"Ecco il mio segreto. E' molto
semplice: non si vede bene che
col cuore. L'essenziale è
invisibile agli occhi".
(Da "IL PICCOLO PRINCIPE" di Antoine de Saint-Exupery)
Osservare
dal latino OB – SERVARE
Custodire per
• è una caratteristica umana; è alla base di ogni conoscenza,
richiede disponibilità a conoscere l’altro
• è lo strumento principale utilizzato nella ricerca psicologica ed
educativa
• si differenzia dal “guardare” o “vedere”; è innanzitutto
percepire (processo selettivo che risente della personalità
dell’osservatore)
• vuol dire avere disponibilità a conoscere l’Altro
• è un processo selettivo di decodifica e ricostruzione dei dati
• l’osservazione non è di per sé obiettiva, anzi, è continuamente
esposta alla soggettività, al rischio della parzialità e agli
errori o distorsioni che ne derivano
• Nello studio del comportamento umano l’assunto
dell’obiettività deve fare i conti con la difficoltà di stabilire
confini netti e precisi tra chi osserva e chi è osservato
La capacità di osservare è frutto di un lungo
esercizio sul piano della relazione e
dell'intenzionalità, ma chi osserva
non può limitarsi soltanto a raccogliere dati
deve andare oltre ciò che appare in modo
eclatante per cogliere la realtà della persona
nella sua unità e nelle sue molteplici
manifestazioni
Cos’è l’osservazione ?
L’OSSERVAZIONE
è un’attività
complessa e
impegnativa che
va programmata e
che richiede
Capacità di gestione delle
proprie emozioni
Sospensione di pregiudizi e
preconcetti
Consapevolezza di sé in
relazione all’altro
Capacità di mantenere la
giusta distanza
Capacità di sospendere
il giudizio
Per osservare occorre:
• scegliere il modello osservativo (ritenuto più adeguato
o privilegiato)
• stabilire il tipo di osservazione (intensiva, estensiva,
singolo-gruppo-gruppi)
• definire il contesto
• individuare lo strumento adatto/necessario
all’osservazione
• individuare eventuali indicatori e descrittori del
comportamento, definire le procedure, le modalità di
prestazione e i criteri
• stabilire/scandire i tempi della rilevazione
• predisporre eventuali modalità di registrazione
• definire i confini fra osservatore e osservato o livello
di partecipazione
• scegliere modalità di analisi dei dati raccolti
• individuare modalità di codificazione e comunicazione
dei dati raccolti
Distinguiamo:
Occasionale
Sistematica
Manifesta
Latente
Diretta
Indiretta
TIPI DI OSSERVAZIONE
OCCASIONALE o informale
SISTEMATICA o formale
 Normale attività quotidiana compiuta da
ogni essere umano per raccogliere e
analizzare informazioni provenienti dal
mondo esterno; osservazione “non
controllata”, non intenzionale, non
progettata, asistematica
 Attività intenzionale, programmata
e sistematica, legata a schemi di
riferimento teorici e metodologici
che aiutano a comprendere ciò che si
osserva.
 Scarsamente attendibile e poco
utilizzabile perchè soggetta ad
interferenze e generalizzazioni dovute
ai nostri stereotipi e pregiudizi e al
modo discontinuo e spontaneistico con
cui viene realizzata
 E’ limitata, imprecisa e spesso
distorta
 Può, tuttavia, permettere di
individuare
un problema che porterà ad una verifica
più rigorosa, ma dà sempre inizio ad un
procedimento di conoscenza.
 Ha sempre una procedura analitica:
rendersi conto di come i fenomeni
accadono prima di chiedersi perché.
 Prende in considerazione il fatto e il
contesto in cui avviene.
LIVELLI DELL’OSSERVAZIONE
MANIFESTO
 Registrazione
di ciò che si vede, di
ciò che accade, senza procedere ad
interpretazioni del fenomeno
osservato, utilizzando una
strumentazione che va dalla griglia al
videotape (approccio descrittivocomportamentale)
LATENTE
 Tentativo di
interpretare i
fenomeni
osservati alla luce di dinamiche
sottostanti (approccio
interpretativo)
 andare alla ricerca di “ciò che
non si vede”
 Comprendere il funzionamento
psichico di un soggetto in un
determinato momento attraverso i
dinamismi sottesi ai comportamenti
che sono considerati dei messaggi. È
proprio delle teorie psico- dinamiche
che individuano nell’inconscio il
motore del comportamento.
FORME DI OSSERVAZIONE
DIRETTA
INDIRETTA
 non esistono attrezzature pianificate
fra l’osservatore e l’osservato
 si osserva il comportamento
spontaneo nelle situazioni di vita
quotidiana (ad es. in classe)
 l'osservazione è seguita da forme di
registrazione
 si avvale di tests, interviste, diari,
questionari, colloqui, relazioni
retrospettive
 L’osservatore ricerca una
dimensione più oggettiva. Il contatto
emozionale è considerato
un’interferenza e viene ridotto al
minimo.
• E' la forma di osservazione più utilizzata nell'ambiente
scolastico
• Il modello teorico e metodologico di riferimento di questa forma
di osservazione è il comportamentismo
• Il comportamentismo è una teoria che spiega i fenomeni psichici
di un organismo sulla base di dati osservabili, verificabili. Il
comportamento è determinato dall’ambiente e l’apprendimento si
realizza attraverso processi di condizionamento. I
comportamenti sono descritti in termini operativi e l’osservatore
si mantiene il più possibile distaccato, registrando i
comportamenti osservati su griglie predisposte. Questo modello
ha lo scopo di raccogliere dati per poi modificare i
comportamenti ritenuti inadeguati. Pertanto bisogna definire in
modo accurato i comportamenti da osservare, individuare gli
strumenti di osservazione, valutare i risultati, predisporre
l’intervento, ri-somministrare gli strumenti per valutare i
cambiamenti.
È un modello che si ispira alla psicologia sociale e
utilizza metodi e tecniche per la ricerca sul campo
(gruppi, comunità, istituzioni), partecipando alla vita
dell’altro per meglio conoscerne i comportamenti dal
di dentro. L’osservatore si fa coinvolgere dagli aspetti
emozionali dell’interazione (contatto emozionale) che
hanno valore per la lettura e la significazione di
quanto osservato. Grazie a tale coinvolgimento, può
accedere ad informazioni che non avrebbe potuto
avere se avesse mantenuto un atteggiamento di
distacco.
Le informazioni ottenute orientano l’intervento
finalizzato a modificare la situazione (Ricerca-Azione)
È un modello che si ispira alla Psicoanalisi e che non si
avvale di altro strumento (test, questionari, ecc…) al di
fuori dell’osservatore stesso, il quale entra in contatto
con l’oggetto d’osservazione attraverso un rapporto
empatico che gli consente di cogliere, oltre ai
comportamenti e agli atteggiamenti, anche le emozioni.
Più che descrivere frammenti di comportamenti, mira a
comprenderne il senso utilizzando la propria
esperienza emotiva. L’osservatore interagisce con
l’osservato mantenendo la giusta distanza che gli
consente di conoscere e comprendere (evitando la
fusione con l’oggetto osservato).
Questo Osservatore dunque…
• non ha una ipotesi iniziale
• mantiene l'attenzione liberamente fluttuante per
cogliere comportamenti prevedibili e imprevedibili
• sa che il contatto emotivo è lo strumento privilegiato
che permette di capire e conoscere ciò che si osserva
• deve essere ricettivo ad accogliere l'altro
• è necessario che sopprima memoria e desiderio per
comprendere il “qui ed ora” di ciò che sta osservando,
altrimenti opera selezioni, predetermina i risultati
(niente pregiudizi)
• deve cercare di guardare e sentire senza ricorrere
immediatamente a qualche spiegazione teorica
(capacità di sospendere il giudizio)
• deve utilizzare le valenze soggettive presenti
nell'osservazione, piuttosto che eliminarle
• deve far parte del contesto per sperimentare
l'impatto emotivo, ma deve anche non coinvolgersi
troppo emotivamente, evitando di intervenire, di
operare interpretazioni immediate o valutazioni, di
dare consigli
(La giusta distanza). Deve, allora,
essere disponibile ma anche distaccato
Alla fine dell'osservazione l’Osservatore stila un protocollo
descrivendo ciò che ha osservato, con la consapevolezza che ogni
descrizione opera delle selezioni, anche se in maniera inconscia,
ogni parola è carica di implicazioni, poiché osservazione e riflessioni
sono inseparabili
“L’osservatore è parte del sistema in
quanto lo costruisce nell’atto di
osservarlo: la descrizione di una
situazione è risultato tanto delle
caratteristiche di quanto viene
osservato che delle caratteristiche
individuali del soggetto che osserva,
anzi, dice più cose dell’osservatore
che dell’osservato”
(H. von Foerster,1987).