Dal libro: Elementi di matematica a colori Autore: Leonardo Sasso L’aLgebra degLi egizi e dei babiLonesi Gli Egizi e i popoli dell’antica mesopotamia risolvevano già problemi simili a quelli che noi oggi risolviamo con equazioni a una incognita, senza tuttavia ricorrere a simboli come facciamo noi oggi utilizzando il calcolo letterale.Inoltre i procedimenti risolutivi si limitavano per lo più a una serie di regole pratiche, regole spesso applicabili solo al tipo di problema specifico in esame. L’aLgebra neLL’antica grecia Anche nell’antica Grecia l’algebra non ebbe significativi sviluppi: l’idea di volere sempre attribuire ai numeri un significato geometrico non permise, infatti, ai Greci di sviluppare un approccio “algebrico” ai problemi.Fece eccezione solo Diofanto di Alessandria (matematico greco del III secolo d.C.), spesso chiamato “padre dell’aigebra” perché per primo fece un uso sistematico di abbreviazioni per indicare potenze di numeri e per esprimere relazioni e operazioni. Si trattava comunque pur sempre di abbreviazioni: rispetto alle notazioni algebriche moderne, mancavano simboli specifici per esprimere le operazioni e mancava la notazione esponenziale. Inoltre, l’opera di Diofanto, l’ Arithmetica, non conteneva un’ esposizione sistematica di operazioni o di procedimenti risolutivi per le equazioni algebriche, ma consisteva soltanto in una raccolta di 150 problemi. L’aLgebra neL mondo arabo Si devono al matematico e astronomo arabo alKhowarizmi (825 ca.) sviluppi significativi nel campo dell’algebra. In una sua opera egli espose infatti le tecniche per risolvere le equazioni di primo e secondo grado. E proprio dalla parola “al-jabr”, che compariva nel titolo del suo trattato, ha avuto origine la parola “algebra”. L’aLgebra in itaLia e in Francia Si deve a Fibonacci (1175-1240), nel suo Liber Abaci, il primo utilizzo del termine “equazione” e la diffusione in Europa delle tecniche risolutive per le equazioni apprese dagli Arabi. Proprio in Italia, nel periodo rinascimentale, si ebbero poi significativi sviluppi della teoria delle equazioni legati ai nomi di Gerolamo Cardano, Nicolò Tartaglia, Scipione del Ferro, Ludovico Ferrari , Raphael Bombelli. C’è da notare, però, che l’algebra assunse la sua forma moderna, come manipolazione “formale” di simboli, cioè indipendentemente dal significato dei simboli stessi, solo tra il XVI e XVII secolo, grazie ai contributi di due matematici francesi, Francois Viète e Cartesio (René Descartes); furono loro, fra l’altro, i primi a utilizzare le lettere per indicare le incognite: Viète utilizzò le vocali mentre Cartesio introdusse le ultime lettere dell’alfabeto (x, y, z), come si è soliti fare anche oggi. Realizzato dalle alunne Mariani e Salerno della classe 2B B.E.A.