Forse la filosofia di Epicuro ci porterebbe alla felicità

annuncio pubblicitario
EPICURO E LA FELICITÀ
L’insegnamento di Epicuro è, per certi aspetti, ancora attuale. La ricerca della felicità
orienta le nostre azioni e i nostri desideri. Il dibattito su questo tema è stato perciò
molto sentito…
Serena sottolinea che le giovani generazioni oggi cercano prevalentemente un tipo di
felicità che Epicuro definirebbe “Dinamica”.
Il piacere di cui parla Epicuro non va assolutamente confuso con un volgare edonismo (ricerca di
varie forme di godimento), ma associato all’assenza di dolore fisico e di turbamento interiore
(atarassia). Nei giorni nostri ciò non è compreso poiché i ragazzi giovani sono ricchi di aspettative
e non riescono ad accettare quello che la vita gli offre; la salute, una famiglia, gli amici, ma
pretendono sempre di più, in cerca della felicità. Secondo me, questo accade anche perché i modelli
per i giovani non sono più quelli di una volta.
Molte volte la felicità arriva proprio quando meno te lo aspetti ma noi, generazione del 2000,
siamo troppo presi a cercarla in tutte le maniere possibili per accorgerci che abbiamo nelle mani
già tutto quello che stavamo cercando incessantemente. È un riferimento, il mio, generale ma dal
quale io non sono esclusa. L’etica epicurea, invece, si basa sui piaceri stabili e sui bisogni
necessari per definire il concetto di felicità; infatti, sono ricorrenti i temi dell’amicizia e della
solidarietà umana. L’amicizia era il bene supremo per Epicuro perché in essa si trovava conforto e
di conseguenza, piacere. Adesso l’amicizia tra i giovani è sempre in continuo mutamento in
corrispondenza delle età, dei luoghi che si frequenta e delle scuole, ma le amicizie vere, pure
esistono ancora. Per quanto mi riguarda l’amicizia, è un valore importante nella vita di una
persona perché su quella potrai sempre contare anche nei momenti in cui tutta la tua vita e tutte le
cose che hai fatto fino ad ora si rivoltano contro di te.
Aggiungerei però che l’amicizia ha perso molto del suo significato nel corso degli anni anche se
rimane un aspetto fondamentale della vita sociale.
Epicuro nella sua scuola insegnava ai suoi allievi a essere dediti agli altri e di donare senza lo
scopo di ricevere. Ai nostri tempi possiamo notare una grande perdita di valori in quanto
l’amicizia, la solidarietà, l’ amore sono aspetti importanti ma comunque vissuti non certo in questo
modo.
La filosofia di Epicuro mi ha molto influenzato perché tratta di valori che ogni persona dovrebbe
avere, quei valori che ti insegnano i genitori e la scuola, ma che purtroppo vanno perduti nel
crescere a causa della nostra capacità di farci influenzare dalla televisione, dalla moda, dagli
amici, dagli estranei, dai pensieri ma soprattutto dagli atteggiamenti degli altri.
Forse la filosofia di Epicuro ci porterebbe alla felicità, io mi trovo d’accordo con lui su come
dovrebbe essere il mondo e studiarlo a scuola mi ha fatto riflettere su come io e gli altri coetanei
dovremmo aprire gli occhi e utilizzare il nostro tempo apprezzando quello che si ha invece di
perderlo nel cercare qualcosa che non raggiungeremo. (Serena Cei Classe 4°A)
Anche Lorenzo sottolinea come si stia perdendo di vista il senso della felicità.
La felicità, secondo Epicuro, è raggiungibile attraverso l’assenza del dolore fisico e delle
preoccupazioni.
Per Epicuro il valore della filosofia sta nel fornire all’uomo un “quadruplice farmaco”, essa infatti
aiuta gli uomini a liberarsi dal timore della morte, degli dei, del dolore fisico e della mancanza del
piacere, paure che rendono l’uomo incapace di raggiungere la felicità e il suo fondamento
principale è il vivere secondo il piacere, che si ottiene appagando i desideri naturali e necessari.
Per questo la dottrina di Epicuro non si può confondere con un volgare edonismo, perché non
vuole l’abbandono al piacere, ma bensì il calcolo e la misura dei piaceri.
Io non credo che la felicità sia una cosa da ottenere, perché basta avere avuto il dono di nascere
per essere felici …ti alzi la mattina e già li dovresti essere felice solo al pensiero di essere vivo, in
qualunque condizione tu sia.. la felicità sta nell’accontentarsi di quello che si ha, anche se è molto
difficile visto la società in cui viviamo che ci spinge continuamente a volere sempre di più le cose
materiali facendoci perdere di vista ciò che vogliamo veramente.. Al giorno d’oggi tutti vogliono
tutto e nessuno è mai soddisfatto di ciò che ha..
È una gara continua ad apparire….vedo gente povera che si indebita per comprarsi il macchinone,
e vedo ricchi che nonostante la loro condizione sono perennemente scontenti….la felicità non si
può comprare….è una cammino spirituale che ci rende consapevoli di apprezzare ciò che
siamo…basta vedere in Africa, ci sono bambini che muoiono di fame ma nonostante tutto ridono
con spavalderia davanti ad una telecamera… la felicità c’è sempre in ogni momento della vita…il
problema è che è così ovvia che non possiamo credere che sia quella, perché per noi è normale
averla e quindi prendiamo delle strade, dei viottoli, delle scorciatoie che anzi che avvicinarci ci
allontanano continuamente dalla felicità. (Lorenzo Buzzoni IV A)
Lorenzo Buzzoni.
Per Andrea invece è importante che la felicità rimanga libera, non definita e non
vincolata da regole.
Io penso che sia più appropriato rapportare il concetto di edonismo alla società di oggi, in cui c'è
una continua ricerca del modo di evadere dalla realtà, con le droghe, l'alcool e tutte quelle cose
che permettono di dimenticare i dispiaceri della vita reale per un momento; per quanto mi
riguarda una persona è felice quando ha tutto quello che desidera, dalla macchina alle salute alle
droghe, non importa come: è soggettivo, ognuno può pensare e desiderare quello che vuole; certo
non credo che evadere dalla realtà sia un buon modo per essere felici, ma credo anche che la
felicità non possa essere sottoposta a regole, in cui si dice uno è felice se fa questo o quello. È una
cosa che cambia da persona a persona e quindi non si può arrivare a un concetto unico della
felicità, si può pensarla come meglio si desidera. (Andrea Leporini IV A)
Giovanna riflette sul fatto che solo quando la felicità viene a mancare, ci si rende
conto che era presente. E sottolinea l’importanza della solidarietà.
Per Epicuro tutto deriva dal piacere: non un piacere che porta una persona alla ricerca di tutte le
più varie forme di godimento, ma un piacere misurato! Il fine della vita sta quindi nel piacere privo
di dolore fisico e di turbamento interiore!
Riprendendo, infatti, Socrate e Platone, Epicuro sottolinea che il mangiar troppo o il bere troppo è
un male, mentre il bene e il piacere stanno nella giusta misura. Vi è quindi un modello di vita
basato sulla felicità, sulla moderazione, sull’amicizia e sulla solidarietà.
Per quanto riguarda il discorso dell’amicizia sono completamente d accordo con Epicuro, giacché
essa se saputa scegliere sarebbe come un legame indissolubile; un modo per far sì che tu ti possa
legare bene ad un’altra persona...così da confidarti, parlarci nel momento del bisogno, sfogarti.
Avere amici è la cosa più bella del mondo! Ti fanno stare bene, ti fanno divertire!
Ecco: la felicità; non ci accorgiamo mai della sua presenza, però essa è nascosta dappertutto e
basterebbe riuscire ad apprezzarla per poterla vivere. Non bisogna fermarsi mai a pensare se si
ha; se stiamo bene e non proviamo dolore, proprio come nell’etica epicurea beh! allora significa
che siamo felici. Se un compito in classe va male, ci sentiamo subito tristi e la nostra mente, che in
realtà è un po’ contorta va a pensare che per colpa di un brutto voto non siamo molto felici. Questo
è errato!Perché l’infelicità è ben altro; ad esempio è perdere una persona molto cara; questa non
si potrà più riavere indietro, al contrario il brutto voto si potrà benissimo recuperare in un
momento successivo. Eh sì! Sbagliamo molto noi umani perché facendo così i giorni felici li
viviamo senza accorgercene e solo quando arrivano quelli brutti tentiamo invano di richiamarli
indietro. Ad esempio io ora non sono felice; lo ero quando vedevo stare bene mio nonno e di
conseguenza tutta la mia famiglia! Ma ora che lui non c’è più, soffriamo tutti e allora in questo
caso la felicità non c’e, è completamente assente! Pur essendoci gli amici, in questo caso non
bastano. E poi vi è anche la solidarietà! Penso che tra amici sia la cosa più diffusa al giorno
d’oggi! Almeno nel mio gruppo, è una cosa che c’e sempre stata. Epicuro affermava che è più bello
dare che ricevere! Certo ci sono ancora molte persone che compiono azioni di ”generosità” per
qualcun altro e in cambio si aspettano qualcosa ma ci sono anche persone che non si aspettano
nulla, che fanno una determinata cosa perché si sentono di farla, perché quella cosa evidentemente
gli viene dal cuore; essendo solidali verso tutti, aiutando il prossimo, potremmo conoscere la vera
felicità. Per riuscire però ad avere tutto questo, nella vita è necessario possedere almeno un tocco
di saggezza. (Musumeci Giovanna Classe 4° A)
Elisa sente prevalentemente il bisogno di esprimere ciò che per lei è la felicità.
Ma che cos’è veramente la felicita’? Forse davvero, è solo una parola che racchiude in sé il
“TUTTO” e il ”NIENTE”. “TUTTO” quando vorresti dire a tutti coloro che ti circondano che sei
felice di essere al mondo anche quando le cose non vanno come vorresti e ”NIENTE” quando sei
triste e anche le parole di un amico non hanno senso. Ma non è semplice accettare l’idea di essere
felici anche quando le cose non vanno al meglio. Secondo me, la felicità bisogna trovarla in ogni
piccola cosa che si fa. La felicità è realizzarsi nel lavoro, avere una famiglia, essere in pace con
tutti; anche un sorriso di qualcuno può rendere felici; avere molti amici che ci comprendono e che
ci vogliono bene per quello che siamo e non per quello che vogliamo assomigliare, per me questa è
la felicità. (Elisa Riccio IV A)
Per Chiara la felicità è ricerca, voglia di migliorarsi e accettazione
Penso che la felicità non si possa solo limitare all'assenza di dolore, infatti la felicità deriva da una
ricerca in noi stessi per accettarsi e migliorarsi come persone. La felicità inoltre deriva anche dallo
star bene con gli altri, la solitudine porta ad una situazione di emarginazione in una comunità e
quindi all'infelicità. Nella società di oggi ci si considera felici quando si sono soddisfatti tutti i
piaceri, da quelli naturali e necessari a quelli vani e non necessari e non ci si rende conto che i
bisogni materiali hanno un importanza molto limitata per raggiungere la felicità, anche se servono
a farsi accettare in una certa società. Penso che la felicità non derivi dai beni che possediamo, ma
dallo star bene con se stessi e con gli altri e dal saper apprezzare la vita in ogni sua sfaccettatura.
(Chiara Sassi IV A)
Serena definisce la felicità "La compiuta esperienza di ogni appagamento" e sostiene
che sia molto difficile da raggiungere.
La nostra generazione a mio parere, dà un significato sbagliato all'essere felici, in quanto viene
scambiato con l' essere contenti, spensierati. Facendo un lavoro in classe, siamo arrivati alla
conclusione che secondo noi, l'essere felici è, per la nostra generazione, lo stare insieme agli
amici, sorridere,... ed altre piccole cose che sembrano cose banali, semplici, date per scontate;
mentre pensandoci razionalmente ti fanno stare bene con te stessa e ti fanno sentire "felice". Felice
tra virgolette, perchè, la parola Felicità, è una parola grossa, a cui oggigiorno non diamo molto
peso, la usiamo come sinonimo di contentezza.
Per me la felicità, è molto difficile da raggiungere, in quanto, come per definizione, avere la
compiuta esperienza di ogni appagamento, è davvero complicato; infatti, molte persone non sono
appagati nella vita lavorativa, sentimentale, e altro...
La felicità, quella che può essere per un adolescente, non l'ho ancora raggiunta e mai ancora
provata; ma i miei genitori e gli amici, con i loro consigli e più semplicemente con la loro
presenza, mi danno una mano ad incominciare a essere felice, a stare bene con me stessa e gli altri
e andare avanti con la vita. (Serena Sbrana 4 A)
Per Lorenzo la felicità è transitoria e dipende anche da ciò che accade nel mondo
esterno.
Epicuro definisce la felicità come l’ assenza di dolore nel corpo e nel anima e secondo me questa
definizione è giusta ma va vista anche in un altro senso; se io non sono felice è perchè o mi manca
qualcosa o mi affligge qualcosa; se uno dei due di questi dolori è presente nell’uomo, esso non
potrà raggiungere la vera felicità. Certo per raggiungerla non bisogna desiderare tutto ciò che ci
manca ma solo quello che è necessario, come non si potrà sempre essere senza afflizioni del mondo
esterno. Per questo secondo me la felicità non può essere totale e perfetta ma ci possiamo
avvicinare molto ad essa, al massimo potrà essere quasi totale in alcuni momenti ma non può
durare a lungo. (Geri Lorenzo 4 A)
Per Luca la felicità è, come per Epicuro, l’assenza del dolore.
In genere è difficile riconoscere la felicità, probabilmente non si può nemmeno dare una
spiegazione esauriente di cosa sia poiché è molto soggettiva, ognuno è felice a modo suo.
Per spiegare il concetto di felicità basterebbe riprendere una citazione del poeta-scrittore Ivan
Turgenev (1818-1883): ‘’La felicità è come la salute: se non te ne accorgi vuol dire che c’è’’; in
effetti è questa la felicità, non è niente di superfluo, te ne accorgi solo quando manca, per questo
non sono d’accordo con questa concezione: “ il bene consiste nel cercare il piacere e fuggire il
dolore”; il bene, cioè la felicità, è qualcosa che esiste sempre, fino a che non succeda qualcosa di
triste che ci faccia ricordare che fino a quel momento la felicità c’era sempre stata…(Luca
Agnello 4° A)
Per Arianna la felicità è anche realizzare se stessi, non avere rimpianti, apprezzare la
vita.
Secondo Epicuro la filosofia è una medicina, capace di curare le quattro più grandi paure
dell’uomo: una di queste è essere infelici, essere incapaci di raggiungere la felicità. Lui ci “salva”
da questa paura, che ritiene assurda, dicendo che ogni volta che non soffriamo, che stiamo in
salute e abbiamo il pane in tavola, siamo felici. Questo filosofo ha messo a fuoco un punto
fondamentale della natura umana, riscontrabile anche nel mondo odierno, l’incapacità di
accontentarsi, punto che condivido completamente. Se l’essere umano è infelice è perché non è in
grado di apprezzare le piccole cose, quelle che oramai dà per scontate e inizia ad apprezzarle solo
quando non le ha più.
È di certo vero che l’essere umano non è capace per natura di essere felice perché guidato dalla
voglia di avere di più, lo diventa solo se nella vita ha affrontato problemi e varie battaglie, quando
ha perso e poi ritrovato quelle piccole cose che secondo Epicuro ci rendono felici. Ma non posso
essere del tutto d’accordo con questa affermazione, anche se trovo giusto apprezzare le piccole
cose che solo per fortuna ho, trovo comunque sbagliato affermare che si può essere felici solo con
questo. Certe volte c’è bisogno di attimi e situazioni, che Epicuro definirebbe di piaceri dinamici,
per essere felici, anche solo per ricordarli in un prossimo futuro e ritrovare quel senso di gioia che
ti hanno donato la prima volta.
È comunque difficile trovare la definizione di felicità, è come descrivere un oggetto mai visto o
conosciuto solo per racconto. Posso solo ipotizzare cosa sia per me la felicità, o meglio posso solo
dire che cosa sia necessario per essere felici, osservando che cosa accade intorno a me.
La cosa più importante è la famiglia, una famiglia che ti cresce nel giusto, che ti ami e che ti
sostenga. Il punto di riferimento che c’è fin dalla nascita, un punto fermo. Per secondo, ma non per
importanza, diciamo che è sullo stesso piano, l’appagare se stessi, realizzarsi nella vita,
raggiungere gli obbiettivi che ci siamo proposti.
È vero anche che cose come la salute, o valori come l’amore e l’amicizia sono importanti così come
è vero che non dovrebbero mancare mai nella vita di ognuno di noi.
Essere felici secondo me equivale al guardarsi indietro, osservare il percorso che abbiamo fatto e
sentirsi appagati, non avere rimpianti, apprezzando ogni sfida e ogni dono che la vita ci ha dato e
perché no, anche gli errori. (Arianna Andolfi IV A)
Francesca ha una visione della felicità simile ad Epicuro e sottolinea l’importanza
dell’amicizia e della solidarietà
Basandomi su quanto appreso a proposito della concezione della felicità nell’etica epicurea penso
di aver maturato il mio punto di vista riguardo a questo importante valore. Infatti sono pienamente
d’accordo su quanto afferma Epicuro parlando di felicità, ovvero anch’io penso che per essere
felici sia molto importante la salute, lo stare bene e l’apprezzare quello che abbiamo senza dare
sempre tutto per scontato.
Per me, inoltre, la felicità è molto legata anche al valore dell’amicizia, perché oltre allo stare bene
con sé stessi è fondamentale lo star bene con gli altri ed avere persone (a cui ovviamente si è più
legate che ad altre) con cui potersi confidare nei momenti in cui si ha bisogno e con cui si possano
scambiare idee. È vero però che sta a noi scegliere la giusta amicizia, al fine di non incorrere in
delusioni, derivanti dal fatto che la persona ritenuta amica si possa rivelare diversa da come
poteva essersi presentata…del resto spesso “le apparenze ingannano”!
Conseguentemente e parallelamente all’amicizia ci si trova a che fare con la solidarietà. Per me
solidarietà vuol dire aiutare e dare il proprio appoggio ad una persona, amica o non, nei momenti
di maggior difficoltà; inoltre per quanto mi riguarda, ritengo che la solidarietà non implichi un
avere qualcosa in cambio; certo se poi da parte dell’altro ci sarà lo stesso mio comportamento
quando sarò io ad aver bisogno, “ben venga” ma non deve essere un obbligo che devo aspettarmi,
se no quella che opero non è solidarietà ma convenienza.
Infine, riallacciandomi all’etica epicurea, voglio aggiungere che condivido anche ciò che viene
detto per quello che riguarda il piacere, cioè che questo si possa provare in assenza di dolore e nei
momenti di gioia; secondo me, infatti, “ogni attimo della nostra vita va vissuto interamente, perché
la vita oltre a mille sorprese, ci riserva molti ostacoli che dobbiamo riuscire a superare, quindi
vale la pena viverla giorno dopo giorno apprezzando tutti i piccoli piaceri che ci offre”.
(Francesca Mattonai 4 A)
Per Serena è importante sperimentare il piacere pensando con la propria testa e
imparando dai propri errori
La felicità secondo Epicuro è raggiungibile mediante il soddisfacimento dei piaceri, i quali però
devono essere sottoposti alla ragione e quindi rientrare in certi limiti.
I piaceri senza limiti, secondo il nostro filosofo, portano al dolore e non alla felicità: ecco,io sono
d’accordo in parte con questa riflessione epicurea.
Credo infatti che essi debbano essere vissuti e/o soddisfatti fino in fondo ma con una precisazione:
con il termine PIACERE io intendo ciò che rende felice me, e non gli altri, ciò che nasce dal MIO
voler provare emozioni e/o esperienze che potrebbero appagarmi personalmente. Purtroppo
oggigiorno molte persone , secondo il mio punto di vista, si lasciano come influenzare dai piaceri
altrui e quindi cercano di imitarli. In poche parole io credo che ognuno debba pensare con la
propria testa e decidere di appagare un piacere solo se lo si sente come proprio: magari questo
può anche essere già stato provato e testato nei più vari modi da altre persone (come per esempio
una storia d’amore), ma l’importante rimane il fatto che questo nasca dal singolo e/o da un
bisogno del singolo.
Proprio come Epicuro, infatti, anche io penso che il piacere derivi dall’appagamento di BISOGNI e
DESIDERI e concordo anche con il soddisfare solo quelli necessari. Secondo me, ognuno di noi,
dopo aver colto l’attimo deve pensare a cosa andrà incontro appagando quel desiderio sulla base
dei dati che detiene, ma, non avendo la certezza assoluta di cosa potrà avvenire nel futuro, non
dovrà scoraggiarsi se il destino serberà brutti scherzi. Per questo ribadisco anche il vivere fino in
fondo i piaceri che decidiamo di appagare; poi, se qualcosa purtroppo andrà storto,beh!non
dobbiamo fare altro che infilare questo piacere distrutto nel nostro bagaglio di esperienze e
tenerne di conto per non ripetere stessi errori!
Infine, secondo Epicuro, la felicità è raggiungibile anche e soprattutto grazie all’amicizia: anche io
la penso così, e questa volta non ho niente da ridire o precisare, poiché secondo me l’amicizia vera
esiste ed è grazie a questo legame che il più delle volte si riescono a superare momenti difficili.
Amicizia per me significa anche ridere, scherzare, divertirsi e confidarsi…e anche discutere, poiché
così si scoprono anche parti nuove dell’altro che bisogna imparare ad accettare e amare.
Concludo esprimendo il mio totale concordo con l’affermazione epicurea “C’è più gioia nel dare
anziché nel ricevere”. (Serena Retini 4 A)
Federica sottolinea che non sempre essere saggi e misurati porta alla felicità; cercare
di superare i confini e non contentarsi può far arrivare a mete più alte e piene di gioia.
La filosofia epicurea aiuta a diventare saggi, a trovare la felicità , il cui centro è l’essenzialità , la
soddisfazione unica dei desideri, dei bisogni necessari, legati alla sopravvivenza, facendo
coincidere così la ricerca del piacere con la ricerca della misura. Per me il piacere non deriva
strettamente dalla soluzione delle esigenze primarie, anche se costituisce per molti casi le
fondamenta per costruire la felicità. Per me la felicità è il raggiungimento, la soddisfazione delle
nostre personali ambizioni, dei nostri personali desideri, ambizioni e desideri che però devono
essere attentamente filtrati dalla razionalità: se impongo a me stessa dei risultati inaccessibili,
troppo distanti, è logico che resterò per sempre infelice, vivrò eternamente proiettato nel futuro; è
per questo che nel corso della nostra vita bisogna creare una piramide, che sappia evidenziare le
nostre prerogative e le priorità, fissate attraverso il ragionamento e la conoscenza di noi stessi.
D’altra parte è vero però che caratteristica dell’uomo è il non accontentarsi,il voler andare avanti,
ricercare mete molto distanti e forse impossibili da raggiungere. Questo può essere fonte di
infelicità, ma talvolta l’insoddisfazione può portare a migliorare se stessi, e a raggiungere la
pienezza del nostro essere: per esempio il voler primeggiare sugli altri, obbiettivo assai difficile e
assolutamente non legato alla sopravvivenza, può portare l’uomo a mettere in gioco tutte le sue
forze, le sue capacità, la sua anima; l’insoddisfazione porta al progresso e con esso l’affermarsi
delle nostre capacità; conduce alla gioia dell’anima! Quindi vivere dell’essenziale talvolta può
costituire un limite!
L’insegnamento di Epicuro è prezioso , ma un po’ utopistico; pochi sono gli uomini che riescono a
raggiungere la saggezza di cui parla! Pochi sono coloro che riescono a vivere del necessario, è
natura dell’uomo. Bisogna trovare un compromesso durante la nostra vita: l’arte di cogliere il
presente e quella di credere nella bellezza dei nostri sogni, desideri sono le ali verso la felicità.
(Federica Rubino 4 A)
Per Claudia La felicità coincide con il rispetto e l’amore per se stessi e per gli altri e il
credere nei valori
La mia concezione di felicità è basata sul rispettare determinati valori della vita, che per me sono
quelli della famiglia, dell’amicizia, l’amore verso gli altri e il rispetto di me stessa.
La mia ideologia si rispecchia nell’Etica Epicurea, ovvero nel trovare il piacere nella quotidianità
delle cose, senza dover ricorrere alla ricerca del piacere estremo.
Felicità per me significa anche non dover essere costretti a fare scelte difficili e dolorose, anche
contro la vostra volontà.
L’amicizia non è soltanto avere una persona con la quale ti diverti o ti confidi, ma è anche un
mezzo attraverso il quale si può ritrovare la via per la felicità.
La vera amicizia è quella nella quale è presente la sincerità, la solidarietà: gli amici riescono a
compensarsi gli uni con gli altri.
Essere felici a mio parere è poter prendere la strada che più ci appaga, rispettando i valori e le
regole della vita. (Taccola Claudia classe 4° A)
Irene sostiene che durante i momenti difficili si scopre che la felicità consiste
proprio nell’assenza del dolore
All’inizio, fin dall’infanzia, pensavo che la felicità fosse un “traguardo” quasi impossibile,
irraggiungibile…. La associavo a un qualcosa di materiale, all’avere tutto ciò che
desideravo…pensavo che per essere felice avrei dovuto avere molte cose… fino a quando non ho
incontrato degli ostacoli, difficili da superare, ed allora è proprio lì, che mi sono soffermata a
ragionare, a riflettere.
È proprio in quel momento che riesci a capire il reale significato della parola.
Studiando appunto Epicuro mi sono resa conto che ha ragione, che il fatto di non essere malati,
l’assenza di dolore, non avere turbamenti interni, ecc.. già quello fa parte della felicità!
Per arrivare alla felicità bisogna usare la saggezza, la razionalità, la moderazione …e non farci
prendere dalle nostre passioni…dal desiderio sfrenato di possedere qualcosa…Sì, ti può rendere
“felice” sul momento…ma NON E’ LA FELICITÀ!.
Un altro aspetto che condivido con Epicuro è quello dell’amicizia, sicuramente fondamentale…
Con le vere amicizie posso condividere i problemi, dare consigli, ricevere dei consigli, condividere
dei segreti, delle paure…e tante altre cose. Se le avessi tenute dentro di me, mi avrebbero portato a
star male, a non essere più me stessa!
Delle volte mi sono ritrovata a ricevere delle “fregature” da coloro che consideravo le mie vere
amiche; penso sia la cosa più brutta che possa esistere!... Il difficile è quello di SAPER
SCEGLIERE LE GIUSTE AMICIZIE, ma quando si trovano, il cuore si riempie di gioia! (Irene
Morelli 4 A)
Laura sottolinea l’importanza di avere uno scopo che dà senso alla vita
La felicità a mio parere è relativa. Va a seconda della personalità dell’uomo, di come una persona
programma la sua vita, ma dipende anche dall’età della persona.
È il risultato dello “star bene”: star bene fisicamente, con se stessi, con gli altri, socialmente…
La felicità è saper apprezzare quello che siamo e cosa c’è stato dato, ma è soprattutto, secondo me,
scoprire di aver raggiunto un traguardo, o meglio uno scopo nella nostra vita, anche piccolo, che
questo sia stato programmato o no: è, come ha scritto qualcuno “trovare un senso a questa vita”,
porsi un obiettivo, costruire qualcosa giorno dopo giorno.
“Felicità” è saper guardare indietro ed essere soddisfatti di ciò che siamo stati, di ciò che abbiamo
fatto, di ciò che siamo diventati e di ciò che abbiamo lasciato negli altri di noi: è scoprire di aver
vissuto, veramente a pieno la vita. (Laura Picchi 4 A)
Francesco crede che il desiderio di felicità spinga le persone a volere sempre qualcosa
in più di ciò che hanno
Secondo epicuro, la felicità consiste nel non provare dolore e quindi ogni qual volta noi non
soffriamo dovremmo essere felici. Non so se all’epoca queste sue considerazioni abbiano destato
tra le persone qualche perplessità; è certo però che oggi la tesi del maestro ci induce ad una
riflessione. Prima di studiare Epicuro non mi era mai capitato di chiedermi cosa fosse la felicità.
Sicuramente ognuno ha il suo punto di vista per questa sensazione poiché ogni individuo la
interpreta a modo suo. La felicità al giorno d’oggi è intesa nell’avere ciò che si desidera e
certamente ciò che si desidera va in base al livello sociale. Nel terzo mondo la felicità consiste ad
esempio nell’avere una ciotola di riso al giorno mentre nel mondo industrializzato si vanno a
ricercare cose futili come ad esempio una macchina di lusso o una casa con piscina. Il fatto è che
oggi più si ha e più si vuole e non solo a livello materiale ma anche a livello di emozioni... un
ragazzo molto povero si accontenterebbe di avere un po’ di solidarietà e qualche amico per
provare emozioni forti.. .i ragazzi che invece hanno questo tipo di affetto ricercano emozioni
ancora più forti talvolta facendo uso di sostanze che alterano il nostro sistema nervoso e la cosa
più grave è che per loro questa è la felicità: andare sempre oltre i loro limiti e provare sempre
nuove sensazioni. L’idea di Epicuro quindi è quello che la felicità dovrebbe essere. Purtroppo però
la felicità ha assunto oggi un valore quasi prettamente materiale che ha fatto perdere ai veri valori
della vita importanza. Anche per me la felicità consiste nell’avere ciò che desidero... ma solo a
livello di sentimenti di emozioni e soprattutto di salute e quindi poiché penso di avere tutto ciò che
desidero e mi ritengo un ragazzo felice. Certamente però anche qualche tipo di bene materiale
contribuisce alla mia felicità. (Frongia Francesco 4 A)
Scarica