CORSO DI LAUREA SPECIALISTICA IN SCENZE

CORSO DI LAUREA SPECIALISTICA IN
SCENZE INFERMIERISTICHE ED
OSTETRICHE
Glossario
in Cure
Palliative
Docente : Dott. Cesarina Prandi
Studente : Teresa Ozarowska
AA 2007/2008
PAROLE
coping
empatia
relazione d’aiuto
resilienza
PAROLA : EMPATIA
ETIMOLOGIA : Dal gr. empátheia "affezione", comp. di en- "dentro" e -patheia "patia"
L'empatia (inglese: "empathy"; tedesco: "Einfühlung"; francese: "empathie")
STORIA DELLA PAROLA :
La parola deriva dal greco "εμπαθεια" (empateia), che veniva usata per indicare il
rapporto emozionale di partecipazione che legava l'autore-cantore al suo pubblico.
Il termine "empatia" è stato equiparato a quello tedesco "einfühlung". Coniato,
quest'ultimo, dal filosofo Robert Vischer (1847-1933) e, solo più tardi, tradotto in
inglese come "empathy". Vischer ne ha anche definito per la prima volta il significato
specifico di simpatia estetica. In pratica il sentimento, non altrimenti definibile, che si
prova di fronte ad un'opera d'arte. Da notare che suo padre Friedrich Theodor Vischer
aveva già usato il termine evocativo "einfühlen" per lo studio dell'architettura
applicato secondo i principi dell'Idealismo
SINONIMI :
CONTRARI :
DEFINIZIONI :
s. f.
1 (filos.) proiezione dei propri stati emotivi nell'oggetto estetico
2 (psicol.) capacità di immedesimarsi in un'altra persona, di calarsi nei suoi pensieri e
stati d'animo. L'empatia è la capacità di comprendere cosa un'altra persona sta
provando . L'empatia è anche il cuore del processo di comunicazione non violenta
secondo Marshall Rosenberg, allievo di Carl Rogers.
L'empatia (inglese: "empathy"; tedesco: "Einfühlung"; francese: "empathie") è la
capacità diimmedesimarsi in un'altra persona fino a coglierne i pensieri e gli stati
d'animo.Il merito dell'introduzione del principio di empatia in psicoanalisi è
principalmente dovuto a Heinz Kohut. Il suo principio è applicabile al metodo di
raccolta del materiale inconscio. Anche l'alternativa all'applicazione del principio
rientra nelle possibilità di cura. Quando è ineludibile la necessità di fare i conti con
un altro principio, quello di realtà.
Nelle scienze umane, l'empatia designa un atteggiamento verso gli altri caratterizzato
da uno sforzo di comprensione intellettuale dell'altro, escludendo ogni attitudine
affettiva personale (simpatia, antipatia) e ogni giudizio morale.
Nell'uso comune, è l'attitudine ad essere completamente disponibile per un'altra
persona, mettendo da parte le nostre preoccupazioni e i nostri pensieri personali,
pronti ad offrire la nostra piena attenzione. Si tratta di offrire una relazione di qualità
basata sull'ascolto non valutativo, dove ci concentriamo sulla comprensione dei
sentimenti e bisogni fondamentali dell'altro.
(psicol) Situazione di particolare intesa con un'altra persona a livello cognitivo ed
emotivo grazie alla quale si instaura un processo di immedesimazione tale da rendere
possibile una comprensione profonda dei suoi stati d'animo e talvolta prevederne il
comportamento. Il merito dell'introduzione del principio di empatia in psicoanalisi è
principalmente dovuto a Heinz Kohut. Il suo principio è applicabile al metodo di
raccolta del materiale inconscio. Anche l'alternativa all'applicazione del principio
rientra nelle possibilità di cura. Quando è ineludibile la necessità di fare i conti con
un altro principio, quello di realtà.
Per le sue origini l'empatia ha ragione di essere nell'arte e nelle sue applicazioni. In
maniera particolare quando l'arte utilizza le parole per la narrazione. In questo caso
non solo è mantenuto il rapporto con la psicologia, ma si ampliano le sue possibilità
di intervento. Non tutti possono scolpire o dipingere, ma parlando se non scrivendo
qualcosa lo possono raccontare molti. Allora la produzione si sviluppa nel verso
artista-psicologo-individuo. Non sono escluse possibilità per i disabili, privilegiando
la relazione artista-individuo con la mediazione più cauta dello psicologo.
Quest'ultimo non può suggerire all'individuo un percorso di emulazione. Il che non
impedisce che l'individuo disabile possa diventare artista a sua volta. A cambiare è la
posizione dello psicologo che deve solo rendere possibile la fusione dei vissuti
dell'artista con quelli dell'individuo. Di certo lo psicologo dovrebbe mantenere entro
limiti accettabili la complessità dell'intervento. Senza che per questo il disabile o
l'arte abbiano a soffrirne, anzi si potrebbe dire il contrario.
Grande interesse è stato posto nella ricerca di corrispondenze biologiche per l'empatia
(Preston e de 2002). Sono stati valutati allo scopo i c.d. "neuroni-specchio",
attraverso diagnostica per immagini del tipo fRMN (Decety e Jackson, Decety e
Lamm, de Vignemont e Singer; 2006). Queste cellule si attivano quando un'azione
viene osservata in alcuni primati e poi imitata dagli altri. [4] Negli uomini si attiva la
medesima area nervosa nel corso del medesimo stato emozionale (Wicker et al.,
2003. Keysers et al., Morrison et al., 2004. Singer et al., 2004 e 2006. Jackson et al.,
2005 e 2006. Lamm et al., 2007). Vi sono altre segnalazioni analoghe (Bower;
Nakahara e Miyashita; 2005), anche in psicopatologia (Tunstall, Fahy e McGuire,
2003. Dapretto et al., 2006)Molti si aspettano dalla biologia una spiegazione
definitiva di questa materia. Creature differenti sembrano possedere lo stesso numero
di geni. Il genere umano è tuttavia peculiare nel mondo vivente. Sappiamo che la
funzione del RNA non consiste solo nella produzione di proteine sotto la guida del
DNA. L'RNA ha proprietà di regolazione e programmazione su crescita e funzione
cellulare. Il complicato meccanismo d'azione non è del tutto noto. Potrebbe entrarci
con la differente complessità degli esseri viventi. Al riguardo l'impressione è che la
biologia sia ancora priva di conoscenze complete. L'empatia in questione coinvolge
troppo ampiamente sviluppo e funzione psichica perché questo orientamento di
ricerca trovi una conferma in esclusiva. Alternativamente si può fare conto su
conoscenze disponibili in altre discipline.
PAROLA : COPING
ETIMOLOGIA :
coping behaviour loc. inglese (da to cope, far fronte, tener testa, e behaviour,
comportamento), espressione indicante quel comportamento che consente
all'organismo di adattarsi attivamente alle circostanze ambientali
STORIA :
Il termine "coping" è nato negli anni '40 negli Stati Uniti e si riferisce ai meccanismi
e ai processi mentali messi in atto dall'individuo come risposta adattativa per ridurre
lo stress derivato da una situazione minacciosa. (Lazarus e Opton, 1966)
Il concetto di coping è stato creato nell’ambito della psicologia negli anni sessanta,
dallo scienziato americano Lazarus, professore emerito alla Berkeley University,che
lo ha studiato come un processo strettamente collegato allo stress.
SINONIMI :
CONTRARI :
DEFINIZIONI :
Il coping è uno dei concetti centrali dell'approccio psicologico allo studio dello stress
in generale e di quello organizzativo in particolare. Nelle capacità di adattamento
insite nelle potenzialità d coping vengono prese in considerazione le principali
possibilità che un individuo ha di gestire una situazione di stress, in modo tale che la
qualità del suo rapporto con l'ambiente organizzativo e con il suo lavoro migliorino.Il
concetto di coping, che può essere tradotto con “fronteggiamento”, “gestione attiva”,
“risposta efficace”, “capacità di risolvere i problemi”, indica l’insieme di strategie
mentali e comportamentali che sono messe in atto per fronteggiare una certa
situazione.
La capacità reattiva dell’individuo ai vari stimoli provenienti dall’ambiente determina
l’influenza che ha questo sull’individuo. Quanto meno siamo capaci di affrontare
adeguatamente le situazioni che incontriamo, maggiore sarà la nostra dipendenza da
esse. Il grado di reattività dipende infatti dal coinvolgimento con i fattori esterni e
cambierà in relazione al tipo di stimolazione che si riceve: alcuni stimoli ci portano
ad essere più svegli, altri non ci colpiscono o non ci interessano affatto.Tale capacità
di reazione di un individuo è molto elastica e variabile e quindi non possiamo
affermare che esistano soggetti totalmente passivi e rassegnati, ed altri attivi e
anticonformisti. E’ utile sapere, dunque, che tutti abbiamo la possibilità di migliorare
la capacità reattiva. Tutti possiamo sviluppare le proprie abilità di coping.
Il concetto di coping è stato creato nell’ambito della psicologia negli anni sessanta,
dallo scienziato americano Lazarus, professore emerito alla Berkeley University,che
lo ha studiato come un processo strettamente collegato allo stress.
La capacità di coping si riferisce non soltanto alla risoluzione pratica dei problemi,
ma anche alla gestione delle proprie emozioni e dello stress derivati dal contatto con i
problemi. Questi due aspetti sono ugualmente importanti ed entrambi possono essere
sviluppati : a che servirebbe avere soltanto l’abilità di risolvere concretamente un
problema se, al contempo, non fosse presente una buona capacità di gestire le
emozioni scatenate? E’ come se, ad esempio, una persona trovasse la soluzione per
una sua difficoltà economica ma poi diventasse insonne: il problema concreto è stato
risolto, tuttavia lo stato emozionale di ansietà permane. Oppure, la persona riesce ad
affrontare serenamente una difficoltà ma è priva di abilità pratiche che le permettano
di liberarsi del problema. Di conseguenza, è necessario sviluppare sia l’abilità di
gestire in modo pratico il problema, sia l’abilità di gestire le emozioni che ne
derivano.Ne consegue che il coping è una strategia fondamentale per il
raggiungimento del benessere e presuppone un’ attivazione comportamentale
dell’individuo, che lo renda protagonista della situazione e non soggetto passivo. Ma,
alla fine, lo stato di benessere è ciò che determinerà una migliore risposta di coping o,
invece, è questa ultima che conduce l’individuo allo stare meglio.
PAROLA : RELAZIONE D’AIUTO
ETIMOLOGIA :
RELAZIONE : Dal lat. relatio¯ne(m), deriv. di rela¯tus, part. pass. di refe°rre
'riferire'
AIUTO : Lat. tardo adiu¯tu(m), deriv. di adiuva¯re 'aiutare'
SINONIMI :
RELAZIONE :
1 Sin. nesso, connessione, correlazione, attinenza
2 (tra persone) Sin. legame, rapporto, vincolo
3 Sin. rendiconto, resoconto, rapporto.
AIUTO :
1 Sin. appoggio, sostegno, assistenza, soccorso, collaborazione, cooperazione, ausilio
(lett.); (da un attacco e sim.) protezione, rinforzo Contr. impedimento, ostacolo,
boicottaggio
2 (di persona) Sin. aiutante, assistente, collaboratore, coadiutore; sostituto, vice.
CONTRARI :
RELAZIONE :
AIUTO :
DEFINIZIONI :
RELAZIONE :
s. f.
1. Il modo d'essere di una cosa rispetto a un'altra; legame, rapporto intercorrente tra
due concetti: relazione di causa ed effetto; mettere in relazione due fatti | in relazione
a, con riferimento a: in relazione alle vostre richieste, vi comunico che...
2.Legame, vincolo tra persona e persona, spec. d'affetto, d'amicizia o d'affari: essere
in buona, in ottima relazione con qualcuno; stringere, troncare una relazione; tra loro
non corrono buone relazioni, non vanno molto d'accordo; avere una relazione con
qualcuno, un legame amoroso | relazione sociale, connessione tra due o più soggetti,
individuali o collettivi, tale che dalla conoscenza del comportamento di uno di essi è
possibile inferire il comportamento corrispondente dell'altro o degli altri | relazioni
sociali, l'insieme dei rapporti con le altre persone che costituiscono la società in cui si
vive | relazioni umane, l'insieme delle attività tendenti a migliorare i rapporti tra i
membri di un gruppo che lavorano insieme | pubbliche relazioni, l'insieme dei mezzi
che tendono a migliorare i rapporti e le opinioni del pubblico nei confronti di una
persona, di una struttura sociale, di un'azienda ecc. DIM. Relazioncella;
3. pl. le persone con cui si hanno relazioni sociali; amicizie, conoscenze: avere molte
relazioni; essere privo di relazioni;
4. Resoconto orale o scritto su argomenti conosciuti o esaminati: fare, presentare una
relazione; relazione su un disegno di legge, sui lavori di una commissione;
5. (mat.) legge o criterio o predicato che associa a elementi di un insieme elementi di
un altro insieme | in logica matematica, predicato che connette due o più termini:
relazione diadica, triadica, poliadica, a due, a tre, a più termini;
AIUTO :
s. m.
1. Opera o servigio che si presta a qualcuno che è in difficoltà; appoggio,
collaborazione: chiedere, invocare, porgere aiuto; correre, venire in aiuto; essere
d'aiuto; dare un aiuto | aiuto!, invocazione di soccorso
2. Persona che presta aiuto in un lavoro o in ufficio: aiuto regista
3. Negli ospedali, il medico di più alto grado dopo il primario, che coadiuva
direttamente nella sua attività.
RELAZIONE D’AIUTO
La relazione d'aiuto si configura come un accompagnamento, assolvendo ad una
funzione di sostegno, chiarimento e guida a chi si trovi in una situazione di
sofferenza, conflitto o inabilità. La relazione d'aiuto è quella in cui l'uno promuove
la crescita dell'altro, è dunque la relazione che si stabilisce tra terapeuta e cliente, tra
insegnante e studente, tra medico e paziente, tra genitore e figlio.
L'espressione "relazione d'aiuto" è un modo delicato per indicare un intervento di
supporto allo sviluppo del sé, alla comprensione delle proprie motivazioni e
predilezioni. La parola "aiuto" inclusa nell' espressione "relazione d'aiuto" assume un
significato pedagogico, indica l'impegno profuso da colui che reca aiuto per
sviluppare nell'altro la consapevolezza di sé ed emanciparlo dai condizionamenti che
lo rendevano prigioniero delle aspettative degli altri. L'aiuto si orienta in direzione
della crescita e dell' autonomia dell'altro.Nella scelta di quest' espressione è implicita
una contestazione dei metodi eterodiretti e bidirezionali che procedono
unilateralmente dal terapeuta al paziente (o dall'insegnante allo studente) e rischiano
di risolversi in manipolazioni del soggetto o imposizioni di diagnosi e di dogmi che il
soggetto è costretto ad accettare dall'esterno. Un insegnante può essere colto, un
terapeuta preparato, ma la riuscita della terapia, dell'insegnamento, ecc, dipende dalla
qualità del rapporto instaurato con gli interlocutori più che dal bagaglio tecnicoconoscitivo. Nella relazione d'aiuto intervengono categorie concettuali che hanno una
validità estendibile a tutte le relazioni umane. Concetti come percezione di sé,
modificazione della personalità, valutazione degli elementi in vista di una scelta,
influenzabilità, consapevolezza delle proprie motivazioni, sono concetti implicati in
situazioni più numerose di quelle ufficialmente identificate come relazioni d'aiuto
(C.Rogers).
Il condizionamento opera in contesti politici, l'influenzabilità in quelli pubblicitari, la
percezione di sé è implicata nelle dinamiche di gruppo. Oltre al fatto che promuovere
il benessere di entrambe le parti non è una peculiarità della relazione d'aiuto, ma è
uno scopo di tutte le relazioni umane. L'espressione "relazione d'aiuto" è un modo
delicato per indicare un intervento di sostegno allo sviluppo del sé, alla comprensione
delle proprie motivazioni e all'identificazione dei propri valori, così che la persona
possa individuare e sviluppare il proprio benessere. L'aiuto si orienta in direzione
della crescita e dell' autonomia dell'altro. Nella scelta di quest'espressione è implicita
una contestazione dei metodi direttivi che procedono unilateralmente dal terapeuta al
paziente (o dall'insegnante allo studente) e rischiano di risolversi in manipolazioni del
soggetto o imposizioni di diagnosi e di dogmi che il soggetto è costretto a (fingere di)
accettare, a fingere di cambiare per rimanere prigioniero del proprio staus quo. Un
insegnante può essere colto, un terapeuta preparato, ma la riuscita della terapia,
dell'insegnamento, dipendono soprattutto dalla qualità del rapporto instaurato con
l'interlocutore, di in. Ilivertimento contro con i familiari e con gli amici
PAROLA : RESILIENZA
ETIMOLOGIA :
Deriv. del lat. resili°ens -e°ntis, part. pres. di resili¯re 'rimbalzare', comp. di re'indietro' e sali¯re 'saltare'
STORIA DELLA PAROLA
Il concetto di resilienza (resiliency) è nato e si è sviluppato negli Stati Uniti e
racchiude le idee di elasticità, vitalità, energia e buon umore.
SINONIMI :
CONTRARI : indice di fragilità..
DEFINIZIONE :
La resilienza è la capacità di superare e uscire rinforzati dalle difficoltà ordinarie
della vita, come quelle che si incontrano nella genitorialità, nel lavoro, nella vita di
coppia, ma anche da quelle straordinarie, che tutti vorremmo evitare, come ad
esempio una malattia grave. Pur avendo aspetti che riguardano l’unicità e la
specificità di ogni individuo, la resilienza è soprattutto un impegno educativo e
sociale. Infatti, i fattori protettivi che permettono a tutti, anche a chi è partito da una
situazione di svantaggio, di “risalire la china” e avere una vita soddisfacente, possono
essere sviluppati. La resilienza può cioè diventare nucleo di progetti-intervento nel
campo della prevenzione primaria e secondaria e nella promozione della salute. I
destinatari di questo libro sono psicologi, insegnanti, educatori, genitori, che vogliano
sviluppare, prima in se stessi, e poi negli altri, conoscenze, competenze e modi di
essere per rinforzarsi e affrontare le difficoltà.
Il concetto di resilienza (resiliency) è nato e si è sviluppato negli Stati Uniti e
racchiude le idee di elasticità, vitalità, energia e buon umore.
Si tratta di un processo, un insieme di fenomeni armoniosi grazie ai quali il soggetto
si introduce in un contesto, affettivo, sociale e culturale.
La resilienza non si acquisisce una volta per tutte, ma rappresenta un cammino da
percorrere: l’esistenza è costellata da prove, ma la resilienza e l’elaborazione dei
conflitti consentono, nonostante tutto, di continuare il proprio percorso di vita.
Le risorse interne acquisiste fino al momento del trauma permettono di reagire ad
esso: in modo particolare, risultano determinanti il possesso di un attaccamento
sicuro ad una figura di riferimento, non sempre né necessariamente la madre, ed i
comportamenti seduttivi, che consentono di essere benvoluti e in grado di riconoscere
ed accettare gli aiuti che vengono offerti dall’esterno. Colui che non è riuscito a
raggiungere tali acquisizioni fino a quel momento, potrà conseguirli successivamente,
pur con maggiore lentezza, a condizione che l’ambiente circostante disponga intorno
a lui qualche tutore di resilienza.
La resilienza non è una qualità dell’individuo, ma un divenire, che inserisce lo
sviluppo della persona in un contesto e imprime la sua storia in una cultura. Sono,
dunque, l’evoluzione e la storicizzazione della persona ad essere resilienti, più che il
soggetto in sé.
In ingegneria, la resilienza è la capacità di un materiale di resistere a sollecitazioni
impulsive. Più precisamente la resilienza è definita come l'energia per unità di
superficie assorbita da un materiale portato a rottura in maniera fragile.
La resilienza si misura sottoponendo un campione del materiale stesso a prova d'urto
tramite un maglio a forma di pendolo (pendolo di Charpy), ed è ottenuta direttamente
calcolando la differenza tra l'altezza iniziale da cui esso viene lasciato cadere e
l'altezza che raggiunge dopo aver rotto il campione del materiale sottoposto a misura.
Il contrario della resilienza è l'indice di fragilità. La prova di Charpy fornisce anche
un indice sulla duttilità del materiale ed è usata anche per stabilire l'intervallo di
temperature in cui avviene il passaggio da un comportamento duttile ad uno fragile
(transizione duttile-fragile). La resilienza viene generalmente indicata nelle schede
tecniche dei materiali con diciture riconducibili ai seguenti modelli:
in ingegneria, la resilienza è la capacità di un materiale di resistere a forze di rottura.
in informatica, la resilienza è la capacità di un sistema di adattarsi alle condizioni
d'uso e di resistere all'usura in modo da garantire la disponibilità dei servizi erogati. I
contesti di riferimento sono quelli relativi alla business continuity e al disaster
recovery. Sinonimi di resilienza sono: elasticità, mobilità. È definibile anche come
una somma di abilità, capacità di adattamento attivo e flessibilità necessaria per
adottare nuovi comportamenti una volta che si è appurato che i precedenti non
funzionano. Esiste una contestuale capacità di adattamento passivo, intesa come la
possibilità di riuscire ad accettare le situazioni sulle quali non possiamo farci nulla
senza continuare a valutarle negativamente, ma imparando da esse o, ancora più
semplicemente, dedicandoci ad altro.
in ecologia e biologia la resilienza è la capacità di autoripararsi dopo un danno.
in psicologia, la resilienza viene vista come la capacità dell'uomo di affrontare e
superare le avversità della vita.
BIBIOGRAFIA :
DIZIONARIO DELLA LINGUA ITALIANA (1964), Alessandro
Niccoli,TUMINELLIEDITORE.
DIZIONARIO FONDAMENTALE DELLA LINGUA ITALIANA (1982),DE
AGOSTINI .
VOCABOLARIO DELLA LINGUA ITALIANA(2008),Nicola Zingarelli,EDITORE
ZANICHELLI.
SITOGRAFIA :
www.psicolab.net 24/02/08
www.wikipedia.org 24/02/08
www.sapere.it 18/02/08
Motori di ricerca
www.live.com
www.google.it
www.virgilio.com
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