Storia contemporanea Seminario Prof.ssa Anna Citarella Dalla Restaurazione all’Imperialismo La restaurazione vista da un rivoluzionario Una buona descrizione dello spirito della Restaurazione del dopo 1815 venne da uno che la combatté, Giuseppe Mazzini. “Napoleone era caduto: il moto ascendente della Rivoluzione francese cessato. Ventidue anni di guerra avevano stancato l'Europa. La pace scendeva invocata, ed era benedetto, qualunque si fosse, chi la recava [...]. Altare e trono si puntellavano l'uno coll'altro. - E nondimeno, inquieti e quasi tormentati da un presentimento, i re vincitori si stringevano a consiglio e studiavano nuove difese contro tempeste che nulla annunziava. La restaurazione vista da un rivoluzionario Il trionfo che quasi sempre disgiunse i collegati nella battaglia, suggeriva ad essi la necessità di un vincolo più potente. Gelosi, sospettosi l'uno dell'altro, soffocavano ogni gara, ogni diffidenza per prepararsi, come contro un ignoto nemico, una forza comune [...]. Nel nome profanato di Dio, la Santa Alleanza inaugurava una nuova politica: i padroni del mondo s'univano contro l'avvenire”. Giuseppe Mazzini, La Santa Alleanza dei popoli, 1849 La lotta per l’indipendenza degli anni ‘20 L’America Latina verso l’indipendenza: 1) Nel 1808 esplosero tensioni già latenti. 2) Le classi dirigenti coloniali spagnole si divisero in: A) Peninsulari: fedeli alla corona spagnola e a capo di governi ribelli antifrancesi; B) Creoli. Che auspicavano un distacco dalla madrepatria. La lotta per l’indipendenza degli anni ‘20 Tre fronti di lotta per l’indipendenza: 1) Messico 2) Venezuela-Colombia-Equador 3) Argentina-Uruguay 1820-21 in Europa 1820: rivolta tra le truppe spagnole a Cadice. 1823: Monarchia costituzionale in Spagna: abolizione del tribunale dell’Inquisizione, soppressione di molti conventi, confisca dei beni ecclesiastici. Luglio 1820 moti in Italia meridionale. Agosto 1820 moti in Portogallo, che diventa monarchia costituzionale Gran Bretagna congiura Cato street contro il governo conservatore per vendicare il massacro di St. Peter’s filds a Manchester dei manifestanti contro le Corn Laws. 1819-20 Six act. Rafforzamento dei poteri di controllo dell’ordine pubblico. 1820-21 in Europa Germania. Agitazioni studentesche. Metternich emana i decreti di “Karlsbad” che rafforzavano la censura e il controllo poliziesco. Austria. Sommovimenti nazionalistici e liberali in Boemia e in Lombardia. Russia. Richiesta di riforme istituzionali dagli ufficiali dell’Esercito. 1820: Congresso di Troppau per fissare i principi sul reciproco intervento tra gli stati convenuti: Austria, Francia, Gran Bretagna, Prussia e Russia. I moti francesi del 1830 Carlo X : Svolta reazionaria e ultraclericale. 27-29 luglio 1830 tre gloriose giornate. Luigi Filippo Borbone d’Orleans, re per volontà della nazione. Monarchia costituzionale di Luglio fino al 1848. Ascesa economica della Francia: Industria Sistema bancario. Al quasi monopolio di Rothschild si affianca il Crédit Mobilière dei Pereire, che inventano uno strumento adatto al tipo di investitore francese che è cauto ma esigente: l’obbligazione. I moti francesi del 1830 Sviluppo della rete ferroviaria. Politica liberista con Guizot. Malcontento tra i lavoratori dell’industria. Lione 1831 Parigi 1834 Insurrezioni operaie represse nel sangue. 1831 in Italia Sollevazioni a Parma, Modena e nello Stato Pontificio ad opera di élite carbonare. Carlo Alberto. Atteggiamento reazionario represse con severità una cospirazione che nel 1833 coinvolse Mazzini e Garibaldi. Mazzini (Genova 1805-Pisa 1872) Uomo politico italiano, protagonista del movimento nazionale italiano e simbolo del nazionalismo liberale e indipendentistico ottocentesco. Dall'ambiente familiare (padre già giacobino e madre giansenista) trasse forse la spinta alla via della lotta politica e delle sette liberali. Da affiliato alla Carboneria conobbe per la prima volta il carcere e poi l'esilio. Riflettendo sul fallimento dei moti del 1820-21 e del 1830, fondò a Marsiglia la Giovine Italia (1831). I suoi ideali repubblicani, unitari e democratici trovarono un personale complemento in un'acuta religiosità laica e in un'aspra avversione alle teorie della lotta di classe, cui anteponeva l'idea di nazione. Mazzini (Genova 1805-Pisa 1872) Al centro di molti tentativi insurrezionali, critico delle speranze neoguelfe in Pio IX, fu attivo protagonista del 1848 italiano, fra Milano, Firenze e Roma. Dall'esilio fondò poi il Partito d'azione e sino al 1859 fu critico dei tentativi di Cavour e cercò di spingere più innanzi Garibaldi. Nel 1859 mise però da parte la pregiudiziale istituzionale antimonarchica. Dopo l'unità insisté sulla necessità dell'associazione e dell'educazione morale delle masse lavoratrici. Garibaldi L'immagine di una possibile alternativa democratica alla prospettiva moderata di Cavour e del Piemonte fu, in un certo momento, rappresentata da Giuseppe Garibaldi. In realtà Garibaldi aveva già da tempo accantonata la pregiudiziale repubblicana, aveva aderito - sia pur criticamente - alla filosabauda Società nazionale ed aveva abbandonato i giovanili contatti con l'ambiente mazziniano. Nonostante questo, la sua enfasi sull'azione dal basso dei volontari, i successi militari, confrontati alle non esaltanti pagine scritte dai generali piemontesi nella loro "guerra regia" e - dopo il 1861 - la sua insistenza per la conquista di Roma e la sua collocazione politica nella Sinistra, avrebbero confermato la sua prima immagine e il sospetto che i moderati nutrivano nei suoi confronti. I moti del 1848 in una celebre descrizione Nei moti democratici del 1848, che attraversarono tutta l'Europa, determinante fu l'iniziativa popolare. “Non appena ebbi messo piede nella via respirai per la prima volta l'aria delle rivoluzioni: il centro della strada era vuoto; le botteghe non erano aperte [...]. Le barricate venivano costruite con arte e da un piccolo numero di uomini, che lavoravano con grande diligenza, non come colpevoli incalzati dalla paura di essere presi in flagrante delitto, ma con l'aria di buoni operai che vogliono compiere presto e bene il loro lavoro [...]. I moti del 1848 in una celebre descrizione Solo il popolo portava armi, stava a guardia dei luoghi pubblici, vegliava, comandava, puniva; era una cosa straordinaria e terribile vedere nelle sole mani di quelli che non possedevano nulla, tutta quella immensa città, piena di tante ricchezze, o piuttosto quella grande nazione, perché grazie alla centralizzazione, chi regna a Parigi comanda alla Francia. E così, il terrore di tutte le altre classi fu profondo”. Alexis de Tocqueville, Una rivoluzione fallita. Ricordi del 1848-1849, 1850-1851 Rivoluzioni del 1848 Fatta eccezione per la Gran Bretagna, dove erano state concesse importanti riforme liberali, e per la Russia, dove la rigida autocrazia dello zar non lasciava spazio alla protesta popolare, tutta l’Europa fu interessata da focolai rivoluzionari. Francia: Fine della monarchia di luglio. Protesta della piccola borghesia, dei salariati e dei contadini esclusi dalla vita politica. Rivoluzioni del 1848 1846-47. Incremento generalizzato dei prezzi. Richiesta di una moderata riforma elettorale e parlamentare per una mggiore rappresentatività del corpo elettorale. Richieste respinte da Guizot. Luglio 1847. “Banchetti” che inneggiavano ai principi rivoluzionari dell’89. 22 febbraio 1848. Vietati i banchetti, barricate di operai e studenti. 24 febbraio 1848. E’ proclama ta repubblica con suffragio universale maschiele e abolizione della pena di morte per reati politici Rivoluzioni del 1848 Diritto al lavoro. Istituzione di opifici nazionali per garanttire il salario a tutti. Costi elevati per lo stato. Fallimento, aumento delle imposte, svolta autoritaria. Nella nuova assemblea costituente gli operai restano ancora fuori. Insurrezione generale dei lavoratori degli opifici nazionali repressa nel sangue dal Cavaignac. Evidente il terrore della borghesia moderata francese verso la questione operaia. Novembre 1848. Costituzione autoritaria e accentratrice. Luigi Napoleone Bonaparte. Unificazione italiana Unificazione italiana 1848 moti a Palermo e a Napoli: Ferdinando II costretto a concedere la costituzione. Milano 5 giornate. Venezia insorge. 23 marzo 1848 Carlo Alberto dichiara guerra agli austriaci. La prima fase della guerra fu positiva. In seguito il re fu costretto al ritiro per il venir meno del sostegno delle altre dinastie. Unificazione italiana Unificazione italiana Abdica in favore del figlio Vittorio Emanuele. Tutte le costituzioni concesse vennero ritirate tranne lo Statuto albertino. Un nuovo passo verso l’unificazione: la politica di Cavour. Cavour si allea con la Francia e la Gran Bretagna contro la Russia nella guerra di Crimea. 1856 Congresso di Parigi. Solidarietà di Napoleone III e di Clarendon, che ruppero i rapporti diplomatici con il regno delle due Sicilie Unificazione italiana Unificazione italiana Il Piemonte è alla guida del movimento nazionale. 1858 Accordi di Plombiers. 1859 II guerra di Indipendenza. Armistizio di Villafranca-tradimento di Napoleone III. Dimissioni di Cavour. Annessioni e plebisciti. 1859. Spedizione dei Mille. Unificazione italiana 17 marzo 1861 nascita del Regno d’Italia. Questione veneta. 1865 alleanza con la Prussia. 31 dicembre 1865 trattato commerciale con lo Zollverein. Alleanza militare. 1866 Terza guerra d’Indipendenza. La Prussia invade gli stati tedeschi alleati dell’Austria. La Prussia con la vittoria di Sadowa conclude una tregua con l’Austria e ottiene la cessione del Veneto all’Italia. Unificazione italiana La questione romana. Roma gode della protezione di Napoleone III fino a quando fino alla sconfitta a Sedan nella guerra Franco Prussiana del 1870. 20 settembre 1870 Cadorna entra a Roma. La presa di Roma La presa di Roma 1870 Nel corso della guerra franco-prussiana, mentre la Francia è in difficoltà, il Regno d'Italia attacca lo Stato della Chiesa, con il fine da tempo atteso di poter occupare Roma e di farne la sua capitale. La spedizione militare italiana non incontra difficoltà e sconfigge la debole resistenza papalina. L'Italia moderata insieme a quella democratica esultano per il raggiungimento di un antico obiettivo risorgimentale. Il Papa si ritira sdegnato nel Vaticano e la "questione cattolica" diventa uno dei problemi maggiori per l'Italia laica e liberale. Il Brigantaggio meridionale Anche se mutuò aspetti del tradizionale banditismo, il brigantaggio che percorse le campagne meridionali italiane dopo l'Unità (1861) rappresentò un fenomeno nuovo legato alla protesta contadina contro le forme dell'Unificazione piemontese e alla propaganda filo-borbonica. Contro questo nuovo brigantaggio l'esercito italiano combatté la sua prima lunga e aspra "guerra" post-unitaria. L’unificazione della Germania Zollverein 1815. Nella sola Prussia ben 67 barriere doganali divere. 1818 Gli stati minori della Germania aderirono al sistema prussiano, quindi negli anni a seguire anche gli stati più importanti: Assia, Baviera, Sassonia. 1834: Zollverein promosso e controllato dalla Prussia prevedeva libera circolazione di merci all’interno dell’area tedesca e una tariffa unica per le esportazioni. Massiccia industrializzazione. Protezione dalla concorrenza estera e primo passo verso un sistema politico unitario. L’unificazione della Germania Bismarck e la Prussia furono le forze trainanti dell’unificazione tedesca. Bismarck convinse Ludovico II di Baviera ad offrire la corona imperiale della Germania unita a Guglielmo I. 18 gennaio 1871 nasce il secondo Reich tedesco che raccoglieva l’eredità del Sacro Romano Impero. Ottone di Bismarck Ottone di Bismarck Schoenhausen 1815 - Friedrichsruhe 1898) Diplomatico e politico tedesco, protagonista dell'ascesa e della potenza del Secondo Reich. Discendente da un'antica famiglia aristocratica prussiana, ricoprì incarichi di rilievo come ambasciatore della Prussia all'Assemblea di Francoforte (1848-1849), a Pietroburgo e a Parigi. Dal 1862 primo ministro e titolare degli Esteri della Prussia, contribuì a fare di Berlino, battute l'Austria (1866) e la Francia (1870-71), la capitale di uno stato tedesco unito e del suo re, Federico Guglielmo IV, l’imperatore del Reich. Ottone di Bismarck La sua visione politica si adeguò al mutare degli avvenimenti, passando dall'iniziale alleanza con le componenti liberali a quella con i gruppi più conservatori. Rimase però costante la sua visione conservatrice del mondo, minacciato dal liberalismo e dal socialismo (da qui le sue battaglie contro il movimento cattolico e socialista). Preoccupato da una certa modernizzazione industriale favorì l'adozione di un'avanzata legislazione sociale. Soprattutto però il suo nome è legato, in politica internazionale, ai sistemi di alleanze (Lega dei Tre Imperatori, Triplice Alleanza) con i quali intendeva promuovere la Germania, neutralizzare l'Inghilterra, contrapporre Francia e Russia. Se per una prima lunga fase simili alleanze contribuirono a mantenere la pace fra le potenze europee (sempre più armate, però), alla lunga esse inaugurarono quella rigida contrapposizione di blocchi che avrebbe condotto alla prima guerra mondiale. Il militarismo prussiano L'unificazione germanica e poi la vittoria sulla Francia nel 1870 decretarono la fama dell'esercito tedesco, poi perfezionata dal comando di Hellmuth Karl Bernhard von Moltke e del suo stato maggiore. La sua organizzazione, il meccanismo delle riserve e della ferma breve permise di militarizzare la popolazione tedesca come forse poche altre in Europa. La forza dell'impero tedesco (Guglielmo II e Bismarck) In Germania il senso della gerarchia e della dinastia, che non entrò in contrasto con gli spettacolari progressi in campo economico e industriale della seconda metà dell'Ottocento, erano legati anche al permanere dell'egemonia della classe degli junker, proprietari terrieri che continuarono a detenere il controllo della classe degli ufficiali e della burocrazia civile. Fu anche su questa base sociale che si costruì il prestigio interno dell'Impero e la sua politica di potenza internazionale. Le trasformazioni sociali dell’età industriale Trasformazioni: 1) Quantitative: urbanizzazione, aumento della popolazione, migliori condizioni igienico-sanitarialimentari. 2) Qualitative: Tocqueville: la nuova società era caratterizzata da forme di mobilità sociale impensabili prima delle “Rivoluzioni borghesi” di fine Settecento. Le trasformazioni sociali dell’età industriale La borghesia: “La caratteristica principale della borghesia come classe era di essere un insieme di persone e di influenza indipendentemente dal potere e dall’influenza della nascita e del rango tradizionali” Hobsbawn, Il trionfo della borghesia (1848-1875) Il proletariato: Termine che entra nell’uso comune grazie alla tradizione marxista. Comprende figure sociali differenziate: bracciante agricolo, operaio di fabbrica, piccolo artigiano, accomunate dal percepimento di un salario. Prime forme di organizzazione operaia Primo Ottocento: Movimento Luddista Società di Mutuo Soccorso Trade Unions Radici del socialismo: Socialismo utipistico di Blanch, Fourier, SainSimon, Owen, Proudhon reclamavano una maggiore uguaglianza sociale e auspicavano una graduale e pacifica trasformazione della società. Socialismo marxista: Lotta di classe, società collettivista, Socialismo scintifico. Prima internazionale Nasce a Londra nel 1864 come associazione internazionale dei lavoratori, con la partecipazione di K. Marx, mazziniani italiani, Proudhoniani francesi, Anarchici di Bakunin. Intento fondamentale era la diffusione del movimento operaio in Europa. 1872: Congresso dell’Aia e vittoria della strategia Marxista con la formazione dei partiti operai legali. Dal 1875 costituzione di partiti operai in tutta Europa: socialdemocratici. Il modello era il Partito socialdemocratico tedesco. La seconda internazionale Nasce nel 1891 una nuova organizzazione per coordinare i partiti di nuova formazione. Era essenzialmente una federazione di partiti nazionali autonomi, che si riunivano periodicamente per dibattere temi relativi al socialismo. Karl Marx Karl Marx (Treviri 1818 - Londra 1883) Filosofo e politico tedesco, alle origini di un'ideologia che ha ispirato movimenti, partiti e stati. Laureatosi nel 1841, dovette presto abbandonare la sua terra per motivi politici, peregrinando fra Parigi, Bruxelles, Colonia (durante la rivoluzione del 1848-49) e Londra, dove ebbe il sostegno dell'amico Friedrich Engels. Dal punto di vista filosofico, partendo da una critica hegeliana e da Feuerbach, maturò una visione del mondo imperniata sulla dialettica del "materialismo storico", secondo la quale agenti della storia erano le lotte fra le classi e i rapporti di produzione. Fu instancabile pubblicista. Soprattutto criticò la società e l'economia del suo tempo, analizzandola alla luce del materialismo storico e della teoria del plusvalore, come fece nel primo libro del suo Capitale. Politicamente animò varie organizzazioni, sino alla Prima Internazionale (1864-1876), nell'ambito della quale combatté le divergenti influenze di Proudhon, di Mazzini, di Blanqui e di Bakunin e dalla quale appoggiò la Comune di Parigi (1871). La sua opera fu poi proseguita e pubblicata da Engels. Il capitale Tutto il complesso meccanismo di accumulazione del capitale e di arricchimento della borghesia, simbolo dell'Ottocento, è qui illustrato in poche parole dai suoi critici. “L'origine della miseria della classe operaia è da ricercarsi non in piccoli inconvenienti, bensì nel sistema capitalistico stesso. L'operaio vende al capitalista la sua forza-lavoro per una certa somma quotidiana. Dopo aver lavorato poche ore, egli ha già riprodotto il valore di quella somma. Ma il suo contratto di lavoro stabilisce che egli deve continuare a sgobbare ancora diverse ore 2 Il capitale per completare la sua giornata lavorativa. Il valore che egli produce in queste ore supplementari di pluslavoro è plusvalore, che al capitalista non costa nulla, ma ciò nonostante si riversa nelle sue tasche. Questo è il fondamento del sistema che va sempre più dividendo il mondo civile, da una parte i vari Rotschild e Vanderbilt, possessori di tutti i mezzi di produzione e di sostentamento e dall'altra in una massa sterminata di salariati che non possiedono null'altro che la propria forza-lavoro”. Friedrich Engels (riassumendo Karl Marx),1892 La condizione operaia La condizione operaia L'Ottocento età della borghesia e del capitale fu anche il secolo della diffusione dell'industrializzazione e del lavoro di fabbrica, di cui a più riprese fu denunciata la pesantezza: “La natura del lavoro di fabbrica [...] è spossante più di ogni altra [...]. In conseguenza di tutto ciò gli uomini si logorano molto presto, la maggior parte di essi è inabile al lavoro verso i quarant'anni, pochi si mantengono abili fino a quarantacinque, quasi nessuno arriva a cinquanta [...]. Anche sul fisico della donna il lavoro di fabbrica ha degli effetti del tutto particolari. Le deformazioni, che sono la conseguenza di un lavoro troppo prolungato, assumono nella donna un aspetto anche più grave La condizione operaia [...] le operaie delle fabbriche partoriscono con maggiore difficoltà delle altre donne, come viene osservato da parecchie levatrici ed ostetriche [...] quando sono incinte continuano a lavorare in fabbrica fino al momento del parto - naturalmente, poiché se cessano di lavorare troppo presto, c'è il rischio che il loro posto venga occupato ed esser licenziate - e perdono anche il salario [...]. Una bella sequela di malattie, provocate unicamente dalla ripugnante avidità della borghesia ! Donne rese incapaci di partorire, fanciulli storpi, uomini esauriti, membra maciullate, intere generazioni rovinate, indebolite e malate, e tutto soltanto per riempire la borsa della borghesia!”. Friedrich Engels, La situazione della classe operaia in Inghilterra, 1844 Per quanto avesse origini più antiche, radicate nelle riflessioni e nelle agitazioni per l'emancipazione femminile, la lotta per i diritti politici alle donne e in particolare per il diritto di voto data fra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento. Tra le "suffragette" inglesi eccezionale fu il rilievo di Emmeline Pankhurst. Il Quarto Stato Con le grandi trasformazioni dell'economia e della produzione e lo sviluppo del movimento operaio, l'Ottocento consacrò oltre che il problema sociale anche l'immagine del lavoro e dei lavoratori. Una rivoluzione: la Comune di Parigi A Parigi, mentre i prussiani sconfiggevano il regime di Napoleone III, il popolo e la città insorgevano abolendo lo Stato centrale francese e proclamando la "Comune". “Occorre che Parigi e tutto il Paese sappiano quali sono la natura, la ragione, lo scopo della Rivoluzione che si sta compiendo. Occorre infine che la responsabilità dei lutti, delle sofferenze e delle sciagure di cui siamo vittime ricada su coloro che, dopo avere tradito la Francia e abbandonato Parigi allo straniero. Ci appelliamo perciò alla Francia! Rendendosi conto che Parigi in armi è altrettanto calma che eroica [...] la Francia deve far cessare questo sanguinoso conflitto! Una rivoluzione: la Comune di Parigi È la Francia che deve disarmare Versailles manifestando solennemente la sua irresistibile volontà [...]. Quanto a noi, cittadini di Parigi, noi siamo investiti della missione di portare a compimento la Rivoluzione moderna, la più grande e la più feconda di tutte quelle che hanno sin qui illuminato la Storia. Il nostro dovere è di combattere e di vincere!”. Comune di Parigi, Appello, 1871 Gli Stati Uniti d’America Un paese di emigrati Una caratteristica unica del processo di formazione degli Stati Uniti è data dalla diversificata composizione etnica della "nazione". Passato il tempo delle emigrazioni di comunità religiose, l'Ottocento vide svilupparsi una colossale emigrazione di massa dall'Europa verso gli Stati Uniti d’America, più evidente nella seconda metà del secolo. Tra il 1850 e il 1890 più di dieci milioni furono gli immigrati, e nel complesso, fra il 1850 e il 1914, dei più di 40 milioni di Europei che lasciarono il Vecchio Continente, più della metà si diresse verso gli Stati Uniti. Indiani e bianchi Indiani e bianchi In viaggio in America, lo storico francese Tocqueville analizzò le cause delle prime distruzioni di tribù indiane: “Tutte le tribù indiane che abitavano un tempo il territorio della Nuova Inghilterra, non vivono più che nel ricordo degli uomini [...]. Quanto al modo con cui questa distruzione si opera, è facile indicarlo. Quando gli indiani abitavano da soli il deserto donde oggi vengono scacciati, avevano scarse necessità, essi fabbricavano da soli le loro armi, bevevano solo acqua, e si vestivano solo delle pelli degli animali di cui mangiavano la carne. Gli europei hanno introdotto fra gli indigeni le armi da fuoco, il ferro e l'acquavite, hanno loro insegnato a sostituire con i nostri tessuti i barbari vestiti di cui si era fino allora contentata la semplicità indiana. Indiani e bianchi Contraendo gusti nuovi gli indiani non hanno appreso l'arte di soddisfarli e han dovuto ricorrere all'industria dei bianchi. In cambio di questi beni, che essi non potevano procurarsi da soli, non potevano offrire che le ricche pellicce che le foreste fornivano ancora. Da quel momento la caccia non dovette più servire solo ai loro bisogni ma anche alle frivole passioni degli europei. L'indiano non dette più la caccia alle bestie delle foreste per potersi nutrire, ma per procurarsi il suo unico mezzo di scambio. Mentre i bisogni degli indigeni si accrescono, le loro risorse diminuiscono continuamente [...]. Alexis de Torcqueville, La democrazia in America, 1830 La dottrina di Monroe 1823 Appoggiando le lotte per l'indipendenza anti-spagnole in America latina, il presidente degli Stati Uniti Monroe dichiarava che il destino dell'America spettava solo agli Americani (e agli Stati Uniti): “I cittadini degli Stati Uniti provano un fortissimo sentimento di simpatia per la libertà e la felicità di tutti gli uomini che, come loro, abitano di là dell'Atlantico. Noi non abbiamo mai preso parte alle guerre degli Stati europei sorte da questioni puramente europee, né la nostra politica comporta che vi partecipiamo. Soltanto quando si fa offesa ai nostri diritti o questi vengano seriamente minacciati, noi reagiamo alle ingiurie e ci apprestiamo a difenderci. Noi invece, necessariamente, ci sentiamo più direttamente interessati ai movimenti che avvengono in questo emisfero [...]”. James Monroe, 1823 La guerra di secessione 1861-65 La posta in gioco nella Guerra di Secessione statunitense La decisione nel 1860 di undici stati schiavisti del Sud di confederarsi contro il potere federale era dovuta alla volontà chiaramente espressa dal Nord di voler abolire la schiavitù, pilastro portante dell'economia degli stati del Sud. Per quanto non mancarono altri e forti punti di contrasto (economici, politici e ideologici) la guerra fu combattuta e vinta dall'Unione proprio intorno a questi temi. 1861-1865: il tentavivo di secessione degli stati agricoli del Sud viene bloccato dagli stati industriali del Nord Abramo Lincoln Abramo Lincoln Pur combattendo una guerra dura e lunga, Lincoln e il Nord si battevano per l'unità degli Stati Uniti d'America: "La rottura della Unione Federale, finora soltanto minacciata, viene ora tentata con tutti i mezzi [...]. Una parte del nostro Paese pensa che sia giusta la schiavitù e la vorrebbe, estesa, mentre l'altra parte la crede ingiusta ed estesa non la vorrebbe. Questa è l'unica disputa sostanziale [...]. Fratelli miei insoddisfatti, nelle vostre mani, e non nelle mie, sta il grave problema della guerra civile. Il governo non vi attaccherà. Voi non avrete alcuna battaglia, se non quella in cui voi stessi sarete gli aggressori. Voi non avete fatto alcun giuramento, registrato nei Cieli, di distruggere il governo, io invece dovrò mantenere il mio più solenne di 'preservarlo, proteggerlo e difenderlo'. Devo concludere. Noi non siamo nemici, ma fratelli. Noi non dobbiamo essere nemici". Abraham Lincoln, 1861 Nel 1865 il presidente Lincoln viene ucciso da John Wilkes Booth, un fanatico sudista La posizione degli schiavisti La posizione degli schiavisti La guerra di secessione fra Nord antischiavista e Sud schiavista non poteva non avere anche aspetti di contrapposizione ideologica, come rivela questo subdolo brano di propaganda sudista: “(Il lavoro nelle fabbriche del Nord) è assai più crudele del Commercio dello Schiavo Negro (al Sud), perché ricava molto di più dai suoi schiavi, e non li protegge né li governa. Noi diciamo ‘che i profitti tratti dall'impiego del lavoro libero sono più grandi di quelli del lavoro degli schiavi’ [...]. Gli schiavi negri del Sud sono, in un certo senso, le persone più felici e più libere della terra. I bimbi, i vecchi e gli infermi non lavorano affatto, e tuttavia ricevono tutti quei conforti e quei beni che sono necessari alla vita. Godono della libertà, perché non sono oppressi né da preoccupazioni né dal lavoro. Le donne non hanno molto da lavorare, e sono protette dal dispotismo dei mariti ad opera dei loro padroni. Gli uomini negri e i ragazzi forti, in media non lavorano più di nove ore al giorno, quando il tempo è bello. Il resto del tempo è speso nella più completa libertà. Inoltre hanno le domeniche e altre vacanze. I bianchi, con un tale eccesso di libertà, morirebbero di noia: ma i negri godono del riposo, sia fisico che spirituale. Coi loro volti esposti al sole, essi possono dormire a qualunque ora: e un buon sonno è la più grande delle umane felicità [...]”. Il rapido sviluppo industriale Il rapido sviluppo industriale La crescita dell'economia statunitense fu, nella seconda metà dell'Ottocento, eccezionale: una crescita che l’avrebbe condotta a superare i primati finanziari ed industriali di paesi come Inghilterra e Germania. Per buona parte dell'Ottocento, però, la crescita rimase legata alla struttura interna e interessò relativamente il commercio internazionale. Intanto gli Stati Uniti sentivano accrescersi la propria forza. Il segreto del successo industriale Il segreto del successo industriale L'ingegnere statunitense Taylor codificò un nuovo e più "razionale" metodo di organizzazione del lavoro operaio di fabbrica, dal quale sarebbe poi nata la produzione per catene di montaggio: “I punti generali da fissare [...] sono i seguenti: Primo: Trovare dieci o quindici uomini differenti, i quali sono specialmente qualificati per quel particolare lavoro, che si deve analizzare e preferibilmente in stabilimenti separati e in differenti località. Secondo: Studiare la serie esatta delle operazioni elementari o movimenti che ognuno di questi uomini fa per compiere il lavoro da analizzare, e gli strumenti che egli usa. Il segreto del successo industriale Terzo: Studiare con un cronometro il tempo richiesto per compiere ognuno di questi movimenti elementari, e quindi scegliere il modo più rapido di fare ogni elemento del lavoro. Quarto: Eliminare tutti i movimenti falsi, inutili e pigri. Quinto: Dopo aver eliminato tutti i movimenti non necessari, raccogliere in una serie tanto quelli più rapidi e migliori come i migliori strumenti.”. F.W. Taylor, L'organizzazione scientifica del lavoro, 1911 Imperialismo e colonialismo La guerra anglo-boera La guerra anglo-boera Il controllo della colonia del Capo, strategico per la via delle Indie, e delle miniere aurifere e diamantifere locali condusse gli Inglesi a scontrarsi con la popolazione boera bianca locale. Questa oppose alla potenza economica e militare inglese una strenua resistenza ed un’accorta tattica militare, che impantanarono Londra in un conflitto durato dal 1899 al 1902.