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Corso di Formazione/Prevenzione
Rischio stress lavoro correlato
II Edizione 2012
Emanuele Bartolozzi – Consulente tecnico Psicologo Tribunale Ordinario di Firenze
Riferimenti normativi essenziali
Accordo europeo 8 ottobre 2004
D.Lgs n. 81/2008 D.Lgs n. 106/2009
Comm. Cons. salute e sicurezza lavoro
17/11/2010
Art. 28 Oggetto della valutazione dei rischi
1. La valutazione di cui all'articolo 17, comma 1, lettera a), anche nella scelta
delle attrezzature di lavoro e delle sostanze o dei preparati chimici impiegati,
nonchè nella sistemazione dei luoghi di lavoro, deve riguardare tutti i rischi
per la sicurezza e la salute dei lavoratori, ivi compresi quelli riguardanti gruppi
di lavoratori esposti a rischi particolari, tra cui anche quelli collegati
allo stress lavoro-correlato, secondo i contenuti dell'accordo
europeo dell'8 ottobre 2004, ….
Emanuele Bartolozzi – Consulente tecnico Psicologo Tribunale Ordinario di Firenze
Obblighi normativi in tema di Stress lavoro-correlato
Finalità e struttura del documento e Metodologia
Eventi sentinella quali ad esempio: indici infortunistici; assenze per malattia;
turnover; procedimenti e sanzioni e segnalazioni del medico competente;
specifiche e frequenti lamentele formalizzate da parte dei lavoratori.
I predetti eventi sono da valutarsi sulla base di parametri omogenei individuati
internamente alla azienda (es. andamento nel tempo degli indici infortunistici
rilevati in azienda).
Fattori di contenuto del lavoro quali ad esempio: ambiente di lavoro e
attrezzature; carichi e ritmi di lavoro; orario di lavoro e turni; corrispondenza
tra le competenze dei lavoratori e i requisiti professionali richiesti.
Fattori di contesto del lavoro quali ad esempio: ruolo nell’ambito
dell’organizzazione, autonomia decisionale e controllo; conflitti interpersonali
al lavoro; evoluzione e sviluppo di carriera; comunicazione (es. incertezza
in ordine alle prestazioni richieste).
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Fattori oggettivi, fattori soggettivi e indicatori potenziali
indiretti di rischio.
I primi riguardano la tipologia del lavoro (contenuto) e il contesto in cui
si svolge: ad esempio l’eventuale inadeguatezza nella gestione
dell’organizzazione del lavoro e dell’ambiente di lavoro (qualità/quantità
di lavoro, condizioni peculiari del posto di lavoro, chiarezza relativa al
proprio ruolo e al proprio futuro).
I secondi riguardano la singola persona, sono prettamente soggettivi e
riguardano le caratteristiche personali come ad esempio il modello
emozionale individuale e la personalità.
Gli indicatori potenziali indiretti devono intendersi come la risultanza di
un esame dell’assenteismo, della rotazione del personale, dei conflitti
interpersonali o delle lamentele da parte dei lavoratori. Analoga
attenzione va dedicata ad una eventuale scarsa adesione ed applicazione
alle procedure di sicurezza, al basso senso di appartenenza, alla
presenza di scarsa iniziativa e ad una ridotta produttività.
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Note Giurisprudenziali
Commissione Europea : nuova strategia comunitaria per la salute e la sicurezza
Parlamento europeo :necessità di individuare obiettivi comuni comparabili
Consiglio dei Ministri : Direttiva del 24.3.2004
(Misure finalizzate al miglioramento del benessere organizzativo nelle pubbliche
amministrazioni)
Tribunale di Torino: diritto al risarcimento del danno biologico
dovuto a mobbing
L’obbligatorietà del risarcimento: in caso di incidente stradale in soggetto sotto stress
Cass sez. lavoro 7/6/2007 n. 13309, CED.
Danno non patrimoniale: per scelte di vita diverse quanto all’espressione e
realizzazione della personalità nel mondo esterno
Cass sez. lavoro 7/3/2007 n. 5221, CED.
Procura Torino: Iscrizione nel registro degli indagati per carenze nel metodo
di accertamento utilizzato
Risarcimento: non solo in presenza di una lesione con postumi permanenti,
ma anche in presenza di lesioni che abbiano causato uno stress psicologico
(Cass. 29.11.1999.n.13440)
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Alcune precisazioni preliminari
(Accordo interconfederale 8 giugno 2008
1. non tutti i luoghi di lavoro sono necessariamente interessati dallo
stress
(art. 1, comma 2)
2. non tutte le manifestazioni di stress sono necessariamente negative
(art. 3, comma 2)
3. lo stress non è una malattia
(art. 3, comma 3)
4. non tutte le manifestazioni di stress sul lavoro possono essere
considerate come stress lavoro-correlato (art. 3, comma 4)
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Stress, danno biologico e danno psichico
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Lavorare sotto una certa
pressione può migliorare le
prestazioni e dare soddisfazione
quando si raggiungono obiettivi
impegnativi.
STRESS DISTRESS EUSTRESS
Al contrario, quando le richieste
(in ambito lavorativo e non) e la
pressione diventano eccessive,
possono causare stress cronico.
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Serotonina, noradrenalina dopamina e cortisolo
La serotonina è importante per dormire bene, per la regolazione del
nostroorologio interno, più in generale per determinare la sensazione
di benesseredell’individuo. La noradrenalina modula i livelli di energia
del nostro corpo.
Senza noradrenalina nel cervello, ci si sentirà sempre stanchi.
Avere bassi livelli di noradrenalina è come cercare di avviare
un'automobile con la batteria scarica.
La dopamina è importante per la produzione delle endorfine,
sostanze tra l'altro regolatrici del senso del dolore, nella
regolazione del piacere, etc.
Nello stress cronico, anche la risposta
ormonale di adattamento è cronica, con aumento dei livelli di cortisolo,
comportando affaticamento ed indebolimento generale.
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Le reazioni fisiologiche:
cambiamenti dovuti all’attivazione
del sistema nervoso simpatico ed
endocrino
Le risposte cognitivo-verbali :
disturbi nelle abilità cognitive e nelle
risposte a fattori stressanti
I segnali meta-verbali:
indicatori di reazione come la
postura e la mimica facciale
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Il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali
Nel DSM IV, possiamo inoltre trovare descritto e
classificato lo stress in varie forme come:
Disturbo dell’Adattamento,
Disturbo Post-traumatico da Stress,
Disturbo Acuto da Stress,
Fattori Psicologici che Influenzano una Condizione
Medica
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I SINTOMI PIU’ COMUNI
( ma non i soli possibili)
Tra i sintomi più comuni ci sono: sensazione di stanchezza
generale, accelerazione del battito cardiaco, difficoltà di
concentrazione, attacchi di panico, crisi di pianto,
depressione, ansia, disturbi del sonno, dolori muscolari,
disturbi gastro-intestinali, malfunzionamento della
tiroide, sensazione di noia nei confronti di ogni
situazione, irritabilità, abbassamento delle difese
immunitarie, ipertensione, cefalea,ecc.
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Il concetto di stress (H- Selye)
Definizione del 1936: sindrome causata da agenti nocivi
Anni 70 : lo stress è la risposta non specifica dell’organismo
ad ogni richiesta
Sindrome di adattamento generale (G.A.S.)
Valutazione dell’entità della risposta dell’organismo alle sollecitazioni:
i numerosi cambiamenti prodotti dalla risposta allo stress costituiscono
appunto la sindrome da adattamento generale.
Quando parliamo di stress ci riferiamo alle reazioni dell’organismo a
determinate sollecitazioni che, nel tempo, portano all’ aumento della
secrezione di certi ormoni e all’inibizione di altri determinando
cambiamenti fisici nel cervello e nel corpo.
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Lo stress è un fenomeno percettivo individuale,
legato alla percezione del singolo individuo
Non esistono situazioni stressogene, ma solo
“situazioni potenzialmente stressogene per una
certa popolazione/target/individuo”
(stato soggettivo + ambiente)
Lo stress deriva da una situazione percepita come
minacciosa, a causa di una richiesta dell’ambiente
percepita come eccessiva, rispetto alla percezione
della propria capacità di fronteggiarla
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Valutazione cognitiva dello stressor
Uno stimolo può essere valutato come potenzialmente
minaccioso perché:
1. TROPPO INTENSO ( Eccessivo)
2. INSOLITO (Fuori dalla norma)
3. TROPPO LUNGO (Temporalmente esorbitante)
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Gli eventi stressanti
Valutazione per grado di intensità e una scala crescente:
Ad esempio:
- Contrarietà lievi
- Piccoli cambiamenti esistenziali
- Significativi cambiamenti esistenziali
- Eventi esistenziali acuti o cronici intensamente subiti
- Lutto, gravi perdite o situazioni irreparabili
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Il nostro organismo tende all’omeostasi
dei tre livelli
somatico, psichico o relazionale
La salute dipende da un soddisfacente adattamento sia
fisiologico che psicologico all’ambiente
La salute è associata a un senso di benessere e di piacere
di vivere e ad assenza di dolore e di disabilità
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Segnali d’attenzione…..
L’incapacità di vivere le proprie emozioni
La sensazione personale che gli eventi decorrano in
modo relativamente indipendente dai
propri comportamenti
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Ricordiamocelo sempre ….
Lo stress è una caratteristica della vita e non si potrà
mai pensare di eliminarlo completamente.
E’ possibile ridurlo attraverso alcuni accorgimenti che
riguardano:
• la capacità individuale di gestione delle situazioni
stressanti e più in generale se stessi e il proprio tempo
(self management e time management),
• una migliore organizzazione nell’ambito lavorativo,
• uno stile di vita che permetta il recupero e la
mobilitazione di energie utili.
Emanuele Bartolozzi – Consulente tecnico Psicologo Tribunale Ordinario di Firenze
Il ruolo della personalità
Emanuele Bartolozzi – Consulente tecnico Psicologo Tribunale Ordinario di Firenze
Cos’è la personalità?
siamo:
un’organizzazione di modi di essere, di conoscere e
di agire, che assicura unità, coerenza, continuità,
stabilità e progettualità alle relazioni dell’individuo
con il mondo.
Non è così semplice conoscere se stessi…
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Comportamento di Tipo A
-Competitività spinta e diffusa a tutti gli aspetti della vita. Tendenza
alla sfida e alla lotta.
-Aggressività (spesso repressa) presente costantemente in tutte le
interazioni personali e sociali.
-Impazienza, insofferenza per i diversi ritmi altrui e per l'insufficienza
degli altri.
-Tensione muscolare, discorso "esplosivo", ipervigilanza, difficoltà al
rilassamento.
-Tendenza a voler fare e ottenere un illimitato numero di cose in un
limitato periodo di tempo.
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Comportamento di Tipo A
-Necessità spinta di avere costantemente il controllo
totale nelle situazioni.
-Spinta all'acquisizione di cose, oggetti, beni e in
generale al consumo.
-Spesso fumo, alcool, attività orali ripetitive.
-Poca attività fisica.
-Pochi interessi alternativi al lavoro.
-Alimentazione irregolare ed eccessiva.
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Comportamento di Tipo B
-Competitività selettiva e proporzionata alla reale importanza
degli obiettivi da raggiungere.
-Aggressività "fisica" indotta da stimoli adeguatamente
frustranti. Aggressività di base ridotta.
-Capacità di adeguarsi e di tollerare la diversità degli altri ed i
loro differenti ritmi.
-Rilassamento muscolare, discorso tranquillo, vigilanza "fasica"
facilità di rilassamento.
-Tendenza a proporzionare le cose da fare e da ottenere in
rapporto al tempo disponibile.
- Emanuele Bartolozzi – Consulente tecnico Psicologo Tribunale Ordinario di Firenze
Comportamento di Tipo B
-Ridotta
importanza dell'avere costantemente il controllo
in tutte le situazioni.
-Relativa indifferenza al consumo e all'acquisizione di cose
inutili.
-Fumo e alcool molto limitati.
-Attività fisica.
-Interessi alternativi al lavoro.
-Alimentazione controllata.
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Ulteriori fattori di rischio
Fattori biologici ( sesso, ereditarietà, età)
e fisiologici (cicli ormonali, bioritmi) che
espongono a maggior rischio di
depressione (gravidanza, puerperio,
sindrome premestruale, menopausa,
eredo-familiarità, insonnia, stili di vita)
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Profili psicologici maggiormente esposti al rischio:
un esempio da una Consulenza Tecnica d’Ufficio
Tribunale di Firenze
II criterio di valutazione del danno ha tenuto conto di come l’evento
traumatico si sia posto in relazione alla specificità del soggetto, di come
questi prima funzionasse e di come, poi, in seguito non funzioni più ed
abbia subito delle modificazioni peggiorative.
Preliminarmente si deve precisare che il Disturbo di Personalità non è in
nesso causale con l’evento per cui è causa. Si tratta, infatti, di una
condizione connaturata all’assetto psichico di fondo dell’individuo, che
ne impronta i vissuti e le espressioni comportamentali e relazionali,
dando una sorta di indirizzo alle eventuali reazioni scaturite dai c.d. life
events ma che affonda le sue radici molto a monte rispetto agli stessi.
E’ facilmente comprensibile che questo substrato costituisce un locus
minoris resistentiae sul quale life events particolarmente impegnativi
possono elicitare reazioni quali-quantitativamente rilevanti, tali da far
scivolare ll disturbo di personalità di fondo verso condizioni psicopatologiche maggiori, di franco risalto psichiatrico.
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Profili psicologici maggiormente esposti al rischio:
un esempio da una Consulenza Tecnica d’Ufficio
Tribunale di Firenze
E’ esattamente quello che, a giudizio dei sottoscritti, si è verificato in
questo caso. Nessun dubbio può dunque sussistere circa l’enorme
effetto stressogeno di questa esperienza vissuta dal soggetto. Per vero,
un’esperienza del genere avrebbe colpito seriamente e permanentemente
la psiche di qualsiasi individuo, anche se completamente scevra di fattori
predisponenti: nella fattispecie
il Disturbo di Personalità ha facilitato/accentuato gli effetti psicotraumatizzanti della predetta esperienza.
A nostro avviso è stata proprio la maggior vulnerabilità psicologica
sottesa a questo disturbo a portare alle estreme conseguenze l’alterata
l’omeostasi psico-comportamentale del periziato, con notevoli riverberi
negativi anche sul piano del rendimento lavorativo e sul piano relazionale,
ove permangono notevoli difficoltà.
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Caratteristiche del lavoro che sono
più facilmente associate con lo
stress
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Il rumore eccessivo
Il sovraccarico lavorativo.
La mancanza del tempo indispensabile per svolgere un compito.
La scarsa varietà delle attività.
L'insufficienza o la mancanza di un riconoscimento o di una ricompensa
per una buona prestazione.
L'assenza di discrezionalità e di controllo.
La presenza di eccessive responsabilità.
L'ambiguità di ruolo.
Il conflitto con i colleghi o con i superiori.
L'insoddisfazione, la mancanza di realizzazione personale.
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Modello di Cooper della dinamica dello stress sul
lavoro Fonte: Agenzia Europea per la Sicurezza e la
Salute sul Lavoro, 2000
Fonte di stress:
Inerente il lavoro: un basso valore del lavoro, l’uso limitato
delle capacità, la ripetitività del lavoro, la mancanza di
feedback sul rendimento, il carico di lavoro, i ritmi di lavoro,
gli orari di lavoro
Ruolo nell’organizzazione: sovraccarico di ruolo, ambiguità di
ruolo, conflitto di ruolo, la responsabilità di altre persone
Rapporti sul lavoro: la qualità dei rapporti interpersonali (fra
colleghi ma soprattutto con i superiori), la partecipazione ai
processi decisionali, la competitività
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Modello di Cooper della dinamica dello stress sul lavoro
Fonte: Agenzia Europea per la Sicurezza e la Salute
sul Lavoro, 2000
Fonte di stress:
Evoluzione della carriera: rapporto tra progressione di carriera
e valore del lavoratore, obsolescenza, la mancanza di sicurezza
(precarietà), l’iniquità organizzativa, la bassa retribuzione
Clima e struttura organizzativa: procedure farraginose, non
chiare, struttura piatta e dimensioni elevate, stili di leadership.
Il clima ci permette di evidenziare la qualità delle relazioni
(clima cattivo – presenza di malessere, clima buono presenza di
benessere)
Interfaccia casa/lavoro: effetti della vita lavorativa sulla vita
non lavorativa e viceversa
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Secondo Lazarus e Folkman (1984) lo stress dipende non solo
dalla situazione ma anche dalla valutazione dell’individuo
della stessa
L’ Appraisal rappresenta la sintesi di due tipi di valutazione
la valutazione primaria
riguarda l’ambiente ed il giudizio da parte dell’individuo
sul reale o potenziale contenuto di pericolo
la valutazione secondaria
in cui la persona valuta, se possiede o meno le abilità e
le risorse per fronteggiare il pericolo (coping skill)
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Il mobbing
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Il termine mobbing deriva dal termine inglese
to mob (attaccare, assalire)
Il far fronte a una situazione di pericolo o di minaccia è un
processo comportamentale che viene denominato coping
(dal termine inglese «to cope», far fronte).
La molestia morale nel luoghi di lavoro
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Lo stress nel corpo docente
il burnout
Emanuele Bartolozzi – Consulente tecnico Psicologo Tribunale Ordinario di Firenze
Lo stress nel corpo docente: tre
diversi livelli
1. Livello: coloro che sono in buona salute
2. Livello: coloro che sono in una situazione di burnout
3. L’ivello: coloro che presentano una psicopatologia ben evidente.
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Un aspetto particolare dello stress nelle Helping
Professions,più in particolare professione docente:
il burnout
Il termine burnout, nato negli anni 30 per definire un atleta
che, dopo anni di successi, si esaurisce, si brucia e non può
più dar nulla agonisticamente, comincia ad essere applicato
all’ambito lavorativo negli anni ’70, in particolare nella
letteratura che riguarda le helping professions.
Negli anni successivi si è spesso associato a incompetenza,
scarsa motivazione, fragilità psicologica ma studi
approfonditi hanno delineato contorni molto più complessi
del fenomeno.
Emanuele Bartolozzi – Consulente tecnico Psicologo Tribunale Ordinario di Firenze
Recenti studi hanno confermato che la
categoria degli insegnanti è sottoposta a
numerosi stress
il particolare rapporto con gli alunni/studenti
il continuo evolversi della percezione dei valori sociali
l’evoluzione scientifica
il susseguirsi continuo di riforme
la maggior partecipazione degli studenti alle decisioni
l’ inadeguato ruolo istituzionale attribuito/riconosciuto alla professione
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Una problematica mondiale
Allarme suicidi in Francia
Assenze triplicate per malattie psichiatriche in Giappone
negli ultimi 10 anni
Pensionamenti per malattie psichiatriche in Germania
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Il burnout, a differenza dello stress che riguarda la sfera individuale,
è un fenomeno fondamentalmente psicosociale di portata internazionale,
per il quale sono stati identificati fattori di rischio personali, relazionali
e ambientali sui quali intervenire.
Si tratta di una sindrome complessa , multidimensionale che merita di
essere attentamente considerata per la rilevanza sociale, in quanto
implica dei costi elevati per tutti i soggetti coinvolti nella gestione,
erogazione e fruizione dei servizi (operatori che pagano in termini di
salute e qualità di vita, utenti che trovano un servizio qualitativamente
insoddisfacente, comunità che vede lievitare i costi intermini di assenza
dal lavoro e assistenza sociosanitaria).
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Il “senso” del lavoro
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Studi sulla categoria docente in Italia
Recentemente però diversi studi hanno prodotto un significativo cambiamento
in quest’ultima tendenza.
Uno studio dell’ASL di Milano sulle domande di invalidità tra il 1992 e il
2001, evidenzia che la categoria insegnante risulta costituire il 36% delle
domande con una frequenza di patologia psichiatrica doppia rispetto alla
categoria impiegatizia, indipendentemente da età, sesso e ordine di scuola di
appartenenza.
In provincia di Firenze, più o meno nello stesso periodo fu condotto uno
studio sul personale della scuola dell’infanzia (169 soggetti) utilizzando il
Maslach Burnout Inventory in otto circoli didattici mise in evidenza la
presenza di burnout in circa 1 insegnante su 3.
Negli ultimi dieci anni molti altri sono stati gli studi scientifici sull’argomento
e Vittorio Lodolo D’Oria ne ha pubblicato le risultanze in diversi contesti.
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’Il disagio mentale professionale negli insegnanti: dalla
gestione alla prevenzione’
Anp (Associazione Nazionale presidi) Roma maggio 2008
ha analizzato
il comportamento e la percezione da parte dei dirigenti scolastici di fronte
al disagio mentale professionale del corpo docente.
L’indagine è stata svolta su un campione di 1.412 soggetti (1.124 dirigenti
scolastici e 288 collaboratori):
il 61% dei dirigenti scolastici con oltre 10 anni di servizio ha affrontato
direttamente
casi di disagio mentale professionale nel corso della propria carriera;
al 17% di presidi è rimasto il dubbio di essersi trovati di fronte a docenti
con disturbi patologici;
il 12% del campione non ha mai incontrato, né sentito parlare, di insegnanti
con problemi psichici..
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Il Modello di Maslach 1976
L’esaurimento emotivo
La depersonalizzazione
La ridotta realizzazione personale
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Il Maslach Burnout Inventory
Le caratteristiche dei soggetti più vulnerabili al burnout:
deboli, remissivi, con difficoltà a tracciare i confini tra sé e gli
utenti, incapaci di esercitare un controllo sulla situazione,
rassegnati passivamente alle richieste del lavoro senza tentare
di ridimensionarle.
I vari stressor della situazione lavorativa, come il sovraccarico
o l’ambiguità di ruolo, possono interagire con le caratteristiche
personali portando allo sviluppo del burnout.
Emanuele Bartolozzi – Consulente tecnico Psicologo Tribunale Ordinario di Firenze
Il Modello di Cherniss
1. Sintomi fisici:
fatica e senso di stanchezza, frequenti mal di testa e disturbigastrointestinali,
raffreddori e influenze, cambiamenti delle abitudini alimentari,insonnia
e uso di farmaci.
2. Sintomi psicologici
senso di colpa, negativismo, sensazioni di fallimento ed immobilismo,
alterazioni dell’umore, irritabilità, scarsa fiducia in sé, scarsa empatia e
capacità d’ascolto.
3. Reazioni comportamentali
alta resistenza ad andare al lavoro, assenteismo e ritardi, tendenza
ad evitare o rimandare i contatti con gli utenti, ricorso a procedure standardizzate.
4. Cambiamenti di atteggiamento con gli utenti,
chiusura difensiva ai contatti, cinismo, perdita di disponibilità all’ascolto, distacco
emotivo, indifferenza, colpevolizzazione; utilizzo di misure del controllo del
comportamento come l’uso di tranquillanti; atteggiamenti sospettosi o paranoidi.
Anche con i colleghi si sviluppano atteggiamenti di evitamento dei contatti e di
risentimento
Emanuele Bartolozzi – Consulente tecnico Psicologo Tribunale Ordinario di Firenze
Folgheraiter (1994)
introduce un quarto elemento descritto come
perdita della capacità del controllo,
smarrimento cioè di quel senso critico che consente di attribuire
all’esperienza
lavorativa la giusta dimensione.
La professione finisce per assumere un’importanza smisurata
nell’ambito della vita di relazione e l’individuo non riesce a “staccare”
mentalmente tendendo a lasciarsi andare anche a reazioni emotive,
impulsive e violente.
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Fattori che possono determinare il burnout
Fattori sociali e personali del soggetto
Fattori relazionali
Fattori oggettivi organizzativi (o professionali)
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Epidemiologia del Burnout: risultanze non
concordanti in letteratura
Coincidenza su alcune variabili:
Età;
Sesso;
Stato civile;
Turnazione lavorativa;
Anzianità professionale; Sovraccarico lavorativo.
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Il modello di Maslach e Leiter (1997)
ordina le cause oggettive del burnout in sei classi:
carico di lavoro,
autonomia decisionale,
gratificazioni,
senso di appartenenza,
equità,
valori.
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La prevenzione della sindrome da
burnout
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Burnout : un rischio troppo elevato per ogni contesto
organizzativo
Un prezzo troppo alto da pagare
Costi economici,
Produttività ridotta,
Problemi di salute
Generale declino della qualità della vita personale o lavorativa
Prevenire il burnout
Dalla riduzione degli aspetti negativi
alla promozione di quelli positivi
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L’analisi istituzionale
Emanuele Bartolozzi – Consulente tecnico Psicologo Tribunale Ordinario di Firenze
Gli interventi formativi
livello professionale:
organizzazione di workshop che favoriscano
l’apprendimento di nuove tecniche d’insegnamento
rapporti interpersonali:
organizzazione di corsi sugli stili d’insegnamento da adottare e da rigettare
workshop su tecniche di stress management (training autogeno,
autocontrollo, gestione dei conflitti etc.) e miglioramento dello stile
cognitivo
livello organizzativo:
organizzazione di corsi per l’apprendimento della gestione manageriale di
una classe, tecniche di comunicazione interna e di problem-solving,
coinvolgimento degli insegnanti nel processo di decision-making, attivazione
di servizi di counselling
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La resistenza individuale al Burnout
La personalità hardy, (secondo Marck 1990), possiede tre caratteristiche:
è consapevole del proprio ruolo nella società e del significato (senso)
attribuito alla propria esistenza (committment):
relativizza/ridimensiona le esperienze di vita e percepisce
le novità come stimolo anziché come insidia (challenge)
sente di poter controllare gli eventi senza esserne sopraffatto (control)
Kobasa (1990) definisce come negative (regressive or palliative coping
strategies) quelle reazioni di adattamento come bere, fumare, assumere
psicofarmaci, derivanti da comportamenti atti a negare, minimizzare,
nascondere o evitare gli eventi stressogeni
Emanuele Bartolozzi – Consulente tecnico Psicologo Tribunale Ordinario di Firenze
Farber (2000)
Traccia il profilo personale del professionista più a rischio di burnout
età sotto i 40 anni, idealista, introverso, docente di medie o superiori,
suscettibile ai condizionamenti esterni, con hardiness ridotta, Type A
behaviour
e inoltre analizza l’humus più favorevole per l’attecchimento del Burnout
aree urbane, zone disagiate con scarsi servizi sociali, classi numerose,
strutture fatiscenti, attrezzature insufficienti/inadeguate, gestione
burocratica anziché manageriale
Lo stesso autore propone ai fini di un approccio al trattamento terapeutico
individualizzato una differenziazione del burnout in tre sottotipi:
burnout classico (o frenetico)
burnout da sottostimolazione (underchallanged)
burnout da scarsa gratificazione (wornout)
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Locus of control
la percezione da parte dell’individuo di riuscire o meno ad
operare in modo significativo sulla propria realtà sociale. Il
locus of control interno si riferisce
alla sensazione di possedere la capacità di incidere sugli
avvenimenti e, pertanto, di poterli controllare attivamente;
Il locus of control esterno è la sensazione che gli avvenimenti
si realizzino in modo del tutto estraneo alla capacità di
influenzarli.
Emanuele Bartolozzi – Consulente tecnico Psicologo Tribunale Ordinario di Firenze
Coping strategies
in uno studio su 2.638 direttori scolastici del Regno Unito
(Cooper, 1993)
azioni dirette (direct), miranti cioè ad affrontare
positivamente la situazione
diversive (diversionary), cioè tese a schivare l’evento
assumendo un atteggiamento
apatico, impersonale, distaccato nei confronti di terzi
di fuga (withdrawal) o abbandono dell’attività, per sottrarsi
alla situazione stressogena
palliative (palliative) cioè incentrate sul ricorso a sostanze
come caffè, fumo, alcool, farmaci.
Emanuele Bartolozzi – Consulente tecnico Psicologo Tribunale Ordinario di Firenze
Burnout e coping
Gli individui più protetti dalla sindrome del burn-out sono dotati di una
buona autostima
Una maggiore coscienza riguardo il proprio stato di stress e i fattori che
lo hanno provocato sono le prime risorse di una persona che ha sviluppato
la sindrome da burn-out
A volte paradossalmente può risultare utile intensificare la propria
attività lavorativa.
In genere le tecniche di rilassamento e le attività sportive possono fare
ritrovare quell’energia e quell’autostima necessarie a riacquistare le
proprie difese non passive
In questo senso anche l’eventuale ricorso a professionisti capaci di
offrire una relazione d’aiuto – un buon avvocato (per il supporto legale a
difesa dei propri diritti) e buon psicoterapeuta (per il supporto
psicologico a difesa del proprio spirito) – possono rivelarsi preziosi!
Emanuele Bartolozzi – Consulente tecnico Psicologo Tribunale Ordinario di Firenze
Un progetto terapeutico Tailored
sull’individuo
Obiettivi terapeutici:
diminuire la componente onirico-idealista rispetto al proprio lavoro
evidenziare gli aspetti positivi del lavoro e non concentrarsi
solo su quelli negativi;
coltivare interessi al di fuori dal lavoro per distrarsi e non focalizzare
l’attenzione esclusivamente sui problemi professionali
lavorare in compagnia di altre persone per non sentirsi soli
Emanuele Bartolozzi – Consulente tecnico Psicologo Tribunale Ordinario di Firenze
Stress e Burnout :
1)CONOSCERSI
2)PREVENIRE L’ECCESSO DI STRESS
3)RICONOSCERE I SINTOMI
4)GESTIRE LO STRESS
Emanuele Bartolozzi – Consulente tecnico Psicologo Tribunale Ordinario di Firenze
LE PAROLE CHIAVE DELLA PROPRIA
VITA
LE PAROLE CHIAVE DEL PROPRIO
LAVORO
Emanuele Bartolozzi – Consulente tecnico Psicologo Tribunale Ordinario di Firenze
Concludendo….
Certamente una buona analisi organizzativa sulle
dimensioni oggettive individuate come fonti di stress
costituisce già di per sé per l’istituto scolastico un
modo per guardarsi allo specchio e valutare quanto
l’apparato organizzativo è “a misura d’uomo”
Il processo di valutazione diventa più importante del
risultato (la valutazione del rischio) perché è già
implicitamente un’attività di miglioramento che non si
limita al fenomeno stress ma che riguarda tutte
quelle variabili organizzative che possono migliorare i
modi di lavorare e di conseguenza la produttività
lavorativa
Emanuele Bartolozzi – Consulente tecnico Psicologo Tribunale Ordinario di Firenze
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