Come navigare fra i flutti della crisi (e della ripresa), ossia come utilizzare la Matematica per ottimizzare i propri investimenti finanziari Vincenzo Vespri Dipartimento di Matematica “Ulisse Dini” Università di Firenze [email protected] Tel: 055 4237149 homepage: http://web.math.unifi.it/users/vespri/ Principio Elementare • Principio di non arbitraggio: Due investimenti privi di rischio devono dare lo stesso ritorno finanziario. Che vuol dire? Altre formulazioni: In Inglese : No free lunch economy In Italiano: Nessuno ti regala niente o I soldi non crescono sugli alberi o Se uno vuole guadagnare deve faticare Facciamo un esempio: Quali sono due investimenti “privi di rischio”? I BOT (Buoni Ordinari del Tesoro) Investimenti immobiliari (uno investe in una casa, l’affitta e ricava una rendita). Secondo il principio di non arbitraggio devono dare la stessa rendita (se no sarebbe conveniente in un caso, vendere la propria casa, investire in BOT e con la rendita finanziaria pagare non solo l’ affitto ma anche altro (auto nuova, vacanze, etc etc)) Nell’altro, indebitarsi con la banca, comprare una casa e con l’affitto pagarsi il mutuo Quindi investire in case ed investire in BOT deve essere suppergiù lo stesso. Facciamo degli esempi: Se il tasso d’interesse fosse del 10% una casa che vale 120.000 Euro dovrebbe essere affittata a 1000 Euro al mese. Se il tasso d’interesse fosse dell’2% per avere un affitto di 1000 Euro al mese dovremmo possedere una casa che vale 600.000 Euro. Quindi abbiamo a che fare con tre fattori: affitto, tasso d’interesse e prezzo della casa Quali di questi sono variabili e quali fissi? Il Tasso d’ interesse è deciso dalla Banche Centrali ( e dalle condizioni generali della economia) L’affitto NON risente del tasso d’interesse Il prezzo delle case DIPENDE dal tasso d’interesse deciso dalle banche centrali Quindi quando il tasso d’interesse è del 2% (due anni fa) una casa che da’ un affitto di 1000 Euro al mese vale 600.000 Euro, quando il tasso d’interesse è del 10% (13 anni fa) la stessa casa valeva 120.000 Euro Facciamo un altro esempio: prendiamo ad esempio una casa a Montecarlo… Affitto 1200 Euro al mese, Tasso d’interesse circa 2%. Quale cifra e’ consona? Dobbiamo fare X per 0,02 = 14.400 X= 720.000… Questa semplice verità del principio di non arbitraggio (siccome si scontra con l’idea innata di “fare i furbi”) è ignorata (è stata ignorata) anche ad alti livelli…. Qualche esempio recente: Giappone 1985 Guerra commerciale fra USA e Giappone Per evitare l’apprezzamento dello yen, il Governatore della Banca Centrale portò quasi a zero il tasso ufficiale di sconto… Per l’esattezza allo 0.05%.... Scelta politica non motivata da condizioni di mercato Che vuol dire? Ritorniamo al nostro esempio. La nostra casa che dà un affitto di 1000 Euro al mese, con un tasso dell’ 1% varrebbe 1.200.000 Euro, con tasso dello 0.1% varrebbe 12 milioni di Euro, con un tasso dello 0.05% varrebbe 24 milioni di Euro Il centro di Tokio nel 1986 aveva un valore immobiliare superiore a quello di tutti gli USA!!!!!!! CAPPERI!!!!!!! Vediamo un po’ quali sono le implicazioni sulla economia reale: Caso a): non avete una casa e volete comprarla. Vi sono 2 possibilità: - vi imbarcate in un mutuo enorme che inevitabilmente vi strangolerà. Taglierete tutte le spese, anche quelle necessarie, e il Paese soffrirà per una crisi di consumi - Decidete che non vi potete permettere di comprare una casa, e spendete tutti i vostri risparmi viaggiando, fotografando e comprando borsette di Gucci (cosa che fecero molti Giapponesi….) Caso b) Siete proprietari di una casa che vale 24 Milioni di Euro. CHE FARESTE? OK, vendereste la casa, vi trasferireste alle Bahamas, comprereste una bella villa con piscina e vi circondereste di belle fanciulle/i che vi servono aragoste, cocktails, etc etc YES, ma come trovare un compratore così fesso che vi compra la casa a 24 milioni di Euro???? La soluzione è una sana ipoteca sulla casa..andate da una banca, vi fate prestare l’80% del valore della casa (19.2 milioni di euro..) e scappate alla Bahamas (vedi lucido precedente..) Conseguenze: le banche vanno verso il fallimento, non erogano piu’ prestiti alle aziende, l’economia va in recessione… Altro esempio: Italia 1988 -1991..Craxi decide che la nostra economia è solida come quella tedesca e fissa il cambio fra Lira e Marco… Cosa fanno Soros ed altri finanzieri (filibustieri)? Prendono in prestito i soldi dalla Germania (al 4%) e li investono in BOT italiani (al 10%). Quando le riserve della Banca d’Italia sono finite (nelle loro tasche), lasciano in bancarotta l’Italia… crisi del 1992. La Lira fu pesantemente svalutata nei confronti del Marco… Argentina 1998-2001. Menem vincola il pesos Argentino al dollaro USA…. Il risultato fu lo stesso. Di nuovo i risparmiatori colpiti furono molti Italiani (poco informati e poco protetti dalle nostre banche) USA 2001..dopo l’11 Settembre il tasso d’interesse fu ridotto all’1% al fine di rimandare\attenuare gli effetti dell’attentato terroristico sull’Economia La crisi qui e’ più complicata perché: - Gli USA sono la principale potenza (economica e militare) del mondo - Il dollaro è ancora la valuta mondiale (in Europa subiremo meno effetti grazie all’Euro) - Gli USA hanno 54 TRILIONI(!!!!!) di debito E adesso… Crisi Economica area Euro: Quasi falliti Grecia, Irlanda, Portogallo. Spread sulle obbligazioni di questi paesi circa il 5%. Ossia uno puo’ prendere soldi dalla Germania (2%) ed investire in Obbligazioni Greche, Irlandesi o Portoghesi (6%). Soldi dal nulla… Cerchiamo di capire qualcosa della crisi: La conferenza di Bretton Woods, che si tenne dal 1° al 22 luglio 1944 nell'omonima cittadina appartenente alla giurisdizione della città di Carroll (New Hampshire, USA), stabilì regole per le relazioni commerciali e finanziarie tra i principali paesi industrializzati del mondo. Gli accordi di Bretton Woods furono il primo esempio nella storia del mondo di un ordine monetario totalmente concordato, pensato per governare i rapporti monetari fra stati nazionali indipendenti. Il piano istituì sia il FMI che la Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo (detta anche Banca mondiale o World Bank). Queste istituzioni sarebbero diventate operative solo quando un numero sufficiente di paesi avesse ratificato l'accordo. Ciò avvenne nel 1946. Gli accordi di Bretton Woods favorirono un sistema liberista, il quale richiede, innanzitutto, un mercato con il minimo delle barriere e la libera circolazione dei capitali privati. Quindi, anche se vi furono delle divergenze sulla sua implementazione, fu chiaramente un accordo per un sistema aperto. Tutti gli accordi derivati direttamente o indirettamente da Bretton Woods non prevedevano un corretto controllo sulla quantità di dollari emessi, permettendo così agli USA l'emissione incontrollata di moneta, fatto contestato più volte da Francia e Germania in quanto gli USA esportavano la loro inflazione, impoverendo perciò il resto del mondo. Cerchiamo di essere piu’ chiari: Gli Stati Uniti potevano scaricare sull’esterno i loro problemi battendo moneta. Inoltre il dollaro come valuta internazionale rendeva piu’ ricchi i gia’ ricchi Stati Uniti. . Fino all'inizio degli anni 70, il sistema fu efficace nel controllare i conflitti economici e nel realizzare gli obiettivi comuni degli stati, sempre con le stesse immutate condizioni che l'avevano generato. A causa degli impegni sempre più esigenti, il sistema crollò definitivamente nel 1971, a seguito della decisione degli Stati Uniti di sganciare la propria valuta dall'oro. Il 15 agosto 1971, a Camp David, il presidente statunitense Richard Nixon, annunciò la decisione di sospendere la convertibilità del dollaro in oro, perché il Tesoro americano non era più in grado di sostenere le richieste di convertibilità, esso aveva già erogato 90.000 tonnellate di oro. Nel dicembre del 1971 il Gruppo dei Dieci firmò l'accordo Smithsonian Agreement, che mise fine agli accordi di Bretton Woods, svalutando il dollaro e dando inizio alla fluttuazione dei cambi. Lo standard aureo fu quindi sostituito da un non sistema di cambi flessibili. Com’erano gli Stati Uniti nel 1944 e come sono economicamente adesso? Nel 1944 emergevano come superpotenza (e dal crollo dell’Unione Sovietica, l’unica superpotenza) Erano i più grandi creditori/manifatturieri Esisteva solo il Dollaro come moneta internazionale Adesso: - Emergono nuove potenze regionali - Esistono alternative al Dollaro - Grave crisi dell’industria manifatturiera statunitense e gli Stati Uniti sono il piu’ grande debitore Il Prodotto Interno Lordo (PIL) è il valore complessivo dei beni e servizi prodotti all'interno di un Paese in un certo intervallo di tempo (solitamente l'anno) e destinati ad usi finali (consumi finali, investimenti, esportazioni nette); non viene quindi conteggiata la produzione destinata ai consumi intermedi, che rappresentano il valore dei beni e servizi consumati e trasformati nel processo produttivo per ottenere nuovi beni e servizi. Il PIL tiene conto solamente delle transazioni in denaro, e trascura tutte quelle a titolo gratuito: restano quindi escluse le prestazioni nell'ambito familiare, quelle attuate dal volontariato (si pensi al valore economico del non-profit) ecc. Il PIL tratta tutte le transazioni come positive, cosicché entrano a farne parte, ad esempio, i danni provocati dai crimini, dall'inquinamento, dalle catastrofi naturali. In questo modo il PIL non fa distinzione tra le attività che contribuiscono al benessere e quelle che lo diminuiscono: persino morire, con i servizi connessi ai funerali, fa crescere il PIL. Per ovviare a questi aspetti paradossali, sono stati proposti indicatori alternativi quali l'Indice di sviluppo umano, il Genuine Progress Indicator (o GPI) e la Felicità Nazionale Lorda. • • • • • • • • • • • • • • • Crescita del PIL in Italia 1996 +2,1% 1997 +1,9% 1998 +1,4% 1999 +1,7% 2000 +3,6% 2001 +1,8% 2002 +0,3% 2003 +0,0% 2004 +1,1% 2005 +0,0% 2006 +1,9% 2007 +1,9% 2008 -1,0% 2009 -4,9% Il rapporto tra il debito pubblico ed il Prodotto interno lordo costituisce un importante indice della solidità finanziaria ed economica di uno Stato (come nel caso del Patto di stabilità e crescita vigente nell'Unione Europea). Relativamente al rapporto tra il debito pubblico ed il Prodotto interno lordo, ci sono quattro possibili casi in cui può trovarsi lo Stato: In un certo anno il tasso di crescita del PIL risulta minore del tasso di interesse dei titoli di Stato e c'è pure un disavanzo primario in rapporto al PIL, nel senso che le uscite dello Stato sono maggiori delle entrate in rapporto al PIL. In tal caso il rapporto debito/PIL tenderà ad aumentare all'infinito con andamento crescente. In un certo anno il tasso di crescita del PIL n risulta maggiore del tasso di interesse dei titoli di Stato i, ma c'è ancora un disavanzo primario in rapporto al PIL. In tal caso il rapporto debito/PIL convergerà in modo decrescente verso un certo valore (che si dice "stato stazionario") se e solo se il rapporto debito/PIL iniziale è maggiore dello stato stazionario. In particolare in tal caso, affinché il rapporto debito/PIL decresca, occorre che il PIL cresca a tal punto da rendere la differenza n-i sufficientemente grande e il disavanzo primario sia invece il più piccolo possibile. Se invece il rapporto debito/PIL iniziale è minore dello stato stazionario, il rapporto debito/PIL convergerà sempre verso lo stato stazionario, ma in modo crescente. In un certo anno il tasso di crescita del PIL n risulta minore del tasso di interesse dei titoli di Stato i, ma si è intervenuti aumentando le tasse, per cui non c'è un disavanzo primario e le entrate sono più delle uscite. In tal caso il rapporto debito/PIL decrescerà annullandosi dopo un certo tempo se e solo se il rapporto debito/PIL iniziale è minore dello stato stazionario. In particolare, affinché il rapporto debito/PIL decresca, occorre che la differenza n-i sia sufficientemente piccola e che le entrate siano sufficientemente grandi. Se invece il rapporto debito/PIL iniziale è maggiore dello stato stazionario, il rapporto debito/PIL tenderà ad aumentare all'infinito con andamento crescente. In un certo anno il tasso di crescita del PIL risulta maggiore del tasso di interesse dei titoli di Stato e si è intervenuti aumentando le tasse per cui non c'è un disavanzo primario e le entrate sono più delle uscite. In tal caso il rapporto debito/PIL decrescerà rapidamente fino ad annullarsi http://it.wikipedia.org/wiki/Elenco_di_Stati_per_debito_pubblico L'esigenza di tenere sotto controllo l'espansione del debito pubblico ha due principali motivazioni: La prima è di carattere finanziario e attiene alla difficoltà di finanziare il debito pubblico quando questo cresce troppo velocemente. Se cala la fiducia dei sottoscrittori dei titoli circa la capacità del debitore di pagare gli interessi e di restituire il capitale, il finanziamento del debito può avvenire solo corrispondendo interessi più elevati. Analogo aumento degli interessi avviene quando cresce la tassazione del risparmio, che diminuisce l'interesse netto che resta in tasca al risparmiatore. L'imposizione fiscale aggiunge poi un effetto spiazzamento. Se la spesa per interessi aggrava il deficit pubblico, facendo ulteriormente aumentare il debito, può innescarsi un circolo vizioso in cui all'aumento vorticoso del debito corrisponde un aumento della spesa per interessi, dei deficit e quindi del debito pubblico. Il taglio della spesa corrente per finanziare il debito ha effetti negativi sul gettito fiscale, poiché la spesa pubblica è uno strumento per riuscire a stimolare la crescita economica. La seconda motivazione riguarda il cosiddetto effetto spiazzamento. Se una parte dei risparmi privati finisce col finanziare il debito pubblico, si sottraggono risorse agli investimenti privati, con conseguenze negative sulla crescita dell'economia. È l'effetto spiazzamento. È pur vero che queste somme sono distribuite ai detentori dei titoli, che sono imprese, privati e banche che possono tornare a prestare questo denaro per finanziare lo sviluppo La sostenibilità dei debiti non va giudicata isolatamente, ma considerando insieme i debiti privati delle famiglie e delle imprese private con quelli pubblici. Inoltre risulta importante per la stabilita’ economica se i debiti sono interni o esterni al paese debito aggregato in rapporto al pil famiglie imprese non finanziarie pubblica amministrazione totale anno 2009 – Dati UFFICIALI (Taroccati?) finlandia 49,4 101,3 39,7 190,5 germania 63,5 63,3 73,4 200,1 austria 53,4 80,2 70,4 204,0 grecia 47,0 57,2 103,4 207,7 italia 34,2 73,8 113,0 221,0 francia 49,1 100,2 79,7 229,0 svezia 70,8 135,4 44,0 250,2 danimarca 129,8 95,0 32,5 257,3 spagna 83,6 130,9 50,8 265,3 paesi bassi 120,0 92,2 57,0 269,2 irlanda 97,5 111,2 61,2 269,8 regno unito 100,2 108,9 68,4 277,5 belgio 46,9 158,0 95,7 300,6 portogallo 94,1 142,6 75,4 312,1 Il debito estero è definito come il totale del debito pubblico e del debito privato verso i non residenti, ripagabile in valuta estera, beni o servizi http://it.wikipedia.org/wiki/Lista_dei_paesi_p er_debito_estero La strana coppia: USA- CINA "The US spends tomorrow's money today. That's why we have this financial crisis. We Chinese spend today's money tomorrow." Cheng Siwei, vice-chairman, China's Standing Committee 2009 Secondo la teoria sul Ciclo di Vita del Prodotto, la specializzazione tecnologica cinese sarebbe conseguente alla standardizzazione del processo di produzione di un bene nuovo sviluppato in un paese tecnologicamente innovativo, quale ad esempio gli Stati Uniti. Inizialmente, il nuovo prodotto statunitense richiede manodopera qualificata e ad alto costo (fase uno della vita del prodotto), ed è venduto essenzialmente nel mercato interno. Successivamente l’introduzione di produzione e distribuzione di massa rendono il prodotto maggiormente capital-intensive. In questa fase (fase due della vita del prodotto), si abbassa il rapporto capitale-lavoro, possono realizzarsi economie di scala e, contemporaneamente (o quasi) alla diffusione della domanda nel mercato statunitense, è probabile che si verifichi anche una diffusione della domanda negli altri Paesi simili (Europa per gli Stati Uniti). Il prodotto comincia ad essere esportato, e, le imprese statunitensi potrebbero cominciare a delocalizzare la produzione di quel bene nei mercati di esportazione per contenerne i costi di trasporto. Il prodotto, non più nuovo ma conosciuto e richiesto dai consumatori di tutto il Mondo, viene standardizzato nell’economia mondiale (fase tre della vita del prodotto). Ciò significa che scala di produzione e tecnologia sono stabili, vi è minore richiesta di manodopera qualificata. Altri paesi iniziano a imitare gli Stati Uniti nella produzione di quel bene ed è probabile che questi, passati alla produzione di altri beni nuovi, comincino ad importare dai paesi imitatori il bene standardizzato. Coerentemente, la recente specializzazione in settori tecnologici della Cina si dimostra focalizzata su beni a basso contenuto di valore aggiunto e basati su tecnologie prevalentemente mature, mentre nel paniere delle importazioni cinesi i settori intensivi in alta tecnologia rappresentano la voce principale. Cosa ha detto Draghi? Ha detto che la produttività in Italia è calata. Cosa vuol dire? Che l’operaio Italiano lavora meno? No, che la intensità di lavoro necessaria in italia è superiore che in altri Paesi. Questo è conseguenza della nostra economia: manifatturiera, turistica, poco propensa la terziario, con tante piccole e medie imprese. La Cina ha una notevole capacità di attrarre le multinazionali e sembra attribuirsi sempre più del ruolo di nodo manifatturiero globale. Le politiche di incentivazione promosse dalla dirigenza cinese, le dimensioni e le potenzialità di crescita che offre il mercato interno della stessa, spingono le multinazionali a sfruttare le possibilità di outsourcing in questo paese. La Cina infatti ha due obiettivi principali: preservare il valore delle proprie ingenti riserve e mantenere competitivo l'export. Entrambi presuppongono un dollaro, se non forte, quanto meno sufficientemente stabile. Non è un caso che, dopo la rivalutazione dello yuan seguita alla riforma del regime di cambio del 2005, l'apprezzamento della valuta cinese intermini nominali sul dollaro si sia arrestato già a metà del 2008, anche se c'è un modesto rialzo del cambio reale effettivo (misurato cioè anche sulle altre valute degli altri paesi e al netto dell'inflazione). Di fatto, come ha ribadito anche ieri l'Fmi nella sua analisi dell'economia cinese, il cambio dello yuan è «notevolmente sottovalutato». Un libro uscito in questi giorni, di Morris Goldstein e Nicholas Lardy, del Peterson Institute, calcola questa sottovalutazione nel 19% La sua dipendenza dall'export, soprattutto per la creazione di posti di lavoro, e il peso delle riserve significano che la politica di diversificazione della Cina dal dollaro procederà molto cautamente. Ma, sostengono Prasad e Sorkin, «le autorità cinesi sanno che nel lungo periodo devono svezzare l'economia dalla dipendenza dalle esportazioni». Il costo dell'accumulazione di rjserve è pesante, non solo in termini di squilibri globali, ma anche di squilibri interni e di sacrifici per la popolazione. La mancata correzione di questi squilibri, è la poco incoraggiante conclusione dei due economisti della Brookings, «pone enormi rischi di un'altra catastrofe globale». Portogallo Irlanda Grecia Spagna dalle iniziali PIGS BRASILE, RUSSIA, INDIA, CINA = BRIC PIGS è un acronimo dispregiativo utilizzato per lo più nel 2008 da giornalisti economici britannici e statunitensi per riferirsi a quattro paesi dell'Europa meridionale: Portogallo, Italia, Grecia e Spagna La connotazione spregiativa è evidente dal fatto che pigs in inglese significa maiali, a suggerire il cattivo stato delle economie di tali paesi dell'Eurozona; l'espressione si presta inoltre a giochi di parole riferiti allo stereotipo del flying pig, ossia "maiale che vola", che indica una situazione impossibile a realizzarsi. La locuzione porcine economy ("economia porcina") è pure usata. Di recente l'Irlanda e la Gran Bretagna sono talvolta aggiunte come "I" e "G" addizionali (PIIGS e PIIGGS). Più di recente ancora, l'Italia è stata talvolta sostituita dall'Irlanda nell'acronimo originale a quattro lettere Problemi: unione economica monetaria ha determinato una situazione simile all’Unita’ d’Italia (competizione fra aree economiche diseguali ha indotto prima benessere , ha alzato i salari e ha reso meno competitiva l’economia..) Spagna: tra il 2000 e il 2007 la Spagna è cresciuta a un ritmo doppio della media europea. Ma la crisi ha mostrato i tanti punti deboli del sistema. Innanzitutto, il mercato del lavoro è caratterizzato da un massiccio ricorso ai contratti a tempo determinato (spesso a tre o sei mesi). Introdotti già nel 1984, questi rappresentano ormai un quarto del totale e il 91% delle nuove assunzioni: per contenere le spese, molte imprese si sono limitate a non rinnovare i contratti scaduti durante la crisi. Buona parte della crescita spagnola poggiava poi sullo sviluppo sfrenato del settore edilizio privato, che ha provocato una vera e propria bolla speculativa esplosa all’inizio del 2008, seguita da fallimenti e licenziamenti a catena. Secondo le stime, sono circa cinque milioni gli alloggi in eccedenza; sono necessari in media sessanta mesi per vendere un appartamento; i disoccupati del settore della costruzione sono più di seicentomila. Inoltre, un altro pilastro dell’economia spagnola, il turismo di massa, ha sofferto un calo del volume di affari di circa il 10%, dovuto soprattutto alla crisi internazionale. L’insieme di questi fattori ha prodotto un impressionante aumento della disoccupazione, passata in due anni dall’8,5% al 19,5% (i senza lavoro sono oltre quattro milioni) e un forte calo dei consumi privati. L’indebitamento delle famiglie spagnole - 127% del loro reddito - è infatti tra il più alto d’Europa. La crisi ha fatto sì che le banche, spaventate dalla concreta possibilità di insolvenza diffusa, chiudessero i rubinetti del credito: hanno così inferto un duro colpo alla vendita di case, automobili, viaggi, che spesso passava attraverso un finanziamento bancario. Di conseguenza i conti pubblici si sono deteriorati altrettanto velocemente dall’attivo del 2007 si è arrivati a un debito dell’11,4% nel 2009 - grazie a tre cause concorrenti: l’enorme aumento delle indennità di disoccupazione, le mancate entrate fiscali dovute al calo del Pil, e i costi degli incentivi diretti a settori specifici (auto e lavori pubblici). L’ Inghilterra sta pagando un prezzo altissimo a questa crisi perchè più di ogni altra a livello mondiale è legata a quella americana, non solo per tradizione storica ma anche per scelte strategiche operate dalla borghesia britannica. Senza voler rifare in questa sede la storia economica della Gran Bretagna degli ultimi decenni, per comprendere l’attuale crisi economica inglese che ha determinato il crollo della sterlina nei confronti del dollaro e soprattutto dell’euro, è opportuno ricordare come la politica economica statunitense e quella inglese abbiano marciato di pari passo a partire dalla fine degli anni settanta Fu in quel periodo che con l’ascesa al potere di Margaret Thatcher, si è avuta la svolta nella gestione della crisi del terzo ciclo d’accumulazione, con la completa liberalizzazione dei mercati finanziari. In pochissimo tempo Stati Uniti e Inghilterra, grazie al loro peso imperialistico e al ruolo giocato dal dollaro e in parte anche dalla sterlina, si sono posti al centro del sistema che ha fatto della produzione del capitale fittizio la leva per sostenere i processi d’accumulazione del capitale, messi in difficoltà a causa della caduta dei saggi di profitto nei settori industriali. Per oltre 30 anni l’economia inglese ha tratto quasi gli stessi vantaggi imperialistici degli Stati Uniti, sia in relazione alla rendita petrolifera sia per il ruolo giocato dalla piazza borsistica londinese, una sorta di Wall Street europea Nell’arco di questi tre decenni le scelte di politica economica del governo britannico e americano sono state identiche, e stesso tenore si può osservare in quelle politiche e militari. Grazie alla presenza del petrolio a largo del Mare del Nord l’Inghilterra ha tratto enormi vantaggi dalla scelta strategica statunitense di imporre il proprio dominio imperialistico nella gestione del prezzo dell’oro nero, tanto che in tutte le guerre per la gestione del petrolio Stati Uniti e Inghilterra sono stati i più solerti a impugnare le armi. Stessa identità d’interessi è possibile coglierla nel processo di trasformazione delle due economie a partire dalla fine degli anni settanta, quando interi settori industriali sono stati abbandonati per privilegiare le attività finanziarie. Tutto questo è stato possibile grazie al ruolo imperialistico giocato dal dollaro e in misura minore dalla sterlina, che pur non svolgendo più la funzione di moneta guida nel panorama mondiale ha mantenuto in questi ultimi decenni un ruolo di primo piano nel contesto monetario internazionale. Per la sterlina e in generale l’economia inglese un primo importante contraccolpo negativo è stato l’apparire sui mercati monetari mondiale della nuova moneta europea, l’euro, che di fatto ha reso la vecchia sterlina una moneta con una base economica troppo ristretta per sostenere con qualche probabilità di vittoria la lotta per il dominio dei mercati valutari. L’euro ha dato un’ulteriore spallata al traballante potere della sterlina sui mercati valutari del vecchio continente, ponendo nel medio e lungo periodo la borghesia britannica di fronte alla scelta di entrare o meno nell’Unione Monetaria Europea oppure continuare a vivere all’ombra del potere del dollaro ancora per qualche tempo. La crisi che sta imperversando globalmente sul capitalismo internazionale ha accelerato questo processo e non è proprio un caso che proprio con il primo manifestarsi della crisi la sterlina sia clamorosamente colata a picco, svalutandosi in pochi mesi rispetto all’euro di oltre il trenta percento. Per comprendere le conseguenze di tale svalutazione si consideri che a causa di tale svalutazione il reddito pro capite inglese è diminuito del 35% nel corso del 2008, tanto che gli italiani sono diventati, grazie alle disgrazie altrui, più ricchi degli inglesi in termini di reddito pro capite. È in momenti di crisi come l’attuale che s’inasprisce la concorrenza imperialistica per la spartizione della rendita finanziaria. Per la borghesia britannica è ormai tempo di fare delle scelte di campo ben precise: aderire all’euro o andare avanti con la propria autonomia monetaria, legando ancor di più la sterlina al dollaro. Ricordiamo inoltre che la finanza e’ un servizio, e’ qualora fosse efficiente NON dovrebbe generare ricchezza (la ricchezza dovrebbe essere prodotta dal primario e dal secondario)… E l’Italia? Sconta (come gli altri paesi) la ricchezza generata dal debito pubblico (ma nel nostro caso e’ piu’ un fenomeno vecchio) La generazione degli anni 30-40 e’ stata artefice del miracolo economico italiano, ma ha anche portato il debito pubblico dal 30% al 120%. Conto cha ci e’ arrivato da pagare (con tutta al sua durezza) nel 90. Il sistema politico ha fatto riforme a meta’ (pensioni, pubblico impiego, lavoro), ha sbagliato in riforme chiave (scuola ed universita’, ad esempio), non ha investito in infrastrutture ed innovazione , non ha investito nel campo dell’energia. BRIC: Questi paesi condividono una grande popolazione (Russia e Brasile oltre il centinaio di milioni di abitanti, Cina e India oltre il miliardo di abitanti), un immenso territorio, abbondanti risorse naturali strategiche e, cosa più importante, sono stati caratterizzati da una forte crescita del PIL e della quota nel commercio mondiale, soprattutto nella fase iniziale del XXI secolo. i Paesi del BRIC, ed in particolare Cina ed India si avviano a superare gli Stati del G7 in termini di PIL nominale, riconsegnando all'Asia il primato economico che aveva perso nel XIX secolo. Infatti, se ancora nel 2000 il BRIC produceva solo il 13% della ricchezza del G6, nella prima metà del XXI secolo questo dato è destinato a cambiare radicalmente. La Cina supererà il Giappone nel 2016 e nel 2023 sarà in grado di produrre più dei quattro paesi europei messi insieme (obiettivo che l'India raggiungerà qualche anno più tardi, nel 2039, anno nel quale il BRIC avrà un PIL superiore a quello del G6). Infine, nel 2041 è previsto che la Cina superi gli Stati Uniti per PIL nominale divenendo così la prima potenza economica mondiale. http://it.wikipedia.org/wiki/BRIC Crisi economica-finanziaria: banche Goldman Sachs venne fondata nel 1869 a Manhattan da due immigrati tedeschi, Marcus Goldman e Samuel Sachs. E' una delle più importanti banche mondiali. La sua sede è a New York , al numero 85 di Broad Street, nella parte bassa di Manhattan. Viene considerato il miglior posto per produrre denaro che il capitalismo globale sia mai riuscito a immaginare e, dicono molti, è una forza politica più potente di qualsiasi governo. La macchina perfetta genera soldi più di quanto fanno molti stati. I beni della società ammontano complessivamente a 1 trilione di dollari, le entrate annuali dell'ordine di decine di miliardi, i profitti, vari miliardi, vengono generosamente ridistribuiti all'interno. Il dato del terzo trimestre 2009 ha segnato un utile superiore ai 3 miliardi di dollari e dall'inizio dell'anno hanno accantonato 11 miliardi dollari da distribuire fra i loro manager e i dipendenti. Politici e commentatori fanno a gara per apostrofare Goldman con termini sempre più pesanti: ladri tra i ladri, vandali economici, capitalisti di rapina; la rivista Rolling Stones ha pubblicato un articolo in cui descrive Goldman come 'un enorme sanguisuga che succhia incessantemente sangue se solo sente odore di soldi. Il successo di Goldman deriva anche dal fatto che riesce ad entrare nelle istituzioni di tutti i Paesi che contano al governo, nelle banche centrali, insomma in tutti luoghi di potere dove si prendono le decisioni più importanti. Goldman è stata uno dei maggiori finanziatori di Obama, ma lo è stata anche di McCain, Romano Prodi è stato un consulente della Goldman Sachs, Gianni Letta, il consigliere del Principe, è anche lui uomo di Goldman, Il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi è stato vicepresidente della Goldman per l'Europa, lo divenne dopo essere stato direttore generale del Ministero del Tesoro e responsabile delle Privatizzazioni italiane, o forse sarebbe meglio dire (della svendita dei gioielli di famiglia), chissà che non sia stato premiato per questo, perché le banche anglosassoni, fra cui anche Goldman sono state le maggiori profittatrici delle privatizzazioni italiane, decise al largo di Civitavecchia nei primi anni novanta, sul famoso panfilo della Regina d'Inghilterra:Britannia. Da tempo alcuni analisti avevano notato che l'avvicendamento ai vertici della Goldman, rappresentava un'ulteriore prova del potere enorme dell'azienda, perché i dirigenti che lasciavano la Goldman passavano ad occupare i posti che contano, quelli dove si prendono le decisioni politiche legate all'economia e alla finanza. Paulson, è soprattutto l'artefice del salvataggio da 800 miliardi di dollari delle banche americane, caricato sulle spalle dei contribuenti con il notevole aumento del debito pubblico, un grosso passaggio di ricchezza l'ha definita il Nobel per l'economia Stiglitz. Siamo a più di due anni dallo scoppio della più tremenda crisi economico-finanziaria dalla funesta crisi del 29', anche se per molti esperti, questa crisi supererà per lunghezza e profondità quella degli anni trenta. In realtà però, la crisi inizia a prendere forma nel 2007, perché è allora che nascono le prime preoccupazioni delle banche, queste si accorgono che i prezzi del mercato immobiliare crescevano troppo rapidamente, che loro stesse avevano in portafoglio un'esposizione molto forte sui mutui subprime. Da qui la decisione di impacchettarli in pacchetti misti, fatti da mutui di tutti i tipi dai famosissimi subprime, ai mutui Ninja (acronimo di No Income No Jobs or Assets, cioè dati senza verificare reddito, possesso di posto di lavoro o attività a garanzia) a gli Alt A; i mutui Alt-A sono a metà strada fra quelli di ‘prima scelta' (prime) e quelli concessi con garanzie sottili o con nessuna garanzia. C'era una banca però che aveva capito prima e meglio di tutti quello che stava per succedere: la Goldman Sachs, anche se all'epoca le sue valutazioni quotidiane avevano evidenziato sofferenze modeste, Goldman organizzò una riunione degli alti vertici per cercare di capire cosa stava succedendo. Anche se i mercati immobiliare e creditizio erano ancora in piena effervescenza, la banca non apprezzò la situazione e cominciò a ridurre le esposizioni. Quando esplose la crisi creditizia le sue perdite nel settore dei mutui ammontarono a soli 1,7 miliardi di dollari, meno di qualsiasi altra grande banca d'investimenti (la UBS perse 58 miliardi di dollari). Come aveva operato la più importante banca d'affari del mondo? Aveva iniziato a piazzare questi prodotti, i cosiddetti derivati, presso gli investitori, loro clienti. Già questi tipi di operazioni, si possono considerare operazioni poco trasparenti: abbiamo una banca che costruisce un prodotto finanziario, guardandosi bene da fornire al pubblico tutte le informazioni a sua disposizione e lo colloca ponendoci il suo marchio, a quel punto la palla passa all'investitore che decide o meno di concedere fiducia alla 'sua' banca. Goldman Sachs crea un fondo, costruito come abbiamo detto sopra, lo piazza in tutto il mondo, ma ad un certo punto incomincia a scommettere contro quei stessi fondi che la banca aveva collocato presso i propri clienti, cioè inizia a scommettere sulla discesa del mercato immobiliare, contribuendo così di fatto a farlo scendere e a minare alla base la solidità di quei pacchetti che lei stessa aveva collocato presso i propri clienti. Questa operazione già venuta alla luce da tempo nella società americana, è stata ritenuta inaccettabile, in quanto una banca seria non può vendere uno strumento finanziario ai propri clienti e nello stesso tempo scommettere contro quello strumento, tramite i famosi C.D.S. Goldman Sachs si giustificò dicendo che le operazioni sono state effettuate da due dipartimenti diversi, separati completamente fra di loro che operavano sul mercato, per la serie la mano destra non sa quello che fa la mano sinistra. Riassumendo siamo di fronte a grandi mutamenti: - gli USA sembrano aver intrapreso la strada che li portera’ a perdere il predominio economico - Gli Stati che hanno utilizzato il debito (pubblico, privato od estero) per crescere (i PIGS) sono in grave crisi - Le economie stanno tornando ai dati reali (produzione primaria e secondaria) Prospettive di sviluppo per i BRIC - I BRIC pero’ (salvo forse l’India con l’ITC) sono ancora essenzialmente mercato di scambio interindustriale (Krugman) - Il Dollaro mantiene ancora lo status di valuta internazionale, appena scalfito dall’Euro (che pero’ ha messo nei guai Sterlina e Franco Svizzero) - L’Europa manca di un governo forte e rappresentativo che faccia valere la forza economica (a differenza degli USA non abbiamo i suoi squilibri, nel complesso) - L’Italia ha vissuto negli anni 90 la crisi che stanno affrontando altri paesi europei e manca di politici coraggiosi che affrontino i problemi che impediscono all’Italia di crescere. - Gli Stati Uniti stanno iniettando liquidità nel sistema al fine di scaricare i propri problemi su altre parti del mondo (sull’area Euro e sul Giappone facendo apprezzare le valute), sui paesi emergenti determinando bolle inflattive (che rendano i paesi meno competitivi) L’Europa reagisce sostanzialmente gestendo i paesi in crisi (Grecia e Irlanda), creando situazioni di arbitraggio (gestibili perche’ coinvolgono tutto sommato una quantità di obbligazioni trascurabili rispetto alla Economia di Eurolandia), ma graziea queste crisi l’Euro non decolla eccessivamente Vengono richiesti nuovi e più potenti paletti ai patti di stabilità. Purtroppo lo scarsissimo peso internazionale dell’Italia non ci aiuta (si tiene conto SOLO del debito pubblico e si chiede , per i paesi che hanno un debito superiore al 60% del PIL, interventi pari al 2% del debito (per l’Italia questo significherebbe una manovra di 36 Miliardi di Euro in aggiunta alla Finanziaria..) Previsioni(???): - Superamento della crisi lentamente (5 anni almeno) - Quando saremo vicini al superamento della crisi, usciremo dallo stato deflattivo per beccarci un po’ di inflazione - Impoverimento ineluttabile delle societa’ occidentali - Vincera’ il paese che avra’ il coraggio di fare riforme strutturali e puntare sulla innovazione - I Bric (Cina) avranno grossi problemi di crescita - A breve..un susseguirsi di crisi finanziarie … Un po’ di Economia Politica spicciola Come si è capito, solo prevedendo gli sviluppi futuri..si riesce ad avere qualche suggerimento per investire i nostri soldi.. Gnosco ut agam… La moderna società nasce 10.000 anni fa. Prima era una società di eguali (il bravo cacciatore aveva tre mogli, il cattivo cacciatore doveva dividere la moglie con un altro) Con l’avvento della società moderna i ruoli si differenziano, inizia il processo di accumulazione delle ricchezze, le divisioni per caste e ceti si accentuano. Le societa’ con forti disuguaglianze sono meno competitive ed efficienti di societa’ con meno differenze ( i ceti dominanti cercano di trasferire i propri privilegi ai figli riducendo le opportunita’ ai migliori) Molte furono le leggi fatte per combattere queste disuguaglianze (ogni 25 anni le terre vendute dovevano rientrare alla tribu’ che le aveva vendute – Giubileo Ebraico- , i terreni venduti dal capoclan dovevano rientrare al clan alla sua morte – legge Sumera) Ma erano leggi che venivano regolarmente aggirate..(fatta la legge scoperto l’inganno) Ad esempio, si è scoperto, che quando i Sumeri vendevano un terreno, il compratore nello stesso istante, veniva adottato (solo formalmente, ovviamente) dal venditore..Così alla morte del venditore il terreno rimaneva al (legittimo!!!) erede… Questo processo di accumulazione e di accentramento di ricchezze può essere dimostrato matematicamente (teoria dei giochi): Teorema del dittatore: Data una torta e 20 persone, una soluzione di equilibrio instabile è che la torta sia divisa in 20 parti uguali e che tutti ne usufruiscano.. La soluzione di equilibrio stabile è che ci sia il dittatore, ossia una sola persona si pappa tutta la torta e lascia gli altri 19 a morire di fame. Ovviamente questa legge si applica non solo ai singoli individui, ma anche agli stati. Il colonialismo, le guerre mondiali sono state determinate dalla volontà di sopraffazione di alcune popolazioni su altre motivando tale sopraffazione sulla base di motivi di superiorità (razziale, di civiltà, etc etc) Pero’ cosi’ ci sono meno persone che lavorano e la torta diviene più piccola anche per il dittatore, cosi’ gli stati poveri diventano sempre piu’ poveri e ci sono flussi migratori non controllati…forse questa soluzione finale non conviene neanche al dittatore o ai paesi ricchi Teorema (Nash) Equilibrio cooperativo La soluzione basata sulla condivisione delle ricchezze e sulla cooperazione (anche se delle volte instabile) è quella più conveniente… Tutta la teoria di Marx si basa sulle contraddizioni del capitalismo basate sull’impoverimento di vaste classi sociali ( e la teoria di Marx ebbe la conferma con la grave crisi economica del 1929). La risposta furono forme di capitalismo sociale e di socialdemocrazie. Un altro fenomeno di crisi è dato dai fenomeni descritti da Malthus: La popolazione cresce esponenzialmente 2,4,8, 16, 32, 64, 128, 256, 512, 1024,.. Mentre le risorse crescono linearmente 2,4, 6, 8, 10, 12, 14, 16, 18, 20….. Determinando crisi e carestie. Qual’e’ la situazione attuale? La crisi del comunismo reale ha indebolito la parte “sociale” del capitalismo, ha fatto prevalere aspetti duri e puri del capitalismo (Reaganecomomics, Scuola di Chicago, Margaret Tatcher) con tutte le conseguenze del caso (maggiore differenze di censo nelle società evolute…con tutto ciò che la cosa comporta) La scienza ha sviluppato metodi efficienti sul controllo delle nascite che hanno abbattuto l’indice di natalità mondiale e hanno reso obsoleta l’analisi di Malthus. La globalizzazione sta trasferendo ricchezze e benessere dai paesi del I mondo ai paesi in via di sviluppo (India, Cina, etc). Cosicche’ le differenze, a livello mondiale, si stanno riducendo. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: Queste popolazioni vogliono al piu’ presto raggiungere il livello di benessere delle popolazioni piu’ ricche (ossia avere la macchina, gli elettrodomestici, il telefonino, i beni di lusso, mangiare e bere meglio, viaggiare…) Questi maggiori consumi implicano un aumento del prezzo delle commodities (petrolio, cibo, vino, abbigliamento), un aumento della inflazione nei paesi “ricchi”, una diminuzione del potere di acquisto di vasti strati della popolazione dei paesi ricchi ( la disponibilita’ dei beni cresce linearmente ..mentre si sono affacciati al benessere Cina ed India che hanno una popolazione 6 volte superiore a quella dei paesi ricchi) Applicando stime e teoremi matematici si può prevedere: Questa tendenza all’ impoverimento di vasti strati della popolazione dei paesi ricchi durerà a lungo (un paio di generazioni) e non può essere risolta (ed e’ tutto sommato indipendente) dalla politica di un solo governo nazionale (deve essere “governata” in modo cooperativo) Il costo delle materie prime, dell’energia, del cibo aumenterà molto di più di quello dei servizi e del costo della mano d’opera (soprattutto quella non specializzata) Quindi a lungo termine non investirei in industrie che operano in servizi di basso valore aggiunto e che competono a livello mondiale ma in attività che producono beni primari che saranno sempre più richiesti.