Le scoperte geografiche 3B-Gruppo 5

LA MISSIONE DI
MATTEO RICCI IN
CINA
Matteo Ricci, missionario gesuita, intraprese un viaggio in Cina
per eseguire studi sulla religione e sulla cultura cinesi.
I Cinesi, privi com’erano di ogni contatto con i popoli stranieri, dimostravano
una grossolana ignoranza sulla geografia: infatti, le loro tavole cosmografiche
riducevano la Terra alle loro quindici province. Hanno, inoltre, attribuito al loro
impero il nome di tutto l’universo chiamandolo Thien Hia.
Osservando una cosmografia in tavola con i caratteri europei, desiderarono
vederla scritta in caratteri cinesi.
Matteo Ricci si mise al lavoro anche allo scopo di predicare il vangelo al popolo
pagano; parecchi cinesi sono stati, infatti, condotti verso il Cristianesimo.
I cinesi credono che il cielo sia rotondo, ma ritengono che la Terra sia quadrata e
non hanno dubbi che il loro impero sia al centro di questa.
E poiché non erano in grado di dimostrare che la terra fosse un globo, Matteo
Ricci fece in modo che il regno della Cina stesse in bella vista in mezzo alla
descrizione degli studi, con grande piacere e soddisfazione dei Cinesi.
GLI AZTECHI
Gli aztechi a partire dalla metà del XIV secolo occuparono l’altopiano del Messico dando vita ad una civiltà molto
evoluta e fondarono un impero che si estendeva dall’Atlantico al Pacifico. Simbolo del loro potere fu la capitale
Tenochtitlan. Cosi come si era rapidamente sviluppata la civiltà Azteca venne distrutta dagli spagnoli. L’impero
Azteco era organizzato in una sorta di confederazione di piccoli Stati. Gli Aztechi pur lasciando alle tribù
sottomesse poteri autonomi esercitavano su di essi una pesante pressione fiscale. La società Azteca era divisa in
caste, al vertice del potere c’era l’imperatore condizionato da un consiglio supremo. La maggior parte della
popolazione era invece impegnata nella coltivazione dei campi su cui era basata la loro economia e il loro
commercio.
Il punto di forza dell’impero era la religione: convinti di
essere stati scelti dagli dei, gli Aztechi si ritenevano in
dovere di ringraziarli con frequenti sacrifici umani.
Gli Incas
L’impero degli Incas si formò solo alla metà del XIV secolo e si sviluppò nell’attuale Perù e parte della Bolivia,
del Cile, della Colombia e dell’Ecuador. Il sistema politico inca era basato su una rigida gerarchia sociale: al
vertice c’era l’imperatore o inca, il “capo” e il figlio del Sole, e sotto di lui la nobiltà, composta dai capi
dell’esercito e dai sacerdoti. Non esisteva la proprietà privata e la terra era lavorata dai contadini per il bene di
tutti. Complesse erano le attività economiche: sulla costa, oltre alla pesca, praticavano l’agricoltura irrigua;
sull’altopiano coltivavano patate, ad altre quote allevavano i lama e gli alpaca; un articolato sistema di scambi
garantiva la continua circolazione di prodotti. Abili ingegneri, essi seppero costruire un eccezionale sistema di
comunicazioni con strade e ponti. Erano anche esperti di tessitura e lavorazione dell’oro e del bronzo. Non
avevano un sistema di scrittura, ma idearono il quipu, un preciso strumento di calcolo. La loro religione era
simile a quella azteca.
Il diverso grado d’integrazione dei popoli
soggiogati da Aztechi e Incas
Friedrich Katz evidenzia le differenze politico-amministrative tra gli Aztechi e gli Incas.
Per quanto riguarda l’integrazione statale, gli
Incas garantivano alla popolazione grandi
spostamenti attraverso un’enorme rete stradale
e favorivano l’integrazione religiosa e
linguistica. Per consolidare le loro conquiste, gli
Incas, dovevano perseguire necessariamente
una politica di integrazione. Dovevano
controllare rigorosamente i territori sottomessi
e dovevano, almeno in apparenza, dare e non
soltanto prendere, proclamando la Pax incaica,
istituendo grandi opere di irrigazione,
ridistribuendo le materie prime tra le varie aree
ecologiche della regione andina.
Gli aztechi, invece, non avevano
un’amministrazione statale e non avviavano
progetti di integrazione nella società per i
popoli sottomessi; solo nella valle di Mexico
c’era una divisone in gruppi di lavoratori e
un’amministrazione giudiziaria.
Questa diversità era il risultato dei diversi
rapporti tra i popoli tra vincitori e vinti e anche
della varietà delle differenti condizioni
ecologiche.
I MAYA
La popolazione dei Maya si insediò in alcune zone del Messico, dell’Honduras e del Salvador. Essa
raggiunse il massimo sviluppo tra il 300 e il 900 d.C.: aveva una struttura politica basata su cittàstato e la sua società era divisa in caste.
I nobili detenevano il potere, mentre gli uomini “inferiori” costituivano la classe produttiva. I Maya
erano soprattutto agricoltori, coltivando mais, fagioli, zucca, peperoncino e cacao, ma anche abili
artigiani e commercianti. Assai progrediti culturalmente, usavano un sistema di scrittura geroglifica
e avevano profonde conoscenze in matematica e astronomia. I rituali sacri avevano una grandissima
importanza, poiché erano convinti che dal loro rispetto dipendesse la sopravvivenza dell’universo e
degli dei.
Le scoperte geografiche
In Europa l’uomo sviluppa una vita più attiva e, avendo fiducia nelle capacità umane, dà il via alla cosiddetta
Rivoluzione Scientifica nel XV secolo.
Durante questo periodo, la scoperta della sfericità del globo consentì la scoperta di nuove terre.
Cristoforo Colombo riteneva fosse possibile raggiungere l’Oriente facendo rotta per l’Occidente, poiché era a
conoscenza delle correnti dell’Oceano Atlantico, le quali, se la Terra fosse stata piatta, non sarebbero potute
esistere. Egli era, infatti, convinto che partendo dalle coste atlantiche e dirigendosi verso Ovest, avrebbe raggiunto
la penisola indiana. Il 3 Agosto 1492 salpò da Palos e il 12 Ottobre raggiunse la prima isola dell’arcipelago delle
Bahamas, che chiamò San Salvador. Qui vivevano però degli indigeni assai diversi dalle ricche popolazioni che
Colombo credeva di trovare. Egli dapprima raggiunse Cuba, credendo fosse il Giappone, e poi l’attuale Haiti.
A questo primo viaggio ne seguirono altri tre in cui il navigatore raggiunse le coste del Venezuela, dell’Honduras e di
Panama; ma rimase fino all’ultimo convinto che fossero province dell’impero del Gran Khan o le coste dell’India,
tanto che chiamò Indiani i loro abitanti.
Magellano e Vespucci
Colombo morì ancora privo della consapevolezza
di aver compiuto una straordinaria scoperta. Fu
solo Amerigo Vespucci, nella seconda metà del
XV secolo, a comprendere l’importanza
dell’impresa di Colombo. Venutone a conoscenza
esplorò le coste dell’America meridionale,
convincendosi di trovarsi di fronte ad un nuovo
continente, che qualche anno più tardi verrà
denominato, in suo onore, America.
Nel corso del XVI secolo divenne una priorità
trovare il modo di oltrepassare il nuovo
continente per giungere in Asia. Fu Ferdinando
Magellano che individuò il passaggio a Sud: nel
1520 varcò la Terra del Fuoco, attraversando poi
il pacifico, per giungere alle coste delle Filippine.
LE CARAVELLE
Le prime caravelle furono messe a punto dai portoghesi all’inizio del XV secolo per affrontare viaggi oceanici di
grande durata. Lo scafo di queste navi era piuttosto snello e dotato di due o tre alberi con una velatura inizialmente
triangolare; successivamente la caravella fu dotata di una vela quadrata che spingeva la nave al massimo della
velocità, e di due triangolari che sfruttavano la spinta del vento laterale, correggendo la direzione della nave anche
grazie al timone di poppa. La caravella utilizzava prevalentemente l’energia del vento e non quella dei rematori.
Poteva essere fornita di un castello a prua e di un cassero (cioè di un ponte) a poppa. Per i lunghi viaggi le caravelle
ospitavano in coperta piccole imbarcazioni che servivano per arrivare a terra quando la nave non poteva avvicinarsi
alla riva. Cristoforo colombo intraprese il suo primo viaggio con due caravelle (la Pinta e la Nina) e una caracca (la
santa Maria) cioè una nave molto più robusta.
Navi per commercio e artiglieria:
I GALEONI
La rapidissima evoluzione tecnica e le nuove esigenze mercantili portarono
all’abbandono delle piccole caravelle, a favore dell’utilizzo dei grandi galeoni più
funzionali per il commercio e capaci di utilizzare l’artiglieria di bordo. Queste
innovazioni tecniche si rivelarono preziose per gli europei, conferendo loro una
decisiva superiorità militare sui popoli del Vecchio e del Nuovo mondo.
Conseguenze delle conquiste
La scoperta del Nuovo Mondo ebbe, però, conseguenze impreviste e sconvolgenti per i popoli e le culture
amerinde, il cui incontro con gli Europei fu fatale: le società delle Americhe precolombiane andarono incontro
ad un rapidissimo tracollo culturale, sociale e demografico, determinato dallo sfruttamento dei conquistadores.
Per accaparrarsi le immense ricchezze del nuovo continente gli Spagnoli non esitarono ad abbattere con la
violenza i locali domini dei popoli indios. Hernan Cortès conquistò l’impero azteco tra il 1519 e il 1521,
sfruttando la sorpresa suscitata dalle armi da fuoco e dai cavalli. La conquista dell’impero inca venne affidata a
Francisco Pizarro tra il 1531 e il 1533. L’avidità dei conquistadores e le malattie epidemiche, in particolare il
vaiolo, portate nel continente americano dagli Europei portò in pochi anni alla quasi totale estinzione della
popolazione indigena annientando il 90% di essa.
La scoperta dell’America ebbe, però, anche conseguenze positive tra cui l’importazione oltre oceano delle
nuove colture vegetali, come mais, patata, pomodoro, zucca, fagioli, cacao, ananas e tabacco.
Viruela = vaiolo
Ferra à cinesi-caravelle-galeoni
Beltra à incas-maya-aztechi
Simo à colmbo-magellano
Diba à differenze-conseguenze