Cappella VII

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VII cappella
La flagellazione di Gesù
«Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare.» (Gv 19,1).
Una relazione dei canonici di Sant’Eufemia di
Isola Ossuccio, datata 1714, informa che la
cappella fu realizzata a spese di Tommaso e
fratelli Gilardoni di Volesio.
Un atto notarile datato 1675 informa che fra
Timoteo Snider, assistente della Fabbrica del
Sacro Monte, ha ricevuto pagamenti dal signor
Tommaso Gilardoni per giornate impiegate nella
costruzione della cappella.
In facciata è murato lo stemma in marmo di
Tommaso Gilardoni di Volesio che reca
nell’esergo le lettere “N / T G”.
La cappella ha pianta ottagonale complessa.
L’interno della cappella ha pianta cruciforme inserita in un ottagono. Le statue sono riconducibili all’arte di Agostino Silva.
La scena della flagellazione si svolge, con stridente contrasto, in un ambiente che simula un palazzo, quello di di Ponzio Pilato. Sullo
sfondo un’edicola tardorinascimentale e giardino all’italiana. Nelle montagne si possono forse riconoscere il Legnone e La Grigna.
Le quadrature della volta. Si notino, sulla balaustra i gigli dei Gilardoni.
Al centro, il Cristo, sottomesso e rassegnato, viene
legato mentre gli aguzzini si apprestano a colpire.
Alla sinistra un dignitario sacerdotale assiste alla scena.
Alla destra un aguzzino appronta un mazzo di verghe.
Il paesaggio, per il dettaglio dei particolari, vuole certo
rappresentare un ambiente reale che tuttavia riesce
difficile identificare (Volesio?)
Attenta vigilanza sull’esecuzione del supplizio.
Atletica preparazione del colpo da infliggere
Contrastano con la classica ed armoniosa
anatomia del Cristo la rozzezza e la
bestialità dell’aguzzino che lo lega alla
colonna.
Fa la sua comparsa in questa scena il gozzo che ritroveremo più volte in altri episodi.
La deformità del corpo era, nella credenza popolare, indice di turpitudine dello spirito.
Il nerboruto aguzzino visibilmente divertito
dal male che infliggerà alla vittima.
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