Nihil nimium studeo, Caesar, tibi velle placere,nec scire utrum sis
albus an ater homo.
Non cerco affatto di esserti simpatico, Cesare, né mi interessa
sapere se tu parteggi per i bianchi o per i neri.
(Catullo, carme 93)
Le vicende delle guerre civili romane ttraverso l’esperienza di
uno dei più grandi poeti latini
•1
Dal conflitto generazionale alla crisi della tradizione
romana
•2
Facendo della poesia e dell’amore le sue uniche occupazioni, Gaio
Valerio Catullo ha stravolto il modello di buon cittadino che la
tradizione romana difendeva accanitamente.
Egli inoltre non nascondeva il suo amore per una donna sposata,
anzi, pretendendo che questa relazione non rimanesse sul piano del
semplice sfogo di esigenze sessuali (amor) come accadeva per gli
uomini che frequentavano le prostitute, la riteneva ancora più sacra del
matrimonio stesso (bene velle).
Commetteva un’imperdonabile violazione del mos maiorum dal punto
di vista civile, morale e sessuale, suscitando le ire degli anziani
moralisti come Cicerone, che non gli perdonò mai questa violazione o
forse, come alcuni hanno sostenuto, lo invidiava per essere riuscito là
dove lui aveva fallito, cioè nell’ottenere i favori di Clodia.
•3
Dunque non solo un conflitto di mentalità, ma un’anticipazione
dell’estraneità che i Romani maturarono nei confronti della vita politica
e del desiderio di delegare le decisioni ad uno solo, purché garantisse
l’ordine sociale e la prosperità economica, nella chiara
consapevolezza che in politica ogni tentativo di azione onesta era
destinato al fallimento.
Il noto distico di Catullo indirizato a Giulio Cesare, amico e ospite di
suo padre, è diventato dunque espressione di un modo di pensare che
da sempre caratterizza coloro che da cittadini si avviano a diventare
sudditi o lo sono già.
NIL nimium studeo, Caesar, tibi uelle placere,
nec scire utrum sis albus an ater homo.
•4
Siamo dunque di fronte ad un conflitto generazionale, ad uno scontro
tra giovani poeti e vecchi letterati tradizionalisti?
Certo, ma nella posizione di Catullo nei confronti della politica si vede
chiaramente il segnale di una crisi che investiva già allora molti romani
e che diventerà sentimento largamente diffuso in epoca imperiale:
l’indifferenza nei confronti della politica.
Come poteva infatti un uomo onesto prendere parte ad un’attività che
lasciava spazio solo a personaggi privi di scrupoli e ben poco rispettosi
delle regole della democrazia, come lo stesso Giulio Cesare?
E, considerando la successiva evoluzione istituzionale di Roma, come
potrà un buon cittadino ritagliarsi un ruolo dignitoso nella gestione
dello stato in epoca imperiale? Il caso di Seneca è significativo.
•5
Il contesto storico:
la fine della Repubblica romana
 Catullo è vissuto tra l’84 e il 54 a.C, epoca nella quale la repubblica romana si
stava dissolvendo in un bagno di sangue.
 Si era infatti concluso da poco il conflitto tra il popolare Mario e l’aristocratico
Silla*, durante il quale erano state pubblicate le liste di proscrizione e Roma era
stata occupata dagli eserciti dei contendenti come una città nemica.
 A questo conflitto si era sostituito quello tra Pompeo, Crasso e Giulio Cesare,
dal quale quest’ultimo sarebbe uscito vincitore proprio nel periodo in cui,
presumibilmente, Catullo è morto.
 Roma era continuamente sconvolta da sanguinosi disordini: prima la congiura
di Catilina, sventata dal console Marco Tullio Cicerone, poi i conflitti tra i
sostenitori dei triumviri, tra i quali anche Publio Clodio, fratello della Clodia di
Catullo, violento tribuno della plebe sostenitore di Cesare, autore dell’esilio di
Cicerone e morto assassinato .
 Proseguiva il processo di proletarizzazione dei piccoli contadini che, una volta
persa la loro proprietà, si mettevano al servizio dei generali più abili e
ingrossavano le clientele dei personaggi più potenti.
•6
Cronologia
 Anno 84 circa nascita di Catullo
 Anno 63 Catullo sta per ultimare




gli studi
Anno 61 circa Catullo a Roma
Si sviluppa la vicenda amorosa
con Clodia
Anno 57 viaggio in Bitinia
Anno 54 morte del poeta
 Lotte tra Mario e Silla. Dittatura
di Silla
 Congiura di Catilina
 Pompeo e Crasso dominano Roma
Ascesa di Giulio Cesare
 Anno 60 primo triumvirato
 Anni 58 \ 52 Cesare in Gallia
 Anni 48 \ 44 vittoria di Cesare su
Pompeo e suo governo
 Anno 44 assassinio di Cesare
 Anni 43 \ 31 Ottaviano si impone
dopo aver ottenuto la testa di
Cicerone, aver sconfitto i
congiurati e aver eliminato Marco
Antonio suo ex alleato e la regina
Cleopatra
•7
Cronologia
 Anno 84 circa nascita di Catullo
 Anno 63 Catullo sta per ultimare




gli studi
Anno 61 circa Catullo a Roma
Si sviluppa la vicenda amorosa
con Clodia
Anno 57 viaggio in Bitinia
Anno 54 morte del poeta
 Lotte tra Mario e Silla. Dittatura
di Silla
 Congiura di Catilina
 Pompeo e Crasso dominano Roma
Ascesa di Giulio Cesare
 Anno 60 primo triumvirato
 Anni 58 \ 52 Cesare in Gallia
 Anni 48 \ 44 vittoria di Cesare su
Pompeo e suo governo
 Anno 44 assassinio di Cesare
 Anni 43 \ 31 Ottaviano si impone
dopo aver ottenuto la testa di
Cicerone, aver sconfitto i
congiurati e aver eliminato Marco
Antonio suo ex alleato e la regina
Cleopatra
•8
http://www.romaspqr.it/ROMA/Storia/StoriaMario_e_silla.htm
Dopo la morte di entrambi i riformatori , passarono al potere i
signori della guerra, Mario e Silla.
Mario, zio di Cesare, era un uomo nuovo (non aveva cioè
antenati illustri) e tra il 102 e il 101 a. C., sconfisse due
popolazioni germaniche: i Cimbri e i Teutoni, che
minacciavano la Repubblica e trovandosi così a capo del
partito democratico.
•9
 Capo del partito senatorio era invece Silla, altro grande
generale. Egli marciò contro Roma con il suo esercito
per scacciare Mario ed i suoi seguaci. Fu la prima volta
che un esercito romano marciò contro la stessa
Repubblica
La lotta civile tra Mario e Silla fu tremenda ed alla fine
Roma e l'Italia caddero in mano a Silla che eliminò i suoi
oppositori con le famose liste di proscrizione nelle quali
erano scritti i nomi di coloro che dovevano essere uccisi
e ai quali dovevano essere confiscati i beni. In questo
modo morirono circa 5.000, cittadini anche innocenti
Silla anticipò quello che poi sarà il regime imperiale.
Nel 79 a. C. si ritirò a vita privata e un anno dopo morì.
•10
Lucio Sergio Catilina era un nobile romano che dopo la dominazione di Silla
desiderava impadronirsi dello stato, su cui esercitare potere assoluto.
Egli cercò di farsi eleggere console nell'elezioni del 64 a.C., riprovandoci dopo
che la sua candidatura non era stata accettata nel 66 a.C.
Catilina cercò di attirare il consenso dei votanti con un programma elettorale che
prevedeva l'abrogazione dei debiti: un provvedimento sostanzialmente
demagogico che veniva incontro innanzitutto alle esigenze della nobiltà che si
era rovinata finanziariamente con spese eccessive, ma che non era il primo nella
storia di Roma ma si trattava solo di discorsi demagogici non realizzabili, solo
con l'intento di farsi eleggere.
Egli però venne battuto dall'avversario Cicerone: questo perché costui, anche se
non appartenente ad una famiglia nobile, era un ottimo oratore protetto da
Pompeo e dall'aristocrazia senatoria, la quale però lo trattava con un certo
distacco.
•11
 Catilina era svantaggiato per ragioni morali e tattiche: conosciuto
come uno dei più crudeli sicari di Silla, sospetto dell'omicidio di
moglie e figlio, aveva la fama di uomo precipitoso e irriflessivo. Dopo
la sconfitta elettorale perse la protezione di Crasso, già deluso per un
suo precedente tentativo di colpo di stato, fallito per la reazione dei
consoli (prima congiura di Catilina).
 Essendo un uomo di indole coraggiosa e tenace anche se crudele, non
si arrese di fronte alla sconfitta e, sebbene privo di protezioni
politiche, iniziò a progettare una congiura ai danni del neo-console.
Sebbene non esistano prove, si sospetta che Giulio Cesare fosse
coinvolto nel progetto; quello che è certo è il fatto che egli non è mai
stato chiamato ufficialmente in causa, perchè prudentemente
abbandonò la partita prima che le cose precipitassero.
•12
 Poichè Catilina non era un uomo prudente e i suoi complici non
sapevano mantenere i segreti, già nei primi mesi del 63 girò voce
che si stesse macchinando un colpo di stato. Cicerone, essendone
venuto a conoscenza, cercò di trovare le prove per incastrare il
colpevole che altrimenti non avrebbe potuto essere arrestato e
condannato con certezza. Il console, celebre avvocato, si rendeva
conto di questa difficoltà: gli sarebbe stato impossibile far
condannare un nobile romano sulla base di semplici indizi, dato
che la parola di un patrizio contava più di quella di un parvenu,
anche se era il console in persona. Non avendole trovate, Cicerone
riuscì a far spostare le elezioni da agosto al mese di settembre. In
questo modo moltissimi sostenitori di Catilina, contadini
indebitati che provenivano dall' Etruria, non avrebbero potuto
votarlo, dovendo tornare a casa per la vendemmia. Questa astuzia,
insieme al discredito di cui godeva Catilina e l'impegno dei suoi
avversari contro di lui favorirono i piani di Cicerone, così egli
perse nuovamente l'occasione di salire al potere: non gli rimaneva
che mettere in atto la congiura.
•13
 Il primo tentativo di uccidere Cicerone però fallì. Infatti il
console era venuto a sapere tutte le informazioni da
Fulvia, matrona romana che usava concedersi agli uomini
ricchi e potenti per trarne ovvi vantaggi, non ultimo tra
questi le informazioni da vendere. Era amante di Quinto
Curio, coinvolto nella congiura ma, stanca della
relazione, aveva deciso di interromperla. Con minacce e
lusinghe, l'uomo cercò di indurla a cambiare
idea, descrivendole il futuro di ricchezze che la
aspettava una volta compiuta la congiura. Venuta a
conoscenza del piano dei congiurati, andò a riferire a
Cicerone il progetto del suo amante e lui la convinse in
cambio di soldi a continuare la relazione per scoprire
nuove informazioni. Così fece Fulvia e lo sciocco Quinto
Curio le rivelò la data e il modo con cui sarebbe stato
attuato il piano. Grazie a questo colpo di fortuna,
Cicerone sfuggì al primo attentato alla sua vita facendosi
negare in casa e impedendo che i sicari entrassero.
•14
 Temendo ormai per la sua vita, oltre che per la repubblica,
Cicerone cercò di far fare a Catilina un passo falso e lo attaccò
pubblicamente in Senato apostrofandolo con le frase rese
celebri dalla prima catilinaria. Lì per lì Catilina si fece beffe di
lui, certo del fatto che i senatori, scettici sulla realtà del
pericolo, non avrebbero dato credito a Cicerone. Allora, con
una mossa quasi sleale, il console cambiò strategia e trasformò
il suo discorso in un'arringa contro di lui, accusandolo
dell'omicidio della moglie e del figlio, compiuto per volere
dell'amante. Sconvolto dalle accuse, false o vere che fossero,
Catilina perse la sua imperturbabilità, abbandonò
improvvisamente la seduta e fuggì da Roma con la scusa di
dover sbrigare degli affari urgenti in Etruria. Giunto a
destinazione, sempre più infuriato, decise di attuare,
servendosi di un esercito composto da ex soldati di Silla, il
piano in base al quale avrebbe messo a ferro e fuoco la città nei
giorni dei Saturnali, eliminando tutti i senatori suoi avversari,
in primis il console.
•15
 Il momento sarebbe stato favorevole perché durante
i festeggiamenti venivano abolite regole e
convenzioni. All'insegna del motto "Semel in anno
licet insanire", ci si mascherava e i servi diventavano
padroni e viceversa; regnava una grande confusione e
nessuno si sarebbe potuto accorgere di qualunque
anormalità. Inoltre Catilina aveva programmato
incendi strategici nella città per distogliere
l'attenzione dei vigili del fuoco, che allora avevano
anche funzioni di polizia.
•16
 Intanto era giunta a Roma un'ambasceria degli Allobrogi,
popolazione gallica venuta per lamentarsi di mancanze
nei loro confronti. I congiurati, che cercavano il maggior
numero di sostenitori possibili, proposero ai galli di unirsi
a loro ma essi, fiutando il pericolo, si recarono da
Cicerone, che li convinse a fingere di accettare l'alleanza a
patto di far mettere per iscritto tutto quanto implicasse la
congiura chiudendo le lettere con il sigillo personale
impresso sulla ceralacca per autenticarne il contenuto. In
tal modo l'ambasceria li avrebbe portati al re degli
Allobrogi che avrebbe poi deciso se accettare o no. Le
lettere partirono da Roma, ma furono subito intercettate
da un posto di blocco che Cicerone aveva fatto appostare
con l'ordine di requisire le buste ma di non rompere i
sigilli. Le buste furono poi aperte in Senato e si scoprirono
tutti i congiurati, molti dei quali erano essi stessi senatori:
la congiura fallì.
•17
 L'interrogativo fondamentale riguardava ora il destino dei
congiurati e nel senato si manifestarono due linee di
opinione: da un lato quella più radicale sostenuta da
Cicerone e Catone, secondo la quale essi andavano messi
subito a morte, dall'altro quella più moderata, sostenuta
da Cesare, secondo la quale essi dovevano essere
condannati al confino in qualche sperduto municipio.
Secondo la legge i condannati avevano diritto all'appello
al popolo per far commutare un'eventuale sentenza di
morte e per questa ragione, temendo che il popolo
accettasse la grazia dei condannati mentre lui non voleva
più correre pericoli, Cicerone fece sgozzare tutti i suoi
nemici illegalmente quella sera stessa, nelle segrete
dell'orribile carcere detto per ironica fatalità "tulliano".
•18
 Per questo atto compiuto ai danni di cittadini romani senza
processo, sarà successivamente chiamato in tribunale ed
esiliato da Clodio, fratello della Lesbia di Catullo e seguace di
Cesare, ma questo esilio non durò a lungo.
 Venne inviato contro Catilina un esercito comandato
ufficialmente dal collega di Cicerone, sorvegliato però
attivamente da alcuni commissari perchè sospetto di aver preso
parte alla congiura. Alla vigilia dello scontro finale, questo
dubbio console marcò visita per un presunto malore e il
comando venne affidato ad ufficiali fedeli a Cicerone.
 In questa circostanza il cospiratore mostrò il suo valore di
guerriero lottando fino alla fine: fu ritrovato agonizzante nel
folto dei nemici, con ferite solo sulla parte anteriore del corpo,
segno che non aveva mai cercato la fuga.
•19
 http://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_civile_romana_(49-45_a.C.)
 La Guerra civile romana del 49 a.C., nota anche come Guerra civile
di Cesare, è uno degli ultimi conflitti sorti all'interno
della Repubblica Romana. Essa consistette in una serie di scontri
politici e militari fra Giulio Cesare, i suoi sostenitori politici, e le
sue legioni, contro la fazione tradizionalista e conservatorista
nel Senato Romano, chiamati anche Optimates, spalleggiata dalle
legioni di Pompeo.
 Molti storici concordano nel dire che la guerra civile fu una logica
conseguenza di un lungo processo di decadenza delle istituzioni
politiche di Roma, iniziata con la carriera disastrosa di Tiberio Gracco,
e continuata con la riforma delle legioni di Gaio Mario, la
sanguinaria dittatura di Lucio Cornelio Silla, ed infine nella svolta
proposta dal Primo Triumvirato.
•20
 Che l'analisi sia o meno corretta, questi eventi
frantumarono le fondamenta della Repubblica, ed è
chiaro che Cesare volse abilmente in suo favore
l'opportunità offertagli dalla decadenza delle istituzioni.
Dopo una lunga lotta militare e politica fra il 49 e il 45
a.C., combattuta in Italia, Grecia,Egitto, Africa, e Spagna,
Cesare sconfisse nella Battaglia di Munda l'ultima
fazione tradizionalista del senato.
 Questa guerra civile aprì la strada alla fine della Roma
repubblicana, a cui sarà dato il colpo di grazia dall'esito
della guerra civile tra Ottaviano e Marco
Antonio (terminata con la battaglia di Azio del 31 a.C.).
Gli effetti della guerra civile di Cesare portarono
profondi cambiamenti nelle tradizioni politiche della
repubblica che da questo punto in poi non furono più
recuperati.
•21
Pompeo e Crasso
 L’AVVENTO E LA SIGNORIA DI POMPEO (79-48 a.C.)
 Figlio di Gneo Pompeo Strabone, signore del Piceno durante la guerra
sociale, Pompeo ereditò un’importante clientela dal padre, poi
scelse il campo di Silla quando costui sbarcò a Brindisi. Ebbe il
merito di uscire vincitore e in Africa, dove era stato inviato contro i
partigiani di Mario, e dove i suoi soldati lo salutarono con
l’appellativo Magnus, che nessuno aveva mai portato dopo
Alessandro Magno. Nel 79, all’età di circa trent’anni, celebrò a Roma il
suo primo trionfo.
 . Pompeo apparve per questo, dopo il ritiro di Silla, come l’uomo
del Senato.
•22
-
 Sertorio era un eccellente ufficiale originario della
Sabina, era un popolare, e aveva saputo conquistare il
cuore e l’animo degli Spagnoli durante il suo governo.
Sognò di restaurare a Roma uno stato democratico
partendo dalla Spagna. Tenne testa a Metello e a Pompeo
inviati in Spagna contro di lui. Roma si trovò minacciata,
e decise allora di conferire a Pompeo un imperium
infinitum maius. Egli riuscì ad annientare Sertorio, che
venne assassinato da uno dei suoi luogotenenti.
-Contro Spartaco
 Pompeo si affrettò a dar man forte a Crasso, che non
riusciva a sconfiggere i gladiatori di Spartaco. La vittoria
fu ottenuta, e Pompeo rientrò a Roma pieno di gloria e
divorato dall’ambizione. Un’ambizione che inizia a
spaventare il Senato, contro il quale si formerà
un’alleanza tra Pompeo e Crasso, che troverà in seguito il
suo campo di azione in Oriente.
•23
 **Imprese in Oriente
 In quel momento Roma si trovava di fronte a molteplici
pericoli: dalle scorribande dei pirati nel mediterraneo
alle incursioni dei barbari, fino ai nuovi intrighi di
Mitridate in Asia.
 Pompeo assunse allora l’incarico della guerra
contro i pirati, facendosi concedere (con l’appoggio del
giovane senatore Gaio Giulio Cesare) poteri eccezionali:
per tre anni ricevette il comando supremo su tutti i mari
e le coste, dal Bosforo fino alle colonne d’Ercole (lo
stretto di Gibilterra). Mai un imperator aveva racchiuso
in sé così tanti poteri, e questo era un ulteriore segno del
degrado delle istituzioni repubblicane.
•24
 Mentre Pompeo combatteva in Oriente, Roma
attraversava le rivalità tra i populares e gli optimates oltre
che le rivalità tra Cesare e Crasso, nonché la congiura di
Catilina ai danni del console Cicerone, nel 63 a.C.
Quest’ultimo dovette condannare a morte i congiurati e
esiliare Catilina, e per questi motivi sarà poi esiliato a sua
volta.
 Nel 60 a.C. Cesare cercò di ottenere il consolato per
l’anno successivo. Nello stesso momento,
probabilmente in quell’estate, concluse un patto
segreto con Pompeo e Crasso che, mentre lui,
sebbene di origine patrizia, disponeva dell’appoggio
dei populares, avevano rispettivamente il prestigio
militare e il denaro. Questo accordo ha preso il nome di
primo triumvirato.
•25
 Di fatto a Roma regnava l’anarchia, e le cose si
complicarono maggiormente quando Crasso morì nel
disastro della battaglia di Carre (53 a.C.) durante la
quale le legioni romane erano state annientate dal
popolo dei Parti, impadronitisi delle loro insegne.
 ROTTURA DEL TRIUMVIRATO E SCONFITTA DI POMPEO
 L’anarchia raggiunse il suo apice tra il 54 e il 53, quando per le
strade di Roma si scontravano le truppe di Clodio, sostenitore dei
populares, e quelle di Milone, loro oppositore.
 Pompeo ristabilì allora momentaneamente la pace civile,
mentre intanto Cesare portava avanti la conquista delle Gallie.
Quando si liberò di questo impiccio scoppiò il suo conflitto con
Pompeo.
 Infatti la rottura avvenne nel 50, ma fu solo quando Cesare, di
ritorno dalla Gallia, passò il Rubicone, nel 49 a.C., che ebbe
inizio la guerra civile.
•26
 Mentre Cesare si impadroniva di Roma, Pompeo e
i suoi abbandonarono l’Italia con l’intenzione di
raggiungere l’Asia. Vinto in Grecia a Farsalo, nel
48, Pompeo raggiunse l’Egitto dove fu assassinato
dai ministri del faraone, ma Cesare non si mostrò
riconoscente verso di loro favorendo l’ascesa al
trono della sorella del re, la regina Cleopatra.
 Il fiume che oggi si trova nella Romagna, segnava storicamente il
confine tra l’Italia e la Gallia Cisalpina: attraversarlo con le proprie
truppe significava dunque marciare armati sul suolo sacro.
•27
Dal 46 al 44 a.C. era signore di Roma, forte del prestigio delle
sue vittorie, accumulando onori, e nel frattempo completò i suoi
poteri: nel 46, infatti, gli venne attribuita la dittatura per dieci
anni; nel 44, un senatoconsulto lo proclamaò dittatore a vita.
Le monete lo raffiguravano con una effigie (privilegio regale), il
giuramento di fedeltà era fatto in suo nome (privilegio riservato
solo a Giove), la sua statua era esposta in Campidoglio insieme
con quella dei sette re, e lui, nominato anche parens patriae, si
presenta come un nuovo Romolo. Nel 44 Cesare aveva 57 anni,
e sembrava invulnerabile sia per la propria reputazione, sia
perché è in possesso pieno delle sue capacità militari, politiche e
intellettuali. I suoi partigiani gli erano tutti fedeli e aveva
previsto una campagna contro il popolo dei Parti, e già 16
legioni erano stanziate in Epiro e in Macedonia.
•28
 Nel 45 però era già era nata l’idea di liberarsi di lui,
temendo che volesse diventare re, e anche alcuni dei
cesariani erano passati dalla parte dei congiurati che si
raggrupparono intorno all’idea di libertas per
giustificare il loro gesto. La congiura si compì il 15
marzo del 44, giorno delle Idi, in Campo Marzio, appena
prima della seduta in cui il Senato avrebbe dato il via alla
guerra contro i Parti. Un gruppo di congiurati, guidati da
Cassio e Bruto (suo figlio adottivo) lo uccise con 25
coltellate. La sua morte avrebbe aperto un nuovo, lungo
periodo di guerre civili, che sarebbero durate per 13 anni.
Questo non piacque al popolo, beneficiato da Cesare con una
politica di donazioni, costruzione di opere pubbliche e leggi
di difesa contro le pretese dell’aristocrazia. La morte di
Cesare determinò anche la fine della repubblica
aristocratica che si richiamava all’ideale della libertas e
l’avvento di un regime personale definito impero ma di
fatto una monarchia.
•29
Morto Cesare l’idea dei congiurati era quella di gettarne il
cadavere nel Tevere e di proclamare il ritorno della
libertà, tuttavia, di fronte alle ostilità del popolo che
era venuto a sapere dell’assassinio, i congiurati guidati
da Cassio e Bruto dovettero trovare rifugio sul
Campidoglio. Dal marzo del 44 fino alla fine del 43,
dopo molti tentennamenti, la situazione fu ristabilita:
Marco Antonio si attira il favore del popolo
impugnando il testamento di Cesare e comunicandone il
contenuto, organizza i funerali del dittatore e ne
pronuncia un elogio funebre.Bruto e Cassio, con gli
altri congiurati, saranno costretti ad abbandonare
Roma.
•30
 Erede della ricchezza, di fama e in denaro, di Cesare, era
Ottavio, suo pronipote, che raggiunse i veterani di
quello che con una adozione era diventato suo padre ed
essi lo accolsero come suo successore. Reclutò inoltre
3.000 uomini e si pose come rivale di Antonio, col quale
tuttavia stabilì un accordo provvisorio concedendogli
cinicamente in regalo l’assassinio di Cicerone.
 Antonio, in Oriente, dovette raccogliere denaro per la
successiva spedizione contro i Parti. Dopo un soggiorno
ad Alessandria presso Cleopatra, intraprese la guerra, che
si risolse tuttavia con un insuccesso. Le fonti antiche,
dalla parte di Ottavio, presentano Antonio come lo
zimbello di Cleopatra, che avrebbe voluto spartire
l’impero territoriale romano con i figli di lei e magari
spostare la capitale da Roma ad Alessandria.
•31
 Erede della ricchezza, di fama e in denaro, di Cesare, era
Ottavio, suo pronipote, che raggiunse i veterani di
quello che con una adozione era diventato suo padre ed
essi lo accolsero come suo successore. Si pose come
rivale di Antonio, col quale tuttavia stabilì un accordo
provvisorio concedendogli cinicamente in regalo
l’assassinio di Cicerone.
 Antonio, in Oriente, dovette raccogliere denaro per la
successiva spedizione contro i Parti. Dopo un soggiorno
ad Alessandria presso Cleopatra, intraprese la guerra, che
si risolse tuttavia con un insuccesso. Le fonti antiche,
dalla parte di Ottavio, presentano Antonio come lo
zimbello di Cleopatra, che avrebbe voluto spartire
l’impero territoriale romano con i figli di lei e magari
spostare la capitale da Roma ad Alessandria.
•32
 Con un senatoconsulto si dichiara guerra ad Antonio,
che viene sciolto da tutti i suoi poteri, e a Cleopatra: ci si
prepara al conflitto.Lo scontro tra i due eserciti ha luogo
nel Mar Adriatico il 2 settembre del 31 a.C. all’ingresso del
golfo di Ambracia, ad Actium. La battaglia fu vinta da
Ottavio, divenuto ormai padrone di tutto il territorio
romano, e unica figura potente. Marco antonio e Cleopatra
si tolsero la vita.
•33
Nel 28 Ottavio inaugura il suo sesto consolato con Agrippa come
collega: e diventa princeps senatus, cioè il primo che parla durante le
assemblee, quello che è in grado – dunque – di orientare le udienze.
Nello stesso anno sono emanate leggi morali e suntuarie che
aumentano i privilegi dei buoni cittadini: la Repubblica di un tempo
sembrava restaurata.
Nel 27 Ottavio rimette tutti i suoi poteri al Senato, che di contro lo
prega di restare. Si giunge allora ad un compromesso, che sarebbe
durato parecchi secoli:
-per dieci anni Ottavio riceve il comando delle province in cui
stazionano le truppe, e questo imperium proconsolare gli sarebbe
stato rinnovato fino alla sua morte (per periodi di dieci e cinque anni)
•34
  Ora Ottavio dispone del potere legale che gli mancava;
 -il Senato, per parte sua, conserva la gestione delle
province pacificate, cioè che non comportano un esercito
 questo elemento fece pensare che forse il
Principato di Augusto fosse stata una diarchia, ma
considerando il fatto che abbiamo notizia di cinque editti
di Augusto a Cirene, sappiamo che l’imperatore intervenne
anche nelle province senatorie come nelle sue.
•35
 Vengono inoltre emanati tre decreti, tra i quali il più
importante è
 1)Assegnazione del titolo di Augustus (che Ottavio
porterà come cognome). Questo termine era ripreso dal
gergo religioso: Augustus è «il portatore di auctoritas».
Tutto quello che Ottavio compirà da questo momento in
poi, dunque, sarà aumentato da una qualità superiore,
in rapporto con la divinità. Dal 27, insomma, Ottavio
diventa Imperator Caesar Divi Filiius Augustus, nome
che segnala il suo imperium (nel praenomen), la sua
filiazione divina («figlio del Divino»), il cognomen
Caesar che diventa «nome di famiglia», nonché la sua
nuova qualità di «portatore di Auctoritas».
•36
 Augusto giunse a sommare in sé:
 -l’imperium proconsolare rinnovabile, rifiutando a tutte le altre
magistrature che gli furono proposte (la dittatura, censura a
vita e consolato perpetuo) dal Senato e dal popolo romano
(accetterà solo missioni eccezionali);
 -la tribunicia potestas: senza essere membro della plebe,
infatti, Augusto possedeva tutti i poteri dei tribuni della plebe
(sacrosanctitas e inviolabilità, veto sugli altri magistrati, diritto
di convocare il Senato, diritto di porre leggi, ius auxilii), ma il
suo potere si estende non solo a Roma ma anche per tutto
l’impero territoriale romano.
- la carica di Pontifex Maximus
 Le istituzioni della Repubblica, tra cui non solo il Senato e le
magistrature, ma anche i comizi, continuano ad esistere, e
Augusto è un semplice cittadino, tuttavia tutte le
decisioni da prendere sono subordinate alla sua ultima
parola. Egli lasciava funzionare tutto, ma in realtà era la
sua sola parola ad essere legge.
•37
La vita
 Gaio Valerio Catullo nacque a Verona intorno al 84 a. C; suo padre era
ben inserito nell’ambiente politico della capitale e conosceva Giulio
Cesare, che ospitò più volte a casa sua.
 Forse aveva già conosciuto a Verona una donna che avrebbe ritrovato
dopo il suo precoce trasferimento a Roma (60 a. C), dove sarebbe
diventato subito celebre come poeta emergente, accolto favorevolmente
in tutti gli ambienti alla moda.
 Questa donna si chiamava Clodia, moglie del console Quinto Metello
Celere, governatore della Gallia Cisalpina, sorella del tribuno Clodio.
Donna di grande fascino e spregiudicatezza, più vecchia di lui di dieci
anni, intraprese col poeta una relazione occasionale che ad un certo
punto troncò per rivolgersi ad altri amanti. Il più noto di essi, Celio Rufo,
venne da lei accusato di veneficio nei suoi confronti e fu difeso da
Cicerone che, nella sua arringa, rappresenta Clodia come una losca
prostituta.
•38
La vita
 Il poeta, animato da onesti quanto ingenui ideali di amore eterno e
fedele, aveva creduto molto in questa relazione della quale non seppe
mai fare a meno e che trascinò, con alterne vicende ma con esito
negativo, fino alla sua precoce morte.
 Nel 57a. C. si recò nella Troade al seguito del pretore Caio Memmio e
visitò la tomba del fratello irrequieto, morto lontano, poi tornò a
Sirmione, nella sua villa di famiglia e successivamente a Roma dove,
sempre più malinconico e malato, morì in circostanze non chiare
intorno al 54
 Le vicende felici, ma più spesso infelici di questo amore, unico vero
interesse della sua vita, sono descritte nel Liber, la raccolta delle liriche
catulliane (carmi), opera che contiene testi poetici di varia lughezza,
metro e argomento.
 Oltre all’amore, nella vita di Catullo furono importanti anche l’amicizia
con altri poeti che condividevano i suoi gusti, sentimento interpretato in
modo piuttosto possessivo e che procurò a Catullo gioie e delusioni.
•39
Clodia: la negazione
della casta matrona
 Clodia, cantata da Catullo come Lesbia (la donna di Lesbo) è un
personaggio in larga misura enigmatico e nulla si può dire sull’evoluzione
della loro relazione né avrebbe senso dare giudizi morali. Conosciamo
tuttavia di lei alcuni dati indiscutibili:
 Clodia, come Sempronia e Fulvia, fu una donna anticonformista, che negò
in sé l’ideale della casta matrona, non facendosi scrupolo di assumere in
fatto di sesso lo stesso atteggiamento disinvolto degli uomini anche perché
solo attraverso relazioni sessuali o di parentela una donna poteva contare
nella vita politica del tempo, essendole negati i diritti politici;
 Come tutte le donne che scelgono comportamenti anticonformisti, suscitò
attrazione, più o meno dichiarata, in molti uomini, anche se altri la
condannarono per aver osato comportarsi come un maschio. E’ anche vero
che in molti scrittori dell’epoca i due sentimenti si alternavano o
convivevano (Cicerone Pro Celio - Sallustio De Coniuratione Catilinae)
 A fare le spese dell’anticonformismo di Lesbia fu Catullo, che non si
accorse della diverso significato che la donna dava alla loro relazione.

•40
Il liber catullianus:
le reazioni dei contemporanei
 I testi di Catullo, graditi ai giovani e agli anticonformisti,
suscitarono la riprovazione dei romani tradizionalisti come
Cicerone che rimproverava loro:
 a) di abbandonare la poesia epica e la storia per dedicarsi solo
alla poesia non impegnata, introducendo così una novità non
positiva (sua è la definizione di poetae novi o neoteroi)
 b) di essere irriguardosi nei confronti della morale romana,
cantando apertamente l’amore adultero per una matrona
romana, sebbene ai loro occhi poco raccomandabile;
 c) di utilizzare un lessico e uno stile poco chiari (li chiama
cantores Euphorionis, cioè imitatori di un poeta greco noto per la
sua oscurità)
•41
 DAMMI MILLE BACI (CATULLO)
 Viviamo, Lesbia mia, e amiamoe non badiamo alle
chiacchiere dei soliti vecchi bigotti.
Il sole tramonta e poi risorge,ma noi, una volta che il nostro
breve giorno si è spento,dobbiamo dormire una lunga notte
senza fine. Dammi mille baci, poi centopoi altri mille, poi
ancora centopoi altri mille, poi cento ancora.
Quindi, quando saremo stanchi di contarli, li
confonderemo per non sapere più quanti siano
e perché nessuno,nessuno dei tanti che ci invidiano,
possa farci del male sapendo che si può,coi baci,
essere tanto felici.
•42
Amare e volere bene
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Una volta dicevi di conoscere solo Catullo,
e che non mi avresti cambiato neppure con Giove.
Ti ho amato allora non come si ama un'amante,
ma come un padre ama i figli e i generi.
Ora ti ho conosciuto, e anche se brucio più forte,
ai miei occhi vali molto di meno.
Come può essere? mi dirai. Perché l'offesa che tu mi
hai fatto
 costringe chi ama ad amare di più, ma a voler bene di
meno.
•43
Addio al fratello
 Trasportato per molte genti e molti mari,
vengo, fratello, a queste esequie dolorose
per consegnarti l’estremo dono di morte
e parlare, invano, al tuo cenere muto,
poiché la sorte te, proprio te, mi ha rubato,
ah infelice fratello, crudelmente strappatomi.
Ed ora queste offerte, che secondo l’antico costume
dei padri, ti reco, triste dono alle tombe,
accogli, grondanti di molto pianto fraterno.
E per l’eternità addio, fratello, addio.
 (si confronti col testo di Ugo Foscolo In morte del
fratello Giovanni)
•44
Un complimento sospetto
 O più eloquente dei nipoti di Romolo,
di quanti sono, di quanti furono, Marco Tullio
e di quanti saranno negli anni futuri,
ti rende il maggior grazie Catullo,
il poeta peggiore di tutti,
di tanto il poeta peggiore di tutti,
quanto tu sei l'avvocato migliore di tutti.
•45
SCHEDA DI CIVILTA’: LE TABULAE DEFIXIONUM
I Romani erano molto superstiziosi e si rivolgevano spesso alla magia per
maledire qualche rivale o conquistare l’amore negato.
Il verbo invideo, es, visi, visum, videre, costruito col dativo della persona,
significa propriamente “gettare il malocchio a qualcuno” .
Una delle più celebri pratiche di maleficio era la defixio (onis, femm.), con la
quale si “dedicava” l’avversario alle divinità infernali per farlo soffrire o
morire.
Si inseriva il nome del malcapitato su una tavola di piombo o di altro
materiale non deperibile e la si inseriva in una tomba, in un pozzo o altro
luogo difficilmente accessibile fissandola alle pareti con un lungo chiodo.
Il nome del defisso (potevano anche essere più di uno) era scritto con cura,
seguito dal nome della madre, accompagnati talvolta dal disegno della
barca di Caronte o di un demone, segni magici e formule imprecative.
Spesso si consacravano agli Inferi parti del corpo del nemico, la sua anima,
il suo intelletto e anche il suo patrimonio.
•46
SCHEDA DI CIVILTA’: LE TABULAE DEFIXIONUM
Talvolta invece si trovavano invocazioni per ottenere l’amore: una di queste
contiene l’invocazione di un uomo di nome Successo che desidera riavere
l’amore della moglie: “Arda, si senta bruciare d’amore per Successo”
Di norma, tuttavia, le formule invocavano la rovina e la morte:
“Consacro, seppellisco, elimino dal cospetto degli uomini…”
E’ necessario inoltre precisare che il timore per gli invidiosi era diffuso nel
mondo romano: mosaici, scritte, anche scritte sui castoni degli anelli
minacciano gli invidiosi e augurano loro di crepare di invidia.
Su un mosaico in una casa romana in Tunisia, i proprietario si fa beffe di un
invidioso che aveva scommesso che non avrebbe mai portato a termine la
costruzione dell’edificio.
Il timore che l’invidioso passasse alle vie di fatto con qualche sortilegio
doveva dunque essere abbastanza diffuso, soprattutto tra i ceti sociali più
bassi.
•47
APPROFONDIMENTO: AMORE E SESSUALITA’
DAL MONDO CLASSICO A OGGI
Le considerazioni che qui si svolgeranno hanno carattere del tutto generale, ad
esse sfuggono perciò una serie di casi particolari da analizzare singolarmente.
Innanzitutto è necessario premettere che, se si esamina il modo in cui l’esercizio
della sessualità è stato inteso attraverso i tempi, si riscontrano alcuni dati
costanti, che sono cambiati in modo sostanziale nel mondo industrializzato solo a
partire dal secondo dopoguerra, con una rapida accelerazione intorno a partire
dalla metà degli anni Sessanta. Si tratta quindi di un cambiamento epocale,
che ha sconvolto tutte le regole, ma si è verificato solo in alcune zone del mondo.
Prima di questo spartiacque, ai dati costanti si sono affiancati una serie di
cambiamenti che hanno caratterizzato periodi e situazioni particolari, non esenti
da battute di arresto e fenomeni involutivi.
Poiché l’esercizio della sessualità, fino al recente avvento degli anticoncezionali
(quelli che funzionano davvero), è stato legato alla riproduzione e alla maternità,
la storia della sessualità umana coincide in buona misura, anche se non
esclusivamente, con la storia della condizione femminile.
E’ comunque sbagliato pensare che la riflessione su questi temi sia una
“cosa da donne”, soprattutto visti i rapidi cambiamenti che si sono verificati negli
ultimi quattro decenni.
•48