L`economia americana da Roosevelt ad Obama

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L’economia americana
da Roosevelt ad Obama
Vittorio Valli
Carocci editore, Roma, 2010
1
Le grandi fasi dell’economia degli Stati Uniti
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A) (1870- inizio XX secolo):
vantaggi della frontiera
Netta ascesa economica relativa (crescita del PIL pro capite maggiore
della media mondiale).
B) 1908 - fine anni 1960:
vantaggi del modello fordista di sviluppo tranne che per gli anni della
grande depressione, in cui il modello fordista agiva all’incontrario.
Continuazione dell’ascesa economica relativa, nonostante la grande
depressione.
C) Dalla fine degli anni 1960 ad oggi:
Crisi del modello fordista e tentativo di creare un impero economico
globale, anche per reagire alle grandi incrinature di fondo del potere
economico americano (maggiore dipendenza per il petrolio ed altre
materie prime, indebolimento progressivo della bilancia delle partite
correnti ed inizio indebolimento tendenziale del dollaro, minore crescita
dapprima rispetto ai paesi europei e poi rispetto ai paesi emergenti,
quali la Cina e l’India,netto aumento delle disuguaglianze dalla fine
degli anni 1970, erosione della democrazia, ecc.).
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Tabella 1: PIL in parità di potere d’acquisto (PPA): USA =100
a) Russia 1870,1913,1990, 2008; URSS 1950 e 1973; b) Germania secondo gli attuali confini
Fonti: Maddison- GGDC e World Bank (2009) per l’ultima colonna
Paesi
Cina
India
Regno Unito
Stati Uni ti
URSS-Russia (a)
Francia
Germania (b)
Italia
Giappone
Brasile
1870
192,9
137,1
101,8
100,0
85,0
73,3
73,3
42,5
25,8
7,1
1913
46,7
39,5
43,4
100,0
44,9
27,9
45,9
18,5
13,8
3,7
1950
16,8
15,3
23,9
100,0
35,0
15,1
18,2
11,3
11,1
6,1
1973
20,9
14,0
19,1
100,0
42,8
19,3
26,7
16,5
35,1
11,4
1990
36,6
18,9
16,3
100,0
19,8
17,7
22,4
16,0
40,0
12,8
2008
84,1
35,5
15,3
100,0
13,4
15,0
18,0
12,2
30,6
13,4
2008
55,6
23,9
15,3
100,0
16,1
14,9
20,6
13,0
30,6
13,9
3
Schema 1: i vantaggi della frontiera
Frontiera
Aumento
dei salari
Aumento della
immigrazione
Investimenti
intensivi
labour saving
Aumento
della
produttiv ità
Parziale contenime nto dello
aumento dei salari,
ma aument o della pop olazione
Aumento del
monte salari
Aumento degli
investimenti
estensivi
Aumento
dell’occupazione
Aumento dei
consumi
Aumento del PIL, delle economie
di scala, della produ ttivit à, del
PIL pro capite , della compet itivit à
internazionale e quind i delle
esportazioni
4
Schema 2: Il modello fordista di sviluppo
PIL ampi o ed in
deciso aumento
Economie di scala ,
di scopo e di rete
Aumento dei
salari unitari
Aumento del
monte salari
Aumento
della
occupazione
Aumento della
produttiv ità
Aumento
degli
investimenti
estensivi ed
intensivi
Aumento dei
consumi
Riduzione dei
pre zzi
Aumento del
livello dei profit ti
Aumento della
domanda aggregata
Aumento della
competitiv ità
Aumento
della
domanda
Aumento delle
esportazioni
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Crisi del modello fordista di sviluppo negli USA, ma elementi
fordisti nei paesi emergenti (Cina, India, ecc.)
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Dalla fine degli anni 1960, crisi del modello fordista negli USA ed in Europa
occidentale per diversi ragioni:
Sfruttamento già pressoché pieno delle economie di scala in alcuni settori (auto,
elettrodomestici, ecc.)
Maturità di alcuni settori (quasi solo domanda di sostituzione di diversi beni di
consumo durevoli: quasi- stagnazione della domanda nei paesi industrializzati).
Flessibilizzazione della produzione, toyotismo, just-in-time, ecc.
Semi.stagnazione dei salari reali.
De-industrializzazione e terziarizzazione nei paesi ricchi, assai forte negli USA.
(l’industria manifatturiera USA, ha meno occupati della PA, della sanità, ecc.).
Nel frattempo, mentre va in crisi il modello fordista negli USA e nell’Europa
occidentale, vi è la terza ondata del modello fordista, con elementi post-fordisti, in
Cina, dal 1978; in India dal 1992; in Brasile, Turchia, Messico, Polonia, ecc.
In Cina gli elementi fordisti non sono dapprima basati sull’auto, ma su
elettrodomestici, acciaio, chimica e poi microelettronica; su acciaio, software e
farmaceutica in india.
Negli anni recenti anche sull’auto, sia in Cina che in India.
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Tabella 2: Popolazione, PIL e PIL pro capite in alcuni paesi
(tassi di variazione % medi annui)
Fonti: Maddison - Conference Board GGDC (2009)
Paese
Stati Uniti
Cina
India
Giappone
Germania
URSS-Russia (a)
Regno Unito
Francia
Italia
Brasile
Popolazione
1950- 1973- 20031973 2003 2008
1,5
1,1
0,9
2,1
1,3
0,6
2,1
2,0
1,4
1,1
0,5
0,0
0,6
0,1
0,0
1,4
0,5
-0,5
0,5
0,2
0,3
1,0
0,5
0,6
0,7
0,2
0,1
2,9
2,8
1,3
PIL reale in PPA
PIL reale
1950- 1973- 2003- 19501973 2003 2008 1973
3,9
2,9
2,5
2,5
4,9
7,3
10,7
2,8
3,5
5,2
8,1
1,4
9,3
2,6
1,7
8,1
5,7
1,7
1,7
5,2
4,8
0,1
6,9
3,4
2,9
2,2
2,3
2,4
5,1
2,2
1,9
4,0
5,6
2,2
0,9
5,0
6,7
4,7
4,9
3,7
pro capite
19732003
1,9
6,0
3,1
2,1
1,6
-0,4
1,9
1,7
2,0
1,8
in PPA
20032008
1,6
10,1
6,8
1,7
1,7
7,4
2,0
1,3
0,8
3,6
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Punti di forza ed incrinature profonde del potere economico
degli Stati Uniti
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Negli anni 1950 gli USA avevano diversi punti di forza, tra cui ricordiamo:
A) il predominio economico e finanziario nell’area di influenza USA in Occidente in
una situazione, nel mondo, di bipolarismo diseguale (l’URSS aveva un PIL complessivo
tra il 35 ed il 45% di quello USA).
B) il dollaro era diventata la moneta-chiave del sistema monetario internazionale e
fino agli anni 1960 vi era un “dollar shortage”.
C) il ruolo prevalente degli USA e degli alleati europei nella grandi organizzazioni
economiche internazionali (FMI, World Bank, Gatt, ecc.).
Gradualmente emersero tuttavia, grandi incrinature:
A) dal 1947 e poi sempre di più gli USA diventano importatori netti di energia (ora
importano oltre il 60% del loro fabbisogno di petrolio) e di altre materie prime
strategiche.
B) Dai primi anni 1970 la bilancia delle partite correnti diventa strutturalmente
deficitaria; dal 1987 diventano debitori netti verso l’estero. Ora sono il maggiore
debitore del mondo.
C) il dollaro, di conseguenza comincia tendenzialmente ad indebolirsi.
D) il modello fordista va in crisi e la de-industrializzazione e la terziarizzazione
aumentano a dismisura.
E) la compattezza sociale, assicurata dal sogno americano, va in crisi, man mano che
aumentano fortemente, dai primi anni 1980, le disuguaglianze e si riduce la mobilità
sociale.
F) Vi è, negli Stati Uniti, come in altri paesi, una graduale erosione della democrazia.
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L’erosione della democrazia
Grandi e medie imprese
influenzano tramite il controllo
diretto dei media od il budge t
pubb licitario
i mass media,
i qua li influenzano
il voto
elettorale
dei singoli
Mediatizzazione della
politica e grande
aumento dei costi della
politica
Erosione
della
democrazia
pubbli citari
Globalizzazione: contribuisce alla
espansione della dimensione delle
imprese e dei loro budge t
pubb licitari ed alla crisi degli
stati, dei partiti e dei sindacat i
nazionali
Grandi e medie imprese,
lobbisti e gruppi di pressione
influenzano la politica t ramite
finanziamenti ai partiti od ai
singoli candidati
Crisi dei partiti tradizionali per il
tramonto delle ideologie, la
crescente mediatizzazione ed il
conseguente forte aumento dei
costi della politica, solo in parte
temperato dal ricorso ad internet
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Il tentativo di creare un impero economico globale
Per far fronte alle grandi incrinature nel potere economico, gli Stati Uniti tentarono
di creare un impero economico globale, attraverso:
• A) Promozione della internazionalizzazione e poi della globalizzazione
economica e della liberalizzazione dei movimenti di capitali, sia attraverso il
governo, sia attraverso il peso degli Stati Uniti nelle grandi organizzazioni
internazionali.
• B) Grande aumento degli IDE per procurarsi materie prime essenziali, penetrare
in mercati più dinamici, ridurre i costi di produzione, ecc.
• C) Grande attrazione di capitali dall’estero per poter continuare ad investire, pur
con tassi di risparmi interni comparativamente bassi.
• D) Grande capacità di attrazione di ricercatori e scienziati dal resto del mondo
per poter mantenere la forza scientifica e tecnologica.
• E) Uso esteso dei canali di influenza o di intervento nei campi militare, politicodiplomatico, mediatico, ecc.
• Tale politica sembrava aver coronamento nella caduta del muro di Berlino e
nella dissoluzione dell’Unione Sovietica, ma in realtà la rapida ascesa
economica di paesi emergenti come la Cina, l’India ed il Brasile, il conflitto con
parte del mondo islamico dopo l’attacco alle due torri, le guerre in Afghanistan
ed in Irak, ecc. stanno erodendo l’egemonia americana e conducendo ad un
mondo multipolare imperfetto.
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La crisi attuale
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Nel 2007, con la crisi dei subprime, scoppia la crisi finanziaria, che si
aggrava nel 2008 fino a generare tra la fine del 2008 ed il 2010 una grave
crisi globale reale.
Origini della crisi:
a) Aumento delle disuguaglianze che fa ridurre il tasso di crescita dei
consumi da parte dei ceti medio - bassi che allora vengono stimolati a
consumare di più indebitandosi enormemente sia per la casa (mutui) sia
per i beni durevoli e non (credito al consumo).
La caduta del tasso di risparmio interno USA viene per un certo periodo
compensata dalla forte attrazione di capitali dall’estero, negli anni 1990
soprattutto dal Giappone, poi dalla Cina.
B) de-regolamentazione delle istituzioni finanziarie diverse dalle banche
commerciali,
finanziarizzazione
selvaggia
dell’economia,
politica
monetaria eccessivamente
espansiva,
uso
spregiudicato
della
cartolarizzazione e dei derivati, ricerca di elevati profitti e bonus a breve,
conflitti di interesse con le società di revisione contabili e di rating =>
boom immobiliare e finanziario => scoppio delle bolle => collasso
finanziario e, nonostante i grandi interventi pubblici della seconda metà
del 2008, collasso dell’economia reale, prima per la produzione e gli
investimenti ed ora per l’occupazione.
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La politica di Obama
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La politica economica di Obama si è finora concentrata soprattutto su tre fronti:
A) gli interventi per far fronte alla crisi
B) gli interventi nel campo dell’ energia e dell’ambiente
C) la riforma sanitaria
Gli interventi per far fronte alla crisi sono stati massicci, sia nella continuazione dei salvataggi
di istituzioni finanziarie (diverse banche d’affari, assicurazioni come la AIG e le due istituzioni
semi-pubbliche , Fannie Mae e Freddie Mac), sia a favore di grandi imprese in difficoltà come la
GM e la Crysler, sia a sostegno dei redditi e dell’occupazione. Ciò ha arrestato la crisi
finanziaria e la caduta della produzione (il PIL reale è sceso del 2,7% nel 2009, ma è lentamente
risalito dalla seconda metà del 2009). Non si è tuttavia ancora
fermata la caduta
dell’occupazione e l’ascesa del tasso di disoccupazione (salito a oltre il 10% nel 2010). Vi è
stato infine un grande peggioramento nei conti pubblici.
Nel campo dell’energia e dell’ambiente vi è stata una decisa svolta rispetto a Bush, ma le
realizzazioni sono ancora inadeguate e pesa il sostanziale fallimento del vertice di Copenhagen.
La riforma sanitaria, che è passata dopo molti contrasti e difficoltà, risulta dimezzata, assai
meno ambiziosa dei propositi iniziali. Porterebbe ad assicurare 31 milioni di persone su 46
prima non assicurate, ma si è rinunciato all’opzione pubblica, togliendo così concorrenzialità
rispetto all’inefficiente ed assai costoso sistema attuale. Il dibattito sulla riforma sanitaria ha
mostrato la grande forza dei gruppi di interesse (assicurazioni sanitarie,ecc.) e la loro enorme
influenza sui mass media e su diversi politici, confermando quanto analizzato nella sezione
dedicata all’erosione della democrazia.
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