Slides1… - Dipartimento di Matematica e Informatica "Ulisse Dini"

Come navigare fra i flutti della crisi (e della
ripresa), ossia come utilizzare la Matematica
per ottimizzare i propri investimenti finanziari
Vincenzo Vespri
Dipartimento di Matematica “Ulisse Dini”
Università di Firenze
[email protected]
Tel: 055 4237149
homepage: http://web.math.unifi.it/users/vespri/
Principio Elementare
• Principio di non arbitraggio:
Due investimenti privi di rischio devono dare
lo stesso ritorno finanziario.
Che vuol dire?
Altre formulazioni:
In Inglese : No free lunch economy
In Italiano: Nessuno ti regala niente o
I soldi non crescono sugli alberi o
Se uno vuole guadagnare deve faticare
Facciamo un esempio:
Quali sono due investimenti “privi di rischio”?
I BOT (Buoni Ordinari del Tesoro)
Investimenti immobiliari (uno investe in una casa,
l’affitta e ricava una rendita).
Secondo il principio di non arbitraggio devono dare
la stessa rendita (se no sarebbe conveniente
in un caso, vendere la propria casa, investire in
BOT e con la rendita finanziaria pagare non solo
l’ affitto ma anche altro (auto nuova, vacanze,
etc etc))
Nell’altro, indebitarsi con la banca, comprare
una casa e con l’affitto pagarsi il mutuo
Quindi investire in case ed investire in BOT
deve essere suppergiù lo stesso.
Facciamo degli esempi:
Se il tasso d’interesse fosse del 10% una
casa che vale 120.000 Euro dovrebbe
essere affittata a 1000 Euro al mese.
Se il tasso d’interesse fosse dell’2% per
avere un affitto di 1000 Euro al mese
dovremmo possedere una casa che vale
600.000 Euro.
Quindi abbiamo a che fare con tre fattori:
affitto, tasso d’interesse e prezzo della
casa
Quali di questi sono variabili e quali fissi?
Il Tasso d’ interesse è deciso dalla Banche
Centrali ( e dalle condizioni generali della
economia)
L’affitto NON risente del tasso d’interesse
Il prezzo delle case DIPENDE dal tasso
d’interesse deciso dalle banche centrali
Quindi quando il tasso d’interesse è del 2%
(due anni fa) una casa che da’ un affitto di
1000 Euro al mese vale 600.000 Euro,
quando il tasso d’interesse è del 10% (13
anni fa) la stessa casa valeva 120.000
Euro
Facciamo un altro esempio: prendiamo ad
esempio una casa a Montecarlo…
Affitto 1200 Euro al mese, Tasso d’interesse
circa 2%. Quale cifra e’ consona?
Dobbiamo fare
X per 0,02 = 14.400
X= 720.000…
Questa semplice verità del principio di non
arbitraggio (siccome si scontra con l’idea
innata di “fare i furbi”) è ignorata (è stata
ignorata) anche ad alti livelli….
Qualche esempio recente:
Giappone 1985
Guerra commerciale fra USA e Giappone
Per evitare l’apprezzamento dello yen, il
Governatore della Banca Centrale portò
quasi a zero il tasso ufficiale di sconto…
Per l’esattezza allo 0.05%....
Scelta politica non motivata da condizioni di
mercato
Che vuol dire?
Ritorniamo al nostro esempio. La nostra casa che
dà un affitto di 1000 Euro al mese, con un tasso
dell’ 1% varrebbe 1.200.000 Euro, con tasso
dello 0.1% varrebbe 12 milioni di Euro, con un
tasso dello 0.05% varrebbe 24 milioni di Euro
Il centro di Tokio nel 1986 aveva un valore
immobiliare superiore a quello di tutti gli
USA!!!!!!!
CAPPERI!!!!!!!
Vediamo un po’ quali sono le implicazioni
sulla economia reale:
Caso a): non avete una casa e volete
comprarla.
Vi sono 2 possibilità:
- vi imbarcate in un mutuo enorme che
inevitabilmente vi strangolerà. Taglierete
tutte le spese, anche quelle necessarie, e
il Paese soffrirà per una crisi di consumi
- Decidete che non vi potete permettere di
comprare una casa, e spendete tutti i
vostri risparmi viaggiando, fotografando e
comprando borsette di Gucci (cosa che
fecero molti Giapponesi….)
Caso b)
Siete proprietari di una casa che vale 24
Milioni di Euro. CHE FARESTE?
OK, vendereste la casa, vi trasferireste alle
Bahamas, comprereste una bella villa con
piscina e vi circondereste di belle
fanciulle/i che vi servono aragoste,
cocktails, etc etc
YES, ma come trovare un compratore così
fesso che vi compra la casa a 24 milioni di
Euro????
La soluzione è una sana ipoteca sulla
casa..andate da una banca, vi fate
prestare l’80% del valore della casa (19.2
milioni di euro..) e scappate alla Bahamas
(vedi lucido precedente..)
Conseguenze: le banche vanno verso il
fallimento, non erogano piu’ prestiti alle
aziende, l’economia va in recessione…
Altro esempio:
Italia 1988 -1991..Craxi decide che la nostra
economia è solida come quella tedesca e
fissa il cambio fra Lira e Marco…
Cosa fanno Soros ed altri finanzieri
(filibustieri)? Prendono in prestito i soldi
dalla Germania (al 4%) e li investono in
BOT italiani (al 10%).
Quando le riserve della Banca d’Italia sono
finite (nelle loro tasche), lasciano in
bancarotta l’Italia… crisi del 1992. La Lira
fu pesantemente svalutata nei confronti
del Marco…
Argentina 1998-2001.
Menem vincola il pesos Argentino al dollaro
USA….
Il risultato fu lo stesso. Di nuovo i
risparmiatori colpiti furono molti Italiani
(poco informati e poco protetti dalle nostre
banche)
USA 2001..dopo l’11 Settembre il tasso
d’interesse fu ridotto all’1% al fine di
rimandare\attenuare gli effetti dell’attentato
terroristico sull’Economia
La crisi qui e’ più complicata perché:
- Gli USA sono la principale potenza
(economica e militare) del mondo
- Il dollaro è ancora la valuta mondiale (in
Europa subiremo meno effetti grazie
all’Euro)
- Gli USA hanno 54 TRILIONI(!!!!!) di debito
E adesso…
Crisi Economica area Euro:
Quasi falliti Grecia, Irlanda, Portogallo.
Spread sulle obbligazioni di questi paesi
circa il 5%. Ossia uno puo’ prendere soldi
dalla Germania (2%) ed investire in
Obbligazioni Greche, Irlandesi o
Portoghesi (6%). Soldi dal nulla…
Cerchiamo di capire qualcosa della crisi:
La conferenza di Bretton Woods, che si tenne
dal 1° al 22 luglio 1944 nell'omonima cittadina
appartenente alla giurisdizione della città di
Carroll (New Hampshire, USA), stabilì regole per
le relazioni commerciali e finanziarie tra i
principali paesi industrializzati del mondo.
Gli accordi di Bretton Woods furono il primo
esempio nella storia del mondo di un ordine
monetario totalmente concordato, pensato per
governare i rapporti monetari fra stati nazionali
indipendenti.
Il piano istituì sia il FMI che la Banca
internazionale per la ricostruzione e lo
sviluppo (detta anche Banca mondiale o
World Bank). Queste istituzioni sarebbero
diventate operative solo quando un
numero sufficiente di paesi avesse
ratificato l'accordo. Ciò avvenne nel 1946.
Gli accordi di Bretton Woods favorirono un
sistema liberista, il quale richiede,
innanzitutto, un mercato con il minimo
delle barriere e la libera circolazione dei
capitali privati. Quindi, anche se vi furono
delle divergenze sulla sua
implementazione, fu chiaramente un
accordo per un sistema aperto.
Tutti gli accordi derivati direttamente o
indirettamente da Bretton Woods non
prevedevano un corretto controllo sulla
quantità di dollari emessi, permettendo
così agli USA l'emissione incontrollata di
moneta, fatto contestato più volte da
Francia e Germania in quanto gli USA
esportavano la loro inflazione,
impoverendo perciò il resto del mondo.
Cerchiamo di essere piu’ chiari:
Gli Stati Uniti potevano scaricare
sull’esterno i loro problemi battendo
moneta. Inoltre il dollaro come valuta
internazionale rendeva piu’ ricchi i gia’
ricchi Stati Uniti.
.
Fino all'inizio degli anni 70, il sistema fu
efficace nel controllare i conflitti economici
e nel realizzare gli obiettivi comuni degli
stati, sempre con le stesse immutate
condizioni che l'avevano generato.
A causa degli impegni sempre più esigenti, il
sistema crollò definitivamente nel 1971, a
seguito della decisione degli Stati Uniti di
sganciare la propria valuta dall'oro.
Il 15 agosto 1971, a Camp David, il presidente statunitense
Richard Nixon, annunciò la decisione di sospendere la
convertibilità del dollaro in oro, perché il Tesoro
americano non era più in grado di sostenere le richieste
di convertibilità, esso aveva già erogato 90.000
tonnellate di oro. Nel dicembre del 1971 il Gruppo dei
Dieci firmò l'accordo Smithsonian Agreement, che mise
fine agli accordi di Bretton Woods, svalutando il dollaro e
dando inizio alla fluttuazione dei cambi. Lo standard
aureo fu quindi sostituito da un non sistema di cambi
flessibili.
Com’erano gli Stati Uniti nel 1944 e come
sono economicamente adesso?
Nel 1944 emergevano come superpotenza
(e dal crollo dell’Unione Sovietica, l’unica
superpotenza)
Erano i più grandi creditori/manifatturieri
Esisteva solo il Dollaro come moneta
internazionale
Adesso:
- Emergono nuove potenze regionali
- Esistono alternative al Dollaro
- Grave crisi dell’industria manifatturiera
statunitense e gli Stati Uniti sono il piu’
grande debitore
Il Prodotto Interno Lordo (PIL) è il valore
complessivo dei beni e servizi prodotti all'interno
di un Paese in un certo intervallo di tempo
(solitamente l'anno) e destinati ad usi finali
(consumi finali, investimenti, esportazioni nette);
non viene quindi conteggiata la produzione
destinata ai consumi intermedi, che
rappresentano il valore dei beni e servizi
consumati e trasformati nel processo produttivo
per ottenere nuovi beni e servizi.
Il PIL tiene conto solamente delle transazioni
in denaro, e trascura tutte quelle a titolo
gratuito: restano quindi escluse le
prestazioni nell'ambito familiare, quelle
attuate dal volontariato (si pensi al valore
economico del non-profit) ecc.
Il PIL tratta tutte le transazioni come
positive, cosicché entrano a farne parte,
ad esempio, i danni provocati dai crimini,
dall'inquinamento, dalle catastrofi naturali.
In questo modo il PIL non fa distinzione tra
le attività che contribuiscono al benessere
e quelle che lo diminuiscono: persino
morire, con i servizi connessi ai funerali, fa
crescere il PIL.
Per ovviare a questi aspetti paradossali,
sono stati proposti indicatori alternativi
quali l'Indice di sviluppo umano, il Genuine
Progress Indicator (o GPI) e la Felicità
Nazionale Lorda.
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Crescita del PIL in Italia
1996 +2,1%
1997 +1,9%
1998 +1,4%
1999 +1,7%
2000 +3,6%
2001 +1,8%
2002 +0,3%
2003 +0,0%
2004 +1,1%
2005 +0,0%
2006 +1,9%
2007 +1,9%
2008 -1,0%
2009 -4,9%
Il rapporto tra il debito pubblico ed il Prodotto interno lordo
costituisce un importante indice della solidità finanziaria
ed economica di uno Stato (come nel caso del Patto di
stabilità e crescita vigente nell'Unione Europea).
Relativamente al rapporto tra il debito pubblico ed il
Prodotto interno lordo, ci sono quattro possibili casi in cui
può trovarsi lo Stato:
In un certo anno il tasso di crescita del PIL risulta minore
del tasso di interesse dei titoli di Stato e c'è pure un
disavanzo primario in rapporto al PIL, nel senso che le
uscite dello Stato sono maggiori delle entrate in rapporto
al PIL. In tal caso il rapporto debito/PIL tenderà ad
aumentare all'infinito con andamento crescente.
In un certo anno il tasso di crescita del PIL n risulta
maggiore del tasso di interesse dei titoli di Stato i, ma c'è
ancora un disavanzo primario in rapporto al PIL. In tal
caso il rapporto debito/PIL convergerà in modo
decrescente verso un certo valore (che si dice "stato
stazionario") se e solo se il rapporto debito/PIL iniziale è
maggiore dello stato stazionario. In particolare in tal
caso, affinché il rapporto debito/PIL decresca, occorre
che il PIL cresca a tal punto da rendere la differenza n-i
sufficientemente grande e il disavanzo primario sia
invece il più piccolo possibile. Se invece il rapporto
debito/PIL iniziale è minore dello stato stazionario, il
rapporto debito/PIL convergerà sempre verso lo stato
stazionario, ma in modo crescente.
In un certo anno il tasso di crescita del PIL n risulta minore
del tasso di interesse dei titoli di Stato i, ma si è
intervenuti aumentando le tasse, per cui non c'è un
disavanzo primario e le entrate sono più delle uscite. In
tal caso il rapporto debito/PIL decrescerà annullandosi
dopo un certo tempo se e solo se il rapporto debito/PIL
iniziale è minore dello stato stazionario. In particolare,
affinché il rapporto debito/PIL decresca, occorre che la
differenza n-i sia sufficientemente piccola e che le
entrate siano sufficientemente grandi. Se invece il
rapporto debito/PIL iniziale è maggiore dello stato
stazionario, il rapporto debito/PIL tenderà ad aumentare
all'infinito con andamento crescente.
In un certo anno il tasso di crescita del PIL
risulta maggiore del tasso di interesse dei
titoli di Stato e si è intervenuti aumentando
le tasse per cui non c'è un disavanzo
primario e le entrate sono più delle uscite.
In tal caso il rapporto debito/PIL
decrescerà rapidamente fino ad annullarsi
http://it.wikipedia.org/wiki/Elenco_di_Stati_per_debito_pubblico
L'esigenza di tenere sotto controllo l'espansione del debito pubblico ha
due principali motivazioni:
La prima è di carattere finanziario e attiene alla difficoltà di finanziare il
debito pubblico quando questo cresce troppo velocemente. Se cala
la fiducia dei sottoscrittori dei titoli circa la capacità del debitore di
pagare gli interessi e di restituire il capitale, il finanziamento del
debito può avvenire solo corrispondendo interessi più elevati.
Analogo aumento degli interessi avviene quando cresce la
tassazione del risparmio, che diminuisce l'interesse netto che resta
in tasca al risparmiatore. L'imposizione fiscale aggiunge poi un
effetto spiazzamento.
Se la spesa per interessi aggrava il deficit
pubblico, facendo ulteriormente aumentare il
debito, può innescarsi un circolo vizioso in cui
all'aumento vorticoso del debito corrisponde un
aumento della spesa per interessi, dei deficit e
quindi del debito pubblico.
Il taglio della spesa corrente per finanziare il debito
ha effetti negativi sul gettito fiscale, poiché la
spesa pubblica è uno strumento per riuscire a
stimolare la crescita economica.
La seconda motivazione riguarda il cosiddetto
effetto spiazzamento. Se una parte dei risparmi
privati finisce col finanziare il debito pubblico, si
sottraggono risorse agli investimenti privati, con
conseguenze negative sulla crescita
dell'economia. È l'effetto spiazzamento. È pur
vero che queste somme sono distribuite ai
detentori dei titoli, che sono imprese, privati e
banche che possono tornare a prestare questo
denaro per finanziare lo sviluppo
La sostenibilità dei debiti non va giudicata
isolatamente, ma considerando insieme i
debiti privati delle famiglie e delle imprese
private con quelli pubblici. Inoltre risulta
importante per la stabilita’ economica se i
debiti sono interni o esterni al paese
debito aggregato in rapporto al pil famiglie imprese non finanziarie pubblica
amministrazione totale anno 2009 – Dati UFFICIALI (Taroccati?)
finlandia 49,4 101,3 39,7 190,5
germania 63,5 63,3 73,4 200,1
austria 53,4 80,2 70,4 204,0
grecia 47,0 57,2 103,4
207,7
italia 34,2 73,8 113,0
221,0
francia 49,1 100,2 79,7 229,0
svezia 70,8 135,4 44,0 250,2
danimarca 129,8 95,0 32,5 257,3
spagna 83,6 130,9 50,8 265,3
paesi bassi 120,0 92,2 57,0 269,2
irlanda 97,5 111,2 61,2 269,8
regno unito 100,2 108,9 68,4 277,5
belgio 46,9 158,0 95,7 300,6
portogallo 94,1 142,6 75,4 312,1
Il debito estero è definito come il totale del
debito pubblico e del debito privato verso i
non residenti, ripagabile in valuta estera,
beni o servizi
http://it.wikipedia.org/wiki/Lista_dei_paesi_p
er_debito_estero
La strana coppia: USA- CINA
"The US spends tomorrow's money
today.
That's why we have this financial crisis.
We Chinese spend today's money
tomorrow."
Cheng Siwei, vice-chairman, China's
Standing Committee 2009
Secondo la teoria sul Ciclo di Vita del Prodotto, la
specializzazione tecnologica cinese sarebbe
conseguente alla standardizzazione del processo di
produzione di un bene nuovo sviluppato in un paese
tecnologicamente innovativo, quale ad esempio gli Stati
Uniti.
Inizialmente, il nuovo prodotto statunitense richiede
manodopera qualificata e ad alto costo (fase uno della
vita del prodotto), ed è venduto essenzialmente nel
mercato interno. Successivamente l’introduzione di
produzione e distribuzione di massa rendono il prodotto
maggiormente capital-intensive.
In questa fase (fase due della vita del prodotto), si
abbassa il rapporto capitale-lavoro, possono
realizzarsi economie di scala e,
contemporaneamente (o quasi) alla diffusione
della domanda nel mercato statunitense, è
probabile che si verifichi anche una diffusione
della domanda negli altri Paesi simili (Europa
per gli Stati Uniti). Il prodotto comincia ad essere
esportato, e, le imprese statunitensi potrebbero
cominciare a delocalizzare la produzione di quel
bene nei mercati di esportazione per contenerne
i costi di trasporto.
Il prodotto, non più nuovo ma conosciuto e
richiesto dai consumatori di tutto il
Mondo, viene standardizzato
nell’economia mondiale (fase tre della vita
del prodotto). Ciò significa che scala di
produzione e tecnologia sono stabili, vi è
minore richiesta di manodopera
qualificata.
Altri paesi iniziano a imitare gli Stati Uniti
nella produzione di quel bene ed è
probabile che questi, passati alla
produzione di altri beni nuovi, comincino
ad importare dai paesi imitatori il bene
standardizzato.
Coerentemente, la recente specializzazione
in settori tecnologici della Cina si
dimostra focalizzata su beni a basso
contenuto di valore aggiunto e basati su
tecnologie prevalentemente mature,
mentre nel paniere delle importazioni
cinesi i settori intensivi in alta tecnologia
rappresentano la voce principale.
Cosa ha detto Draghi? Ha detto che la
produttività in Italia è calata. Cosa vuol
dire? Che l’operaio Italiano lavora meno?
No, che la intensità di lavoro necessaria
in italia è superiore che in altri Paesi.
Questo è conseguenza della nostra
economia: manifatturiera, turistica, poco
propensa la terziario, con tante piccole e
medie imprese.
La Cina ha una notevole capacità di
attrarre le multinazionali e sembra
attribuirsi sempre più del ruolo di nodo
manifatturiero globale. Le politiche di
incentivazione promosse dalla dirigenza
cinese, le dimensioni e le potenzialità di
crescita che offre il mercato interno della
stessa, spingono le multinazionali a
sfruttare le possibilità di outsourcing in
questo paese.
La Cina infatti ha due obiettivi principali: preservare il
valore delle proprie ingenti riserve e mantenere
competitivo l'export. Entrambi presuppongono un
dollaro, se non forte, quanto meno sufficientemente
stabile. Non è un caso che, dopo la rivalutazione dello
yuan seguita alla riforma del regime di cambio del 2005,
l'apprezzamento della valuta cinese intermini nominali
sul dollaro si sia arrestato già a metà del 2008, anche se
c'è un modesto rialzo del cambio reale effettivo (misurato
cioè anche sulle altre valute degli altri paesi e al netto
dell'inflazione).
Di fatto, come ha ribadito anche ieri l'Fmi
nella sua analisi dell'economia cinese, il
cambio dello yuan è «notevolmente
sottovalutato». Un libro uscito in questi
giorni, di Morris Goldstein e Nicholas
Lardy, del Peterson Institute, calcola
questa sottovalutazione nel 19%
La sua dipendenza dall'export, soprattutto
per la creazione di posti di lavoro, e il peso
delle riserve significano che la politica di
diversificazione della Cina dal dollaro
procederà molto cautamente. Ma,
sostengono Prasad e Sorkin, «le autorità
cinesi sanno che nel lungo periodo devono
svezzare l'economia dalla dipendenza
dalle esportazioni».
Il costo dell'accumulazione di rjserve è
pesante, non solo in termini di squilibri
globali, ma anche di squilibri interni e di
sacrifici per la popolazione. La mancata
correzione di questi squilibri, è la poco
incoraggiante conclusione dei due
economisti della Brookings, «pone enormi
rischi di un'altra catastrofe globale».
Portogallo
Irlanda
Grecia
Spagna
dalle iniziali PIGS
BRASILE, RUSSIA, INDIA, CINA = BRIC
PIGS è un acronimo dispregiativo utilizzato per lo più nel
2008 da giornalisti economici britannici e statunitensi per
riferirsi a quattro paesi dell'Europa meridionale:
Portogallo, Italia, Grecia e Spagna
La connotazione spregiativa è evidente dal fatto che pigs in
inglese significa maiali, a suggerire il cattivo stato delle
economie di tali paesi dell'Eurozona; l'espressione si
presta inoltre a giochi di parole riferiti allo stereotipo del
flying pig, ossia "maiale che vola", che indica una
situazione impossibile a realizzarsi. La locuzione porcine
economy ("economia porcina") è pure usata.
Di recente l'Irlanda e la Gran Bretagna sono
talvolta aggiunte come "I" e "G" addizionali
(PIIGS e PIIGGS).
Più di recente ancora, l'Italia è stata talvolta
sostituita dall'Irlanda nell'acronimo originale a
quattro lettere
Problemi: unione economica monetaria ha
determinato una situazione simile all’Unita’
d’Italia (competizione fra aree economiche
diseguali ha indotto prima benessere , ha alzato
i salari e ha reso meno competitiva l’economia..)
Spagna:
tra il 2000 e il 2007 la Spagna è cresciuta a un ritmo doppio
della media europea. Ma la crisi ha mostrato i tanti punti
deboli del sistema. Innanzitutto, il mercato del lavoro è
caratterizzato da un massiccio ricorso ai contratti a
tempo determinato (spesso a tre o sei mesi). Introdotti
già nel 1984, questi rappresentano ormai un quarto del
totale e il 91% delle nuove assunzioni: per contenere le
spese, molte imprese si sono limitate a non rinnovare i
contratti scaduti durante la crisi.
Buona parte della crescita spagnola poggiava poi sullo
sviluppo sfrenato del settore edilizio privato, che ha
provocato una vera e propria bolla speculativa esplosa
all’inizio del 2008, seguita da fallimenti e licenziamenti a
catena. Secondo le stime, sono circa cinque milioni gli
alloggi in eccedenza; sono necessari in media sessanta
mesi per vendere un appartamento; i disoccupati del
settore della costruzione sono più di seicentomila.
Inoltre, un altro pilastro dell’economia spagnola, il
turismo di massa, ha sofferto un calo del volume di affari
di circa il 10%, dovuto soprattutto alla crisi
internazionale.
L’insieme di questi fattori ha prodotto un impressionante
aumento della disoccupazione, passata in due anni
dall’8,5% al 19,5% (i senza lavoro sono oltre quattro
milioni) e un forte calo dei consumi privati.
L’indebitamento delle famiglie spagnole - 127% del loro
reddito - è infatti tra il più alto d’Europa. La crisi ha fatto
sì che le banche, spaventate dalla concreta possibilità di
insolvenza diffusa, chiudessero i rubinetti del credito:
hanno così inferto un duro colpo alla vendita di case,
automobili, viaggi, che spesso passava attraverso un
finanziamento bancario.
Di conseguenza i conti pubblici si sono
deteriorati altrettanto velocemente dall’attivo del 2007 si è arrivati a un debito
dell’11,4% nel 2009 - grazie a tre cause
concorrenti: l’enorme aumento delle
indennità di disoccupazione, le mancate
entrate fiscali dovute al calo del Pil, e i
costi degli incentivi diretti a settori specifici
(auto e lavori pubblici).
L’ Inghilterra sta pagando un prezzo altissimo a questa crisi
perchè più di ogni altra a livello mondiale è legata a
quella americana, non solo per tradizione storica ma
anche per scelte strategiche operate dalla borghesia
britannica. Senza voler rifare in questa sede la storia
economica della Gran Bretagna degli ultimi decenni, per
comprendere l’attuale crisi economica inglese che ha
determinato il crollo della sterlina nei confronti del dollaro
e soprattutto dell’euro, è opportuno ricordare come la
politica economica statunitense e quella inglese abbiano
marciato di pari passo a partire dalla fine degli anni
settanta
Fu in quel periodo che con l’ascesa al potere di Margaret
Thatcher, si è avuta la svolta nella gestione della crisi del
terzo ciclo d’accumulazione, con la completa
liberalizzazione dei mercati finanziari. In pochissimo
tempo Stati Uniti e Inghilterra, grazie al loro peso
imperialistico e al ruolo giocato dal dollaro e in parte
anche dalla sterlina, si sono posti al centro del sistema
che ha fatto della produzione del capitale fittizio la leva
per sostenere i processi d’accumulazione del capitale,
messi in difficoltà a causa della caduta dei saggi di
profitto nei settori industriali. Per oltre 30 anni l’economia
inglese ha tratto quasi gli stessi vantaggi imperialistici
degli Stati Uniti, sia in relazione alla rendita petrolifera
sia per il ruolo giocato dalla piazza borsistica londinese,
una sorta di Wall Street europea
Nell’arco di questi tre decenni le scelte di politica
economica del governo britannico e americano sono
state identiche, e stesso tenore si può osservare in
quelle politiche e militari. Grazie alla presenza del
petrolio a largo del Mare del Nord l’Inghilterra ha tratto
enormi vantaggi dalla scelta strategica statunitense di
imporre il proprio dominio imperialistico nella gestione
del prezzo dell’oro nero, tanto che in tutte le guerre per
la gestione del petrolio Stati Uniti e Inghilterra sono stati i
più solerti a impugnare le armi. Stessa identità
d’interessi è possibile coglierla nel processo di
trasformazione delle due economie a partire dalla fine
degli anni settanta, quando interi settori industriali sono
stati abbandonati per privilegiare le attività finanziarie.
Tutto questo è stato possibile grazie al ruolo imperialistico
giocato dal dollaro e in misura minore dalla sterlina, che
pur non svolgendo più la funzione di moneta guida nel
panorama mondiale ha mantenuto in questi ultimi
decenni un ruolo di primo piano nel contesto monetario
internazionale.
Per la sterlina e in generale l’economia inglese un primo
importante contraccolpo negativo è stato l’apparire sui
mercati monetari mondiale della nuova moneta europea,
l’euro, che di fatto ha reso la vecchia sterlina una
moneta con una base economica troppo ristretta per
sostenere con qualche probabilità di vittoria la lotta per il
dominio dei mercati valutari.
L’euro ha dato un’ulteriore spallata al traballante potere
della sterlina sui mercati valutari del vecchio continente,
ponendo nel medio e lungo periodo la borghesia
britannica di fronte alla scelta di entrare o meno
nell’Unione Monetaria Europea oppure continuare a
vivere all’ombra del potere del dollaro ancora per
qualche tempo. La crisi che sta imperversando
globalmente sul capitalismo internazionale ha accelerato
questo processo e non è proprio un caso che proprio
con il primo manifestarsi della crisi la sterlina sia
clamorosamente colata a picco, svalutandosi in pochi
mesi rispetto all’euro di oltre il trenta percento.
Per comprendere le conseguenze di tale svalutazione si
consideri che a causa di tale svalutazione il reddito pro
capite inglese è diminuito del 35% nel corso del 2008,
tanto che gli italiani sono diventati, grazie alle disgrazie
altrui, più ricchi degli inglesi in termini di reddito pro
capite. È in momenti di crisi come l’attuale che
s’inasprisce la concorrenza imperialistica per la
spartizione della rendita finanziaria. Per la borghesia
britannica è ormai tempo di fare delle scelte di campo
ben precise: aderire all’euro o andare avanti con la
propria autonomia monetaria, legando ancor di più la
sterlina al dollaro.
Ricordiamo inoltre che la finanza e’ un
servizio, e’ qualora fosse efficiente NON
dovrebbe generare ricchezza (la ricchezza
dovrebbe essere prodotta dal primario e
dal secondario)…
E l’Italia?
Sconta (come gli altri paesi) la ricchezza
generata dal debito pubblico (ma nel
nostro caso e’ piu’ un fenomeno vecchio)
La generazione degli anni 30-40 e’ stata artefice
del miracolo economico italiano, ma ha anche
portato il debito pubblico dal 30% al 120%.
Conto cha ci e’ arrivato da pagare (con tutta al
sua durezza) nel 90.
Il sistema politico ha fatto riforme a meta’
(pensioni, pubblico impiego, lavoro), ha
sbagliato in riforme chiave (scuola ed universita’,
ad esempio), non ha investito in infrastrutture ed
innovazione , non ha investito nel campo
dell’energia.
BRIC: Questi paesi condividono una grande
popolazione (Russia e Brasile oltre il centinaio di
milioni di abitanti, Cina e India
oltre il miliardo di abitanti), un immenso territorio,
abbondanti risorse naturali strategiche e, cosa
più importante, sono stati caratterizzati da una
forte crescita del PIL e della quota nel
commercio mondiale, soprattutto nella fase
iniziale del XXI secolo.
i Paesi del BRIC, ed in particolare Cina ed
India si avviano a superare gli Stati del G7
in termini di PIL nominale, riconsegnando
all'Asia il primato economico che aveva
perso nel XIX secolo. Infatti, se ancora nel
2000 il BRIC produceva solo il 13% della
ricchezza del G6, nella prima metà del XXI
secolo questo dato è destinato a cambiare
radicalmente.
La Cina supererà il Giappone nel 2016 e nel 2023
sarà in grado di produrre più dei quattro paesi
europei messi insieme (obiettivo che l'India
raggiungerà qualche anno più tardi, nel 2039,
anno nel quale il BRIC avrà un PIL superiore a
quello del G6). Infine, nel 2041 è previsto che la
Cina superi gli Stati Uniti per PIL nominale
divenendo così la prima potenza economica
mondiale.
http://it.wikipedia.org/wiki/BRIC
Crisi economica-finanziaria: banche
Goldman Sachs venne fondata nel 1869 a Manhattan da
due immigrati tedeschi, Marcus Goldman e Samuel
Sachs. E' una delle più importanti banche mondiali. La
sua sede è a New York , al numero 85 di Broad Street,
nella parte bassa di Manhattan.
Viene considerato il miglior posto per produrre denaro che
il capitalismo globale sia mai riuscito a immaginare e,
dicono molti, è una forza politica più potente di qualsiasi
governo. La macchina perfetta genera soldi più di quanto
fanno molti stati. I beni della società ammontano
complessivamente a 1 trilione di dollari, le entrate
annuali dell'ordine di decine di miliardi, i profitti, vari
miliardi, vengono generosamente ridistribuiti all'interno.
Il dato del terzo trimestre 2009 ha segnato un utile
superiore ai 3 miliardi di dollari e dall'inizio
dell'anno hanno accantonato 11 miliardi dollari
da distribuire fra i loro manager e i dipendenti.
Politici e commentatori fanno a gara per
apostrofare Goldman con termini sempre più
pesanti: ladri tra i ladri, vandali economici,
capitalisti di rapina; la rivista Rolling Stones ha
pubblicato un articolo in cui descrive Goldman
come 'un enorme sanguisuga che succhia
incessantemente sangue se solo sente odore di
soldi.
Il successo di Goldman deriva anche dal fatto che riesce ad entrare
nelle istituzioni di tutti i Paesi che contano al governo, nelle banche
centrali, insomma in tutti luoghi di potere dove si prendono le
decisioni più importanti. Goldman è stata uno dei maggiori
finanziatori di Obama, ma lo è stata anche di McCain, Romano
Prodi è stato un consulente della Goldman Sachs, Gianni Letta, il
consigliere del Principe, è anche lui uomo di Goldman, Il
governatore della Banca d'Italia Mario Draghi è stato vicepresidente
della Goldman per l'Europa, lo divenne dopo essere stato direttore
generale del Ministero del Tesoro e responsabile delle
Privatizzazioni italiane, o forse sarebbe meglio dire (della svendita
dei gioielli di famiglia), chissà che non sia stato premiato per questo,
perché le banche anglosassoni, fra cui anche Goldman sono state le
maggiori profittatrici delle privatizzazioni italiane, decise al largo di
Civitavecchia nei primi anni novanta, sul famoso panfilo della
Regina d'Inghilterra:Britannia.
Da tempo alcuni analisti avevano notato che
l'avvicendamento ai vertici della Goldman,
rappresentava un'ulteriore prova del potere enorme
dell'azienda, perché i dirigenti che lasciavano la
Goldman passavano ad occupare i posti che contano,
quelli dove si prendono le decisioni politiche legate
all'economia e alla finanza. Paulson, è soprattutto
l'artefice del salvataggio da 800 miliardi di dollari delle
banche americane, caricato sulle spalle dei contribuenti
con il notevole aumento del debito pubblico, un grosso
passaggio di ricchezza l'ha definita il Nobel per
l'economia Stiglitz.
Siamo a più di due anni dallo scoppio della più
tremenda crisi economico-finanziaria dalla
funesta crisi del 29', anche se per molti esperti,
questa crisi supererà per lunghezza e profondità
quella degli anni trenta. In realtà però, la crisi
inizia a prendere forma nel 2007, perché è allora
che nascono le prime preoccupazioni delle
banche, queste si accorgono che i prezzi del
mercato immobiliare crescevano troppo
rapidamente, che loro stesse avevano in
portafoglio un'esposizione molto forte sui mutui
subprime.
Da qui la decisione di impacchettarli in pacchetti misti, fatti
da mutui di tutti i tipi dai famosissimi subprime, ai mutui
Ninja (acronimo di No Income No Jobs or Assets, cioè
dati senza verificare reddito, possesso di posto di lavoro
o attività a garanzia) a gli Alt A; i mutui Alt-A sono a metà
strada fra quelli di ‘prima scelta' (prime) e quelli concessi
con garanzie sottili o con nessuna garanzia. C'era una
banca però che aveva capito prima e meglio di tutti
quello che stava per succedere: la Goldman Sachs,
anche se all'epoca le sue valutazioni quotidiane avevano
evidenziato sofferenze modeste, Goldman organizzò
una riunione degli alti vertici per cercare di capire cosa
stava succedendo.
Anche se i mercati immobiliare e creditizio
erano ancora in piena effervescenza, la
banca non apprezzò la situazione e
cominciò a ridurre le esposizioni. Quando
esplose la crisi creditizia le sue perdite nel
settore dei mutui ammontarono a soli 1,7
miliardi di dollari, meno di qualsiasi altra
grande banca d'investimenti (la UBS perse
58 miliardi di dollari).
Come aveva operato la più importante banca
d'affari del mondo? Aveva iniziato a piazzare
questi prodotti, i cosiddetti derivati, presso gli
investitori, loro clienti. Già questi tipi di
operazioni, si possono considerare operazioni
poco trasparenti: abbiamo una banca che
costruisce un prodotto finanziario, guardandosi
bene da fornire al pubblico tutte le informazioni a
sua disposizione e lo colloca ponendoci il suo
marchio, a quel punto la palla passa
all'investitore che decide o meno di concedere
fiducia alla 'sua' banca.
Goldman Sachs crea un fondo, costruito come
abbiamo detto sopra, lo piazza in tutto il mondo,
ma ad un certo punto incomincia a scommettere
contro quei stessi fondi che la banca aveva
collocato presso i propri clienti, cioè inizia a
scommettere sulla discesa del mercato
immobiliare, contribuendo così di fatto a farlo
scendere e a minare alla base la solidità di quei
pacchetti che lei stessa aveva collocato presso i
propri clienti.
Questa operazione già venuta alla luce da tempo
nella società americana, è stata ritenuta
inaccettabile, in quanto una banca seria non può
vendere uno strumento finanziario ai propri
clienti e nello stesso tempo scommettere contro
quello strumento, tramite i famosi C.D.S.
Goldman Sachs si giustificò dicendo che le
operazioni sono state effettuate da due
dipartimenti diversi, separati completamente fra
di loro che operavano sul mercato, per la serie
la mano destra non sa quello che fa la mano
sinistra.
Riassumendo siamo di fronte a grandi
mutamenti:
- gli USA sembrano aver intrapreso la
strada che li portera’ a perdere il
predominio economico
- Gli Stati che hanno utilizzato il debito
(pubblico, privato od estero) per crescere
(i PIGS) sono in grave crisi
- Le economie stanno tornando ai dati reali
(produzione primaria e secondaria) Prospettive
di sviluppo per i BRIC
- I BRIC pero’ (salvo forse l’India con l’ITC) sono
ancora essenzialmente mercato di scambio
interindustriale (Krugman)
- Il Dollaro mantiene ancora lo status di valuta
internazionale, appena scalfito dall’Euro (che
pero’ ha messo nei guai Sterlina e Franco
Svizzero)
- L’Europa manca di un governo forte e
rappresentativo che faccia valere la forza
economica (a differenza degli USA non
abbiamo i suoi squilibri, nel complesso)
- L’Italia ha vissuto negli anni 90 la crisi che
stanno affrontando altri paesi europei e
manca di politici coraggiosi che affrontino i
problemi che impediscono all’Italia di
crescere.
- Gli Stati Uniti stanno iniettando liquidità nel
sistema al fine di scaricare i propri
problemi su altre parti del mondo (sull’area
Euro e sul Giappone facendo apprezzare
le valute), sui paesi emergenti
determinando bolle inflattive (che rendano
i paesi meno competitivi)
L’Europa reagisce sostanzialmente
gestendo i paesi in crisi (Grecia e Irlanda),
creando situazioni di arbitraggio (gestibili
perche’ coinvolgono tutto sommato una
quantità di obbligazioni trascurabili rispetto
alla Economia di Eurolandia), ma graziea
queste crisi l’Euro non decolla
eccessivamente
Vengono richiesti nuovi e più potenti paletti
ai patti di stabilità. Purtroppo lo
scarsissimo peso internazionale dell’Italia
non ci aiuta (si tiene conto SOLO del
debito pubblico e si chiede , per i paesi
che hanno un debito superiore al 60% del
PIL, interventi pari al 2% del debito (per
l’Italia questo significherebbe una manovra
di 36 Miliardi di Euro in aggiunta alla
Finanziaria..)
Previsioni(???):
- Superamento della crisi lentamente (5 anni almeno)
- Quando saremo vicini al superamento della crisi,
usciremo dallo stato deflattivo per beccarci un po’ di
inflazione
- Impoverimento ineluttabile delle societa’ occidentali
- Vincera’ il paese che avra’ il coraggio di fare riforme
strutturali e puntare sulla innovazione
- I Bric (Cina) avranno grossi problemi di crescita
- A breve..un susseguirsi di crisi finanziarie …
Un po’ di Economia Politica
spicciola
Come si è capito, solo prevedendo gli sviluppi
futuri..si riesce ad avere qualche suggerimento
per investire i nostri soldi..
Gnosco ut agam…
La moderna società nasce 10.000 anni fa. Prima
era una società di eguali (il bravo cacciatore
aveva tre mogli, il cattivo cacciatore doveva
dividere la moglie con un altro)
Con l’avvento della società moderna i ruoli si
differenziano, inizia il processo di
accumulazione delle ricchezze, le divisioni
per caste e ceti si accentuano.
Le societa’ con forti disuguaglianze sono
meno competitive ed efficienti di societa’
con meno differenze ( i ceti dominanti
cercano di trasferire i propri privilegi ai figli
riducendo le opportunita’ ai migliori)
Molte furono le leggi fatte per combattere
queste disuguaglianze (ogni 25 anni le
terre vendute dovevano rientrare alla tribu’
che le aveva vendute – Giubileo Ebraico- ,
i terreni venduti dal capoclan dovevano
rientrare al clan alla sua morte – legge
Sumera)
Ma erano leggi che venivano regolarmente
aggirate..(fatta la legge scoperto l’inganno)
Ad esempio, si è scoperto, che quando i Sumeri
vendevano un terreno, il compratore nello
stesso istante, veniva adottato (solo
formalmente, ovviamente) dal venditore..Così
alla morte del venditore il terreno rimaneva al
(legittimo!!!) erede…
Questo processo di accumulazione e di
accentramento di ricchezze può essere
dimostrato matematicamente (teoria dei giochi):
Teorema del dittatore:
Data una torta e 20 persone, una soluzione
di equilibrio instabile è che la torta sia
divisa in 20 parti uguali e che tutti ne
usufruiscano..
La soluzione di equilibrio stabile è che ci sia
il dittatore, ossia una sola persona si
pappa tutta la torta e lascia gli altri 19 a
morire di fame.
Ovviamente questa legge si applica non
solo ai singoli individui, ma anche agli
stati. Il colonialismo, le guerre mondiali
sono state determinate dalla volontà di
sopraffazione di alcune popolazioni su
altre motivando tale sopraffazione sulla
base di motivi di superiorità (razziale, di
civiltà, etc etc)
Pero’ cosi’ ci sono meno persone che lavorano e la
torta diviene più piccola anche per il dittatore,
cosi’ gli stati poveri diventano sempre piu’ poveri
e ci sono flussi migratori non controllati…forse
questa soluzione finale non conviene neanche al
dittatore o ai paesi ricchi
Teorema (Nash) Equilibrio cooperativo
La soluzione basata sulla condivisione delle
ricchezze e sulla cooperazione (anche se delle
volte instabile) è quella più conveniente…
Tutta la teoria di Marx si basa sulle
contraddizioni del capitalismo basate
sull’impoverimento di vaste classi sociali (
e la teoria di Marx ebbe la conferma con la
grave crisi economica del 1929). La
risposta furono forme di capitalismo
sociale e di socialdemocrazie.
Un altro fenomeno di crisi è dato dai
fenomeni descritti da Malthus:
La popolazione cresce esponenzialmente
2,4,8, 16, 32, 64, 128, 256, 512, 1024,..
Mentre le risorse crescono linearmente
2,4, 6, 8, 10, 12, 14, 16, 18, 20…..
Determinando crisi e carestie.
Qual’e’ la situazione attuale?
La crisi del comunismo reale ha indebolito la parte
“sociale” del capitalismo, ha fatto prevalere
aspetti duri e puri del capitalismo
(Reaganecomomics, Scuola di Chicago,
Margaret Tatcher) con tutte le conseguenze del
caso (maggiore differenze di censo nelle società
evolute…con tutto ciò che la cosa comporta)
La scienza ha sviluppato metodi efficienti sul
controllo delle nascite che hanno
abbattuto l’indice di natalità mondiale e
hanno reso obsoleta l’analisi di Malthus.
La globalizzazione sta trasferendo ricchezze
e benessere dai paesi del I mondo ai
paesi in via di sviluppo (India, Cina, etc).
Cosicche’ le differenze, a livello mondiale,
si stanno riducendo.
Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti:
Queste popolazioni vogliono al piu’ presto raggiungere il
livello di benessere delle popolazioni piu’ ricche (ossia
avere la macchina, gli elettrodomestici, il telefonino, i
beni di lusso, mangiare e bere meglio, viaggiare…)
Questi maggiori consumi implicano un aumento del prezzo
delle commodities (petrolio, cibo, vino, abbigliamento),
un aumento della inflazione nei paesi “ricchi”, una
diminuzione del potere di acquisto di vasti strati della
popolazione dei paesi ricchi ( la disponibilita’ dei beni
cresce linearmente ..mentre si sono affacciati al
benessere Cina ed India che hanno una popolazione 6
volte superiore a quella dei paesi ricchi)
Applicando stime e teoremi matematici si
può prevedere:
Questa tendenza all’ impoverimento di vasti
strati della popolazione dei paesi ricchi
durerà a lungo (un paio di generazioni) e
non può essere risolta (ed e’ tutto
sommato indipendente) dalla politica di un
solo governo nazionale (deve essere
“governata” in modo cooperativo)
Il costo delle materie prime, dell’energia, del cibo
aumenterà molto di più di quello dei servizi e del
costo della mano d’opera (soprattutto quella non
specializzata)
Quindi a lungo termine non investirei in industrie
che operano in servizi di basso valore aggiunto
e che competono a livello mondiale ma in attività
che producono beni primari che saranno sempre
più richiesti.