max weber da pubblicare

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Max Weber
Un punto problematico in Durkheim
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“Nella tesi Durkheimiana del suicidio, non c’è
spazio per l’idea che l’azione umana sia
improntata a razionalità: Durkheim cioè, non
riconosce quell’intrinseca peculiarità del
comportamento umano in base alla quale gli
attori monitorizzano consapevolmente la loro
condotta insieme con il suo contenuto
intenzionale” (Giddens Durkheim, 1998: 98)
Fatti sociali
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Durkheim pensava infatti che esistesseo «fatti
sociali e che questi dovevano essere
considerati come «cose»
La sociologia come scienza sociale
In polemica con gli storici ed i filosofi tedeschi a
lui contemporanei (Droysen, Mommsen,
Windelband, Dilthey) che criticavano la pretesa
della sociologia positivistica francese e inglese
(Comte, Spencer) di spiegare le dinamiche
umane sulla base di leggi generali…
Weber afferma che:
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Lo studio dei fenomeni sociali non si
differenzia, sul piano del metodo, da quello dei
fenomeni naturali;
L’astrazione, la generalizzazione e la
tipizzazione sono necessarie a qualsiasi
conoscenza che non voglia essere pura
descrizione di fatti;
Gli storici usano modelli impliciti non dichiarati
e fanno uso di giudizi morali (non scientifici)
sottesi.
Comprensione e spiegazione
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Mentre la storia è volta allo studio
(=comprensione) di singoli fenomeni, la
sociologia è volta allo studio (=spiegazione)
delle uniformità di comportamento e alle
connessioni causali.
La sociologia mira a ricostruire le motivazioni
che spingono gli attori sociali a comportarsi in
un determinato modo sulla base di aspettative
condivise relative al comportamento altrui
(determinante è il rapporto individuo/gruppo).
Sociologia e storia in Max Weber
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Oggetto della sociologia è quindi lo studio dei "tipi di agire
sociale", ossia lo studio delle origini e delle conseguenze delle
uniformità di comportamento socialmente determinate, derivanti
da motivazioni simili. Tuttavia Weber afferma anche che le
scienze sociali non hanno l'obiettivo di formulare leggi generali,
ma di spiegare - mediante modelli - fenomeni storici considerati
nella loro individualità.
I tipi ideali sono quindi costruzioni analitiche selettive ricavate
dalla realtà empirica, ma che non si identificano mai
completamente con essa.
La sociologia non è in contrapposizione alla storia, ma serve a
renderla intelleggibile. Gli storici sono utili portatori d'acqua per i
sociologi e Weber stesso fa abbondante uso di fonti storiche.
Il senso soggettivamente inteso
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Questo problema rappresenterà il punto di
partenza del ragionamento di Weber. La sua
sociologia è detta comprendente proprio
perché individua come oggetto del suo studio il
processo interpretativo del senso da parte
dell’attore.
Ti sei comportato così, come mai? Qual è il
senso del tuo comportamento?
Weber è un individualista?
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Per certi versi sì. Il suo sguardo si posa sull’azione
dell’individuo, e la definisce comprensibile perché
razionale. Ma il concetto di razionalità che sviluppa
Weber, non riguarda esclusivamente il raggiungimento
dei fini individuali attraverso un uso efficace dei mezzi
a disposizione.
Per Weber il rapporto mezzi fini varia in base alla
cultura della società in cui è inserito l’individuo ed in
base ai valori che per quell’individuo sono importanti
(cioè in base alle interpretazioni soggettive che
l’individuo sviluppa della propria cultura).
I quattro tipi di azione
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L’azione è tutta razionale?
No. Ve ne sono solo due tipi: razionale rispetto
alla scopo e razionale rispetto al valore
Gli altri due tipi di azione non sono razionali e
sono definiti come azione affettiva ed azione
tradizionale.
Esempi
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L’imprenditore che progetta un investimento compie
un’azione razionale rispetto allo scopo: esamina con
mezzi razionali il rapporto tra i mezzi che ha a
disposizione e gli scopi che intende ottenere.
Il suicidio altruistico (per riprendere l’esempio
Durkheimiano) costituirebbe invece un’azione
razionale rispetto al valore: è razionale uccidersi se la
posta in gioco è il proprio onore e si è immersi in un
orizzonte di senso in cui l’onore vale più della vita.
Esempi
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Lo schiaffo che la mamma, in lacrime, dà al
bimbo che si era perso (Azione affettiva) o
togliersi il cappello davanti ad una signora
(Azione tradizionale) non sono azioni razionali,
ma dettate dall’impulso o dalla consuetudine.
Individuo, società, interpretazione
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L’azione individuale quindi non è il semplice
conformarsi ai dettami della società. Per
Weber, il concetto di azione si situa all’incrocio
tra senso sociale e la sua rielaborazione
soggettiva da parte dell’attore concreto.
Il tipo ideale
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Che significa dire che ci sono 4 tipi di azione?
Che significato ha qui il termine “tipi”?
Significa che sono tipi ideali di azione, cioè dei
modelli tipici d’azione che nella vita quotidiana
non si incontrano mai
I tipi ideali sono costruiti ad hoc dal sociologo
per interrogare la realtà sociale e storica.
Per capire il concetto di Tipo ideale
Noi usiamo una stessa parola per definire questi due
oggetti, eppure sono entrambi molto differenti. Ciò che
notiamo è una somiglianza rispetto ad alcune loro
caratteristiche essenziali di base.
Tratto da «mobilieri de bogolon»
Tipo ideale e realtà empirica
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Allo stesso modo il tipo ideale è una definizione che
non consiste nelle caratteristiche medie di un
determinato fenomeno, ma nelle sue caratteristiche
tipiche.
È tipico dei veronesi bere l’aperitivo (w lo spritz) in
piazza erbe. Lo fanno il 51% dei Veronesi? NO, ma è
una caratteristica tipica della città.
La definizione del Tipo Ideale
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“Il tipo ideale è ottenuto accentuando uno o alcuni punti di vista, e
mediante la connessione di una quantità di fenomeni particolari,
diffusi e discreti, esistenti qui in minor e là in maggior misura, e
talvolta anche assenti, corrispondenti a quei punti di vista
unilateralmente posti in luce, in quadro concettuale in sé unitario.
Nella sua purezza concettuale esso non può mai essere
rintracciato empiricamente nella realtà; esso è un’utopia e al
lavoro storico si presenta il compito di constatare in ogni caso
singolo la maggiore o minore distanza dalla realtà da quel quadro
ideale, stabilendo ad esempio in quale misura il carattere
economico dei rapporti di una determinata città possa venir
qualificato concettualmente come proprio dell’“economia cittadina”
(Weber, Il metodo delle scienze storico sociali, Einaudi, Milano,
1998: 108).
Il tipo ideale come concetto
genetico
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Un’azione razionale rispetto ad uno scopo
conterrà sempre una componente valoriale, ma
se voglio comprendere coma mai un
imprenditore decida di mandare all’aria la sua
azienda per mantenere la parola data ad un
fornitore, allora debbo distinguere
analiticamente due corsi tipici d’azione: uno
razionale rispetto al valore e l’altro razionale
rispetto alla scopo.
Come si fa ricerca?
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Che significa partire dal particolare?
Significa che occorre partire da un’analisi
storica dei documenti e dei casi specifici.
Scienze della natura e scienze della
cultura
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Proprio perché le scienze della cultura si
riferiscono all’azione umana in quanto azione
autointerpretata, non è possibile avanzare un
modello evolutivo generale della società.
Weber non pensava fosse possibile dire alle
persone come comportarsi o alle società come
organizzarsi.
L'etica protestante e lo spirito del
capitalismo (1905)
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Già in questi primi studi ci accorgiamo quindi di
Il contrasto fra condizioni di vita e visione del mondo
dei contadini annuali è in effetti un primo tentativo di
spiegare l'importanza dei valori e dell'etica nel
produrre impegno lavorativo, produzione, profitto,
crescita economica.
Weber afferma infatti la necessità di guardare al
contenuto specifico delle dottrine protestanti per
spiegare il rapporto fra protestantesimo e razionalità
economica.
L'etica protestante e lo spirito del
capitalismo (2)
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Weber non è certo originale nell'indicare l'esistenza di un
rapporto fra protestantesimo e capitalismo. Egli tuttavia riesce,
in maniera originale, a indicare un effetto della religione sulla
vita quotidiana.
Se infatti Marx credeva che il protestantesimo fosse un riflesso
dell'individualismo economico tipico del capitalismo; e
l'economia politica credeva altresì che non potesse esistere un
rapporto fra la religione, che mira al bene spirituale ed il
capitalista che mira all'accumulo materiale; Weber dimostra
come il protestantesimo abbia avuto una influenza diretta sullo
sviluppo del capitalismo in alcune nazioni rispetto ad altre.
L'etica protestante e lo spirito del
capitalismo (3)
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A differenza del cattolicesimo infatti, il
protestantesimo richiedeva una disciplina
quotidiana molto più rigida, immettendo di
fatto un fattore religioso in tutte le sfere del
credente e combattendo in particolare il
lassismo.
Per comprendere però a pieno questo
rapporto, secondo W. Bisogna analizzare i
caratteri propri del capitalismo moderno e
dell'etica protestante.
Capitalismi (2)
Al capitalismo tradizionale non manca l'avidità, ma
questa spesso viene accostata a metodi illegali o non
etici di guadagno.
 Il capitalismo moderno è invece caratterizzato da uno
specifico spirito:
“il guadagno di denaro e di sempre più denaro, è così spoglio da ogni
fine eudemonistico o semplicemente edonistico, e pensato in tanta
purezza come scopo a se stesso, che di fronte alla felicità ed
all'utilità del singolo individuo appare come qualche cosa di
interamente trascendente e perfino d'irrazionale. Il guadagno è
considerato come lo scopo della vita dell'uomo, e non più come
mezzo per soddisfare i suoi bisogni materiali. Questa inversione
del rapporto naturale, che è addirittura priva di senso per il modo di
sentire comune, è manifestamente un motivo fondamentale del
capitalismo”
Beruf
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Il centro della riflessione di Weber sta proprio nel
concetto di beruf o vocazione professionale, un
concetto che si afferma solo grazie alla Riforma
protestante e che riporta gli affari terreni della vita
quotidiana entro una sfera d'influenza religiosa che
tutto ricomprende in sé.
In particolare, un ruolo importante lo hanno giocato le
correnti più ascetiche del Protestantesimo:
Calvinismo, Metodismo, Pietismo e le sètte battiste.
Weber si concentra soprattutto sui capisaldi del
calvinismo.
I 3 capisaldi del calvinismo
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Il mondo è stato creato per magnificare la
gloria di Dio: “Non Dio è per l'uomo; ma
l'uomo è per Dio” (EP, p. 176)
Gli scopi di Dio sono imperscrutabili all'uomo.
Ogni uomo è predestinato. Soltanto pochi, sin
dalla loro creazione, sono eletti alla vita
eterna. Tale predestinazione si “rivela” in
terra, ma l'uomo non può cambiare il suo
destino, tramite il proprio comportamento.
Il disincantamento del mondo
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L'uomo entra quindi in un rapporto diretto,
individuale, con la divinità che lo predestina.
Rispetto al cristianesimo, ciò vuol dire che la
chiesa non ha un ruolo di mediazione rispetto
ai destini individuali.
In tal senso, il calvinismo spinge all'ascesi
intramondana e “disincanta” il mondo agli
individui.
Il disincantamento del mondo
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“Non c'era alcun mezzo, non solo magico, ma di nessun'altra
natura per far discendere la grazia divina su colui al quale Dio
aveva decretato di negarla. Collegata con l'aspra dottrina
dell'assoluta lontananza da Dio e della mancanza di valore di
ciò che è puramente umano, questo interno isolamento
dell'uomo racchiude in sé il presupposto della posizione
assolutamente negativa del puritanesimo di fronte a tutti gli
elementi indulgenti ai sensi e ai sentimenti nella civiltà e nella
religione – poiché essi sono inutili per la salvezza e sono
fomento di illusioni sentimentali e di superstizioni che
divinizzano le creature – e perciò stesso il ripudio di ogni civiltà
che riconosca l'esigenza dei sensi” (EP, p. 179).
Morto l’incanto resta il lavoro.
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Si potrebbe supporre che non avendo coscienza del proprio
destino i seguaci della dottrina siano portati all'angoscia, invece
secondo i calvinisti non essendoci alcuna distinzione evidente
fra eletti e reprobi, ognuno ha il dovere di sentirsi eletto. Per
conservare questa fiducia, il mezzo più appropriato è una
“intensa attività nel mondo”: “non si dice ancora, come dirà
Franklin, “il tempo è denaro”; ma questa sentenza vale, per così
dire, in senso spirituale: esso è infinitamente prezioso, perché
ogni ora perduta è tolta al servizio della gloria di Dio” (EP,
p.263)
Il punto fondamentale è che il lavoro ed il possesso non vanno
contro il volere di Dio, a differenza di alcuni dettami tipicamente
cattolici.
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