QUALE TIPOLOGIA MOBBIZZANTE
PRESENTATO DALLA
Dott.ssa ANNAMARIA PALMIERI
MASTER DI II LIVELLO IN
PREVENZIONE E GESTIONE DEL
MOBBING
Facoltà di Giurisprudenza e Medicina e Chirurgia
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI BARI
Mobbing fenomeno non ben definito,
in quanto non rientra solo in una disciplina,
quella giuridica,
ma occorre confrontarla con altre come
la medicina del lavoro,
la psichiatria
la psicologia.
Definizione:
in biologia dal regno animale
to mob = assalire, accerchiare
dalla psicologia
mobbing = forma di terrore psicologico
il mobbing è quel comportamento reiterato nel tempo
da parte di una o più persone ,
colleghi o superiore della vittima,
teso a respingere dal contesto
il soggetto mobbizzato,
che a causa di tale comportamento,
in un certo arco di tempo,
subisce conseguenze negative
anche di ordine fisico
(defin. tratta dalla giurisprudenza della Cassazione)
Modello Leymann
1° fase: rappresenta l’avvio del processo,
nasce da una relazione positiva tra colleghi che poi tende a rompersi,
soprattutto con l’intervento di un nuovo avvenimento che subentra
2° fase : nasce il conflitto quotidiano
tra colleghi o con il datore di lavoro,
questo si alimenta, diventa continuativo,
si trasforma in mobbing:
s’individuano precisamente i ruoli del mobber e del mobbizzato
3° fase: il fatto diventa pubblico,
ne viene a conoscenza l’ufficio del personale in seguito alle continue assenze per malattia,
iniziano le violazioni dei diritti del lavoratore con trasferimenti improvvisi, dicerie ecc.,
inizia l’inchiesta, i colleghi vengono ascoltati sulla situazione,
la vittima viene additata e penalizzata come colpevole della sua sorte.
4° fase: il mobbizzato viene isolato e maltrattato,
considerato incapace;
viene dequalificato e gli vengono assegnate funzioni non adatte al suo ruolo,
si ammala di ansia, angoscia, depressioni e disturbi psicosomatici,
la storia a suoi occhi assume le dimensioni di una tragedia
Modello Ege
Condizione Zero: costituisce una pre-fase,
conflittualità fisiologica che non costituisce mobbing
non vi è ancora una vittima designata,
solo terreno fertile al suo sviluppo.
I fase: Il conflitto mirato -
prima fase del mobbing:
s’individua una vittima.
Il conflitto fisiologico prende una direzione,
l’obiettivo non è più quello di emergere, ma di distruggere l’avversario, colpendolo anche nella sfera privata.
II fase: inizio del mobbing
gli attacchi da parte del mobber sulla vittima non provocano ancora problemi, ma solo disagi
III fase: primi sintomi psicosomatici
la vittima incomincia ad accusare problemi di salute,
primi sintomi senso d’insicurezza, insonnia e problemi digestivi.
IV fase: Errori ed abusi dell’amministrazione del
personale
il caso di mobbing diventa pubblico e la vittima incomincia ad essere sempre assente per malattia.
V fase: Serio aggravamento della salute
psicofisica della vittima
il mobbizzato entra in una fase di vera e propria disperazione,
si sente rinchiuso senza via d’uscita.
Incomincia a soffrire di forme depressive che cura con psicofarmaci,
che non solo non risolvono il problema, ma affiancati ai provvedimenti presi dall’amministrazione, diventano
veramente pericolosi per la vittima.
Si convince di essere lui stesso la causa del suo male.
VI fase: Esclusione dal mondo del lavoro
fase ultima e tragica
il mobbizzato tende ad estromettersi dal mondo del lavoro con pre-pensionamento, dimissioni volontarie,
licenziamento
Vittima Mobbing
Non è possibile tracciare un profilo di
“vittima designata”,
non esiste un gruppo a rischio mobbing,
non esiste “predisposizione al mobbing”.
L’Osservatorio Nazionale Mobbing-Bossing, negli ultimi anni ha tracciato un
profilo di soggetto esposto al mobbing:
“personaggio comune, privo di forti riferimenti
parentali, decisamente integrato nel livello medio
della vita dove le regole di una convivenza
astrattamente istituzionale si esprime più
nell’indifferenza relazionale che nell’entusiasmo di
una partecipazione ai progetti sociali e culturali”.
Mobbing: fenomeno o patologia?
mobbing senza dubbio fenomeno dilagante,
porta
a far soffrire il mobbizzato di varie patologie o
questo fenomeno costituisce esso stesso una
patologia autonoma?
Il mobbing è stato definito “ una patologia sociale
dilagante”,
il 15% dei suicidi nel nostro Paese è dovuto al
mobbing.
Tante sono le connessioni tra mobbing e salute
psichica, ansia,
angoscia, depressione, sconforto e rabbia.
Leymann definisce l’azione patogena del
mobbing, come una forma particolare, estrema
di stress.
Ege ammette gli effetti devastanti che tale
fenomeno ha sulla vittima.
Questa viene danneggiata sia fisicamente che psicologicamente,
alterando, così, la capacità lavorativa e la fiducia in se stessa, essa mostra
squilibri socio-emotivi .
Esperienza del mobbing assimilabile ad “un
profondo trauma emotivo”.
Il sovvertimento delle regole su cui si basa il
lavoro, la distorsione della comunicazione , la
frustrazione di ogni tentativo di sviluppare il
conflitto, producono nella vittima un grave
pericolo che non riesce a
processare l’evento, portando come risultato alla
patologia.
Esiste uno stress positivo
che serve
per temprare la personalità dell’individuo,
che aiuta a vivere;
uno stress negativo
che porta,
con uno stillicidio, al logorio della persona,
alla rottura delle difese psicofisiche,
provocando una somatizzazione a carico di alcuni organi compromettendone la funzionalità.
La vittima può presentare una sintomatologia
molto varia
ansia in tutte le sue manifestazioni,
vari tipi di fobie,
mancanza di volontà di agire, disturbi dell’umore , apatia, irritabilità ecc.
Questi sintomi sono preceduti da segnali di
allarme
mal di testa, emicrania, dolori diffusi alle articolazioni ed alla muscolatura
disturbi del comportamento
disturbi alimentari
disfunzioni sessuali
Due sono le principali e più importanti sindromi
riconducibili al mobbing:
Disturbo dell’adattamento
Disturbo post-traumatico da stress
Il Disturbo dell’adattamento è una forma di
malattia psico-somatica,
si manifesta con sintomi emotivi, comportamentali e somatici, come risposta ai fattori stressogeni,
che nascono in seguito ad eventi o situazioni della vita.
La caratteristica principale è la risposta psicologica a dei fattori stressanti, che portano a dei sintomi significativi
che devono svilupparsi nei
3 mesi dall’esordio dei fattori stressanti.
Le manifestazioni cliniche prevalenti sono
l’ansia, la depressione, l’alterazione della
condotta, i disturbi emozionali e somatoformi.
I sintomi sono:
cefalee, vertigini,
eruzioni cutanee
tachicardia,
ipertensione arteriosa
problemi gastrointestinali.
La persona colpita ha notevole difficoltà a svolgere il proprio lavoro
o qualsiasi altra attività.
E’ importante che vi sia necessariamente una
relazione con l’evento.
Questa sindrome potrà essere classificata come
lieve, moderata o severa.
La Sindrome post-traumatica da
stress cronico
è considerata una “ una risposta ritardata e protratta ad un evento stressante
o situazione di natura eccezionale ,
capace di provocare malessere in tutti”.
sei mesi
Compare dopo
dal verificarsi dell’evento
e questi soggetti, accanto ai sintomi generici come ansia e depressione, presentano
altri aspetti peculiari.
Sono persone costantemente ossessionate
dai ricordi dell’evento o
degli eventi traumatici,
ritornano costantemente durante la giornata
con ricordi , immagini e sogni.
L’evento negativo viene vissuto ossessivamente più volte attraverso il
ricordo,
pensiero concentrato costantemente ed in modo
ossessivo sul lavoro con incubi e flashback.
All’opposto cercano di evitare situazioni
e luoghi che ricordino loro il problema.
La reazione emotiva può presentarsi sotto forma di vere e proprie manifestazioni fobiche
Il mobbing agisce sul circuito oltre che fisico
anche e soprattutto
emozionale della vittima,
coinvolge tutto l’organismo e ricade
inevitabilmente
anche nel campo familiare,
distrugge la vittima non solo
come lavoratore, ma anche e soprattutto
nei suoi affetti più intimi
come persona.
Secondo il Centro ISPESL,
il mobbing ha la capacità di causare o contribuire
allo sviluppo di molti disturbi psicopatologici,
psicosomatici comportamentali.
Non è quantificabile quanti lavoratori lo
svilupperanno realmente,
perché dipende anche dal tempo di esposizione
agli stimoli stressogeni,
nonché la loro intensità.
Il mobbing non è uno stato,
ma un meccanismo che si evolve,
si sviluppa progressivamente,
porta conseguenze sul piano emozionale
crea patologie o acuisce quelle già accusate in
precedenza dalla vittima.
E’ un lento martellare di persecuzioni,
attacchi ed umiliazioni nei riguardi della vittima.
Sul lungo perdurare di tali azioni si estrinseca la sua
forza devastante,
forza che a lungo andare, determina un danno alla
persona.
L’INAIL , Istituto Nazionale Infortuni sul
Lavoro, definisce il mobbing “ Costrittività
organizzativa” , la indica tra le
malattie da “ lavoro-correlate” che possono portare
alla malattia professionale.
Con circolare n. 71 del 17 dicembre 2003, era
arrivata a “tabellare” tale malattia,
per rendere meno difficile il
riconoscimento della malattia professionale e
dimostrare il nesso causale della patologia
circolare interna, eliminata con una sentenza del TAR, che ha sancito che la modifica delle tabelle deve essere
disposta direttamente dal Ministero del Lavoro.
La Sentenza della Corte Costituzionale n.179/1988,
chiarisce e determina che
sono malattie professionali non solo quelle elencate
nelle apposite tabelle di legge,
in cui opera a favore del lavoratore la presunzione
legale di causalità
( nesso causale è valutato ex ante dal legislatore),
ma anche tutte le altre volte in cui viene
dimostrata
la causa lavorativa
i situazioni di “costrittività organizzativa” che consistono in una serie di attività poste in essere dall’azienda.
cambiamento
da sistema strettamente tabellare e chiuso
fruibile immediatamente, con il quale il lavoratore può chiedere immediatamente il risarcimento
delle malattie ormai riconosciute
ad un sistema misto o
“ sistema a due binari”
più difficile da percorrere, in cui grava sul lavoratore la dimostrazione dell’onere della prova,
caso-mobbing, con fattore di rischio non specifico, ma generico.
Il lavoratore deve provare oltre la sussistenza della malattia, anche il nesso eziologico intercorrente tra questa e
l’attività lavorativa svolta.
Perché la malattia possa qualificarsi come “ professionale” occorre che sia stata contratta, come dice la stessa
Corte Costituzionale, “ a causa del Lavoro”.
Difficoltà del nesso di causalità;
l’onere della prova
è il più insormontabile ostacolo
Riferimenti normativi e
giurisprudenziali.
A difesa della vittima del mobbing,
non esiste ancora una specifica normativa
ma una lunga serie di proposte di leggi.
A fondamento e tutela del fenomeno, esiste principalmente
la Carta Costituzionale
con gli articoli dedicati alla tutela della salute
ed
il codice civile
Art. 32 Cost.
« La Repubblica tutela la salute come diritto
dell’individuo e interesse della collettività…»
La salute, un bene assolutamente primario
tra tutti i diritti fondamentali,
costituisce un diritto fondamentale,
la cui lesione impone il risarcimento del danno
La tutela della salute viene oggi modernamente definita a livello internazionale
dall'Organizzazione Mondiale della Sanità come
«uno stato di completo benessere fisico,
mentale e sociale e non solamente l'assenza di
malattia o di inabilità»,
una condizione di armonico equilibrio
funzionale, fisico e psichico dell'organismo,
dinamicamente integrato nel suo ambiente
naturale e sociale.
Il benessere fisico non è mai solamente una condizione statica, ma
estremamente mutevole a seconda dei suoi rapporti con l'ambiente naturale e sociale.
Art. 35 Cost.
“ La Repubblica tutela il lavoro in tutte le
sue forme ed applicazioni”.
Art.41 Cost.
“ L’iniziativa economica privata è libera.
Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale
o in modo da
recare danno alla sicurezza,alla libertà, alla dignità
umana”.
l’art. 32 protegge il singolo non solo come
individuo,
ma anche nell’ambito della comunità tutta e si collega
all’art. 4 Cost. che ricorda come
la Repubblica riconosca il diritto al lavoro di
ciascuno e promuova le condizioni di diritto per
attuarlo, quindi con la rimozione agli ostacoli di
carattere economico e sociale
che limitino tale reale diritto di uguaglianza.
( art. 3,2°comma Cost.)
L’art. 2087 c.c.
impone all’imprenditore di adottare, nell’esercizio
dell’impresa, misure atte e necessarie a tutelare
“l’integrità fisica e la personalità morale dei
prestatori di lavoro”.
L’art. 2087 cc.
è uno dei primi articoli
a tutela giuridica del mobbing, in quanto
il datore di lavoro non deve
limitarsi alla prevenzione dei
fenomeni mobbizzanti, ma ad evitare di
porre in essere atteggiamenti lesivi della salute
e dignità psicofisica
del lavoratore come violazione dei
principi contrattuali
In assenza di una legge che definisca
il fenomeno mobbing e tuteli la vittima,
è intervenuta , la Corte di Cassazione attraverso le
varie pronunce susseguitesi nel corso degli anni,
che ha cercato di identificare il mobbing, dandogli
una definizione che possa essere unitaria e che
corrisponda ad identificare il fenomeno
specificamente nel suo complesso, distinguendolo
da pure e semplici forme di comuni vessazioni o
soprusi.
Sentenze della Corte di Cassazione
Sentenza del 19 gennaio 1999, n. 475 :
ha statuito che un comportamento del datore di lavoro,
anche quando è lecito ma reiterato nel tempo,
diventa illegale e pertanto risarcibile se posto in essere contro il lavoratore
con fare persecutorio
Sentenza del 6 marzo nel 2006 n. 4774,
sentenza di rigetto, definisce gli elementi identificativi del mobbing
ovvero le condotte reiterate nel tempo, almeno 6 mesi.
Essa si esprime in tali termini:
“ l’idoneità offensiva della condotta … può essere dimostrata,
per la sistematicità e durata dell’azione nel tempo,
dalle sue caratteristiche oggettive di persecuzione e discriminazione,
risultanti specialmente da una connotazione emulativa e pretestuosa,
anche in assenza di una violazione
di specifiche norme di tutela del lavoratore subordinato”.
Sentenza dell’11 settembre 2008, n.22858
la Cassazione fissa i confini del mobbing e precisa che :
il mobbing consiste in una condotta protratta nel tempo ( 6 mesi)
con
l’obiettivo di danneggiare il dipendente.
Cass.civ.sez.lav.17 febbraio 2009, n.3785
“ Per mobbing s’intende comunemente una condotta del datore di
lavoro o del superiore gerarchico, sistematica e protratta nel tempo,
tenuta nei confronti del lavoratore nell’ambiente di lavoro, che si
risolve in sistematici e reiterati comportamenti ostili che finiscono
per assumere forme di prevaricazione o di persecuzione psicologica,
da cui può conseguire la mortificazione morale e l’emarginazione del
dipendente, con effetto lesivo del suo equilibrio fisiopsichico e del
complesso della sua personalità”.
Ai fini della condotta lesiva del datore di lavoro occorrono, pertanto:
a) la molteplicità dei comportamenti di carattere persecutorio, illeciti o anche leciti se
considerati singolarmente, che siano stati posti in essere in modo miratamente
sistematico e prolungato contro il dipendente con intento vessatorio;
b) l’evento lesivo della salute o della personalità del dipendente;
c) nesso eziologico tra la condotta del datore o del superiore gerarchico
e il pregiudizio all’integrità psico-fisica del lavoratore;
d) la prova dell’elemento soggettivo, cioè dell’intento persecutorio.
Sent.8 luglio 2010, n.16148 :
occorre il nesso causale tra il
comportamento del
datore di lavoro
e lo
stato di prostrazione
psicologica con
conseguente patologia
per poter essere questa qualificata mobbing
e risarcita.
Sent. Cassaz. Sez. Lav. – 27 dicembre 2011 n. 28962
Sent. Cassaz. Sez. Lav. - 10 gennaio 2012 n.87
Stesse problematiche affrontano le due sentenze
nelle quali viene ribadito che
2
non basta
la situazione conflittuale nei rapporti,
ma occorre che esista
una condotta vessatoria
reiterata e duratura,
finalizzata all’estromissione del lavoratore dal suo contesto lavorativo o dall’azienda e
che tale situazione di sopruso
gli provochi danni alla salute.
Conclusioni:
Mobbing: patologia o mero fenomeno?
agli occhi della scienza medica, non si giustifica l’esistenza di una
“patologia mobbizzante”
se
patologia = malattia,
perché il mobbing resta solo
la causa scatenante la patologia,
e quindi, in senso strettamente tecnico, non può identificarsi con essa.
Cos’è la “patologia mobbizzante”?
Sicuramente questa è da rinvenirsi nel danno
provocato dal mobbing
danno biologico
Fenomeno non catalogato nelle tabelle,
ma che esiste in modo sempre più dilagante!
definito come
una vera propria
“catastrofe emotiva”
il mobbing
fenomeno complesso
fenomeno in continua evoluzione
fenomeno da non confondere
con i semplici maltrattamenti.
Uno spiraglio verso l’identificazione del fenomeno
come patologia vera e propria può ravvisarsi in
queste sentenze
Tribunale di Tortona riportata su “LA STAMPA” di Alessandria il 17.3.2010
il giudice del lavoro riconosce il danno biologico da malattia professionale a causa del mobbing e condanna
a risarcire il danno ad una dipendente di una multinazionale.
Tribunale di Padova il 22 marzo 2011
il Tribunale ha affermato che anche se trattasi di malattia non tabellata, purché dimostrata
in tutti i suoi elementi costitutivi,
il mobbing può essere risarcito dall’INAIL nella sua componente del danno biologico
Sent. Cass. n.18927 del 5 novembre 2012
“ se anche le condotte denunciate dal lavoratore, non si compongono in un
unicum e non risultano, pertanto, cumulativamente e complessivamente idonee a
destabilizzare l’equilibrio psico-fisico del lavoratore o a mortificare la sua dignità,
ciò non esclude che tali condotte o alcune di esse,
ancorchè finalisticamente non accumunate, possano risultare lesive dei
diritti fondamentali del lavoratore”.
La Corte di Cassazione ha riconosciuto il diritto del lavoratore al risarcimento dei danni subìti a causa di
“comportamenti vessatori e mortificanti” del capo, anche se, non è stata raggiunta la prova che tali comportamenti
costituiscano mobbing
Il mobbing un fenomeno che porta conseguenze su
vari fronti, va esaminato caso per caso,
in quanto esso, nella sua fattispecie, colpisce :
• la persona, generando patologie organiche e psichiche,
• la famiglia, creando conflitti familiari ed isolamento sociale,
• il lavoro, con gli infortuni ed assenze per malattia
• la collettività, con l’aumento dei costi sanitari e previdenziali
Per poter studiare realmente tale fenomeno,
occorre
l’istituzione di
un osservatorio permanente
di ricerca
attraverso il quale, con uno sguardo più approfondito,
esaminare tali particolari avvenimenti,
così da poter scoprire nella realtà
“ la patologia mobbizzante”