Diapositiva 1 - Istituto Storico dell`Insorgenza e per l`Identità Nazionale

«Unità sì,
Risorgimento no»
Sussidio a cura di SANDRO PETRUCCI
(ISTITUTO STORICO DELL’INSORGENZA E PER L’IDENTITÀ NAZIONALE, DELEGAZIONE DELLE MARCHE)
© 2011
Beatrice secondo
Gustavo Doré
Beatrice secondo William Blake
Io vidi già nel cominciar del giorno
la parte orïental tutta rosata,
e l’altro ciel di bel sereno addorno;
e la faccia del sol nascere ombrata,
sì che per temperanza di vapori
l’occhio la sostenea lunga fïata:
così dentro una nuvola di fiori
che da le mani angeliche saliva
e ricadeva in giù dentro e di fori,
sovra candido vel cinta d’uliva
donna m’apparve, sotto verde manto
vestita di color di fiamma viva.
(DANTE ALIGHIERI, Commedia. Purgatorio, c. XXX, vv. 22-33
I tre colori – BIANCO, VERDE, ROSSO – son quelli delle
TRE VIRTU’ TEOLOGALI, sintetizzati nella figura di
Beatrice.
- sovra candido vel = è la FEDE
Nella Vita Nuova Beatrice è ”vestita di colore
bianchissimo”
- sotto verde manto = è la SPERANZA
In tutto il Purgatorio il verde è assunto a colore della
Speranza.
- vestita di color di fiamma viva = è la CARITA’
Nella Vita Nuova Beatrice appare a Dante “vestita di nobilissima
colore, umile, sanguigno […] cinta e ornata alla guisa che alla
sua giovenile etade si convenia” che richiama l’Apocalisse
19,13: “Era vestito d’una veste tinta di sangue, e il suo nome è:
la Parola di Dio”, e si stabilisce una relazione Cristo-Beatrice.
Il tricolore impersonificato da Beatrice può
leggersi come un richiamo all’identità
nazionale degli italiani che nelle virtù della
fede cristiana trova le sue radici.
I santi hanno fatto l’Italia, a partire da San
Francesco e Santa Caterina (la fede)
La speranza nella vita eterna ha impedito
l’utopismo delle ideologie (realismo)
La carità ha costruito la socialità e le sue opere
(ospedali, monti di pietà, ecc.)
Il 17 marzo 1861 non ha inizio la nazione
italiana, ma solo lo Stato unitario, che
comprende quasi tutta la Penisola.
Esso si forma come un “abito” istituzionale
inadeguato e contrario alla storia, alla
cultura e all’ethos degli italiani.
IL FATTORE RELIGIOSO
Il fattore che ha contribuito in particolare a dare sostanza identitaria
comune ai popoli della penisola è la Chiesa e la religione cattolica. I
caratteri religiosi si plasmarono con quelli culturali e civili in un lungo
processo. La fede non è concepita solo come esperienza personale o
risposta a problemi particolari, ma è connessa strettamente al senso della
vita, è il lievito che s’impasta con la realtà sociale, è la radice della
socialità e della civiltà nelle diverse forme storiche. Questo processo ha i
suoi protagonisti nei santi e nelle loro opere, dal Medioevo, con il
monachesimo e gli ordini mendicanti, alla Contro-riforma e l’epoca del
Barocco con la rinascita religiosa che caratterizzò le popolazioni italiane.
San Francesco
Santa Caterina da Siena
San Carlo Borromeo
“L’ITALIA” PRIMA DELL’ITALIA
Una nazionalità italiana esiste da secoli, l’Italia è considerata un
“solo paese” e una realtà storica molto prima dello Stato unitario.
Risale al XIII secolo, quando l’aggettivo “italiano” indica il nome del
popolo o del paese Italia. Allora si sviluppa una civiltà e letteraria ed
artistica, e si delinea un sistema di Stati – gli antichi Stati italiani: in
sostanza gli italiani avevano propri Stati, ma non un unico Stato –
entro l’orizzonte culturale e giuridico della Santa Romana
Repubblica.
San Tommaso, Dante,
Giotto, tre italiani
che sintetizzarono la
cultura filosofica,
letteraria, artistica
della civiltà cristiana
medievale
IL SISTEMA DEGLI STATI ITALIANI
Tra gli Stati italiani si stabilisce un sistema di
relazioni diplomatiche, di coordinamenti, di
accordi, che ha il suo esito più noto nella pace
di Lodi del 1454 e nella Lega italica.
Accanto ai cinque Stati maggiori – Ducato di
Milano, Repubblica di Venezia, Repubblica di
Firenze, Stato della Chiesa, Regno d Napoli continuano ad avere un ruolo quelli minori
(Montefeltro, Gonzaga, Urbino, Mantova, Este,
che mantengono un’importanza per le
capacità militari dei proprio sovrani.
L’Italia nel 1454
LA CIVILTA’ CITTADINA
La città è il centro della cultura e degli ordinamenti
giuridici italiani.
L’Italia è una delle aree più urbanizzate e densamente
popolate d’Europa.
Città significa socialità, buon governo, civiltà.
Gli Stati italiani – per il loro reticolato di comuni e quasicomuni – non sono il risultato di un processo lineare di
accentramento, ma rimangono un “mosaico” di
autonomie, coordinate tra loro e con il centro, oltre che
con le autorità universali.
AMBROGIO LORENZETTI, Allegoria del Buon Governo – Siena, 1338-1339
XVI-XVII secolo.
L’ITALIA SOTTO L’EGEMONIA SPAGNOLA:
UN’EPOCA DI DECADENZA?
«Stabilità, pace, prosperità: questo il sintetico
giudizio espresso sull’Italia del secondo
Cinquecento da una storiografia aggiornata e
del tutto affrancata dall’antico schema
ideologico della decadenza dell’oppressione
straniera».
«L’Italia dei secoli XVI e XVII fu lontana dal
vivere il rapporto con la Spagna nell’ottica
dell’oppressione straniera. Nell’etica civile di
quel tempo l’appartenenza di più paesi alla
medesima corona e dinastia non configura
alcun problema di nazionalità oppressa. Se la
sovranità regia era legittima, la coscienza
pubblica e il sentimento politico non
potevano trovarvi alcunché di incongruo col
proprio orizzonte psicologico e culturale»
(GIUSEPPE GALASSO)
IL PAESE DELL’ARTE
«La cultura scaturita dalla civiltà
di Roma antica e dal Vangelo ha
informato di sé la pittura,
l’architettura, la musica, la lingua e le
lettere, il diritto, l’educazione della
nazioni d’Europa. Tale eredità romana e
cristiana ebbe nell’area italiana un
proprio sviluppo nell’età moderna, fino a
costituire un modello di eccellenza a
lungo insuperato nella vita dei popoli
europei» (EMANUELE PAGANO)
«Roma, regina di tutte le città
ed anfiteatro del mondo»
«E’ proprio della nazione
italiana di non appagarsi
mai con cose ordinarie»
«Gli italiani sono matti per la musica»
JOHANN CASPAR GOETHE [padre di
Wolfgang], Viaggio in Italia (1740)
L’INSORGENZA ANTI-GIACOBINA ED ANTI-NAPOLEONICA
ESPRESSIONE DELL’ETHOS DEGLI ITALIANI
La conquista dell’Italia da parte degli eserciti francesi – tra
Settecento e Ottocento – rappresentò un trauma per le popolazioni
della Penisola, perché impose non una dinastia straniera, ma un
modello di vita contrario alle tradizioni e uno Stato centralistico e
totalizzante.
Contro la RIGENERAZIONE dei rivoluzionari, i popoli italiani si
sollevarono, manifestando – al di là
del carattere, spesso locale, dei moti
– un IDEM SENTIRE, espressione di
una NAZIONALITA’ SPONTANEA,
cioè esito di una mentalità diffusa
e non costruita dallo Stato.
Stampa sul “Viva Maria” di Arezzo
(6 maggio 1799)
IL TRICOLORE CONTRO GLI
ITALIANI
Il tricolore italiano (bianco, rosso
e verde) è adottato per la prima
volta a Reggio Emilia, nel gennaio
del 1797, dalla neonata
Repubblica Cispadana, voluta da
Napoleone. Sotto quella bandiera
i soldati cispadani (poi cisalpini)
compirono feroci repressioni dei
paesi che si erano rivoltati contro
l’invasione francese.
Chi erano i veri patrioti?
LA RESTAURAZIONE (1815-1848)
§Si torna ad un sistema dell’equilibrio
§Gli Stati italiani tengono, nonostante gli scossoni rivoluzionari
§Si basano su un equilibrio tra razionalità amministrativa, eredità
dell’esperienza napoleonica, e rappresentanza territoriale.
§Il ceto aristocratico-borghese si esprime in un “costituzionalismo
municipale” in cui manifesta un’esperienza amministrativa
nell’ambito della patria cittadina.
Monaldo Leopardi (1776-1847) nella sua rivista La
Voce della Ragione auspica un “Risorgimento dei
Comuni”, una rinascita dell’autonomia municipale,
propria delle terre dello Stato pontificio, in
opposizione agli orientamenti
centralistici ed uniformanti del momento.
IL PROTAGONISTA DELL’UNITA’: IL “PARTITO ANTIITALIANO”
L’Unità d’Italia fu fu il risultato di conquista militare,
irrispettosa di ogni diritto delle genti.
Fu in gran parte l’esito di una guerra tra italiani che proseguì –
dopo il 1861 – con il Brigantaggio e sua brutale repressione.
Camillo di
Cavour
(1810-1861)
Piero Gobetti
(1901-1926)
Il protagonista di questa unità manu militari fu il Regno di
Sardegna, che tra 1848 e 1859 aveva conosciuto una
laicizzazione, voluta sopratutto da Cavour e dagli ideologi
hegeliani , fautori di un Stato che realizzasse l’idea di nazione.
Chi fece l’unità era anti-italiano in quanto disprezzava la
cultura religiosa e politica degli italiani.
Questo “partito anti-italiano” ha il suo ideologo in Gobetti che
riteneva che fosse mancata in Italia la rivoluzione protestante
per liberare la nazione dal retaggio cattolico. Il Risorgimento
aveva fallito in ciò. In un primo momento Gobetti credette nel
Fascismo rivoluzionario. L’eredità gobettiana continua nel
Partito d’Azione e negli ambienti laicisti odierni.
“NAZIONE” E “NAZIONALITA’ SPONTANEA”
Fino alla Rivoluzione francese il termine “nazione” ha un significato
generico. In seguito la nazione diviene creazione dello Stato moderno.
Questo impone un’uniformità e una omogeneità, dall’altro, attraverso la
costruzione di nuove forme di religione civile. La nazione diviene sacra; si
venerano nuovi martiri ed eroi, sostituiti a quelli della tradizione cristiana,
si organizzano nuovi riti.
In quest’opera si colpiscono le nazionalità spontanee, sostanziate da
«unità di lingua e/o costume», elementi che si sono «[…] sviluppati
spontaneamente seguendo l’evoluzione dei rapporti religiosi, sociali e
culturali senza l’intervento coattivo del potere politico centrale [...],
cioè [sono] relativamente indipendenti da un potere politico centrale»
(MARIO ALBERTINI, 1919-1997).
L’italiano dei secoli passati non conosceva un’unica appartenenza e un
unico lealismo – come quello totalizzante dello Stato nazionale
ottocentesco – ma più lealismi: alla famiglia, alla comunità di nascita, a
una nazione, a una supernazionalità, la res publica christiana.
LA CLASSE DIRIGENTE CHE “HA FATTO” L’ITALIA NON
CONOSCE, NE’ AMA GLI ITALIANI
«Ma, amico mio, che paesi, son mai
questi, il Molise e Terra di Lavoro! Che
barbarie! Altro che Italia! Questa è
Affrica: beduini, a riscontro, di questi
cafoni, son fior di virtù civile. E quali e
quanti misfatti»
(CARLO LUIGI FARINI, luogotenente di Vittorio Emanuele II
a Napoli, a Cavour, 27-10-1860)
LA NUOVA RELIGIONE CIVILE
RISORGIMENTALE
“Fatta l’Italia, bisogna fare gli italiani”
CREARE UNA NUOVA APPARTENENZA DEGLI ITALIANI A UNA
RELIGIONE LAICA, ISPIRATA AL PROTESTANTESIMO E ALLA
MASSONERIA. E’ UNA RELIGIONE COSTRUITA DALLO STATO.
FU UN FALLIMENTO, MA ANCHE ALL’ORIGINE DELLA
DIVISIONE TRA STATO E SOCIETA’.
Si costruisce attraverso:
- una mitologia storiografica (i miti carducciani e
fascisti che riducono la storia precedente in
funzione del Risorgimento)
- i nuovi “martiri”
- le statue, le piazze, i monumenti, le feste
nazionali
- la scuola e l’esercito
MASSONERIA E RISORGIMENTO
Se la Massoneria non da sola ha “fatto
l’Italia”, ha voluto “fare gli italiani”.
«Io sono di parere che l’unità
massonica trarrà a sé l’unità politica
d’Italia …
Io reputo i massoni eletta porzione del
popolo italiano. Essi… creino l’unità
morale della Nazione. Noi non abbiamo
ancora l’unità morale che la
Massoneria faccia questa, e quella sarà
subito fatta»
(GIUSEPPE GARIBALDI)
Per Garibaldi e la
Massoneria il LAICISMO
è l’essenza del
Risorgimento, il mito
fondatore del nuovo
Stato, cui plasmare la
coscienza dei giovani
della Terza Italia
L’UNITA’ DISUNITA
LA QUESTIONE CATTOLICA: divisione tra Stato
laicista e tradizione religiosa del popolo
QUESTIONE MERIDIONALE: Un antico e ricco
regno ridotto a “espressione geografica”
(Mezzogiorno) e sottoposto a brutale repressione
contro la rivolta delle popolazioni
QUESTIONE ISTITUZIONALE: ACCENTRAMENTO
(estensione della legislazione “piemontese” a tutta
la Penisola) invece che Federalismo. Una “pianura
tricolore” copre la varietà delle esperienze
politico-istituzionali secolari
L’ETHOS DEGLI ITALIANI
Esito del fattore religioso cattolico
Le tre principali caratteristiche:
- IL REALISMO
- LA “LIBERTA’ DALL’ESITO”
- L’UNIVERSALISMO
Il realismo si contrappone all’utopismo
proprio della modernità. Alla base vi è
l’idea di peccato originale che impedisce
di pensare che l’opera dell’uomo sia
perfetta, se liberata dai condizionamenti
malvagi della società.
Il santo che ha educato al senso di sano realismo, senza il
rigorismo protestantico, liberando l’uomo dall’angoscia della
predestinazione e favorendo la fiducia nella grazia di Dio e nelle
buone opere dell’uomo è sant’Alfonso Maria de’ Liguori (16961787), il santo più letto dai comuni fedeli, popolare anche per i
cantici entrati nella tradizione (Tu scendi alle stelle)
Libertà dall’esito è ciò
che distingue la
visione calvinista da
quella cattolica: per la
seconda il successo
nel lavoro è segno della
predestinazione. Con san
Francesco di Sales (15671622) e san Giovanni Bosco
(1815-1888) si diffonde
l’ideale della santificazione del lavoro.
L’universalismo degli
italiani è legato al ruolo di
Roma, centro della
Chiesa cattolica, cioè
universale. Li ha resi più
resistenti al nazionalismo.
L’universalismo cattolico si oppone al
nazionalismo deteriore, al cosmopolitismo
illuministico e all’internazionalismo
marxista. Alla radice vi è il principio della
“unità nella diversità”.
LO STATO CREA LA NAZIONE
«[…] è bene sottolineare che è uno Stato a fare la
nazione e non viceversa. In Italia, già Massimo
d’Azeglio diceva: l’Italia è fatta, ora facciamo gli
italiani. E aveva ragione: era nato uno Stato, con le
sue istituzioni, ora bisognava creare gli italiani, dare
loro una lingua e un sentimento comuni. Questo è
stato l’enorme lavoro del XIX secolo, non solo in
Italia, ma anche in nazioni apparentemente
consolidate come la Francia. La nazione francese è
nata grazie alla scuola primaria e all’esercito, con la
Rivoluzione, Napoleone e l’Ottocento. Al contrario, il
mito nazionalistico pretende che questa nazione
esista da mille anni, se non cinquemila anni. Oggi
critichiamo i miti degli ultimi arrivati, ma i nostri non
sono meno infondati»
(IMMANUEL WALLERSTEIN)
UN GRANDE SCRITTORE RUSSO OSSERVA L’UNITA’ ITALIANA
«[...] per duemila anni l’Italia ha portato in sé un’idea universale capace di
riunire il mondo, non una qualunque idea astratta, non la speculazione di
una mente di gabinetto, ma un’idea reale, organica, frutto della vita della
nazione, frutto della vita del mondo: l’idea dell’unione di tutto il mondo,
da principio quella romana antica, poi la papale. I popoli cresciuti e
scomparsi in questi due millenni e mezzo in Italia comprendevano che
erano i portatori di un’idea universale, e quando non lo comprendevano,
lo sentivano e lo presentivano. La scienza, l’arte, tutto si rivestiva e
penetrava di questo significato mondiale. Ammettiamo pure che questa
idea mondiale, alla fine, si era logorata, stremata ed esaurita (ma è stato
proprio così?) ma che cosa è venuto al suo posto, per che cosa possiamo
congratularci con l’Italia, che cosa ha ottenuto di meglio dopo la
diplomazia del conte di Cavour? È sorto un piccolo regno di second’ordine,
che ha perduto qualsiasi pretesa di valore mondiale, [...] un regno
soddisfatto della sua unità, che non significa letteralmente nulla, un’unità
meccanica e non spirituale (cioè non l’unità mondiale di una volta) e per di
più pieno di debiti non pagati e soprattutto soddisfatto del suo essere un
regno di second’ordine. Ecco quel che ne è derivato, ecco la creazione del
conte di Cavour!»
(FËDOR MICHAJLOVIC ’ DOSTOEVSKIJ , Diario di uno scrittore (1877, Maggio-Giugno)
L’IPOTESI FEDERALE
Una Confederazione di Stati
italiani era il programma più
condiviso – in quanto più
adeguato alla realtà italiana –
Vincenzo Gioberti
fino al 1848. La rivoluzione lo
(1801-1852),
ideologo del
fece fallire, a favore di un’unità neoguelfismo
artificiale realizzata manu militari,
all’origine di una guerra civile, e di
uno Stato che ha disunito.
Gian Francesco Galeani Napione
(1748-1839)
Idea di una confederazione delle potenze d'Italia
(1791)
L’uomo politico e di cultura piemontese, di
fronte alle nuove potenze europee,
all’aggressività della Francia e al ruolo
diverso dell’Impero, propone una
“Confederazione degli Stati d’Italia” che
avrebbe riunito «popoli non solo della stessa
Nazione, ma eziandio tutti della stessa
Religione». Essa avrebbe garantito la pace
interna, avrebbe difeso la Nazione dai nemici
esterni, ne avrebbe esteso la gloria e la
prosperità e avrebbe posto l’Italia «sul teatro
politico delle grandi Nazioni d’Europa da se
stessa, e senza aver bisogno di cercar
appoggi stranieri».
Galeani Napione ricordava i casi
della Confederazione germanica e
dei Cantoni svizzeri, uniti senza
uniformarsi, quando dovevano
difendersi dalla potenza
asburgica, nonché i coloni
anglosassoni in America, unitisi
contro l’assolutismo del
Parlamento inglese e la sua
politica fiscale.
Il beato e filosofo cattolico Antonio Rosmini,
protagonista dei rapporti tra Carlo Alberto e Pio IX,
nel 1848 scrisse un progetto di Costituzione e di
Confederazione tra Stati italiani per dar corpo
all’Unità nazionale. Il progetto:
- rifìuta l’utopismo: si deve costruire con la realtà
esistente, non far calare dall’alto modelli perfetti
ma astratti; e
- rifiuta il modello di centralismo “alla francese”.
Don Antonio Rosmini Serbati
La Confederazione è un “abito” istituzionale
(1797-1855)
adeguato alla storia e alla cultura politica
dell’Italia
«Non trattasi di organizzare un’Italia immaginaria, ma l’Italia reale colla sua
schiena dell’Appennino nel mezzo, colle sue maremme, colla sua figura di stivale,
colla varietà delle sue stirpi non fuse ancora in una sola, colle differenze de’ suoi
climi, delle sue consuetudini, delle sue educazioni, de’ suoi governi, de’ suoi cento
dialetti, fedeli rappresentanti del sociale nostra condizione»
«L’unità nella varietà è la definizione della bellezza. Ora la bellezza è per
l’Italia. Unità la più stretta possibile in una naturale varietà: tale sembra dover
essere la formula della organizzazione italiana»
UNITA’ - RISORGIMENTO
Unità e Risorgimento non vanno confusi.
L’unità nell’Ottocento era una necessità per le nuove
condizioni politiche dell’Europa:
- affermazione di grandi potenze aggressive;
- scomparsa del ruolo dell'Impero e della Chiesa garanti
dei piccoli Stati.
Il Risorgimento è l'ideologia che, utilizzando la necessità
unitaria, ha combattuto sia ciò che univa gli italiani – il
cattolicesimo – sia ciò che li caratterizzava storicamente –
la varietà culturale ed istituzionale – in nome di una nuova
religione civile e di un’unità artificiale e uniformante.