indicatori per l`individuazione precoce

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DISTURBI SPECIFICI
DELL’APPRENDIMENTO:
INDICATORI PER
L’INDIVIDUAZIONE PRECOCE
SUPPORTO ALLE FAMIGLIE:
presa di coscienza del problema
22/01/2011 Dott. Di Girolamo Reana
-Psicologa-
Carletto è un ragazzino simpatico e intelligente, alla
scuola materna era molto popolare, i suoi giochi
fantasiosi attirano l’interesse di tutti gli altri bambini,
spesso ha delle idee fuori del comune, le sue battute
sono insolite e divertenti.
Ma all’arrivo in prima elementare Carletto
inspiegabilmente fatica moltissimo a fare quello che gli
altri bambini hanno imparato facilmente nel giro di
poche settimane; continua a fare gli stessi errori
banali di ortografia, la maestra non capisce che cosa
stia succedendo: lo considera intelligente ma a volte si
chiede se lo è davvero quando lo vede ripetere gli
stessi stupidi errori.
Carletto diventa depresso e scontroso, a volte piange e non
vuole andare a scuola, oppure quando è in classe si distrae
, disturba i compagni, fa cadere continuamente la matita,
la gomma, i colori. I suoi quaderni sono un disastro
indecifrabile.
I genitori e la maestra cominciano a pensare che Carletto è
pigro, non ha voglia di faticare oppure che è un po’ tonto,
nonostante le apparenze …
Nessuno pensa che Carletto ha un problema ben preciso che
necessita di essere chiarito, nessuno pensa che potrebbe
essere dislessico …
Un bambino di 6 anni dopo essere entrato in prima elementare
pieno di entusiasmo , curiosità e voglia di imparare, sperimenta
inevitabilmente per molti anni le sue difficoltà, la frustrazione
del desiderio di imparare, i giudizi negativi da parte di adulti
significativi (insegnanti, genitori,..), ed il confronto perdente
con dei compagni che invece imparano quasi naturalmente
quello che la maestra insegna. Tutto questo lo porta ad essere
irrequieto, poco socievole, aggressivo, … un bambino difficile!
In realtà questi problemi di comportamento e/o relazione sono la
conseguenza di un disturbo dell’apprendimento, le cui difficoltà
determinano frustrazioni, paure, ansie, inibizioni, aggressività e
disorientamento … Come dovrebbero comportarsi i bambini che
stentano ad imparare a leggere?...Come dovrebbero reagire
sentendo le risatine dei compagni, ogni volta che sono chiamati a
leggere in classe ad alta voce?....
“IL BAMBINO CHE
SI OPPONE E’ UN
BAMBINO CHE NON
SA COME PORSI”
I bambini in difficoltà credono di
essere stupidi perché non riescono a
fare cose che ad altri coetanei riescono
semplici, non possono soddisfare le
aspettative degli insegnanti né dei loro
familiari, e si ritrovano soli,
consolidando giorno dopo giorno l’idea
di
AVERE TUTTO IL MONDO CONTRO
IL BAMBINO:
Si trova a far parte di un contesto (la
scuola) nel quale vengono proposte attività
per lui troppo complesse, ma osserva che la
maggior parte dei compagni si inserisce con
serenità in tali attività e ottiene anche buoni
risultati;
Sente su di sé continue sollecitazioni da parte degli adulti;
Inizia a maturare un senso di colpa in quanto si sente
responsabile delle proprie difficoltà;
Ritiene che nessuno sia soddisfatto di lui, né gli insegnanti
né i genitori;
Ritiene di non essere all’altezza dei compagni e
che questi non lo considerino membro del loro
gruppo a meno che non vengano messi in atto dei
comportamenti particolari (come quello di fare il
buffone in classe);
Per non percepire il proprio disagio mette in atto
meccanismi di difesa che non fanno che aumentare
il senso di colpa come il forte disimpegno ( “Non
leggo perché non ho voglia!” “Non eseguo il compito
perché non mi interessa!”), o attacco (aggressività);
Spesso non trova soddisfazione neanche nelle
attività extrascolastiche poiché le lacune percettivo
motorie possono non farlo “brillare” nello sport e
non renderlo pienamente autonomo .
LE ATTRIBUZIONI PIU’ FREQUENTI SONO:
SCARSO
IMPEGNO
SCARSA
MOTIVAZIONE
PIGRIZIA
DISATTENZIONE
Queste attribuzioni influenzano
negativamente la sua
AUTOSTIMA
e la sua
MOTIVAZIONE AD
APPRENDERE.
…ed hanno un effetto immediato
su:
AUMENTO
LACUNE
SCOLASTICHE
AUMENTO
DIFFICOLTA’
SPECIFICHE
DIFFICOLTA’
NELL’ACQUISIZ
IONE DI
STRATEGIE
METACOGNITIV
E
SI INNESCA COSI’ UN CIRCOLO VIZIOSO …
CAPACITA’ FUNZIONALI INFERIORI A
QUANTO RICHIESTO
MAGGIORI
PROBABILITA’ DI
INSUCCESSO NELLE
PRESTAZIONI
RICHIESTE
ESPERIENZE DI
INSUCCESSO
DETERMINANO UN
ABBASSAMENTO E
GENERANO GIUDIZI
SOCIALI NEGATIVI
AUMENTO DELLE
LACUNE, MAGGIORI
DIFFICOLTA’ DI
SVILUPPO E DI USO DI
ABILITA’ STRATEGICHE
E METACOGNITIVE
CALO DELLA
MOTIVAZIONE, COMPARSA
DI COMPORTAMENTI DI
EVITAMENTO DEL
COMPITO E REAZIONI DI
PASSIVITA’ O
AGGRESSIVITA’
DISTURBI EMOTIVI ASSOCIATI
risposte di evitamento e fuga di
fronte all’oggetto ansiogeno con
connotazioni fisiologiche, attivazione del
sistema neurovegetativo, livelli elevati di
ansia influenzano negativamente la
prestazione ( curva di Gauss).
ANSIA:
si evidenzia marcata
depressione del tono dell’umore,
eccessiva tristezza, perdita d’interesse
per le normali attività, autoaccuse,
DEPRESSIONE :
BASSA AUTOSTIMA
MINORE ADATTAMENTO SOCIALE ED EMOTIVO E
DIFFICOLTÀ INTERPERSONALI:
molti dislessici hanno difficoltà ad interpretare gli
stimoli sociali e possono essere inconsapevoli
della quantità di distanza personale necessaria
nelle relazioni sociali o insensibili al linguaggio
corporeo degli altri. La dislessia spesso interessa
anche il funzionamento del linguaggio orale e le
persone che ne sono affette possono avere
difficoltà a trovare la parola giusta, possono
balbettare o avere tempi di latenza troppo lunghi
nel rispondere.
DISTURBI PSICOPATOLOGICI PIÙ
FREQUENTI ASSOCIATI AI DSA
ETA’ PRESCOLARE
•Deficit attentivi ed instabilità
•Disturbi di linguaggio
•Carenze socio-culturali
ETA’ SCOLARE
•Disturbi d’ansia
•Disturbi da deficit di attenzione con o senza
iperattività
•Disturbi della condotta
•Disturbi oppositivi-provocatori
•Quadri depressivi
DISTURBI EMOTIVI
ASSOCIATI
Il disagio emotivo esperito da questi
bambini è enorme a causa di:
Richieste scolastiche
Coetanei che presentano abilità migliori delle loro
Aspettative dei genitori
Disturbi emotivi associati
Le conseguenti reazioni psicologiche riguardano:
Area fisica: Nausea, cefalea ed altri disturbi
psicopatologici associati
Area comportamentale: irritabilità, instabilità
affettiva,instabilità motoria, aggressività verso i
compagni, scarso interesse per le attività
didattiche
Area psichica:
atteggiamento rinunciatario, scarso
investimento sugli apprendimenti, livello di
funzionamento inferiore rispetto alle reali
ESITI PSICOSOCIALI
Circa l’80% dei bambini con DSA presenta
anche disturbi di ordine psicosociale:
•Bambini meno benvoluti e più
facilmente respinti rispetto agli altri
compagni
•Minore adattamento sociale
•Ritiro in se stessi
•Maggiore ansia
•Depressione
•Bassa autostima
•Mancata realizzazione professionale
ESITI PSICOSOCIALI
Il 75% dei bambini con DSA ha problemi con la giustizia
Il 50% dei suicidi in età adolescenziale riguarda soggetti
con DSA e nel 65% di questi casi l’insuccesso
scolastico è causa del suicidio ( Sabbadini 1995)
Soggetti con storie nella scuola d’insuccesso
dell’obbligo che spesso finiscono per compromettere
non solo la carriera scolastica,ma anche lo sviluppo
della personalità ed un adattamento sociale equilibrato.
GLI INSEGNANTI….
All’inizio possono sentirsi sconcertati, quel
bambino ai loro occhi appare sveglio, curioso,
intelligente e allora perché non apprende? Forse
non s’impegna abbastanza, forse non è
interessato alle attività,forse ha troppo voglia di
giocare…ed ecco che iniziano a prendere campo
le sollecitazioni ed i rimproveri, gli atteggiamenti
di eccessiva gratificazione alternati ad
atteggiamenti di scoraggiamento ed avvilimento.
LA FAMIGLIA…
Nel frattempo la famiglia ha già avvertito
il pericolo: i genitori iniziano a rendersi
conto che il loro figlio procede più
lentamente dei compagni, i compiti a casa
sono una tragedia … eppure sembrava un
bambino capace, vivace, sveglio!!!
La famiglia…
Il genitore all’inizio non è in
grado di concepire ipotesi
diverse da quelle che
riguardano l’impegno e la
motivazione, ma giorno dopo
giorno deve affrontare il
problema dei compiti, vero
banco di prova delle relazioni
familiari… Il genitore perde la
pazienza perché non capisce
come mai il bambino non
apprende quello che gli viene
proposto con tanta insistenza
La famiglia…
Il bambino dal canto suo
piange ed è frustrato perché
non si sente compreso
neanche in famiglia. La
situazione a casa tende a
riprodurre la situazione di
frustrazione scolastica. E’
vero che a casa c’è l’aiuto
dell’adulto che a scuola non
c’è, ma questo aiuto diventa
presto una tortura.
La famiglia…
Inoltre a casa non c’è una chiara distinzione tra il
tempo dedicato all’attività scolastica ed il tempo
dedicato ad altro, non solo per la lentezza con cui i
compiti vengono eseguiti, ma perché l’umore della
relazione che si stabilisce in quella situazione tende a
pervadere tutti i momenti della giornata e a coinvolgere
tutti i membri della famiglia.
Ciò comporta che il bambino dislessico non ancora
riconosciuto tale, non abbia un ambito dove sentirsi
compreso, non trovi una persona che abbia con lui
relazioni svincolate e dal ruolo sociale che questa gli
attribuisce, un ambiente in cui sentirsi difeso o in cui
possa assumere un ruolo positivo.
Genitori ed insegnanti…
Il bambino diventa un “ bambino-problema”
e poiché non se ne conosce la natura, il
problema non viene circoscritto.
Se l’ipotesi principale del genitore e
dell’insegnante è quello di mancanza d’impegno,
al bambino viene rimandato un giudizio di tipo
etico-morale che lo coinvolge come persona ed
implica il suo atteggiamento verso la crescita:
“Io sono e divento come tu mi guardi”
Genitori ed insegnanti…
Genitori ed insegnanti che non comprendono le
difficoltà dei bambini dislessici, tentano
semplicemente di forzarli ad impegnarsi di più. Di
fronte al loro rifiuto o alla mancanza di risultati
immediati si spazientiscono e cercano un
colpevole:
• Ora il bambino che non s’impegna
• Ora i genitori che non seguono abbastanza il figlio
• Ora il metodo dell’insegnante.
S’istaura così un circolo vizioso che ha l’effetto di
accrescere la frustrazione di tutti, e quel che è
peggio, allontanare la soluzione del problema.
LA
FAMIGLIA…
In alcune situazioni, la
comunicazione ricevuta sul figlio
dalla scuola scatena vecchi conflitti
nella coppia genitoriale, ciascun
genitore valuta la situazione con
parametri diversi ed indica diverse
soluzioni,si attribuiscono
reciprocamente responsabilità,
manchevolezze, colpe,ed il figlio
viene a trovarsi in mezzo ad ostilità
talvolta manifeste, talvolta tacite,
ma ugualmente dolorose… oltre ad
essere incapace a scuola egli si
sente anche causa dei litigi tra i
genitori.
La famiglia…
In altre situazioni la coppia
genitoriale si coalizza,ma individua
nella scuola il nemico da
combattere; in questi casi gli
insegnanti sono considerati
incompetenti, per cui i genitori si
mettono alla ricerca di risposte che
confermino le adeguate capacità del
proprio figlio. Il loro obiettivo non
sembra quello di trovare soluzioni al
problema, ma quello d’invalidare il
parere dei docenti, di dimostrare che
sono questi ultimi ad aver sbagliato.
COLLABORAZIONE SCUOLAFAMIGLIA…
Quando si giunge a porre in atto una modalità
di relazione collaborativa tra scuola e famiglia,
si assiste ad uno scambio d’informazioni utili,
alla condivisione di conoscenze, che rendono il
percorso che conduce all’individuazione del
problema e alla ricerca di adeguate modalità di
lavoro, più sereno e maggiormente improntato
alla fiducia.
LA DIAGNOSI
Di fronte ad una corretta diagnosi la maggior parte dei
genitori capisce che non è colpa del figlio e che non è
giusto pretendere da lui quello che non può dare. Sapere
che il proprio figlio è dislessico non è una buona
notizia:questi problemi non si risolvono facilmente e
accompagnano il bambino per tutta la fase di
scolarizzazione, ma di fronte ad una corretta diagnosi
,perlomeno sanno qual è il problema, non sono più
tormentati da un fantasma indefinito e soprattutto dal
dubbio di vedere i propri figli così strani, così unici ed
incompresi, senza che nessuno riesca ad aiutarli. Possono
cominciare a sentirsi meno soli nella lotta contro i mulini a
vento e cercare sostegno e rassicurazione per la
frustrazione, la rabbia e l’ansia che li attanagliano.
LA FAMIGLIA
Una volta individuato e circoscritto il
problema nei genitori si ingenera
sconcerto e delusione,spesso perché
vittime di un’errata concezione del
rapporto tra lettura ed intelligenza.
La dislessia è una
combinazione unica di
talenti e di inefficienze,
capacità e difficoltà.
CAPACITÀ FONDAMENTALI
CONDIVISE DA TUTTI I
DISLESSICI
• Sono estremamente consapevoli
•
•
•
•
•
dell’ambiente che li circonda
Pensano più per immagini che per parole
Sono molto curiosi, intuitivi e introspettivi
Pensano e percepiscono in maniera
multidimensionale, usando tutti i sensi
Hanno una vivida immaginazione
Pensa principalmente per immagini
tridimensionali, dalle quali ha una quantità
d’informazioni enormemente superiore al
pensiero logico-simbolico.
DISLESSICI FAMOSI!!!
• Per Einstein non fu difficile capire la relatività, perché lui
l’aveva intuita nella sua mente ne aveva un’immagine chiara, il
difficile fu far capire agli altri (non dislessici) come ci era
arrivato.
• Walt Disney fu il più grande disegnatore e animatore di
cartoni animati perché questi, una volta pensati erano già un
film nella sua mente.
• Leonardo da Vinci aveva ideato l’elicottero e il sottomarino,
per nominare solo i più importanti, perché aveva intuito quali
erano i meccanismi per ottenere macchine con quei risultati.
Nel dislessico di solito l’intuizione è
centuplicata, ma è anche fonte di grande
ansia perché fa tenere le antenne sensoriali
sempre all’erta: qualsiasi stimolo lo
interessa, per cui diventa facilmente
distraibile, con calo dell’attenzione.
Cala l’attenzione verso l’obiettivo scolastico,
solo perchè essa è dirottata verso un altro
stimolo in quel momento più interessante.
QUINDI LA SCUOLA DEVE…
… consigliare alle famiglie un
accertamento psicodiagnostico che dia
una dimensione precisa alla difficoltà
manifestata in classe.
Poiché i genitori non rifiutino tale proposta
è opportuno che gli insegnanti:
• Presentino a tutti i genitori in riunioni formali la
programmazione didattica e i modi di effettuare
le valutazioni dei livelli degli apprendimenti;
• Attivino da subito incontri formali ed informali con i
genitori durante i quali sia esplicitato l’interesse
degli insegnanti per la collaborazione;
• Utilizzino modalità di accoglienza del genitore, non
affrettando giudizi (o pregiudizi) ma favorendo
l’attivazione di sentimenti di fiducia;
• Riconoscano e presentino la loro difficoltà
oggettiva di insegnamento all’alunno che sembra
non apprendere;
• Evitino di effettuare designazioni del tipo “forse è
dislessico”, perché tali affermazioni, oltre ad essere
improprie, non sono di pertinenza dell’insegnante.
LA SCUOLA DEVE AGIRE PER:
• Attivare e consolidare la collaborazione tra
Servizio Sanitario (logopedisti) e scuola per
programmare attività di recupero;
• Attivare interventi rieducativi distinti in:
PREVENTIVI: mirati ad identificare precocemente il disturbo
e ad un rafforzamento delle abilità (soprattutto
metafonologiche) necessarie all’acquisizione della lingua
scritta e ad un uso efficiente
RIABILITATIVI: per recuperare una funzione o delle sue
componenti più deficitarie, attraverso esercitazioni mirate e
specifiche
COMPENSATIVI: si attuano in una fase successiva del
percorso scolastico. Se il disturbo è ancora severo e ormai
poco modificabile bisogna vicariare la funzione , visto che non
è più possibile ripristinarla.
OCCORRE RISPONDERE IN MODO
INCLUSIVO, EFFICACE ED EFFICIENTE ALLE
DIFFICOLTA’, ATTIVANDO TUTTE LE
RISORSE NORMALI E SPECIALI
DELL’INTERA COMUNITA’ SCOLASTICA, CON
PARTICOLARE ATTENZIONE A :
TECNOLOGIE
INTERVENTI
RIABILITATIVI
QUINDI
…
• Permettere ai soggetti di affrontare
l’apprendimento scolastico e i compiti evolutivi con
l’aiuto e il sostegno di figure professionali
competenti;
• Favorire l’autonomia nei ragazzi, in modo che
possano raggiungere gli obiettivi prefissati senza
necessariamente dipendere da un mediatore;
• Supportare i bambini e i ragazzi nello studio e nello
svolgimento dei compiti, secondo metodologie e
obiettivi concordati con gli insegnanti e i genitori;
• Realizzare una programmazione didattica
individualizzata con l’uso di strumenti compensativi
e dispensativi;
• Sostenere i genitori dei bambini e dei ragazzi
dislessici attraverso colloqui individuali e incontri di
formazione e confronto che rispondano alle
problematiche educative che i genitori vivono
quotidianamente, fornendo loro alcune
competenze specifiche;
• Sostenere i ragazzi attraverso percorsi extra –
scolastici che valorizzino le loro capacità e abilità,
rinforzino la loro autostima, favoriscano la
socializzazione e l’integrazione con il gruppo dei
pari;
• Potenziare la rete di collaborazione e consulenza
tra famiglie, scuola e servizi territoriali.
RIASSUMENDO…
LA PRESENZA DI UN DSA SPESSO
DETERMINA DIFFICOLTA’ PSICOLOGICHE
NELLE SEGUENTI AREE:
COMPORTAMEN
TO
AFFETTIVI
TA’
AUTOSTI
MA
CONTROLLO
DELLA PROPRIA
EMOTIVITA’
I DSA:
• Si manifestano in soggetti normodotati;
• Sono di origine costituzionale;
• Non sono facilmente pronosticabili prima dell’età
scolare;
• Accompagnano il soggetto nel corso dello sviluppo;
• Non sono “guaribili”, ma le conseguenze funzionali
si modificano attraverso adeguate misure
rieducative
• Spesso sono accompagnati da manifestazioni
psicologiche e relazioni disturbate (ad es disturbi
della condotta).
EVOLUZIONE DEI SOGGETTI
CON DSA:
RECUPERATI: circa il 20% dei soggetti
viene recuperato completamente
(presumibilmente aveva forma molto lievi
che si sono attenuate al punto da non
dare più nessun segno);
COMPENSATI: circa il 45% dei soggetti
raggiunge un buon grado di
compensazione;
PERSISTENTI: il 35% dei soggetti mantiene
disturbi che rendono difficile il proseguimento
degli studi dopo l’obbligo scolastico.
PROGNOSI DEL DSA
in relazione a 5 fattori (Critchley):
• Buona condizione cognitiva;
• Identificazione ed intervento
precoce;
• Adeguato ambiente familiare ed
educativo;
• Adeguata assistenza didatticoeducativa;
• Buon equilibrio psicologico del
bambino.
EFFICACIA DEL TRATTAMENTO
ABILITATIVO
DIPENDE DA UNA SERIE COMBINATA DI FATTORI:
• Gravità e pervasività del disturbo: il recupero è
più arduo se il DSA è associato a difficoltà nelle
relazioni interpersonali, scarsa motivazione e
autostima scolastica, basse potenzialità cognitive;
• Motivazione al cambiamento: disponibilità
dell’alunno a farsi aiutare;
• Durata del trattamento: almeno 2/3 volte per
settimana e della durata di almeno qualche mese;
• Tipo di trattamento.
VARIABILI IMPLICATE NEL
CAMBIAMENTO RELATIVE
AL SOGGETTO:
MOTIVAZIONE
AL
CAMBIAMENTO
CONSAPEVOLEZZA
DELLE DIFFICOLTA’
PERCEZIONE
DI
AUTOEFFICACI
A, AUTOSTIMA
MOTIVAZIONE AL CAMBIAMENTO
Come si raggiunge?
• Garantire la partecipazione attiva del
soggetto ricorrendo frequentemente a vari
tipi di feedback;
• Aumentare l’atteggiamento favorevole
verso l’apprendimento, prevenendo o
contrastando il “senso di impotenza
appreso”;
• Sottolineare, valorizzare le capacità del
bambino.
CONSAPEVOLEZZA DELLE DIFFICOLTA’
Come si raggiunge?
• Applicazione dei programmi concernenti le
conoscenze metacognitive, quali la consapevolezza
delle proprie capacità/limiti/difficoltà;
• Interventi metacognitivi, utili al fine di guidare i
bambini ad affrontare e gestire in modo più
consapevole e strategico le difficoltà incontrate a
livello di apprendimento e di studio;
• Stimolare l’abilità di effettuare il controllo delle stesse
strategie applicate.
ABILITA’
INTERPERSONALI
è auspicabile la creazione di occasioni di
apprendimento sociale e collaborativo: le
variabili di carattere sociale e interattivo
hanno dimostrato di avere un ruolo
rilevante sugli esiti dell’intervento
PERCEZIONE DI AUTOEFFICACIA
• CHI HA UN ALTO SENSO DI
AUTOEFFICACIA si aspetta successo,
aspettativa che a sua volta sostiene e
motiva per sforzarsi ad ottenere una
buona prestazione che incrementa il senso
di stesso di autoefficacia attuando così un
circolo virtuoso.
• CHI HA UN BASSO SENSO DI
AUTOEFFICACIA teme di fallire,
vorrebbe svolgere compiti semplici, non ha
ben chiari gli obiettivi e non utilizza
strategie efficaci.
COME INCREMENTARE IL
SENSO DI AUTOEFFICACIA
NEL BAMBINO??
• Proporre compiti che possa svolgere con
successo
• Fornire aiuti necessari per portare a
termine compiti più impegnativi
• Fargli raggiungere la consapevolezza di
poter riuscire
• Insegnargli a gestire il proprio livello di
stress.
Concetto di Autostima
• Insieme di tante variabili:
• Amare,Dedicare tempo, Rispettare,Entrare in
empatia,Incoraggiare, Lodare, Accettare,
Risolvere insieme i problemi, Avere aspettative
realistiche, Essere flessibili, Festeggiare i buoni
risultati, Modellare i comportamenti appropriati,
Fare richieste positive, Assegnare responsabilità,
Riconoscere le capacità, Porre dei confini….
Altro? Sicuramente!!!
E alla fine ricordiamo che…
• Anche i bambini con ritardo mentale lieve apprendono i
•
•
•
meccanismi della letto-scrittura;
E’ molto meno faticoso per un bambino imparare a
leggere e a scrivere piuttosto che fare finta;
Le difficoltà di letto-scrittura non dipendono dal metodo
utilizzato dall’insegnante;
Le difficoltà comportamentali associate ai DSA, non sono
la CAUSA bensì l’EFFETTO, in quanto reazione ad una
situazione di disagio e ,spesso, di rifiuto ad operare in un
ambito nel quale il bambino incontra degli ostacoli
nell’acquisizione di un’abilità
• Ogni anno nelle scuole italiane entrano
almeno 400.000 nuovi bambini, fra di loro
ce ne sono da 12 a 20,000 che dovranno
affrontare da subito un cammino arduo e
doloroso perché sono dislessici.
• Speriamo che Carletto incontri sempre più
spesso sul suo cammino scolastico
insegnanti sensibili e preparati a capirlo,
che sappiano indirizzare la famiglia, che
sappiano accogliere le informazioni fornite
dai servizi sanitari e che sappiano
costruire un ambiente didattico favorevole.
Vorrei per te
Vorrei per te,
l’orgoglio di potersi sentire
una persona di pace,
una persona bella dentro,
allegra,
Ricca,
generosa e forte
Tanto forte da riuscire a percorrerela strada della pace,
Parando i duri colpi
Della slealtà, dell’invidia, della cattiveria, dell’egoismo
propri ed altrui
Vorrei per te
So che in te ci sono l’energia, le capacità e la forza
di amare necessarie.
Vorrei che amassi te
Il tuo modo di essere, di ridere, di camminare, di
parlare, di amare, di sentire.
Vorrei che tu ti trattassi con cura, con attenzione.
Vorrei che pretendessi da te… il meglio per te.
Vorrei che amassi gli altri come vorrei che amassi
te.
Vorrei per te
Per 5 anni le mie parole hanno cercato di
creare per te questo solco….
Ora a te camminare…
con un pizzico di fortuna
la tua maestra
E per sottolineare l’importanza
dell’essere tutti uniti nell’affrontare
il problema…
“ E’ ben poca cosa quello che un uomo può
fare si sa.
E’ una goccia di dolcezza in un oceano
amarissimo.
Ma pure il mare è formato da molte gocce.
Basta che ciascuno porti la sua.”
( tratto da “Pedagogia del
dolore innocente”) Don Carlo Gnocchi
Grazie per l’attenzione
Dott. Reana Di Girolamo
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