TRATTAMENTO POST RIANIMAZIONE Gli obiettivi iniziali del trattamento post rianimazione sono: Ottimizzare la perfusione cerebrale Trasportare il paziente in un centro idoneo Cercare di identificare le cause dell’arresto Intraprendere trattamenti per evitare le recidive Intraprendere trattamenti per incrementare la sopravvivenza con uno stato neurologico pre arresto RITORNO A UN CIRCOLO SPONTANEO ( ROSC) Il fine di qualunque trattamento post arresto è di riportare un flusso idoneo ad ogni organo e tessuto. Dopo il ROSC il soccorritore esperto deve cercare e trattare le cause dell’arresto e le conseguenze di un insulto ipossico – ischemico. L’acidosi spesso regredisce con una buona ventilazione e perfusione. Ma la buona ventilazione e perfusione non garantiscono la sopravvivenza. Una insufficienza miocardia può svilupparsi richiedendo vasopressore. Dopo un ritorno a un circolo spontaneo il paziente può in teoria essere vigile con respiro spontaneo. Oppure può essere in stato comatoso ma con possibilità di pieno recupero neurologico ( 20% circa) . Non ci sono evidenze sulla miglior trattamento post rianimazione. Senza dubbio il soccorritore professionale deve risolvere i problemi di ABC , monitorare il paziente e verificare gli accessi venosi. E’ importante identificare e trattare alterazioni elettrolitiche , tossicologiche, polmonari e neurologiche che possono poretare di nuovo ad arresto. Utile come promemoria usare le H e le T Hipovolemia Toxin Hidrogen ion ( acidosi) Tamponate Hipoxia Tension pneumothorax Hyper-Hypo Kaliemia Trombosis ( polmonare o coronaria) Hipoglicemia Trauma Hipotermia REGOLAZIONE DELLA TEMPERATURA IPOTERMIA INDOTTA : sia l’ipotermia permissiva ( non trattare l’ipotermia post arresto che si sviluppa quasi sempre ) sia l’attiva può giocare un ruolo nel trattamento post arresto. Vari studi randomizzati hanno riscontrato miglioramento della prognosi in pazienti comatosi dopo il ROSC se mantenuti a una temperatura interna tra 32°C e 34° C. Le complicanze sono :coagulopatia, aritmie, polmonite e sepsi. Il raffreddamento può avvenire con metodi attivi esterni ( ghiaccio topico) o interni ( fisiologica fredda ) che è più rapida e più controllabile con meno complicanze. Concludendo : non si devono riscaldare i pazienti stabili comatosi dopo un arresto cardiaco se la temperatura è > 32°C. L’induzione dell’ipotermia è utile in arresti testimoniati da FV ( 32-34°C per 24 – 48 ore). Dati meno certi sono disponibili per arresti non da FV. IPERTERMIA: aumenta il consumo di ossigeno e aumenta la mortalità. Spesso la causa è centrale e non controllabile con normali antipiretici. Utile usare mezzi fisici. CONTROLLO GLICEMICO : non ci sono studi che dimostrano che il controllo della glicemia aumenta la sopravvivenza dell’arresto cardiaco ma i pazienti che sviluppano iperglicemia dopo l’arresto hanno minor sopravvivenza. Non sono stabiliti i dosaggi di insulina e il livello di glicemia da raggiungere. Viene consigliato una attenta monitorizzazione della glicemia in pazienti comatosi. VALUTAZIONE E TRATTAMENTO ORGANO SPECIFICO Sistema respiratorio: dopo un ROSC alcuni paziente possono non riprendere l’attività respiratoria e rimanere dipendenti dal ventilatore. Utile un Rx torace per valutare la profondità del tubo endotracheale e identificare altre complicanze polmonari. Una emogasanalisi può aiutare a modificare i parametri del ventilatore. Non ci sono dati che raccomandano l’uso di sedativi e miorilassanti. Uno studio osservazionale ha mostrato una relazione tra sedazione e polmonite ma senza portare a risultati definitivi. L’uso di miorilassanti deve essere ridotto al minimo per permettere una valutazione neurologica periodica. La sedazione e i miorilassanti possono essere utili nel bloccare i tremori nell’ipotermia indotta. Parametri del ventilatore : dopo un arresto cardiaco c’è una fase di alto flusso ( 10-30 min) seguita da un’altra a basso flusso più prolungata. Se in questa fase si ha una ipocapnia puo’ avvenire un danno cerebrale grave da ipossia. Quindi l’ipocapnia da iperventilazione è da evitare anche perché può portare ad aumento della pressione di fine espirazione , detta auto-PEEP. Non ci sono studi che dimostrino un valore particolare di PaCO2. Sistema cardiovascolare : l’ischemia- riperfusione e la defibrillazione in un arresto cardiaco causano disfunzioni miocardiche che necessitano per alcune re di vasopressori. L’instabilità emodinamica dopo ROSC è comune ed è sempre presente nella morte per MOF post arresto. Quindi risultano fondamentali un monitoraggio ECGrafico, analisi laboratoristiche seriate compresi i cardio-enzimi e un ecocardiografia entro 24 ore. Un monitoraggio invasivo può essere utile nell’ ottimizzare l’infusione di inotropi, vasoattivi,e di inodilatatori. Non ci sono valori precisi di pressione arterioso o di indice cardiaco che migliorano la sopravvivenza. L’insufficienza surrenale può avvenire ma l’uso di corticosteroidi non sembra migliorare la sopravvivenza. L’aritmia è una delle cause più frequenti di morte dopo ROSC ma l’uso profilattico di antiaritmici non ha dimostrato miglioramento nella sopravvivenza. Si consiglia di continuare l’infusione dell’antiaritmico che ha portato al ROSC. L’uso dei betabloccanti sembra ragionevole se non ci sono controindicazioni. Sistema nervoso centrale : dopo il ROSC c’è una fase di incremento del flusso cerebrale seguito da una riduzione. Fondamentale per evitare danni cerebrali mantenere una pressione arteriosa media soddisfacente e una buona ossigenazione. Fondamentale è evitale ipertermia e le convulsioni ma al momento non si consiglia la profilassi anticonvulsiva. FATTORI PROGNOSTICI La prognosi del paziente dopo ROSC è fonte di stress per staff medico e familiari. L’esame fisico iniziale non è utile così come il GCS iniziale. Una recente metanalisi indica 5 segni clinici utili a 24 ore dall’arresto nel predire la morte o uno scarso recupero neurologico: Assenza di riflesso corneale a 24 ore Assenza di risposta pupillare a 24 ore Assenza di risposta al dolore a 24 ore Assenza di risposte motorie a 24 ore Assenza di risposte motorie a 72 ore La presenza di 4 di questi segni clinici è indice di scarsa ripresa neurologica o di morte. Anche un EEG a 24 e 72 ore può essere utile nel predire la prognosi. ALTRE COMLICANZE La sepsi è una complicanza mortale, la pancreatite acuta e l’insufficienza renale acuta sono spesso transitorie.