Origini e sviluppo di Roma
fino alla terza Guerra punica
Sintesi rapidissima
Origini storiche
• IX – VIII secolo Alcune comunità si insediano sui colli che
sovrastano il Tevere, più salubri rispetto alle paludi sottostanti, nei
pressi dell’isola Tiberina che facilita i commerci fra il mare e
l’interno (sale) e fondano la città.
• 753-509 Periodo monarchico 1 re + cento senatori circa con
funzione consultiva. I senatori erano i membri più autorevoli delle
gentes cioè gruppi di famiglie che ritenevano di discendere da un
antenato comune. I discendenti di questi senatori vennero chiamati
patrizi e costituirono un’aristocrazia privilegiata rispetto ai plebei,
abitanti esclusi da questa èlite. Roma venne sempre governata da
un ristretto numero di famiglie anche quando le istituzioni di
democratizzarono. I re sono stati pù di sette; la città in questo
periodo si dota di infrastrutture come le strade, il foro, i templi, la
cloaca massima e successive cinte di mura.
Struttura sociale e politica
• Si ricordi l’importanza della clientela, che vanificò, di fatto, la
democrazia a Roma o comunque la rese assai manipolabile da
parte delle famiglie più abbienti.
• Le famiglie plebee che riuscirono ad acquistare potere furono
quelle che riuscirono ad arricchirsi col commercio o con gli
appalti pubblici, gli altri ebbero poche possibilità effettive di
accedere alle cariche pubbliche.
• I cittadini romani partecipavano alle loro assemblee secondo
diverse suddivisioni legate all’esercito e al censo; anche italici
e stranieri che avevano ottenuto la cittadinanza ebbero il
diritto di partecipazione. Le assemblee eleggevano anche
alcuni tipi di magistrati.
Struttura sociale e politica
• Le cariche erano ELETTIVE, COLLEGIALI, TEMPORANEE,
GRATUITE E IMPLICAVANO RESPONSABILITA’ DOPO LA
SCADENZA DEL MANDATO.
• Per accedere alle magistrature, quando vennero aperte
tutte anche ai plebei, bisognava aver prestato servizio
militare, poi, soprattutto se si avevano i soldi per pagare
la campagna elettorale e appoggi di personaggi potenti
con ampie clientele si accedeva al cursus honorum. Le
persone povere, anche se meritevoli, erano quasi sempre
escluse perché la campagna elettorale implicava
organizzazione di giochi e distribuzioni di beni al popolo,
era cioè molto costosa. (riferimenti al presente, in senso
lecito e illecito)
I consoli erano due,
detenevano l’imperium, cioè
il più alto potere civile e
militare, convocavano il
senato e i comizi, si
occupavano della leva
militare, guidavano l’esercito
ed avevano anche il potere
di condannare un cittadino
considerato pericoloso a
varie pene, compresa la
morte. Per controbilanciare
questo eccesso di potere,
venne concesso l’appello al
popolo, (provocatio ad
populum) con cui un
cittadino condannato dai
consoli poteva chiedere al
popolo la commutazione
della pena.
I diritti dei plebei
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La plebe ha conquistato con l’andar del tempo i seguenti diritti:
494, dopo la secessione sul Monte Sacro, istituzione dei Tribuni della plebe e
del concilio della plebe le cui deliberazioni ebbero poi forza di legge (287
legge Ortensia).
I tribuni, che dovevano essere plebei, proponevano leggi, avevano il diritto di
veto su leggi considerate contrarie agli interessi della plebe, erano considerati
sacri e inviolabili e non condannabili da magistrati patrizi
(adozioni di patrizi da parte di famiglie plebee)
451-50 Legge delle XII Tavole severe ma scritte per arginare l’arbitrarietà dei
giudici patrizi
445 La Lex Canuleia abolisce il divieto di matrimonio tra patrizi e plebei
367 le leggi Licinie Sestie consentono l’accesso dei plebei al consolato
(successivamente uno dei due consoli doveva essere necessariamente plebeo)
ma sono importanti anche perché
- riducono i debiti
- stabiliscono un limite all’agro pubblico* che un cittadino romano poteva
detenere (500 iugeri)
Debiti, agro pubblico e altri problemi
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- I plebei poveri (ma non solo loro) contraevano spesso debiti per poter lavorare le
loro terre, frequentemente non riuscivano a restituirli e potevano anche diventare
schiavi dei creditori con tutta la loro famiglia, o arrivavano a vendere i figli per
pagare i debiti (vedi sotto)
- Gli aristocratici, oltre a possedere grandi proprietà terriere, si accaparravano la
maggior parte dell’agro pubblico, cioè della parte di terra sottratta ai popoli
sottomessi CON MEZZI ILLEGALI, usano cioè eserciti privati di schiavi che
opprimevano i plebei poveri.
QUESTO PROBLEMA E’ IMPORTANTISSIMO E AVRA’ UNA RECRUDESCENZA TRAGICA
DOPO LE GUERRE PUNICHE (FRATELLI GRACCHI)
Schiavitù e debiti antichi e moderni
• La schiavitù per debiti venne abolita con la legge Petelia Papiria più o
meno nel 326 a. C.
• Mesopotamia http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/201507-15/tagliare-debito-mesopotamia-5000-anni-fa-debitori-diventanoschiavi-174728.shtml?uuid=ACGQs3R&refresh_ce=1
• Grecia https://it.wikipedia.org/wiki/Solone#Estinzione_dei_debiti
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• Collegamenti con l’attualità e col debito dei paesi del Terzo Mondo
• L’Italia e i debiti Piero Angela
• Ma questo debito viene da dove? Debiti e bolle speculative Pop economy
• https://it.wikipedia.org/wiki/Schiavit%C3%B9_nell%27antica_Roma
Conquiste militari
• Roma si impone:
• Prima sui popoli vicini del Lazio
• Poi sugli Etruschi, ex dominatori, sottomettendo varie città come Veio
(396) e su popolazioni dell’Italia meridionale come i Sanniti (290 a.C., dai
quali però subisce anche una sconfitta come quella delle forche caudine –
gola di Caudio presso Benevento). Intanto subisce l’invasione dei Galli
Senoni (390), popolazioni celtiche che diventeranno nemici stabili e
pericolosi, contro le quali i romani estesero le loro conquiste nella pianura
Padana e in Provenza. Contro di loro si battono con successo Caio Mario
e Giulio Cesare (2°, 1° secolo a.C.)
• Successivamente sconfigge Pirro, re dell’Epiro (275) che aveva invaso
l’Italia meridionale a partire dalla Puglia coi suoi elefanti (i romani li
vedono per la prima volta) (vittoria di Pirro)
• Infine su Cartagine a seguito delle tre guerre puniche (imperialismo
romano) (vedi sotto), estendendo il suo dominio su Sicilia, Sardegna,
Africa, Spagna, Grecia, Gallia e Asia.
L’organizzazione del territorio
• Municipium: alcuni centri urbani sottomessi mantennero
autonomia amministrativa, alcuni ebbero addirittura la
cittadinanza con possibilità di votare e vennero iscritti nelle
tribù extraurbane
• Colonie cioè insediamenti nuovi con diritto latino (i coloni non
avevano la cittadinanza romana) o con diritto romano (i coloni
avevano la cittadinanza romana)
• Città federate alla pari con Roma oppure in condizioni di
subordinazione.
• Province (più tardi) territori extraitaliani dominati e controllati
da un governatore romano in condizioni di netta inferiorità,
senza diritti e sottoposte a pesante tassazione.
L’organizzazione del territorio
• Il sistema funzionò e aiutò validamente Roma a difendersi da
Annibale perché era vantaggioso anche per i sottomessi,
garantendo loro alcuni importanti diritti o la possibilità di
acquisirli. Quando però i Romani iniziarono a comportarsi in
modo sleale e predatorio, violando i diritti dei popoli italici, si
scatenò la GUERRA SOCIALE, al termine della quale gli alleati
italici (socii)
https://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_sociale
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Benché Gaio Mario e Gneo Pompeo Strabone avessero riportato alcune vittorie sui
ribelli, nel 90 a.C. il console Lucio Giulio Cesare decise di promulgare la Lex Iulia,
con la quale si concedeva la cittadinanza agli italici che non si erano ribellati e a
quelli che avrebbero deposto le armi. Seguì nell'89 a.C. la Lex Plautia Papiria che
concedeva il diritto di cittadinanza romana a tutti gli italici a sud del Po. Il
risultato fu di dividere i rivoltosi: gran parte deposero le armi, mentre altri
continuarono a resistere….. Tuttavia, lo scopo che gli Italici si erano proposti era
stato raggiunto: essi potevano divenire a pieno titolo cittadini romani.
•
Con la concessione della cittadinanza, l'Italia peninsulare divenne ager romanus.
Il territorio venne riorganizzato col sistema dei municipia e nelle comunità
italiche venne avviato un grande processo di urbanizzazione che si sviluppò lungo
tutto il I secolo a.C., poiché l'esercizio dei diritti civici richiedeva specifiche
strutture urbane (foro, tempio della triade capitolina, luogo di riunione per il
senato locale). Tuttavia la cittadinanza romana e il diritto a votare erano limitate,
come sempre nel mondo antico, dall'obbligo della presenza fisica nel giorno di
voto. E per la gente di città lontane, in particolare per le classi meno abbienti,
non era certo facile recarsi a Roma per votare nelle assemblee popolari. Così
talvolta i candidati pagavano parte delle spese del viaggio per permettere ai loro
sostenitori di partecipare al voto. Di fatto, comunque, a beneficiare della
cittadinanza furono soprattutto le "borghesie" italiche, che conquistarono anche
la possibilità di accedere alle magistrature.
La prima guerra punica
riduzione da http://doc.studenti.it/download/guerrre-puniche_1.html
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La prima guerra punica (264-241 a.C.)
Lo scontro tra Roma e Cartagine si manifestò inizialmente in Sicilia. L’isola era controllata
quasi completamente dai cartaginesi, e i Romani volevano estendervi il proprio dominio.
L’intervento di Roma venne richiesto da un gruppo di mercenari, i Mamertini che avevano
conquistato Messina…. Così nel 264 a.C. iniziò la prima guerra punica chiamata così perché i
Romani chiamavano i Cartaginesi Punici. Anche se
le prime battaglie dimostrarono la superiorità di Roma sulla terraferma, i… Romani capirono
che la battaglia si sarebbe svolta sul mare, così si munì subito di 100 navi da guerra con una
novità, il corvo che era una nuova invenzione: un ponte mobile uncinato che veniva
abbassato per agganciare la nave nemica per combattere corpo a corpo come se si fosse sulla
terraferma. I Romani così sconfissero i Cartaginesi in due battaglie a Milazzo e a Capo
Ecnomo. Ora bisognava battere Cartagine nel loro territorio, l’Africa, così venne inviata una
spedizione con a capo il console Attilio Regolo che fu sfortunato, dato che perse la battaglia
e incontrò la morte, in questo modo le flotte Romane vennero distrutte dalle tempeste.
Roma però non si scoraggiò e in pochi anni allestì una grande flotta. Lo scontro decisivo
avvenne nel 241 a.C. sulle Isole Egadi. Questa volta la vittoria Romana fu schiacciante e
Cartagine fu costretta a pagare un’enorme somma in denaro in dieci anni. Questa sconfitta
mise in gravi difficoltà economiche Cartagine, che infatti non riuscì neanche a pagare i
mercenari che avevano combattuto per lei e che perciò si ribellarono. I Romani così
conquistarono Sardegna e Corsica, ormai Roma era una grande potenza marittima.
La seconda guerra punica
• La seconda guerra punica (218-202 a.C.)
• L’espansione cartaginese in Spagna
• Mentre Roma affrontava i Galli, Cartagine affidò al generale Amilcare il
compito di conquistare la Spagna per riprendersi dalla perdita della Sicilia,
della Sardegna e della Corsica. Amilcale riuscì a conquistare le zone della
Spagna meridionale, così Roma temendo che Cartagine potesse diventare
nuovamente una grande potenza, propose il trattato dell’Ebro, fiume che
avrebbe costituito il limite oltre il quale i cartaginesi non avrebbero più
potuto espandersi. Cartagine assediò Sagunto, che era una città al di sotto
del il fiume Ebro, ma che aveva da poco stipulato con Roma un trattato di
amicizia, Roma così pretese che l’avversaria rinunciasse alla conquista
della città. Questa però sarebbe stata un’umiliazione, perciò Cartagine
decise di conquistare la città sterminando tutti i suoi cittadini. La reazione
romana non si fece attendere e nel 218 a.C. iniziava la seconda guerra
punica.
Annibale in Italia
• Il comando dell’esercito cartaginese nel frattempo era passato al figlio di
Amilcare, Annibale che era una generale abile e audace. …Nella
primavera 218 a.C. attraversò con il suo esercito e alcune decine di
elefanti il fiume Rodano, poi sorpassò le Alpi e giunse nella Pianura
Padana, nel viaggio gran parte dell’esercito morì. Tuttavia i romani erano
impreparati e furono sconfitti sul Ticino e sulla Trebbia, poi si ritirarono
nell’Italia centrale e vennero sconfitti vicino al lago Trasimeno. I romani
come d’abitudine nei momenti difficili elessero un dittatore: Quinto Fabio
Massimo che non affrontò i cartaginesi, ma si limitò a prendere tempo
meritandosi il nome di “temporeggiatore”. Alla fine della dittatura di
Fabio, vennero eletti i due consoli: Lucio Emilio Paolo e Marco Terenzio
Varrone che nel 216 a.C. decisero di attaccare i Cartaginesi presso Canne
in Puglia, questa fu la più grande sconfitta della storia romana. Nei mesi
successivi Roma era in condizioni disperate, ma Annibale non decise di
non attaccare subito Roma, ma rimase fermo a Capua ad attendere
rinforzi dalla Spagna, questa decisione fu fatale per Annibale. Infatti
combattere lontano dalla patria era dispendioso, l’esercito di Annibale era
allo stremo e Cartagine non aveva energie sufficienti per poter inviare
nuovi eserciti.
La riscossa dei Romani
• Annibale, cercò così di farsi amici i popoli italici presentandosi come un
liberatore dall’oppressione Romana, ma solo i Galli, Capua, Siracusa e
qualche altro popolo accettarono, gli altri popoli italici rimasero fedeli a
Roma, considerando i Cartaginesi più tirannici dei Romani.
• La riscossa dei Romani
• Roma si riorganizzava e provvisoriamente vennero arruolate nell’esercito
anche le classi sociali a cui ciò non era mai stato permesso, come i
nullatenenti e gli schiavi: ai nullatenenti vennero offerte terre da
coltivare e agli schiavi la libertà. Roma inoltre per riprendersi
economicamente dalla guerra, riassestò le finanze con raccolte di oro,
preziosi e altri valori, i grandi proprietari terrieri non si opposero al
raddoppio delle tasse da pagare sui loro terreni. I Romani perciò
iniziarono con il contrattacco, nel 212 a.C. Siracusa fu conquistata
nonostante le invenzioni di Archimede, l’anno seguente anche Capua
venne sconfitta e punita severamente per aver ospitato Annibale. Nel 210
a.C. Roma inviò Publio Cornelio Scipione a conquistare i territori
cartaginesi in Spagna, i Cartaginesi furono costretti a ritirarsi dalla
penisola iberica.
La riscossa dei Romani
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Isolato in Italia Annibale chiese aiuto a suo fratello Asdrubale che arrivò in Italia
con un esercito, ma venne ucciso dai Romani sul fiume Metauro. Intanto Scipione
venne eletto console e decise di cogliere di sorpresa i Cartaginesi, sbarcando in
Africa con un grandioso esercito, Annibale così ritornò precipitosamente in
patria, ma ormai aveva perso il suo prestigio, la battaglia decisiva si svolse a
Zama, non lontano da Cartagine. I Punici vennero sconfitti e dovettero accettare
durissime condizioni di pace:
Consegna delle navi da guerra a Roma e limitazione della flotta a 10 triremi;
Pagamento di un’enorme indennità di guerra;
Divieto di fare guerra senza il consenso romano.
Annibale fuggì meditando vendetta, chiedendo segretamente rifugio a Prusia re di
Bitinia, ma i Romani lo scoprirono e costrinsero con le minacce Prusia a
consegnarlo. Prusia rispose al senato che fossero i soldati romani ad andarlo a
prenderlo, lui non voleva farlo. Quando Annibale vide i soldati romani arrivare,
constatata la mancanza di ogni via di scampo, si uccise assumendo il veleno che
teneva sempre nel castone del suo anello.
https://www.youtube.com/watch?v=ZwYihZmJ6Jo
STUDENTE ESPERTO https://www.youtube.com/watch?v=fmK8-HJ1R0w
La terza guerra punica
• La terza guerra punica (149-146 a.C.)
• Dopo la sconfitta subita nella seconda guerra punica, Cartagine si riprese
economicamente, riuscendo a pagare regolarmente Roma secondo le
condizioni di pace. La nuova prosperità di Cartagine però spaventava
molti Romani, si temeva che l’antica potenza africana potesse tornare a
minacciare Roma, così si cercò un pretesto per dichiarare una nuova
guerra (Catone il Censore, Delenda est Carthago) . L’occasione venne dalle
iniziative espansionistiche di un alleato di Roma che confinava con
Cartagine: il regno di Numidia. Il sovrano di questo regno, Massinissa, si
era impadronito di alcuni possedimenti punici e i Cartaginesi per
difendersi gli dichiararono guerra di propria iniziativa, perché avevano
chiesto più volte il permesso al Senato ma i Romani, molto slealmente,
non concessero tale autorizzazione e anzi, probabilmente sobillarono
nascostamente Massinissa. Così Roma diede un ultimatum ai Cartaginesi:
dovevano abbandonare quel territorio, distruggere la loro città e
ricostruirla altrove lontano dal mare. I Cartaginesi non accolsero
l’ultimatum e così iniziò la terza guerra punica (149-146 a.C.). Cartagine fu
assediata per due anni e alla fine venne distrutta da Scipione Emiliano.
Cartagine così passò sotto il dominio di Roma e i Cartaginesi superstiti
vennero venduti come schiavi.
• Si dice che sulle rovine venne sparso sale, per indicare che Cartagine non
avrebbe mai più potuto essere ricostruita.
L’estensione del dominio
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Oltre alla caduta di Cartagine, nel 146 Roma intervenne in Grecia per tutelare
l’interesse dei suoi mercanti, mal tollerati nella città di Corinto. Quando
scoppiò una rivolta, l’esercito romano espugnò e distrusse Corinto e ridusse la
Grecia a provincia accorpandola alla Macedonia.
Il re di Pergamo (nell’attuale Turchia), morendo, lasciò il suo regno ai Romani,
quindi nacque la provincia di Asia
Vennero sottomessi anche i Galli dell’attuale Provenza, dove venne fonfata la
città di Narbona; la provincia venne chiamata Gallia Narbonese (125)
Esistevano già, da dopo la prima guerra punica, le province di Sicilia e
Sardegna
L’espansione romana assunse caratteri diversi da quelli che aveva durante le
lotte in Italia; le popolazioni extraitaliane non avevano diritti e si può parlare
di un vero e proprio imperialismo, che aveva carattere non solo politico e
territoriale ma anche economico.
Questo tipo di imperialismo può essere paragonato a quello di Francia,
Inghilterra e Italia tra il XIX e il XX secolo, anche se le capacità di
sfruttamento economico nel secondo caso sono state di gran lunga più
ampie ed hanno avuto effetti molto più distruttivi.
Il governo delle province
• Nelle province il governo era affidato ad un governatore
coadiuvato da un pretore (proconsole e propretore quando il
comando veniva prorogato di un anno) e altri magistrati; essi
avevano il controllo militare e civile del territorio mentre ai
ceti dirigenti locali veniva lasciata una limitata autonomia
amministrativa.
• Sostanzialmente i compiti del governatore erano:
• - politico-militari
• - giudiziari, soprattutto nei casi di crimini gravi passibili di
pena di morte (si veda il caso di Gesù Cristo) e quando era
coinvolto un cittadino romano
• - fiscale (controllava gli appalti)
• - giuridici, infatti poteva ampliare la legge romana con editti.
La condizione dei provinciali
• La loro condizione giuridica era diversa da quella degli italiani, erano
sudditi, non alleati né cittadini.
• Non prestavano servizio militare ma pagavano pesanti tributi all’erario
romano
• La tassazione prevedeva un’imposta fondiaria perché Roma si riteneva
proprietaria di quei territori; imposte personali (crebbe la necessità dei
censimenti), imposte indirette come dazi sulle merci e canoni sullo
sfruttamento di risorse minerali.
• La riscossione veniva data in appalto a società private esattoriali
(pubblicani) col criterio del miglior offerente, tutto ciò che i pubblicani
riuscivano a ricavare dalla provincia oltre la cifra promessa allo stato, se lo
tenevano.
• I mezzi utilizzati sono facilmente immaginabili: ingiustizie, minacce,
crudeltà…
I cambiamenti della società romana
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L’acquisizione del dominio sul mondo rovinò a lungo andare la società romana:
- crebbero le disuguaglianze sociali perché i beni che provebnivano dalle province
si concentravano nelle mani di pochi (cfr. situazione attuale delle multinazionali e
dell’allargarsi della forbice tra ricchi e poveri 1% della popolazione mondiale ha le
ricchezze del restante 99*)
- ai senatori venne proibito il commercio (dovevano basare la loro ricchezza solo
sulla proprietà terriera) che venne lasciato alla classe dei cavalieri (alta borghesia
400.000 sesterzi all’anno) i quali fondarono società di pubblicani e compagnie di
commercio. I senatori spesso partecipavano sotto falso nome. I cavalieri però
erano di fatto esclusi dalle carichje politiche e così si generò un conflitto che
condusse alla fine la repubblica romana
- il srenato acquisì il fondamentale compito di nominare i governastori che non
erano elettivi e crearetribunali che punissero le malversazioni (in reltà non le
punivano mai o raramente); questo generò occasioni di corruzione e malgoverno
- la corruzione e lo strapotere del denaro politica degenerarano; solo i giovani
delle famiglie ricche potevano permettersi le spese delle campagne elettorali e il
sostentamento delle folle di clienti necessartie all’elezione
* La 7 Coffee Break 4/9/2015
I cambiamenti della società romana
• - fino alla riforma di Caio Mario solo chi possedeva terra poteva fare il
soldato, ma le lunghissime assenza dai poderi misero in crisi la
coltivazione per chi non poteva permettersi stuoli di schiavi che la
coiltivassero in sua assenza; i piccoli proprietarti terrieri spoesso si
indebitavano quando tornavano dalla guerra per mettere nuovamente a
coltura i poderi (talvolta erano già stati occupati illegalmente da qualche
nobile) e se non potevano pagare perdevano tutto, diventavano
nullatenenti e si recavano a Roma a mettersi a a servizio dei potenti
• Questo nuovo proletariato urbano si abituò a vivere oziosamente,
vivendo di distribuzioni di cibo gratuite (Caio Gracco) entrando nelle
clientele e vendendi voti e anche servizi armati. Si formarono così eserciti
privati, che combattevano per un uomo, non per Roma. Nello stesso
periodo anche l’esercito regolare si divise schierandosi per singoli
personaggi (Cesare, Pompeo, Crasso…) tutto questo condusse
inevitabilmente allo scoppio delle guerre civili.
I cambiamenti della società romana
• - Vennero utilizzati migliaia di schiavi, prigionieri di guerra, che costavano
meno dei braccianti, venivano comperati e venduti per poco come
instrumenta vocalia. Essi ebbero un ruolo importante nell’economia, ma
diedero anche luogo a rivolte, si vedano di casi di EUNO e SPARTACO
• La società romana venne a contatto con la cultura greca, più avanzata ,
soprattutto dal punto di vista della filosofia. Alcuni romani si schierarono a
favore della cultura greca (Circolo degli Scipioni) altri cercarono di
adattarla alle caratteristiche della società romana (Cicerone), altri si
schierarono contro (Catone il Censore)
• I valori tradizionali dell’agricoltura, della famiglia e della morigeratezza
delle spese e del modo di vivere vennero meno
• La società romana divenne sempre più caratterizzata dal lusso e dal
desiderio di vita facile tra feste, divertimenti e spettacoli (gladiatori –
rivolta di SPARTACO)
Le riforme di Tiberio e Caio Gracco
riduzione da http://2hgiarre.forumcommunity.net/?t=28254363
• Le numerose guerre che Roma aveva combattuto senza
interruzione avevano causato un grande afflusso di ricchezze dai
bottini delle conquiste, ricchezze che però tendevano a
concentrarsi nelle mani dei personaggi e delle famiglie che
comandavano le operazioni militari e dirigevano la politica estera
di Roma. Così questi iniziarono ad acquistare i terreni delle
famiglie dei contadini-soldati che, andando in guerra, erano
costrette a vendere il proprio campo ai più ricchi anche perché
spesso contraevano con loro debiti per ristruttuare i loro fondi
che poi non erano in grado di pagare.
Molti proprietari terrieri poi ampliarono ulteriormente i loro
possessi occupando, oltre i limiti previsti dalle leggi, vaste
estensioni di ager publicus, il “terreno di proprietà pubblica”, cioè
quello sottratto dai Romani ai popoli vinti, poiché potevano offrire
affitti più elevati. A questo punto fu semplice per i più ricchi creare
tenute agricole tanto grandi da estendersi su diverse centinaia di
ettari, i latifondi, che spesso diventavano vere e proprie aziende
agricole in cui erano curate tutte le fasi della produzione e che
costituivano una notevole concorrenza per i piccoli proprietari
terrieri, tanto da mandarli in crisi.
Le riforme di Tiberio e Caio Gracco
• Un’altra mossa attuata dai latifondisti fu l’impiego sui propri immensi
appezzamenti di schiavi, disponibili in grande abbondanza dopo le
numerose vittorie riportate in guerra, piuttosto che assumere le famiglie
contadine come lavoratori. Questo perché, rispetto ai braccianti liberi, gli
schiavi non dovevano essere pagati, potevano essere mantenuti in vita con
il minimo indispensabile, non dovevano partire per il servizio militare e si
accoppiavano tra loro generando altri schiavi.
L’impiego crescente degli schiavi non era però esente da rischi: infatti
questi potevano giungere a sfogare l’odio lentamente accumulato in
rabbiose e temibili rivolte, come quella del 139 a.C. in Sicilia, che si
trasformò presto in una vera e propria guerra di schiavi contro Roma
(prima guerra servile). I rivoltosi erano riusciti a darsi un’efficace
organizzazione eleggendo come proprio capo uno schiavo siriano di
nome Euno, che si era proclamato re creando un vero e proprio Stato., ma
nel 132 Roma riconquistò la Sicilia ponendo fine a questo “regno degli
schiavi”.
Le riforme di Tiberio e Caio Gracco
Quando, dopo il 146, l’afflusso di bottino a Roma si ridusse con la conclusione
della fase delle conquiste, apparve sempre più evidente che la situazione si
faceva insostenibile: diminuiva il numero di cittadini arruolabili, poiché i
cittadini che vendevano i loro terreni diventavano nullatenenti ed erano
quindi esclusi dall’esercito; aumentava nelle campagne, con il numero
degli schiavi, il pericolo di furiose rivolte; le campagne si spopolavano;
Roma si riempiva di proletari, cittadini che non avevano altra ricchezza se
non la propria prole.
Nel 133 a.C. un gruppo di nobili tentò di avviare una riforma agraria per
risolvere il problema sei contadini nullatenenti: a guidare la loro azione
politica fu il tribuno Tiberio Sempronio Gracco, il cui progetto si basava sul
recupero dell’ager publicus occupato illegalmente oltre i limiti consentiti,
sperando così di ricostituire la piccola proprietà agricola e quindi favorire
l’arruolamento nelle legioni.
La legge di Tiberio (lex Sempronia agraria) fu approvata e fu nominata la
commissione di tre persone (triumviri per l’assegnazione delle terre)
incaricata di procedere al recupero dell’ager publicus illegalmente
occupato e alla sua ridistribuzione.
Le riforme di Tiberio e Caio Gracco
• Pochi mesi dopo, l’ultimo re di Pergamo, Attalo III, morì e lasciò in eredità
il suo regno al popolo romano. Tiberio fece allora approvare una legge
con cui si destinava il tesoro del re a finanziare i contadini per aiutarli ad
avviare le loro nuove aziende agricole. Questa mossa accrebbe l’ostilità
delle classi dirigenti verso il tribuno della plebe, soprattutto quando si
candidò al tribunato anche per l’anno successivo. Infatti molti lo
accusarono del tentativo di instaurare una tirannide.
Quando l’assemblea della plebe si riunì per l’elezione dei tribuni, molti
senatori lasciarono la seduta del Senato e dispersero con la violenza la
folla legalmente radunata: negli scontri Tiberio e altri trecento suoi
sostenitori persero la vita. Da quel momento vennero definendosi i due
schieramenti politici che si sarebbero sempre contrastati: da un lato gli
optimates, gli “ottimati”, coloro che appartenevano alle classi più
elevate; dall’altro i populares, i “popolari”, coloro che difendevano la
libertà del popolo contro l’arroganza del Senato ed erano favorevoli alle
richieste dei cittadini più poveri, pur appartenendo spesso anch’essi alle
classi più elevate.
(chiarire il significato di democratico, popolare, populista, demagogo)
Le riforme di Tiberio e Caio Gracco
• Dieci anni dopo, i propositi di Tiberio furono ripresi dal fratello minore Caio
Sempronio Gracco, eletto tribuno della plebe nel 123 e nel 122 a.C. Caio
iniziò il suo tribunato con tre leggi:
• la legge militare, con la quale il prezzo delle vesti fornite ai soldati non
sarebbe più stato detratto dalla loro paga, per favorire gli strati più poveri tra
i contadini nelle spese dovute al servizio militare;
• la legge frumentaria, con la quale furono decise regolari distribuzioni di
grano a presso ridotto al fine di assicurarsi l’appoggio della plebe urbana, la
quale era meno interessata alle distribuzione di terre ma era fondamentale
perché, risiedendo a Roma, poteva partecipare in massa alle votazioni;
• la legge giudiziaria, con la quale modificò la composizione dei tribunali
permanenti istituiti per giudicare i governatori di provincia accusati di
concussione, in modo da guadagnare anche il sostegno dell’ordine equestre.
Infatti da quel momento i giudici sarebbero stai reclutati tra i cavalieri,
mentre prima erano solo senatori, che tendevano a giudicare gli accusati del
loro stesso ordine con scandalosa indulgenza.
Le riforme di Tiberio e Caio Gracco
• Il Senato però seppe reagire all’offensiva di Caio Gracco servendosi
di un altro tribuno della plebe, Livio Druso, che tentò di sottrarre
popolarità a Caio con altre iniziative di legge in apparenza più
favorevoli al popolo. Quando poi Caio propose di estendere la
cittadinanza di Roma, i poveri e i cavalieri gli voltarono le spalle,
ben aizzati dal Senato, perché vedevano come una minaccia
l’estensione ad altri di una condizione che a loro appariva
comunque privilegiata. Così la proposta fu respinta e Caio Gracco
non riuscì a farsi eleggere tribuno per la terza volta alle elezioni del
121 a.C. In seguito ad una rivolta durante un’assemblea, poi, l’ex
tribuno si fece uccidere da uno dei suoi schiavi. Nel corso dei dieci
anni successivi, passo dopo passo, una serie di leggi smantellò e
vanificò del tutto la riforma agraria.
Conseguenze del fallimento delle leggi agrarie
e delle trasformazioni sociali
seguite alle guerre puniche
• - Incremento del proletariato urbano
• - Diminuzione del numero di soldati (Caio Mario arriverà ad
arruolare i nullatenenti)
• - Aumento dell’ assistenzialismo
• - Aumento della conflittualità sociale
• - Formazione di eserciti privati
• - Dedizione dei soldati regolari al generale e non alla nazione
• - Guerre civili, fine della repubblica e nascita di un governo, di
fatto, monarchico (impero)