Dialogo interreligioso
Il monoteismo in genere
e l’islamismo in specie
ARCIDIOCESI DI MESSINA LIPARI S. LUCIA DEL MELA
Ufficio di pastorale per l’ecumenismo
e per il dialogo interreligioso
Cosa sono le religioni monoteiste?
Si dicono religioni monoteiste quelle che professano la
fede in un solo Dio.
Il termine deriva dal greco mónos (uno) e Theós (Dio).
Le tre religioni monoteiste sono l’ebraismo, il
cristianesimo e l’islamismo (“religioni del libro”).
Oggi approfondiremo insieme…
Termini e concetti fondamentali
Islamismo deriva dalla parola araba islàm che significa
“sottomissione”. Da qui il termine islamico.
Il credente che accetta di sottomettersi a Dio vien detto
muslìm cioè “colui che compie la volontà di Dio”. Dalla
parola muslim deriva il termine musulmano.
Dire islamico, musulmano o maomettano è dunque la stessa
cosa.
L’Islàm non è soltanto una spiritualità ma un modo totale di
vita.
La fede islamica
La fede islamica può essere espressa attraverso due formule
sintetiche valide per ciascun musulmano:
1. Imàn (o formula della salvaguardia): “Credo fermamente
in Dio uno e unico, e nei suoi angeli, e nei suoi libri rivelati ai
profeti, e negli inviati di Dio (profeti), e nel giorno del
Giudizio, e nella vita dopo la morte”.
2. Islàm (o abbandono in Dio): “Confesso che non c’è Dio
all’infuori di Allah e Maometto è il suo profeta, professo la
chiamata alla preghiera, l’obbligo dell’elemosina, del digiuno
di Ramadan e del pellegrinaggio alla Mecca”.
Da questa schematica formulazione di fede derivano i cinque
precetti fondamentali islamici imposti dal Corano
… è il libro sacro dei musulmani che contiene la rivelazione fatta da Dio in lingua araba a Maometto nel VI
secolo: “Il Corano rappresenta il messaggio di Dio in arabo agli Arabi”. Dettato dallo stesso profeta, il Corano
è formato da 114 capitoli (sure) in prosa rimata.
… è sempre scritto con arte ed è trattato con grande cura: viene conservato avvolto in un panno pulito e per
la lettura viene poggiato su un leggio. Prima di toccare il Corano i musulmani si assicurano della loro pulizia
personale.
I pilastri della fede islamica
Sono cinque:
Professione di fede in Allah e nel suo profeta Maometto
(shahadah);
Preghiera (salah);
Elemosina (zakkat);
Ramadan (sawn);
Pellegrinaggio alla Mecca (hajj);
Nel simbolo dell’Islàm, la stella a
cinque punte incastonata nella mezza
luna indica proprio i cinque pilastri delle
fede islamica.
1. La professione di fede in Allah
e nel suo profeta Maometto
I musulmani credono che il loro Dio ha creato dal nulla tutte le cose; egli non può essere
rappresentato poiché è assolutamente misterioso. A questo Dio sono attribuiti novantanove
nomi positivi (onnipotente, giusto, sapiente…), mentre il centesimo - il suo vero nome rimane sconosciuto ed è sostituito dall’appellativo Allah che significa semplicemente “Dio”.
Allah è un Dio unico. Gli islamici ripongono la loro fede nel Corano consegnato a
Maometto dall’arcangelo Gabriele, ma riconoscono la natura rivelata della Bibbia e dei
Vangeli seppure affermano che questi testi hanno perduto il loro messaggio originale poiché
sono stati corrotti nei secoli. Maometto ha ricevuto la rivelazione direttamente da Allah in
lingua araba, per questo è il primo ed il più grande dei profeti. I musulmani credono anche in
altre figure storiche considerate profeti, seppur non alla stregua di Maometto: Abramo,
Giacobbe, Giuseppe, Mosè, Davide, Salomone, Giovanni Battista, Gesù. I musulmani
credono anche nell’immortalità dell’anima la quale è considerata una sorta di soffio angelico
che rimane invisibile e imperscrutabile fino al giorno del Giudizio. Credono inoltre che i
morti risorgeranno per essere destinati al paradiso oppure all’inferno. Paradiso e inferno
sono immaginati come luoghi di piaceri fisici ed estetici o privazione di essi. I peccatori che
tuttavia hanno osservato la dottrina rimarranno all’inferno finché Maometto non li avrà
liberati; chi invece è morto per l’Islam sarà accolto in paradiso immediatamente, senza
passare per il Giudizio finale.
Chi è Gesù per gli islamici?
Gesù è considerato un profeta ma non il Figlio di Dio né tantomeno Dio: “Non vi è altro
Dio al di fuori di Allah e Maometto è il suo profeta”.
Nella XIX sura del Corano così si legge: “Gli empi affermano: Allah si è preso un figlio.
Avete detto qualcosa di mostruoso. Manca poco che si spacchino i cieli, si apra la terra
e cadano a pezzi le montagne, perché attribuiscono un figlio al Compassionevole. Non
si addice al Compassionevole prendersi un figlio. Tutte le creature dei cieli e della terra
si presentano come servi al Compassionevole”.
Gli islamici credono nella nascita verginale di Gesù da Maria e venerano la Madonna.
Non credono però nella crocifissione, nella risurrezione e quindi nella redenzione;
ritengono piuttosto che il profeta Gesù sia stato innalzato direttamente al cielo da Dio,
senza passare per la croce. La passione sarebbe stata subita da un uomo reso simile
a Gesù agli occhi dei suoi persecutori, ma non da Gesù.
2. La preghiera
I musulmani pregano cinque volte al giorno
con lo sguardo rivolto verso la Mecca:
“Ognuno ha una direzione verso la quale
volgere il viso. Gareggiate nel bene.
Ovunque voi siate, Allah vi riunirà tutti. In
verità Allah è Onnipotente. E da qualunque
luogo tu esca, volgi il tuo viso verso la Santa
Moschea, ecco la verità data dal tuo Signore
e Allah non è disattento a quello che fate. E
allora, da qualunque luogo tu esca, volgi il
tuo viso verso la Santa Moschea. Ovunque
voi siate, rivolgetele il viso, sì che la gente
non abbia pretesti contro di voi - eccetto
quelli di loro che prevaricano - : non
temeteli, ma temete Me, affinché realizzi per
voi la Mia Grazia e forse sarete ben guidati”
(II Sura).
Ancora…
Le preghiere vanno rivolte ad Allah prima del sorgere del sole
(1), dopo mezzogiorno (2), al termine del pomeriggio (3), dopo
il tramonto del sole (4) e prima di mezzanotte (5). La più
importante delle preghiere islamiche è quella del venerdì. Ogni
fedele di sesso maschile è obbligato alla preghiera del venerdì
nella moschea. La preghiera è preceduta da abluzioni rituali
allo scopo di purificare i fedeli e renderli idonei alla lode e a
toccare il Corano. Ci si lava la faccia, le braccia e i piedi. Se
l’impurità (contaminazione) è particolarmente grave – come
nel caso dei rapporti sessuali – prima della preghiera è
necessario fare il bagno. Le preghiere sono brevi e tutte tratte
dal Corano o dagli Hadith, racconti della vita e dei discorsi di
Maometto. La posizione del corpo durante la preghiera varia
nel corso della preghiera stessa: all’inizio si rimane in piedi,
successivamente ci si prostra sopra un tappeto o una stuoia
con la fronte piegata fino a terra.
3. L’elemosina
L’elemosina imposta è detta zakkat; essa è
prevista dal Corano ed è stabilita dallo Stato
che sullo stesso Corano è fondato.
L’elemosina rappresenta il diritto della
comunità musulmana di essere aiutata con la
ricchezza individuale superflua, serve per le
opere di pubblico interesse o di beneficenza,
per il culto e per la diffusione dell’Islàm.
L’elemosina legale, oltre ad avere valore
sociale, è ritenuta un mezzo per espiare i
propri peccati; essa ha dunque anche un
valore morale. E’ tuttavia possibile, oltre
all’elemosina imposta, devolvere offerte
libere alle casse delle mosche.
4. Il Ramadan
Ramadan corrisponde al nono mese del calendario arabo. Il
Ramadan è tempo sacro riservato alla riflessione personale,
alla preghiera, al perdono e al digiuno.
Durante il Ramadan il ritmo della vita rallenta fino alla
cessazione di ogni attività lavorativa. In questo periodo
aumenta l’afflusso dei fedeli alle moschee.
Alla fine del Ramadan, nella notte detta “della potenza” i musulmani
commemorano la discesa del Corano dal cielo che sarebbe appunto avvenuta
all’inizio del ministero di Maometto, proprio in questo mese.
Il digiuno del Ramadan serve a ripristinare l’equilibrio dell’anima e del corpo;
durante questo tempo sacro è possibile nutrirsi soltanto prima del sorgere del sole e
dopo il suo tramonto; non è possibile inoltre fumare, bere ed avere rapporti
sessuali.
5. Il pellegrinaggio alla Mecca
La Mecca è la città sacra dei musulmani all’interno della
quale si trova la kaaba; questa è una costruzione cubica
(m. 9 x 12) situata nel cortile della grande moschea che
si ritiene edificata da Abramo con l’aiuto del figlio
Ismaele. All’esterno dell’angolo sud-est della kaaba si
trova incastonata la Pietra Nera, un meteorite
identificato, prima dell’avvento di Maometto, con il dio
locale Hubal. All’interno della kaaba è possibile vedere
l’impronta del piede di Abramo, la tomba di Agar e
quella di Ismaele. Ciascun musulmano deve recarsi alla
Mecca almeno una volta nella vita per esprimere la
propria sottomissione a Dio, l’uguaglianza tra gli
uomini, l’unità musulmana e la purificazione-sacrificio.
Nel corso della permanenza alla Mecca non è consentito
radersi, tagliarsi i capelli e le unghie, avere rapporti
sessuali, litigare o far del male a qualcuno. Il rito della
visita alla Mecca è regolato da apposite norme che i
musulmani osservano scrupolosamente.
Il Jihad o guerra santa
Consiste nello sforzo che ciascun musulmano deve compiere per
difendere strenuamente l’Islam.
Spesso il Jihad è inteso in senso estremistico e fanatico;
ciò accade quando si interpreta grossolanamente la II Sura
del Corano che così si esprime: “Combattete per la causa
di Allah contro coloro che vi combattono, ma senza eccessi,
ché Allah non ama coloro che eccedono. Uccideteli
ovunque li incontriate, e scacciateli da dove vi hanno
scacciati: la persecuzione è peggiore dell'omicidio. Ma non
attaccateli vicino alla Santa Moschea, fino a che essi non vi
abbiano aggredito. Se vi assalgono, uccideteli. Questa è la
ricompensa dei miscredenti. Se però cessano, allora Allah
è perdonatore, misericordioso. Combatteteli finché non ci
sia più persecuzione e il culto sia reso solo ad Allah. Se
desistono, non ci sia ostilità, a parte contro coloro che
prevaricano”.
I ministri del culto
La figura religiosa di maggiore importanza è l’Imàm; questi è la guida spirituale cui è
affidato il compito di guidare la preghiera nelle moschee. L’imàm è designato dalla
comunità stessa è può contrarre matrimonio.
Oltre all’imàm, nel mondo musulmano esistono gli Ulemàs, cioè i dottori della legge
che possiedono una profonda conoscenza del Corano; anche gli ulemàs possono sposarsi.
Un’altra figura religiosa è il Marabutto, vale a dire un santo degno di venerazione o
il fondatore di una confraternita o ancora un predicatore dell’Islàm.
Il Muezzìn è colui che, dall’alto dei minareti, invita i fedeli alla preghiera. L’invito
(fatiha) recita così: “Dio è il più grande: lo testimonio che non c’è altro Dio che Dio; lo
testimonio che Maometto è il messaggero di Dio. Affrettatevi alla preghiera, affrettatevi a
compierla. Allah è il più grande: non c’è altro Dio che Dio”.
Il Khatìb è colui che nella moschea predica il sermone del venerdì.
Degni di nota sono pure i Sufi, cioè i mistici e pensatori islamici che insistono sulla
spiritualità interiore, sull’amore di Dio e la devozione.
Celebrazioni
I musulmani celebrano le nascite, i matrimoni e piangono i loro morti.
La nascita: si consiglia che il primo suono udito dal neonato sia l’invito alla preghiera, sussurrato in
ciascuna delle orecchie. Anche se gli usi variano da Paese in Paese, in genere tutti i maschi devono
essere circoncisi tra i sette giorni e i dodici anni. In Turchia i ragazzi sono circoncisi a sette anni circa
e per l’occasione indossano bei costumi e organizzano una grande festa di famiglia.
Il matrimonio: è considerato, insieme all’educazione dei figli, parte del disegno di Dio sull’umanità. Il
matrimonio sancisce l’unione tra due famiglie ed è compito dei genitori scegliere la sposa o lo sposo
dei figli. Il matrimonio è un contratto non un sacramento e può essere celebrato nella moschea ma
non è obbligatorio. Il divorzio è autorizzato ma è caldamente sconsigliato. Il Corano, tra molte,
contiene una espressione significativa per indicare l’unione matrimoniale: “Nella notte del digiuno vi è
permesso di accostarvi alle vostre donne. Esse sono per voi una veste, e voi siete una veste per loro”
(sura 2,187).
La morte: dopo la morte il corpo viene lavato ritualmente, avvolto in un sudario bianco e seppellito al
più presto. È proibita la cremazione perché i corpi sono destinati alla risurrezione. La morte fa parte
del disegno divino quindi non va temuta e sono sconsigliate forme eccessive di dolore. Dopo la morte
chi ha compiuto il bene andrà in paradiso, gli altri saranno destinati alle fiamme.
Calendario e feste
Il calendario islamico è quello lunare e non viene
eseguito alcun aggiustamento per concordarlo
con quello solare e dato che l’anno lunare è più
breve di quello solare di 10 o 11 giorni, le date
musulmane cambiano costantemente in rapporto
al calendario occidentale. Gli anni sono contati a
partire dalla venuta di Maometto a Medina nel
622 (egira).
Calendario e feste
Le principali feste islamiche
Moharram: è il primo mese dell’anno. Il decimo giorno si celebra l’Ashura (festa di
espiazione). È anche il giorno in cui Noè avrebbe attraccato l’arca dopo il diluvio. La festa
dell’Ashura è preceduta da due giorni di digiuno. In questo stesso giorno, gli sciiti
celebrano il martirio di Hussein, nipote del profeta Maometto, e durante le cerimonie i
giovani si flagellano in segno di lutto.
Ramadan: è il nono mese dell’anno; il mese del digiuno (vedi sopra). Alla fine del
Ramadan, nella notte detta “della potenza” o “del destino” i musulmani commemorano la
laila al Qadir che ricorda la discesa del Corano dal cielo. La fine del digiuno è segnata
dall’aid el fitr, la “piccola festa” o “festa della rottura del digiuno”. I musulmani celebrano
la festa con celebrazioni, banchetti, regali e acquisto di abiti.
Dhu ed hajj: è l’ultimo mese dell’anno ed è il mese dei pellegrinaggi alla Mecca.
Aid el kebir: è il decimo giorno dell’ultimo mese durante il quale si celebra i sacrificio di
Abramo che offrì Ismaele. Durante la festa si compiono sacrifici di animali.
Mulud e nabi: questa celebrazione varia da luogo in luogo. Si ricorda il compleanno del
profeta Maometto con processioni, discorsi e preghiere.
La società islamica
Nel mondo islamico la religione
permea completamente la vita
sociale, sicché la stessa società è
fondata sulle norme contenute nel
Corano che, oltre ai precetti
religiosi, contiene anche norme di
carattere morale, igienico e giuridico
(sharìa = legge islamica). Il Corano
è il testo ufficiale della cultura e dei
governi musulmani.
Ancora…
Gli infedeli non possono accedere alle cariche pubbliche né rivestire
particolari uffici di potere.
La società musulmana è tipicamente maschilista a norma della IV Sura del
Corano che recita testualmente: “Gli uomini sono preposti alle donne, a causa
della preferenza che Allah concede agli uni rispetto alle altre”. Soltanto gli
uomini godono la piena capacità giuridica. Alle donne il Corano riconosce
diritti limitati, anche se a partire dagli anni Venti, conseguentemente
all’impegno profuso dal movimento femminista sorto in Egitto, la posizione
sociale della donna musulmana è molto migliorata.
L’islàm distingue cinque categorie di attività umane: quelle proibite, quelle
condannabili ma non proibite, quelle neutre (non è importante compierle), le
azioni buone e quelle obbligatorie (trascurarle è peccato).
La società musulmana
La famiglia: il matrimonio tra musulmani è
soltanto un contratto stipulato davanti a un
giudice, contratto dal quale si può essere
sciolti mediante divorzio. Un musulmano
può sposare donne ebree o cristiane,
mentre le donne possono sposare solo
uomini musulmani, o uomini ebrei o cristiani
che promettono di convertirsi all’Islàm. Il
matrimonio è poligamico e l’uomo può avere
fino a quattro mogli purché riservi a
ciascuna di esse la stessa maritale
attenzione; quest’ultima clausola fa sì che in
realtà la poligamia è esercitata raramente
(meno del 5%). In alcuni Paesi, come la
Tunisia, è stata imposta la monogamia.
Ancora…
La moschea: la moschea non è prettamente un luogo sacro: Dio può essere
pregato in ogni luogo. È piuttosto un luogo aperto, adatto agli incontri e alla vita
sociale. In alcuni Paesi si possono anche vedere viaggiatori che riposano o
addirittura dormono nella moschea. La moschea serve alla comunità per tutti i
suoi bisogni. Nell’islàm non c’è distinzione tra sacro e profano: tutto è sacro
perché il Corano permea l’intera vita dei musulmani.
Struttura della moschea
Tutte le moschee hanno una sala pubblica per la preghiera e un minareto. La
sala è coperta di tappeti sui quali i fedeli pregano scalzi. Il mirhab è una
nicchia a parete che indica la direzione della Mecca, mentre il minbar è la
tribuna dalla quale si tiene il sermone del venerdì. Ogni moschea è fornita di
una vasca per fare le abluzioni prima della preghiera. Le donne assistono alle
preghiere nella moschea in un luogo separato che spesso è una galleria al
primo piano.
La umma o comunità dei credenti
La comunità dei credenti,
detta umma, conta oggi circa
un miliardo di fedeli sparsi nel
mondo, soprattutto in Medio
Oriente, nell’Africa del Nord e
dell’Ovest e in Asia. La umma
si divide principalmente in
sunniti (90% di tutti i
musulmani) e sciiti.
I sunniti
I sunniti costituiscono la frangia tradizionale fedele
all’insegnamento di Maometto e di Abu Beker, primo
successore e suocero del profeta. Il loro nome deriva da
sunna, cioè “regola di condotta” da intendere come
“tradizione” - detta anche hadith (“notizia”) - che
raccoglie i detti e gli atti di Maometto. Corano e Hadith
costituiscono le principali fonti della religione e del
diritto islamico. Per i sunniti, il Corano è rivelazione
eterna ed increata, mentre gli imàm o califfi sono guide
simboliche della umma ma non hanno alcun potere
soprannaturale, come invece ritengono gli sciiti; l’unico
depositario della rivelazione divina, infatti, è Maometto.
I sunniti costituiscono oggi circa il 90% dei musulmani.
I sunniti
I sunniti si dividono in quattro tradizioni con differenze minime:
I malikiti: sorti attorno alla metà dell’VIII secolo
(Africa Occidentale e Maghreb);
I safaiti: forma liberale della tradizione malakita sorta
a Baghdad (Africa Orientale e Asia del Sud-Est);
Gli hanafiti: fondati in Iraq. È il rito preferito dagli
imperi musulmani come quello ottomano.
Gli hanbaliti: sorti attorno alla metà del IX secolo
seguono un rito molto rigido (Arabia Saudita).
Gli sciiti
Gli sciiti costituiscono, dopo i sunniti, il secondo importante
gruppo islamico, circa il 10% dei musulmani. Essi si rifanno
ad Alì, cugino e genero di Maometto, marito di sua figlia
Fatima, considerato unico legittimo successore del profeta. Gli
sciiti insistono sul principio della discendenza di sangue da
Maometto, quale condizione per assurgere al grado di imàm
(califfo). Per gli sciiti, infatti, l’imàm è il successore di Alì nel
ministero politico e religioso ed è dotato di ogni sapienza e di
poteri taumaturgici, essendo il custode – come già Maometto della divina verità. Gli sciiti, a differenza dei sunniti,
ritengono che il Corano proviene da Allah che, tuttavia, l’ha
creato nel tempo. Si oppongono ai sunniti dei quali non
riconoscono la legittimità degli imàm poiché manca, sin
dall’inizio, l’elemento ereditario. Gli sciiti attendono l’ultimo
imàm che si manifesterà nella storia alla fine dei tempi.
Gli sciiti
Gli sciiti si dividono in cinque tradizioni che talvolta sono lontane
dall’Islàm classico:
I duodecimani: credono che il dodicesimo imàm della
stirpe di Alì riapparirà come l’Eletto alla fine del mondo
(Iran);
Gli Ismaeliti: riconoscono in Ismaele, figlio di Abramo e
della schiava egiziana Agar, il settimo imàm (Pakistan);
Gli zayditi: rappresentano gli sciiti conservatori (Yemen
del Nord);
Gli alawiti: sono i “difensori di Alì” (Siria). Credono
anche nella risurrezione di Gesù;
I drusi: gruppo apparso in Siria e in Libano nel 1021.
All’interno del vasto panorama islamico
esistono anche i karigiti: movimento
molto minoritario presente soprattutto
nel sultanato di Oman e nell’isola di
Zanzibar.
Chiesa Cattolica e Islam
I contrasti tra musulmani e cristiani
trovarono il loro tragico apice nel
Medioevo a motivo delle Crociate
che dall’Occidente muovevano verso
Oriente alla conquista del Santo
Sepolcro.
Lungi dal raggiungere l’obiettivo, il più
delle volte, i soldati crociati si limitarono a
conquistare e saccheggiare le città
orientali, uccidendo le popolazioni locali
di fede islamica e imponendo loro la
propria religione (latinizzazione).
Il Concilio Ecumenico Vaticano II
Nella seconda metà del XX sec. andò aprendosi la strada del dialogo; basti citare in merito
quanto il Concilio Ecumenico Vaticano II ha espresso nella Dichiarazione sulle relazioni
della chiesa con le religioni non-cristiane Nostra Aetate:
“La chiesa guarda con stima anche i musulmani che adorano l’unico Dio,
vivente e sussistente, misericordioso e onnipotente, creatore del cielo e
della terra, che ha parlato agli uomini. Essi cercano di sottomettersi con
tutto il cuore ai decreti anche nascosti di Dio, come si è sottomesso
Abramo, al quale la fede islamica volentieri si riferisce. Benché essi non
riconoscano Gesù come Dio, lo venerano però come profeta, onorano
Maria la sua Madre verginale, e talvolta pure la invocano con devozione.
Inoltre attendono il giorno del giudizio quando Dio retribuirà tutti gli uomini
risuscitati. Per questo essi apprezzano la vita morale e rendono culto a Dio
soprattutto con la preghiera, le elemosine e il digiuno. E sebbene, nel
corso dei secoli, non pochi dissensi e inimicizie sono sorti tra cristiani e
musulmani, il sacrosanto sinodo esorta tutti a dimenticare il passato e a
esercitare sinceramente la mutua comprensione, nonché a difendere e
promuovere insieme, per tutti gli uomini, la giustizia sociale, i valori morali,
la pace e la libertà”.
Attualmente…
A partire dal Concilio, la Chiesa
Cattolica, come pure il Consiglio
Ecumenico delle Chiese costituito
ad Amsterdam nel 1948, “cercano il
colloquio coi musulmani. Il fine di
tali incontri è di conoscersi meglio
per smantellare i pregiudizi e
collaborare nell’ambito sociale per
il bene dell’umanità e per la pace
nel mondo”.
E noi?
Dobbiamo ricercare il dialogo perché esso è davvero
necessario. Un dialogo fondato sulla reciproca conoscenza,
sul rispetto dell’altrui sensibilità e sulla valorizzazione degli
elementi comuni.
Dobbiamo considerare saggiamente il problema della
reciprocità e dell’impostazione generale dell’Islamismo.
Dobbiamo sapere e insegnare alle nostre comunità che la
sincerità è garanzia di verità.
Il modo migliore per un
sereno approccio all’Islam
è, dunque, lo sforzo serio
di conoscenza.
Grazie per l’attenzione e…
Don Roberto