Storia Programma classe IV Dalla metà del Seicento al XIX secolo 1 L’età dell’Assolutismo: La Francia di Luigi XIV e Luigi XV, slide La Penisola italiana nel Seicento, slide Le guerre di successione dinastica e la Guerra dei Sette anni, slide L’età dei Lumi, slide La Prima rivoluzione industriale, slide La Rivoluzione americana, Slide La Rivoluzione francese, Slide L’età di Napoleone, slide Il Congresso di Vienna e la Restaurazione, slide L’unificazione italiana, Slide 2 L’età dell’Assolutismo Tra XVII e XVIII secolo in Europa si affermò la tendenza a concentrare tutto il potere nelle mani della monarchia. L’assolutismo si realizzò soprattutto in Francia con il regno di Luigi XIV (Re Sole). La popolazione era divisa in tre ordini (tre «stati» sociali: nobiltà, clero e Terzo stato). Il Terzo stato comprendeva tutto il popolo, la borghesia e i contadini. Luigi XIV salì al potere nel 1661 e per ridurre il ruolo politico della grande nobiltà, soprattutto in seguito agli episodi di ribellione (Fronda parlamentare, 1648-1649 e Fronda dei Principi, 1650 – 1653 contro Mazzarino), li costrinse a vivere nella Reggia di Versailles, lontani dai loro possedimenti e dalla possibilità di organizzare delle ribellioni contro il sovrano. Luigi XIV riorganizzò lo Stato francese, al cui vertice c’era il sovrano stesso. Il controllore generale delle finanze, Jean Baptiste Colbert, ebbe un ruolo essenziale nella politica economica di Luigi XIV. Egli attuò una riforma fiscale che ebbe lo scopo di uniformare la raccolta dei tributi e cercò di far pagare le tasse anche a nobili e clero stabilendo delle imposte sui loro possedimenti. Per favorire lo sviluppo economico, invece, potenziò le vie di comunicazione e abolì i dazi interni. Colbert seguiva le teorie protezionistiche del mercantilismo. 3 Durante l’epoca di Luigi XIV la Francia conobbe anche l’espansione coloniale (Louisiana) e anche le attività artistiche furono controllate dallo Stato. Inoltre, Luigi cercò di sottomettere al suo controllo anche la Chiesa: obbligò i vescovi a giurare fedeltà alla corona quindi fondò la Chiesa gallicana, autonoma, dal punto di vista amministrativo, da quella di Roma. Luigi, inoltre, proclamò il cattolicesimo come unica religione di Stato e arrivò addirittura alla revoca dell’Editto di Nantes (1685). La politica estera di Luigi XIV fu particolarmente aggressiva: dopo aver introdotto il servizio militare obbligatorio e potenziato l’esercito stesso, si impegnò in varie guerre contr l’Olanda, la Spana e gli Asburgo. Questi ultimi, uniti ad altri Stati, formarono la Lega di Augusta (1696) ed obbligarono la Francia a rinunciare a quasi tutti i territori conquistati. Nel 1715 Luigi morì e il nuovo re, Luigi XV, era minorenne. La reggenza, quindi, fu affidata a Filippo d’Orléans. Egli cercò di risanare le casse dello Stato ma il risultato fu la bancarotta. 4 La penisola italiana nel Seicento La Penisola italiana nel Seicento era, per gran parte, direttamente o indirettamente dominata dagli spagnoli. Ad eccezione del Ducato di Milano e del Regno di Napoli, negli altri possedimenti vigeva una situazione di crisi. Tra gli Stati ancora indipendenti, la Repubblica di Venezia stava ancora lottando contro l’Impero ottomano e stava progressivamente andando in declino, mentre il Ducato di Savoia, guidato da Vittorio Amedeo II (duca dal 1675 al 1706), conobbe un significativo ammodernamento. In generale, però, la dominazione spagnola nella penisola ebbe effetti negativi, dovuti soprattutto, all’eccessiva imposizione fiscale spagnola; inoltre, la penisola italiana, con lo spostamento dell’asse commerciale dal Mediterraneo all’Atlantico, si trovò in una posizione marginale. L’economia focalizzò nuovamente la sua attenzione verso l’agricoltura: al Nord si introdussero nuove colture (mais, vite, gelso per bachicoltura), tanto che alcune città come Genova, Milano, Venezia conobbero un discreto sviluppo; al Sud, invece, l’agricoltura era molto arretrata e vigeva ancora il latifondo. 5 Le guerre di successione dinastica e la guerra dei Sette Anni La prima metà del Settecento è stata caratterizzata dalla volontà di mantenere l’equilibrio politico esistente tra i vari Stati. Ciononostante, tra il 1700 ed il 1750 furono combattute tre guerre per la successione ai troni di Spagna, Polonia ed Austria. La guerra di successione spagnola fu combattuta tra il 1702 ed il 1714. Si concluse con le paci di Utrecht e di Radstadt: la Spagna passò ai Borbone, l’Austria ottenne i Paesi Bassi spagnoli, lo Stato di Milano e la Sardegna. Quest’ultima venne, poi, scambiata con la Sicilia (quindi la Sardegna passò ai Savoia). Vittorio Amedeo II divenne re dei Savoia. La Gran Bretagna ebbe alcune colonie americane dalla Francia ed acquisì il diritto di partecipare alla compravendita degli schiavi. 6 La guerra di successione polacca si svolse tra il 1733 e il 1738. Provocò lo scontro tra la Francia di Luigi XV e l’Austria e venne combattuta prevalentemente in territorio italiano. Al termine del conflitto: - Francesco Stefano di Lorena ottenne il Granducato di Toscana; - don Carlos di Borbone ottenne il Regno di Napoli e Sicilia; - i Savoia ampliarono i confini dei loro possedimenti verso Est. La guerra di successione austriaca, invece, venne combattuta negli anni ‘40 del Settecento (1740 – 1748) dopo che Spagna, Regno di Sardegna, Prussia e Baviera ebbero contestato l’ascesa al trono di Maria Teresa d’Austria. L’Austria venne aiutata dalla Gran Bretagna. Il conflitto termina nel 1748 con la firma della Pace di Aquisgrana che confermò la corona imperiale a Maria Teresa e al consorte Francesco Stefano di Lorena. I Savoia, inoltre, ampliarono ulteriormente i propri possedimenti. 7 Il XVIII secolo, oltre che il periodo delle guerre di successione, fu anche un arco di tempo durante il quale economia e popolazione crebbero. In particolare, la popolazione aumentò grazie ad un generale miglioramento delle condizioni igieniche e ad una maggiore produzione agricola. Aumentò in commercio, soprattutto internazionale e comincia una vera circolazione globale delle merci. In particolare, tra Europa ed Africa subsahariana si svolgeva una parte del cosiddetto commercio triangolare; le navi partivano dall’Europa cariche di manufatti ed armi con cui venivano pagati gli schiavi neri in Africa. Questi ultimi, infine, venivano trasportati nelle colonie d’America al fine di avere manodopera per le piantagioni di cotone, tabacco e zucchero. Gli europei, però, commerciavano anche in Asia. Inizialmente, il commercio riguardò soprattutto spezie (Compagnia olandese delle Indie orientali) ma, dalla seconda metà del XVII secolo, vennero commerciati tessuti indiani (gestito da Francia e Gran Bretagna). In seguito alla crescente domanda di tè in Europa, però, molte compagnie commerciali impiantarono proprie coltivazioni per produrre tè (olandesi a Ceylon, inglesi in India e francesi a Réunion). 8 Nel 1756 scoppiò la guerra dei Sette Anni. Maria Teresa d’Austria voleva fermare la Prussia e recuperare la Slesia. Il conflitto venne esacerbato dalla rivalità coloniale tra la Francia e la Gran Bretagna: Gran Bretagna e Prussia si allearono contro Austria, Francia, Russia e Svezia. La guerra finì nel 1763 (Trattato di Parigi) con la vittoria della Gran Bretagna che ottenne il Senegal e la Florida. 9 L’età dei Lumi L’Illuminismo è una vasta ed eterogenea corrente culturale che si diffuse dalla Francia agli paesi d’Europa nel corso del Settecento. Contrappose la ragione alla superstizione in ogni ambito del sapere umano. Esso trovò le sue fondamenta nel metodo sperimentale galileiano e nel pensiero di Newton. In campo religioso, i philosophes ebbero diversi atteggiamenti: molti non rinnegarono l’esistenza di un’entità superiore (Deisti) ma altri, invece, ebbero un atteggiamento molto diverso ed aderirono ad un filone materialista. Entrambi, però, avevano in comune l’idea di fondo della tolleranza religiosa. 10 Il presupposto fondamentale dell’Illuminismo era una maggiore diffusione della cultura: cominciarono a circolare libri, pamphlet e nacquero dei veri e propri giornali d’opinione (tra cui The Spectator, 1711). L’opera simbolo dell’Illuminismo è L’Encyclopédie, (Enciclopedia o Dizionario ragionato delle scienze, delle arti e dei mestieri), un’opera diretta dai filosofi Diderot e D’Alembert e alla cui realizzazione hanno collaborato le più importanti voci de secolo. È stata pubblicata tra il 1751 e il 1772 in 17 volumi di testo ed 11 di tavole ed era un’opera che si proponeva di raccogliere tutto il sapere, anche di carattere pratico e tecnico. Presto essa fu considerata pericolosa per la morale ed inserita nell’Indice dei libri proibiti (1759). Secondo gli illuministi, il sapere doveva portare alla felicità pubblica: tutti gli uomini sono uguali e, quindi, a tutti occorre dare benessere con riforme politiche ed amministrative. I più importanti pensatori del secolo furono Montesquieu, Voltaire, Rousseau ed Adam Smith. In Italia l’Illuminismo si diffuse a partire da Giannone e Muratori. I principali esponenti furono di estrazione nobiliare: a Milano essi si raccoglievano intorno alla rivista Il Caffè fondata da Pietro Verri. Tra gli esponenti più illustri, Cesare Beccaria che nel suo Dei delitti e delle pene condannò la tortura e la pena di morte; sottolineò la distanza tra peccato religioso e delitto, idea laica; condannò l’Ancien régime e pose le basi per il nostro moderno sistema penale. 11 Le idee illuministe ebbero notevole impatto su cultura, politica, economia in gran parte dell’Europa. I maggiori philosophes credevano di poter migliorare le strutture politiche esistenti e collaborarono con alcuni sovrani (dispotismo illuminato) come Federico II di Prussia e Maria Teresa d’Austria. Federico II promosse numerose riforme, introdusse l’istruzione elementare obbligatoria, abolì i tribunali feudali e promosse una certa tolleranza religiosa. Maria Teresa d’Austria seguì il modello prussiano e così il suo successore, Giuseppe II (Maria introdusse il catasto; Giuseppe abolì la servitù della gleba, sancì la libertà di culto e permise agli ebrei di entrare nelle università e nell’esercito). In Italia, Maria Teresa d’Austria introdusse il catasto e cercò di abolire il Tribunale dell’Inquisizione. Sotto Pietro Leopoldo corporazioni ed Inquisizione vennero cancellati. 12 La Prima rivoluzione industriale Negli anni che vanno dal 1760 al 1830 circa si sviluppò la cosiddetta Rivoluzione industriale. Essa provocò un cambiamento radicale a livello economico, sociale, politico, demografico e nelle abitudini di vita. La rivoluzione è stata possibile grazie ad una serie di fattori: - Ingenti introiti dovuti al commercio e al vasto impero coloniale - Attenzione per le scienze e le tecnologie, conseguenza anche dell’Illuminismo - Rivoluzione agricola che determinò l’eliminazione degli open fields e l’introduzione di nuovi strumenti agricoli. La rivoluzione agricola determinò un forte aumento di produttività. La rivoluzione industriale cominciò nel settore tessile: gli imprenditori avevano a disposizione cotone a basso costo proveniente dalle piantagioni americane e valutarono di introdurre le macchine nella produzione. Il primo vero cambiamento vi grazie a James Watt che brevettò la macchina a vapore . Grazie a dessa la posizione degli stabilimenti di produzione non fu più vincolata alla presenza di corsi d’acqua ma fu libera, tanto che presto sorsero industrie ovunque fosse possibile rifornirle di combustibile (prevalentemente carbon fossile, di cui il sottosuolo inglese era ricco). L’invenzione di Watt venne presto applicata ai trasporti: nel 1829 l’ing. Stephenson realizzò la locomotiva che entrò in servizio regolare sulla prima linea ferroviaria destinata al trasporto passeggeri, la Liverpool – Manchester. 13 Nella società cominciarono a differenziarsi sempre più: - capitalisti, ovvero coloro che avevano la disponibilità economica per acquisire i mezzi di produzione ed investire in attività; - Proletari, ovvero coloro che, privi di mezzi, disponevano solo delle proprie braccia e costituivano la forza lavoro. Essi vivevano nella miseria più assoluta; sfruttati e privi di qualsiasi forma di assistenza e tutela, pagavano i costi sociali della rivoluzione industriale. Conseguenze della rivoluzione industriale: - urbanesimo; - Urbanizzazione. 14 La Rivoluzione americana Verso la metà del Settecento, sulla costa atlantica del Nordamerica, si erano formate 13 colonie che avevano progressivamente accolto un flusso di emigranti dalla Gran Bretagna. Le colonie avevano caratteristiche fra loro molto diverse: le quattro settentrionali ( Massachussets, Connecticut, New Hampshire e Rhode Island) erano di tradizione puritana e si dedicavano alla produzione di legname e costruzione di navi da pesca; le quattro del centro (New York, New Jersey, Pennsylvania e Delaware) erano sviluppati commercio e agricoltura e vi convivevano popoli diversi tra loro; infine, nelle cinque colonie meridionali (Virginia, Maryland, Georgia, North e South Carolina) l’economia era fondata sulle vaste piantagioni e basavano il lavoro sullo sfruttamento della manodopera nera. La madrepatria, benché lasciasse ai coloni parziale autonomia, imponeva però regole rigide. 15 Dopo il 1763 (al termine della guerra dei Sette anni), la Gran Bretagna cambiò la sua politica coloniale. Ai coloni venne impedita l’espansione verso Ovest, venne inasprito il regime fiscale, venne decretato nel 1765 lo Stamp Act. La situazione si inasprì nel 1773 quando, con il Tea Act, venne concesso il monopolio del commercio del tè alla Compagnia delle Indie orientali. In Tea Act provocò proteste in tutte le colonie al motto No taxation without representation. Essi chiedevano infatti di essere rappresentati nel Parlamento londinese. In seguito venero boicottate tutte le merci britanniche. Nel dicembre 1773 un gruppo di coloni, nel porto di Boston, gettò in mare un carico di tè delle navi della Compagnia delle Indie orientali (Boston tea party). I britannici intervennero con l’esercito. L’anno successivo a Filadelfia venne convocato il primo Congresso dei rappresentanti delle colonie che decise di interrompere i rapporti con la madrepatria. Quando re Giorgio II inviò nuove truppe, anche i coloni costituirono un esercito. Le ostilità si aprirono nel 1775 e l’esercito dei coloni venne affidato al generale Washington. Nel 1776 una commissione guidata da Benjamin Franklin presentò il testo della Dichiarazione d’Indipendenza (approvata il 4 luglio 1776). I britannici furono sconfitti nel 1781 a Yorktown, una sconfitta che li spinse a firmare la pace di Versailles il 3 settembre 1783 con cui riconobbero l’indipendenza delle 13 colonie. Esse si riunirono, quindi, in una confederazione di 13 Stati. Alla Convenzione di Filadelfia del 1787 si delinearono due linee politiche: repubblicani e federalisti. Al termine della Convenzione fu approvata la Costituzione degli Stati uniti (1787), una repubblica federale di tipo presidenziale. Il primo presidente eletto fu George Washington. 16 La Rivoluzione francese Nel Settecento la Francia si era pesantemente indebitata e il rischio di bancarotta si fece concreto durante il regno di Luigi XVI. Il sovrano, con l’aiuto di Necker, cercò di risanare il bilancio dello Stato ma, fallito ogni tentativo, dovette convocare gli Stati generali, ovvero l’assemblea dei rappresentanti dei tre ordini della società. Nel periodo che intercorse tra la convocazione fino all’effettiva riunione, i Parlamenti cittadini compilarono i Cahier de doléance con le richieste delle comunità locali. Il 5 maggio 1789 a Versailles vengono aperti i lavori, ma si apre il problema del voto: il Terzo stato, infatti, chiedeva di poter votare per testa e non per ordine. Il Re non cedette e il Terzo Stato, per protesta, rimase nella sala e si proclamò Assemblea Nazionale. Il re fece chiudere l’accesso alla sala e i rappresentanti del Terzo Stato proclamarono il Giuramento della Pallacorda: non si sarebbero separati se prima non avessero dato una Costituzione alla Francia. La notizia si diffuse presto e in Francia, anche come conseguenza della carestia, di diffusero delle proteste e il 14 luglio una folla si diresse verso la Bastiglia, prigione riservata ai condannati politici, e la conquistò. A Parigi venne costituita una Guardia Nazionale per difendere la rivoluzione. La notte dle4 agosto 1789 l’Assemblea decretò l’abolizione dei privilegi del clero, dei diritti feudali e della nobiltà. Il 26 agosto venne approvata la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino. Il re inizialmente si rifiutò di firmare la dichiarazione ma la reazione fu tale che dovette apporre la sua firma ai provvedimenti dell’Assemblea. 17 I provvedimenti dell’Assemblea costituente furono molti: - Il territorio francese fu diviso in 83 dipartimenti; - Le proprietà immobiliari della Chiesa vennero espropriate e vennero aboliti diritti feudali come la decima; - Furono ridotti gli stipendi degli alti ecclesiastici e aumentati quelli del basso clero e venne votata la Costituzione civile del clero. Molti membri dell’aristocrazia premevano sul Re perché si mettesse a capo di un esercito antirivoluzionario dopo essere fuggito all’estero. Nel 1791 il re e la sua famiglia decidono di lasciare la Francia per mettersi sotto la protezione di Leopoldo II d’Austria ma furono riconosciuti e costretti a tornare a Parigi. Le tensioni sia in Francia che in ambito internazionale spinsero l’Assemblea ad approvare la Monarchia costituzionale che entrò in vigore il 12 settembre 1791. Nello stesso anno venne eletta una nuova Assemblea nazionale legislativa a suffragio ristretto. Al centro sedeva la maggioranza moderata, a destra i controrivoluzionari e i foglianti mentre a sinistra i repubblicani (giacobini, cordiglieri e girondini). Quasi tutti erano favorevoli ad una guerra contro Austria e Prussia e nel luglio 1792 la Francia la dichiarò nonostante l’opposizione di Robespierre. Il 9 agosto gruppi di cordiglieri e giacobini occuparono il municipio di Parigi e costituirono la Comune insurrezionale; il popolo occupò le Tuileries e l’Assemblea votò a favore dell’arresto del re e deliberò il suffragio universale maschile di una nuova assemblea, la Convenzione nazionale. La Comune (leader: Robespierre e Danton) istituì un tribunale speciale per i crimi contro la rivoluzione. In Vandea, nel frattempo, scoppia una insurrezione contro la rivoluzione. L’esercito francese, nel frattempo, impegnato contro Austria e Prussia, li sconfigge a Valmy (20 settembre 1792) e la Francia poté annettere Belgio, Nizza e Savoia. La Convenzione proclamò la fine della monarchia e la nascita della repubblica; si aprì il processo contro Luigi XVI e i giacobini approvarono la sua condanna a morte (21 gennaio 1793). 18 La reazione internazionale di fronte alla condanna a morte del re fu significativa e Russia, Gran Bretagna, Spagna, Portogallo, Regno di Napoli, Stato pontificio, e Granducato di Toscana entrarono in guerra. In Francia, nel frattempo, il provvedimento della leva e l’aumento dei prezzi provocarono delle insurrezioni, soprattutto in Vandea. Nel marzo 1793 venne istituito un Tribunale rivoluzionario per giudicare gli atti contro la Rivoluzione e nel mese di aprile tutti i poteri vennero concentrati nelle mani dei nove membri del Comitato di salute pubblica. Dopo la condanna a morte di 29 girondini, rei di essersi ribellati a tale scelta, Marat, Danton e Robespierre ebbero poteri dittatoriali. Nel giugno 1793 venne approvata una nuova costituzione, nel luglio Marat fu ucciso. Robespierre divenne il leader del comitato di salute pubblica. Furono approvati provvedimenti a favore dei ceti popolari, furono calmierati i beni di consumo, introdotto il sistema metrico decimale, un nuovo codice civile, l’assistenza sanitaria ad anziani, malati ed invalidi e venne introdotta la scuola elementare gratuita ed obbligatoria. Per salvare la Repubblica, Robespierre instaurò il regime del Terrore che scatenò una vera e propria guerra civile. Il Terrore stesso aveva prodotto delle divisioni nelle forze politiche rivoluzionarie: i giacobini moderati ne chiedevano l’allentamento, gli estremisti la radicalizzazione. Tra la fine del 1793 e l’inizio del 1794 Robespierre fece condannare a morte tutti gli esponenti dell’ala estremista e moderata. Con la legge del 22 Pratile 1794 (10 giugno) bastava una semplice convinzione morale dei giudici per mandare sulla ghigliottina un sospettato. Si aprì il periodo del «grande Terrore». Nel 1794 la Francia riconquista il Belgio e la Convenzione fa arrestare e condannare Robespierre. Si affermò un partito di repubblicani moderati (Termidoriani) e la Costituzione del 1793 fu sostituita da un’altra meno democratica. Nel 1795 insorsero i giacobini ma i rivoltosi furono ghigliottinati. Nello stesso anno un colpo di Stato fu sventato dal giovane generale Napoleone Bonaparte. Nello stesso periodo si concluse la guerra contro Prussia, Olanda e Spagna. Il 26 ottobre anche la Convenzione si sciolse. 19 L’età di Napoleone Nato nel 1769 ad Ajaccio, Napoleone era stato avviato alla carriera militare giovanissimo .Nel 1796 il Direttorio riprende la guerra contro una prima coalizione antifrancese (Gran Bretagna, Austria, Prussia, alcuni Stati italiani) e a Napoleone viene affidato un piccolo corpo d’armata che deve operare in Italia. In breve tempo costrinse alla resa piemontesi, austriaci e Stato pontificio. Con il Trattato di Campoformio l’Austria perse la Lombardia e il Belgio, ma ottenne Venezia e tutti i suoi territori. In Italia si formarono delle repubbliche democratiche sotto il controllo di Napoleone: La Repubblica cispadana La Repubblica transpadana La Repubblica ligure La Repubblica romana (Stato pontificio). Nel maggio 1797 la cispadana e la transpadana furono riunite nella Repubblica cisalpina. Per colpire il predominio marittimo della Gran Bretagna, nel luglio 1798 cominciò la campagna d’Egitto. Napoleone fu sconfitto ad Abukir dall’inglese Horatio Nelson. Nel 1799 si formò una seconda coalizione antifrancese (Gran Bretagna, Austria, Russia, Turchia e Regno di Napoli) ma furono nuovamente sconfitti. Nel frattempo, Napoleone sbarcò in Francia e il 18 Brumaio (9/11) 1799 attuò un colpo di Stato con cui il potere passò a tre consoli, di cui uno era Napoleone, incaricati d redigere una nuova Costituzione. Per riconquistare l’appoggio dei cattolici francesi, la Repubblica francese firmò un Concordato con papa Pio VII (luglio 1801). Napoleone promosse, inoltre, una serie di riforme dello Stato: elaborò diversi codici (civile, penale, commerciale); venne fondata la Banca di Francia e vennero istituiti i Licei statati. In seguito, per porre fine alle congiure, il Senato offrì a Napoleone la carica ereditaria di imperatore dei francesi. 20 Nel 1805 si formò una terza coalizione antifrancese che fu sconfitta da Napoleone nella battaglia di Austerlitz; nonostante ciò, i britannici sconfissero e distrussero la flotta francese a Trafalgar. Tra il 1805 e il 1806, Napoleone assunse la corona del Regno d’Italia. Nel 1806 si formò la quarta coalizione antifrancese, presto rapidamente sconfitta, e per distruggere il dominio inglese sui mari Napoleone avviò il blocco continentale. Nonostante l’adesione di Austria e Russia, il blocco si rivelò dannoso per molti altri paesi. Nel 1809 l’Austria si alleò con la Gran Bretagna (quinta coalizione) ma Napoleone vinse nuovamente. Nell’aprile 1810 sposò Maria Luisa d’Asburgo – Lorena, figlia dell’imperatore d’Austria. Nel 1812 si arrivò ad una rottura tra Russia e Francia che portò alla guerra. Napoleone, con la Grande Armata, entrò in Russia (Campagna di Russia). I francesi furono pesantemente sconfitti. All’inizio del 1813 nacque la sesta coalizione antifrancese (Gran Bretagna, Russia e Prussia) ma Napoleone ebbe la meglio. Diverse potenze, però, si schierarono con la coalizione e nell’ottobre 1813 Napoleone fu sconfitto nella battaglia di Lipsia. Napoleone fu esiliato sull’isola d’Elba e venne proclamato re Luigi XVIII. Fuggito il 1 marzo 1815, Napoleone sbarcò in Francia, riprese il potere ma gli alleati formarono una settima coalizione e il 18 giugno 1815 a Waterloo ebbe luogo la disfatta francese. Napoleone abdicò nuovamente e fu esiliato sull’isola di Sant’Elena, nell’Atlantico, dove morì il 5 maggio 1821. 21 Il Congresso di Vienna e la Restaurazione Dopo la sconfitta di Napoleone Bonaparte, i sovrani europei aprirono il Congresso di Vienna (Novembre 1814 – giugno 1815) al fine di ridisegnare la carta politica del continente europeo. I protagonisti del congresso furono il principe von Metternich (Impero asburgico) e il principe Talleyrand (politico francese). Il periodo compreso tra la fine di Napoleone e i moti rivoluzionari del 1848 viene chiamato «Restaurazione» perché apparve evidente la volontà dei sovrani europei di ripristinare l’ordine politico precedente, cercando di operare il recupero dei beni perduti e cancellando i cambiamenti territoriali. Secondo il principio di legittimità, Luigi XVIII ottenne il trono di Francia; in Italia, Germania e Polonia si operò secondo il principio dell’equilibrio, che imponeva un bilanciamento tra le diverse potenze. In Italia, a parte il Regno di Sardegna (che acquisì la Liguria, Nizza e alcuni territori della Savoia), l’Austria controllava direttamente o indirettamente quasi tutta la parte centro-settentrionale della penisola. Nel centro-sud, lo Stato della Chiesa venne rispristinato negli antichi confini e sul trono del Regno delle due Sicilie tornarono i Borbone nella persona di Ferdinando I. Per garantire la stabilità dell’ordinamento, dopo il congresso vennero stabilite delle alleanze (Sana Alleanza, Austria, Prussia e Russia) e sulla base del principio di intervento vennero stabilite azioni di aiuto nel caso in cui fossero scoppiate insurrezioni o ribellioni. 22 Dopo il Congresso, criticare la politica restauratrice era vietato, così come erano proibite forme di aggregazione politica e la censura operava ovunque in maniera molto rigida. Ciononostante, gli oppositori lavorarono segretamente riunendosi in società segrete fra le quali le più diffuse erano la Massoneria e la Carboneria. Nel corso dell’Ottocento l’Europa fu teatro di numerosi moti insurrezionali che ebbero come comune denominatore la richiesta, da parte della popolazione, una Carta costituzionale. Moti principali: - 1820 – 21 (Spagna, Portogallo, Napoli, Sicilia, Piemonte); - 1830 – 31 (Francia, Modena, Bologna, Parma; Piemonte e Genova, organizzati da Giuseppe Mazzini, fondatore della Giovine Italia). - 1848, anno definito della «primavera dei popoli». Francia, Europa centrale, Italia («Cinque giornate» di Milano). 23 L’unificazione italiana Nel 1848 Carlo Alberto dichiarò guerra all’Austria (Prima guerra d’Indipendenza). L’esercito piemontese, aiutato da volontari da tutta Italia, raggiunse presto la linea dell’Adige. Vennero annesse Modena, Parma, Venezia e Carlo Alberto fu proclamato re d’Italia. Radetzky passò al contrattacco e dopo la battaglia di Custoza riconquistò tutti i territori prima strappati all’Austria. I moti, però, dilagarono anche nel resto della penisola. Dopo il fallimento dei moti del 1848, i sovrani degli Stati della penisola italiana ripresero a governare come prima. Unica eccezione, il Regno di Sardegna, in cui vennero mantenuti la Carta costituzionale e un Parlamento. Nel 1849 il sovrano nominò Presidente del Consiglio D’Azeglio, mentre Camillo Benso conte di Cavour divenne capo del governo nel 1852. Cavour intuì che per liberarsi dell’oppressione austriaca sarebbe stato necessario agire attraverso la diplomazia e cercò l’appoggio politico francese intervenendo a loro favore nel 1855 nella guerra di Crimea. Nel 1858, in seguito al fallito attentato contro Napoleone III, Cavour convinse quest’ultimo che la situazione italiana era ormai un pericolo per tutti e che andava risolta solo con l’unificazione. Con gli Accordi di Plombières, in cambio di Nizza e della Savoia, la Francia si impegnò ad aiutare i piemontesi nella Seconda guerra d’Indipendenza (1859). I franco-piemontesi riportarono subito importanti vittorie ma il timore di Napoleone III di una reazione dei prussiani e dei cattolici francesi lo spinse a ritirarsi e a firmare con gli austriaci l’Armistizio di Villafranca, rinunciando a Nizza e Savoia e ottenendo la Lombardia. Cavour accusò Napoleone III di tradimento e si dimise. Le maggiori città del centro chiesero l’annessione al Regno di Sardegna. Vittorio Emanuele II richiamò al governo Cavour che, dopo una lunga trattativa, convinse Napoleone III a consentire le annessioni in cambio di Nizza e Savoia. I plebisciti si svolsero il 12 marzo 1860. 24 Nella primavera del 1860 avvennero anche in Sicilia alcune insurrezioni contro i Borbone. Garibaldi allora decise di organizzare una spedizione di circa mille uomini che, salpati da Quarto, sbarcarono in Sicilia. Garibaldi sconfisse l truppe napoleoniche a Calatafimi e conquistò l’isola. Vi stabilì un governo provvisorio con a capo Crispi, abolì la tassa sul macinato e stabilì sgravi fiscali. Il 19 agosto 1860 le truppe di Garibaldi entrarono a Reggio Calabria, il 7 settembre a Napoli mentre Francesco II si ritirava a Gaeta. Cavour chiese a Garibaldi di indire plebisciti per votare l’annessione al Regno. Nell’autunno Marche, Umbria,icilia e Mezzogiorno votarono l’annessione e il 26 ottobre, a Teano, Garibaldi consegnò simbolicamente a Vittorio Emanuele II i territori conquistati. Il 17 marzo 1861 Vittorio Emanuele II venne acclamato «Re d’Italia per grazia di Dio e volontà della Nazione». 25 Riferimenti bibliografici Umberto Diotti, Eugenio Lorenzetti, Raccontare la Storia, volume 2, «Dalla metà del Seicento alla fine dell’Ottocento», DeAgostini Scuola, Novara 26