Le ipoacusie infantile preverbali e postverbali

annuncio pubblicitario
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI NAPOLI “FEDERICO II”
FACOLTA’ DI MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di Laurea in Logopedia
Le ipoacusie infantili
preverbali e
postverbali
Dott.ssa Paola Villari
Studentesse Logopedia
(II anno):
Gelsomina Dell’Aglio
Vittoria Gava
Federica Di Fenza
A.A. 2014/2015
LE IPOACUSIE INFANTILI
Per ipoacusia s’intende una condizione patologica caratterizzata da una
perdita totale o parziale dell'udito. La perdita uditiva nel bambino è una
situazione clinica particolarmente grave, doppiamente “silente”,
perché isola il bambino dal mondo circostante privandolo del
linguaggio, principale canale e strumento comunicativo, instaurandosi tra
l’altro senza segni evidenti diretti fino al manifestarsi di effetti irreversibili.
Classificazione dei deficit uditivi
La classificazione dei deficit uditivi più utilizzata nel nostro paese è
quella del BIAP (Bureau Internationale d’Audio¬Phonologie) che
considera la media della soglia audiometrica alle frequenze
500-¬1000 e 2000 Hz e definisce l’ipoacusia:
• di lieve entità (soglia media 21¬40 dB HL);
• di media entità (soglia 41¬70 dB HL);
• grave (soglia 71¬90 dB HL);
• profonda (> 90 dB HL).
Da un punto di
vista qualitativo
l'ipoacusia può
essere :
• trasmissiva: dovuta ad una lesione dell’orecchio medio e/o esterno;
• neurosensoriale: dovuta ad una lesione dell’orecchio interno o della
prima parte della via acustica;
• mista: dovuta all’associazione delle prime due forme;
• centrale: caratterizzata da una disfunzione del processing uditivo per una lesione
delle vie uditive centrali.
Le ipoacusie in età pediatrica
vengono suddivise in base alla soglia,
intesa come soglia media per le
frequenze 500-1000-2000 Hz nell'orecchio
migliore, in sei categorie :
- 0-15 dB udito nella norma con nessuna
compromissione a livello linguistico.
- 16-25 dB ipoacusia lieve, causata da patologie
dell'orecchio medio o perdite neurosensoriali; possono
presentarsi difficoltà nella percezione di alcune
consonanti e può essere richiesto, a seconda dei casi,
un intervento protesico logopedico o chirurgico per
la risoluzione delle patologie dell'orecchio medio.
-26-40 dB ipoacusia media, causata da patologie
dell'orecchio medio o perdite neurosensoriali; vengono
percepiti correttamente solo alcuni fonemi ad una
intensità elevata ed è presente un ritardo di acquisizione
fonemica e di linguaggio; in questo caso un
intervento protesico ¬ logopedico o chirurgico per la
risoluzione delle patologie dell'orecchio è necessario. ¬
-41¬65 dB ipoacusia moderata, causata da patologie
croniche dell'orecchio medio, malformative o
neurosensoriali; non viene percepita la maggior parte
dei suoni linguistici a livello di conversazione e sono
presenti ritardi di linguaggio e di apprendimento; gli
interventi riabilitativi sono analoghi ai precedenti con
l'aggiunta in alcuni casi di un supporto educativo nella
scuola. ¬
-66-95 dB ipoacusia severa, causata da patologie
neurosensoriali o miste; non viene percepito alcun
suono linguistico a livello di conversazione e sono
presenti gravi problemi di acquisizione
fonologica, ritardi di linguaggio e di
apprendimento; gli interventi riabilitativi sono
analoghi ai precedenti con l'obbligo di un
supporto educativo nella scuola.
- + di 96 dB ipoacusia profonda, causata da
patologie neurosensoriali o miste; non viene
percepito alcun suono linguistico e
ambientale, sono presenti gravi problemi di
acquisizione fonologica, ritardi di linguaggio e di
apprendimento; gli interventi riabilitativi sono
analoghi ai precedenti con l'obbligo di un supporto
educativo nella scuola.
E' bene chiarire come l'epoca d'insorgenza della sordità abbia però
diversi effetti sullo sviluppo comunicativo nel bambino affetto
da ipoacusia neurosensoriale. A tale riguardo in ambito audiologico,
in base al periodo d’insorgenza viene comunemente usata la
suddivisione in due categorie:
PREVERBALE
POSTVERBALE
.. anche se all'interno di ciascuna di esse esistono significative
differenze.

Per sordità "preverbale" intendiamo due tipi di ipoacusia:
- ipoacusia insorta prima dell'inizio del processo di acquisizione del
linguaggio che viene comunemente fissato intorno all'anno di età, momento in cui
il canale uditivo diventa l'organizzatore principale dello sviluppo linguistico; - - ipoacusia insorta tra il primo ed il terzo anno di età, nella fase di
apprendimento precoce del linguaggio, epoca in cui il bambino dovrebbe aver
raggiunto la struttura sintattico-grammaticale minima propria del linguaggio
dell'adulto (sordità periverbale).
• Tra le sordità "postverbali" in epoca infantile (ad insorgenza tardiva, dopo l’acquisizione delle
abilità linguistiche) distinguiamo:
-le ipoacusie insorte nella prima infanzia, dai tre ai sette anni, periodo in cui le abilità linguistiche
anche se acquisite non sono ancora del tutto consolidate;
-le ipoacusie insorte nella seconda infanzia, dai sette ai diciotto anni, periodo in cui il verbale è
già consolidato.
Nel primo caso l'insorgenza di una
sordità severa o profonda provoca il
più delle volte una rapida regressione
delle abilità linguistiche e cognitive.
Nel secondo caso si assiste a quadri
diversi per lo più legati allo sviluppo
psico¬intellettivo del soggetto.
. Da un punto di vista riabilitativo, le sordità di maggior interesse in
campo pediatrico sono quelle preverbali che insorgono prima
dell’anno di vita.
Sviluppo del linguaggio nei deficit uditivi
Lo sviluppo del linguaggio ha luogo a partire dagli 8-12 mesi d’età, periodo critico
importantissimo, in cui si instaura quel feed-back acustico-fonologico-comunicativo che è
alla base delle prime acquisizioni verbali e del loro successivo arricchimento lessicale e
morfo-sintattico.
Fondamentale in questo periodo è la percezione da parte del bambino di strutture acustiche del
linguaggio in grado di innescare tutto il processo dell’apprendimento linguistico. La mancata
percezione degli stimoli verbali, che sono il reattivo su cui si innesca lo sviluppo del linguaggio nel
bambino a partire soprattutto da 6-8 mesi di vita, può causare gravi ritardi o alterazioni permanenti
nel processo di acquisizione del linguaggio che saranno fonte di una potenziale disabilità
intelletto-comunicativa.
Il bambino ipoacusico nel suo sviluppo linguistico
segue le stesse tappe del bambino udente secondo
tempi, fasi e procedure diversificate.
Fondamentali saranno:
•
L'ambiente in cui il bambino impara parlare.
•
La famiglia.
•
Protesizzazione precoce.
•
Intervento logopedico precoce.
Sviluppo del linguaggio
Il linguaggio si divide in :
Aspetti formali
•
fonologia
•
lessico
•
morfo-sintassi
Aspetti funzionali
•
semantica
•
pragmatica
Caratteristiche dello sviluppo
fonologico nel bambino sordo:
•
Ritardo significativo all'inizio della lallazione e nelle vocalizzazioni
(mancanza di input e feedback);
•
Mancata esplosione del vocabolario;
•
L'ampliamento riguarda i gesti(combinazione di 2 gesti simbolici);
I processi di semplificazione
•
Sostituzioni
•
Processi di armonia
•
Desonorizzazioni
•
Neutralizzazione delle vocali
Nel bimbo udente, intorno ai 7 anni, si ultima il processo di acquisizione fonologica. Tale processo, per il
sordo, continua mediante un opportuno intervento logopedico che sopperisce alla mancanza di input
uditivo e feedback acustico;
Possiamo dire che nei primi anni di vita, il bambino sordo, ha un apprendimento differito;
Successivamente presenta stadi di competenza fonologica diversi quantitativamente da quelli del
bambino normo-dotato;
Il processo di acquisizione del sistema fonologico nel bimbo sordo si ottiene solo tramite una corretta
rieducazione Logopedica.
Il lessico nel bambino sordo
•
Per il bambino sordo l'apprendimento è differito rispetto a quello del
bambino udente.
•
Il bambino sordo ha necessità di un'interazione faccia a faccia; Se si
sposta lo sguardo o si indica qualcosa al di fuori del suo campo visivo, la
comunicazione si interrompe;
•
Combinazione di due gesti simbolici(che nei bambini normali non
avviene);
•
Povertà e rigidità lessicale;
•
Difficoltà nella comprensione di sinonimi, dei modi di dire e nei proverbi.
Caratteristiche della morfo-sintassi nel
bambino sordo
•
Tendenza a produrre frasi brevi, evitando l'uso delle subordinate.
•
Povertà e rigidità lessicale, che crea problemi nella comprensione e nella
produzione di testi;
•
Difficoltà nella comprensione delle frasi passive reversibili, di pronomi e
preposizioni;
•
Difficoltà nella comprensione di frasi subordinate, in particolare relative e
pronominalizzate.
Caratteristiche della competenza
pragmatica nel bambino sordo
•
Il bambino sordo interpreta in modo letterale il significato delle parole;
•
Difficoltà nella comprensione dei modi di dire e
•
dei proverbi;
•
Rispetto dei turni di conversazione: il soggetto
•
sordo non può ascoltare una persona e
•
contemporaneamente guardare delle figure;
•
Difficoltà di comprendere le diverse accezioni di
•
una parola;
•
Per le abilità pragmatiche è necessario il
•
supporto logopedico;
L'età del soggetto al momento d'insorgenza dell'ipoacusia costituisce uno dei fattori predittivi,
unitamente alle abilità cognitive e linguistiche possedute dal bambino, del possibile utilizzo del
canale uditivo con le conseguenti ripercussioni sull'organizzazione centrale.
L'insorgenza di una sordità profonda in epoca preverbale in un bambino in cui lo sviluppo
comunicativo è già iniziato può facilitare l'adattamento alle protesi acustiche ed
all'eventuale impianto cocleare, oltre che i successivi apprendimenti linguistici.
Vi sono oggi dati sempre più significativi che dimostrano che il mancato funzionamento
del recettore uditivo periferico, in particolare se dovuto ad una lesione congenita,
provoca una condizione di deprivazione sensoriale nel sistema nervoso centrale.
Per deprivazione si intende la mancata organizzazione neurale, dell’analizzatore centrale,
ai vari livelli fino alla corteccia, che implica modificazioni nella struttura neurale e nelle
sinapsi che diventano sempre meno reversibili dopo il periodo di plasticità e di
organizzazione del SNC nel bambino.
In altre parole l'ingresso sensoriale funge da modulatore e da regolatore dello sviluppo
dell'analizzatore centrale, che si organizza attorno alle informazioni acustiche e agli impulsi
neurali che provengono dalla periferia. Se viene a mancare il reattivo sensoriale linguistico
non si svilupperà o si svilupperà in modo inadeguato anche l’analizzatore linguistico.
Alla luce di queste considerazioni appare sempre più
determinante la necessità di strategie di identificazione
dell'ipoacusia che consentano una diagnosi sempre più
precoce e precisa, in modo da poter sfruttare nel periodo
fisiologico di plasticità del SNC, le possibilità di ripristinare la
funzione uditiva periferica attraverso l’utilizzo delle protesi
acustiche e degli impianti cocleari.
Protesizzazione
Attualmente è possibile ripristinare la soglia uditiva normale in tutti i tipi di
ipoacusia, attraverso:

Diagnosi precoce attraverso screening uditivo neonatale

Protesizzazione intorno ai 3-4 mesi di vita, così da garantire le tappe di
acquisizione fisiologiche delle competenze uditive, date dalla plasticità
neuronale
Protesizzazione

Sempre utile anche per ipoacusie di grado lieve

Necessaria per deficit _> a 35 dB

Bilaterale nelle ipoacusie bilaterali, per la localizzazione dei suoni, visto
che la sommazione produce miglioramento della sensazione uditiva di 5-6
dB

Monolaterale utile nelle ipoacusie monolaterali sia pur con la difficoltà di
riequilibrare l’udito dell’orecchio protesizzato con quello normale
Protesizzazione
Scopo della protesizzazione oltre che sentire è quello di
comprendere il parlato
in vari contesti e per tempi adeguati in maniera quanto più possibile simile a
quella di un soggetto normoudente e senza dover elevare a dismisura il
livello di attenzione
Protesizzazione
La protesi acustica è un sistema elettroacustico a bassa fedeltà (perché
riproduce segnali di una limitata banda di frequenza e presenta spesso
fenomeni di distorsione) in grado di amplificare un suono.
Esistono protesi analogiche e digitali. In entrambe l’energia meccanica del
suono deve essere convertita in segnale elettrico.
Protesizzazione
Protesi analogica
Il segnale acustico viene trasformato in segnale elettrico per poi essere
trasformato in segnale acustico. Oggi sostituite dalle
Protesi digitali
Il segnale acustico viene trasformato in segnale elettrico, poi viene
digitalizzato, elaborato da un microprocessore, successivamente riconvertito
in segnale elettrico, quindi inviato ad un ricevitore altoparlante e
ritrasformato in segnale acustico
Protesizzazione
Componenti della protesi
Microfono: è un trasduttore che converte l’energia acustica da meccanica
in elettrica. Spesso nelle protesi ve ne sono diversi. E’ sempre associato ad
un preamplificatore perché ha un segnale in uscita molto basso. Può essere
omnidirezionale (uguale sensibilità da ogni lato) o cardioide (sensibile solo a
suoni provenienti anteriormente).
Protesizzazione
Componenti della protesi
Ricevitore: trasduce il segnale elettrico in segnale meccanico (sonoro), essendo
elettromagnetico consuma molta energia e distorce il segnale.
Batterie: sono a zinco aria o a nichel cadmio con tensione continua di 1,3/1,5
Volts e amperaggio direttamente proporzionale alle dimensioni.
Potenziometro: consente al paziente la regolazione del volume.
Protesizzazione
Componenti della protesi
Comandi semifissi: controllo di tono e limitatore di uscita massima, regolabili
solo dall’audioprotesista. Evitano le sensazioni sgradevoli da amplificazione
eccessiva.
Modelli di protesi acustiche
retroauricolare
Aerea
endoaurale
a scatola
Ossea
a occhiale
Protesi retroauricolari
Sono le più diffuse
Il suono viene condotto all’orecchio tramite un tubicino collegato alla
chiocciola
Nel tipo tradizionale tutte le componenti elettroacustiche sono all’interno
dell’apparecchio
Nel tipo RITE (Receiver In The Canal) il ricevitore è posto all’interno della
chiocciola, garantendo migliori performance. Ha più microfoni e riduce
l’effetto Larsen a causa della maggiore distanza tra microfono e punto di
uscita del suono
Protesi endoaurali
Sono più piccole
Endoconca: più voluminose e occupano tutta la conca ed il CUE
Endocanale: più piccole e occupano il CUE
Peritimpaniche: di dimensioni estremamente ridotte e occupano la parte più
interna del CUE. Sono le più accettate psicologicamente per gli innegabili
vantaggi estetici, ma sono meno potenti, meno efficaci ed hanno maggior
rischio di effetto Larsen. Non sono adatte ai bambini.
Terapia protesica
I fase: prescrizione
Si verifica attraverso audiometria vocale l’eventuale utilizzo della protesizzazione
II fase: predizione
Si stabilisce quale sia il tipo di protesi più adatto
III fase: adattamento
Volta non a far sentire meglio, ma a far sentire bene. Il percorso è breve nel bambino di 6-8
mesi e lunghissimo nell’anziano ipoacusico da tempo, per ottenere il riadattamento
corticale (12-36 mesi)
IV fase: controllo
Dura tutta la vita con intervalli di 4-6 mesi per gli adulti esperti e 25-30 giorni nei bambini fino
a 12 mesi di vita. In questa fase è prevista anche riabilitazione logopedica.
Intervento logopedico
Metodiche miste: prevedono l’uso dei gesti
Metodiche oraliste: non prevedono l’uso dei gesti
Intervento logopedico
Metodiche miste

Educazione bilingue (gesti LIS + lingua vocale)

Metodo bimodale (lingua vocale + segni IS + segni artificiali)

Total
communication
esistenti in particolare gesti)
(tutte
le
forme
di
comunicazione
Intervento logopedico
Metodiche oraliste
Basate sul principio che il bambino sordo possa imparare il linguaggio
orale sfruttando sia gli stimoli acustici, attraverso la protesi acustica o
l’impianto cocleare, sia gli stimoli visivi e propriocettivi. Aboliscono l’uso dei
segni.
Intervento logopedico
Metodiche oraliste: metodo verbotonale

utilizza tutto il corpo perché può percepire la componente vibratoria del suono.

Presuppone il modello multisensoriale che massimizza attenzione acustica, attenzione
visiva, espressione mimica e in particolar modo il movimento

Utilizza la voce cantata, il ritmo musicale per dare ritmo ed intonazione al linguaggio
parlato.

Utilizza tutte le parti del discorso, vocaboli adeguati all’età del bambino ed alle sue
competenze cognitive.
Intervento logopedico
Metodiche oraliste: metodo verbotonale

Presuppone l’impostazione dei fonemi e dei vocaboli secondo la
progressione fonetica italiana

Presuppone l’utilizzo di oggetti e immagini relative alle parole o alle frasi
prodotte

Presuppone collaborazione tra logopedista, scuola e famiglia, con uso di
strategie pedagogiche motivanti
Intervento logopedico
Metodiche oraliste: metodica oralista pura

Presuppone sfruttamento dei residui uditivi

Presuppone allenamento acustico specifico

Presuppone impostazione dei fonemi secondo la progressione fonetica
italiana

Utilizza gesti specifici e rinforzi propriocettivi per l’impostazione della corretta
produzione fonetica

Utilizza oggetti e immagini relative alle parole o alle frasi prodotte
Intervento logopedico
Metodiche oraliste: metodica oralista pura

Utilizza il metodo frase-colore per l’impostazione della frase

Lettura fono-sillabica precoce fin dai tre anni per puntualizzare l’articolazione

Collaborazione passiva da parte della famiglia
Intervento logopedico
Metodica uditivo-verbale (Auditory verbal-therapy)

Si basa sul potenziale uditivo dei bambini sordi

Utilizza l’ascolto per imparare a parlare

Presuppone diagnosi precoce e utilizzo immediato di tecnologia amplificative

Massima enfatizzazione della percezione acustica, allenamento acustico

Segue i normali modelli di sviluppo di lessico e morfosintassi
Intervento logopedico
Metodica uditivo-verbale (Auditory verbal-therapy)

Stimola l’automonitoraggio del bambino sulla propria voce a confronto con
l’altrui per migliorarne l’intellegibilità

Monitora continuamente capacità di percezione acustica della produzione
verbale

Massimizza l’attenzione del bambino e favorisce l’emergere di strutture
comunicative e linguistiche adeguate attraverso tecniche specifiche

Utilizza coinvolgimento attivo della famiglia
Intervento logopedico
Attualmente il metodo più giusto si costruisce sul paziente tenendo conto delle
sue specifiche esigenze cognitivo-linguistiche, acustico-percettive, interattive e
comportamentali, tenendo conto del contesto comunicativo , individuando e
valorizzando i suoi punti di forza. Questo presuppone: diagnosi e protesizzazione
precoce, coinvolgimento di tutti coloro che interagiscono col bambino,
attivazione della famiglia, valutazione iniziale e in itinere in raffronto ai
normoacusici, preparazione specifica ad opera del logopedista, massima
stimolazione del canale di attenzione e percezione acustica, intervento sui
prerequisiti di letto-scrittura e calcolo, strategie accattivanti e motivanti in
contesto ludico.
Intervento logopedico
Tutto ciò consente riduzione dei tempi di riabilitazione e acquisizione più
naturale delle competenze linguistiche sovrapponibili a quelle dei soggetti
normoacusici.
Impianti cocleari
Dispositivi elettronici in grado di evocare sensazioni uditive e, in alcuni casi, il
recupero totale dell’udito, specie nelle ipoacusie neurosensoriali profonde,
che invece poco giovamento traggono dalle protesi acustiche, che non
sono in grado di sopperire al mancato funzionamento delle CCI. Sono dotati
di numerosi elettrodi in platino, inseriti all’interno della coclea
Impianti cocleari
Elettrodi
Sono numerosi, uno per ciascuna banda dello spettro sonoro e sono
posizionati sulla base del modello tonotopico. La stimolazione può essere:

Analogica in cui il segnale viene suddiviso, tradotto in segnale elettrico e
inviato simultaneamente agli elettrodi. (svantaggi: si possono creare
interazioni di tipo elettromagnetico che effettuano una sovrastimolazione
del nervo acustico e spesso contrazione del nervo faciale)

Pulsata i segnali non sono inviati simultaneamente (si evita l’interazione di
tipo elettromagnetico)
Impianti cocleari
Configurazione
E’ di lunga durata, necessita di due anni, serve per ottenere la
migliore performance individualizzata in base al modello
dell’impianto ed ai residui neurali del soggetto.
Intervento logopedico
La terapia logopedica viene effettuata parallelamente alla
programmazione del processore dell’impianto cocleare.
La terapia logopedica si articola in tre fasi, l’una propedeutica
all’altra, durante le quali il bambino gradualmente svilupperà le
capacità necessarie all’apprendimento della lingua nelle sue forme
orale e scritta.
Intervento logopedico
PRIMA FASE:
Si pone come obiettivo la verifica dell’efficacia dell’impianto
cocleare. Il bambino deve innanzitutto sviluppare la
consapevolezza dell’esistenza di un nuovo e più ricco mondo
sonoro.
Sono necessari alcuni giorni affinché il bambino possa abituarsi al
nuovo dispositivo. Dal momento in cui riuscirà ad indossare senza
problemi l’IC per tutta la giornata è importante iniziare a
presentargli una vasta gamma di rumori e suoni.
Intervento logopedico
Durante le sedute riabilitative vengono presentate al
bambino stimolazioni acustiche di vario tipo, quali
produzioni musicali, suoni vocalici e verbali, rumori
ambientali: si richiede poi al bambino di segnalarne
l’assenza o la presenza (→Detezione).
Intervento logopedico
Nello stesso tempo si deve favorire l’incremento dell’attenzione uditiva.
Il logopedista deve segnalare la presenza di suoni e rumori che casualmente
si producono nell’ambiente (es. penna che cade, porta che sbatte, ecc.) o
in lontananza (es. cane che abbaia, clacson che suona, ecc.).
Deve sviluppare nel bambino la capacità di localizzare la sorgente sonora.
Intervento logopedico
SECONDA FASE:
Si pone come obiettivo lo sviluppo di:

Abilità acustico-percettive;

Competenze linguistico-verbali.
Intervento logopedico

Abilità acustico-percettive:
L’IC fornisce al paziente un notevole aumento delle informazioni
uditive, ma, per ottenere il massimo beneficio da esso, risulta
indispensabile un adeguato allenamento ed un intervento
riabilitativo mirato al recupero della funzionalità uditiva.
Intervento logopedico
Il programma terapeutico prevede esercizi per:

La DISCRIMINAZIONE: il bambino deve indicare se i suoni sono uguali o
diversi, differenziando tra stimoli

lunghi/brevi,

prolungati/interrotti,

deboli/forti,

gravi/acuti.
Inoltre vengono impiegati suoni onomatopeici e parole dalle
caratteristiche percettive molto contrastanti.
Intervento logopedico

L’IDENTIFICAZIONE: al bambino viene chiesto di indicare, nell’ambito di
una limitata possibilità di scelta (closed-set), l’oggetto o l’immagine
denominata dal terapista. Si comincia con un set di tre stimoli che hanno
peculiarità psico-acustiche molto diverse; quando il compito viene
eseguito con facilità si passa all’ampliamento del numero degli stimoli
che saranno sempre più simili.

Il RICONOSCIMENTO: il bambino deve ripetere parole isolate, inizialmente
aiutandosi con degli indizi forniti dal logopedista (per esempio
l’indicazione di categorie semantiche) e successivamente senza alcuna
indicazione (open-set).
Intervento logopedico

La COMPRENSIONE: il bambino deve comprendere le domande postegli dal terapista e
rispondere in maniera adeguata.
I temi proposti vengono scelti in base alle caratteristiche proprie del soggetto, all’età, al
livello culturale e allo sviluppo cognitivo.
Intervento logopedico

Competenze linguistico-verbali:
Esse precedono l’acquisizione del linguaggio che, a sua volta,
arricchendosi progressivamente, favorisce l’evoluzione del pensiero e
delle modalità comunicative.
La terapia logopedica deve favorire l’apprendimento delle forme e
delle regole linguistiche e la capacità di usarle in modo appropriato
per accrescere la competenza cognitiva e migliorare le abilità
comunicative.
Intervento logopedico
Cardine dell’intervento è l’attività esperenziale: essa, secondo
Karmiloff-Smith, influenza fortemente il funzionamento della mente
attraverso il potenziamento del processo di modularizzazione (cioè la
creazione di sistemi specifici di analisi e di risposta) e facilita il
processo di «ridefinizione rappresentenziale» (cioè il passaggio a
livelli più elevati di funzionamento cognitivo) per far sì che le
conoscenze apprese diano luogo ad analisi e risposte più flessibili.
Intervento logopedico
L’attività esperienziale viene svolta seguendo un programma individualizzato
nel quale vengono, di volta in volta, indicati gli obiettivi a breve, medio e
lungo termine. Per ogni obiettivo da raggiungere possono essere impiegate
più attività che devono però possedere alcune caratteristiche comuni:

La CONCRETEZZA-con tendenza all’astrattezza: il bambino ipoacusico
riesce a sviluppare un lessico strettamente legato alla concretezza dei
significati.
La terapia logopedica deve sfruttare questa capacità come strategia
d’apprendimento:

Presentare categorie grammaticali (sostantivi, verbi, aggettivi)
concrete, rappresentabili con oggetti, immagini, disegni

Introdurre successivamente strutture formali astratte, la cui
comprensione è necessariamente connessa alla verbalizzazione
Intervento logopedico

La VARIETÀ-non la ritualità: per facilitare l’apprendimento di un concetto
è necessario fornire informazioni varie, che cioè rappresentino l’oggetto
dell’acquisizione nelle sue diverse forme. La presentazione di un concetto
riferito sempre alla stessa immagine può legarlo indissolubilmente ad una
struttura verbale che il bambino ripete sistematicamente, senza
conoscerne il reale significato. Ciò consente di operare delle
generalizzazioni che permettono al bambino di applicare i concetti
appresi in tutte le situazioni che lo richiedono.

Il COINVOLGIMENTO EMOTIVO: è preferibile utilizzare materiale che susciti
interesse nel bambino e che stimoli la partecipazione attiva.
Intervento logopedico

La CONTESTUALITÀ-con tendenza alla decontestualizzazione:

In una prima fase bisogna stimolare la verbalizzazione sfruttando
situazioni riguardanti il «qui ed ora», più facilmente percepibili dal
bambino;

In una seconda fase può essere usato materiale relativo ad
esperienze passate, sollecitando il bambino a privilegiare l’uso della
verbalità nello scambio di informazioni;

In una terza fase si può passare al racconto e al commento di
esperienze personali di cui l’interlocutore non è a conoscenza.
La progressiva decontestualizzazione favorisce lo sviluppo del pensiero
logico.
Intervento logopedico
TERZA FASE:
Si pone come obiettivo il miglioramento di:

Memoria a breve termine e percezione acustica;

Morfosintassi;

Produzione vocale e articolatoria.
Intervento logopedico

MBT e percezione acustica:
Il progetto terapeutico prevede esercizi per:

La MBT: vengono adoperati stimoli acustici, quali sequenze ritmiche più
lunghe e elaborate, successioni di suoni e rumori, frasi di lunghezza
crescente richiedendone l’esatta riproduzione.

La DISCRIMINAZIONE: il bambino deve differenziare tra stimoli verbali con
caratteristiche psico-acustiche molto simili.

L’IDENTIFICAZIONE: si richiede al bambino di identificare l’item corretto
nell’ambito di una lista scritta di sillabe, di parole, di logotomi, di frasi.
Intervento logopedico

Il RICONOSCIMENTO: il bambino deve ripetere le parole che il logopedista
produce, senza avvalersi di alcun indizio.

La COMPRENSIONE: viene chiesto al bambino di elaborare dei giudizi
cognitivi su quanto ascoltato e rispondere in maniera adeguata alle
richieste e al contesto, senza l’ausilio della lettura labiale.
Gli esercizi vengono somministrati soprattutto a bocca
schermata.
Intervento logopedico

Morfosintassi:
Vengono impiegati:

ILLUSTRAZIONI e DISEGNI: uso di illustrazioni, e soprattutto schede da
scomporre e ricomporre, che aiutano il bambino a focalizzare
l’attenzione, favorendo la costruzione delle rappresentazioni mentali
necessarie all’elaborazione linguistica (es. immagini in ordine logico e
cronologico)

LETTURA e SCRITTURA: la letto-scrittura rappresenta un utile sostegno per
l’acquisizione di una corretta morfologia, in quanto l’informazione visiva
permette al bambino di concentrarsi per tutto il tempo che gli è
necessario (es. analisi di un brano; completamento di frasi).
Intervento logopedico

DRAMMATIZZAZIONE: permette di applicare nell’eloquio spontaneo le
regole morfosintattiche apprese. Il logopedista, coinvolgendo il bambino
con l’assegnazione di un ruolo definito, costruisce situazioni in cui viene
favorito il dialogo e l’apprendimento di nuove forme verbali (es. burattini;
interpretazione di ruoli).
Intervento logopedico

Produzione vocale ed articolatoria:
In alcuni casi è sufficiente sollecitare l’attenzione del bambino, guidandola
verso l’ascolto delle corrette modalità di emissione. Infatti grazie alle
adeguate capacità di percezione il bambino può spontaneamente
modificare la sua produzione.
In altri casi è possibile intervenire sugli aspetti articolatori e/o vocali alterati
mediante tecniche rieducative che sfruttano l’associazione di stimoli ad
informazioni visive e propriocettive.
FINE
Scarica