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Rapporto Debito/PIL valori reali
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1,500,000.00
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Debito reale
PIL reale
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Rapporto Dn/Pn
Rapporto Debito/pil
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Rapporto Dn/Pn
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2010
Un’altra legata al ruolo della Banca d’Italia (Domenico Moro economista “di sinistra”)
Se ne possono sare molte letture……Una legata all’orientamento di governo
Una interpretazione piuttosto diffusa afferma che il fattore scatenante sarebbe stato il
“divorzio” tra la Banca d’Italia e lo Stato (“Tesoro”) nel 1981
A partire dal 1981 la Banca d’Italia ha “divorziato” dal Tesoro e non è più intervenuta
nell’acquisto di titoli di Stato.
L’attuale debito pubblico italiano si formò tra gli anni ’80 e ’90, passando dal 57,7% sul Pil
nel 1980 al 124,3% nel 1994.
Tale crescita, molto più consistente di quella degli altri Paesi europei, non fu dovuta ad
una impennata della spesa dello Stato, che rimase sempre al di sotto della media della
Ue e dell’eurozona e, tra 1991 e 2005, sempre al di sotto di quella tedesca.
Nel 1984 l’Italia spendeva – al netto degli interessi sul debito – il 42,1% del Pil, che nel
1994 era aumentato appena al 42,9%. Nello stesso periodo la media Ue (esclusa
l’Italia) passò dal 45,5% al 46,6% e quella dell’eurozona passò dal 46,7% al 47,7%
Da dove derivava allora la maggiore crescita del debito italiano?
Dalla spesa per interessi sul debito pubblico, che fu sempre molto più alta di quella degli
altri Paesi.
Sempre dall’84 al ‘95, la spesa per interessi crebbe in Italia dall’8% del Pil all’11,4%, livello
di gran lunga maggiore del resto d’Europa. Sempre nello stesso periodo la media Ue passò
dal 4,1% al 4,4% e quella dell’eurozona dal 3,5% al 4,4%.
Dal 1981 la Banca d’Italia cessò di comprare i titoli di Stato (curò solo le aste).
Visto che l’entità dei tassi d’interesse sui titoli di stato, ovvero quanto lo Stato paga per
avere un prestito, dipende dalla domanda dei titoli stessi, l’eliminazione di una
componente importante della domanda, quale è la Banca centrale, ha avuto l’effetto di
far schizzare verso l’alto gli interessi e, quindi, di far esplodere il debito totale.
Inoltre, la mancanza del cordone protettivo della Banca d’Italia espose il nostro debito alle
manovre speculative degli investitori internazionali. Fu quanto accadde nel 1992, quando
gli attacchi speculativi alla lira costrinsero l’Italia ad uscire dal Sistema monetario europeo
e a svalutare la moneta.
Ci si potrebbe chiedere a questo punto quale fu la ragione del divorzio tra Banca d’Italia
e Tesoro.
Naturalmente ci sono molte motivazioni e interpretazioni, secondo questa ricostruzione
la spiegazione principale ci viene offerta dallo stesso Ministro che volle il divorzio:
Beniamino Andreatta.
Uno degli obiettivi era quello di abbattere i salari, imponendo una deflazione che
desse la possibilità di annullare “il demenziale rafforzamento della scala mobile,
prodotto dall’accordo tra Confindustria e sindacati”. Infatti, nel 1984 con gli accordi di
San Valentino la scala mobile fu indebolita e nel 1992 definitivamente eliminata.
La “scala mobile” era un meccanismo di adeguamento automatico ei salari alla
variazione dei prezzi (cioè all’inflazione) che aveva innescato, secondo il Ministro e
molti altri, una spirale perversa di aumento tra prezzi e salari.
Secondo la parte avversa, la revoca della scala mobile ha diminuito i salari reali, visto
che i prezzi subiscono movimenti non regolati, mentre i salari e gli adeguamenti salariali
sono oggetto di contrattazione regolamentata.
Ovviamente altri pensano che sia stata proprio la scala mobile ad innescare una
catena di eventi che ha portato all’esplosione del debito
Fatti relativi a questa teoria:
1. E’ indubbio che l’esplosione del debito avviene in concomitanza con la
eliminazione del “paracadute” della Banca centrale
2. E’ indubbio che il meccanismo di incremento del debito NON è frutto di spese
eccessive o di entrate modeste, ma deriva dall’accumulo dei tassi di interesse
3. E’ indubbio che le pressioni speculative sul debito dei paesi europei sono cessate
dal momento in cui Draghi (governatore della BCE) ha dichiarato che la Banca
Europea era pronta a comprare i titoli dei paesi aderenti, esattamente come
faceva la Banca d’Italia prima del 1981
Altra interpretazione (più ampia) : il ruolo della globalizzazione
Stefano di Francesco (economista di “destra”)
Dunque possiamo affermare che le cause che han determinato la crescita del debito pubblico, sono
sostanzialmente tre:
1 - l’abolizione degli accordi di Bretton Woods del 1971, con cui il Dollaro si sganciò dalla convertibilità
in oro e da qual momento ne furono stampati troppi; le valute iniziarono a fluttuare tra loro passando da
un sistema a cambi fissi ad uno a cambi flessibili.
Questo cambiamento del sistema monetario è quello che ha permesso questa Globalizzazione basata
sul mantenimento di colossali deficit esteri cronici.
Ovviamente anche la Lira fu agganciata al Dollaro dal 1949 al 1971, come tutte le altre valute occidentali;
i cambi erano fissi rispetto al dollaro che a sua volta era fisso rispetto all'Oro e in questo modo era
impossibile avere disavanzi esteri sistematici (come hanno gli USA oggi) e nessuno poteva stampare
dollari in eccesso, perchè le riserve di oro erano limitate .
Quando si realizzava un deficit estero, l'oro usciva dal Paese ed si era costretti a dare una stretta
monetaria alzando i tassi d’interesse, creando una recessione, limitando i consumi, facendo così
scendere i salari e i prezzi. In questo modo il valore delle monete rimaneva sempre "allineato" e nessuno
era sopravvalutato o sottovalutato. Questo era un meccanismo "duro", automatico, che disciplinava
sempre tutti e impediva l'inflazione.
2 – l’abolizione della legge della preferenza comunitaria nel 1973,
secondo la quale, l'80% delle merci andavano comprate dentro la Comunità Europea, ha
segnato il punto di svolta per l’avvio di una progressiva deregolamentazione negli scambi
internazionali.
Anche per i lavoratori, oltre che per le imprese, fintanto che resse il protezionismo essi
vissero in una sorta di paradiso, perchè non soffrivano la concorrenza di centinaia di
milioni di turchi, polacchi, cinesi, indiani, egiziani, messicani, giapponesi, coreani, etc.
Dal 1973 in poi, le cose cambiarono notevolmente come testimoniano anche i numerosi
lavori del più grande economista del secolo scorso,il premio Nobel Maurice Allais che ha
scritto invano libri su libri e articoli su articoli per mostrare che dal 1973 in poi la
disoccupazione in Europa è raddoppiata ; fino ad allora era stata sul 5% per 20 anni, ma
una volta aperto il mercato europeo ad importazioni a basso costo.
Naturalmente l'occupazione e il reddito europei sono ovviamente diminuiti, ma visto che
gli europei rimanevano i maggiori acquirenti di quelle merci prodotte fuori europa questo
incrementava il debito verso l’estero;
3 – il divorzio tra la Banca d’Italia ed il Governo del 1981,
con il quale si impediva alla Banca Centrale di sottoscrivere i titoli del debito pubblico
obbligando lo Stato ad indebitarsi verso il mercato a tassi d’interesse maggiori del tasso
d’inflazione.
Fin dal 1950 lo Stato si finanziava stampando moneta e tenendo dei controlli ai capitali per
cui quando si emettevano titoli di stato questi rendevano meno dell'inflazione (repressione
finanziaria come la definisce il FMI) e non li voleva quasi nessuno.
Se la gente però non li comprava, la Banca d'Italia finanziava lei il governo; se si esagerava si
creava inflazione e pressione sul cambio, le riserve di oro diminuivano, si alzavano i tassi, si
riduceva il credito disponibile,l'economia rallentava ecc..ed il sistema si stabilizzava di nuovo.
Quando nel 1971, il dollaro si sganciò dall'oro, la Banca d'Italia era ancora nella condizione di
poter finanziare lei il governo, questo era libero di stampare moneta senza il vincolo esterno
dell'oro. Cosa successe, il cambio andò a picco ? No, si svalutò contro dollaro, ma non molto.
Questo fino al 1981 quando si "tagliò" il legame tra Bankitalia e Governo vietando alla prima
di finanziare il secondo e obbligando lo Stato ad andare ad indebitarsi sul mercato vendendo
BTP e remunerando gli investitori con tassi ben superiori all’inflazione.. Questo rese il
cambio della lira più stabile ? No,esattamente produsse l’effetto contrario
Fatti relativi a questa interpretazione:
Il debito americano comincia a crescere nel 1973 (fine di Bretton Woods)
Tutte le “esplosioni” di debito italiane sono rientrate, tranne l’ultima
Sul debito pubblico vale questa semplice “legge”
A – Incr.Reddito reale + Inflazione = tasso d’interesse passivo sul debito => debito stabile
B – Incr.Reddito reale + Inflazione > tasso d’interesse passivo sul debito => debito diminuisce
C – Incr.Reddito reale + Inflazione < tasso d’interesse passivo sul debito => debito sale
Sostituendo all’equazione le cifre attuali avremo che :
-2,6 + 2,3 < 4 da cui segue che
-0,3 < 4 e quindi il debito cresce nonostante gli avanzi primari di bilancio.
Infatti,se anche si riuscissero a fare avanzi primari dell’ordine del 4% ( e non del 2% come ad esempio ha
ottenuto il governo Monti ), il debito pubblico non scende.
In passato si “normalizzava” la situazione stampando moneta o facendo comprare titoli alla banca
d’Italia, quindi aumentando la moneta in circolazione, aumentando la inflazione, in questo modo il
sistema tornava in equilibrio
Naturalmente il problema è chi paga il riequilibrio, cioè chi paga l’inflazione, di solito i redditi “fissi” che
non possono adeguarsi velocemente all’aumento dei prezzi. In questo senso la “scala mobile”
salvaguardava (parzialmente) i redditi fissi.
Oggi l’equilibrio del sistema non è più nazionale:
In generale, un 4- 5% di Pil italiano va a finire in rendite (interessi) e quindi lo Stato deve
spendere meno di quello che incassa verso i cittadini italiani (impoverendoli), perchè così
garantisce agli investitori finanziari, specialmente quelli internazionali, che non ci sarà
inflazione e non si uscirà dall'euro (evitando il rischio di perdite dovute al cambio).
Dato che questi bonds devono rendere ogni anno, ma senza rischio per gli investitori, il
Governo deve fare un avanzo di bilancio "primario" (G – T <0 ) , in modo da non
inflazionare mai neanche un poco l'economia e rimanere dentro l'Euro che è una valuta
agganciata alla Germania e quindi, a differenza della infida lira, garantisce agli investitori
finanziari un rendimento reale senza rischio di cambio
Questo concetto, questo piano potremmo dire, discusso apertamente tra i banchieri
centrali di tutto l'occidente e i rappresentanti dei mega fondi come Blackrock e Pimco,
richiede per l'Italia una politica di Austerity ad oltranza e rimanere nell'Euro.
Perchè senza bonds come i nostri BTP, che sono il terzo mercato al mondo per dimensione
del debito pubblico, la piramide del mercato finanziario globale non funziona.
Forse nella nuova divisione internazionale dei compiti economici a noi tocca il ruolo di
produrre Bonds ???
Siamo messi così male????? Mica tanto
Se consideriamo il debito complessivo siamo quarti poco sopra anche la
virtuosa Germania… ma se ne parla poco
Altri paesi preferiscono far indebitare i propri cittadini, invece che lo stato
Se ne possono sare molte letture……Una legata all’orientamento di governo
Un’altra legata al ruolo della Banca d’Italia (Domenico Moro economista “di sinistra”)
Secondo questa interpretazione il fattore scatenante sarebbe stato il “divorzio” tra la
Banca d’Italia e lo Stato (“Tesoro”) nel 1981
A partire dal 1981 la Banca d’Italia ha “divorziato” dal Tesoro e non è più intervenuta
nell’acquisto di titoli di Stato.
L’attuale debito pubblico italiano si formò tra gli anni ’80 e ’90, passando dal 57,7% sul Pil
nel 1980 al 124,3% nel 1994.
Tale crescita, molto più consistente di quella degli altri Paesi europei, non fu dovuta ad
una impennata della spesa dello Stato, che rimase sempre al di sotto della media della
Ue e dell’eurozona e, tra 1991 e 2005, sempre al di sotto di quella tedesca.
Nel 1984 l’Italia spendeva – al netto degli interessi sul debito – il 42,1% del Pil, che nel
1994 era aumentato appena al 42,9%. Nello stesso periodo la media Ue (esclusa
l’Italia) passò dal 45,5% al 46,6% e quella dell’eurozona passò dal 46,7% al 47,7%
Da dove derivava allora la maggiore crescita del debito italiano?
Dalla spesa per interessi sul debito pubblico, che fu sempre molto più alta di quella degli
altri Paesi.
Sempre dall’84 al ‘95, la spesa per interessi crebbe in Italia dall’8% del Pil all’11,4%, livello
di gran lunga maggiore del resto d’Europa. Sempre nello stesso periodo la media Ue passò
dal 4,1% al 4,4% e quella dell’eurozona dal 3,5% al 4,4%.
Dal 1981 la Banca d’Italia cessò di comprare i titoli di Stato (curò solo le aste).
Visto che l’entità dei tassi d’interesse sui titoli di stato, ovvero quanto lo Stato paga per
avere un prestito, dipende dalla domanda dei titoli stessi, l’eliminazione di una
componente importante della domanda, quale è la Banca centrale, ha avuto l’effetto di
far schizzare verso l’alto gli interessi e, quindi, di far esplodere il debito totale.
Inoltre, la mancanza del cordone protettivo della Banca d’Italia espose il nostro debito alle
manovre speculative degli investitori internazionali. Fu quanto accadde nel 1992, quando
gli attacchi speculativi alla lira costrinsero l’Italia ad uscire dal Sistema monetario europeo
e a svalutare la moneta.
Ci si potrebbe chiedere a questo punto quale fu la ragione del divorzio tra Banca d’Italia
e Tesoro.
Naturalmente ci sono molte motivazioni e interpretazioni, secondo questa ricostruzione
la spiegazione principale ci viene offerta dallo stesso Ministro che volle il divorzio:
Beniamino Andreatta.
Uno degli obiettivi era quello di abbattere i salari, imponendo una deflazione che
desse la possibilità di annullare “il demenziale rafforzamento della scala mobile,
prodotto dall’accordo tra Confindustria e sindacati”. Infatti, nel 1984 con gli accordi di
San Valentino la scala mobile fu indebolita e nel 1992 definitivamente eliminata.
La “scala mobile” era un meccanismo di adeguamento automatico ei salari alla
variazione dei prezzi (cioè all’inflazione) che aveva innescato, secondo il Ministro e
molti altri, una spirale perversa di aumento tra prezzi e salari.
Secondo la parte avversa, la revoca della scala mobile ha diminuito i salari reali, visto
che i prezzi subiscono movimenti non regolati, mentre i salari e gli adeguamenti salariali
sono oggetto di contrattazione regolamentata.
Ovviamente altri pensano che sia stata proprio la scala mobile ad innescare una
catena di eventi che ha portato all’esplosione del debito
Fatti relativi a questa teoria:
1. E’ indubbio che l’esplosione del debito avviene in concomitanza con la
eliminazione del “paracadute” della Banca centrale
2. E’ indubbio che il meccanismo di incremento del debito NON è frutto di spese
eccessive o di entrate modeste, ma deriva dall’accumulo dei tassi di interesse
3. E’ indubbio che le pressioni speculative sul debito dei paesi europei sono cessate
dal momento in cui Draghi (governatore della BCE) ha dichiarato che la Banca
Europea era pronta a comprare i titoli dei paesi aderenti, esattamente come
faceva la Banca d’Italia prima del 1981
Altra interpretazione (più ampia) : il ruolo della globalizzazione
Stefano di Francesco (economista di “destra”)
Dunque possiamo affermare che le cause che han determinato la crescita del debito pubblico, sono
sostanzialmente tre:
1 - l’abolizione degli accordi di Bretton Woods del 1971, con cui il Dollaro si sganciò dalla convertibilità
in oro e da qual momento ne furono stampati troppi; le valute iniziarono a fluttuare tra loro passando da
un sistema a cambi fissi ad uno a cambi flessibili.
Questo cambiamento del sistema monetario è quello che ha permesso questa Globalizzazione basata
sul mantenimento di colossali deficit esteri cronici.
Ovviamente anche la Lira fu agganciata al Dollaro dal 1949 al 1971, come tutte le altre valute occidentali;
i cambi erano fissi rispetto al dollaro che a sua volta era fisso rispetto all'Oro e in questo modo era
impossibile avere disavanzi esteri sistematici (come hanno gli USA oggi) e nessuno poteva stampare
dollari in eccesso, perchè le riserve di oro erano limitate .
Quando si realizzava un deficit estero, l'oro usciva dal Paese ed si era costretti a dare una stretta
monetaria alzando i tassi d’interesse, creando una recessione, limitando i consumi, facendo così
scendere i salari e i prezzi. In questo modo il valore delle monete rimaneva sempre "allineato" e nessuno
era sopravvalutato o sottovalutato. Questo era un meccanismo "duro", automatico, che disciplinava
sempre tutti e impediva l'inflazione.
2 – l’abolizione della legge della preferenza comunitaria nel 1973,
secondo la quale, l'80% delle merci andavano comprate dentro la Comunità Europea, ha
segnato il punto di svolta per l’avvio di una progressiva deregolamentazione negli scambi
internazionali.
Anche per i lavoratori, oltre che per le imprese, fintanto che resse il protezionismo essi
vissero in una sorta di paradiso, perchè non soffrivano la concorrenza di centinaia di
milioni di turchi, polacchi, cinesi, indiani, egiziani, messicani, giapponesi, coreani, etc.
Dal 1973 in poi, le cose cambiarono notevolmente come testimoniano anche i numerosi
lavori del più grande economista del secolo scorso,il premio Nobel Maurice Allais che ha
scritto invano libri su libri e articoli su articoli per mostrare che dal 1973 in poi la
disoccupazione in Europa è raddoppiata ; fino ad allora era stata sul 5% per 20 anni, ma
una volta aperto il mercato europeo ad importazioni a basso costo.
Naturalmente l'occupazione e il reddito europei sono ovviamente diminuiti, ma visto che
gli europei rimanevano i maggiori acquirenti di quelle merci prodotte fuori europa questo
incrementava il debito verso l’estero;
3 – il divorzio tra la Banca d’Italia ed il Governo del 1981,
con il quale si impediva alla Banca Centrale di sottoscrivere i titoli del debito pubblico
obbligando lo Stato ad indebitarsi verso il mercato a tassi d’interesse maggiori del tasso
d’inflazione.
Fin dal 1950 lo Stato si finanziava stampando moneta e tenendo dei controlli ai capitali per
cui quando si emettevano titoli di stato questi rendevano meno dell'inflazione (repressione
finanziaria come la definisce il FMI) e non li voleva quasi nessuno.
Se la gente però non li comprava, la Banca d'Italia finanziava lei il governo; se si esagerava si
creava inflazione e pressione sul cambio, le riserve di oro diminuivano, si alzavano i tassi, si
riduceva il credito disponibile,l'economia rallentava ecc..ed il sistema si stabilizzava di nuovo.
Quando nel 1971, il dollaro si sganciò dall'oro, la Banca d'Italia era ancora nella condizione di
poter finanziare lei il governo, questo era libero di stampare moneta senza il vincolo esterno
dell'oro. Cosa successe, il cambio andò a picco ? No, si svalutò contro dollaro, ma non molto.
Questo fino al 1981 quando si "tagliò" il legame tra Bankitalia e Governo vietando alla prima
di finanziare il secondo e obbligando lo Stato ad andare ad indebitarsi sul mercato vendendo
BTP e remunerando gli investitori con tassi ben superiori all’inflazione.. Questo rese il
cambio della lira più stabile ? No,esattamente produsse l’effetto contrario
Fatti relativi a questa interpretazione:
Il debito americano comincia a crescere nel 1973 (fine di Bretton Woods)
Tutte le “esplosioni” di debito italiane sono rientrate, tranne l’ultima
Sul debito pubblico vale questa semplice “legge”
A – Incr.Reddito reale + Inflazione = tasso d’interesse passivo sul debito => debito stabile
B – Incr.Reddito reale + Inflazione > tasso d’interesse passivo sul debito => debito diminuisce
C – Incr.Reddito reale + Inflazione < tasso d’interesse passivo sul debito => debito sale
Sostituendo all’equazione le cifre attuali avremo che :
-2,6 + 2,3 < 4 da cui segue che
-0,3 < 4 e quindi il debito cresce nonostante gli avanzi primari di bilancio.
Infatti,se anche si riuscissero a fare avanzi primari dell’ordine del 4% ( e non del 2% come ad esempio ha
ottenuto il governo Monti ), il debito pubblico non scende.
In passato si “normalizzava” la situazione stampando moneta o facnedo comprare titoli alla banca
d’Italia, quindi aumentando la moneta in circolazione, auementando la inflazione, in questo modo il
sistema tornava in equilibrio
Naturalmente il problema è chi paga il riequilibrio, cioè chi paga l’inflazione, di solito i redditi “fissi” che
non possono adeguarsi velocemente all’aumento dei przzi. In questo senso la “scala mobile”
salvaguardava (parzialmente) i redditi fissi.
Oggi l’equilibrio del sistema non è più nazionale:
In generale, un 4- 5% di Pil italiano va a finire in rendite (interessi) e quindi lo Stato deve
spendere meno di quello che incassa verso i cittadini italiani (impoverendoli), perchè così
garantisce agli investitori finanziari, specialmente quelli internazionali, che non ci sarà
inflazione e non si uscirà dall'euro (evitando il rischio di perdite dovute al cambio).
Dato che questi bonds devono rendere ogni anno, ma senza rischio per gli investitori, il
Governo deve fare un avanzo di bilancio "primario" (G – T <0 ) , in modo da non inflazione
mai neanche un poco l'economia e rimanere dentro l'Euro che è una valuta agganciata
alla Germania e quindi, a differenza della infida lira, garantisce agli investitori finanziari un
rendimento reale senza rischio di cambio
Questo concetto, questo piano potremmo dire, discusso apertamente tra i banchieri
centrali di tutto l'occidente e i rappresentanti dei mega fondi come Blackrock e Pimco,
richiede per l'Italia una politica di Austerity ad oltranza e rimanere nell'Euro.
Perchè senza bonds come i nostri BTP, che sono il terzo mercato al mondo per dimensione
del debito pubblico, la piramide del mercato finanziario globale non funziona.
Forse nella nuova divisione internazionale dei compiti economici a noi tocca il ruolo di
produrre Bonds ???
Siamo messi così male????? Mica tanto
Se consideriamo il debito complessivo siamo quarti poco sopra anche la
virtuosa Germania… ma se ne parla poco
Altri paesi preferiscono far indebitare i propri cittadini, invece che lo stato
Chi sono i nostri creditori??????
Sempre più banche e non residenti
Detentori del Debito Pubblico
100%
90%
80%
70%
60%
50%
40%
30%
20%
10%
0%
1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012
Banca d'Italia
Istituzioni finanziarie
Altri residenti
Non residenti
Sempre più strumenti di mercato
Composizione degli Strumenti del Debito Pubblico
100%
90%
80%
70%
60%
50%
40%
30%
20%
10%
1965
1966
1967
1968
1969
1970
1971
1972
1973
1974
1975
1976
1977
1978
1979
1980
1981
1982
1983
1984
1985
1986
1987
1988
1989
1990
1991
1992
1993
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
2012
0%
Monete e depositi
Titoli a breve termine
Titoli a medio e lungo termine
Prestiti di banche e fondi monetari
Altre passività
8.0
6.0
4.0
2.0
0.0
-2.0
Indebitamento netto / Pil
Saldo primario / Pil
-4.0
-6.0
-8.0
-10.0
-12.0
-14.0
60.0
55.0
50.0
Pressione fiscale
Entrate totali / Pil
Uscite totali al netto interessi / Pil
45.0
40.0
35.0
Uscite totali / Pil
Principali Entrate
16.0
15.0
14.0
13.0
Imposte indirette
Imposte dirette
Contributi sociali effettivi
12.0
11.0
10.0
I contributi sociali effettivi
corrispondono ai versamenti effettuati dai datori di lavoro a favore dei propri dipendenti, nonché
dai lavoratori dipendenti e dai lavoratori autonomi agli enti di previdenza e di assistenza sociale
destinati a garantire future prestazioni sociali ai lavoratori
Composizione della spesa pubblica
40.0
35.0
30.0
25.0
20.0
1990
2000
2011
15.0
10.0
5.0
Servizi
generali
Difesa
Ordine
pubblico e
sicurezza
Affari
economici
Protezione Abitazioni e
dell'ambiente assetto del
territorio
Sanità
Attività
ricreative,
culturali e di
culto
Istruzione
Protezione
sociale
Variazioni percentuali reali annue
40%
Difesa
30%
30%
Ordine pubblico e sicurezza
25%
20%
20%
10%
15%
0%
10%
5%
-10%
0%
-20%
19911993199519971999200120032005200720092011
70%
Protezione sociale
60%
50%
60%
40%
50%
30%
40%
20%
30%
10%
20%
0%
10%
-10%
0%
1991 1993 1995 1997 1999 2001 2003 2005 2007 2009 2011
15%
Sanità
-20%
1991 1993 1995 1997 1999 2001 2003 2005 2007 2009 2011
Istruzione
10%
5%
0%
-5%
-10%
-15%
1991 1993 1995 1997 1999 2001 2003 2005 2007 2009 2011
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