma considerava giuste le idee della Rivoluzione francese e gli ideali illuministici in cui anch’egli credeva. Manzoni, qui, non giudica moralisticamente Napoleone: non si chiede se il suo operato è stato «vera gloria» lasciando la sentenza ai posteri. Dice unicamente che, anche in Napoleone, Dio ha compiuto i suoi disegni attraverso vie misteriose facendo sì che neppure Napoleone stesso se ne rendesse conto: per questo è soggetto alla divina provvidenza. Andrea Pantaleo Vincent Signore Vito Liturri Francesco Laudadio