LA FECONDAZIONE È l’incontro dello spermatozoo con l’ovulo entrambi maturi ed avviene, di norma, nel terzo superiore della tuba ovarica omologa, corrispondente cioè a quella dell’ovaio che ha maturato il follicolo nel ciclo estrale; è indispensabile una certa sfasatura temporale fra l’inseminazione e l’ovulazione: gli spermatozoi, per risalire dal luogo di deposizione a quello di fecondazione attraverso le vie genitali (utero, corni e tube), impiegano circa 18 ore Tempo mediamente necessario affinchè, grazie alla presenza delle sostanze uterine secrete dalle cellule secernenti del miometrio e spinti verso l’alto dalle cellule vibratili del miometrio e della tuba, essi possano capacitarsi e raggiungere l’ovulo maturo nel momento opportuno CAPACITAZIONE SPERMATOZOI Acquisizione della piena capacità fecondativa, ossia passare dallo stadio di nemaspermi a quello di spermatozoi completamente maturi l’ovulo, per discendere dal follicolo scoppiato sino al luogo di fecondazione e per capacitarsi, impiega all’incirca 6 h. L’incontro deve quindi avvenire preferibilmente quando i due gameti sono al massimo della loro capacità fecondante, che coincide con la 18ª h per lo spermatozoo e con la 6ª per l’ovulo e, comunque, non prima che questa sia stata raggiunta né dopo che sia stata perduta. Il momento ottimale di inseminazione coincide con la seconda metà dell’estro, l’ovulazione con la prima metà del metaestro e la fecondazione avviene durante quest’ultima fase. Di tutti i milioni di spermatozoi presenti in una dose (oppure in un eiaculato) soltanto poche migliaia raggiungono la tuba e di questi soltanto uno, feconda l’ovulo femminile dando origine allo zigote diploide che successivamente evolverà prima in embrione e poi in feto L’ovulo, che ha dimensione di molto superiore a quella dello spermatozoo è circondato da un ammasso di cellule somatiche ( cumulo ooforo). Una volta disceso nel terzo superiore della salpinge, viene raggiunto da un elevato numero di spermatozoi che si dispongono ortogonalmente alla sua superficie. È indispensabile che tale numero sia molto elevato per creare la concentrazione enzimatica acrosomiale minima necessaria alla fecondazione, anche se è uno soltanto lo spermatozoo che, penetrato nel cumulo ooforo e superate le due membrane ovulari (vitellina e pellucida), raggiunge il citoplasma in cui avviene la fusione dei due pronuclei aploidi — maschile e femminile — in un unico zigote diploide dando così inizio alla gravidanza e determinando nel contempo il sesso dell’embrione. Blastogenesi Processo che porta allo sviluppo dell’uovo fecondato, con formazione di una struttura che alloggerà nell’utero materno e che prende il nome di BLASTULA o BLASTOCISTI. A livello anatomico l’incontro tra i 2 gameti avviene nell’ampolla della salpinge. Lo spermatozoo si “capacita”, ossia acquista la funzione fecondatrice: ciò avviene sia con la maturazione del materiale genetico contenuto in esso, sia con la formazione di una “sacca” contenente un enzima capace di lisare la membrana della cellula uovo e permettere così “l’inoculazione” del DNA maschile all’interno dell’ovulo stesso. Dall’unione dei 2 patrimoni genetici (maschile e femminile) originano 2 nuove cellule diploidi (2n) che nel loro complesso prendono il nome di BLASTOMERO. SEGMENTAZIONE ZIGOTE (diametro 150-200 micron) subisce divisioni mitotiche BLASTOMERI nelle prime 7-9 divisioni non crescono in interfase perciò diventano di 7-10 micron di diametro MORULA è ancora circondata dalla MEMBRANA PELLUCIDA arriva nell’utero dopo 4-5 giorni dalla fecondazione • Seguono altre 3 moltiplicazioni cellulari che portano alla formazione di un totale di 16 blastomeri, i quali risultano di fatto essere tutti totipotenti (staminali). Questa è la fase di MORULA (5-6 gg dalla fecondazione). COMPATTAZIONE DELLA MORULA Caratteristica dei Mammiferi è anche la compattazione dei blastomeri con formazione di una massa compatta di cellule detta MORULA, costituita, nella parte centrale, da cellule globose tra cui si formano giunzioni comunicanti e, nella parte periferica, da cellule appiattite unite da giunzioni serrate. Procedendo nello sviluppo della suddetta struttura si formerà all’interno della stessa una cavità (BLASTOCISTI CAVITARIA) Nei Mammiferi la Blastula è chiamata BLASTOCISTI Ad un certo punto si romperà la membrana pellucida, passando alla fase di BLASTOCISTI ESPANSA Il gruppo cellulare che poi arriverà a originare l’embrione prende il nome di DISCO EMBRIONALE esso si trova in zona polare rispetto alla blastocisti espansa; Da questo momento incomincia il processo di PLACENTAZIONE vero e proprio con la formazione di PLACENTA che non solo è da considerarsi un organo, ma un sistema di scambio di sostanze alimentari, di scarto e gassose, tra feto e madre. La PLACENTA impedisce il passaggio di macromolecole e blocca anticorpi che sono proteine perciò nel feto manca immunità passiva che verrà acquisita con l’assunzione del colostro. La PLACENTA produce ORMONI all’inizio gonadotropi luteinizzanti (in cavalla si formano vari corpi lutei) in seguito estrogeni e progesterone. Successivamente il disco embrionale si approfondirà dando origine a 2 sacchi concentrici che arriveranno a contenerlo. L’embrione sarà avvolto dal sacco più interno, detto AMNIOTICO, che a sua volta sarà avvolto dalla sacca ALLANTANOIDE più esterna. In questi 2 sacchi sono contenuti dei liquidi, di questi il liquido allantanoideo è in pratica costituito dalle urine fetali. AMNIOS ALLANTOIDE LIQUIDO AMNIOTICO è mucoso con secreti del feto (ghiandole salivari e intestinali). LIQUIDO ALLANTOIDEO è un dializzato del sangue dei vasi allantoidei. • Ognuno di questi 2 sacchi è dato da 2 foglietti epiteliali: –1 Il sacco amniotico è formato da un foglietto prossimo al feto (foglietto amniotico) e da uno rivolto all’allantanoide (allanto-amnios). –2 Il sacco allantanoide è formato da un foglietto più interno (allantanoide) e da uno più esterno che prende il nome di allanta-corion, proprio quest’ultimo prende contatto col corpo della madre creando il sistema placentale. In tutte le placente vengono a contatto una porzione fetale ed una porzione materna, ciò avviene a carico di micro-villosità • A secondo del tipo di tessuto che viene a contatto si parla di placente: – EPITELIOCORIALE: sia madre che feto mettono a contatto tessuto epiteliale – ENDOTELIOCORIALE: il feto mette a contatto tessuto epiteliale con tessuto endoteliale della madre – EMOCORIALE: il feto mette a contatto tessuto epiteliale direttamente con il sangue della madre. PLACENTA CLASSIFICAZIONE in base alle AREE di SCAMBIO • In funzione della tipologia con cui le superfici placentali vengono a contatto si parlerà poi di placente: – DIFFUSA: se tutta la superfici dei sacchi è cosparsa di cotiledoni. [CAVALLO E MAIALE] – COTILEDONARE contatto caruncole/cotiledoni (placentomi). [RUMINANTI] – ZONATA: se solo una zona ben definita (di solito quella equatoriale) è interessata dalla presenza dei cotiledoni. [CARNIVORI] – DISCOIDALE : [PRIMATI E RODITORI] PLACENTA CLASSIFICAZIONE in base alle AREE di SCAMBIO DIFFUSA CAVALLO E MAIALE PLACENTA CLASSIFICAZIONE in base alle AREE di SCAMBIO COTILEDONARE RUMINANTI PLACENTA CLASSIFICAZIONE in base alle AREE di SCAMBIO ZONATA CARNIVORI PLACENTA CLASSIFICAZIONE in base alle AREE di SCAMBIO DISCOIDALE PRIMATI E RODITORI ALTERAZIONI DEGLI ANNESSI RITENZIONE PLACENTARE da infezioni (brucellosi) o atonia uterina (collasso puerperale). IDROAMNIOS e IDROALLANTOIDE = eccesso di liquidi, spesso con ANASARCA, edema dell’intero feto. ANASARCA, Riepilogando Si parla di: Ovulo dal giorno 1 della fecondazione fino al 13° Blastomero Morula Blastocisti cavitata Blastocisti espansa Embrione dal 14° al 45° giorno dalla fecondazione Feto oltre al 46° giorno dalla fecondazione. Lo zigote, che appena formatosi inizia la sua moltiplicazione cellulare mitotica, permane per circa 1ª settimana nella tuba allo stadio di morula (16÷32 cellule), indi nella 2ª settimana, già allo stadio di blastula, discende nell’utero in cui si impianta stabilmente intorno alla 4ª settimana e differenzia i suoi tessuti embrionali (ecto, meso ed endoderma) che daranno origine sia ai tessuti che agli invogli o annessi fetali. Esso trae nutrimento nel primo periodo dal citoplasma ovulare, nel secondo periodo dai fluidi uterini ( latte uterino).