Gruppi di auto mutuo aiuto - Dipartimento di Scienze della

Università di Roma Tre
Facoltà di Scienze della Formazione
Corso di Laurea in Servizio Sociale
A.A. 2015 – 2016
Tecniche e Strumenti Professionali
GRUPPI DI
AUTO/MUTUO AIUTO
Dott.ssa Elisa Noci
Gruppi di auto/mutuo aiuto
Fonte: Attivare e facilitare i gruppi
di auto/mutuo aiuto, V.
Calcaterra, Erickson 2013
 I gruppi di auto/mutuo aiuto
nascono negli Stati Uniti nel
1935, con la fondazione degli
Alcolisti Anonimi.
Gruppi di auto/mutuo aiuto
 In Italia il movimento si sviluppa
agli inizi degli anni ’70; qualche
anno dopo per la stessa
problematica sono istituiti i CAT
(club di alcologia territoriale) che
propongono la partecipazione a
alcolista e loro familiare.
 La legge 328/2000 richiama i
gruppi di auto/mutuo aiuto e il
principio del mutuo aiuto tra
famiglie all’art. 16 – valorizzazione
e sostegno delle responsabilità
familiari.
Situazioni affrontate
 Disturbi psichiatrici: ansia e attacchi
di panico; depressione; disturbi del
comportamento alimentare
 Dipendenze: dal gioco, da alcol, da
sostanze stupefacenti
 Disabilità fisiche e/o psichiche;
familiari che se ne prendono cura
 Anziani; familiari che se ne prendono
cura
Situazioni affrontate
 Genitori adottivi o affidatari
 Genitori di ragazzi accolti in
comunità e/o in affido familiare
 Genitori separati
 Malattia e lutto
 Perdita di lavoro e disoccupazione
Auto/mutuo aiuto: di che si
tratta
I gruppi di auto/mutuo aiuto sono gruppi formati da
persone con una situazione di vita analoga, interessate
a confrontarsi per migliorare tale condizione.
 Nel lavoro sociale, l’auto-mutuo aiuto è riconosciuto
come un processo di empowerment che garantisce
sostegno relazionale alle persone che condividono una
comune situazione di difficoltà.
 Alla base vi è la convinzione che, quando è possibile
confrontarsi e discutere di una difficile situazione di
vita con un’altra persona che ha fatto, o sta facendo,
un’esperienza simile, è più facile sentirsi compresi.

Auto/mutuo aiuto: di che si
tratta
Promuovere un gruppo di auto/mutuo aiuto
significa riconoscere le potenzialità della
collaborazione e dell’aiuto reciproco tra persone
e accrescerne gli effetti benefici proponendo di
aiutarsi in gruppo.
 I gruppi di auto-mutuo aiuto concretizzano il
concetto dell’helper therapy: aiutando gli altri si
aiuta se stessi.
 La possibilità di aiutare qualcun altro aiuta a
sentirsi in grado di fare qualcosa di buono, a
riconoscere e valorizzare le proprie capacità e,
quindi, a prendere in mano la propria situazione
e fare qualcosa per stare meglio.

Auto/mutuo aiuto: di che si
tratta
 La partecipazione al gruppo aiuta quindi
a non sentirsi soli, a dare il giusto peso ai
propri problemi, a capire che non si è gli
unici al mondo a vivere una situazione di
difficoltà, superando la vergogna e il
senso di colpa per aprirsi alla ricerca di
strategie per fare i conti con il disagio e
migliorare la propria vita.
 Ha valenza motivazionale, emotiva, di
riflessione critica, di ricerca di strategie
pratiche nonché di socializzazione.
Auto/mutuo aiuto: di che si
tratta
Quindi, i gruppi di auto/mutuo
aiuto si basano su:
 condivisione dell’esperienza
 reciprocità
 parità dei partecipanti
 uso della parola come strumento
principale di aiuto: racconto
riflessivo condiviso della propria
storia
 importanza della volontarietà
Il facilitatore
Il gruppo di auto/mutuo aiuto non è
condotto: non c’è un esperto che si siede
“su una sedia più importante degli altri” e
dirige i lavori.
 Nel gruppo di auto/mutuo aiuto non esiste
quindi un conduttore, ma un facilitatore:
colui che accompagna il gruppo nei suoi
incontri, aiutando i partecipanti ad ascoltarsi
e a raccontarsi, a rispettare le regole del
gruppo, facilitando i processi di
comunicazione, le dinamiche di reciprocità
tra i partecipanti e la mutualità.

Il facilitatore
Il facilitatore può essere un professionista
oppure un facilitatore naturale, cioè una
persona che riveste questo ruolo non in
quanto esperto professionista, ma in virtù
della propria esperienza personale.
 Il facilitatore non interviene nel definire i
contenuti del gruppo o le strategie che
devono seguire i partecipanti, ma facilita
l’autonomia nella vita del gruppo e nella
partecipazione di ognuno: è responsabile
del fatto che il processo di mutualità si
inneschi e si alimenti da un incontro
all’altro
Il facilitatore deve…
 Aiutare i membri del gruppo a
comunicare tra di loro (a tutto il
gruppo), rendendo circolare la
comunicazione, utilizzando a questo
scopo anche il linguaggio non verbale
 Sottolineare le comunanze di
sentimenti o di storie di vita
 Valorizzare le differenze: aiutare a
comprendere che non esiste un’unica
verità, che la strada non è già segnata.
La diversità dei percorsi può
promuovere riflessioni creative: “cosa
potrei fare io se fossi al posto suo”
Il facilitatore deve…
Evidenziare il positivo
Gestire i conflitti: sollecitare i partecipanti
a non giudicare; a parlare in prima
persona, cercare partecipazione di tutti
disinnescando contrapposizioni frontali tra
due membri.
 Promuovere processi di problem solving:
es. un partecipante racconta una propria
difficoltà; il facilitatore chiede agli altri di
pensare a esperienze simili e di raccontare
come si sono sentiti o comportati,
stimolando poi la riflessione del gruppo su
quanto emerso


Il facilitatore deve…
 Arrivare in orario e aprire
l’incontro
 Fare attenzione che si parli uno
alla volta e in prima persona
 Fare attenzione a che tutti
possano parlare se vogliono
 Rivolgere lo sguardo a tutto il
gruppo
 Accogliere ciò di cui i partecipanti
vogliono discutere
 Ascoltare e riformulare
 Ricordare gli incontri successivi
Il facilitatore non deve…
 Definire un ordine del giorno
 Spiegare e consigliare
 Esprimere valutazioni e giudizi
 Parlare troppo, interrompere o
zittire gli altri
 Schierarsi
 Guardare solo chi parla
 Assentarsi dal gruppo
Il facilitatore
Deve essere direttivo solo in casi estremi,
ad esempio quando il gruppo mette in atto
comportamenti rischiosi per la vita del
gruppo stesso (es. utilizzare gli incontri per
organizzare eventi o iniziative)
 In casi estremi può trovarsi a doversi
dissociare dalle scelte del gruppo o violare
il patto di riservatezza (es. quando viene a
conoscenza di fatti che mettono a rischio
l’incolumità di qualcuno: anche in questi
casi dovrebbe comunque prima
condividere con il gruppo la sua scelta)

Come nasce un gruppo di
auto/mutuo aiuto?
Può essere promosso da un operatore o
ente; in questo caso possono nascere
essenzialmente in quattro modi:
 Su richiesta di alcune persone interessate a
incontrarsi
 Con inviti mirati a persone che si suppone
siano interessate a partecipare al gruppo
perché vivono una situazione di difficoltà.
In questo caso è importante che il
promotore incontri una per una le persone
che intende invitare, spiegando bene di
cosa si tratta
Come nasce un gruppo di
auto/mutuo aiuto?
 Promuovendo un gruppo con l’aiuto di
alcuni futuri partecipanti
 Facendo una promozione aperta,
basata sull’ipotesi che in un
determinato territorio ci siano delle
persone che vivono una simile
situazione di difficoltà.
Come nasce un gruppo di
auto/mutuo aiuto?
In quest’ultimo caso è importante curare
bene la comunicazione: cercare di dare un
messaggio positivo (che punti più sul
benessere che si vuole raggiungere che
non sulla situazione problematica di
partenza), evitare un messaggio
stigmatizzante verso una certa condizione.
 Sarà necessario trasmettere un messaggio
chiaro e semplice, specificare la data e il
luogo del primo incontro e un numero a
cui poter chiedere informazioni.

Come nasce un gruppo di
auto/mutuo aiuto?

Inoltre, i gruppi possono nascere anche in
modo del tutto spontaneo, senza il
coinvolgimento di un professionista.

In tutti i casi, il primo incontro sarà un
momento particolarmente significativo, in
cui dovranno essere esplicitate e ben
chiarite le finalità, gli accordi e le regole
del gruppo.
Regole
 Parità tra tutti i membri
 Riservatezza
 Non giudizio
 Si parla di sé in prima persona
Accordi necessari
 Definire la cadenza degli incontri
 Definire la sede del gruppo
 Ogni altro accordo è condiviso e
deciso dal gruppo (es. darsi un
nome, portare a turno qualcosa
da mangiare…)
 Può essere deciso anche di
documentare la storia del gruppo:
fin dall’inizio deve essere deciso
se e quale documentazione tenere
(es. diario di bordo, verbale)
Gemmazione
Il numero di membri è al massimo dieci
o dodici partecipanti. Oltre questo
numero la comunicazione e la
partecipazione di tutti risulterebbe
difficile.
Per questo, se i partecipanti aumentano
oltre questo numero, è necessario che il
gruppo gemmi, cioè che da un unico
gruppo se ne formino due
È spesso un’operazione dolorosa ma
necessaria; anche perché l’ingresso di
nuovi partecipanti è vitale per la
sopravvivenza del gruppo.
Gemmazione
Criteri per la gemmazione:
 Storicità della partecipazione al
gruppo dei suoi membri:
mischiare partecipanti storici e più
recenti
 Territorialità
 Mescolanza di genere
Associazioni ombrello
Sono associazioni che riuniscono
diversi gruppi di auto/mutuo aiuto
presenti in uno stesso territorio,
con le seguenti finalità:
 Promuovere la cultura
dell’auto/mutuo aiuto;
 Sostenere la nascita di nuovi
gruppi di auto/mutuo aiuto;
 Sostenere i gruppi esistenti.