L’ADOLESCENZA Appunti di scienze umane e sociali Prof.ssa Annamaria Caputo Gli studi sull'adolescenza si sono sviluppati in Europa e negli Stati Uniti dagli inizi del Novecento, a riprova del fatto che questo è un periodo di transizione caratterizzato da cambiamenti fisici, intellettivi, affettivi e sociali molto significativi. Sono, inoltre, fondamentali la conquista dell'identità personale e i cambiamenti nelle modalità attraverso le quali si dispiegano i processi cognitivi e nel rapporto con la famiglia e i coetanei. LA TRANSIZIONE ADOLESCENZIALE L'adolescenza è quel periodo di transizione tra l'infanzia e l'età adulta e corrisponde ad un arco di tempo piuttosto ampio: nelle femmine inizia tra i 10 e i 12 anni nei maschi comincia tra gli 11 e i 13 anni In entrambi i sessi finisce verso i 18 anni. Pubertà vs. Adolescenza La pubertà (processo fisico) è un fenomeno che segna il passaggio dalla condizione fisiologica del bambino a quella dell'adulto L'adolescenza (processo psicologico) è invece il passaggio dallo status sociale di bambino a quello di adulto e può variare da una civiltà all'altra Adolescenza vs. Preadolescenza Nella preadolescenza vengono affrontati problemi nuovi che possono essere legati alla crescita fisica, all'identità corporea e alla definizione sessuale Nell'adolescenza avviene invece la definizione della propria identità, dei propri valori e delle proprie scelte I “COMPITI DI SVILUPPO” L'adolescente deve affrontare varie “sfide”, denominate da Havighurst “compiti di sviluppo”, che possono riguardare: Sviluppo corporeo Maturazione sessuale Sviluppo del pensiero operativo formale Integrazione in un gruppo di coetanei Preparazione ad un'attività lavorativa CAMBIAMENTI SOMATICI: LA PUBERTÀ Ci sono tre fasi che caratterizzano i cambiamenti somatici nell'adolescenza: la fase prepuberale, la pubertà e la fase postpuberale e della tarda adolescenza. Nella fase prepuberale (1 o 2 anni prima della pubertà) iniziano a manifestarsi alcune lievi modificazioni corporee caratterizzate da un arrotondamento delle forme e da un leggero aumento di peso Nella pubertà le modificazioni osservabili si possono dividere in due categorie: la prima si riferisce allo “scatto di crescita”, cioè un rapido e improvviso aumento di altezza e peso la seconda riguarda la piena maturazione dei caratteri sessuali: nella femmina si sviluppa il seno, si arrotondano i fianchi e compare il primo ciclo mestruale (menarca); nei maschi cresce la barba e cambia la voce Nella fase postpuberale e della tarda adolescenza i mutamenti sono meno evidenti e completano diffusione della peluria, lo sviluppo dei tessuti sottocutanei e lo stabilizzarsi della forza muscolare EFFETTI DEI CAMBIAMENTI CORPOREI Le trasformazioni fisiche rischiano di mettere alla prova le capacità di adattamento dell'adolescente, perchè introducono in problema del confronto con i coetanei. Quando queste avvengono in un periodo che si discosta da quello della media possono causare problemi di vario tipo: tanto nei ragazzi quanto nelle ragazze possono svilupparsi problemi di depressione, disturbi alimentari e disturbi dell'autostima (problemi di internalizzazione) o comportamenti devianti e antisociali (problemi di esternalizzazione). SVILUPPO DELLE PULSIONI LIBIDICHE Secondo il padre della psicoanalisi l'adolescenza coincide con l'abbandono delle pulsioni di tipo pregenitale a favore delle pulsioni sessuali di tipo genitale. Il pericolo di perdita del controllo pulsionale richiede all'intero sistema di difesa dell'Io di intervenire per controllare le spinte libidiche; l'adolescente deve imparare a controllare tali pulsione e, dal momento in cui ci riuscirà, avrà raggiunto una fase di sessualità matura e genitale, caratterizzata dalla subordinazione delle pulsioni al primato di affettività e oblatività (disponibilità ad aiutare in modo gratuito gli altri). Altri atteggiamenti giovanili sono l'ascetismo e l'intellettualizzazione: L'ascetismo (processo difensivo) è caratterizzato dalla rinuncia ad ogni piacere dei sensi per dedicarsi a più alti ideali religiosi e morali (negazione completa dei desideri sessuali accompagnata da una diffidenza verso tutte le spinte istintuali, compresa quella ad alimentarsi) L'intellettualizzazione è lo spostamento degli affetti dagli oggetti di amore e odio alle discussioni intellettuali, in modo da poter controllare il conflitto psichico IDENTITÀ ADOLESCENZIALE L'identità personale ha due principali aspetti, che non sempre coincidono: l'idea che un individuo ha di se stesso (ciò che “pensa” di essere), chiamato senso di indentità ciò che l'individuo è realmente SE NON C’E’ COERENZA TRA IL SE’ PERCEPITO ED IL SE’ REALE L’ADOLESCENTE VA IN CRISI IL MODELLO DI ERIKSON Il pensiero di Erikson è basato sul concetto di crisi di identità. Egli introduce l'idea che la ricerca dell'identità si manifesta pienamente nell'adolescenza e propone uno schema evolutivo caratterizzato da otto stadi, a cui corrispondono crisi psicosociali che, se superate, rappresentano un passo avanti verso la maturità psicologica. STATI DI IDENTITÀ Il modello di Erikson è stato articolato grazie agli studi svolti da Marcia, che ha definito quattro principali stati di identità (“diffusione”, “esclusione”, “moratoria” e “raggiungimento dell'identità”). Nella vita dell'adolescente cominciano a comparire le prime “esperienze” di tipo affettivo, relazionale o lavorativo che possono essere affrontate con maggiore o minore “impegno”. Marcia assegna un ruolo importante agli “impegni” perchè questi sono legati agli esiti finali dello sviluppo; ogni tipo di “impegno” si concretizza in uno “stato di identità”: identità realizzata → esito di un'esperienza positiva associata ad un valido impegno blocchi di identità → pressione verso impegni seri così da non consentire la libera sperimentazione diffusione di identità → confusione, esplorazione incerta e poco impegno moratoria dell'identità → prolungamento della fase esplorativa e valutativa, non riuscendo così ad arrivare ad una conclusione PENSIERO OPERATORIO FORMALE Oltre ai cambiamenti fisici e psicologici, l'adolescente vive profonde trasformazioni nello sviluppo delle funzioni cognitive, legate alla comparsa del pensiero operatorio formale (che implica un deciso ampliamento dell'intelligenza). Piaget è stato il primo a capire che in questa età si pensa in termini di possibilità anziché di semplice realtà concreta, combinando sperimentazione e riflessione logica. Si tratta di un pensiero ipotetico-deduttivo, cioè che ragiona non solo su situazioni reali ma anche immaginate e che da determinate ipotesi sa trarre conseguenze collegando proposizioni diverse. Collegata a questo tipo di pensiero vi è l'analisi combinatoria, ovvero la capacità di analizzare le singole variabili e le loro possibili combinazioni. L'adolescente riesce a calare i dati concreti nelle proposizioni e a stabilire connessioni logiche tra di esse, caratterizzate da implicazione, congiunzione, identità e disgiunzione. Tali abilità esercitano una certa influenza sullo sviluppo dell'autoconsapevolezza e della percezione di sé. L'adolescente sottopone ad una critica serrata tanto le proprie opinioni quanto quelle altrui, favorendo l'introspezione e la coscienza di sé. Inoltre, poiché diventano più capaci di concepire contenuti astratti e situazioni ipotetiche, riflettono sul modo in cui gli altri li percepiscono, esercitandosi ad adottare la prospettiva altrui; il bambino si concentra su oggetti, persone e mondo concreto, mentre l'adolescente pensa il mondo fisico e sociale. CRITICHE ALLA TEORIA DI PIAGET I neopiagetiani, tuttavia, hanno dimostrato che le prestazioni cognitive degli adolescenti variano in base diversi contenuti, come le conoscenze pregresse, la modalità di presentazione del compito e le prospettive proprie e degli altri. Anche i postpiagetiani hanno sottolineato che gli adolescenti, così come i bambini più piccoli, trovano più facilmente una soluzione ai quesiti se hanno la possibilità di discuterne; ciò dimostrerebbe che il confronto promuove una più efficace elaborazione mentale. Altre ricerche, invece, ritengono che il ragionamento logico non sia centrale nel funzionamento mentale dell'adolescente, in quanto privilegia l'aspetto astratto e formale del ragionamento, sottovalutando sia gli schemi inferienziali diversi da quelli logici sia le regole del pensiero comune. A seguito di sperimentazioni di vario tipo, queste ricerche considerano le strategie del pensiero formale secondo Piaget inadatte a comprendere appieno le modalità in cui si articola lo sviluppo mentale dell'adolescente, perchè non prendono in considerazione il contenuto, la familiarità con il compito e l'esperienza del soggetto. LO SVILUPPO MORALE DELL'ADOLESCENTE • Secondo Erikson in questa fase l'individuo impara a concepire il bene universale in termini ideologici, ovvero allarga il proprio sviluppo morale grazie alla conquista del pensiero operatorio formale. • Il ragionamento morale può utilizzare gli stessi strumenti del pensiero formale ed è sostenuto dai progressi conseguiti nel processo di formazione dell'identità. CRITICHE ALLO SVILUPPO STADIALE Non tutti sono d'accordo con la concezione stadiale dello sviluppo morale e, in particolare, Bandura ritiene che tale visione attribuisce poca importanza al comportamento sociale, sottolineando come persone dotate di forme di ragionamento elevate usino meccanismi di controllo interno che possono attivare o disattivare il comportamento morale. Negli adolescenti la pressione dei coetanei e dei mass media può influenzare fortemente l'adozione di meccanismi di disimpegno sociale, che si esprimono diversamente nei maschi e nelle femmine: le ragazze adottano soprattutto meccanismi di giustificazione morale i ragazzi prediligono la deresponsabilizzazione morale Anche la famiglia svolge un ruolo determinante circa l'interiorizzazione delle norme e l'assunzione di responsabilità attraverso le tecniche educative adottate dai genitori. Generalmente uno stile educativo fondato sia su tecniche induttive che prestano attenzione alle conseguenze delle azioni educative sugli altri, sia sulla tendenza a fornire spiegazioni, usare il ragionamento e la persuasione invece delle punizioni facilita l'interiorizzazione morale e la comprensione delle esigenze altrui. FAMIGLIA E GRUPPO DEI PARI IN ADOLESCENZA I giovani, al contrario di quanto si pensa normalmente, restano ancora molto legati ai genitori, tanto da chiedere loro consiglio in casi di decisioni importanti (scelte scolastiche e professionali, orientamenti di vita futura e protezione in caso di stress e disagio); mentre il gruppo dei pari influisce soprattutto su scelte di vita quotidiane (come il tempo libero, l'abbigliamento, ecc.). RELAZIONI FAMILIARI L'adolescenza rappresenta un momento critico per tutta la famiglia, la quale deve saper integrare le esigenze di autonomia e indipendenza dei figli con la coesione degli affetti e la negoziazione di nuove regole. Secondo l'approccio sistemico agiscono in questa età due importanti processi: l'individualizzazione dell'adolescente, che tende a rendersi autonomo dai legami familiari la differenziazione dell'organizzazione familiare, da cui dipende il maggior o minor grado di flessibilità nel concedere l'indipendenza ↓ Nella prima adolescenza, con l'insorgere del desiderio di esplorazione del ragazzo, la famiglia può reagire aumentando il controllo per proteggere il figlio, finendo però col causare reazioni di distanza e ribellione. Nell'attuale società occidentale, tuttavia, esiste il fenomeno del “prolungamento dell'adolescenza” (late adolescence), in cui il giovane adulto resta in famiglia grazie alla positiva negoziazione dei rapporti in età adolescenziale. Lo stile con cui i genitori entrano in contatto con i figli è determinante nello sviluppo di competenze sociali e dell'identità; le ricerche di Baumrind hanno rilevato quattro tendenze: genitori che adottano uno stile autorevole fondato su comprensione di richieste e sostegno genitori “autoritari” genitori “permissivi” genitori “rifiutanti” Nel primo caso, a differenza degli altri, i figli appaiono più competenti, capaci di monitorare le proprie emozioni e meno soggetti alla devianza. Lo stile genitoriale influenza anche la formazione dell'identità; dalla ricerca di Cospes emergono tre stili: il genitore “relazionato”, che ha come obiettivo la crescita autonoma delle motivazioni del figlio, è capace di capire i punti di vista o le richieste dell'adolescente, considera le sue proposte, apprezza i suoi contributi e dà consigli senza imporre ragioni il genitore “autocentrato”, che tende a restare fermo sulle proprie posizioni, convinto di possedere strumenti migliori per comprendere quale sia il bene del figlio e per stabilire le regole a cui deve obbedire il genitore “evasivo”, che appare spesso arrabbiato, deluso o psicologicamente assente Lo sviluppo dell'identità viene favorito dal primo tipo, mentre quello dell'autonomia è indipendente dall'atteggiamento dei genitori. IL GRUPPO DEI PARI Nel processo di formazione dell'identità il gruppo diventa luogo indispensabile di confronti e scambi; qui si rafforzano i processi di identificazione, di differenziazione-individuazione e di integrazione relazionale. Non esiste una definizione univoca di gruppo dei pari, ma i caratteri fondanti sono la somiglianza dell'età e il non comprendere elementi del gruppo familiare. L'unione ad un gruppo parte dal bisogno di affiliazione per trovare supporto, condivisione e approvazione e si trasforma poi in bisogno di appartenenza, che implica la scelta di attività e valori che si conciliano con l'immagine di sé che l'adolescente si costruisce. Generalmente si distinguono due tipologie di gruppi dei pari: i gruppi formali, nei quali esiste un'integrazione stretta con le istituzioni (gruppi sportivi, politici, religiosi, scolastici, ecc.) e i valori che esse trasmettono i gruppi informali, slegati dalle istituzioni e luogo di espressione di tendenze più personali I processi e le dinamiche del gruppo possono favorire o ridurre il livello di autonomia e indipendenza individuali, a seconda dell'importanza data alle discussioni e all'espressione dello spirito critico. Il gruppo svolge anche un ruolo importante nello sviluppo delle relazioni eterosessuali, perchè garantisce un incontro tra i due sessi mediato dalla presenza dei coetanei, che permette di sviluppare l'orientamento preferenziale verso le prime esperienze intime e sentimentali. LE RELAZIONI DI AMICIZIA Nel gruppo dei pari il saper instaurare relazioni amicali è indice di benessere psicologico e capacità di negoziare e cooperare. Nel corso del tempo, però, il concetto di amicizia si modifica: i preadolescenti lo legano allo stare piacevolmente insieme, condividere tempo e attività, stabilire rapporti di cooperazione e reciprocità gli adolescenti, invece, considerano le caratteristiche personali e il principio di uguaglianza tra le parti, da cui deriva il rispetto reciproco e l'accettazione dell'altro; in adolescenza e tarda adolescenza da questo tipo di relazione si cerca maggior vicinanza e intimità. Le amicizie hanno effetti positivi anche sull'adattamento, la soddisfazione sociale e personale e diminuiscono ansia e ostilità nelle relazioni interpersonali. LE RELAZIONI SENTIMENTALI La ricerca di rapporti di coppia è caratteristica dell'età adolescenziale e può avvenire compatibilmente o con modalità conflittuali rispetto alle esigenze del gruppo amicale. I ragazzi più giovani sono spinti da infatuazione e bisogni affiliativi e sessuali I ragazzi della media e tarda adolescenza ricercano intimità, sicurezza, impegno reciproco, attaccamento e accudimento Anche la famiglia risente della presenza di un partner, perchè sottolinea la presenza di una vita intima e privata e fa sorgere preoccupazioni legate alla sessualità. Le relazioni sentimentali svolgono un ruolo cardine nel determinare il ruolo sessuale e l'autonomia personale e familiare. Tuttavia è presente anche il “dating aggression”, ovvero comportamenti violenti e lesivi che compaiono nelle giovani coppie e potrebbero portare a future violenze domestiche (si stima che la percentuale di adolescenti che agisce o subisce violenze oscilli tra il 20 e il 60%).