Università degli Studi di Siena Il dolore e la sofferenza Quali risposte nelle relazioni di cura? Corso di formazione Marco Gaetani Che cosa ‘fa’ un essere umano? Psiche Corpo Cultura Il corpo E’ geneticamente determinato: è proprio della specie Può mutare filogeneticamente, ma in maniera estremamente lenta e quasi impercettibile Fissa i modi specifici, e i limiti, dell’esperienza percettiva La sua costituzione e il suo funzionamento sono passibili di conoscenza oggettiva E’ inalienabile (corpo proprio) E’ plasticamente sensibile rispetto alla psiche La mente Non coincide con il cervello Dipende da fattori chimico-fisici, ma non è riducibile all’attività fisiologica E’ la sede del pensiero razionale, astratto ma anche delle pulsioni profonde e delle emozioni e dei sentimenti (‘psiche’ = ‘anima’) Il pensiero astratto è comunicabile (linguaggio) I sentimenti, le emozioni, i valori sono (secondo modi specifici) comunicabili E’ connessa al soma: fa ‘sistema’ con esso E’ connessa anche alla cultura, che è soprattutto attività psichica oggettivata (‘spirito’) La cultura E’ l’oggettivazione della attività psichica degli esseri umani E’ tutto ciò che non è naturale e non viene trasmesso geneticamente (ma attraverso l’apprendimento) Comprende tutti i prodotti dell’attività spirituale (dalla cultura ‘materiale’ ai più elevati livelli dell’espressione artistica e della ricerca cognitiva) Costituisce il ‘mondo dell’uomo’ E’ storia: dunque soggetta a continui cambiamenti, alle forze dell’innovazione e dell’oblio E’ interconnessa alla sfera psichica e, attraverso questa, alla dimensione somatica Che cosa ‘fa’ un essere umano? PSICHE CORPO CULTURA La Modernità e il paradigma biomedico • La Modernità è l’epoca che si apre nel XVII secolo con la ‘rivoluzione scientifica’ • L’Occidente è erede della Modernità e per moltissimi aspetti vive ancora in essa • La Modernità è l’epoca della emancipazione e del progressivo dominio della facoltà razionale • La razionalità impronta di sé ogni aspetto della vita individuale e collettiva • L’individuo rinuncia ai valori trascendenti e opta per quelli della ragione (secolarizzazione, utilitarismo) • La società si organizza secondo le forme astratte delle ragione (amministrazioni centrali, burocrazie) La Modernità e il paradigma biomedico o Il ‘paradigma biomedico’ è un coerente prodotto della Modernità o Secondo questo paradigma la ragione può conoscere oggettivamente come è fatto l’organismo umano e come funziona In base a questa conoscenza è possibile individuare le disfunzioni e, anche attraverso la tecnica, porvi almeno in parte rimedio La psiche è parzialmente sottratta alla presa del paradigma biomedico La cultura è completamente estranea al paradigma biomedico La biomedicina definisce oggettivamente i concetti di salute e malattia La biomedicina definisce, più o meno implicitamente, la gerarchia tra gli operatori della cura Le società moderne organizzano le istituzioni deputate alla cura degli individui assumendo come valido il paradigma biomedico, con le sue conseguenze o o o o o o • Il ‘postmoderno’ è l’epoca di crisi dei valori moderni, e del fallimento del progetto di civiltà che li accompagnava • Gli individui hanno meno certezze e sono più ‘deboli’ • Sono meno disposti alla rinuncia e al sacrificio • Valorizzano il non razionale, l’emotivo, il relazionale • I valori individuali ed esistenziali su quelli sociali e collettivi: privato ed intimo • Riscoprono i valori ‘premoderni’ della tradizione • Edonismo e fine del senso di colpa Ieri Gli elementi fisici impiegati nei processi produttivi e/o di servizio: • Materie prime • Lavoro • Tecnologia La ‘salute’ come oggettiva assenza di malattie organiche Oggi Linguaggi Immagini Informazioni Sensazioni Relazioni interpersonali Vissuti La ‘salute’ come benessere psico-esistenziale Significato e senso Il significato di un segno (ad es. una parola) è qualcosa che non si può vedere o toccare ma viene compreso a partire da un codice costante, che ne permette la decodifica. Il codice è ciò che pone regole di equivalenza tra gli elementi di un sistema di significanti ed elementi di un sistema di significati Il senso a cui un segno rinvia è variabile, soggettivo, dipende sia dal contesto sia dalla peculiare enciclopedia del destinatario). Denotazione “Denotare” = esprimere con chiarezza, indicare qualcosa o qualcuno attraverso segni esteriori. La denotazione indica il significato oggettivo di un’entità lessicale, che non contiene nessun elemento soggettivo o affettivo determinato dal contesto Connotazione “Connotare” = definire, caratterizzare. La sfumatura linguistica di ordine soggettivo che un termine o un enunciato hanno/acquisiscono in aggiunta al significato denotativo, di base. ESEMPIO “Mamma” e “Madre” denotano la stessa realtà (hanno lo stesso referente) ma hanno diversa connotazione Linguaggio numerico o digitale Recente, logico, specifico, astratto, analitico. Permette di nominare le cose e fare distinzioni complesse. Ha bassi gradi di ambiguità Entità discrete, astratte, codificate: le parole Linguaggio analogico Non organizzato per ordini logici, ma per somiglianze (analogie). Si fa solo interpretare. Continuum debolmente codificato: i gesti, le espressioni, le azioni (superiore complessità) Arcaico, intuitivo, approssimativo, concreto, sintetico, ambiguo. È difficile tradurre fedelmente in linguaggio analogico informazioni di tipo numerico, e viceversa Raccontare, interpretare da Byron J. Good, Narrare la malattia, Einaudi, Torino 2006 Che cos’è l’Antropologia medica? Quasi un ossimoro: “medico” indica il regno della razionalità e delle scienze della natura, in cui la cultura è vista come un’intrusa (nella conoscenza scientifica come nella terapia razionale). “Antropologia” indica un approccio fondamentalmente storicistico, la convinzione che tutto il sapere (e l’esperienza in generale) sia dislocato culturalmente. Fenomenologia dell’esperienza del dolore Per la persona malata come per il medico il dolore è vissuto come presente nel corpo; ma per chi soffre il corpo non è semplicemente un oggetto fisico o uno stato fisiologico: è una parte essenziale del sé. Il corpo è soggetto, il fondamento stesso della soggettività e dell’esperienza del mondo. La coscienza stessa è inseparabile dal corpo consapevole; perciò il corpo malato e dolorante non sarà semplicemente oggetto di cognizione e di lavoro per il sapere medico ma anche agente disturbato dell’esperienza. Differenza tra il dolore come oggetto e condizione di un corpo fisico (come viene popolarmente e medicalmente concepito) e il dolore come presenza in una vita o in un mondo sociale. Occorre mettere in discussione la nostra propensione culturale verso il naturalismo e il riduzionismo biologico. Il dolore, come la malattia, non è solo uno stato biologico o fisiologico di un singolo corpo umano, è un oggetto ricco di una significanza personale, sociale, politica, medica. In questo consiste la sua eterologia, la molteplicità di voci che si intrecciano ed esprimono su di esso e sulla guarigione. Malattia e “mondo della vita” Il dolore, come la malattia, è presente nel corpo vissuto, viene percepito come mutamento nel mondo della vita Il mondo della vita (Lebenswelt) è il mondo delle nostre comuni e immediate esperienze vissute. Esso fonda il mondo scientifico, che lo presuppone. Il mondo scientifico è solo uno dei diversi mondi possibili (sottouniversi) che noi viviamo (mondi d’esperienza, oggetti simbolici, pratiche sociali, ecc.) La fenomenologia propone una descrizione e una spiegazione dello spazio, del tempo, del mondo così come noi li viviamo, della nostra esperienza così come è. Per questo si occupa del pre-oggettivo (pre-categoriale), della percezione in tutta la sua ricchezza e indeterminatezza, del corpo in quanto fondamento dell’esperienza (coscienza, sensibilità incarnata) La malattia [disease] per come viene rappresentata nella biomedicina è localizzata nel corpo, in siti o processi fisiologici discreti. Le narrazioni di coloro che sono soggetti alla sofferenza [illness] rappresentano, per contrasto, la malattia e il dolore come radicati nella vita. La malattia è fondata nella storicità umana, nella temporalità dei singoli, delle famiglie e delle comunità [silkness]. Contro l’interpretazione oggettivista del corpo propria della scienza biomedica Distinzione tra mondo della realtà oggettiva e mondo dell’esperienza soggettiva L’esperienza del dolore come minaccia di distruzione del mondo della vita Il dolore comincia nel corpo preoggettivo, e sottopone l’uomo ai ritmi vitali del suo corpo (Merleau-Ponty) Il dolore non si verifica nel corpo, bensì nella vita: nel tempo, in un luogo, nel contesto di un’esperienza vissuta e nel mondo sociale Il dolore resiste al linguaggio, alla simbolizzazione, all’oggettivazione, alla comunicazione: minaccia la struttura della vita quotidiana, e il mondo della vita. Il dolore provoca un mutamento non solo nella percezione del sé ma anche nell’apparenza del mondo (spazio-tempo): causa la sovversione e la distruzione del mondo quotidiano del sofferente I sei caratteri della realtà del senso comune (Alfred Schutz, Sulle realtà multiple) Il sé totale e indiviso. Il sé viene vissuto come autore delle proprie attività, creatore delle proprie azioni. Nel dolore il corpo diventa oggetto distinto o addirittura estraneo dal sé che esperisce e agisce. Il corpo domina la coscienza come un nemico Credenza nell’esistenza di un mondo comune. Il mondo che abitiamo ed esperiamo è lo stesso mondo del prossimo. Crollo di una realtà condivisa. La comunicazione della propria esperienza, l’estensione del sé verso il mondo tendono a limitarsi all’espressione del dolore: il mondo si restringe, e quello altrui è interdetto Credenza nell’esistenza di una prospettiva temporale comune, condivisa con gli altri. Il tempo “collassa”, perde il proprio potere organizzativo. Sfasatura tra tempo cosmico e durata individuale. Il dolore rallenta il tempo personale, il tempo esterno accelera e viene perduto La realtà è oggetto di ampia coscienza e piena ed attiva attenzione Il dolore stanca e distrae Il mondo sociale quotidiano si organizza in termini di progetti intenzionali Gli obiettivi esistenziali sono sconvolti dalla prevalenza della sofferenza, che diviene la realtà dominante e si sostituisce al mondo sociale Sospensione dell’ansia fondamentale, della consapevolezza della nostra mortalità: si vive in un presente esteso indefinitamente La vulnerabilità del corpo e del sé accompagna ovunque e sempre. Si sviluppa un irrazionale senso di tradimento, la sensazione di essere stati defraudati di un sé e di un mondo prima dati per scontati La ricerca del senso e la ricostruzione del mondo-della-vita Di fronte alla decostruzione sistematica del mondo della vita occorre ricostruire (trovare, formare) un nuovo significato. La simbolizzazione (dare un nome alla sofferenza) è un elemento imprescindibile della oggettivazione. Dal punto di vista del mondo della vita anche il sapere biomedico nella diagnosi attribuisce un nome all’origine della malattia, la localizza e introduce la speranza della guarigione. La diagnosi, al pari di ogni forma di simbolizzazione, è prima ancora che un ritratto della sofferenza, una sua evocazione: il linguaggio (anche quello della concezione empirista) svolge una funzione evocativa che spesso è più importante di quella referenziale, rappresentativa. La narratività Le narrazioni sono centrali per comprendere l’esperienza del dolore e la narratività è fondamentale come processo per ricostruire il mondo della vita L’esperienza umana è, nella propria essenza, culturale: si struttura in forme simboliche. Ad esse si aggiungono sensibilità ed emotività Pur rimanendo l’esperienza sempre molto più ricca di ogni narrazione, l’esperienza vissuta ha una relazione complessa e strettissima con le storie che la raccontano L’esser-là nel corpo del dolore deve essere tradotto là nella vita. Tale processo, ancor più dei processi referenziali o locutivi della rappresentazione biomedica, richiede una risposta estetica, un processo attivo e sintetico di costruzione, nel tentativo di afferrare ciò che certamente è là ma che resta indeterminato nella forma La narratività La malattia e il dolore hanno dimensioni narrative di cui occorre essere consapevoli. Gli aspetti del dolore e della malattia centrali nella riflessione etica e nell’assunzione di decisioni sono meglio afferrati attraverso storie della malattia: l’esperienza è sempre organizzata in forma narrativa Una malattia ha una struttura narrativa Le storie non sono solo il mezzo con cui l’esperienza del dolore viene oggettivata, comunicata e riferita al prossimo. Esse sono anche un mezzo privilegiato per dare forma all’esperienza e per renderla disponibile agli stessi sofferenti. Interpretare Le pratiche interpretative per comprendere la narrazione: la risposta del lettore e la ricezione come relazione intersoggettiva (interazione lettore-racconto) L’arte di seguire una storia Il lettore non solo riceve il messaggio ma anche lo compone, cioè estrae una configurazione da una successione nel tempo. Il compito dell’interprete è strappare a un testo il suo significato nascosto, procedere a una sintesi estetica, entrandovi immaginativamente dentro. La “risposta” del lettore non è solo di carattere cognitivo, ma comporta un mutamento personale conseguente alla comprensione della “posizione del sofferente” Due elementi “congiuntivi” nelle narrazioni della malattia: 1. la conservazione di prospettive alternative 2. la presenza di lacune, indeterminatezze, dimensioni ignote Interpretare Il dolore nello stesso momento in cui viene trasformato in narrazione ha la potenzialità di risvegliarci dalla convenzionalità e dalla sua finitudine, generando una risposta creativa e rivitalizzando il linguaggio e l’esperienza. Contro la pretesa della biomedicina di rappresentare l’Ordine Naturale: esplicitare le dimensioni simboliche e narrative dell’esperienza del dolore come antidoto all’invasione della razionalità strumentale nel dominio del mondo della vita Le pratiche interpretative sono formative, le forme simboliche mediano la realtà e tutta la conoscenza. In questo senso la realtà non precede l’interpretazione. La conoscenza, il significato, si riferiscono sempre a un mondo dell’esperienza espresso mediante forme simboliche e pratiche interpretative peculiari.