Testo del teologo spagnolo Jose Maria Castillo. LA NOVITA’ DI PAPA FRANCESCO Ho l’impressione che siamo in molti, noi cattolici e tanti cittadini, che non riusciamo ad accorgerci della straordinaria importanza della lunga intervista concessa da papa Francesco alla Civiltà Cattolica, per far conoscere le sue idee ed i suoi progetti. Nelle affermazioni del papa, è certamente di enorme interesse ciò che dice riguardo la morale sessuale - sulla quale insiste noiosamente il clero -, riguardo le sue idee politiche, la misericordia e la bontà con cui ci dobbiamo comportare verso tutti gli esseri umani, la religiosità e molte altre questioni che sarebbe lungo enumerare. Tuttavia, a mio modo di vedere, credo che il tema principale che affronta il papa, sfugga a gran parte dei lettori, e cioè che la teologia, come la biologia o la medicina, non è alla portata di tutti. Tuttavia, molti giornalisti e conferenzieri che sentenziano con sicurezza su questioni di bioetica, fanno tranquillamente affermazioni su temi teologici che invece richiedono molti anni di studio e riflessione. Ma andiamo al tema che ci interessa. Circa mille anni fa fu eletto papa un monaco che prese il nome di Gregorio VII. Erano tempi tristi per la Chiesa. Siamo alla lotta per le investiture. I signori feudali nominavano a loro piacimento (o secondo le loro convenienze) vescovi, abati, e le varie gerarchie ecclesiastiche. La Chiesa stava in mano ai laici, nel senso più peggiorativo del termine. Fu allora che Gregorio VII decise di interrompere questo costume. Riforma urgente e necessaria. Ma per raggiungere questo fine ottimo non trovò altra soluzione che concentrare tutto il potere della Chiesa nelle mani del papa. Il criterio determinante fu così definito dal miglior esperto su queste vicende, Yves Congar : “ Ubbidire a Dio significa ubbidire alla Chiesa, il che, a sua volta, significa ubbidire al papa, e viceversa”. Gregorio VII fissò le sue volontà in un famoso documento composto da 27 rigidi assiomi, sintetizzabili in tre curiosi criteri: 1) il papa è il signore assoluto della Chiesa, 2) il papa è il signore supremo del mondo,3) nella persona del papa si concentra la santità. ( Hans Kung). Tuttavia, a causa di questi poteri Gregorio VII pose fine ad una lunga fase di 10 secoli di storia della Chiesa. Secoli nei quali la Chiesa fiorì, si sviluppò e forgiò una cultura, che il monaco Incmaro di Reims ( nell’ 846 n.d.t.) sintetizzò mirabilmente :”L’espressione massima della Chiesa sono i Concili Ecumenici, allo stesso tempo regola la sua vita la sua vita concreta attraverso i sinodi nei quali si riuniscono i vescovi di una determinata regione”. E cioè, secondo Incmaro, la vita della Chiesa veniva gestita non da Roma, ma dai sinodi locali dei Vescovi. Prendendo le decisioni sempre in modo democratico, con la partecipazione di tutti i membri del sinodo locale. La nomina dei vescovi, le leggi liturgiche e canoniche ecc, si adottavano sempre nei sinodi locali. La Chiesa non aveva una struttura di governo “ curiale”, ma “sinodale”. Solo così si potevano conoscere i problemi che si dovevano risolvere, assumendone le decisioni adeguate. In questo modo quella Chiesa si sviluppò per mille anni. L’attuale vescovo di Roma, papa Francesco ci ha appena annunciato che la Chiesa di Roma vuol tornare al governo sinodale. Sarà lo stesso governo del primo millennio ? Non lo può essere. Ma certamente, secondo quanto ha detto il papa, seguirà questo cammino. Così afferma nell’intervista : “ I dicasteri romani sono al servizio del Papa e dei Vescovi: devono aiutare sia le Chiese particolari sia le Conferenze episcopali. Sono meccanismi di aiuto. In alcuni casi, quando non sono bene intesi, invece, corrono il rischio di diventare organismi di censura. È impressionante vedere le denunce di mancanza di ortodossia che arrivano a Roma. Credo che i casi debbano essere studiati dalle Conferenze episcopali locali, alle quali può arrivare un valido aiuto da Roma. I casi, infatti, si trattano meglio sul posto. I dicasteri romani sono mediatori, non intermediari o gestori». Questa è l’opinione del papa in merito al ruolo dei dicasteri della curia Vaticana.. La pone al servizio delle Conferenze Episcopali. Non al contrario. E la cosa non si ferma qui. L’intervistatore ricorda al Papa che il 29 giugno scorso, durante la cerimonia della benedizione e dell’imposizione del pallio a 34 arcivescovi metropoliti, aveva affermato «la strada della sinodalità» come la strada che porta la Chiesa unita a «crescere in armonia con il servizio del primato». Ma la mia domanda, viene di conseguenza «Come conciliare in armonia primato petrino e sinodalità ( solidarietà ) ? Quali strade sono praticabili, anche in prospettiva ecumenica?». Domanda essenziale, perché obbliga a mirare ad un progetto ben definito, in base al quale tutto cambierà. In fondo ciò che viene affermato è che tutti i cristiani – a qualunque confessione appartengano - si riuniranno per discutere tali proposte e per giungere al giorno sospirato dell' unità persa. Per questo il papa proseguì affermando : “«Si deve camminare insieme: la gente, i Vescovi e il Papa. La sinodalità va vissuta a vari livelli. Forse è il tempo di mutare la metodologia del Sinodo, perché quella attuale mi sembra statica. Questo potrà anche avere valore ecumenico, specialmente con i nostri fratelli Ortodossi. Da loro si può imparare di più sul senso della collegialità episcopale e sulla tradizione della sinodalità. Lo sforzo di riflessione comune, guardando a come si governava la Chiesa nei primi secoli, prima della rottura tra Oriente e Occidente, darà frutti a suo tempo”. L’intervistatore aggiunge queste parole del papa che scuotono le basi della stesa teologia : «dobbiamo camminare uniti nelle differenze: non c’è altra strada per unirci. Questa è la strada di Gesù». Con una aggiunta finale che chiude la bocca a tutti quelli che hanno sempre da dire qualcosa contro Roma, egli aggiunge: “E’ necessario ampliare gli spazi di una presenza femminile più incisiva nella Chiesa. Temo la soluzione del “machismo in gonnella”, ... Il genio femminile è necessario nei luoghi in cui si prendono le decisioni importanti. La sfida oggi è proprio questa: riflettere sul posto specifico della donna anche proprio lì dove si esercita l’autorità nei vari ambiti della Chiesa». Questo papa si fa sentire in tutto il mondo perché ha preso sul serio il Vangelo. Ed ancora più sul serio, il fatto della centralità di Gesù nella vita. Il centro non è la religione, i suoi riti, né i suoi dogmi e le sue verità assolute. Francesco non accenna a queste cose. Qui non si ascolta il bla bla della predica clericale, moralizzante, castigatrice, e sovente escludente. Qui non si ascolta il bla bla della predica clericale, moralizzante, castigatrice. Qui si dice che: “ Il futuro della Chiesa passa attraverso il recupero del suo passato. Ed il passato ci porta dritti a Gesù di Nazareth. Se non entriamo in questo cammino, la Chiesa non andrà da nessuna parte. Se il Vangelo è al centro – come ci ricorda papa Francesco – ciò che conta non sarà la religione. Al centro si porrà l’umanità, tutto ciò che ci rende più umani. Ed è questo che colpisce tutto il mondo nell’intervista del Papa “. (JoséMaria Castillo, teologo , Settembre 2013 - Traduzione di Armando P. –