Il senso dell`agire morale del cristiano

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Il senso
dell’agire morale
del cristiano
Incontri a Borgonuovo
primo incontro
12 febbraio 2009
Un testo per cominciare…
• Oracolo sull’Idumea.
Mi gridano da Seir:
“Sentinella, quanto resta della notte?
Sentinella, quanto resta della notte? ”.
(Isaia 21,11)
Etica e morale: distinzione?
• Distinzione: etica riguarda generale, morale
particolare o di un certo gruppo sociale;
• Etica è teorica (fondamenti dell’agire)
• Morale è pratica (agire nel concreto)
• IN REALTA’: vi sarebbero molte altre sottili
distinzioni, ma ci porterebbero a lunghi discorsi.
• Molti autori oggi preferiscono di fatto usare
come sinonimi queste due parole, spiegando via
via il senso del loro utilizzo
Una definizione di etica
L’etica è
la giustificazione razionale
delle valutazioni morali
(Paolo Cattorini, Bioetica, 2000)
Ragione: l’agire umano è sensato
quando segue la ragione
• Oltre a ciò, per i credenti in Cristo occorre
parlare anche di ispirazione cristiana.
• Ragione e Fede
• Quindi: etica razionale (filosofica) e
teologia morale (teologica)
Un discorso valido per tutti
• Siamo alla ricerca del senso dell’agire. Le
nostre azioni sono morali nella misura in
cui SONO BUONE (correttezza morale
dell’azione) e ci rendono BUONI (bontà
morale di colui che compie l’azione)
• Tutto ciò che rende buono il nostro agire, e
lo indirizza al bene.
• Unità di questi due aspetti.
Etica è così:
• L’arte di vivere
in modo umano
e di dare ragione
delle scelte che compiamo,
dalle più importanti
a quelle quotidiane
Atto etico umano
• Perché un’azione sia davvero morale,
occorrono tre elementi essenziali, presenti
nell’agire. La loro presenza non è
facoltativa, anche se la loro qualità e il
grado della loro presenza dipendono da
molti fattori (non ultimo la formazione e la
cura di sé, della propria coscienza, delle
relazione con gli altri). Eccoli:
Libertà, consapevolezza,
responsabilità
Sono responsabile del bene,
di fare il bene e di essere buono,
di tutto il bene possibile,
tutto quello possibile non in assoluto,
ma nella storia, cioè nel concreto,
qui e ora.
La responsabilità del soggetto che
agisce
• Tale responsabilità aumenta (o diminuisce)
nella misura in cui ho conoscenza dei
beni/valori in gioco, delle circostanze
(contesto), delle relazioni che la mia
azione va a condizionare/modificare.
• Ugualmente, tale responsabilità
aumenta/diminuisce nella misura della
libertà a disposizione.
E per i credenti in Cristo?
• Per il cristiano, l’agire è l’agire di un uomo
o di una donna illuminati dall’esperienza
della fede in Cristo. Tale fede è dono
personale (battesimo) e comunitario
(ecclesiale/sacramentale).
• Ciò ci situa nell’alveo di una Traditio
(vissuto, Scrittura, esperienza, liturgia…
santità) che necessita di essere vivificata e
attualizzata nell’oggi.
La relazione con il Dio di Gesù
Cristo, al centro della morale
cristiana
• Esperienza del Cristo nato, morto e risorto.
• Esperienza della Chiesa
• Azione dello Spirito che ci rende contemporanei
al Cristo, offrendoci un orientamento e un senso
per la nostra vita e per il nostro agire.
La riscoperta del senso cristiano
della morale
• Vaticano II: Optatam totius 16
• Si ponga speciale cura nel perfezionare la
teologia morale, in modo che la sua
esposizione scientifica, più nutrita della
dottrina della sacra Scrittura, illustri la
grandezza della vocazione dei fedeli in
Cristo e il loro obbligo di apportare frutto
nella carità per la vita del mondo.
Vangelo come libertà
+ Il vangelo è in primo luogo un annuncio
“escatologico” (le cose ultime) e
“soteriologico” (di salvezza):
Cristo nato, morto e risorto apre all’umanità
un orizzonte di senso e di eternità.
+ liberazione dalla morte (èschaton)
+ liberazione dal male (soterìa)
+ liberazione dall’odio e dall’isolamento
(agape = carità/amore)
Chiesa testimone del Vangelo
La comunità, chiamata a superare
l’individualismo, vive l’esperienza di
essere assemblea convocata da questa
Parola di libertà.
È esperienza che coinvolge tutte le
dimensioni dell’umano. La fede cristiana
nel Dio trinitario muove al superamento
delle antiche divisioni:
• “Ora invece, in Cristo Gesù, voi che un
tempo eravate i lontani siete diventati i
vicini grazie al sangue di Cristo.
Egli infatti è la nostra pace, colui che ha
fatto dei due un popolo solo,
abbattendo il muro di separazione che era
frammezzo, cioè l’inimicizia” (Ef 2,13-14)
Implicazioni (conseguenze)
del Vangelo
Vangelo >>> Chiesa
come
luogo dell’esperienza del Vangelo e
come comunità chiamata ad annunciarlo
Dove? A partire da un particolare contesto
storico-sociale.
Cristo: norma (regola, metro di misura)
universale concreta.
Vangelo: messaggio universale concreto.
Cristo “norma”. E le “norme”?
• Le norme della morale cristiana sono il
frutto, il risultato migliore della vivente
traditio ecclesiale, in aiuto e in sostegno
del discernimento personale e comunitario
delle coscienze, chiamate ad agire bene e
ad essere responsabilmente buone (cioè
sante).
• La norma trova così il suo senso pieno,
illuminata dall’esperienza di fede e come
aiuto perché si esprima pienamente la
libertà del cristiano:
“Cristo ci ha liberati perché rimanessero
liberi: gal 5,1 san Paolo: annuncio di
libertà nell’incontro con Cristo).
Gal 5,13-14.18
• Voi infatti, fratelli, siete stati chiamati a
libertà. Purché questa libertà non divenga
un pretesto per vivere secondo la carne,
ma mediante la carità siate a servizio gli
uni degli altri.
• Tutta la legge infatti trova la sua pienezza
in un solo precetto: amerai il prossimo tuo
come te stesso.
• … se vi lasciate guidare dallo Spirito, non
siete più sotto la legge (legge mosaica).
Come vivere “secondo lo Spirito”?
• Due estremi fuorvianti: normativismo
(legalismo)
• Lassismo, cioè coscienza non formata
(non giunta a maturità di fede e di
umanità).
• Libertà non è arbitrarietà (Gal). La libertà
ci porta alla responsabilità, l’arbitrarietà ci
porta al lassismo e all’irresponsabilità.
Più positivamente…
• Uscire da una logica preoccupata
soprattutto della colpa (di evitarla o di
esaminarla): siamo più cristiani nella
misura in cui facciamo verità nella nostra
vita e liberamente lasciamo che entri la
verità del Cristo nel nostro agire (non tanto
nella misura in cui non ci sentiamo in
colpa).
• Né etica dello sconto, né etica dei
burattini.
• Etica della libertà/verità, che diventa
liberazione: Gv 8,32 la verità vi farà liberi
(istina, verità come respiro).
In questa nostra cultura
“Rispetto alle culture che ci hanno
preceduto oggi capiamo cosa è utile,
ma non capiamo più cosa è bello, cosa è
giusto, cosa è buono.
Viviamo nel presente, senza sogni e
senza futuro. Nell’assoluto presente,
perché il futuro è minaccioso,
è imprevedibilità”
(U. Galimberti, Ballarò, 27 novembre 2007 rai tre)
Coscienza: dove l’etica respira
• Gaudium et spes 16:
• Nell'intimo della coscienza l'uomo scopre una
legge che non è lui a darsi, ma alla quale invece
deve obbedire. Questa voce, che lo chiama
sempre ad amare, a fare il bene e a fuggire il
male, al momento opportuno risuona nell'intimità
del cuore: fa questo, evita quest'altro.
• L'uomo ha in realtà una legge scritta da Dio
dentro al cuore; obbedire è la dignità stessa
dell'uomo, e secondo questa egli sarà giudicato.
La coscienza è il nucleo più segreto e il sacrario
dell'uomo, dove egli è solo con Dio, la cui voce
risuona nell'intimità.
La sentinella risponde:
“Viene il mattino, poi anche la notte;
se volete domandare, domandate,
convertitevi, venite! ”. (Is 21,12).
La sentinella risponde:
“Viene il mattino,
poi anche la notte;
se volete domandare, domandate,
convertitevi, venite! ”. (Is 21,12).
• Lettura: M. Buber, Il cammino dell’uomo
• CCC 1776-1794 (la coscienza morale)
• D. Bonhoeffer: Resistenza e resa, 225.
Etica come bussola e orientamento
• Con stile umile:
• L’umiltà “è la più grande delle virtù. Però dopo le
virtù teologali … essa è un particolare
ordinamento della ragione.”
(S. Tommaso, Summa Theologiae, II-IIæ, q.
161, 5)
• “La virtù dell’umiltà è la guida sicura a un
approccio equilibrato al reale, tanto all’universo
complesso e variegato delle relazioni sociali,
quanto ai problemi posti dallo sviluppo
prodigioso delle tecnologie…”
(M. Ronco, Primato del bene comune e servizio all’amministrazione
pubblica, IREF 2004).
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