Lezione 11
Spesa aggregata

ultimo aggiornamento 25 maggio 2011
1
Sommario
Indice della lezione

spesa aggregata

moltiplicatore

politica fiscale

commercio estero
2
Produzione potenziale ed effettiva


La produzione effettiva di una economia non è
sempre al suo livello potenziale

le risorse disponibili possono essere meno che
pienamente utilizzate

al contrario le risorse possono essere utilizzate oltre
il loro livello “naturale”
Le questioni di cui ci occuperemo di qui in poi
sono

come sia possibile che il prodotto non sia al suo
livello potenziale

quali siano le forze che riportano la produzione al
suo livello potenziale
3
Produzione potenziale ed effettiva

Nel modello economico classico, le situazioni di
non pieno utilizzo delle risorse, o di loro utilizzo
eccessivo, non possono persistere in equilibrio


le variazioni dei prezzi servono proprio ad eliminare
situazioni di eccesso di domanda o eccesso di
offerta su tutti i mercati
Nell’approccio keynesiano all’equilibrio
macroeconomico i prezzi non sono
completamente e illimitatamente flessibili

viene introdotta una distinzione tra breve periodo e
lungo periodo
4
Breve e lungo periodo macroeconomico

Nel lungo periodo i prezzi tornano flessibili e
garantiscono che la produzione aggregata
effettiva ritorni al suo livello potenziale

Nel breve periodo i prezzi non sono
completamente flessibili e questo dà luogo a
degli scostamenti tra produzione effettiva e
potenziale


la distinzione tra breve e lungo periodo in
macroeconomica non ha niente a che vedere con il
breve e lungo periodo in microeconomia
in microeconomia si concentrava l’attenzione
sull’aggiustamento dei fattori produttivi
5
Breve e lungo periodo macroeconomico


in macroeconomia si concentrava l’attenzione sulla
flessibilità dei prezzi
I prezzi non sono flessibili nel breve periodo a
causa

di vincoli contrattuali, che limitano la libertà
dell’impresa di modificare immediatamente i prezzi di
vendita

di incompleta informazione da parte delle imprese,
che devono interpretare i segnali che gli giungono
dai mercati e decidere se è in atto una lievitazione
generale dei prezzi, a cui sarebbe meglio adeguarsi,
oppure se sta aumentando solo il prezzo del loro
bene, e allora sarebbe bene produrre di più
6
Breve e lungo periodo macroeconomico


della speciale funzione che ha il prezzo in mercati in
cui i beni sono disomogenei e ogni impresa
stabilisce un legame consolidato con la propria
clientela; variazioni di prezzo possono disorientare la
propria clientela se interpretate non come effetto di
una variazione generalizzata dei prezzi ma come
una modifica della politica di prezzo dell’impresa di
loro maggiore fiducia; ciò fa sì che le imprese mutino
i loro prezzi con cautela, posticipando quanto
possibile le variazioni
In altre parole, la modifica del prezzo ha dei
costi e questo introduce una rigidità nel
processo di loro adeguamento
7
Prodotto determinato dalla domanda


Se i prezzi non sono flessibili, viene a mancare
il meccanismo che assicura il pieno utilizzo
delle risorse

nel breve periodo possono esistere risorse produttive
inutilizzate

in queste condizioni le imprese aumentano volentieri
la propria produzione se c’è un aumento di domanda
In presenza di capacità produttiva inutilizzata e
di prezzi non flessibili la quantità prodotta viene
determinata dalla domanda

situazione capovolta rispetto a quanto avveniva nel
modello classico
8
Prodotto determinato dalla domanda



nel modello classico era l’offerta che creava la
propria domanda aggregata, tramite variazioni del
tasso di interesse
nel caso di prezzi non flessibili è la domanda che
determina l’offerta
Inizialmente, per semplicità, si suppone che i
salari e i prezzi siano prefissati e non mutino

questa ipotesi viene successivamente modificata e
resa meno perentoria
9
Il consumo

La spesa aggregata, o domanda aggregata, è
pari alla somma di consumi e investimenti
AD = C + I


stiamo supponendo per ora una economia chiusa e
prescindiamo dalla presenza del settore pubblico
La principale determinante del consumo delle
famiglie è il loro reddito disponibile

il reddito disponibile è pari al reddito distribuito dalle
imprese al netto delle imposte nette pagate allo
Stato, cioè della differenza tra imposte e
trasferimenti a favore delle famiglie
10
Coonsumi nazionali
(mld. di lire, prezzi 1995)
Consumo ed reddito disponibile in Italia, 1982-1999
1,700,000
1,500,000
1,300,000
1,100,000
900,000
700,000
500,000
1,000, 1,100, 1,200, 1,300, 1,400, 1,500, 1,600, 1,700,
000
000
000
000
000
000
000
000
Reddito disponibile (mld. di lire, prezzi 1995)
11
Il consumo

La relazione tra reddito disponibile delle
famiglie e spesa per consumo è detta funzione
del consumo
C = A + cY

A è detto consumo autonomo e rappresenta quella
parte del consumo che non dipende dal reddito
disponibile

c rappresenta la propensione marginale al consumo,
PMgC

la PMgC è un numero compreso tra 0 e 1 e
rappresenta l’inclinazione della funzione del
consumo
12
La funzione del consumo
13
Il risparmio


La funzione del risparmio mostra la relazione
tra reddito disponibile e risparmio
Dato che S  Y – C, dalla definizione della
funzione del consumo segue che
S = - A + (1 – c)Y

(1-c) rappresenta la propensione marginale al
risparmio, PMgS

la PMgS è anche un numero compreso tra 0 e 1 e
rappresenta l’inclinazione della funzione del
risparmio
14
La funzione del risparmio
15
Gli investimenti

Gli investimenti sono la spesa sostenuta dalle
imprese per beni capitali e per accumulazione
di scorte

Inizialmente, per semplicità, si suppone che gli
investimenti siano esogeni

qui si intendono soltanto gli investimenti volontari,
cioè quelli programmati dalle imprese
16
Spesa aggregata e prodotto di equilibrio

La spesa aggregata diventa anch’essa una
funzione del reddito
AD = A + I + cY

L’equilibrio di breve periodo, con salari e prezzi
fissi, le imprese producono la quantità
domandata da famiglie e imprese
Y=C+I

la domanda determina la produzione

la domanda aggregata in equilibrio è pari al reddito

graficamente, la retta a 45 gradi mostra tutti i punti
per i quali la spesa aggregata è pari al reddito
17
La domanda aggregata
18
Spesa aggregata e prodotto di equilibrio

Graficamente il punto di equilibrio corrisponde
all’intersezione tra funzione della domanda
aggregata e bisettrice

il punto di intersezione rappresenta l’unico punto in
cui la domanda desiderata, che dipende dal reddito,
è pari al reddito stesso

al di fuori del punto di equilibrio si ha accumulo o
decumulo involontario, non programmato di scorte

la variazione involontaria delle scorte induce le
imprese a variare il livello di produzione fino a che
non si raggiunge l’equilibrio

nulla garantisce che il prodotto di equilibrio coincida
con il prodotto potenziale
19
Spesa aggregata e prodotto di equilibrio
20
Spesa aggregata e prodotto di equilibrio
Accumulo di scorte
indesiderate
AD
Y  AD
AD  C (Y )  I
Y1
AD1
Reddito di equilibrio:
La spesa programmata è pari a
quella effettiva e tutto il reddito
prodotto viene utilizzato in qualche
componente della spesa.
AD2
Y2
In equilibrio le scorte di magazzino
non variano
45o
Y2
Decumulo indesiderato
di scorte
Y1
Y
21
Spesa aggregata e prodotto di equilibrio

Nell’equilibrio di breve periodo i fattori produttivi
potrebbero non essere pienamente occupati


si potrebbe verificare disoccupazione involontaria
Data la definizione del risparmio, l’equilibrio tra
produzione e domanda aggregata corrisponde
anche all’equilibrio tra risparmio e investimento
I=S

Analiticamente, la produzione di equilibrio è pari
a
Y* = (A + I)/(1 – c)
22
Equilibrio tra risparmi e investimenti programmati
23
Variazione della spesa aggregata

Una variazione di una delle componenti
autonome della domanda aggregata, A o I,
induce una variazione più che proporzionale del
reddito di equilibrio, DY > DI

Il rapporto tra variazione del reddito e
variazione della componente autonoma è detto
moltiplicatore
moltiplicatore = DY / DI > 1

è un numero maggiore di uno
24
Variazione della spesa aggregata
Y  AD
AD
AD  A  cY  I 2
AD  A  cY  I 1
DI
45o
AD1 =Y1
Un aumento degli investimenti
sposta la curva di spesa
programmata verso l’alto. Le
imprese prima riducono le scorte
poi aumentano la produzione
Y
25
Variazione della spesa aggregata
Y  AD
AD
AD  A  cY  I 2
AD  A  cY  I 1
DY
Reddito di equilibrio:
DI
45o
AD1 =Y1
AD2 = Y2
Y
26
Il moltiplicatore

Perché gli investimenti hanno un effetto
moltiplicativo sul reddito?

effetto diretto: la domanda programmata aumenta
istantaneamente di DI e questo porta a un aumento
di produzione e reddito equivalente

effetto indiretto: il reddito disponibile aumenta; una
frazione del nuovo reddito, pari a PMC, aumenta i
consumi, quindi la domanda e il reddito aumentano
ulteriormente; di questo ulteriore aumento una
frazione PMC viene destinato a consumi; e così via
27
Il moltiplicatore
DI
Variazione iniziale:
Prima variazione del consumo:
PMC x DI
Seconda variazione del consumo:
PMC2 x DI
Terza variazione del consumo:
PMC3 x DI
….
DY  DI (1  PMC  PMC2  PMC3  ...)
Usando le regole matematiche delle serie:
DY
1

DI 1 - PMC
28
Il moltiplicatore. Una formulazione alternativa
Esprimiamo la condizione di equilibrio Y = C + I in termini
di variazioni (tenendo conto che DA = 0):
DY  DC  DI  PMC x DY  DI
DY  PMC x DY  DI
 DY x (1  PMC)  DI
Quindi:
DY
1

DI 1 - PMC
29
Il moltiplicatore. Un esempio


Si supponga

la riduzione di uno degli investimenti

la propensione marginale al consumo pari a 0,9
La riduzione finale del reddito è pari a
10 = 1/ (1-0,9)
30
Il moltiplicatore. Un esempio
31
Il moltiplicatore. Un esempio
32
Il paradosso della parsimonia


In presenza di risorse non utilizzate l’aumento
del risparmio ha effetti paradossali

l’aumento del risparmio riduce la spesa aggregata

a parità di investimenti il reddito di equilibrio si riduce
Nel lungo periodo, cioè nel modello classico,
l’aumento del risparmio ha effetti benefici sul
reddito, perché aumenta gli investimenti, il
capitale produttivo e quindi le risorse e il
prodotto di equilibrio di lungo periodo
33
Il paradosso della parsimonia
S’
E’
Y’
E
Y*
S
I
Reddito, prodotto
A parità di I, un aumento
della propensione
marginale al risparmio
riduce il reddito di
equilibrio.
34
Settore pubblico e produzione di equilibrio


Nel modello di determinazione del reddito di
equilibrio viene inserita la presenza del settore
pubblico sotto forma

G, la spesa per beni e servizi, che si aggiunge alle
altre componenti della domanda aggregata

NT, la tassazione al netto dei trasferimenti, che
riduce il reddito disponibile
In presenza di settore pubblico la domanda
aggregata diventa
AD = C + I + G

G si aggiunge ad A e I come componente autonoma
della domanda aggregata
35
Settore pubblico e produzione di equilibrio

Le imposte nette riducono il reddito disponibile
YD = Y – NT


Y è il reddito nazionale

YD è il reddito disponibile
La tassazione netta è composta dalla somma
algebrica di


imposte, che dipendono dal livello della produzione e
del reddito
trasferimenti, alcuni dei quali dipendono anch’essi
dal livello della produzione e del reddito, per
esempio i sussidi di disoccupazione
36
Settore pubblico e produzione di equilibrio

Per semplicità si suppone che la tassazione
netta sia proporzionale al reddito
NT = tY

Di conseguenza il reddito disponibile può
essere rappresentato come
YD = (1- t)Y


t è l’aliquota fiscale netta
Tenendo conto della tassazione netta, la
funzione del consumo si modifica

il consumo diventa una funzione diretta del reddito
disponibile, non del reddito nazionale
37
Settore pubblico e produzione di equilibrio


tuttavia, il consumo rimane anche una funzione del
reddito nazionale, visto che il reddito disponibile è
proporzionale al reddito nazionale
La funzione del consumo, supponendo per
semplicità che il consumo autonomo sia nulla,
diventa
C = c YD = c(1- t)Y


l’aliquota fiscale ha l’effetto di ridurre la propensione
marginale al consumo sul reddito nazionale
la funzione del consumo diventa meno inclinata
38
Settore pubblico e produzione di equilibrio
39
Settore pubblico e produzione di equilibrio

Anche la funzione della domanda aggregata
diventa meno ripida



la presenza di tassazione provoca una rotazione
della retta che rappresenta la domanda aggregata
qualsiasi incremento dell’aliquota di tassazione
provoca una rotazione della retta che rappresenta la
domanda aggregata
Un aumento dell’aliquota fiscale provoca quindi
una riduzione del reddito di equilibrio
40
Settore pubblico e produzione di equilibrio
41
Settore pubblico e produzione di equilibrio

Un aumento della spesa pubblica incrementa la
componente autonoma della domanda
aggregata e sposta in alto la retta AD

il reddito di equilibrio aumenta
42
Settore pubblico e produzione di equilibrio
43
Moltiplicatore del bilancio in pareggio


Si supponga ora di incrementare
contemporaneamente la spesa per beni e
servizi e la tassazione dello stesso ammontare

per esempio, si parta da un reddito di equilibrio di
1000, in assenza di intervento pubblico

viene introdotta una spesa pubblica di 200

viene introdotta una aliquota fiscale netta di 0,2

il bilancio del settore pubblico dovrebbe risultare in
equilibrio perché le entrate pubbliche, calcolate sul
reddito iniziale pareggiano le uscite di 200
Quale è l’effetto sul reddito di equilibrio e sul
bilancio pubblico?
44
Moltiplicatore del bilancio in pareggio
45
Moltiplicatore del bilancio in pareggio

Il reddito di equilibrio aumenta


l’impulso netto iniziale alla domanda aggregata non
è nullo
l’introduzione dell’aliquota fiscale riduce il reddito
disponibile di 200

tuttavia, la spesa per consumi si riduce di un
ammontare inferiore a 200

la spesa per consumi si riduce di c·200


l’impulso netto iniziale alla domanda aggregata è
quindi pari a (1-c)200
in seguito a questo impulso positivo il reddito di
equilibrio aumenta
46
Moltiplicatore del bilancio in pareggio


nel nuovo equilibrio il bilancio pubblico sarà in
avanzo, perché l’incremento di reddito porta le
entrate oltre il valore di 200 iniziale
In definitiva, un aumento della spesa pubblica
finanziato con un pari incremento delle entrate
provoca una espansione del reddito di equilibrio

questo effetto viene chiamato moltiplicatore del
bilancio in pareggio
47
Il moltiplicatore in presenza di tassazione

La presenza di una aliquota della tassazione,
riducendo il valore della propensione al
consumo sul reddito nazionale, riduce anche il
moltiplicatore
DY
1
moltiplica tore 

DI 1  c1  t 

lo stesso valore del moltiplicatore si applica a ogni
componente della domanda autonoma, A, G, I
48
Il disavanzo pubblico

Il disavanzo pubblico è dato dalla somma
algebrica delle entrate e delle uscite
disavanzo = G – NT = G - tY


il livello del disavanzo dipende quindi non solo dalle
politiche fiscali, cioè dalle decisione del governo su
G e sul t

il disavanzo dipende anche dal livello del reddito
Un aumento della spesa pubblica

aumenta il reddito

aumenta quindi le entrate

aumenta anche il disavanzo
49
Il disavanzo pubblico
50
Il disavanzo pubblico

L’effetto della spesa pubblica sul disavanzo può
essere dimostrata facendo riferimento alla
relazione tra saldi finanziari del settore pubblico
e del settore privato
S – I = G – NT

un aumento della spesa pubblica, a parità di
investimento, aumenta il reddito e quindi il risparmio
privato

dato il livello degli investimenti, il saldo finanziario del
settore privato, la parte a sinistra dell’uguaglianza
precedente, aumenta

in equilibrio, anche la parte destra dell’uguaglianza,
cioè il disavanzo pubblico, deve aumentare
51
Il disavanzo pubblico

Analogamente, un aumento dell’aliquota fiscale

riduce il reddito di equilibrio

riduce il reddito disponibile, sia perché il reddito di
equilibrio si è ridotto, sia perché l’aliquota di prelievo
è aumentata

riducendosi il reddito disponibile, il risparmio si
riduce, così come il saldo finanziario del settore
privato

in equilibrio, anche il disavanzo pubblico si deve
ridurre

questo significa che, nonostante la riduzione di
reddito, le entrate si devono accrescere
52
Il bilancio strutturale

La dipendenza del saldo del bilancio pubblico
dal livello di reddito rende incerta la valutazione
della politica fiscale del governo

un incremento del disavanzo potrebbe non indicare
una politica fiscale espansiva

il disavanzo potrebbe essere aumentato a causa di
una riduzione del reddito di equilibrio

analogamente una riduzione del disavanzo potrebbe
non indicare una politica fiscale restrittiva

in genere, il saldo di bilancio migliora nella fase
espansiva del ciclo economico e peggiora nella fase
recessiva
53
Il bilancio strutturale

Per depurare il saldo del bilancio pubblico
dall’effetto del ciclo economico viene spesso
calcolato il bilancio strutturale del settore
pubblico

il bilancio strutturale computa le entrate e le uscite
del settore pubblico se il prodotto, il reddito, fosse al
suo livello potenziale

una variazione del disavanzo strutturale è una più
chiara indicazione di una effettiva variazione della
politica fiscale del governo
54
Le politiche di stabilizzazione

Una politica di stabilizzazione è una azione
intrapresa dal governo per mantenere il reddito
più vicino possibile al suo potenziale



è una politica di attenuazione dei cicli economici
Le politiche fiscali di stabilizzazione possono
essere di due tipi

politiche automatiche

politiche discrezionali
Una politica automatica di stabilizzazione è un
meccanismo che attenua l’impatto sul reddito di
equilibrio di variazioni della domanda aggregata
55
Le politiche di stabilizzazione

Le aliquote fiscali funzionano proprio da
stabilizzatori automatici del reddito



l’aliquota diminuisce il valore del moltiplicatore e
quindi attenua le variazioni del reddito dovute a
variazioni di componenti autonome della domanda
il prelievo netto sulle famiglie diminuisce
automaticamente quando l’economia è in
recessione, e così sostiene il reddito, aumenta
quando l’economia è in espansione
Le politiche di stabilizzazione discrezionali
consistono in variazioni di spesa o di imposte
mirate a contrastare il ciclo economico
56
Le politiche di stabilizzazione

Le politiche attive non sono agevoli a causa di

ritardi nella rilevazione di uno shock di domanda, nel
decidere una variazione della politica fiscale,
nell’attuazione della politica stessa, nella
trasmissione dell’impulso fiscale all’intera economia

incertezza sul valore numerico del moltiplicatore e
sul valore futuro delle altre componenti della spesa
aggregata

possibilità che le altre componenti della spesa
aggregata controbilancino la variazione della politica
fiscale
57
Il debito pubblico

L’accumulo di disavanzi nel tempo comporta la
crescita del debito pubblico

La crescita del debito in termini assoluti non è di
per sé preoccupante



l’incremento dell’inflazione riduce il valore reale del
debito
la crescita del reddito aumenta il prelievo fiscale e
quindi le possibilità del governo di ripagare il debito
L’indicatore effettivamente rilevante della
sostenibilità del debito pubblico è il suo rapporto
al Pil
58
Il debito pubblico

Quando il debito pubblico in rapporto al Pil
aumenta le possibilità che il governo non sia in
grado di sostenere la spesa per interessi
aumenta

per pagare la spesa per interessi devono essere
aumentate le tasse, ma questo aumenta le
inefficienze e quindi il reddito potenziale e quindi le
capacità future di ripagare il reddito

in alternativa, il governo può stampare moneta per
ripagare il debito, ma questo crea inflazione e riduce
il valore reale del debito
59
Commercio estero e produzione di equilibrio


Nel modello di determinazione del reddito di
equilibrio viene inserita la presenza del settore
estero sotto forma

X, le esportazioni, che si aggiungono alle altre
componenti della domanda aggregata

Z, le importazioni, che vanno a ridurre la spesa finale
per beni e servizi dal valore degli acquisti all’estero
In presenza di settore estero la domanda
aggregata diventa
AD = C + I + G + X - Z
60
Commercio estero e produzione di equilibrio

La differenza fra esportazioni e importazioni
definisce il saldo della bilancia commerciale con
l’estero
Saldo commerciale = X – Z


un disavanzo commerciale implica un accumulo di
debiti con l’estero, cioè un peggioramento della
posizione debitoria netta del paese con l’estero
Le esportazioni dipendono dalle decisioni prese
da famiglie e imprese estere

possono essere considerate una componente
autonoma della domanda aggregata
61
Commercio estero e produzione di equilibrio


Le importazioni sono quella parte della spesa
aggregata che si rivolge a beni esteri

dipende strettamente dal reddito

il legame per semplicità può essere ipotizzato
proporzionale
Il coefficiente di proporzionalità tra importazioni
e reddito nazionale è detto propensione
marginale all’importazione, PMgZ
Z = mY
m = PMgZ

Il saldo commerciale è funzione del reddito
62
Il saldo commerciale
63
Commercio estero e produzione di equilibrio

La presenza del commercio estero

aumenta la componente autonoma della domanda
aggregata e quindi sposta verso l’altro la retta della
domanda aggregata

rende meno ripida la retta della domanda aggregata
AD = C + I + G + X – Z =
= A + I + G + X + c(1-t)Y – mY
= A + I + G + X + [c(1-t) – m]Y

l’effetto netto dipende dai valori di m e X
Y* = (A + I + G + X ) / [1 - c(1-t) + m]
64
Commercio estero e produzione di equilibrio

In presenza di commercio con l’estero il
moltiplicatore si riduce
DY
1
moltiplica tore 

DI 1  c1  t   m

ogni variazione di una componente autonoma della
domanda aggregata riduce il suo impatto sul Pil di
equilibrio

parte della variazione della domanda fuoriesce dal
circuito del reddito interno a causa dalla spesa per
beni esteri
65
Commercio estero e produzione di equilibrio
66
Esportazioni e saldo commerciale

Un aumento delle esportazioni

aumenta il reddito di equilibrio

migliora il saldo commerciale


infatti, l’aumento del reddito provoca un
miglioramento del saldo finanziario sia del settore
pubblico che di quello privato
di conseguenza, il saldo commerciale deve
necessariamente migliorare
S – I = (G – NT) + (X – Z)
67